Vecchio Palazzo dell'Amministrazione[Amministrativo]

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    L'ultima Trattativa


    - II -




    Oh no piccolo kiriano, mi hai a malapena visto.
    Ancora ce ne vuole per conoscermi.


    Gli eventi che si susseguirono dopo quell’affermazione confermarono le parole di Raizen, che nonostante tutto fu costretto a far aspettare li il kiriano mentre si allontanava con Kiyomi.

    Dovresti essere Youshi, giusto?
    Sii paziente, aspetta qui ragazzo, sarà questione di poco.


    Di li a poco si sarebbe appartato con la scontrosa ninja, domandandosi quale tipologia di estrogeni producesse il suo corpo per mantenerla perennemente in SPM, ma di fatto accettando i soldi.

    È l’ultima volta, sappilo.
    L’ultima.
    La prossima non ci saranno trattative.
    Non è questione di sputtanamenti, ma di leggi.


    Incrociò le dita e creò un clone, con le sembianze di Kiyomi, che munito di secchio e straccio si sarebbe diretto a pulire l’uovo.

    È una tortura saper creare dei cloni così fedeli, uno poi pensa che ci potrebbe pure andare a letto.
    …brrr… nemmeno riesco ad immaginare la sensazione.


    Guardò il clone allontanarsi.

    Il che comunque non ti esula dal portarmi le uova al mattino, ma per quello puoi usare la tua serva.
    Beh, che dire, buon lavoro col Kiriano.


    E senza aggiungere altro scomparve in una nuvola di fumo.

     
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  2. Alkaid69
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    -Ebbene, si è divertito a trascinarmi fin qui a piedi? Potevamo arrivare giorni fa!

    Sbottò Kunihiro davanti alle mura della Foglia, rivolto a Kuroro.

    -No che poi, cosa ci perdeva a farsi dislocare qua. E invece no, tre giorni! Lungi da me sputare in bocca al caval donato, si dice così no? Però sul serio...

    Nei tre giorni che ci erano voluti per arrivare lì (Kunihiro aveva voluto fare qualche pausa di troppo), non era la prima volta che il ragazzino aveva voluto esternare il suo disappunto.
    In quel momento, i due, sorpassate le mura (d'altronde erano entrambi residenti alla Foglia, sebbene Kuroro sembrasse più animalesco del tipico amichevole Foglioso di quartiere) si stavano dirigendo al palazzo dell'Hokage.

    -No, non vada da quella strada, ultimamente c'è una puzza orribile, sembra sia colpa di un certo nuovo tipo di cimice gigante portata da una nazione lontana. Arrivata probabilmente nella valigia di qualche turista... si infilano ovunque quelle bestie, e sono pure grosse!

    Entro pochi minuti, raggiunsero l'edificio, ma stavolta non passarono dalla reception: Kunihiro era troppo curioso di vedere la fatidica riunione fra i due: saltarono sul tetto e poi il ragazzino bussò alla finestra.

    -Ehm, ehm... Hokage-samaaaa, vi ho portato Kuroro, signore e padrone dei Lupi, colui che protegge la barriera dalle immonde creature che tentano il pass... ok siamo qui, quando vuole... qualcuno ci apre??
     
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    L'ultima Prova


    - I -




    Raizen sobbalzò leggermente quando sentì bussare alla finestra, non si aspettava che qualcuno lo disturbasse ne tantomeno che lo facesse bussando alla finestra.

    L’adolescenza per te vedo che è ancora un sogno lontano Kunihiro.

    Sospirò aprendogli la finestra.

    Immagino Kuroro abbia almeno avuto la decenza di passare dall’ingresso sul tetto.
    Sii cortese, lasciami qualche minuto solo con lui, prenditi qualcosa giù alla caffetteria.


    Quando Raizen aprì la porta per far entrare Kuroro se il chunin l’avesse osservato avrebbe visto che nella sua faccia era piena di emozioni contrastanti, dopotutto aveva davanti un pezzo della sua carriera ninja, un pezzo andato totalmente a monte.
    Inspirò senza distogliere lo sguardo da uno degli uchiha più forti al momento in vita, colpevole, ma consapevole.

    Entra pure.

    Si sarebbe richiuso la porta alle spalle, ma la discussione non sarebbe durata poco, sarebbe passata oltre un ora perché i due giungessero ad una conclusione che a Kunihiro non fu dato a sapere.

    Spero cambierai idea.

    Non giunse alcuna risposta, ma il ronin andò via con un cenno della mano.

    Ti assicuro è quanto di meglio ci si potesse aspettare.
    Tocca a te.


    Si rivolgeva ovviamente a Kunihiro, gli lasciò la porta aperta mentre lui andava a sedersi scompostamente ma comodo dietro alla scrivania.

    Avanti, sentiamo questo rapporto, dimmi cosa è successo, Kuroro già mi ha parlato di Kairi, quindi non preoccuparti per lei, non influirà sul mio giudizio.

    Quando lo scricciolo iniziò a parlare Raizen ancora si massaggiava le tempie, evidentemente provato dalla discussione avuta precedentemente, ma non pareva dimostrare cali di attenzione, annuiva e si dimostrava incuriosito nei passaggi più cruciali del rapporto.
     
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    Rapporti Inconclusi


    - I -




    Il colosso quella mattina si era tenuto libero, sapeva che due dei suoi genin dovevano fargli un rapporto di un certo peso, meritavano quindi la giusta attenzione e non un misero foglio da imbrattare con inchiostro, necessitava infatti di informazioni chiare e dirette che poi avrebbe dovuto scegliere come e se rendere pubbliche.

    Oh, tamburi, inquietante… davvero, non scherzo.

    E dalla sua faccia era evidente che fosse sincero, ma fu solo un commento fugace che non voleva interrompere Kairi.

    Mondi?
    Cosa sarebbero?


    Si girò quindi verso Shin.

    Prego, non essere timido, continua, spiegami meglio.
    Si tratta di una tecnica particolare?
    Ancora non mi è capitato di sentirne parlare.


    Rimase in attesa di risposte con uno sguardo incuriosito.



    Historia your turn, boy
     
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  5. Alkaid69
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    -Ado-che? Non conosco. Pensavo fosse più veloce, sapete, immaginavo voleste ricongiungervi il più velocemente possibile al vostro uomo. Beh vi lascio soli, io vado al club di giardinaggio, chissà cos'hanno combinato in questi giorni in cui non ci sono stato!

    Così, si congedò, lasciandoli ad amoreggiare amorevolmente per tutto il tempo del quale avessero necessitato.

    Qualche tempo dopo tornò al Palazzo, sembrava che Raizen Ikigami volesse sapere cosa fosse successo in tutto quel tempo in quel luogo dimenticato da dio a nord del Paese del Ferro.

