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Kalastor.
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Ero da qualche giorno tornato al Castello, dopo essermi sottoposto
all'ultimo allenamento che mi aveva portato a padroneggiare quello
che divenne il mio unico Budo.
Evidentemente tributarmi una vacanza non era nei piani del Demone;
la notte avvolgeva Castlevania, ed io mi concedevo al sonno stando
nei giardini del Castello.
" E' giunto il tempo di riunirti al tuo elemento: dalla sabbia sei
nato, ed e' con lei che riconquisterai pienamente le tue qualita':
sia come ninja che come guerriero, raggiungendo un livello che non
avevi mai toccato. Avrai una guida ad assisterti, Buon Viaggio.. "
La voce del Demone tuono' nei miei sogni come una folgore nel ciel
sereno, per poi sfumare rapidamente, come se nulla fosse accaduto.
Il mio risveglio fu quasi immediato e non appena riacquistai piena
coscienza della situazione, raccolsi delle provviste dal Castello,
e afferrando una lunga stoffa la legai per farne una piccola sacca
da viaggio. Parti' pieno di determinazione - anticipando l'alba di
un paio d'ore - colmo di gioia per il ritorno in patria, che ormai
non vedevo da tanti anni.
Il viaggio fu per me leggero e indolore: Castlevania era una sorta
di porto franco situato a meta' fra tutti i villaggi: sia in senso
politico che geografico; non riscontrai complicazioni nel rilevare
la rotta per Suna: mia madre era stata una chunin, mio padre anche
Kazekage, facendo di me ninja della Sabbia fin dalla nascita.
Credo sia per questo passato che sperimento tanto affetto verso un
elemento apparentemente ostile e apatico come la sabbia.
Mancavano pochi chilometri alle porte del villaggio - i miei passi
continuavano a muoversi grazie alla pura fiducia - ed io non avevo
iniziato a pensare neanche lontanamente a quali sarebbero state le
mie prossime risoluzioni.
Dal panorama emerse ad un tratto la figura di un uomo coinvolgente
e magnetico: solo in mezzo al nulla; percepi' in lui una sfumatura
di casa, e la sicurezza che infonde un'oasi ai pellegrini.
Mi avvicinai, senza riflettere affatto su cosa stessi facendo; con
la mano destra stringevo il bastone di sabbia - che cercavo sempre
di mantenere attivo durante i miei viaggi - per potermi addestrare
senza sosta sul controllo del chakra. Quando giunsi a pochi metri,
pensai di presentarmi, ma fu lui il primo a parlare, formulando un
quesito al quale non riusci' a dare un senso: decisi di introdurmi
lo stesso, superando la vergogna provata, e ponendomi in uno stato
di rispetto verso lo sconosciuto.
" Salve, il mio nome e' Yashamaru, shinobi della Sabbia. Le chiedo
scusa, ma non sono riuscito a capire la domanda: posso gentilmente
chiederle di ripetere? "
Il mio tono era cordiale, quasi familiare. Sorrisi con sincerita',
superando tutte le mie paure illusorie, lasciando tra me ed il mio
interlocutore soltanto il ponte della verita'.. -
Kalastor.
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La figura che avevo incontrato nel deserto si rivelo' - in modi un
poco bizzarri - un ninja dalle capacita' straordinarie: non appena
mi invito' a seguirlo non esitai un istante, certo di aver trovato
proprio la persona che stavo cercando. Quando inizio' ad avanzare,
il suo ritmo mi parve a dir poco estremo: effettivamente non avevo
mai avuto l'occasione di vedere ninja esperti muoversi tra le dune
del deserto, ma quell'uomo sembrava quasi planarci sopra.
Cercai di mantenere quanto possibile un buon centro: la sabbia non
era certamente un elemento a me estraneo, e sebbene quel genere di
velocita' - d'altro canto - lo fosse, non mi scoraggiai, iniziando
a camminare con leggerezza in fase d'atterraggio, e con dirompente
energia durante la fase di sollevamento.
Il caldo era vigoroso, ma normalmente sarei riuscito a sopportarlo
senza problemi: dovendo mantenere un continuo impegno e attenzione
tuttavia, la respirazione iniziava a risentirne, appesantendosi ad
ogni passo di piu': la Guida continuava a narrare cio' che stavamo
facendo, la qual cosa mi metteva decisamente a mio agio, finche' a
un certo punto non predisse la mia morte: sebbene fossi riuscito a
mantenere la mia concentrazione, non lasciandomi spaventare, presi
molto seriamente le sue parole, balzando un paio di metri a destra
e compiendo una rotazione completa in cerca di pericoli, rilevando
in effetti una zona di sabbie cedevoli, sabbie mobili, pochi metri
di fronte alla mia precedente posizione; prevedibilmente non sarei
caduto in quel semplice ostacolo, ma fui comunque grato al maestro
per il suo riguardo.
Giungemmo al limitare di una zona rocciosa - composta di massi che
si incastravano tra di loro - e realizzai all'istante come ad ogni
passo avrei rischiato di ferirmi fatalmente: se il mio corpo fosse
finito tra quelle formazioni, sarebbe sicuramente incorso in danni
multipli: l'impatto, il calore delle superfici, la spigolosita' di
molte delle sporgenze e - non ultimi - gli animali velenosi.
In caso di fallimento, difficilmente ne sarei uscito in condizioni
tali da poter continuare la prova a lungo.
La mia Guida fortunatamente non smetteva di parlare, presentandosi
ai miei occhi piena di bonta', sincerita' d'animo e apertura verso
gli altri. Venni invitato a proseguire la narrazione, e per essere
sincero ne fui particolarmente lieto; senti' come se quell'uomo mi
stesse coinvolgendo in qualcosa, ed io ero indubbiamente felice di
prenderne parte. Compi' il mio primo balzo, teso e potente, ma nel
pieno del controllo, arrivando al primo dei massi: senza pensare a
nulla, ripetei l'azione per un altro paio di volte, cominciando ad
acquisire la mia prospettiva rispetto a quell'inferno di pietra.
