Villa Yotsuki

Attuale residenza di Daisuke Yotsuki

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    Eccola. Villa Yotsuki. Una delle Ville Yotsuki, un clan che non ha certo bisogno di presentazioni. Tutte le loro ville si trovano nei migliori territori di Oto, molti invidiano la loro fortuna, ma la verità è ben diversa. Nessuno ottiene il posto migliore per "fortuna". Oto in fondo teneva a quel piccolo clan pieno di speranze, e da sempre cercava di ingraziarselo, un fatto che a tutti andava molto più che bene.
    image
    Villa Yotsuki, o Villa dei Limoni, per distinguerla dalle tante, è un esplosione di verde. Superato il cancello d'entrata, sempre aperto, ci si trova davanti un giardino di modeste dimensioni, nel quale la ghiaia forma una griglia sulla quale camminare. Le varie aiuole possiedono una pianta di limone ad ogni angolo, e un cespuglio potato artisticamente al loro interno. Ogni giorno, il sole, quando sorge, fa entrare i suoi raggi luminosi dal cancello, illuminando così il giardino e la facciata dell'edificio principale. Originariamente questo era l'unica costruzione, si può infatti notare una differenza stilistica con gli altri edifici. Il principale, costruito in stile classico, con un colonnato, una meridiana e una piccola scalinata, è costruito interamente in marmo bianco.
    I due edifici secondari sono disposti ai due lati del giardino, collegati al principale da un corridoio sopraelevato. Sono più moderni del principale, e nonostante l'architetto abbia provato a ricalcare lo stile del precedente, la differenza si nota facilmente. A partire dal numero di piani. L'edificio principale possiede un solo piano, molto più spazioso delle due depandances, che ne posseggono due, più la mansarda in uno, e la cantina nell'altro.
    Sala da pranzo, cucine, due saloni, oltre a due bagni, sono le stanze utilizzate del vecchio edificio. Le camere da letto si trovano invece nella depandance a nord del giardino, usata abitualmente solo di notte.
    L'edificio a sud risulta invece il più utilizzato dal giovane Daisuke. Vi sono la cantina, una palestra in cui è presente qualsiasi attrezzo immaginabile, lo studio privato e una serra. Per entrare nella cantina bisogna passare da una porta esterna, che da sul giardino.

    Edificio principale, giardino e depandance nord
    image

    Depandance sud
    image

     
    .
  2. Roronoa™
        Like  
     
    .

    User deleted




    Daisuke Yotsuki, semplice collega o qualcosa di più :diego:?






    Dopo il colloquio con il Mikawa pensavo di essere ritornato agli inizi della mia carriera ninja.
    Le promozioni che avevo ricevuto mi avevano indebolito lentamente, ora invece, il fuoco aveva ripreso vita e le fiamme si erano sollevate.
    Nei miei occhi si poteva scorgere tutta la mia determinazione.

    Mi recai al quartier generale Yotsuki e senza badare a saluti richiesi un colloquio con i membri anziani presenti.
    Pronti ad ascoltarmi, su 12, ce n'erano ben 5. E gli altri maledetti sette?
    Concesso il permesso di parlare, presi parola:

    - Vorrei avere il nome di uno Yotsuki del mio livello - La prima risposta che ricevetti fu molto molto prevedibile. Non l'ascoltai nemmeno.
    Per chi non conosce il clan Yotsuki deve sapere che i nomi dei ninja del clan vengono mantenuti segreti. Solo i membri anziani possono conoscere il numero e i dati degli shinobi Yotsuki. Ne studiano le potenzialità e decidono il loro destino.
    - Deveraux la lista è segreta! Per la tua richiesta dobbiamo richiamare gli altri 7 e riunirci in consiglio-
    Avevo una proposta, o meglio una scusa, che non potevano rifiutare.
    Con le mani dietro la schiena, in segno di rispetto, confessai uno dei miei progetti a breve termine.
    - Tra qualche giorno andrò a Kumo. - Stupore e ammirazione tra i cinque.
    Kumo, la regione più antiaccademica del mondo. Gli accademici vengono presi e uccisi come maiali, ma... era la terra originaria degli Yotsuki. Lì avrei trovato segreti e nozioni dal valore incommensurabile.

    - Andrò a studiare la nostra arte nella terra originaria del nostro clan. Meglio andarci in due che da solo! -

    - Daisuke Yotsuki ... uno shinobi promettente e al tuo livello. Abita poco lontano da qui. Attualmente ha la dimora più bella dell'intero quartiere.



    - Andrò subito da lui. Riceverete gli aggiornamenti dovuti. -

    Dopo averli ringraziati, eseguendo un inchino, uscii dal quartier generale più felice di quando ero entrato. Cosa più unica che rara.

    [...]

    Trovare la dimora di questo Daisuke fu molto semplice. Più che casa o villa, questo ragazzo sfoggiava una reggia imperiale.
    Quando giunsi davanti agli archi, che ne delimitavano la proprietà, rimasi affascinato dalla pulizia e dalla bellezza di quel luogo.
    La sua famiglia doveva essere molto ricca! Oppure lo erano stati i suoi nonni!

    Verificata l'assenza di cani, entrai senza problemi. Mi recai verso l'edificio più grande e lontano dall'ingresso, ignorando le altre strutture più o meno abitabili.
    Per una serie di motivi, tra cui la distanza dall'entrata, pensavo vivesse lì questo Daisuke.

    Non vedevo l'ora di conoscerlo!
    Se mi avesse visto, da una delle tante finestre che si affacciavano al cortile dove passeggiavo, difficilmente sarei stato per lui una minaccia. Indossavo il mantello bianco di secondo livello più l'abito tipico del clan, dello stesso colore.
    Se ero sfuggito ai suoi sensi (oppure non era in casa) avrei bussato alla porta principale. Ogni singolo oggetto all'esterno rappresentava il massimo del lusso e dell'eleganza. L'arredamento interno mi avrebbe tolto il respiro.

    Se qualcuno avesse aperto la porta davanti a me avrei esordito:

    - Cerco un Daisuke Yotsuki! Dovrei parlare con lui per alcune faccende riguardanti il clan. - Sorrisi.
    - Non è proprio un urgenza...maaaa mmh ... è urgente - Balbettai.
    Niente, non c'era una volta in cui non mi intrecciavo nei discorsi. Qualche ora prima una cosa del genere con Diogenes-Sama mi sarebbe costata la testa.






