Dimora di Eiatsu Nai

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    Casa di Eiatsu non era nulla di che. L’eveva ereditata dal padre il quale, da buon stacanovista, aveva ben pensato di acquisire i locali sopra l’obitorio, dove appunto lavorava. Dato che Eiatsu faceva lo stesso lavoro del padre,si ritrovò ad avere anche lui questa comodità. Ovviamente l’aspetta della casa era molto diverso da quello che aveva nel periodo in cui il padre era ancora vivo: un anno dopo la sua morte Eiatsu aveva rivoluzionato tutto, aveva cambiato la pavimentazione, ridipinto le pareti...
    Ora tutto aveva l’aria molto minimalista:era molto essenziale, sgombro di fronzoli, come una stanza operatoria. Al pari di questa tutto era mantenuta in ordine e pulito, o meglio dire sterile per usare il linguaggio tecnico.
    La casa si divideva in due parti:una visibile, l’altra occulta.
    Quella visibile era composta dalla cucina, dalla sala da pranzo e dal salone, dal bagno e dalle camere da letto. I colori che maggiormente circolavano erano il bianco e il nero: solo ogni tanto spuntavano , con giudizio, colori ben più forti come il viola o il blu o il rosso acceso:piccole macchie di colore al pari di solitari fiori nell’aridità del tutto. Eccetto un leggero senso di impersonalità alla fine la casa era gradevole.

    Alla zona occulta si accedeva da un ingresso segreto nascosto da una libreria del salone. L’unico modo per accedervi era inserire una particolare combinazione di tasti che nel pianoforte che dominava la sala e quindi immettere una ben precisa quantità di chakra nel terzo libro a partire da sinistra del quarto ripiano, ovvero il libro intitolato “La Grande Guerra dei Ninja”.
    Questa era una parte della casa che Eiatsu aveva lasciato praticamente uguale a come l’aveva costruita il padre. Quando aveva scoperto di questa sezione della casa, praticamene uguale in dimensioni alla zona visibile,era rimasto più che sorpreso. Come ogni buon eliminatore quella era il suo laboratorio privato dove teneva cadaveri, celle frigorifere e tutto il necessario per un’analisi completa del corpo umano. Eiatsu vi aveva trovato volumi e volumi che contenevano informazioni su tecniche e su ninja ormai morti. Inutile dire che aveva letto tutto.
    In quella zona lui aveva aggiunto solamente due cose. In primis, aveva riservato una stanza a contenere le bare con i cadaveri predisposti alla tecnica della resurrezione impura. I sigilli che aveva piazzato su di essi e sulle bare impedivano completamente decomposizione dei corpi. Le bare attualmente presenti e cariche di armi, occupavano, opportunamente stipate, solo un terzo della capienza della stanza che, invero, era molto ampia. Erano tutte disposte in verticale, distanti circa 70 centimetri l’una dall’altra in ogni direzione, il minimo indispensabile affinché fosse possibile aprirne una qualsiasi in maniera agevole.
    La seconda cosa era un particolare libro. Era molo piccolo e rilegato in pelle nera. Poteva essere paragonato ad un Bingo Book o qualcosa del genere: difatti lì sopra erano scritte le persone le cui abilità interessavano fortemente lo shinobi e che quindi sarebbero state uccise non appena il chunin avesse ritenuto che il loro livello di crescita lo soddisfacesse. Nel libro erano scritti i nomi di chunin , genin, jonin, indipendentemente dalla loro forza o potenza.
    Il codice con cui i nomi erano crittografati era talmente complesso che Eiatsu era certo del fatto che, se anche qualcuno lo avesse scoperto, non sarebbe riuscito a ricavarne nulla.
    Sulla prima pagina, di un color crema molo tenue, iniziava la lista dei nomi, in maniera ordinata e precisa, uno di fila all’altro, scritti con calligrafia “affilata”

    CITAZIONE

    17825333
    42048009
    20670983
    44197834
    25018692
    2641586
    11361382
    14519880
    17895473
    4737236
    6130874
    48687728
    3715996
    48740921
    18601315




    Edited by - Hohenheim - - 18/7/2010, 13:23
     
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    Ricordi di Eiatsu
    Prima parte: sulla vita e sulla morte


    Erano già le nove di sera.Nell'obitorio di Oto la maggior parte delle luci erano state spente e i corridoi si allungavano vuoti e freddi nello spazio buio. La maggior parte delle persone aveva già lasciato i rispettivi incarichi per riunirsi ai propri cari...ma non tutti.
    Avvicinandosi all'ala sud est dell'edificio ,si sarebbe potuto sentire un incessante tintinnare metallico, come di oggetti posati sul freddo acciaio. Avvicinandosi ulteriormente si sarebbe potuto persino sentire il fruscio sommesso di abiti anche se, a quel punto, la cosa più evidente sarebbe stato un fascio di luce che una porta socchiusa proiettava trapezoidale nell'ombra.

    La sala era immersa nella ronzante illuminazione dei neon. C'erano tavoli operatori in discreta quantità, svariati armadietti e qualche sedia sparsa. Ovviamente non c'era alcuna finestra.
    Un uomo era in piedi davanti uno dei suddetti tavoli, con un bisturi in mano, che lavorava incessantemente sul corpo grigiastro di una giovane donna dai capelli castani.

    Al suo fianco, ad un metro, c'era un Eiatsu bambino. I capelli gonfi e scomposti gli ondeggiavano in un ciuffo ribelle davanti il volto pallida e intonso. Poteva avere cinque anni, così piccolo che i suoi piedi, da seduto sulla sedia, non riuscivano a toccare terra. Decisamente fuori posto.

    Eppure per lui non era un problema, anzi. Trovava che quella sala immersa nel silenzio della morte , seppellita sotto terra fosse un'oasi di tranquillità. Per quanto riguardava i morti non aveva paura perché il padre gli ripeteva sempre: “Temi i vivi, non i morti che sicuramente non possono farti del male”

    [Che splendida ironia, pensava spessa Eiatsu cresciuto ripensando a questo modo di dire del padre...]

    Temeva invece il buio ed era per questo che , quando posizionava la sedia, faceva in modo di tenersi il più possibile entro i coni di luce; alla stessa maniera, quando dovevano andarsene, faceva accendere tutte le luci dei corridoi fino ad uscire. Il padre rideva di questo mentre sotto i baffi diceva: “Eppure imparerai ad amarla”, l'oscurità.

    Quello che Eiastu non sapeva, al tempo, era che il padre lo portava lì per un motivo: per addestrarlo!! Anche se non era uno shinobi, aveva lavorato con loro a lungo e aveva molto da dare al figliolo. Così, mentre lui operava ,spesso parlava raccontando di avvenimenti e fatti, di guerra e abilità. E tra i racconti fantastici mischiava fatti reali e conoscenze di medicina. Il suo forte però erano i discorsi sulla vita e sulla morte. Un giorno iniziò dicendo:

    “Vieni qui Eiastu che ti voglio far vedere una cosa”

    “Si!”