Il caldo e la pesantezza si percepivano ora chiaramente aumentati,
probabilmente almeno del 27% rispetto a prima: ogni masso era come
una vera e propria fornace.
Mi appariva chiaro ormai quali sarebbero stati i maggiori ostacoli
della traversata: il caldo afoso faceva dei movimenti l'unico modo
per respirare aria fresca, mentre la superficie dei massi impediva
movimenti bruschi o abbozzati, e la natura del suolo non ammetteva
errori di sorta, col sole che picchiando rendeva ogni secondo piu'
difficile mantenere la concentrazione.
" Uno dei due si trova impreparato di fronte alla grande prova. "
Le mie parole sembrano l'apertura di una tragedia, eppure sorrido,
dirigendo la mia concentrazione sulla vetta della roccia seguente,
tendendo un paio di balzi lineari e precisi, privi di sbavature.
" Ma nel suo sangue trova le risposte che stava cercando. "
Compio altri due balzi, plasmando muscolatura e chakra e facendoli
agire all'unisono, come fossero un'entita' unica, senza mai uscire
dal mio centro, senza mai scordare l'equilibrio, con le gambe e le
braccia ad aprirsi in fase di atterraggio per ammortizzare creando
al contempo una base d'appoggio piu' stabile ed un baricentro piu'
solido.
" E rivolgendo preghiere ai suoi avi che a loro volta traversarono
questo stesso cammino maledetto, fa propria un'agilita' che non e'
la sua, aprendo un forziere di conoscenza tramandato nei secoli. "
Non posso negarlo: quel simil gioco cominciava a piacermi davvero,
e mi era di grande aiuto per sopportare la fatica.
Saettai su quattro massi, uno dietro l'altro: atterravo, attutivo,
esplodevo nuovamente. Mi voltai, cercando con lo sguardo la Guida:
mi figurai che la comunicazione tra di noi sarebbe stata quasi del
tutto empatica, percio' furono i suoi occhi che interrogai: " Come
sto andando? ", sarebbe stato il mio unico vero quesito.
Espressi un ampio e vero sorriso, pronunciandomi con sincerita'.
" Poi, girandosi verso la sua Guida, gli chiese quale fosse il suo
nome e quali le sue origini. "
Mi voltai di nuovo, riprendendo a saltare: mentre io riuscivo solo
a parlare durante le soste, il maestro mi aveva gia' dato prova di
non vedere affatto quell'attraversata come qualcosa di impegnativo
o gravoso. La mia consapevolezza era ormai interamente penetrata e
stabilizzata nella realta' di quel panorama infernale, muovendo il
mio corpo ritmicamente in maniera quasi automatica.
All'inizio del balzo guardavo quale sarebbe stato il macigno verso
il quale mi sarei diretto dopo il primo, e istantaneamente tornavo
a concentrare sull'atterraggio, seguendo fino alla fine della fase
aerea il punto di appoggio con lo sguardo, ammortizzando l'impatto
con le gambe, e aprendo le braccia lateralmente, per rafforzare il
baricentro e stabilizzare l'equilibrio, spiccando l'attimo dopo un
nuovo balzo, avendo gia' individuato il prossimo bersaglio.
Se avessi nutrito dei dubbi riguardo alla natura di qualche tratto
di percorso, mi sarei arrestato istantaneamente, studiando a fondo
e con calma la situazione prima di proseguire.
" Finalmente la coppia di shinobi riusci' a scorgere la fine delle
rocce.. "
Quel tipo iniziava decisamente a piacermi.. -
Kalastor.
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Potevo vedere la meta, già dimenticando quello che era stato il viaggio per raggiungerla.
D'un tratto il suolo venne scosso, manifestando una sorta di fenomeno sismico: quel genere di eventi che - nella mortificante piattezza del deserto - difficilmente un uomo comune avrebbe veduto nella sua vita.
Un Sand Worm: evidentemente non ero l'unico scosso da quella visione. Le mie gambe avevano già iniziato a muovere passi spediti, senza che fossi stato interamente l'artefice di quell'intenzione, e mi ritrovai a ricercare il perché del mio relativo contegno di fronte a quel mostro, lungi dal provare meraviglia o stupore. Istintivamente la situazione mi riportò alla mente immagini alla cui memoria associavo fortemente l'idea del sangue: il mio Maestro - il mio Padre Spirituale - Nobile Vampiro, mentre assisteva all'innalzamento delle mie carni oltre la soglia della morte, ridandomi la vita come Sua Progenie.
In fondo quell'animale sembrava una creatura piuttosto normale.
Divorati i primi metri a suon di ampie falcate, concentrandomi quindi sul bacino, sede del baricentro e, come tale, custode di tutta la mia forza di Aikidoka; ripreso il controllo, spostai parte delle mie energie potenziali in favore dell'apparato motore, aumentando la mia velocità di crociera. [4]
Alla meta sembrava mancare approssimativamente poco meno di un chilometro, e il nostro involontario avversario non sembrava intenzionato a smettere d'infastidirci.
Esplose dalla sabbia come un geyser, riaggiustando - in fase di discesa - la traiettoria verticale con la quale era emerso, pensando - non certo consciamente - di trovarsi di fronte ai soliti, lenti, pellegrini. La sua vita, vissuta sulle routine, gli aveva appena fatto sprecare un valido attacco, e diverse energie.