     
    .
  3. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ospite






    Mi ero ripromesso di partecipare attivamente alla vita del clan e di Oto, ma non stavo andando molto bene, in realtà. D'altronde, è anche vero che non posso cambiare da un giorno all'altro, devo impegnarmi per raggiungere il mio obiettivo. La verità è che ho bisogno di farmi notare, di qualcuno che posi gli occhi su di me per allenarmi. Non posso continuare a vivere come un debole.
    Già, sono un debole. Molti studentelli sognano di essere al mio livello ma io, come loro, sogno potenzialità ben maggiori, il gradino più alto. In ogni caso, per ora sono qui, nella mia palestra personale, a sollevare pesi su pesi. Il tipo di esercizio preferito di mio nonno, quello che spiega il perché tutti gli Yotsuki abbiano delle braccia muscolose come tori.
    Appoggio il manubrio sugli appositi sostegni e mi alzo dalla panca, chiedendomi che faccio lì. Certo, la forza mi serve, ma quella non può essere la mia unica risorsa, devo poter far affidamento anche su altre abilità. Fra le altre cose, è molto che non mi alleno contro un avversario vero, qualcuno al mio livello.

    « Uff, usciamo a prendere una boccata d'aria... »


    Esco così, dalla dependance secondaria per dirigermi a farmi una doccia nell'edifico principale, davanti al quale un giovane Yotsuki mostra il suo mantello, probabilmente ottenuto da poco. Devo dire che la fattura di quell'accessorio mi stupisce: è molto più elaborato e sfarzoso del mio, che, fra le altre cose, non indosso da tempo. Dunque, socialmente parlando, quel ragazzo mi è superiore e meritevole di rispetto, nonostante non lo conosca minimamente. Mentre mi avvicino lo vedo bussare alla porta.

    « Buongiorno, posso aiutarti? »


    Quasi sicuramente non l'avrei colto di sorpresa, visto il rumore che producevo camminando sulla ghiaia bianca del sentiero, comunque sfoggiai un sorriso di cortesia, per dimostrare che non era certo nei miei intenti il fatto di arrivare alle spalle a uno sconosciuto. Anzi, mentre si gira verso di me cambio idea. Non mi sembra uno sconosciuto, è una faccia già vista, probabilmente qualche anno fa. Un lontano parente? Un semplice Yotsuki che ho già incontrato?
    Il ragazzo spiega di star cercando un tale Daisuke Yotsuki per faccende riguardanti il clan. Spero solo che non siano cattive notizie, o una nuova interrogazione riguardante mio fratello. Siamo a circa un metro di distanza, davanti al portone principale, quando gli rispondo.

    « Sì, sono io Daisuke. Ti stringerei volentieri la mano, ma ho appena finito l'allenamento. Ti va di entrare? Di certi argomenti penso sia meglio ragionarne lontano da occhi indesiderati e, se hai una decina di minuti, vorrei lavarmi »


    Alludo ad una stretta di mano, sperando che lo sconosciuto si presenti, ma non solo. Mi spiacerebbe non effettuare quel gesto, vorrei confrontarmi fisicamente con lui e dalle sue mani potrei capire tante cose.
     
    .
  4. Roronoa™
        Like  
     
    .

    User deleted




    Stretta di mano






    Dei passi alle mie spalle.
    Dalla frequenza e dall'intensità del rumore prodotto intuii facilmente chi era: il proprietario, oppure ripensandoci un attimo poteva essere anche un giardiniere visti i numerosi alberi.

    Mi voltai lentamente.
    Di fronte a me avevo un ragazzo più o meno della mia età, in tuta, abbastanza sudato e provato.
    Il dettaglio su cui la mia attenzione si posò furono i suoi muscoli. O risentivano di un esercizio appena svolto oppure erano semplicemente più grandi dei miei.


    CITAZIONE
    « Sì, sono io Daisuke. Ti stringerei volentieri la mano, ma ho appena finito l'allenamento. Ti va di entrare? Di certi argomenti penso sia meglio ragionarne lontano da occhi indesiderati e, se hai una decina di minuti, vorrei lavarmi »

    Bingo! Era lui il Daisuke Yotsuki che stavo cercando.
    Un sorriso si fece spazio sul mio viso.

    - Deveraux Yotsuki, Genin di Oto - Strinsi leggermente la sua possente mano.
    Il giovane non avrebbe percepito attraverso il tatto nessun callo sul mio palmo, mentre tra il pollice e l'indice la pelle era leggermente più dura.
    Diverse ferite di lieve entità erano posizionate poco sopra le nocche.

    - Si entriamo. Annuii, aggiungendo: - Ho tutto il tempo non si preoccupi, mentre lei si laverà io potrò organizzarmi con il discorso -
    Ed era vero. Ero ritornato da una missione per conto di Oto pochi giorni prima, quindi per ora potevo godermi un po' di tempo libero.
    - Ma tranquillo... non porto brutte notizie - Cercai subito di tranquillizzarlo, prima di entrare all'interno della sua dimora.

    Dal suo fisico muscoloso potevo aspettarmi da quel Daisuke tanta voglia di migliorarsi. Il viaggio a Kumo non lo avrebbe rifiutato, ma riguardo Diogenes-Sama... bhè... lì dovevo lavorarci.
    Senza dare importanza a pronostici facili, visto che ancora non lo conoscevo, attesi l'evolversi degli eventi.







     
    .
  5. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    Impressioni






    Pronunciando il suo nome, Deveraux mi porge la mano, che stringo vigorosamente. Mi piace il ragazzo, non si fa intimorire da due gocce di sudore su una mano, e mi piace anche la sua stretta, esprime maturità ed esperienza. E, seppure fisicamente lo sovrasti, sembra essere anche più forte di me. A colpirmi però sono l'assenza di calli sul palmo, tipici di chi come me si allena con dei manubri, e degli sfregi sulle nocche. Sarà meglio procurarmi dei guanti, i calli sulle mie mani potrebbero tradirmi durante una missione di infiltrazione.
    Dunque mi trovo davanti Deveraux Yotsuki, un nome già sentito e un viso già visto. Che sia un qualche cugino di chissà quale grado? Possibile. Accetta la mia proposta di entrare, dandomi addirittura del lei. La mia prima impressione: un ragazzo che si sottovaluta, oppure molto rispettoso, visto che mi tratta come un superiore, con un piccolo problema nell'articolazione dei discorsi. Mi deve sfuggire qualcosa: possiede un mantello che parla da solo, non può esserselo procurato senza alcuno sforzo.