    -Ebbene, è stata una grande avventura, abbiamo arrischiato le fredde lande del nord, dopo aver fatto amicizia con alcuni abitanti del luogo, i quali hanno riconosciuto Kuroro in foto, lo chiamavano il Guardiano della Barriera, nome fin troppo lusinghevole se me lo chiede. Sembra che Kuroro si fosse erto a protettore dell'ambiente e fosse in guerra con delle sorte di grossi gatti delle nevi. Questi volevano scendere a sud, Kuroro e i suoi lupi, non proprio simpaticissimi, volevano tenerli a nord per paura che mandassero a monte l'ecosistema mondiale. Io li ho visti quei gatti, erano degli scappati di casa, sapevo fin dall'inizio che era tutta una farsa, ma Kuroro non ne voleva sapere di venire a Konoha con quella minaccia. Così... beh mi sono preso l'onere di... togliere dal tavolo quella minaccia, così che Kuroro si sentisse libero di venire qua con me. Geniale no? I leopardi sono venuti da me per chiedermi di intercedere con loro e ho capito che era l'opportunità perfetta, li avrei potuti dislocare in un posto lontano, tipo il paese delle nevi o a genosha o qualcosa del genere, giusto? Ed eravamo nel bel mezzo delle trattative coi lupi quando i leopardi hanno fatto fuori uno dei lupi... un'altro, prima ne avevano fatto fuori un'altro ancora, entrambi importanti. Sembrava che volessero soltanto un bello spargimento di sangue. Quindi li ho mandati a quel Paese e ho detto a Kuroro che potevano andare e sterminarli tutti per quello che mi importava. Ho guardato da lontano la battaglia per assicurarmi che non accadesse nulla a Kuroro e sono stato avvicinato da due gattoni che non erano d'accordo con una parte del loro clan. Nel senso proprio letterale... volevano sterminarli. Quindi mi sono alleato con loro per mettere i bastoni fra le ruote ai leopardi dall'interno in modo che Kuroro potesse vincere facile. Cosa che è successa... e voilà! Kuroro è a Konoha. Geniale no?

    Sorrise.

    -E beh, è normale che quei gatti siano venuti da me per aiutarli, d'altronde hanno visto con quale maestria io avessi gestito tutta la situazione, e chi meglio di me per portare a compimento quel piano segretissimo. Ah e in tutto questo Kairi non so cosa abbia fatto, però ecco, era meglio se fossi andato da solo! Prossima volta mi porterei una squadra scelta da me, c'è ancora qualcuno di valido rimasto alla Foglia... pochi eh, ma buoni. Ha pensato ad una bella sessione di recruiting? Io nel marketing sono bravo, magari ci prendiamo qualche nuovo talento... Rise.


     
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    Questione di Fiducia


    - II -




    L’Hokage roteò gli occhi, ben poco sorpreso.

    Beh, che mi aspettavo dopotutto.
    Ne riparleremo quando avrai qualche pelo.


    Al suo ritorno Raizen ascoltò attentamente il suo rapporto, ma per quanta leggerezza trasmettesse Kunihiro eraa evidente che al nord le cose non erano state affatto semplici, ne tantomeno piacevoli.

    Corri troppo.

    Disse lapidario.

    Vedi Kunihiro, non voglio dire che a Konoha facciamo le cose in un certo modo, mentirei, perché spesso sono stato il primo a non fare le cose alla maniera di Konoha.
    Tuttavia, ignorando il modo di Konoha, va identificato un metodo, il tuo metodo.
    E non riesco davvero a comprenderlo.
    Ti ho osservato, ho ascoltato il tuo rapporto, e sappi che l’ho paragonato con quello di Kuroro, e…


    Scosse il capo.

    Non mi ha convinto.
    Tu hai buone capacità, ma non riesco a capire come agirai, cosa farai.
    Fammi essere onesto non è stato un caso averti mandato proprio alla ricerca di Kuroro, sapevo la situazione al nord, non che ci fosse questa lotta interna al clan dei leopardi, ma pensavo che potessi apprendere almeno un oncia dei suoi metodi.
    Ma è stato un completo buco nell’acqua.


    Inspirò a fondo.

    Non posso metterti a capo di qualcosa, non fino a quando avrò questi dubbi, non fino a che resterai così incomprensibile.
    Normalmente è un vantaggio nella tua carriera, ma io devo sapere chi sei.


    Lo guardò negli occhi.

    Ammenochè tu non voglia gettare la maschera o mi voglia dire di preciso a cosa ti servirebbe questo ruolo.
     
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    A rapporto dall'hokage


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    Il sorriso sul volto del giovane appariva tirato, stanco. Non necessariamente finto, ma piuttosto proprio di chi ha vissuto da poco esperienze stressanti e sta facendo del suo meglio per superarle. Kairi aveva chiesto di accompagnarla a fare rapporto proprio su quelle vicende, e il ragazzo non si sentiva di dirle di no in quel momento. Si trattava poco più di una formalità, avevano già pronta la relazione da consegnare all'Accademia, ma visto il peso delle informazioni in essa contenute informare l'Hokage era il minimo. Non che ci fossero differenze, tutti i Villaggi avrebbero appreso per sommi capi la minaccia che era stata sventata, ma il Kinryu capiva il desiderio dell'Uchiha di togliersi un peso dall'anima, scaricandolo su qualcun altro. E quello sarebbe stato il capovillaggio, che di certo aveva le spalle abbastanza larghe per reggere questo ed altro.

    A fare strada sarebbe stata la kunoichi, che a quanto pare era di casa nel palazzo dell'amministrazione. Sarebbero stati fatti accomodare senza troppe cerimonie, nello stile diretto proprio dell'uomo che ora li fissava con interesse. Raizen-sama, buongiorno. Un saluto educato, rispettoso della differenza di rango tra di loro. Non avrebbe avuto bisogno di presentarsi, si erano già incontrati in precedenza. Certo, si trattava di un paio di brevi colloqui insieme ad altri colleghi, ma a quanto pare si ricordava di lui. O forse si era dimenticato il nome, aspettando che fosse Kairi a dirglielo nel corso della sua esposizione. Resoconto tra l'altro piuttosto dettagliato, nel quale lo shinobi ebbe poco o punto da aggiungere. Già, in effetti non è stato piacevole. Al solo pensievo gli pareva di udire ancora il rimbombo di morte dentro la sua testa, esplosioni di un passato dimenticato che scandivano un atroce conto alla rovescia. Se l'erano cavati per un soffio, ma pagando un costo altissimo. Un conto saldato dagli sfortunati abitanti di Città di Pietra.