Senza rallentare il passo, proseguì indifferente e spedito nella mia avanzata, tenendo la figura della Guida come riferimento. [4]
Si trattava davvero di un personaggio interessante, tanto da farmi pensare, in quella corsa tra la vita e la morte, parole che dissi senza quasi alcuno sforzo, col sorriso sulle labbra.
" Il mostro li incalza, ma non sono ninja le sue prede abituali: con loro è un'altra storia. "
Il Sand Worm si era inabissato, eppure le vibrazioni che avvertivamo dal terreno ci facevano chiaramente presagire il suo ritorno. Quando iniziò a risalire in superficie, notai che nella zona soprastante il suo corpo, quando si trovava a pochi metri dallo scoperto, il terreno sprofondava, rendendo la situazione particolarmente pericolosa.
Istintivamente diedi una nuova scarica di energia al mio apparato motore, rimettendomi in pari con la mia Guida, naturalmente più avanzata di me. [4]
Eppure evidentemente non feci abbastanza: il mostro riemerse completamente, tentando ora un inseguimento di superficie: pensai solo per un secondo a quale potesse essere il suo punto debole, ma abbandonai subito l'idea, congiungendo invece di fronte a me le mani nella composizione di quattro semplici sigilli, a seguito dei quali tre mie copie si materializzarono alle mie spalle, disperdendo subito la formazione a triangolo, per poi offrirsi uno alla volta in pasto all'animale, che avrebbe trovato le sue prede decisamente poco sostanziose. [3]
Secondi preziosi nei quali riuscì a riguadagnare il distacco che, nell'ultimo scatto, il Sand Worm era riuscito a rubarmi. Dal modo in cui attaccò le mie copie mi parve chiaro come, in realtà, non si trattasse di una creatura tanto violenta, anche se non fui mai sicuro riguardo al perché. Dovettero trascorrere un paio di minuti prima che fosse in grado di riavvicinarci, sprecando un nuovo attacco, riprovando a travolgerci dal cielo, evidentemente irato e deciso a portare una carica a piena potenza. Capì istantaneamente le direttive - espresse empaticamente - della mia Guida, arrestando l'avanzata e scattando ai lati opposti dello spazio visivo nemico, facendogli trovare, ancora una volta, nient'altro che sabbia: oramai la meta sembrava davvero vicina, a non più di cento metri: esplosi in avanti, avendo in mente solo il momento dell'arrivo. [4]
Fu lì, che sbagliai davvero. Dopo una decina di potenti falcate, perdetti l'equilibrio, a causa della fatica e della concentrazione smarrita, rovinando a terra. Fino ad allora avevo avvertito le vibrazioni del suolo solo attraverso i piedi: ora coinvolgevano tutto il mio corpo, e la cosa in qualche modo riuscì a terrorizzarmi davvero; rimasi bloccato per un paio di secondi prima di riuscire ad impormi sulla mente, convincendomi ad alzarmi e riprendere la marcia: non fu abbastanza.
La testa del gigante emerse dalle sabbie esattamente nel punto in cui ero caduto, orientandosi subito verso di me: capì che quella volta non sarebbe stato possibile evitare il conflitto. Memore del mio passato ninja, stavo per ripetere mentalmente il mantra che un tempo credevo fosse l'unico modo di combattere al pieno delle proprie forze - "io ti uccido" - quando un blocco psicologico mi si parò davanti, facendomi ripercorrere a suon di flashback l'allenamento nelle foreste di Castlevania, al quale mi ero sottoposto a seguito del mio ritorno. Ogni sentimento d'odio svanì dal mio cuore, equiparando - come fosse la cosa più naturale del mondo - il valore di quell'essere al mio.
Assunsi la posizione di difesa dell'Aikido, fissando l'avanzare dell'opponente senza alcun pensiero: un osservatore esterno non avrebbe potuto vedere in me che un potenziale suicida: io vedevo in ciò che stavo facendo l'unica cosa possibile da fare. Estrassi con la mancina una pillola dalle pieghe del mio abito, quasi privo di equipaggiamento: non avevo assolutamente alcun piano in mente, ero solo certo che se mai avessi avuto bisogno di energie, quello era decisamente il momento più adatto per riappropriarmene. [+12]
Il contatto era oramai inevitabile, e senza pensare a ciò che stessi facendo, composi due sigilli fulmineamente, portando la mia energia ai palmi delle mani e iniziandoli a muovere ampiamente attorno a me, tracciando nell'aria traiettorie sferiche: il moto divenne sempre più rapido, e quando il mostro giunse per divorarmi, sentì che non stavo aspettando altro che quello: spostandomi lateralmente al massimo della velocità, compì una rotazione completa sul mio asse, accarezzando quasi con le mani l'estremità della sua bocca, senza mai toccarla fisicamente, ed il suo corpo mi scivolò affianco, come se avesse provato ad afferrare una pallina troppo viscida. [16]
Mi superò quasi nella sua intera lunghezza prima di riuscire a riprendere il controllo su se stesso: quando si sarebbe voltato avrebbe trovato ad attenderlo un altro falso bersaglio, mentre io raggiungevo celermente la mia Guida verso la salvezza. [1]
" Così.. "
Con immensa gioia stavo per riprendere il racconto, quando capì di aver prosciugato la mia riserva energetica, accasciandomi al suolo sulle ginocchia, per ricompormi solo qualche secondo dopo, riprendendo la ricerca del mio centro.
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Kalastor.
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Non appena ebbi placato il respiro affannoso e ritrovato il mio centro, la mia consapevolezza - ora nuovamente rivolta verso l'esterno - percepì una strana sfumatura nell'ambiente che mi circondava: qualcosa che in qualche modo mi faceva sentire profondamente a casa: guardavo la mia Guida avanzare verso la fonte d'acqua, ma non riuscivo a provare meraviglia per ciò che vedevo: era come se gli abbondanti raggi solari ed il loro avvolgente calore mi stessero facendo sprofondare letteralmente in un'altra dimensione.