    Il piccolo sgattaiolò verso l'uomo che intanto aveva tolto due lenzuoli bianchi da altrettanti tavoli. Scoprì così due uomini. Il primo era evidente fosse uno shinobi:il suo corpo nudo mostrava una muscolatura florida, nonostante il decesso, e un numero indefinito di cicatrici. L'altro poteva essere un negoziante...

    “Che differenza vedi tra i due?”

    Era una domanda troppo facile, forse banale...o forse no? Difatti il bambino ,che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa come : “Questo è più grande e più muscoloso” oppure “Quello è grasso!” , disse invece:

    “Nessuna!”

    Ah splendida mente di bimbo capace di cogliere la verità perché svincolata dai limiti dell'esperienza! Eiatsu, che certamente aveva notata tutte le differenze fisiche tra i due corpi, le aveva infine ritenute completamente insignificanti. Quei corpi erano uguali perchè erano alla stessa maniera immobili, privi di quell'impercettibile vibrazione che viene dai corpi vivi per il semplice fatto che in essi scorre sangue. Difatti cosa poteva mai significare che avessero una forma diversa, quando erano accomunate dalla perdita della stessa esistenza?

    “ Molto bene Eiatsu, davvero molto bravo. Difatti la Falce non fa alcuna distinzione di sesso o razza e ci colpisce tutti indistintamente. Solo qui ,ad Oto, questa legge fondamentale viene stravolta:ed è questo il motivo per il quale viviamo in questo villaggio! “

    Fece un lungo respiro mentre copriva i due corpi.

    “Tuttavia per noi, con il mestiere che facciamo, è importante carpire ciò che non è evidente ad occhio nudo. I corpi sono, difatti, dei grandi rompicapi, come piccolo forzieri che contengono la materia più valutata del nostro tempo:le informazioni. Ed è il compito degli Eliminatori saper dischiudere tali scrigni. Impara Eiatsu: per quanto uno shinobi possa essere forte esso non lo sarà mai abbastanza per vincere contro il destino che accomuna gli umani. Non ricercare per questo la forza, ma ricerca la perfezione delle tue abilità e conosci più che puoi. Se questo ti porterà poi a diventare più vigoroso tanto meglio!”

    Il bambino per lo più stava in silenzio ad osservava il padre riempirgli la testa di tutte queste cose, e a lui piaceva starlo a sentire. Se c'era una cosa che amava fare, Eiatsu, era infatti ascoltare e, essendo bravo nel farlo, assorbiva tutto come una spugna.

    “Bene, ora che abbiamo fatte prendere aria alla bocca è tempo di tenere occupate anche le mani. Vieni qui Eiastu, dammi una mano a richiudere questo qui.”

    Così gli mise in mano, per la prima volta, un ago da cucitura in mano: un grosso ago con uno spesso filo infilato nella cruna. E mentre il padre procedeva spedito lui arrancava con i lembi di pelle, poi si punzecchiava, e come ogni bambino si stancava in fretta. Allora il padre gli sorrideva e diceva:

    “Dai non è difficile! Fai un piccolo sforzo che abbiamo finito “

    Continuavano invece per molto tempo ed Eiatsu ci si metteva di impegno sebbene ogni giorni dicesse:

    “Uffa io non ci riesco!” E Metteva il broncio .Al che il padre : “La pratica rende perfetti”. Il bimbo gli faceva la linguaccia, ma poi si rimetteva sempre al lavoro. Difatti, come avrebbe ben notato da grande, dopo quindici anni di pratica ,le sue suture sarebbero diventate veramente perfette.









    Ricordi di Eiatsu
    Seconda parte: l'Elogio della Segretezza


    L'uomo camminava avanti e indietro,calpestando con le scarpe scure il terriccio marrone di un campo di allenamento. Una fila di ben dieci nuovi chunin del Suono era schierata davanti a lui. Che però a quella persona fosse stato attribuito sesso maschile, questa era una pura convenzione che Eiatsu stava mettendo in atto per non impazzire, come probabilmente stavano facendo anche gli altri presenti.

    Difatti quella persona era un grosso punto interrogativo .Dalla stazza non si poteva escludere l'appartenenza ad un sesso o all'altro e le vesti erano sformate al punto tale da confonderne i contorni. Inoltre, il fatto di essere avvolto da drappi su tutto il corpo non ne permetteva l'inquadramento in una qualsivoglia razza. Mentre camminava dissimulava le proprie movenze: per sette volte fece avanti e indietro allo schieramento di chunin, e per altrettante volte cambiò tipo di passo, frequenza della camminata, posizione dei piedi e della postura in generale. Eiatsu notò che le impronte che lasciava per terra avrebbero indotto il miglior inseguire a pensare che ci fossero almeno tre persone...talvolta nemmeno lasciava impronte al suo passaggio.

    Poi parlò:

    “ Quattro e Sette , sparite dalla mia vista!”

    I due chunin chiamati in causa spostarono i loro sguardi ebeti dal sensei gli altri compagni.

    “Devo forse ripetermi?”

    Nonostante avesse parlato per due volte in un brevissimo arco di tempo, Eiatsu (numero Otto), si accorse di non essere riuscito a cogliere quale fosse il suo timbro di voce: era come se lo modulasse parola per parola.

    “ Mi scusi,il corso è appena iniziato!Perchè ce ne dobbiamo andare”!
    “ Giusto!”

    Disse il secondo rincarando la dose.Il sensei stette un attimo in silenzio e poi si concesse una breve risata:

    “Ve ne dovete andare perché a voi manca addirittura il buon senso per frequentare il mio corso e se non lasciate subito il campo di allenamento giuro che vi ammazzo...”

    Quelli si guardarono un attimo e poi lasciarono la fila, sparendo oltre il campo visivo del gruppo. Nonostante l'imbarazzo e il senso di inadeguatezza che si era venuto a creare Eiatsu credeva di aver capite quello che era successo.

    “Ha chiamato le uniche due persone che non stavano indossando la maschera...”

    Notò ringraziando il cielo che quella mattina, per pure caso, aveva deciso di provarla.

    “Bene signori! Abbiamo appena concluso la prima lezione del corso. Da domani verrete valutati sulla base di ciò che avete imparato fin da oggi”

    Detto questo compose un unico sigillo e svanì in una scarica di elettricità statica.

    “Imparato? Ma questo si è fumato il cervello, non avrà detto che quattro frasi”

    Disse il numero Tre mentre Eiatsu stava lasciando l'arena. Tuttavia, a differenza del suo compagno, lui aveva capito dove il sensei avesse voluto andare a parare:

    “Invece ha spiegato un numero esagerato di cose!! Difatti immagino che nessuno di noi sia stato in grado di carpire una sola informazione sulla sua persona e da domani saremo chiamati a fare lo stesso. Quei due sono stati bocciati perchè, a questo livello, non indossare la maschera è un errore troppo colossale. Ma come è possibile tenere sotto controllo, anzi dissimulare, tutto ciò dal quale possono trapelare informazioni? Lui lo ha fatto con estrema disinvoltura, ma immagino che per arrivare a quel livello ci vogliano anni...”