    « Se a te non dispiace, potremmo darci del tu. Anche io sono un Genin e abbiamo più o meno la stessa età, no? Dai, entriamo... »


    Apro la porta abbassando la maniglia, sono abituato a chiuderla a chiave solo la sera: nessuno oserebbe entrare senza il mio permesso. Entro e mi levo le scarpe, rimanendo scalzo. Il portone si affaccia su un largo corridoio ben illuminato che si dirama sia a destra che a sinistra. Faccio segno di seguirmi a Deveraux, mentre mi dirigo verso la parte destra dell'edificio. La stanza in cui entriamo è enorme, un quadrato di una dozzina di metri per lato, ma ciò che la fa sembrare più grande è la quasi totale assenza di arredamento: un divanetto, due poltrone e una piccola libreria, quasi vuota, se non per qualche libro polveroso.

    « Puoi accomodarti qui, torno subito »


    Mentre esco dalla stanza considero quanto sia giusto lasciare uno sconosciuto da solo in casa mia. Be', difficilmente mi avrebbe fatto del male e da rubare c'era poco, almeno in questo edificio. Comunque, cerco di sbrigarmi e, entrando in bagno, chiudo la porta a chiave. I vestiti puliti sono già accanto alla doccia, quindi non dovrò girare nudo per casa.
    Esattamente otto minuti dopo essere uscito, rientro nel salone, mi accomodo sulla poltrona libera e, finendo di asciugarmi i capelli con un asciugamano bianco come la neve, invito l'ospite a parlare.

    « Dimmi tutto »



     
    .
  6. Roronoa™
        Like  
     
    .

    User deleted




    Yotsuki a Kumo!







    Davo del lei a tutti, forse inconsciamente anche al mio gatto Slunky. Da piccolo, prima di diventare Genin, la mia "casa" era il quartier generale Yotsuki.
    Con i membri anziani che passavano ad ogni ora del giorno, il mio saluto era accompagnato dal "lei" e da un leggero inchino.

    Ripensando a quel capitolo della mia vita non sapevo se scoppiare a ridere o piangere. Ridere perchè ero un cretino, piangere per la scomparsa di mio padre. La vendetta avrebbe placato la mia rabbia.
    Crescendo, i miei occhi si erano aperti e il clan non era più un luogo perfetto . I difetti erano alla luce del sole e ne ero schifato.

    - Giusto - Entrammo all'interno dell'edificio principale.
    Varcata la soglia seguii Daisuke, che dopo aver percorso un corridoio lungo e ben illuminato, mi invitò a sedermi su una poltrona di una stanza scialba e triste. Oltre ad un armadio, due poltrone e qualche libro impolverato, non c'era nessun altro mobile e oggetto.
    All'esterno sembrava di essere nei giardini di un imperatore, all'interno pensavo di essere ospite di un ultimo.

    Questa situazione assurda mi aveva incuriosito. Forse ero in una stanza adatta per quel genere di incontri, oppure tutto il lusso era stato nascosto. Ero lì perchè quel collega non voleva rischiare di perdere il suo tesoro nel caso fossi un ladro?!

    Attesi otto minuti per il ritorno di Daisuke.
    Lo vidi sedersi con i capelli ancora un po' bagnati. Aveva portato con sè un asciugamano bianco. Che avesse fretta?

    CITAZIONE
    « Dimmi tutto »

    Confessai subito uno dei miei difetti:
    - Potrei risultare poco chiaro, fermami in tal caso - Mi schiarii la voce.
    - Ho chiesto e ottenuto il tuo nome. Una regola vige negli Yotsuki: i nomi degli shinobi del clan devono rimanere segreti! Se anche un Jonin ne vuole uno deve avere il consenso del gran consiglio - Attesi qualche secondo.
    - Oggi ne mancavano sette, quindi, ho ottenuto il tuo nome illegalmente dagli altri cinque. -
    Dove volevo arrivare?

    - Per prendere in mano il clan allo scopo di ripulirlo dalla "sporcizia", insieme ad altri shinobi ovviamente, devo creare una schiera di ninja Yotsuki formidabili. -

    Avrei studiato attentamente la sua reazione.

    - Ma non sono qui per parlare di questo... ti ho solamente svelato un mio progetto! -
    Lo scopo era dimostrare la mia fedeltà al clan Yotsuki in generale. Svelando un segreto mettevo nelle sue mani la mia persona, di conseguenza poteva fidarsi di me. Anche perchè in futuro, se avesse accettato, gli eventi ci avrebbero reso fratelli.
    jpg
    - Numerosi nemici minacciano i confini di Oto. Ninja potenti della terra di Kumo, luogo dove è nato il nostro clan.
    Il mio sguardo si fece più serio.

    - Sò queste informazioni dal Jonin Diogenes Mikawa e i nemici credo siano gli stessi che hanno attaccato l'Accademia.
    Oto non è pronta ad affrontarli, come non lo è nessuno! Suna sta scomparendo, ad esempio.
    I nostri neogenin sono deboli e l'insegnamento accademico è una delle tante cause.

    Ancora una volta feci attenzione alla sua reazione.
    - Non sono un antiaccademico, sono dell'idea che sia meglio addestrare gli shinobi otesi più all'interno delle nostre mura che fuori.
    Feci un cenno con la mano, come per dire " e questa è la mia proposta".
    - Ti chiedo di accompagnarmi ad ascoltare questo Jonin e proporre con me un idea! Io e te, shinobi allo stesso livello, a Kumo! Lì potremmo sposare il progetto del Jonin, nel caso sia di nostro gradimento, e allo stesso tempo, cosa decisamente più importante, studiare e migliorarci nella terra dei nostri predecessori.
    Ad Oto le nozioni da sapere le conoscevo già, e forse anche Daisuke. A Kumo invece, sotto falso nome, potevamo apprendere segreti millenari.

    - Ma te lo anticipo, non sarà una passeggiata -






     
    .
  7. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    Progetti






    Schiarendosi prima la voce, Deveraux inizia a parlare, ricordandomi una delle regole del clan, scritta probabilmente per tutelarci da eventuali mele marce: nessuno può conoscere il nome dei propri compagni se non con l'autorizzazione del Consiglio. Eppure, anche se non erano presenti tutti i membri anziani, il ragazzo aveva ottenuto il mio nome. Doveva trattarsi di qualcosa di urgente, o abbastanza importante, per far trasgredire ad un regolamento così rigido. Probabilmente mio nonno aveva tirato subito fuori il mio nome, gli avevo già detto dei miei progetti sul ritornare alla vita. Il progetto del giovane Deveraux mi piace, riunire i migliori Yotsuki, non posso chiedere di meglio, e pulire la sporcizia. So già da dove iniziare per questa parte del piano. Il ragazzo, però, non era venuto da me per parlare di questo.