    Shin spostò appena il peso del corpo da una gamba all'altra senza muoversi dal posto. La compagna si stava dilungando in modo persino eccessivamente esaustivo, considerando il robusto plico di fogli consegnato nelle mani del superiore dove erano scritte esattamente le stesse cose, quasi parola per parola. Quando finalmente si prese una pausa per rifiatare, il Kinryu ne approfittò per rispondere alle domande poste al frattempo dall'Hokage. Sembrerebbe trattarsi di una tecnica originaria della Nebbia, atta a controllare i cadaveri tramite dei ricevitori inseriti nei corpi. Se usati contro i vivi ne alterano il flusso di chakra, e ci è tornato utile in questo caso. Trafiggersi non era stato piacevole, ma innegabilmente efficace a ritardare la possessione. Non aveva molto altro da aggiungere a riguardo, a parte quello rivelato da Hana e subito sulla sua pelle. Per quanto riguarda il resto della vicenda è presto detto: Shunsui Abara è arrivato ad un compromesso con la sposa, il loro capo, accettando che le anime vaganti si fondessero con gli abitanti della città nel modo più indolore possibile, risparmiandoci per la collaborazione. Ovviamente, a quel punto è stato necessario tradire Hayate, che è caduta a sua volta vittima della possessione. Indeciso se dilungarsi in una probabilmente inutile spiegazione dei vari passaggi tecnici e storici, scritti nel rapporto con minuzia di dettagli, preferì tirare le somme di quell'avventura, rispondendo eventualmente alle domande che sarebbero venute in mente al jonin. La nostra missione era trovare e fermare l'arma, se possibile. L'arma si è rivelata essere questa sorta di rituale usato durante la guerra e andato fuori controllo, riattivatosi dopo lungo tempo per azione delle anime rimaste nel limbo che desideravano tornare indietro. Lasciando che si compisse la trasmigrazione abbiamo esaurito il suo effetto, di fatto distruggendo la minaccia. Nessun è in grado di riattivarlo, tra coloro che sono tornati, e probabilmente la sua conoscenza è andata perduta per sempre. In ultimo, decise di contribuire con dei suggerimenti personali, nulla di più che considerazioni che stava all'Hokage decidere se accogliere o meno. Se mi è permesso, signore, Città di Pietra andrebbe immediatamente messa sotto osservazione. Qualcuno dei ritornati potrebbe decidere di infrangere il patto abbandonando il paese, o tramando qualcosa. In questo caso, il nostro referente dovrebbe essere la sposa stessa, in quanto loro garante. Non escludo che potrebbero avere informazioni utili dei tempi andati, tuttavia non sono ottimista a riguardo. Si tratta per la maggior parte di civili, ma mai dire mai. Inoltre, Hayate ha perso un suo membro nella vicenda, non escludo che potrebbero mandare qualcuno a cercarlo. Per quanto riguarda il controllore dei mondi non ne abbiamo più avuto notizia, ma ora che l'arma è distrutta non credo abbia motivo di tornare. A quel punto scambiò una rapida occhiata con Kairi, quasi a domandarle se si era dimenticato qualcosa che era meglio che il capo del Villaggio sapesse prima del resto dell'Accademia.

     
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  8. Alkaid69
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    E così, dopo tanto tempo, arrivò la domanda. Kunihiro fu sorpreso che Raizen Ikigami ci avesse messo così tanto tempo per porgliela. Sospirò.

    -Se volete sapere perché ho lasciato che venissero sterminati dei gatti senzienti, se è questo che mi state chiedendo, beh… la domanda è legittima, ma non proprio quella più consona. Dovreste chiedermi piuttosto fino a che punto sarei disposto ad arrivare per raggiungere un obbiettivo. E la risposta che vi darei sarebbe quella che state cercando, sarebbe la risposta che vi chiarirebbe… cosa… sono.

    Gli uscì una risatina.

    -La risposta è… nulla. Non mi fermerei davanti a nulla. Se devo rubare, mentire, assassinare più e più volte per raggiungere l’obbiettivo, non c’è nessun prezzo che sia troppo alto. Hokage-sama noi siamo mercenari, dopotutto, sì? Ci si chiede di risolvere una qualche situazione, di qualunque tipo questa sia, e quella situazione deve essere risolta, in un modo o nell’altro. Oh, non mi fraintendete, vi prego, se il fine dovesse essere compromesso dai mezzi… beh, sarebbe un problema, la gente è sempre alla ricerca di una scusa per non pagare la fattura, sapete? Eheh. Se per acciuffare una banda di ladri si distrugge l’intero villaggio, magari la missione non può essere considerata proprio risolta… ammetto però che sarebbe divertente vedere accadere una cosa del genere. Non si raccontano mica storie di questo tipo su quel tipo strambo di Oto?

    Rise. Anche se dare del tipo strambo ad un altro non era nelle corde di Kunihiro, in quel momento riportava l’opinione altrui, non la propria. Probabilmente sarebbe andato a nozze con un tipo del genere.

    -Quindi ecco, portatevi a casa questo concetto, stasera, quando rincaserete… quello che voi volete è che il Kuroro di turno torni al Villaggio, tutto intero, magari di sua spontanea volontà, se possibile. E volete che ci sia qualcuno che ve lo riporti. Io troverò sempre un modo per portarvelo a casa, tutto impacchettato.

    Fece una pausa.

    -Magari il pacchetto regalo non sarà proprio il massimo, un po’ sporco, il fiocco non proprio bellissimo. E a quel punto se vorrete anche sapere che cosa ho fatto realmente per portarvi quel proverbiale Kuroro, io ve lo dirò, voi vi terrete quell’informazione dentro di voi e quando sarà troppo per voi… beh…

    Alzò le spalle.

    -Non rifuggo mica dalle conseguenze delle mie azioni! E’ parte integrante di ciò che rende possibile quello che faccio. Sono sempre disposto ad affrontarle… e lo farò con un… sorriso.

    Sorrise.
     
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    Esiti Incerti


    - II -




    Annuì quando gli venne spiegato dei ricevitori di chakra.

    Comprendo.
    Sembra quasi che siamo gli unici a non interessarci alle cose morte qui a Konoha.
    Mah.


    Il resto della storia si rivelò invero ben più grave di come i due lo prospettavano.

    Aspetta.
    Momento.
    Facciamo un passo indietro.
    Hai detto davvero “probabilmente” ?
    Voi andate li con una missione che richiede di trovare e distruggere un arma.
    Constatate che questa si sta per attivare e condannate a morte migliaia di persone per non impedirlo?


    Guardò i due totalmente sconcertato.

    Non bastasse quelle migliaia di persone potrebbero essere al corrente dell’arma e del suo funzionamento.

    Si portò una mano sulle tempie che stavano iniziando ad assumere una vaga sfumatura rossastra.

    È come se io chiamassi, non so, un qualsiasi artigiano, facciamo un muratore e gli chiedessi di farmi una casa, e ad opera conclusa questo viene e mi dice
    “probabilmente non casca”


    Mostrò i palmi delle mani ai due mentre faceva spallucce in evidente segno di stupore.

    “Se mi è concesso andrebbe messa sotto osservazione”
    MA TI RENDI CONTO?


    La sua stessa voce gli ricordò che non era in un bar a cercare rissa, quindi si diede immediatamente un contegno.