    Così pensava Eiatsu e, mentre tornava a casa, sorrideva.

    [...]

    Quella fu la prima lezione di un corso segreto per eliminatori di cadaveri tenuto dalla squadra speciale eliminatrice del Suono. Lì Eiatsu imparò il vero significato della parola segretezza.

    Dal giorno successivo , il secondo, l'atmosfera era totalmente cambiata. Gli aspiranti più svegli stavano già mettendo in pratica quello che il sensei aveva mostrato: dissimulazione delle fattezze , del parlato e delle movenze. Molti si portarono avanti camuffando il proprio odore e , i più abili, facendolo sparire. Altre due persone, uno dei quali era il ragazzo che aveva sbottato contro il sensei alla fine del secondo giorno, furono mandate a casa...

    “ Ogni singola informazione che lasciate trapelare su di voi può esservi ritorta contro e questo non è ammissibile perchè chi di voi supererà il corso dovrà maneggiare e custodire i segreti del villaggio. Questa è la cosa più importante fra tutte. Vi insegneremo a dissimulare voi stessi e dominare le variabili del vostro essere, ma non solo per difesa. Più imparerete a prestare attenzione ai dettagli , testandoli sul vostro corpo, e più vi parranno evidenti quelli degli altri!”

    Il dominio del proprio modo di fare era solo una parte del programma: venne insegnato loro anche il cosiddetto Controllo dello Spazio.

    Il sensei quindi li portava in una casa arredata di tutto punto, anzi forse eccessivamente. Faceva fare ai ragazzi tre volte il giro della casa e poi chiedeva:

    “Quante sedie ci sono nella cucina?Quanti oggetti di cristallo sono presenti nelle credenze del salotto? Quanti ciocchi di legno sono ammassati nel camino?”

    E queso era il livello base. Nelle ultime fasi del corso, quando il numero di volte che faceva percorrere ai chunin la casa si riduceva ad uno, arrivava a chiedere cose del tipo:

    “Quanto mattonelle compongono il pavimento della quarta sala da letto che abbiamo visitato?Di quanto è ruotato il tagliacarte rispetto al nord?”

    Molti cadevano su queste domande ma non ci furono mai lamentele eccetto una volta.La risposta fu:

    “ Questo non è un gioco ragazzo...se vi faccio domande impossibile è perchè se vi ritroverete in un qualsiasi posto, chiuso o aperto, dovete sapere con una sola occhiate quante e dove sono le vie di fuga.Dovete ricordare e riconoscere la disposizione degli oggetti perchè nel caso ne spostasse qualcuno voi dovrete saperlo rimettere al proprio posto perché il vostro passaggio non deve essere notato. E se qualcuno muovesse qualcosa in casa vostra senza che voi lo sappiate, voi dovete accorgervene perchè, per quanto sia probabile che quel singolo oggetto sia stato spostato dalla donne delle pulizie, nulla può escludere che invece lo abbia fatto un sicario pronto a cogliervi di sorpresa.”

    Eiatsu seguiva il maestro con entusiasmo nelle sua paranoie ed ,infatti ,il suo rendimento era uno dei più alti nel corso e così fu per tutto il tempo che ivi trascorse. Due anni, due lunghi anni di perenne allerta e vigile controllo. Fu un sacrificio enorme eppure, quando uscì di lì,il mondo gli appariva sotto una luce completamente diversa!

    Basti dire che, uscito da lì ,smise di usare pubblicamente il nome con il quale era nato.

     
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    Ricordi di Eiatsu
    Terza parte: Hohenheim



    Eiatsu si stava prendendo un attimo pausa. Era arrivato a quel punto del giorno in cui si concedeva un pò di riposo dalle sue estenuanti ricerche, dal lavoro in obitorio nonché dai vari incarichi derivanti l'essere un chunin di Oto. Stava seduto sul divano; la maschera che sempre portava in volto era poggiata su di un tavolo a dieci centimetri dalla sua mano. In sottofondo, il suono di un tornio girare lo cullava tranquillamente.

    “Non c'è nulla di più gratificante che un pò di lavoro manuale”

    Disse il ragazzo seduto davanti la macchina di legno. Con il piede destro faceva girare un piatto sul quale era posto dell'argilla. Le mani del ragazzo erano abili e veloci e la materia grezza in poco tempo veniva plasmata in forme più o meno articolate.

    “ Ah è sempre bello poter ritornare sentire l'odore dell'argilla fresca e la sua consistenza porosa...sai dall'altra parte non possiamo...”

    Lasciò la frase in sospeso.

    “ Si, me lo hai già detto Hohe...”

    “Bhè se così è significa che mi hai riportato indietro troppe volte, non trovi?”

    Disse ridendo. Eiatsu tuttavia era pensieroso come ogni volta che richiamava dall'aldilà il suo più grande amico, forse l'unico che aveva mai avuto. Questa volta però era diverso. Nei suoi pensieri, oltre ai sensi di colpa che normalmente lo attanagliavano in compagnia del Suense, si mischiavano quelli relativi agli avvenimenti che stavano per essere messi in moto dalle sue stesse mani...e che avrebbero stravolto tutto...

    “Oggi sei più pensieroso del solito...”

    Disse infine il sunese smettendo di far girare il vaso finito a metà e rivolgendosi all'Eliminatore di Cadaveri.

    “Pensieroso? No...veramente stavo ricordando il nostro primo incontro...”

    “Ah si! Davvero un bel combattimento!”

    [ Tre anni prima]


    “Signori questo è uno scontro di valutazione, per cui andateci pensanti ma non uccidetevi. Intesi?”

    Un Eiatsu neo chunin era al centro di un ring. L'uomo che gli aveva parlato stava uscendo dall'ampio rettangolo che doveva essere l'arena dello scontro. Non era in accademia...in effetti non era propriamente cosciente dell'ubicazione di quel luogo. Come tutti era stato portato lì bendato...

    Il suo avversario era un ragazzo addirittura più giovane di lui. Era bassino , con il corpi fronte sunese che gli schiacciava i capelli. Il volto era solare e gli occhi di un marrone profondo facevano intuire un profondo acume e un'intelligenza fuori dalla norma. Di fatti era tutto il contrario di Eiastu, pallido ed emaciato...

    “ Che muso lungo amico! Dai che ci scaldiamo un po!”

    Indossava una tonaca color panna e blu e, a tracolla, portava una borsa nella quale non si riusciva a capire cosa contenesse.

    “Sai ,per esperienza, i tipi surriscaldati come te fanno rapidamente una brutta fine in questo mondo!