Feci per alzarmi, imbarazzato dalle mie sensazioni, spinto dalla logica verso la fonte di abbeveraggio, ma - evidentemente - sbagliavo nel volermi ribellare alla mia natura. Riuscì appena a sollevarmi di qualche decina di centimetri dalla posizione di seiza, solo per ricadere un secondo dopo col sedere per terra.
Trascinai le gambe sulla sabbia per ricompormi nella posizione del loto: la mia vita non era di certo esente da eventi straordinari, molti inspiegabili logicamente, e la sensazione che percepivo era più simile all'estasi raggiunta con la meditazione Yoga piuttosto che ai sintomi di qualche veleno: non volli quindi preoccuparmi, attendendo semplicemente qualcosa.
Le parole dell'individuo nel quale oramai avevo identificato un esperto maestro, giunsero alle mie orecchie come voci lontane, seppur chiare e distinte; vidi in loro l'ariete per sfondare ogni mia opposizione mentale a quello stato psicofisico.
" Ss... "
Non trovai in me la forza ne la volontà per esprimere il mio consenso; evidentemente per la mia testa avevo già detto abbastanza: non appena mi lasciai andare completamente, percepì un'energia fulminante percorrermi per intero la spina dorsale, facendomi rizzare nella perfetta posizione posturale, che si stava afflosciando per via del rilassamento.
Fu come spalancare le porte del paradiso, venendo inizialmente accecato dalla luce abbagliante, solo per poi ritrovarmi immerso nella più prestigiosa meraviglia ovunque si posasse lo sguardo: in un mondo in cui i cinque sensi non esistevano più, dimenticati dal corpo e dalla mente per lasciare spazio ad una percezione fatta di pura energia, indescrivibile pura energia in grado di consegnarmi l'eredità di intere dinastie di ninja e nomadi del deserto, come se tutti i miei avi si fossero stretti in cerchio attorno a me, trasmettendomi uno alla volta la loro infinita ed infinitamente preziosa conoscenza.
Ad un tratto sembrò che si fossero raccolti in un profondo silenzio: sentì il mio corpo divenire la sabbia che ci circondava, ogni suo singolo granello, nella loro vita immortale, nel loro perpetuo essere nulla, essere tutto. La luce avvolgente che mi aveva accompagnato fino ad allora, divenne afa soffocante e desolazione, eppure non mi rattristai: sentivo di poter accettare quella surreale realtà nella sua interezza, nella sua pienezza espressiva, in ogni sua sfaccettatura, osservandola da una prospettiva più elevata, quella della sabbia, che semplicemente vede, semplicemente assiste, semplicemente è.
Mi riscoprì ad aprire lentamente gli occhi, ancora a metà tra il mondo terreno e quello spirituale. Dentro di me una pace senza confini: fissavo ogni cosa con occhi primordiali, senza aspettarmi niente, senza pensare a niente.. -
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La Guida si dimostrò soddisfatta della nostra breve avventura, e nello scoprire il suo appagamento provai una gioia immensa, nata da quello e dalla rievocazione di ricordi passati, che mi riportavano alla mente le immagini del mio Maestro, i miei sentimenti verso di lui, i suoi sentimenti verso di me, il nostro legame e la mia ardente devozione che tanto aveva saputo darmi in un momento di delicata crescita.
Riprese la narrazione, e con essa il mio spirito, carico di nuova energia, pronto a dare sei volte quello che fino ad ora era stato un incerto seguire.
Ricominciammo parimente l'avanzata, questa volta a passo ancora più spedito, in direzione di quelle che apparivano come antiche rovine, simili - nelle poche forme sbiadite ancora visibili - a quelle che già avevo conosciuto nei libri di storia. Fremetti, ripensando all'esperienza mistica vissuta poco prima, convinto si trattasse di un dono dei miei avi, con i quali credetti di esser entrato in contatto.
" Ed ecco che allora.. "
Il gioco era ripreso, e sebbene fossi conscio di trovarmi di fronte ad una nuova prova, non potevo che sentirmi sinceramente grato verso Dio e la mia Guida, che iniziavo ad assimilare alla stessa manifestazione.
" ..una nuova avventura si presenta d'innanzi ai coraggiosi esploratori, pronti a gettarvisi con spirito indomito. "
Si trattava di una struttura crollata certo, ma aveva resistito lì per chissà quante centinaia d'anni: confidavo che non avrebbe deciso di finire la sua sepoltura proprio allora.
Avevamo la luce, ed io disponevo - per grazia concessa - di tutti gli arti liberi: compì il primo balzo cautamente, nell'intento di saggiare la natura di quella parete franata, atterrando dalla parte opposta ancora all'inizio della discesa, con pendenza appena accennata. Le grosse mattonelle di pietra, che una volta avevano composto le scale ed i pavimenti, sembravano rappresentare quasi ovunque saldi appigli, rivelandosi false solo in pochi punti, al momento facilmente individuabili.
Vista la larghezza del buco, scendere dividendo gli arti tra le due pareti mi parve comunque una mossa azzardata e poco sicura: nel caso in cui avessi mancato un appiglio o non fossi stato in grado di mantenere una forza tale da consentirmi un costante aggancio saldo, sarei probabilmente caduto in modo imprevedibile, rischiando - nella peggiore delle ipotesi - traumi cranici o l'osso del collo: meglio evitare; e poi, scendere a salti sembrava molto più rapido, mentalmente impegnativo e fisicamente economico. In ultima analisi, se fossi scivolato nel tentativo di agganciarmi ad una parete, per lo meno sarei caduto verticalmente, ed avrei potuto mantenere un buon controllo delle sporgenze circostanti, sacrificando le braccia al posto della testa.