    Scusate.
    Fate un casino e il consiglio che ti senti di darmi è mandare qualcun altro a controllare che non si ingrandisca?
    Quanti anni hai? 4?
    Stai praticamente ammettendo di aver fatto un porcaio li sopra!


    Stava digrignando i denti, se c’era qualcosa che non tollerava non era l’incompetenza, quanto il sottovalutare il peso dei propri errori.

    Ditemi che almeno voi sapete con precisione cosa fa quest’arma, come lo fa, chi oltre la sposa potrebbe farlo e in quali circostanze.
    Nel senso, questo rituale cosa è di preciso?
    Per aver lasciato la questione così voglio poter sperare che riguardo l’arma non abbiate il minimo dubbio.
    Perchè fino ad ora mi avete mostrato l’esatto opposto.


    Faceva dardeggiare lo sguardo dall’uno all’altro senza sosta, sperando che qualche risposta gli sarebbe giunta.
     
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    A rapporto dall'hokage


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    La reazione dell'Hokage era comprensibile, e il Kinryu l'aveva messa in conto. Lui non era là quando erano stati messi di fronte ad una terribile scelta da prendere in pochi minuti, non poteva veramente capire fino in fondo il peso che ognuno di loro si portava dentro da quel giorno. Tutti, dall'irascibile Kato al sardonico Shunsui, ne erano usciti cambiati, e i due fogliosi non facevano eccezione. Trattenendosi dallo sospirare platealmente davanti al capovillaggio, fece un passo avanti, con l'intenzione di anticipare Kairi sia per addossarsi la colpa proteggendo l'amica, che per prendersi la responsabilità delle sue parole. Le critiche ricevute erano legittime, e Shin si sarebbe guardato bene dal contraddire l'uomo più potente della Foglia, ma non avrebbe accettato supinamente senza spiegare la sua posizione. Visto che mi invita a parlare francamente, lo farò, e credo di poterlo fare a nome di tutta la squadra, signore. Hanno mandato dei genin a fare il lavoro dei chunin, se non dei jonin, e noi abbiamo fatto del nostro meglio. Avevamo altre opzioni? Certo, opporci ai posseduti e venire uccisi, permettendo comunque a loro di tornare, oppure opporci ad Hayate e permetterle di far saltare in aria l'intera città pur di fermare l'arma. Non è stata una scelta facile, penso possa capirlo da solo, ma era il male minore. Di questo, purtroppo, siamo tutti convinti. Inconsciamente, il suo sguardo corse alla compagna, che più di tutti si era opposta ed aveva sofferto per quel triste epilogo.

    Per quanto riguarda il funzionamento dell'arma, ancora una volta ripeto che non hanno mandato persone qualificate ad analizzarla. L'Accademia ha decisamente sottovalutato il problema, ma ormai era troppo tardi per chiedere rinforzi. Ciò che sappiamo l'abbiamo estorto da Hayate e dalla sposa, che si è rivelata piuttosto cooperativa ad onor del vero. La donna, il fulcro dell'intera vicenda, vi aveva rimesso una mano nello scontro con il Kinryu, ma non covava nei suoi confronti alcun tipo di rancore, comprendendo anzi il sacrificio che stava chiedendo alla città. Da parte sua, Shin aveva scelto, dopo una lunga riflessione, di non giudicarla: nelle stesse condizioni, avrebbe forse agito diversamente? Schiarendosi la gola, riprese, richiamando alla mente e alla bocca le parole della donna. "Il Grido è un'arma a uso singolo, ed è già stata usata...se lo paragonassimo a una bomba potremmo dire che semplicemente non ha ancora finito di esplodere in tutti questi anni, per via di un malfunzionamento." E ancora. "Questo Fuuinjutsu mi è stato imposto da mio padre, il generale dell'armata che doveva conquistare Città della Roccia. Io e lui abbiamo...avevamo, la stessa Kinjutsu, e il Grido può essere tracciato solo da uno spirito su un'altro spirito, assorbendo grandi quantità di chakra da alleati consenzienti. Non esiste quindi alcun rischio che il Grido delle Anime che ho addosso possa essere utilizzato da altri." Passo quindi a descriverne il funzionamento a sommi capi, parafrasando la complessa spiegazione ricevuta.Il generale cremisi, il padre della sposa, l'ha usata come catalizzatore per il rituale. Elaborati fuuinjutsu, completamente incomprensibili, tramandati da prima dell'invasione. Accumulare l'energia necessaria le ha richiesto diverso tempo, e lo scopo del jutsu era quello di strappare le anime degli avversari dai corpi, lasciandoli indifesi e permettendo di ucciderli senza quartiere. La tecnica è andata fuori controllo perché interrotta anzitempo dalla catalizzatrice, travolta dal dolore per la morte della persona amata al suo fianco e invece di farli trapassare li ha condannati ad un limbo eterno. Lì le anime sono rimaste in contatto tra di loro, riorganizzandosi ed infine infiltrandosi nei corpi più facili da conquistare, al fine di terminare il rituale incompiuto. A quel punto siamo giunti noi. Il resto lo sapeva. Restava da rispondere all'ultima, definitiva domanda. La sposa era solo il tramite, come dicevo. L'unico a conoscere il rituale nella sua completezza era il generale, ma la sua anima è stata bandita, impedendole di tornare. Nessuno possiede più i mezzi per portarlo a termine. Così ha affermato lei, e da quanto abbiamo visto corrisponde a verità. Fondamentalmente tutto ciò che ha fatto per portarlo a termine, invertendone gli effetti, è stato...sposarsi. Una conclusione che avrebbe avuto del comico, se non ci fossero finiti in mezzo così tanti innocenti. Una tecnica potentissima, legata alle emozioni di una singola donna. "Il Grido è legato all'anima e reagisce con forza alle emozioni", quelle erano state le sue esatte parole, che erano rimaste impresse nello spirito del Kinryu. Ammesso di fidarci di loro, ovviamente, per questo ritorno a suggerire la sorveglianza, signore. L'unica cosa che potevamo fare di più in quella situazione era aspettare che le acque si calmassero ed uccidere o rapire la sposa... Ma siamo stati richiamati prima. Un ordine che lo shinobi era stato ben lieto di non ricevere. Aveva fatto una promessa alla donna, ben diversa del patto obbligato con Hayate, pronto a pugnalarli alle spalle alla prima occasione, e intendeva onorarla. Abbiamo agito al massimo delle nostre possibilità senza lasciare niente di intentato, e siamo tornati per raccontarlo. Questo era il miglior risultato ottenibile, signore. Mi spiace non rispondere alle sue aspettative. Pur rimanendo sull'attenti, come ci si sarebbe aspettato da un soldato che conferiva ufficialmente con un superiore, il giovane non poté che abbassare lo sguardo, mostrando segni di rammarico. Lo sapeva da sé che in quell'inferno tutto ciò che poteva andare storto lo aveva fatto, ma non riusciva a dispiacersi di aver portato a casa la propria pelle e quella dei suoi cari compagni.