    Disse con tono piatto l'eliminatore:

    “Questi sunesi hanno proprio il sangue caldo”

    Tuttavia le parole taglienti dell'otese non provocarono alcun cambiamento nel modo di fare del ragazzo che anzi stava saltellando sul posto per riscaldarsi. Improvvisamente si fermò e aprì la sacca:

    “Bhè forse ti riesco a dimostrare il contrario”

    Fu un lampo: dalla borsa sbucarono due creature composte di uno strano materiale biancastro che ad Eiatsu ricordò vagamente il cemento, sebbene fosse molto malleabile. A vederle meglio, le due creature avevano le sembianze di uccelli , ma non solo: si muovevano come uccelli...ed erano velocissimi!

    Rapidamente il chunin si destò dal torpore e battè forte con il piede a terra. Una cospicua parte di ring si rivoltò su se stessa creando un muro dalle notevoli dimensioni.

    BOOOOM

    Una doppia esplosione mutilò la difesa che il chunin si era creato.

    “Altro che sangue caldo, qui esplode tutto!!”

    Cambiò rapidamente la sua posizione muovendosi ad arco contro il sunese.

    “ Se le sue armi sono le bombe è impossibile che riesca ad usarle in corpo a corpo...”

    Certo non era quella la sua specialità, ma contro un nemico che disponeva di una tale potenza di fuoco non c'era molto altro da fare. Prese quindi le sue armi preferite, gli spedi maggiori di Young, ed inizò quella danza caratteristica del suo stile di combattimento. Sfruttando il vestiario ampio riusciva, tramite le giravolte sul posto, a creare delle volute nell'abbigliamento che confondevano l'avversario .E in quel mare di tessuto partivano guizzanti i copli con gli spiedi .Rapidi e precisi miravano a colpire gli Tsubo per paralizzare l'avversario,sebbene questi fosse rapido nello spostarsi Ben presto, ad ogni modo, il giovane si ritrovò pieno di ferite più o meno profonde.

    Non riusciva nemmeno a prendere le distanza per cui:

    “ Vediamo come te la cavi nel uno contro due”

    Mise un'altra volta la mano nella sacca per plasmare velocissimo un clone. Immediatamente questi caricò il chunin di Oto sbilanciandolo. I due caddero insieme a terra:

    “Devo togliermi questa bomba da dosso!!”

    Così, prima che Hohenheim avesse il tempo di conquistare una posizione più sicura da cui far detonare l'ordigno,Eiatsu poggiò i palmi delle mani sul busto del clone (questa volta capì che era proprio argilla il materiale di cui era fratta) e impastò una grossa quantità di chakra nei manipolatori d'aria. Un'onda tagliente dalle grosse dimensioni fece volare il costrutto che, tuttavia, non si dissolse. Questo permise ad Hohenheim di attivare la sua trappola!

    “Sei troppo prevedibile!”

    In volo, sebbene abbastanza lontano da non far subire danni all'otese, il clone detonò. A differenza delle precedenti, questa vola l'esplosione non fu grossa parimenti ma, in compenso, Eiatsu sentì una forza molto intensa scaraventarlo lontano ad inseguire il cline che volava via.

    “Dannato stronzetto! Non sono io prevedibile, sei tu che sei dannatamente forte!”

    Ben presto si ritrovò in volo, sottosopra, mentre l'effetto di cavitazione della tecnica dell'artista lo allantanava. Mentre ruotava, per un attimo, il sunese ricomparve nel suo arco visivo. Come Eiatsu immaginava stava nuovamente attingendo alla sua riserva di argilla. Pensò a come agire in un solo istante:

    “Il tempismo deve essere perfetto”

    In men che non si dica due nuove creazioni del ragazzo erano già in volo:altri due pettirosso.
    Eiatsu attese fino ad un secondo prima che esplodessero. Quindi lanciò partire due spiedi,uno dei quali aveva arrotolata una bombacarta, ma non verso Hohenheim, ma verso il soffitto.
    Quando gli ordigni esplosero colpirono in pieno il corpo dell'eliminatore e sollevarono una fumera di polvere che occultò i due proiettili alla vista di Hohenheim....

    Questi rimbalzarono contro il soffitto e si diressero dall'alto contro il corpo del ragazzo. Solo allora Eiatsu compose i pochi sigilli della sua tecnica preferita e , da un solo spiedo, se ne vennero a creare dieci.Un'ondata si spiedi si conficcarono nel corpo del sunese infliggendoli gravi danni, ma non solo:la precisione del chunin era tale da riuscire a colpire un numero discreto di tsubo. In breve Hohenheim si ritrovò paralizzato e fu costretto a subire anche la bombacarta che arrivò con un ritardo calcolato ed ottenuto tramite un diverso angolo di impatto...

    BOOM

    […]


    Qualche giorno dopo, quando Eiastu riuscì a rimettersi in piedi dopo che le ferite subite lo avevano massacrato, si recò nella stanza a lui affianco dove anche il sunese era stato medicato. Essendo le sue ferite più gravi, ci sarebbero voluti altri sette giorni perchè si potesse alzare...

    Arrivato, prese una sedia e si collocò a fianco del ragzzo.

    “Sai forse ho esagerato nelle parole che ti ho rivolto prima del nostro scontro.Mi scuso!”

    “Bhè forse non avevi tutti i torti!Guarda come sono ridotto! Comunque il mio nome è Hohenheim piacere!”

    Il bimbo provò a muovere la mano, cosa che gli causò solo un mucchio di dolori.

    “Ahaha non ti preoccupar delle formalità: rimandiamo queste cose a quando ti sarai rimesso.Sono sicuro che ci sarà nuovamente occasione di rincontrarci. Ora torno anch'io al mio letto: tutto questo moto mi ha distrutto...”

    Così dicendo uscì piano dalla stanza chiudendo piano la porta al suo passaggio.

     
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    Ricordi di Eiatsu:
    Non è questa la giustizia


    La pioggia cadeva scrosciante coprendo ogni suono con il suo battere caotico a terra e sugli alberi. Annullava tutto confondendo la vista ed i sensi, immergendo il mondo in un grigiore che ben si confaceva ai pensieri del chunin, mentre dalla terra saliva forte l'odore umido del terriccio.

    Anf Anf

    I respiri affannati del chunin erano l'unica informazione chiara che poteva avere sul suo corpo:per il resto non sentiva nulla. Le ferite e le cure improvvisate avevano reso il suo corpo dolente fino all'alienazione del dolore. Aveva il braccio sinistro coperto di sangue, in parte suo in parte no e zoppicava vistosamente con la gamba del medesimo lato.Un'altra ferita curata superficialmente sanguinava ancora un poco macchiando gli abiti lacerati dalle armi nemiche e dalla potenza dei loro Jutsu. Era completamente sporco di terra,al punto che il nero dei suoi abiti non era più riconoscibile...