Così mi voltai, iniziando i primi spostamenti: atterravo, mi agganciavo, mi voltavo, e spiccavo il balzo successivo verso la parte opposta. Apparentemente la vicinanza con la superficie aveva facilitato l'entrata di molta sabbia, diminuendo in molti punti la pendenza, altrimenti quasi a 90°.
Dopo le prime mosse di assestamento, mi resi conto di poter velocizzare di molto la procedura, atterrando già parzialmente voltato nella direzione dalla quale ero arrivato, pronto al balzo successivo. Praticai la nuova tecnica per pochissimi metri, ritrovandomi già ad un'altezza sufficientemente agevole per potermi lasciare andare senza preoccupazioni.
" La prima sfida venne agilmente superata, ed ora i due si apprestavano nuovamente ad affrontare l'ignoto. "
Come sempre approfittavo dei momenti di pausa per comunicare col maestro, rilassando i nervi e riposando la mente.
Calcammo pochi passi, e potei constatare lo stato di complessiva solidità che la struttura - in effetti - ancora manteneva. Solida roccia di Suna.
Giungemmo quindi ad un nuovo cedimento: evidentemente le scale erano state il punto debole di quella costruzione; nessun problema: forte di una tecnica oramai brevettata, e di una situazione già superata, compensai con le mie gambe ciò che gli architetti di quel posto avevano mancato di assicurarmi con la loro - comunque geniale - testa. Trenta secondi dopo ero già a terra, essendomi concesso solo una pausa lungo il tragitto, approfittando di una zona in cui i mattoni si erano incastrati particolarmente bene per essere sicuro di avere la situazione sotto controllo.
Altro corridoio, altra voragine: cominciavo ad interrogarmi su quale fosse stata la natura di quel luogo. Motivo in più per andare avanti, invero sempre più affascinato da un passato storico al quale non mi ero mai - indegnamente - interessato.
Iniziavo ad acquisire una naturale sicurezza in quelle operazioni di discesa, quasi fossi stato certo di aver trovato il modo ottimale per rimpiazzare quella piccola deficienza strutturale: troppa sicurezza. Iniziai con tre rimbalzi potenti e decisi, senza rendermi conto di come - stranamente - la roccia fosse diventata più friabile con la nuova profondità: al quarto sentì l'appoggio sbriciolarmisi da sotto il piede quel tanto che bastava per farmi credere che sarei rovinosamente caduto al suolo. Istintivamente mossi una scarica d'energia per far riesplodere la muscolatura dell'arto, proiettandomi fulmineamente dalla parte opposta, questa volta cercando un saldo appiglio con tutti gli arti, infilzando prepotentemente le fessure tra una roccia e l'altra con le mani, provocandomi delle lievi escoriazioni delle quali sul momento non mi resi nemmeno conto.
Rimasi fermo per diversi secondi, poggiando la fronte nella parete d'innanzi a me e respirando profondamente per ritrovare la calma.
Forte della nuova consapevolezza ripresi quindi la discesa, ricalibrando ogni movimento, e ricercando ad ogni atterraggio solidi appigli che mi concedessero qualche secondo di stabilità prima del nuovo lancio. Arrivato a terra presi coscienza dello stato delle mie mani, e strappandomi due strisce di tessuto dai semplici indumenti, procedetti quindi con l'avvolgerle, preoccupandomi di compiere una fasciatura sicura ma non troppo spessa, cosicché non potesse in seguito arrecarmi disturbo o impacciarmi.
Forte delle esperienze fino ad allora acquisite, intrapresi con sicurezza e convinzione l'ennesimo strapiombo, mantenendo la mente in uno stato di vigile attenzione, preparando con calma e perizia ogni nuovo salto, risparmiandomi così le insidie di due fratelli velenosi, che probabilmente avrebbero accolto le mie mani con dolorose punture di difesa.
Giunto a terra mi sorpresi dello sforzo psicologico sostenuto per completare quell'impresa nella quale, tutto sommato, avevo compiuto ogni sforzo muscolare con l'idea di giocarmici la vita.
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Riprendemmo l'avanzata attraverso i tunnel sotterranei: di tanto in tanto qualche rumore sospetto della struttura mi metteva in allerta, ma fortunatamente non arrivai mai a pensare che saremmo potuti essere sepolti vivi.
La Guida - ancora innominata - continuava la sua narrazione, allietandomi e sciogliendo tutta la tensione della situazione: camminare a fianco di ninja esperti mi aveva sempre trasmesso sensazioni di pace e sicurezza, ma questo più di tutti era in grado di far sembrare l'immenso minuscolo, l'impossibile banale. I suoi passi che sembravano accarezzare il suolo senza toccarlo ne erano la prova fisica più evidente.
Ad un tratto ci trovammo la strada sbarrata da un blocco di pietra: se avessimo tentato di distruggerlo probabilmente avremmo finito per compromettere l'integrità dell'edificio stesso, senza avere alcuna certezza riguardo la riuscita del piano; spingerlo finché un'insenatura laterale o qualsiasi altra anomalia nella struttura ci avesse permesso di superarlo sembrò essere l'unica via percorribile, volendo proseguire nell'esplorazione.
Il maestro sembrò seguire senza indugio la mia stessa idea, eliminando ogni dubbio residuo circa il da farsi. Puntellai la mia spalla destra sull'enorme blocco, fortunatamente costruito su di una pietra porosa, che rendeva quantomeno umanamente possibile quei nostri sforzi: chiusi il pugno della mano, e feci aderire l'intero braccio alla superficie, col palmo della mancina a trasferire il resto dell'energia.
" UNO ! "
La mia voce veniva direttamente dal diaframma, che fece vibrare il suono con decisione nell'aria, senza che vi dovessi sprecare troppo ossigeno.