    « Spero che potremo parlarne in futuro, di questo tuo progetto: lo trovo piuttosto interessante... Arriviamo al punto »


    Continuando a parlare svela il motivo della sua presenza. Le parole chiave? Kumo, clan e Jonin Diogenes Mikawa, il possente ninja che mi ha accolto ad Oto dopo il mio ultimo viaggio. A quanto pare i ninja della Nuvola minacciano i nostri confini, gli stessi ninja che attaccarono l'Accademia poco tempo fa. Adesso siamo noi otesi a rischiare, soprattutto vista l'inadeguatezza dei nostri nuovi genin, dovuta fra le altre cose, all'addestramento accademico. Sì, può essere che sia una delle cause. Probabilmente l'Accademia non vuole addestrare i ninja più dotati oltre ad un certo livello, rischierebbe di sbilanciare l'equilibrio tra i villaggi. Completando l'addestramento dei nostri genin all'interno delle mura, riusciremmo a specializzarli nella difesa del nostro villaggio, al combattere l'uno insieme all'altro e all'importanza dell'avere un obiettivo comune. Sarei fiero di poter aiutare Oto anche in questo modo.
    Finalmente conosco la richiesta del mio interlocutore. Vuole che lo accompagni a Kumo, in primis per seguire gli ordini del Mikawa e, in seguito, approfondire le nostre conoscenze sul clan nella sua terra di origine. Un progettino ambizioso e, anche questo, di mio gradimento. Mi anticipa che questo viaggio non sarà una passeggiata, un fatto quasi ovvio, visto che siamo in guerra con il paese della Nuvola.

    « Vuoi recarti a Kumo, nel bel mezzo dei territori nemici. Hai fegato Deveraux Yotsuki, nessuno può negarlo, ma mi sfuggono alcuni dettagli. Saremo soli? Un gruppo troppo numeroso verrebbe smascherato più facilmente, un gruppo così piccolo, però, può essere eliminato molto velocemente, soprattutto se non abbiamo qualche contatto già infiltrato. E l'Accademia saprà di questa missione? Andiamo con un permesso dell'amministrazione di Oto oppure dell'Accademia? Comunque, penso sia meglio parlare direttamente con Diogenes Mikawa, sai dove possiamo trovarlo? »


    Avevo appena pronunciato diverse domande, ma non chiedo che risponda a tutte, in realtà quella che più mi interessa è l'ultima. Ci recheremo dal jonin otese? Penso di avergli fatto una bella impressione quando l'ho incontrato alle mura, farmi vedere nuovamente, e pronto ad un incarico pericoloso a favore del villaggio, potrebbe aprirmi qualche strada. Sì, finalmente Daisuke Yotsuki è pronto a tornare un vero ninja.

     
    .
  8. Roronoa™
        Like  
     
    .

    User deleted




    Yotsuki al lavoro!







    Lo vidi interessato alla proposta.
    Ogni parola che pronunciai fu ascoltata con attenzione dal ragazzo.
    Voleva addirittura partecipare al progetto di pulizia del clan.
    Per un attimo non sospettai di nulla, e forse non dovevo nemmeno farlo.
    Avevo incontrato le persone giuste!
    Per ora, comunque, dovevo stare tranquillo anche se era d'obbligo la prudenza più assoluta. Dovevo considerare quel Daisuke come il miglior Genin del mondo!
    Le sue domande , riguardanti Kumo, per un attimo mi fecero pensare che volesse sapere qualcosa di preciso.
    Comunque, questo non aveva importanza adesso.
    Il tempo mi avrebbe dato la risposta che stavo cercando, inoltre, potevo fidarmi delle sole sensazioni e quel Genin mi piaceva!
    Possibile che ero l'unico shinobi desideroso di migliorare Oto e il clan Yotsuki ?!

    Prima di incamminarci verso Diogenes risposi ad alcuni suoi quesiti.

    - Possiamo anche informare l'Accademia, ma questo significa esporci maggiormente a talpe! Mi fido del Mikawa, se conosci qualcuno di cui ti fidi ciecamente possiamo confrontarci con lui- Annuii, mentre con la mano destra cercavo il biglietto giallo che avevo conservato con cura.
    Quando lo trovai lo consegnai a Daisuke, allungandomi verso di lui.

    - Questo è un biglietto che mia madre riportò dall'ospedale molto tempo fa - Aspettai che il ragazzo l'avesse letto tutto.
    CITAZIONE
    “ Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
    Il momento di uscire dalle tane è giunto.
    E’ ora il tempo di raccogliere i frutti del lavoro compiuto.
    Oto ti chiede di rispondere all’appello.
    Tua madre ti chiama e se sei suo figlio non puoi tirarti indietro.”

    ” Gatte attorno ad una insegna rossa ad intermittenza
    e il gomitolo di lana gialla è intero e luminoso.
    Al quarto vetro rispondi settanta se ne condividi il sesso,
    altrimenti avanza di due e bussa tre volte.
    Se vedi canini appuntiti entra senza proferir parola e vai dalla quindici.
    Altrimenti avanza di quattro, rifiuta;
    poi entra senza proferir parola andando dalla sette.”

    - Forse l'ha scritto Diogenes, e se non lui qualcuno con i suoi stessi ideali. - Attesi un istante.
    - Trovato lui, oppure solamente il luogo, troveremo anche il Jonin.-

    Mi alzai lentamente.

    - E' un indovinello! E neanche molto semplice!
    ” Gatte attorno ad una insegna rossa ad intermittenza rappresenta l'esterno del Neko Senzai ... il gomitolo di lana gialla intero e luminoso secondo me rappresenta la luna piena! Una sorta di orario-

    Sorrisi. Per la prima volta conclusi spavaldamente:

    -Possiamo andare al Neko Senzai e con i nostri mantelli pretendere l'incontro con Diogenes o con chi ha scritto questo biglietto. - Guardai intensamente Daisuke, cercando di fargli capire quale secondo me era la decisione più giusta da prendere.
    - Oppure ci dirigiamo prima verso la casa del Jonin.

    E non era un idea malvagia. Insomma, perchè rischiare di incontrare un altra persona quando potevamo trovarlo facilmente?