    Dopo venti minuti di corsa alla massima velocità che il suo corpo in quelle condizioni poteva permettere, arrivò finalmente al punto di ritrovo: una radura nascosta nella boscaglia precedentemente preparata con particolari Fuinjutsu così da risultare non rintracciabile se non ai ninja che li avevano tracciati. Poggiando con la mano sinistra su un albero per farsi forza superò la barriera perimetrica e si accasciò sul terreno finalmente al sicuro.

    Era stremato, ma alla fine le sue condizioni non erano così gravi.

    Alzò lo sguardo e solo allora notò che un altro ninja era già arrivato nella radura. Aveva un braccio completamente spappolato e aveva perso molto sangue che ora giaceva a terra: non era più cosciente. Con fatica, Eiatsu si affannò ad arrivargli vicino. Rapidmente stimolò alcuni Tsubo per far diminuire l'efflusso di sangue, quindi iniziò la cura vera e propria..

    Mentre guardava il compagno privo di sensi per poco non scoppiò a piangere. Ma si trattenne e alzò gli occhi al cielo per vedere in che posizione si trovava la luna: aveva ordine di abbandonare l'accampamento entro l'una di notte qualora qualcosa fosse andato storto.

    Erano in missione. Faceva parte di un gruppo di quattro Shinobi comandati da un Jonin della foglia di nome Yamanaka Gekko.Il tipo che era in fin di vita tra le sue braccia in quel momento era un chunin della nebbia. L'ultimo membro era , infine ,Hohenheim. Avevano attaccato una base di Nukenin che si era insediata alle pendici dei monti Karakura.Il piano era semplice: dovevano far crollare una diga nei pressi del villaggio così da sommergerlo, quindi sterminare i sopravvissuti...

    Purtroppo un'informazione di era rivelata sbagliata e il gruppo era stato sorpreso dal nemico. Messi in inferiorità numerica, erano stati costretti a dividersi...ed ora solo lui e il Kiriano erano tornati al campo base non sapendo per quanto ancora sarebbe stato un luogo sicuro...

    Un rumore di passi: ecco il capitano comparì dalla boscaglia.Appena lo vide, il cuore di Eiastu perse un colpo: sperava che fosse Hohenheim invece che il foglioso. Gekko osservò le condizioni del chunin e si rivolse a Eiastu:

    “In che condizioni si trova?Hohneheim ancora non è tornato?”

    Sul corpo recava qualche ferita, ma tra i tre era quello decisamente messo meglio.

    “No signore. Haki ha perso molto sangue ma sto stabilizzando la ferita e credo che nel giro di un'ora riuscirà anche a camminare...”


    “Non credo che avremo un'ora, dobbiamo lasciare questo posto entro quindici minuti. Sveglialo!”

    “Signore ma...”

    “Ho detto sveglialo otese!”

    Il chunin si rimangiò le parole di protesta che gli erano nate in bocca e cacciò dei sali dalla borsa con i quali svegliò il compagno.

    “Un quarto d'ora è troppo presto: ho visto che Hohenheim era troppo indietro rispetto a noi...potrebbe aver bisogno di più tempo...”

    Tuttavia il tempo passava e il ragazzo di Suna non arrivava.L'ansia del chunin cresceva sempre di più.Fin da quando era piccolo,Hohenheim era l'unica persona alla quale si era affezionata a tal punto da considerarlo il suo più grande amico. Non poteva andarsene e lasciarlo lì...

    “Tempo scaduto si parte!”
    “Signore non possiamo lasciare uno di noi in mano al nemico! Non credo che Haki possa farcela ma andrò io a cercarlo!”
    “Non essere stupido Eiatsu!Il nemico è ovunque e in quelle condizioni non puoi aiutare nessuno”

    Così dicendo si morse il dito medio destro ed evocò un grosso animale corazzato che in quel momento Eiatsu non riconobbe.

    “Signore io non posso...”

    E poi un movimento veloce e un colpo dietro il collo. Buio.

    [...]


    Si risvegliò in un letto di ospedale.Le sue ferite erano state curate ed era in via di ripresa. In poco tempo fu informato di quello che era accaduto: Gekko lo aveva tramortito e sfruttando l'evocazione aveva caricato i restanti membri della squadra e gli aveva portati lontani tramite un tunnel sotterraneo. La missione era fallita...di Hohenheim nessuna traccia...

    Quei giorni in ospedale furono terribili. Eiatsu odiava Gekko e se stesso per la sua inettitudine, e si odiava anche per il fatto di sentire, in fondo, di essere contento per essere ancora in vivo.Si odiava perchè detestava la persona che invece lo aveva salvato...però poi, quando pensava ad Hohenheim, gli cresceva una rabbia cieca nel corpo: perchè lui si era salvato e lui no.Perche?

    Con le mani stringeva sempre più forte le lenzuola del suo letto umide per le lacrime che non riusciva più a fermare, incapace di comprendere. Sapeva come andavano queste cose, l'accademia non avrebbe mosso un muscolo per recuperare il suo amico,incapace com'era persino di raccimolare informazioni veritiere...ed ora Hohenheim probabilmente era morto. No, non era questa la giustizia, perchè non possono essere giuste delle leggi che ammettono dei sacrifici umani; di certo non era questa la giustizia per lui...

    E così per giorni Eiastu continuò a ripetere solo una frase, e quando smise con le parole la continuò a ripetere nella mente fino a farla diventare parte della sua anima:

    “ Non è questa la giustizia!”

    Quando uscì dall'ospedale i suoi occhi vedevano il mondo con occhi diversi e, mai come allora, più tetri.

     
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    Nuovo gregario

    Eiatsu rientrò in casa chiudendo piano la porta. Con movimenti fluidi e rapidi si tolse il soprabito e subito dopo ripose la maschera poggiandola su un tavolino di vetro. Mentre camminava per la casa, rapido e sicuro in quello spazio che conosceva benissimo, sentiva battere il rotolo contro la coscia da dentro una tasca del suo Kimono. Mai come quella volta il contenuto sembrava essere pesante tanto importante era.

    La chiacchierata che aveva avuto qualche decina di minuti prima con Garth lo avevano elettrizzato ancora di più, non vedeva l'ora di mettersi all'opera. Ma per adesso doveva aspettare, doveva occuparsi del cadavere se non voleva che andasse perso. Il tempo nel suo mestiere era sempre stata una cosa fondamentale, e lui aveva imparato a gestirlo egregiamente.

    I passi agili condussero la lieve figura verso la parete nord ovest dell'appartamente. Con un gesto impercettibile, fece scorrere i polpastrelli della mano destra sulla superficie bianca e grigia del muro. In un attimo, un meccanismo fece staccare dal resto una porta delle dimensioni poco maggiori di quelle del chunin. Mentre questa si spostava rapida all'interno della parete, liberando il passo , il chunin sgattaiolò nel buio che quella porta nascondeva, verso i luoghi più segreti di quella modesta abitazione.

    Così come si era aperta, la porta si richiuse silenziosa alle sue spalle, facendo ritornare integra parete.