" DUE ! "
Sarebbe stato biomeccanicamente più efficiente se avessi potuto parlare a bassa voce, ma lo sforzo muscolare che imprimevo ad ogni ritmata verbale me lo impediva.
" TRE ! "
Passo.
" QUATTRO ! "
L'andatura era avviata, e avendo al mio fianco un guerriero indubbiamente più esperto di me, sapevo di non dover affatto ricoprire il ruolo della balia. Spingendo a denti stretti con sforzi congiunti, sembravamo dopo poco essere in grado di mantenere un ritmo anche più elevato, così accelerammo, per poco. D'un tratto si avvertì come un aumento d'impedenza, e un nostro passo andò a vuoto, trovandoci impreparati di fronte alla nuova fatica.
" EEE... UNO ! "
Tuonai con la voce, che questa volta sentì nascere dal profondo del mio Tanden, contemporaneamente ad una scarica di energia che si ripartì ugualmente in tutto il mio corpo, pulsando poi inizialmente ad ogni nuovo passo sulle gambe, quasi queste stessero chiamando a loro cibo per alimentarsi.
" Così.. "
Nonostante lo sforzo fosse incredibilmente aumentato rispetto all'inizio, sentivo che stavamo riprendendo il ritmo, e volevo approfittarne per continuare la storia, che prima ero stato bruscamente costretto ad interrompere.
" ..i due dovettero sfidare il nuovo ostacolo. "
La mia voce cambiava tono ad ogni nuovo sforzo, ma nonostante la vibrante fatica che trasmetteva, traspariva come quell'espediente mi stesse in verità alleggerendo nello spirito, ridandomi vitalità.
" Ma niente li avrebbe fermati. "
Evidentemente lo Spirito del Deserto ascoltava le nostre conversazioni, e desiderava renderci l'avventura più interessante possibile: facemmo appena tre passi, e di nuovo ci trovammo a scivolare di fronte ad una resistenza che non era quella prevista: ma non poteva essere vero, doveva certamente trattarsi di una sporgenza appena d'intralcio.
Facemmo un altro passo, mantenendo ritmo e potenza, e di nuovo calcammo i nostri segni sul pavimento.
Mi staccai dalla fredda pietra, sciogliendomi la muscolatura e liberando le ossa incalcate. Cercai lo sguardo del maestro, attendendo anche il suo via libera. Sebbene a entrambi - a lui in particolare - piacesse parlare, il rapporto empatico che avevamo sviluppato superava già lungamente l'utilità delle parole.
Mi avventai sull'ostacolo, placandolo quasi stessi disputando una mischia a rugby, spingendo con le gambe che scivolavano a terra, in una scena che sarebbe apparsa più come una dichiarazione di guerra che un'azione funzionale allo scopo.
" Eeeeh ! "
La voce proruppe dal mio addome spontaneamente, sfondando la linea difensiva dei denti digrignati nello sforzo.
Mi staccai di qualche centimetro, caricandomi, fisicamente e psicologicamente, di nuova energia, violenta e bestiale.
" OOOHHHH ! "
Questa volta l'impatto fu portato con la massima intenzionalità, col chakra sviluppato al pieno delle mie capacità, tanto che seppure non avessi smesso di agire in un confronto più mentale che materiale, spostammo ugualmente l'impedimento al primo passo, facendone seguire altri due con ritmo incalzante, per poi lentamente tornare alla nostra andatura regolare, mentre continuavo a rifocillare l'apparato locomotore con nuova energia, sperando che avremmo presto trovato la via alternativa che stavamo cercando.
Sebbene mi stessi impegnando così a fondo sul piano fisico, percepivo chiaramente come la mente fosse invece da tutt'altra parte, persa oltre il cielo per ignorare le sofferenze sulla terra.
Passo vuoto. Passo vuoto. Passo vuoto. Dovetti avvertire la punta dei polpastrelli raschiare il suolo prima di riaprire gli occhi, rendendomi conto di essere quasi ginocchia a terra, posizione nella quale poi inevitabilmente mi ritrovai seduto.
Chiusi gli occhi, o - per meglio dire - le palpebre calarono sotto il loro stesso peso, insostenibile. La mia postura si afflosciò, e il respiro si fece progressivamente più intenso e profondo.
Qualcosa mi stava sfuggendo: perché quella maledetta pietra non faceva che arrancare su nuovi ostacoli? Perché non potevo fare a meno di sentirmi così impotente e sconfitto? Perché iniziavo a pensare che la nostra avventura fosse già finita? Perché credevo di non esser degno di andare avanti?
Riempì interamente i polmoni d'aria, rilasciandola poi come un flusso sottilissimo, avendo ritrovato la calma muscolare. Allungai il braccio in avanti, sfiorando la roccia con la punta delle dita, poi raggiunte dall'intero palmo, in una posizione di contatto pieno, quasi a cercare delle risposte in un rapporto empatico.
Avevo perso? Nel confronto con una roccia? Aprì gli occhi, e nel respirare immaginai il flusso d'aria che travolgeva la mia anima, continuando oltre la sommità del capo, sopra la testa, mentre tenevo il punto tra le sopracciglia come unico aggancio alla realtà.
Fu allora che vidi, fu solo allora che svelai l'inganno, disperdendo le tenebre offuscatrici di Maya. Da quella prospettiva sopraelevata, percepì quello che era il mio corpo materiale come una mera marionetta ai comandi dello spirito.
Facendo forza sulla roccia mi alzai con fermezza, immerso nello stato di piena consapevolezza. Riassumetti la posizione di spinta, e il suono gutturale dell'aria che intensamente fuoriusciva dai polmoni fu l'unico segno distintivo dell'inizio dei nuovi sforzi.