     
    .
  9. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    Enigma






    Deveraux risponde velocemente a un paio delle mie domande. La pensa come me: informare l'Accademia può essere rischioso, Kumo ci è già arrivato una volta, e l'ha quasi distrutta, chissà che non abbia delle talpe. Inoltre afferma di fidarsi del Mikawa, l'unico jonin che conosco, quasi un esempio per me. Sfortunatamente, io, a differenza del mio compagno di clan, non ho delle persone di cui mi fido ciecamente. Quando sparisci per un bel po' persino i tuoi amici iniziano ad allontanarsi da te. Scuoto la testa, per fargli capire che non ho nessuno da proporre. Intanto, lo vedo frugare con la mano alla ricerca di qualcosa, un biglietto giallo, che mi porge.
    L'introduzione sembra un richiamo per coloro che sono ciecamente fedeli ad Oto. "Oto ti chiede di rispondere all'appello", "Se sei suo figlio non puoi tirarti indietro". Che sia collegato con gli avvenimenti riguardanti Kumo? Molto probabile.
    La parte più interessante, però, è la seconda. Una sorta di indovinello, un'enigma, dal quale probabilmente dobbiamo capire le modalità per incontrare chi ha scritto questo biglietto. Leggo un paio di volte la seconda strofa del biglietto.

    ” Gatte attorno ad una insegna rossa ad intermittenza
    e il gomitolo di lana gialla è intero e luminoso.
    Al quarto vetro rispondi settanta se ne condividi il sesso,
    altrimenti avanza di due e bussa tre volte.
    Se vedi canini appuntiti entra senza proferir parola e vai dalla quindici.
    Altrimenti avanza di quattro, rifiuta;
    poi entra senza proferir parola andando dalla sette.”


    Le prime due righe sembrano descrivere un famoso locale a luci rosse di Oto, conosciuto per le sue "gattine" disposte a qualsiasi cosa, in cambio di una buona quantità di ryo. Mentre Deveraux continua i suoi discorsi mi dice che, secondo lui, potrebbe essere opera di Aloysius Mikawa. Non so perchè questa idea, ma, forse, lo conosce meglio di me, quindi non escludo il suo sospetto. Mentre analizza ad alta voce l'enigma mi fornisce una possibile interpretazione del secondo rigo: la luna piena. Non male, non c'ero arrivato. Ma se invece di risolvere l'indovinello dovessimo decifrarlo? Provo a leggere le prime parole, sillabe e lettere di ogni rigo, ma non arrivo a niente.
    Sono presenti sette numeri, considerando anche il "quarto vetro", nei sette versi e l'ultima parola è proprio sette. Un numero importante? Considerando che gli algoritmi di codifica del nostro villaggio sono pressoché infiniti, forse è meglio lasciar stare la decodificazione.

    « Hai ragione, non è per niente semplice... Però mi sembra giusta la tua interpretazione sul luogo e sul giorno. Nonostante la Luna sembri piena per due o tre giorni di fila, solo uno di questi è davvero il giorni di plenilunio. Comunque dobbiamo anche considerare l'ipotesi che questo messaggio sia una trappola. La escluderei, visto quanto è complicato, ma potremmo parlarne con Diogenes. Che ne dici se andiamo a casa del jonin a chiedergli quando arriva la prossima luna piena?
    Dunque sconsiglio di andare al Neko Senzai pretendendo di incontrare il jonin, possiamo provare a chiedere direttamente a lui. L'indovinello mi intriga, ma chi è il mandante? Penso sia meglio andare sul sicuro e recarci nel quartiere dei manipolatori di sangue, sei d'accordo?»


    Parlo in modo lento, senza fretta. Non perché non sia emozionato, ma per l'educazione che mi è stata inculcata. Parlare velocemente e fare confusione con le parole può far sembrare più sciocchi di quanto si è in realtà, invece, un tono autoritario e delle parole ben scandite, danno tutta un'altra impressione.
    A dir la verità, l'idea di tirare fuori il mio vecchio mantello non mi piace tanto, ho sempre pensato che sia troppo indiscreto, ma vedere due Yotsuki come me e Deveraux girare in coppia per Oto con l'abito tipico del clan... Be', fa un effetto che pochi possono ignorare.


     
    .
  10. Roronoa™
        Like  
     
    .

    User deleted




    La nascita di un vero team







    Afferrato il biglietto Daisuke lo lesse per almeno 3 volte! Che fosse incuriosito dal contenuto della missiva? O era semplicemente un amante degli indovinelli? In ogni caso, compreso l'ultimo, il più divertente, non avrei disgustato la sua passione perchè se il progetto fosse stato messo in opera gli enigmi sarebbero stati il nostro pane quotidiano.

    Nel silenzio mi avvicinai ai libri presenti nella stanza. Non c'era niente da ammirare, se non i testi impolverati. Il mio sguardo si sarebbe posato solo sui titoli.
    Finalmente, dopo alcuni minuti di silenzio, ebbi la risposta di Daisuke:
    CITAZIONE
    « Hai ragione, non è per niente semplice... Però mi sembra giusta la tua interpretazione sul luogo e sul giorno. Nonostante la Luna sembri piena per due o tre giorni di fila, solo uno di questi è davvero il giorni di plenilunio. Comunque dobbiamo anche considerare l'ipotesi che questo messaggio sia una trappola. La escluderei, visto quanto è complicato, ma potremmo parlarne con Diogenes. Che ne dici se andiamo a casa del jonin a chiedergli quando arriva la prossima luna piena?
    Dunque sconsiglio di andare al Neko Senzai pretendendo di incontrare il jonin, possiamo provare a chiedere direttamente a lui. L'indovinello mi intriga, ma chi è il mandante? Penso sia meglio andare sul sicuro e recarci nel quartiere dei manipolatori di sangue, sei d'accordo?»

    Plenilunio? Mai sentito nominare. Ecco il vantaggio di essere in un team: le conoscenze si intrecciano, le lacune scompaiono e la soluzione sembra essere più a portata di mano.
    Rimasi perplesso riguardo l'idea di raggiungere Diogenes per domandargli della prossima luna piena. Oltre ad essere imbarazzante, conveniva una volta lì parlare apertamente con il Jonin, soprattutto vista la recente esperienza al Gate.
    Nonostante la piccola sbavatura, la risposta di Daisuke mi soddisfò:
    - D'accordissimo -

    Potevo ritenere concluso quell'incontro. Daisuke si era mostrato interessato alla proposta, seppur con qualche riserva. Considerando che qualche perplessità l'avevo anche io, ero felice di come si erano evoluti gli eventi.
    Mi avvicinai al Genin. Era giunta l'ora di mettersi in cammino.