    […]

    Mentre il chunin camminava verso la sala della collezione, le luci del corridoio , oppure delle stanza, che attraversava si accendevano al suo passaggio rivelando il contenuto della varie camere. Ora si vedevano tavoli da obitorio, ora bancali pieni di provette e altri macchinari, ora grossi contenitori per inchiostro e carta e sigilli. La sala della collezione era decisamente la più suggestiva.
    Entrandovi sembrava essere in biblioteca, tanto era simile l'effetto visivo che si aveva guardando le grandi casse in legno. Si respirava odore di legno e inchiostro che faceva passar in secondo posto quello di aria stantia. Eccetto alcuni passaggi accuratamente organizzati, un numero imponente di bare erano state disposte verticalmente in tutta la grande stanza. La maggior parte era aperta e priva di sigilli, sinonimo che erano vuote. Una decina scarsa, invece, erano mantenute chiuse e sulle essenze di legno erano stati vergati eleganti e malvagi sigilli propri dell'arte che il chunin padroneggiava. Dentro queste, riposavano i corpi fino ad ora preparati dal chunin a contenere le anime che aveva raccolto in quei mesi. Inoltre vi erano stipate le armi con le quali equipaggiare gli stessi.

    Da qui le bare potevano essere evocate in ogni dove grazie alla tecnica dei Sacrifici...

    Questa volta il chunin però non si diresse verso queste. Invece andò in fondo alla stanza dove era posto un vecchio e usurato banco di legno per lo più ricoperto di sangue e inchiostro. Con solennità, il chunin prese il rotolo che portava con se e lo liberò dal legaccio nero che lo teneva chiuso. Lo posizionò in uno scomparto inferiore del bancale ideato apposta dal chunin per agevolare questo tipo di operazioni. La parte superiore, invece, era costituito da una serie di fermi di legno sagomati con la forma umana. Quando si evocava il cadavere, esso si posizionava esattamente nella forma. Qui il chunin lo vincolava alla struttura tramite delle cinghie di cuoio. Non per timore che potesse scappare, ovviamente, ma perché la struttura poteva ruotare muovendo una manopola e quindi far girare il cadavere a trecentosessanta gradi con minimo sforzo: questo aiutava molto a disegnare i sigilli per tutto il corpo.

    Sul lato sinistro del bancone, infatti, erano presenti una serie di pennelli dalla punta via via crescente e delle boccette di inchiostro nero. Con calma e precisione il chunin iniziò a vergare la complessa serie di sigilli sul corpo esanime di Yamashita, infondendovi intanto il proprio chakra così che le tecniche che gli avevano insegnato rendessero quel corpo immutabile nel tempo.

    […]

    La procedura impegnò il chunin per tre ore buone che gli valsero un lavoro impeccabile. Posò il pennello al suo posto e si sgranchì un pò la mano intorpidita e nera di inchiostro per il lavoro appena compiuto. Lasciò il corpo sul bancale a far asciugare gli ultimi sigilli e andò in un'altra parte della stanza a scegliere una bara adeguata. La scelta cadde su un'essenza forte di robinia anche perché lì i sigilli erano stati già vergati in precedenza. La portò vicino alle altre.

    Prese quindi una grossa tunica nera.Tutti gli altri corpi erano stati vestiti nello stesso identico modo. Spogliò i resti dell'Avatar dell'equipaggiamento di protezioni, invero quasi inutile per quei corpi immortali, e rivestì il corpo una volta liberatolo dai legacci di cuoio. Infine lo sollevò di peso, azione non così difficoltosa come si poteva pensare data la sua forza, e lo trasportò fino alla bara dove infine lo sigillò.

    Avrebbe dovuto farsi due conti, in termini di denaro, per vedere quali equipaggiamenti riporre all'interno della bara. Cosa mostruosamente noiosa, in particola modo in quel momento quando già altri pensieri affollavano la sua mente. Come aveva detto ad Aloysius, il suo viaggio lo attendeva e, sebbene quella fosse stata una deviazione obbligata, stava già perdendo molto tempo.

    Diede un ultimo sguardo alla bara che si era appena unita alla collezione ed uscì, ripercorrendo a ritroso i suoi passi con una scia di luci che si spegnevano al suo passaggio. Ora che si era tolto questo pensiero, l'adrenalina era scemata e il suo effetto si era attenuato facendo ritornare la mente del chunin calma e calcolatrice come sempre era stata.

    Ritornò nella zona pubblica della casa, passando per la porta scorrevole quindi si fermò e poggiò le spalle al muro appena ricompostosi. Cacciò un lungo respiro, ad occhi chiusi, per ritrovare il suo equilibrio interiore. Quindi riaprì gli occhi. Vide la maschera poggiata con poca cura sul tavolo del suo salotto: nemmeno ricordava di averlo fatto.

    Vi si avvicinò con passi decisi, la prese e la posizionò sul volto ma ad un tempo rallentato. Solo dopo si mosse con decisione verso la porta: c'erano altre questioni che necessitavano della sua presenza.

     
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    [Continua da Qui]

    Aspettai che Devon fosse uscito dal bosco dei sussurri per poi dirigermi con il misterioso meccanismo verso le mura di Oto. Ripassando per il Gate fui ben felice di notare che qualche guardia si era già ripresa e solo due tre dei miei fedeli combattenti erano in situazioni gravi.

    " Portateli in infermeria, è necessario un calmante e molto riposo. Ottimo lavoro, a tutti voi. Rendete orgoglioso il vostro capitano! Vi saranno accreditati 100 ryo in più sulla bustapaga e avrete tre giorni di vacanza extra. Riposatevi, scopate con vostra moglie e accudite i vostri bambini...Oto vi è riconoscente."

    Detto ciò, presi per un braccio Gojyo, che era stato uno dei primi a riprendersi dal genjutsu rivale.

    " Appena ti senti in forze passa sia in ospedale che in amministrazione. Se i medici fanno domande fai passare la cosa come un incidente di addestramento; occupati poi di richiamare le guardie che avrebbero avuto giorni liberi. Il Gate non può rimanere scoperto; in ogni caso ti manderò qualcuno anche da Villa Mikawa."

    " Ricevuto...anf...Vado."

    Bravo soldato.

    :::

    Anche io non avevo tempo da perdere, la mia curiosità era stata stimolata...non restava che provare il regalo dell'inaspettato ospite. Per fare questo mi sarei servito di Eiatsu; ovviamente avevo pensato già prima, durante la conversazione con Devon, a sfruttare i cadaveri dell'eliminatore. Non rimaneva che decidere dove fare l'esperimento.

    L'abitazione del giovane chunin esternamente era come tante tra le vie di Oto, ed in particolare nel quartiere in cui prendeva posto. Sebbene conoscessi la precisa locazione della dimora (avevo letto il fascicolo del giovane diverse volte) non vi avevo mai messo piede. Ebbene, questa sarebbe stata la volta buona...Bussai aspettando celere risposta, l'idea che non potesse essere a casa non mi passò nemmeno per la mente.