     
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    Fedeltà


    Kunihiro
    - III -




    Il volto di Raizen non era certamente quello che poteva definirsi sereno, era il volto di qualcuno che non aveva ricevuto la risposta che cercava.

    Kunihiro tu sei decisamente troppo borioso.
    Non sei la prima persona col tuo carattere che vedo, questo sicuramente lo sai, e se non lo sai lo immagini visto che sei un tipo sveglio.


    Lo guardava fisso, un tipo di sguardo che al momento solo Yato aveva potuto sperimentare, anche se l’intensità in questo caso era di molto inferiore.

    Ma pare che io debba essere più schietto nelle mie richieste.
    Io non voglio sapere cosa supereresti per eseguire un mio ordine.
    Io voglio sapere cosa faresti se ti giungesse la richiesta di eliminare me.


    Congiunse le mani.

    Non si tratta mai di eseguire soltanto gli ordini Kunihiro, siamo onesti, un ordine è sempre semplice da eseguire, basta passare sopra a qualsiasi ostacolo, no?
    Proprio come fai tu.


    Fece spallucce.

    Gli ordini vanno eseguiti con la propria testa, ma persino l’ordine di un superiore ha un limite, soprattutto nel nostro mondo in cui un superiore può essere privato della sua capacità di intendere e di volere.
    Quello che mi interessa è a chi sei fedele tu, Kunihiro.
    Essere per qualcuno è molto più difficile che essere se stessi.


    Se la risposta di Kunihiro avesse confermato la sua fedeltà a Raizen la successiva domanda sarebbe stata quasi banale.

    E perché?

    In caso contrario...
     
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    Per il Futuro


    Shin
    - III -




    Mentre Shin parlava Raizen annuiva, seppur con un eccesso di foga dato da un tocco di furia di troppo.

    Insomma, è colpa dell’accademia ora.
    Cosa che cozza leggermente con l’affermazione riguardo il miglior risultato ottenibile.


    Lasciò cadere il discorso, certo che avrebbe speso fin troppo del suo tempo cercando di ottenere le parole adatte a quel tipo di situazione.

    Torniamo all’arma.
    Le parole che mi hai riferito sono della figlia del generale.
    La figlia di colui che voleva mandare all’inferno l’intera città.
    La stessa figlia che alla fine ha di fatto ucciso tale città sostituendola con persone che, ingiustamente o meno erano già morte.


    Gesticolò a vuoto.

    La fonte delle tue certezze è una delle persone che, quantomeno in via cautelare, dovrebbe stare dietro a sbarre spesse quando un braccio.
    Facciamo finta di crederci.
    Così, giusto per un attimo.


    Inspirò.

    Siete genin, e va bene, non comprendete alcune cose, e va bene.
    Ma potete estorcerle, corretto?
    Anche perché, se siete riusciti a fare un accordo avevate le capacità per ottenerlo.
    Quindi in questa situazione qualcosa potevate farla per ciò che mi hai detto, quantomeno a raccolta di informazioni.
    Quindi.
    Sappiamo quale è questa Kinjutsu?
    Riguardo ai sigilli invece lascia che ti faccia comprendere una cosa.


    Intrecciò svariati sigilli, ad una velocità ancora troppo elevata perché fossero tutti percepibili per Shin per poi poggiare una mano sulla scrivania e ruotarla, come se avesse in mano una chiave di luce e con un leggero tremolio alle sue spalle emersero varie teche, al loro interno grossi rotoli.

    Secondo te cosa sono?

    Se l’ovvia risposta non fosse giunta sarebbe stato lui a darla.

    I segreti del villaggio.
    Tu riesci ad aprire alcune delle porte del chakra no?
    Ecco, li c’è un rotolo che dice come.
    Ma se vogliamo un esempio migliore, c’è anche la tecnica del quinto hokage, basicamente un fuuinjutsu.
    Cosa voglio portarti a pensare?
    Da qualche parte qualcuno ha scritto quella tecnica in modo preciso e puntuale.
    Da qualche parte, qualcuno, sta rendendo le vostre azioni del tutto inutili, facendosi beffe del “migliore risultato ottenibile”
    Ed è naturale che sia così, abbiamo imparato a scrivere proprio perchè comunicare a voce le cose, non essendo delle macchine, impedisce di mantenerle immutate nel tempo, e si rischia di buttare all'aria intere generazioni di ricerche e migliorie.


    Non volle dilungarsi sul particolare metodo del genin di accollarsi colpe per poi rimetterle all’accademia e successivamente parlare della missione come se avesse raggiunto un traguardo accettabile, Itai, intanto gli sussurrava all’orecchio di calmarsi.

    Hai capito dove sta il problema Shin?

    Si rivolse unicamente a lui in quanto aveva preso la parola.

    Non abbiamo un singolo straccio di certezza riguardo il termine di questa minaccia.
    Siete qui a dirmi che la cosa migliore da fare è stata fare da spettatori fino alla fine.


    Inspirò, più tranquillo.

    Iwa non è un problema così vicino a noi, in questi casi la Zanna ha quasi ragione che ci impicciamo di cose che ci riguardano poco, ma ciò che dovete comprendere è che la situazione non può semplicemente essere risolta da li a qualche giorno, a qualche settimana.
    Questo può funzionare solo se al ripresentarsi del problema si ha una soluzione certa ad esso, ma da ciò che capisco a noi manca… tutto.


    Lo sguardo che ora rivolse ai due era preoccupato, comprensivo, consapevole che era quello il momento in cui stava caricando un peso reale sulle loro spalle.

    Se questa arma si avvicinasse al villaggio cosa potremmo fare?
    Dire ai nostri esperti di cercare delle soluzioni basandosi su tutte le parole che hanno un assonanza con kinjutsu e spirito?
    Le mie aspettative in questo caso c’entrano poco, Shin.
    Non devi metterti nei miei panni in questi casi, io potrei essere uno dei pochi a salvarsi in una catastrofe simile, forse anche tu… ma i civili?
    Le persone che dovremmo proteggere?
    Loro moriranno.
    Voglio essere cristallino: è gravissimo aver permesso quella sostituzione, ma chissà forse il destino lo voleva, forse voleva che chi aveva perso la propria vita potesse continuare a viverla, con chissà quale crisi di identità, ma infondo a noi che ci importa?
    Il vostro momento arrivava proprio nel momento in cui avete confermato la pericolosità dell’arma, li avreste dovuto spremere all’osso qualsiasi aggancio, qualsiasi informazione.
    Tutto.


    Prese fiato nuovamente.