    - Io direi di muoverci ora!

    E cosi facemmo. Sorrisi quando vidi il mantello addosso al giovane, trattenendo un complimento.
    Era un vero Yotsuki, sia fuori che dentro! Ma la parola Yotsuki non basta averla come cognome all'anagrafe.

    Un vero Yotsuki lo si vede sul campo, e noi eravamo l'unici ad esserlo in tutta Oto.



    La giocata continua qui






     
    .
  11. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    [Dopo gli avvenimenti di Villa Mikawa]








    I Segreti di Villa Yotsuki






    Ci sono cinque circostanze nelle quali la vittoria può essere prevista.
    Chi è in grado di distinguere quando è il momento di dare battaglia, e
    quando non lo è, riuscirà vittorioso.
    Chi è in grado di stabilire quando deve usare forze minori, e quando
    maggiori, riuscirà vittorioso.
    Chi ha creato un esercito compatto, con ufficiali e soldati che combattono
    uniti per un unico fine, sarà vittorioso.
    Chi è prudente e preparato, e resta in attesa delle mosse del nemico
    temerario e impreparato, sarà vittorioso.
    Chi dispone di generali esperti non vincolati da funzionari di corte, sarà
    vittorioso.
    I cinque punti che ho descritto individuano la strada della vittoria.
    Perciò dico: “Conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche
    in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo”.
    Se non conosce il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità
    di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.
    Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni
    battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo.


    Leggere la calligrafia di mio padre faceva affiorare sempre qualche ricordo: lo rivedevo chino sulla scrivania, trascrivendo antichi testi scritti in lingue da me incomprensibili. Poi si alzava, riponeva il nuovo scritto in una libreria ordinata alfabeticamente, e mi aiutava con gli allenamenti. Ricordi commoventi e felici, ma pur sempre ricordi. Non potevo permettermi di vivere nel passato.
    Eppure, il fatto che fossi nel mio studio a leggere quei libri, dimostrava che ancora accusavo la perdita delle persone che mi avevano fatto diventare l'uomo che ero. Non cercavo solo conoscenza, in quei libri, ma anche il ricordo della mia famiglia, sparita troppo presto. Appoggiai il libro sulla scrivania, che rimase aperto alla pagina da cui leggevo, mentre rilassavo gli occhi e scioglievo i muscoli di schiena e braccia. Mantenendo un dito fra le pagine, per tenere il segno, lo chiusi, cercando informazioni sul retro della copertina su chi fosse l'autore. Il saggio che aveva scritto quel testo si nascondeva dietro diversi nomi, il Maestro Sun, Sun Wu o Sunzi. Comunque, quell'uomo doveva essere morto da un po', il suo nome non era più importante, non almeno quanto le conoscenze che mi stava fornendo. Aprii nuovamente il libro, per immergermi nuovamente nella lettura. Mi soffermai un attimo sulla prima lettera della pagina. Sembrava l'opera di un vero artista, era una miniatura spettacolare. Un'altra passione di mio padre.

    Un tempo i generali esperti, prima d’ogni cosa cercavano di rendersi
    invincibili, poi aspettavano il momento in cui il nemico era vulnerabile.
    L’invincibilità, dipende soltanto da noi stesso; la vulnerabilità del nemico
    dipende soltanto da lui.
    Ne consegue che in una guerra un abile generale può rendersi invincibile,
    pur se non può indurre un nemico a diventare vulnerabile.


    Bagnai con la lingua l'indice, per passare alla pagina successiva, ma quando esso toccò la pagina, questa ci si incollò. Tirai, staccando il dito dalla carta, o meglio, portandone via un pezzettino. Avvicinai il libro agli occhi, per osservarlo meglio: sembrava che ci fossero due pagine incollate, ma meno spesse delle altre, così da non risaltare. Curioso.
    Presi dal primo cassetto della scrivania un tagliacarte, per poi infilarlo tra le due pagine incollate e fare pressione verso l'esterno. Facendo poca forza alla volta riuscii a separare le pagine senza rovinarle. Cosa voleva nascondere mio padre?
    La calligrafia era indubbiamente quella del vecchio Matsuo, così simile alla mia. Sembrava un indovinello, composto da una serie di numeri seguita da delle lettere.

    24CXI
    27CIX
    13CII
    5CV



    Iniziai ad analizzare le cifre che mi trovavo davanti. In tutti e quattro i codici vi erano sia numeri che lettere, in quest'ordine. Subito notai che le lettere che apparivano erano particolari: vi era sempre una C, seguita da X, I o V. Era un antico tipo di numerazione, che assegnava ad ogni lettera un valore.
    Presi carta e penna, per appuntarmi quelle informazioni. La lettera "C" valeva cento, la "X" dieci, "I" era uno e "V" cinque. Iniziai a fare qualche somma, senza però trovare alcun risultato. Avevo numeri che andavano dalle cinque alle tre cifre, ma non sapevo assolutamente a cosa potessero riferirsi.

    « Cosa volevi nascondere? »