    " Sono Aloysius, apri."

     
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    La porta si dischiuse dopo un minuto scarso. Dall'appartamento veniva proiettata una luce soffusa non ostacolata da nessuno all'interno .Il chunin, infatti, reggeva il pomello della porta lasciando che questa lo coprisse completamente.

    “ Entra Aloysius”

    Il chunin chiuse la porta alle spalle dell'ospite non appena questo fu entrato.

    “ Posso offrirti qualcosa?”

    Disse superando il Mikawa mentre faceva strada verso il salone. Il jonin avrebbe visto che Eiatsu non portava la maschera e il suo giovane e glabro viso era bell'esposto. Contemporaneamente, il jonin avrebbe notato che eventuali finestre erano state ben coperte da tendaggi scuri e che tutta la luce era artificiale.
    Il chunin si mosse agilmente tra i mobili che componevano la sua abitazione,andando quindi a sedersi su una poltrona rossa caratterizzata da un tessuto con trama e ordito molto evidente e quasi grossolano.

    “ Credevo fossi al Gate, non ti aspettavo. Cosa è successo di così importante da arrivare fin qui?”

    Che quella fosse una visita di cortesia al chunin non era passato nemmeno per la testa. Era molto più probabile che il jonin avesse bisogno delle sue particolari abilità oppure, cosa ben gradita, si fosse ricordato della sua necessità di fondi e gli fosse venuto a proporre un bel lavoro remunerato.
    In realtà il chunin aveva i suoi gatti da pelare in quel periodo: stava ancora cercando di individuare la fonte di potere che vincolava all'oblio i suoi ricordi ! Ancora non aveva scoperto esattamente quello che era successo in quel di Kiri, ma non ci sarebbe voluto molto a venirne a capo. Aveva già fatto alcune prove ed era arrivato alla conclusione che non si trattava di un genjutsu. Rimaneva solo da verificare se fosse un fuunjutsu ed in questo gli sarebbe servito a molto possedere sotto il suo controllo un esperto di quel settore: Amanimaru.

    D'altro canto era impegnato anche a cambiare identità:ormai lo pseudonimo Jin era compromesso e Febh gli doveva ancora far sapere quale sarebbe stato il suo nuovo nome in codice da operativo. In definitiva, in quel frangente si ritrovava senza nomi come non mai.

    Nonostante questo, Diogenes era una persona piena di sorprese e , qualunque cosa avesse da dire, sarebbe stato comunque interessante ascoltarlo.

     
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    " No, sono venuto io ad offrirti qualcosa.
    Una visita inaspettata diciamo; un losco individuo si è presentato al Gate, mettendo K.O. tutte le guardie con un potente jutsu; voleva semplicemente parlare con me. Ovviamente non l'ho fatto entrare nel villaggio...una volta condotto nella vecchia baracca nel bosco mi ha dato questo..."


    Posai dunque il misterioso oggetto sul palmo della mia mano sinistra, continuando a dire:

    " Un dono da parte di una misteriosa associazione criminale, di cui l'uomo mio interlocutore è rappresentante. Hanno scoperto i miei piani, i nostri piani; incredibile no?! Il tutto grazie ad una radicata rete di spionaggio diffusa su tutti villaggi dell'Alleanza...è gente potente, come puoi ben intuire. I nostri interessi coincidono, così ha detto. Ho un indirizzo ove recarmi nel caso accetti la loro proposta. Questo oggetto dovrebbe...aiutarmi nella scelta."

    Attesi dunque qualche istante, in modo che il chunin avesse potuto dare il giusto peso ad ognuna delle mie parole.

    " Sul suo funzionamento non è stato molto chiaro. Basta versare una goccia si sangue al suo interno, attraverso questa cavità immagino, e la scatolina si dovrebbe mettere in moto. L'unica frase di vero interesse a riguardo è stata: "Mentre quello...ha tutte le caratteristiche di un Ninja del genere...con i vantaggi della produzione in serie" dove per ninja del genere, intendeva shinobi come te, in grado di riportare in vita i morti!
    Sul sangue da utilizzare si è contraddetto indicando prima solo il mio sangue efficacie per l'esperimento e successivamente quello di un qualunque mio sottoposto..."


    Eiatsu non aveva certo il mo carattere e i miei sogni, ma ero convinto che il misterioso oggetto lo avrebbe incuriosito molto più di quanto non avesse fatto con me. Dopotutto le sue competenze in merito erano molto più approfondite delle mie; se l'oggetto faceva realmente quello che Devon aveva detto lui era la terza persona, dopo il Nidaime e Amanimaru, a potermi dare i giusti consigli.

    " Mi servono le tue capacità, un cadavere fresco e un posto sicuro. "

     
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    “ Tu che parli di loschi figuri..questo è interessante..”

    Disse con giovialità, ma il sarcarmo ebbe ben presto a scemare.La situazione che il jonin gli stava prospettando sembrava una vera e propria minaccia per il villaggio.Senza contare che questo ninja sembrava essere davvero molto potente.

    “ Immagino che l'amministrazione non sappia nulla di questo...”

    Ma ben presto la sua attenzione fu immediatamente rivolta alla piccola scatola che gli era stata portata. Era grande come metà pugno e nera più dell'ebano.Quando il jonin la posò su un tavolino si percepì un ronzio: sembrava che la scatola stesse vibrando leggermente. A quanto pareva non si sapeva esattamente cosa questa facesse, ma tutto lasciava pensare che fosse in grado di riprodurre la tecnica della resurrezione...o almeno questo era quello che il jonin credeva.
    Infine arrivò la richiesta: gli serviva un posto e un cadavere fresco con il quale provare il giocattolo.

    Eiastu riflettè bene su quello che gli veniva chiesto e contemporanemanete osservava la scatola senza toccarla.Aveva i suoi forti dubbi che quell'oggettino potesse riprodurre la perfezione della sua tecnica: una goccia di sangue non sarebbe stata sufficiente ad attivare l'edo tensei, per esempio, e il ninja non riusciva nemmeno a vedere i numerosi e complessi sigilli che servivano al rituale di evocazione. Certo, poteva essere che quella macchina funzionasse su un meccanismo completamente diverso di resurrezione, ma con quello che sapeva la cosa sembrava infattibile.

    Prima che se ne rendesse conto la curiosità lo aveva già attanagliato: ormani doveva sapere di più su quella scatola e sulle sue reali potenzialità.Se poi veramente faceva quello che era stato indotto a pensare, allora sarebbe stato fondamentale scoprire chi l'aveva costruita e quanto fosse realmente potente questa gente che aveva contattato Aloysius.

    “ Prendi questa scatola con te Aloysius. Ci incontreremo all'esterno del villaggio, nel cuore del Bosco dei Sussurri fra 4 ore. Io sarò pronto.”


    Detto questo sparì dietro una parete dell'abitazione lasciando il suo ospite da solo: il Mikawa avrebbe trovato l'uscita pe conto proprio.