Manovravo i flussi di energia al pari delle contrazioni e decontrazioni polmonari, osservando quella macchina in cui oramai mi identificavo da distante, lontano dal mondo condizionato, perfettamente stabile nel vuoto della chiara percezione.
Passo dopo passo, senza dolore, senza sofferenza, senza che alcuna parola potesse esprimere lo stato di vacuità in cui tutto appariva naturale, senza alcuna decisione mentale consapevole.. -
Kalastor.
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Un'altra incredibile prova era stata miracolosamente superata, e l'immancabile narrazione della Guida giunse a confermare la chiusura di un altro capitolo. Venne svelata d'innanzi a noi un'ampia sala, la cui bellezza - purtroppo - non ci sarebbe stato dato di poter assaporare appieno.
Mi trovavo ancora parzialmente immerso nello stato di vacuità e perfetta concentrazione raggiunto nel superamento dell'ultimo ostacolo, regolarizzando poco a poco il mio flusso di chakra. Quando varcammo la soglia, venni travolto da una nuova ondata di energia, un'entità quasi palpabile che mi immobilizzò completamente, prostrandomi in ginocchio nella posizione di seiza, mentre attorno a me la situazione rapidamente evolveva, richiedendo una risposta altrettanto rapida. Ma la cosa non mi toccava.
Sebbene alla guida del gruppo non vi fosse un lama, guru, sacerdote, o quant'altro, potevo percepire chiaramente di respirare ad ogni nuovo passo - fisico e spirituale - un'essenza antica e pura, che si andava a sostituire sempre più a quell'ossigeno tanto essenziale per la vita alle sue origini; distintamente avvertivo la mia discendenza come figlio del Kazekage pulsarmi nelle vene, chiamando a gran voce il sostegno degli avi e l'approvazione dello Spirito del Deserto, quasi fosse giunto il momento di varcare quello stato spirituale nel quale ora permanevo solamente per tratti parziali e insoddisfacenti della mia esistenza, durante i periodi di meditazione.
Il mio esperto maestro schivò agilmente l'offensiva delle bestie, dirigendosi senza esitazione verso il proseguimento della struttura, mentre il soffitto e lo scheletro iniziavano a dare segni dei propri acciacchi. Io, sprofondato in uno stato di quiete che solo la vastità solitaria del Deserto può dare, mi chinai a mani congiunte, in segno di preghiera e rispetto verso quel luogo tanto sacro.
° Guardiani, non volgete a me la vostra natura iraconda, giacché non fui io a rendervi schiavi di questo posto, eppure al contempo - nella vostro ruolo inconsapevole - servite la mia stessa causa. °
Mi appellai gentilmente ai miei assalitori, volgendogli pensieri di pace.
Evidentemente però, la strada d'innanzi a me era ancora lunga, sterminata, e per colpa delle mie insufficienti capacità empatiche, non potei in alcun modo evitare quell'inutile violenza: mi erano già addosso.
° Vi supplico di perdonarmi, giacché a causa della mia natura di bestia debole e brutale, non potrò che rispondere alla ferocia che in voi ho scatenato, ignobilmente attaccato alla vita quanto ancora sono. °
I primi due pungiglioni trovarono un bersaglio, ma non fu il mio corpo, protetto in un istante dall'ampio ventaglio che a Suna tutti conoscevano come Kaze TessenKaze Tessen
Quantità: 1
Tipo: Arma da Corpo a Corpo , Meccanismo di Arma a Distanza
Attacco: 0
Costo: 90
Descrizione: un ventaglio gigante, con il quale il ninja è in grado di produrre violentissime lame di vento; le sue grandi dimensioni rendono necessari un costante allenamento e una discreta forza fisica per poterlo utilizzare al meglio. Un'arma letale se usata in combinazione con le apposite tecniche.
Specifiche: richiede tecnica apposita per essere utilizzato., e che fino ad allora aveva sempre rappresentato la mia arma più preziosa, il quale si trovò a farmi da scudo dopo un ampio ed abile movimento circolare, nato da una decisa e fulminea scarica di energia, alla fine del quale stazionava interamente dispiegato d'innanzi a me, ancora in ginocchio.
Non attesi un istante, facendo nascere da un altro flusso di chakra l'esecuzione - per lo meno concettuale - di una tecnicaTecnica del Ventaglio
Posizioni Magiche: 0
Tipo: Taijutsu
Livello: Variabile
Consumo di Chakra: Variabile
Descrizione: il ventaglio ha tre punti viola sulla sua superficie. In base all'apertura del ventaglio, questa tecnica riesce a respingere differenti tipi di arma.
Prima Stella: viene dispiegato solo un terzo del ventaglio. Muovendo velocemente il braccio l'utilizzatore è in grado di deflettere facilmente armi di piccola taglia quali shuriken e kunai.
Livello: 5
Consumo di Chakra: MedioBasso
Requisiti: Energia Gialla
Seconda Stella: fase successiva dell'Ichi no Hoshi. In questo altro stadio della tecnica, si spiega il ventaglio per 2/3 mostrando il secondo punto. Agitato, il ventaglio, crea spostamenti d'aria in grado di deviare ogni tipo di arma.
Livello: 5
Consumo di Chakra: Medio
Requisiti: Energia Verde
Terza Stella: il finale "spettacolare" di questa tecnica di Taijutsu. Dispiegando il ventaglio, il ninja lo agita per creare raffiche di vento massicce in grado di deviare ogni arma che venga lanciata contro il ninja durante il turno, posto che sia in grado di vederle, la forza del vento sarà tale da riuscire a deviare anche tecniche elementari aventi un consumo pari a MedioAlto. Le armi deflesse vengono scagliate verso il basso. Inoltre il vento prodotto col ventaglio può essere concentrato contro una singola persona sospesa in aria, ad esempio mentre salta, spingendola indietro fino a nove metri e infliggendogli danni da taglio di entità media. In alternativa può essere usata contro un normale bersaglio a terra o un oggetto inanimato, a cui infliggerà una ferita medio-leggera da abrasioni spingendolo indietro di quattro metri. L'uso offensivo della tecnica preclude quello difensivo per quel round. Il vento prodotto dal ventaglio si spande in un cono lungo 12 metri e ampio 12 metri all'estremità.