    Ho dato un occhiata al rapporto rapidamente prima, la tipa di Hayate si era costruita una sorta di panic room, certo, non l’ha salvata, ma almeno le ha permesso di mantenersi tranquilla mentre voi subivate il rituale, lei era riuscita a studiare, a comprendere parzialmente il problema.
    La soluzione, o una via per trovarla poteva essere nei suoi sigilli… ma non ne abbiamo traccia.
    Simili missioni terminano quando riusciamo a metterci al sicuro, vogliamo parlare di gradi?
    Un jonin durante quella che tu chiami missione probabilmente non avrebbe potuto fare di più di ciò che voi avete fatto, dopo però avrebbe cercato di scongiurare problemi futuri, non per disattivare l’arma ad Iwa, ma perchè il villaggio potesse proteggersi casomai quell’arma venisse usata contro di lui.
    Non importa quante stellette avete appuntate sul petto, l’unica cosa che conta è la testa.


    Tornò a guardarli, sperando di poter sentire le parole giuste questa volta.
     
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    A rapporto dall'hokage


    Post 3

    Alla fine, Shin sospirò sul serio. Era un suo tratto caratteristico, tanto che un giorno Lavori, facendoglielo notare, gliene aveva chiesto il motivo. Il giovane aveva risposto che i motivi potevano essere principalmente due: la continua ostinazione del fato di metterlo di fronte a situazioni impossibili, oppure il suo essere continuamente circondato da idioti. Anche in quell'occasione, era difficile dire di quale delle due si trattasse. Il suo interlocutore aveva completamente frainteso o volutamente ignorato almeno la metà di quanto aveva appena finito di dirgli, ma il giovane era in dubbio se fosse a causa della sua incapacità di concentrarsi su due cose contemporaneamente, visto che aveva passato quasi l'intero colloquio a sfogliare il rapporto appena ricevuto dalle mani di Kairi, estrapolandone frammenti di informazione del tutto decontestualizzati, piuttosto il motivo fosse che il suo q.i. non raggiungeva la temperatura della stanza. Tenendosi quel dubbio amletico per sé, non tentò neppure di correggerlo, facendogli notare che non aveva affermato che quello era il miglior risultato ottenibile in assoluto, ma il migliore che potevano ottenere loro, messi in quella situazione. Stava scaricando le colpe sull'Accademia poi? Per nulla, se ne stava anzi prendendo la responsabilità. Il richiamo all'ente sovranazionale era piuttosto una critica alla leggerezza con cui avevano affidato una missione del genere, che si preannunciava complicata fin dalle sue premesse, a dei semplici genin. Tali sottigliezze sembravano però non essere state colte dall'Hokage, o forse semplicemente non gli interessavano.

    A dire la verità, difficile dire dove esattamente volesse andare a parare il capo villaggio. Il suo trucchetto di magia con il rotolo contenente i segreti della Foglia avrebbe probabilmente strappato più di un applauso ad una fiera di Paese, ma di fronte ad uno shinobi abituato ad evocare creature mistiche non ottenne che un'alzata di sopracciglio. Ancora una volta, il Kinryu non diede voce ai suoi pensieri, una critica sulla superficialità con cui trattava uno dei più preziosi tesori della nazione giusto per fare un esempio a, letteralmente, il rango più basso della gerarchia militare del Villaggio, volendo escludere gli studenti.

    C'erano talmente tante cose che l'uomo non aveva capito delle parole del Kinryu che il genin iniziò a chiedersi che tipo di percorso avesse fatto quella persona per arrivare nel posto su cui sedeva ora. Probabilmente tirava dei pugni potentissimi. Erano nelle condizioni per ottenere un accordo, quindi potevano ottenere di più? Era completamente fuori strada: avevano trovato un accordo solamente bluffando e facendo il doppio gioco con Hayate, ed in questo tutto il merito andava innegabilmente a Shunsui, ma anche le incredibili capacità del sunese sarebbero state vane se la sposa non avesse deciso di collaborare sua sponte per impedire nuovi inutili morti.

    Quello era però solo la prima che gli veniva in mente delle tante fallacie logiche del suo interlocutore. Con tutto il rispetto, signore, non crede che se fosse stata trasmessa ai posteri e qualcuno avesse avuto accesso ad una tecnica del genere, avrebbero resistito alla tentazione di usarla? A giudicare dalla sua reazione, invece, neppure lei ne ha mai avuto notizia. Non si trattava di ieri o il mese scorso: il rituale era stato eseguito quasi quarant'anni prima. Che qualcuno al di fuori di Città di Pietra ne fosse anche solo a conoscenza era già da sé eccesso di pessimismo, l'idea che potesse essere rivolto contro di loro da un momento all'altro era pura paranoia. Certo, la sicurezza del Villaggio veniva sopra ogni cosa per il suo custode, questo era corretto. Meno corretto la strumentalizzazione del senso di colpa per addossare su di loro una paventata strage. A disagio sia per sé che per la kunoichi al suo fianco, Shin cambiò lievemente posizione, attendendo che l'Hokage finisse di parlare.

    Solo con la domanda diretta aveva finalmente iniziato a capire che cosa voleva fargli comprendere il suo superiore, ma ancora una volta non si trattava che ribadire l'ovvio. Sicuramente dormiremmo tutti sonni più tranquilli conoscendo effetti e contromisure per un rituale tanto spaventoso, e perché no, magari anche il modo di attivarlo. Quell'ultima era un'insinuazione sottile, estranea al modo di fare del Kinryu, che tuttavia l'uomo con la sua supponenza era riuscito a strappare al placido ragazzo. Per l'ennesima volta Shin non replicò oltre, perché a ben vedere si era involontariamente avvicinato al punto focale. Era vero, non conoscevano il meccanismo esatto di funzionamento della tecnica, ma ne sapevano abbastanza per contrastarla, forse perfino prevenirla o ribaltarla contro l'utilizzatore. Ammesso che avesse ascoltato la sua spiegazione, cosa di cui a quel punto dubitava visto il tono del discorso. Chiunque avrebbe accolto tali preziosissime informazioni con gioia, e il loro portatore che aveva rischiato la vita per ottenerle con ringraziamenti. Chiunque, ma non il decimo Hokage. Ciò che gli stava chiedendo era impossibile, o nella più malevola delle interpretazioni perfino malvagio, e il giovane si persuase che le sue azioni erano corrette.

    Sorrise appena, amaramente, quando il suo interlocutore sfruttò contro di lui a sua volta un'argomentazione che aveva in precedenza criticato. Un jonin avrebbe fatto meglio di loro? Sarebbe stato grave il contrario! Ciò che fece però reagire con eccessivo fervore il ragazzo fu l'ennesimo rinfacciargli di aver permesso la sostituzione. Lo shinobi percepì distintamente il rumore del cuore di Kairi stretto in una dolorosa morsa: si era opposta a quel sacrificio insensato con tutta se stessa, finendo per acconsentire solamente costretta dagli eventi. Da quando erano tornati il suo umore era a terra, nonostante cercasse di darsi un tono, e aveva confessato al compagno di dormire poco e male a causa dei sensi di colpa. Le sarebbe servito tempo per accettarlo e accettarsi, sarebbe servito a tutti, ma questo l'uomo non parve coglierlo, tirando fuori ancora la questione con la stessa delicatezza di un elefante in una cristalleria. Il Kinryu rimase rigido sull'attenti, controllandosi per evitare di allungare la mano a sfiorare la kunoichi in un gesto consolatorio e frapponendosi di nuovo a parole tra lei e il jonin. Signore, mi perdoni se glielo ripeto nuovamente: quello che era in nostro potere fare, l'abbiamo fatto. Era abbastanza sicuro che il capo villaggio non si aspettasse delle scuse, e se stava ricorrendo al metodo maieutico affinché indovinasse ciò che aveva in mente non stava avendo molto successo.