     
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    La sala era avvolta nell’ombra. Poche luci soffuse erano posizionate in maniera strategica all’interno della stanza con il solo scopo di infittire l’oscurità in precisi punti del salone. Al centro della sala stava in piedi l’eliminatore, come al solito avvolto nei suoi drappi scuri. Ai suoi piedi una serie di sigilli disegnavano un cerchio che lo conteneva perfettamente. Analoghi fuinjutsu erano sparsi nella sala in maniera satellite rispetto al circolo in cui stava l’eliminatore.

    “Chi ha preso questa decisione?”

    Disse in un sussurro Eiatsu, apparentemente parlando solo con se stesso. Gli rispose invece una voce eterea proveniente dal sigillo alla sua sinistra. In quel punto l’ombra naturale della stanza sembrava acquistare una densità notevole, tanto da poter dire che l’oscurità stessa avesse preso sembianze umane. L’ombra, che aveva la forma di un uomo incappucciato, si mosse sinuosamente sul posto con un lieve fremito e disse.

    “ E’ stato il consiglio delle Ombre! Abbiamo votato unanimemente che il giovane di Suna venga riportato alla vita e restituito al suo villaggio. Siamo convinti che da vivo potrà servire meglio la nostra causa , piuttosto che nelle tue mani”

    Eiatsu se ne fregava di quello che diceva il consiglio. Sebbene fossero i comandanti dell’impero del male creato da Yashimata, lui non rispettava nessuno di loro in quanto lui era il Portatore, colui che custodiva le spoglie mortali dell’Avatar nonché colui che aveva le chiavi per farlo tornare tra i vivi.
    Tuttavia questa volta il chunin non avrebbe disubbidito al consiglio e l’unica ragione era perché si stava parlando di Hohenheim. Eiastu non aveva mai avuto un grande senso di morale, anzi, non ne aveva affatto. Tuttavia , se c’era stato un tempo in cui si era sentito vicino a qualcuno, oltre il padre, bhè quello era stato con il giovane chunin di Suna, quando entrambi militavano sotto i D10. Sentiva quindi quasi elettrizzato all’idea di poter riportare in vita un suo caro amico. Se non altro sarebbe stato un modo per scusarsi di averlo usato ed abusato di lui negli ultimi mesi. Certo Hohenheim non avrebbe ricordato nulla di quello che era accaduto dopo la sua tragica dipartita…

    “ Mi rimetto alla decisione del consiglio. Eseguirò la procedura immediatamente”

    “ Bene” disse l’ombra di fronte a lui, in un tono leggermente sollevato, come se non si aspettasse una risposta positiva da parte dell’eliminatore senza dover discutere nemmeno un po’.

    “ Ci aspettiamo un lavoro ben fatto. Abbiamo già predisposto un corpo idoneo”.

    Le ombre improvvisamente si dissolsero, facendo tornare la stanza a livelli di luminosità più elevati. Andandosene era stato spezzato anche il jutsu che impediva il rilevamento a distanza di quella conversazione e che bloccava il flusso di materia verso il luogo dell’incontro. Per cui, una volta finito il meeting, una fresca brezza iniziò a circolare nuovamente nella stanza e a muovere dolce i vestiti dell’eliminatore.
    Presto sarebbe tutto finito

    […]

    L’obitorio quella notte era vuoto. Essendo uno dei pochi ninja che vi lavoravano, non ne rimase stupito. Il chunin si mosse a luci spente verso l’ala più a nord dell’edificio, quindi in una stanza della quale conosceva lui solo l’esistenza: ovviamente uno degli infiniti retaggi lasciati da Orochimaru.
    La stanza in questione era spoglia di tutto , al di fuori di un bancone e dei cassetti bassi contenenti materiali medici e ninja. Completamente in pietra a vista, la stanza era fresca ed umida , e puzzava leggermente di terra. Insieme ad Eiatsu c’era lì un’altra persona. Era un ragazzo, meno di 20 anni, completamente nudo che giaceva sotto un leggero telo di tessuto bruno, mani e piedi legate. Stava dormendo, o meglio era stato drogato perché non si intromettesse nel processo che lo avrebbe portato ad un rapida ed indolore morte.
    Eiatsu non si era mai fatto problemi ad eliminare qualcuno, e questo bambino non faceva differenza. Si posizionò a due metri da quello che ora appariva essere un altare sacrificale e stese a i suoi piedi un rotolo. Questo conteneva un complesso fiunjutsu in cui era evidente un parte centrale, a forma di cerchio, nella quale andava inserito il materiale biologico della persona da resuscitare.
    Effettuata questa semplice procedura, il chunin iniziò a comporre i pochi sigilli che conosceva a memoria per dar vita alla tecnica più potente e distruttiva che fosse mai stata creata dal secondo Kage di Konoha: La resurrezione Impura.
    Completati i sigilli, il fuinjutsu si mosse verso il corpo sacrificale e lo circondò. Quindi la pelle del giovane incominciò a sfaldarsi sostituita da una carnagione chiara e da capelli color del caramello. In pochi secondi il corpo di Hohenheim ritornò integro davanti agli occhi dell’eliminatore di Cadaveri. Il chunin si avvicinò per vedere il risultato: era perfetto! Entrambe le mani avevano i segni delle aperture di due innaturali bocche sui palmi, sul petto era tatuato il simbolo di appartenenza al consiglio dei D10, ed ingenerale il corpo era perfetto. Per sicurezza gli iniettò un’altra dose di sonnifero.
    Invero, rispetto ai cadaveri che normalmente usava nelle sue evocazioni, il sigillo che aveva prodotto la resurrezione completa di Hohenheim era leggermente diverso.La cosa che realmente cambiava era la mancanza del sigillo di controllo che andava impiantato nella testa di ogni corpo resuscitato.
    Quindi andò verso uno dei cassetti bassi e ne estrasse un pennello ed una ciotola che conteneva una sostanza nera simile ad inchiostro. Con precisione intinse l’utensile da disegno nella tinta e disegnò un piccolo marchio all’interno del simbolo dei D10 sul petto del giovane. In realtà quei pigmenti non erano nulla di speciale, semplicemente era una colorazione che reagiva se in contatto con il chakra dell’eliminatore. Nero su nero, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Provò una sola volta che la colorazione effettivamente si attivasse con il suo chakra, quindi si mise a vestire il corpo del ragazzo.

    […]


    La notte seguente il corpo di Hohenheim viaggiò su un carro pieno di corpi morti diretti alle fosse comuni al di fuori delle cinte murarie di Oto. Con la connivenza del South Gate non ci furono problemi a far uscire il corpo fuori dalle mura .Tuttavia Hohenheim non venne seppellito con gli altri. A metà strada un emissario delle Ombre venne a prendere il corpo e lo portò lontano da Oto verso i territori sabbiosi del Deserto di Suna.


     
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9 replies since 14/7/2010, 13:14   257 views
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