Livello: 3
Consumo di Chakra: Medio/Alto
Requisiti: Energia Rossa nella quale mi ero lungamente allenato, adattandola all'occasione: un rapido movimento di polso, supportato in parte anche dalla mano libera, ribaltò letteralmente lo scorpione di sinistra sopra il compagno, in gran parte grazie all'effetto della leva, mentre l'altro si trovò semplicemente a dover sopportare il dolore della torsione, col sopraggiungere dell'altro corpo - e la precedente perdita del contatto visivo con la preda - in una situazione di caos che non permetteva alcuna chiarezza nell'azione. Il movimento - anche stavolta - fu ampio, fluido e slanciato, dotato di una potenza per nulla indebolita dalla posizione difensiva, forte delle tecniche da terra a cui tutti gli aikidoka dedicavano parti rilevanti della propria pratica. Nella conclusione del moto avrei semplicemente lasciato andare il ventaglio, com'era giusto che fosse, senza provare un attimo di esitazione.
Senza nemmeno rialzarmi, feci tornare a me le mani, ora per aria, nella precisa esecuzione di quattro sigilli, al termine dei quali mi trovai armato di un potente bastoneBastone del Soccorso
Posizioni Magiche: 4 (medio)
Tipo: Ninjutsu
Livello: 5
Consumo di Chakra: Basso
Descrizione: tecnica elaborata da un antico possessore di Shukaku, consente al Ninja di condensare una certa quantità di materiale sgretolabile in robusto bastone di circa 120 centimetri. Il bastone, normalmente, ha una resistenza tale da eguagliare armi con attacco [10]. Da Genin in su la sua capacità di contrastare le suddette armi aumenta a [30]. Usato come arma è un normale bastone. L'arma dura due turni, e può essere tenuta insieme con un ulteriore consumo bassissimo per ogni turno addizionale., dalla consistenza rocciosa; dando continuità alla sequenza di attacchi, arrivò la seconda fila di scorpioni, o almeno il primo, da sinistra, mentre il secondo stava ancora circumnavigando i suoi due compagni, che si dimenavano terrorizzandosi a vicenda, ancora incastrati nel ventaglio gigante.
Il suo affondo, preciso e centrato, venne deviatoMaestria in un'Arma Base (Bastone)
Costo: 1
Grado Richiesto: Genin
Descrizione: questa abilità si ottiene tramite duri allenamenti nell'utilizzo di un unico tipo di arma. Quest'abilità consente di raffinare la propria tecnica a livelli superiori alla norma in un'arma a scelta e dichiarata. Utilizzata con un'arma a distanza la precisione dell'attacco sul punto da colpire migliora di 1 tacca. In caso di scelta di un'arma da corpo a corpo l'agilità come velocità di movimento con la stessa viene aumentata di 1 tacca. Se l'arma scelta è un'arma da mischia allora il suo potenziale aumenterà di 3; se è un arma da lancio, invece, la gittata massima migliorerà del 10%. Se appartiene ad entrambe le categorie, varrà solo uno di questi bonus. dalla mia arma, nella quale feci leva per sollevarmi dal suolo con decisione, scivolandogli di fianco - naturalmente quello più sicuro - effettuando nel passaggio una sorta di contrattacco, che portai scaricando la potenza che avevo accumulato in una rotazione del busto opposta rispetto alla precedente, con la quale scaricai tutta la mia energia esplosiva in un solo colpo mirato alla testa, stordendo - almeno momentaneamente - il mio coriaceo avversario.
Proseguendo il movimento mi detti quindi alla fuga, lasciando alle mie spalle l'ultimo degli opponenti, arrivato dopo tanto non per caso ma per la semplice legge di causa ed effetto, dove la sua poca acutezza era la causa, ed il suo essere in coda l'effetto. La chiamano selezione naturale.
Il soffitto stava già rovinando pesantemente, e la situazione fisico-psicologica dei miei inseguitori non gli avrebbe permesso - anche nel caso in cui avessero dimostrato sorprendenti doti atletiche - di raggiungermi, per cui non mi preoccupai affatto del loro seguito, dedicandomi unicamente allo slalom degli ostacoli in caduta libera, facendomi strada col bastone quando necessario. Non fu un'attraversata particolarmente impegnativa: nel superare i Guardiani non avevo perso in alcun modo la pace interiore nella quale mi ero precedentemente immerso, percependo con limpida chiarezza lo spazio circostante, rispondendo istintivamente ad ogni nuovo pericolo, facendo appello ai miei riflessi animali.
Giunsi così alla scalinata, che percorsi con decisione facendo bene attenzione a non mancare neanche un passo, dissolvendo in sabbia il bastone che ancora stringevo fra le mani solo alla fine del percorso, un metro prima di compiere il balzo, che tesi al massimo delle mie capacità, spingendo sull'ultimo centimetro di rampa ancora intatta e atterrando con successo nel lato opposto, rotolando per attutire l'impatto nell'esecuzione di una caduta frontale perfettamente controllata, al termine della quale mi ritrovai in piedi, di nuovo al seguito dell'allegro maestro.
Nel rivederlo così da vicino sorrisi sinceramente, ma questa volta non parlai, concentrato con la mente su tutt'altro "passatempo".. -
Kalastor.
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