    Shin era ad un passo dal gettare la spugna, rassegnandosi ad abbassare la testa in silenzio. Ciò nonostante, scelse di fare un ultimo tentativo, cercando le parole più semplici e comprensibili, scandendole bene nella speranza che entrassero nella testa dell'uomo. Indagare sulla natura dell'arma era consigliabile, ma non era né il nostro obiettivo né la nostra priorità. Non c'è stato tempo di farlo durante la tregua con Hayate, perché avevamo impellenza di fermare il rituale prima di essere posseduti. Non c'è stato tempo di farlo durante la contrattazione con la sposa, perché avevamo urgenza di non saltare tutti per aria. Non c'è stato tempo di farlo una volta concluso tutto, perché abbiamo ricevuto l'ordine di ritirarci immediatamentePer come era stata strutturata la giocata da Febh non c'era la possibilità/necessità di ruolare la fase successiva al termine della minaccia, nessuno ci ha pensato o ne ha sentito il bisogno, quindi on-gdr questa è la soluzione più coerente con le indicazioni date dal quest master per spiegare tale mancanza. dopo aver fatto ciò per cui eravamo stati mandati: localizzare l'arma e renderla inoffensiva. Il giovane riprese fiato dopo la lunga tirata, aggiungendo però subito dopo. Ah e comunque abbiamo una trascrizione dei sigilli tracciati da Hayate nel suo rifugio, è tra gli allegati, nella terzultima pagina, signore. Il genin avrebbe spostato lo sguardo sul corposo plico consegnato poc'anzi dell'Uchiha e presumibilmente ora adagiato sulla grande scrivania. Pensava che Kairi avesse decisamente esagerato con le spiegazioni, che il giovane avrebbe riassunto in meno della metà delle pagine, ma la sua previdenza sarebbe stata utile per far comprendere al superiore che non avevano tralasciato nulla, nel limite del possibile. Le ha tracciate il nostro compagno sunese, che si intende un poco di sigilli. Ha un ottimo tratto, penso che li troverà sufficientemente fedeli agli originali per analizzarli. Per fortuna aveva pensato di farsene consegnare una copia dall'Abara, il quale progettava meccanismi e marionette ed era preciso al millimetro nei suoi studi preparatori. Dopo quell'inciso, che sarebbe stato superfluo se l'uomo avesse deciso di prestare attenzione ad una cosa per volta, restava poco da aggiungere da parte del Kinryu.

    Il giovane si prese alcuni istanti per analizzare mentalmente le diverse possibilità di dialogo, immaginando le risposte più plausibili in base a quanto aveva visto finora.
    Se si fosse scusato, si aspettava un "non è scuse che cerco".
    Se si fosse assunto la responsabilità, un "è inutile fare la vittima!".
    Se si fosse difeso, un "non scaricare la colpa su altri".
    Se l'avesse presa come una lezione per il futuro, un "non puoi cavartela con un: la prossima volta andrà meglio!".
    Se si fosse proposto di rimediare, una risata di scherno. O una qualche offesa alle sue capacità.
    Se avesse proposto qualsiasi altra cosa, un'occhiata di sufficienza o di disapprovazione.

    Rimase in silenzio, incapace di trovare una soluzione prima che la questione divenisse perniciosa. No, decisamente i due non erano sulla stessa lunghezza d'onda, e difficilmente il Kinryu sarebbe riuscito a comprendere cosa passava per la testa del jonin. Per questo l'unica cosa che gli venne in mente fu guardare in avanti, rivolgendosi all'Hokage con la massima sincerità e serietà. D'altronde del senno di poi erano piene le fosse, e piangere sul latte versato completamente inutile. Mi è concesso parlare francamente, signore? Se vuole dire qualcosa dovrebbe farlo senza tanti giri di parole, è il nostro capo villaggio, oltre che un ninja veterano, mentre noi non siamo che dei semplici genin alle prime armi, ignari di quanto sia realmente pesante la responsabilità che grava sulle sue spalle. Non può aspettarsi che comprendiamo da noi i suoi ragionamenti superiori. Ciò che né Shin né Raizen potevano sapere era che la minaccia paventata dall'uomo si sarebbe abbattuta su di loro da lì a poco, provenendo però da una direzione del tutto inaspettata.
     
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    Shin
    - IV -




    Alzò un sopracciglio appena sentì l’inizio della frase, quando si iniziava “con tutto il rispetto” di rispetto nell’aria ce ne stava ben poco, segno che il tempo delle chiacchiere e dei discorsi era giunto al termine.

    Certo che non l’hanno trasmessa ai posteri, sono morti con uno schiocco di dita!
    Che posteri avevano con le medesime intenzioni?
    Sono loro i posteri di loro stessi!


    Il resto della discussione poi fu totalmente inutile.

    Io non sono qui per complimentarmi con voi, Shin.
    Deve esserti chiaro.
    Sapresti dirmi a cosa servirebbe dire “ottimo lavoro con quegli accordi” ?
    Certo, oltre a farvi uscire da questa stanza col cuore più leggero e far brillare il mio volto nei vostri ricordi di una luce caritatevole.
    Ci ho rinunciato da tempo, e non per mia scelta.


    In quell’ultima frase il tocco di malinconia non era voluto, ma dopotutto a tutti capitava di lasciar trapelare qualcosa.

    Io son qui per pensare allo sviluppo peggiore e comprendere se ci sia una soluzione.
    E per vedere se gli errori e la loro comprensione arrivano a darvi una spinta verso la crescita.
    In definitiva per farvi crescere, e scodellarvi la mia soluzione non è farvi crescere, è mettervi due tutori nelle gambe e camminare al posto vostro.


    Si ritrasse, mettendosi a braccia conserte e poggiandosi sullo schienale.

    La cosa peggiore in tutto questo sai cosa è?
    Non hai minimamente preso in considerazione di riflettere su quanto ti è stato detto.
    Proviamo per un attimo ad immaginare che io abbia detto solo idiozie, magari è questo che pensi, in questo frangente la risposta migliore non è ribattere alle mie parole, anche perché vista la situazione ognuno rimarrebbe delle sue idee.
    Il meglio è analizzarle e vedere se in esse c’è un briciolo di giustezza, e non penso si possa fare mentre ti parlo.
    Non posso costringerti a vedere il mondo come lo vedo io, ma posso consigliarti di fare dell’autocritica, quella vera, stringere un cuscino mentre ti sollazzi nei sensi di colpa non serve a nessuno.