    Sussurrai quasi involontariamente, riferendomi a mio padre. Perchè aveva lasciato quel codice? Il metodo più veloce per scoprirlo era risolvere l'enigma.
    Rilessi le quattro righe. Se la C era dappertutto forse era lei che mi doveva suggerire qualcosa. Sfogliai qualche pagina del libro. Certo! La C stava per Capitolo! Quindi, le lettere seguenti indicavano il capitolo, come nelle citazioni letterarie. Andai subito a cercare l'undicesimo capitolo, ma il numero ventiquattro a cosa si riferiva? Parola? Riga? Paragrafo?
    Dovevo procedere per tentativi. La ventiquattresima parola era "mortale". Decisamente significativa, poteva riferirsi a molte cose: la malattia, qualche segreto del clan o qualcuno che non poteva accusare direttamente. Provai ad andare avanti con quel metodo. Infine, scrissi "Mortale dal da gestire". Sembrava mancare una parola, non tornava quella frase. Cosa andava gestito?
    Scossi la testa e feci un altro tentativo, procedendo con le righe. "Con accanimento. L'esercito predilige i luoghi alti e detesta quelli infossati; le forze. questione di disposizioni". Mi sembrava meno credibile come soluzione. I casi erano due: o mancava una parola dalla soluzione precedente, oppure dovevo provare con l'ultima interpretazione.
    Tentar non nuoce, cercai i vari paragrafi. Dopo una veloce ricerca scrissi "Il generale esperto deve analizzare... Polvere che si alza in punti diversi... Il tesoro dissanguato... Si attacca con la forza frontale." Un ricordo mi travolse con l'impetuosità di un fiume in piena. Mio padre che mi rimproverava perchè, secondo lui, mi credevo un generale esperto quando ero solo un soldatino alle prime armi.
    Che avesse diretto a me quelle parole? Ero io il generale esperto? O lo sarei diventato risolvendo quell'enigma? Quell'uomo riusciva a stupirmi anche da due metri sotto terra, se avevo del talento lo dovevo a lui. Pensai che se in quel momento avesse potuto vedermi, avrebbe voluto che risolvessi il suo indovinello. Fu ciò che decisi di fare.
    Mi avvicinai alla libreria, cercando della polvere. Quando studiai le tecniche di perquisizione, imparai che per trovare delle porte segrete mi sarei dovuto affidare alle correnti d'aria, che spesso spostavano la polvere. Iniziai quindi a percorrere tutta la parete sulla quale si appoggiava la libreria, poi quella adiacente, soffiando sul battiscopa finchè non vidi la polvere alzarsi e poi rientrare fra le pietre che componevano il muro. Bingo.
    Adesso dovevo capire il significato delle ultime due frasi: "Il tesoro dissanguato, si attacca con la forza frontale". Cos'era il tesoro dissanguato? La forza frontale poteva essere una semplice spinta, ma non capivo il collegamento tra le due frasi. Dissanguato era evidentemente inteso come impoverito, quindi avrei dovuto attaccare frontalmente un tesoro di cui ormai era rimasto poco. Mentre ragionavo le mie dita analizzavano le fessure che avevo appena trovato. Le pietre che sembravano nascondere qualcosa non erano più di una decina, circa un quadrato con un lato di quaranta centimetri.
    Forza frontale? Avevo in mente un modo che ricalcava alla perfezione quell'idea. Mi posizionai davanti al muro e appoggiai entrambe le mani su di esso, portando indietro la gamba destra. Ispirai una grossa quantità d'aria, strinsi i denti e spinsi, con tutta la forza che avevo in corpo. Ogni singolo muscolo era coinvolto in quello sforzo, dai gemelli ai miei possenti dorsali. Concentrai una piccola quantità di chakra nei muscoli delle braccia per distenderle, spingendo indietro la pietra. Dopo averla spinta per una ventina di centimetri si bloccò e io smisi di spingere.
    Sciolsi i muscoli delle braccia, per poi abbassarmi e osservare il buco nel muro. Sembrava essere scavato al centro e i miei occhi individuarono un rotolo bianco. Lo afferrai, ritirando il braccio giusto un attimo prima che la pietra scattasse tornando alla sua posizione originale. Se avessi aspettato un attimo in più ci avrei rimesso una mano.
    Tornai alla scrivania, per mettermi a sedere. Il piccolo rotolo che mi trovavo davanti sembrava essere importante, se no perchè mio padre avrebbe dovuto nasconderlo? Anche se, quella che avevo appena affrontato, sembrava più una prova di intuito, invece che un modo di nascondere qualcosa. Iniziai a srotolare la pergamena e rimasti di stucco. Mi sforzai di chiudere la bocca, mentre i miei occhi osservavano il testamento di Matsuo e Misaki Yotsuki.
     
    .
  12. ~ Marcø
        Like  
     
    .

    User deleted


    I Segreti di Villa Yotsuki






    Sbattei gli occhi e tastai con le dita la carta che le mie mani stringevano. Non stavo sognando, avevo davvero trovato il testamento dei miei genitori. Ovviamente non avevo nessun interesse nel valore economico di quel foglio, quelle parole avevano un valore puramente affettivo: erano l'ultima traccia tangibile dell'esistenza di quelle due magnifiche persone che avevo avuto l'onore di chiamare padre e madre.
    Lessi più di una volta le scritte che mi trovavo davanti, la cui calligrafia era, come sempre, ineccepibilmente perfetta.

    Cari figli,

    spero che non leggiate questo messaggio prima di aver vissuto una vita lunga e felice. Siamo coscienti di essere malati, ma resisteremo il più possibile, nel nostro sangue c'è la forza di generazioni dei migliori ninja che il mondo abbia mai visto. Nel nostro sangue e dunque nel vostro. Ricordate sempre cosa vi lega, siete fratelli, niente potrà mai dividervi. Vi abbiamo cresciuto con amore, vi abbiamo educato fin troppo severamente, ma siamo orgogliosi di voi, dimostrateci di non aver sbagliato.

    In cantina, dietro al baule contenente i ricordi di famiglia, troverete un passaggio segreto nel muro. All'interno vi aspetta la ricchezza rimastaci, fatene buon uso. Non parliamo solo di ryo, oro e qualche opera d'arte: vi sono segreti che dovrete svelare da soli, dei gradini che vi porteranno ai vostri limiti. Ogni volta che ne salirete uno, scoprirete di ambire a quello successivo, dove nuove meraviglie vi aspetteranno.

    Noi abbiamo già avuto le nostre due meraviglie. Daiki e Daisuke, ricordate a Oto di noi Yotsuki, scrivete la storia e vivrete per sempre.