    Si avvicinò nuovamente.

    Parlandoci francamente, visto che ci piace farlo, io non piaccio a nessuno, ma se sto dietro questa scrivania, e persone con ruoli altrettanto importanti mi prestano orecchio, un motivo c’è.
    Se vi sto antipatico, seguite il loro metodo.


    Inspirò marcatamente prima di concludere la discussione.

    Quello che mi aspettavo io era semplice
    “col vostro permesso torneremo in loco per prendere in custodia la sposa”
    oppure un “ci occuperemo di una ricerca più estesa che non sia basata sulle storie dei diretti interessati”
    O qualsiasi altra figura di spicco di cui al momento non so troppo.
    Ma ora non avrebbe più senso.
    Andate pure, gli strumenti ve li ho dati, vedete voi se annaffiare il cuscino o Agire.
    Verrete segnalati all’accademia per i risultati di questa missione, potrebbero darvi una maggior libertà d’azione e strumenti più adeguati.


    Una conclusione inaspettata, ma che confermava ciò che aveva detto poco prima: non avrebbe direttamente riconosciuto i loro successi, ma questo non voleva dire che non ce ne fossero.
    Quando la porta si fosse chiusa alle spalle dei due si sarebbe steso sulla sedia, fin troppo affaticato da tutta quell’interazione sociale, Itai, sulla sua spalla intanto diceva che per l’ennesima volta aveva sbagliato, trasformando un opportunità di essere un leader equilibrato al mostrarsi come un despota troppo rigido.

    Beh, non tutti hanno avuto un sensei che gli ha spezzato le gambe e le braccia per un errore.
    Siamo frutto di ciò che siamo stati.


    Guardò il soffitto.

    Oh, una scusa...

    Appena si fosse distratto da quello stato semicatatonico dovuto al turbine di ricordi si sarebbe concentrato sul rapporto leggendolo nella sua interezza per poi consegnarlo in modo che potesse essere consultato su richiesta dai ninja del villaggio.


    Edited by F e n i x - 27/10/2018, 18:18
     
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    A rapporto dall'hokage


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    C'era qualcosa su cui erano d'accordo, in fondo in fondo. E cioè che non erano d'accordo.

    Le parole dell'uomo non erano sbagliate, ma erano ingiuste. Una differenza sottile, ma il diavolo si nascondeva nei dettagli. Ciò che il genin si aspettava, no, sperava forse era il termine migliore, era che si comportasse come ci si sarebbe aspettato dal suo ruolo: da guida. Ci aveva provato, fino all'ultima richiesta, schietta, forse troppo, di mostrare loro la strada. Raccogliere quello che avevano raccolto, analizzarlo con calma insieme, trovare gli errori commessi ed evidenziarli, proporre loro di correggerli. Tutto, allo scopo che alla fine crescessero, diventando capaci di camminare con le proprie gambe. Invece, ciò che avevano ricevuto era stato disprezzo, critica, sfiducia. Come delle tenere gemme che avevano fatto del loro meglio per sopravvivere ad una tardiva gelata, e che invece di cure e concime per dischiudersi al massimo del loro potenziale, erano state trapiantate con eccessiva fretta, invitate ad affrontare da sole un nuovo ambiente ostile. Non era quella la figura di guida che il giovane cercava. Quella era un'occasione, persa, per migliorare le risorse del Villaggio. Così non erano diversi da Oto, dove vigeva la legge del più forte, ognuno per sé. Dovevano arrangiarsi e imparare a correre con le proprie gambe. Se qualcuno non ce la faceva, voleva dire che non era abbastanza forte e nessuno l'avrebbe pianto. Quelle erano le regole della landa selvaggia. Le parole di un saggio Uchiha che aveva conosciuto tempo prima non poterono che tornargli in mente. Non reclamare le cose, ottienile; solo così sarai ricompensato. Solo ora il Kinryu ne coglieva fino in fondo il senso. Se questo era tutto ciò che il mondo aveva da offrire, se perfino il suo kage li invitava a prendere quell'impervia strada, non avevano alternative.

    Nel mentre, il capovillaggio pose la parola fine a quell'incontro, ma non prima di aver condiviso con loro alcune considerazioni. Il fatto che fosse consapevole di non piacere a nessuno in parte sollevò lo spirito del genin, convinto che ci fosse qualcosa di sbagliato in sé per trovare irritante il modo di fare del suo superiore. Allo stesso tempo gli apriva una serie di interrogativi senza risposta. Se lo sapeva e non agiva, era perché gli andava bene così? Perché credeva di essere nel giusto? Forse aveva ragione: in un muro contro muro, ciascuno sarebbe rimasto della sua idea. Era un errore, probabilmente, ma ripensando alla conversazione appena avuta il ninja si convinse di esservi stato trascinato dalla pervicacia del suo interlocutore. Accolto da modi duri, si era irrigidito a sua volta. Farò come dice, signore, ripenserò a mente fredda alle parole che ci siamo scambiati, per migliorarmi. Autocritica, agire, belle parole, condivisibili, ma di fatto non stava che dicendo loro di arrangiarsi a trovare la propria strada. E così avrebbe fatto.

    Tralasciò l'ennesima stoccata sui sensi di colpa, spostando appena lo sguardo per inquadrare con la coda dell'occhio la compagna, viceversa molto sensibile all'argomento, che sembrava essersi fatta piccola piccola, al punto da rimanere in silenzio per la maggior parte del colloquio. Nel male, il giovane era almeno sollevato per aver attirato la maggior parte delle critiche sulla sua persona, preservando il rapporto tra l'Uchiha e l'Hokage da possibili incrinature. Con un saluto educato, ma troppo formale, si sarebbero quindi congedato per primo, portando l'amica con sé mentre lasciavano la sala. I due si sarebbero allontanati dal palazzo dell'amministrazione senza scambiarsi una parola, ma il ragazzo poteva indovinare i pensieri nella testa della kunoichi. Se la conosceva un minimo, era entrata lì dentro sperando in una sorta di assoluzione. Magari non un "ben fatto", ma almeno in un "non potevate fare altro". Ora, invece, si ritrovava sola con il peso delle sue scelte, criticata dal suo capo. In un'altra occasione, le avrebbe offerto da mangiare per tirarla su, magari uno dei gelati che le piacevano tanto, ma dubitava che il suo stomaco fosse disposto ad accettare del cibo in quel momento. Sospirando, per l'ennesima volta in quella lunga giornata, Shin se ne uscì con una novità per lui, che probabilmente sarebbe riuscita a stupire anche la fanciulla, distraendola almeno per un istante dai suoi tetri pensieri. Andiamo a farci un bicchiere? Ho la gola secca dopo tutto quel parlare! Dai, offro io! Per la prima volta, pensava di capire i suoi colleghi che se ne uscivano con sparate come "ho bisogno di berci sopra".
     
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