    Con amore, Matsuo e Misaki



    Non riuscii a trattenere una lacrima, mentre i ricordi affioravano. Almeno erano morti con la convinzione che io e mio fratello fossimo uniti, non avevano patito la mia sofferenza, una piccola soddisfazione che non avrebbe comunque salvato Daiki dal destino che avevo in mente per lui.
    Comunque, dopo aver scacciato i ricordi, mi diressi verso la cantina, passando per la porta che dava sul giardino. Avevo ben presente il baule al quale si riferivano le parole dei miei genitori, ma non avevo mai pensato che dietro potesse esserci nascosto qualcosa, come, d'altronde, non avevo mai pensato ad un testamento nascosto nello studio.
    Dopo aver sceso le scale che portavano al piano sotterraneo, mi trovai davanti i tre mobili nel quale avevo riposto le cianfrusaglie inutili. Spostando lo sguardo a sinistra, trovai ciò che cercavo: un baule di legno con rifiniture composte da un metallo dello stesso colore dell'oro. Mi avvicinai, posizionandomi di lato ad esso, per poi spingerlo di qualche metro, era più leggero di quanto sembrasse. Notai che le pietre sul quale aveva giaciuto fino a quel momento erano scavate: vi era esattamente la forma di due piedi, uno accanto all'altro. Provai a posizionarmici sopra, mentre pensavo all'ironia della frase "seguire le orme dei propri genitori".
    Un attimo dopo che misi il secondo piede al suo posto, davanti alle mie spalle le pietre che formavano il muro si spostarono, lasciando spazio ad altre due incavature, questa volta a forma di mani. Notai una piccola incisione nel punto in cui si sarebbero trovati i palmi: una saetta. Sapevo cosa voleva dire.
    Dopo aver appoggiato entrambe le mani al loro posto, chiusi gli occhi, trovando in una frazione di secondo la calma necessaria. Lasciai fuoriuscire da tutto il mio corpo uno strato leggerissimo di elettricità, diventando così la batteria che alimentava il meccanismo nascosto dietro le mura della mia cantina. Una dopo l'altra, le pietre intorno alle mie mani, si spostarono, formando una porta a forma di volta e lasciandomi vedere un corridoio non più lungo di tre metri che dava su un'altra stanza. Aspettai di non sentire più alcun rumore prima di rilasciare l'armatura di elettricità e spostare i piedi dalle incavature nelle quali si trovavano.
    Feci un passo avanti, con tutti i sensi all'erta, non volevo rischiare di perdere un pezzo di arto proprio come poco prima. Quando mi resi conto che tutto sembrava sicuro, percorsi tutto il corridoio, trovandomi in un'enorme stanza.


    Su entrambi i miei lati vi erano tre statue, sopra a dei cubi di marmo alti circa un metro, l'una accanto all'altra, che raffiguravano dei ninja molto muscolosi e dai tratti familiari. Mi avvicinai alle tre sulla mia sinistra, ognuna contraddistinta da una lettera, probabilmente di nuovo secondo la numerazione dei capitoli. Osservai i coprifronte delle prime due statue: non raffiguravano il simbolo di Oto, bensì quello di Kumo, quindi dedussi che dovevano rappresentare i miei antenati. Nel blocco sul quale si trovavano le statue, oltre alle lettere che li numeravano, vi era una fessura, grossa circa quanto un pugno. Quella della prima statua conteneva una specie di chiave.
    Quando mi girai per osservare le statue dll'altra parte della stanza notai una sorta di incisione sul pavimento. La percorsi nella sua interezza, per rendermi conto di cosa rappresentava: una saetta. Era decisamente il sancta sanctorum della mia famiglia.
    Dopo aver esplorato la stanza completamente, avevo un documento in più sul quale fare riferimento. Infatti, in due stanzine scavate nel muro avevo trovato, oltre alle informazioni sul mio patrimonio in ryo, diversi testi minuziosamente decorati e qualche disegno che sembrava avere un discreto valore, un documento che parlava di quelle statue e di alcune "chiavi". Secondo quel testo, colui che avesse trovato tutte le chiave avrebbe avuto accesso a tutte le aree di quella stanza, ognuna delle quali conteneva alcuni oggetti che lo avrebbero aiutato nell'ascesa come capo del clan. La cosa cominciava ad intrigarmi molto.
    Due delle chiavi erano già state trovate, le quattro mancanti si trovano sparse per il continente ninja; secondo alcune fonti se ne trovava una per ogni paese tra Kumo, Iwa, Kiri e Suna. Le chiavi che erano state infilate nelle rispettive statue avevano rimosso la grata che bloccava l'accesso all'area in fondo alla stanza, da lì vi erano altre tre grate abbassate. Avrei dato tutto il resto della villa solo per poter accedere a quelle tre stanze.
    Mi recai ad una delle due scrivanie sulle quali vi erano i vari documenti, cercando nei vari cassetti. In uno di essi trovai l'ennesimo rotolo, scritto con la solita grafia degna dei migliori miniatori. Il rotolo parlava di un'antica leggenda secondo la quale alcuni ninja esperti di fuuinjutsu, per evitare di disegnare ogni volta i sigilli che usavano più spesso sul proprio corpo, erano soliti inciderseli con speciali punte intrise di inchiostro, creando così dei tatuaggi dai poteri speciali. In fondo alla pergamena, vi era un disegno che raffigurava la speciale penna con la quale si potevano creare questi disegni. Sembrava un progetto per costruirla, avrei potuto portarlo da un fabbro. Trovai alquanto ingegnosa la pratica dei tatuaggi, sopratutto per esperti di corpo a corpo come me. Avrei avuto accesso a potenziamenti che andavano oltre il semplice impasto di chakra nei muscoli. Era a dir poco un'idea brillante.
    Quindi non potei che rimanere di stucco quando, aprendo il cassetto inferiore, trovai la penna disegnata nel rotolo. Solo che questa non era un progetto disegnato su un foglio, ma una vera e propria penna ad ago. Non fu difficile fare due più due: mio padre era un artista quando aveva in mano qualcosa con cui disegnare, tutti i testi che aveva trascritto lo confermavano, e lì c'era una macchinetta per disegnare in modo permanente sulla pelle. Il buon vecchio Matsuo era un tatuatore.

    « Quand'è che smetterai di sorprendermi, padre? »


    Quando sollevai quel piccolo tesoro, sotto di esso, vidi un piccolo foglio; lo afferrai per scoprire il suo contenuto. Vi era un disegno, una mappa di un sobborgo di Oto con una croce a metà di una via che non avevo mai percorso, e un nome: "Hakuseki Mozumi". Sicuramente, entro pochi giorni avrei trovato quella persona e avrei chiesto spiegazioni.
    Dopo aver fatto un altro giro per tutta la stanza, alla ricerca di altri tesori, mi ritenni soddisfatto. Avevo abbastanza materiale per ragionare qualche giorno. Raccolsi i documenti che avevo trovato, la macchinetta per i tatuaggi e il testamento, per poi recarmi all'uscita di quella stanza segreta. Subito dopo essere uscito dal corridoio sentii un meccanismo azionarsi.
    Mi girai, giusto in tempo per vedere il muro ricomporsi, senza lasciare traccia del passaggio che fino a quel momento era rimasto aperto. Probabilmente vi era un sensore di pressione nel corridoio, in modo che la stanza rimanesse chiusa quando non c'era nessuno al suo interno. Perfetto, era meglio che rimanesse chiusa fino a quando non avessi voluto tornarci.
    Salii le scale, per tornare al mio studio. Avevo molto su cui pensare.
     
    .
11 replies since 13/2/2011, 12:49   139 views
  Share  
.