La Strada.

Yashamaru | Ritorno a Casa.

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  1. Kalastor
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    Presentazione



    Ed ecco che allora..
    Riportando tutto a casa.



    Il Deserto, mostro dormiente, protende pigro i propri artigli, cercando di ghermire un Cielo azzurro e distante, limpido sin quasi ad abbagliare. L'Orizzonte è reso poco più di una linea ondulata dalla calura, ed a stento li divide. Un panorama capace di mozzare il fiato. Letteralmente. Nel mezzo di tale spietata meraviglia, il Villaggio della Sabbia appare come una sfida all'ineluttabilità della desolazione. Un ultimo frammento di tenace individualismo. L'eccezione capace, questa volta, di smentire la Regola. Poche sono le vie per accedervi, ed ancor meno quelle sicure. Come la scia di un nave ben presto viene cancellata dalle onde, così le tracce lasciate dai viaggiatori cadono ben presto vittima dei venti incessanti. Occorre avere dalla propria un occhio particolarmente accorto, oppure una buona conoscenza del territorio, oppure ancora una sorte particolarmente favorevole. Ma spesso nessuna di esse è ugualmente bastevole, poiché la Distesa Infinita è un labirinto dalla forma mutevole e capricciosa. Ogni viaggiatore accetta implicitamente di scommettere contro il Deserto. Mette in palio la propria vita, senza mai avere certezza riguardo gli esiti. Una metafora ispiratrice per alcuni. Un'amara scoperta per chi è destinato a divenire un granello fra i granelli.

    Ed ecco che allora.. - Si volta lentamente verso il ragazzo. - Non è forse così..?


    Nemmeno un chilometro separa l'alta duna dai primi insediamenti. Giunto sin qui, chiunque abbia avuto l'ardore di sfidare il Mostro assapora per la prima volta dopo giorni il dolce sapore di una certezza appena maturata. Per quanto si possa essere incapaci, o privi d'orientamento, da quel punto è sufficiente proseguire diritti, e si giunge alle Porte. L'uomo, se di uomo parliamo, veste in modo alquanto singolare. Un cappuccio termina laddove inizia una bandana di stoffa scusa, e prosegue con un manto spesso e dall'aspetto massiccio, calato a forza su due spalle non troppo ben piantate. Fra i due lembi, si scopre una seconda veste, di natura non dissimile dal copricapo, stretta attorno al corpo, tonico abbastanza da non scivolare nell'eccesso. Poco sotto, un paio di pantaloni, del tipo visto maggiormente all'Est, dove il Ghiaccio assedia d'Inverno i porti sul Mare. Poggia quindi sulla sabbia due calzari di pelle lucidata. Per vincere la morsa della sabbia, si aiuta con un lungo bastone, di acciaio scuro e lucido. Osserva Yashamaru da dietro degli occhiali tondi, e neri. Non sa che viso abbia, e neppure come si chiami, ma in lui qualcosa spicca oltre l'ordinario.




    Un semplice post di presentazione.



     
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    Ero da qualche giorno tornato al Castello, dopo essermi sottoposto
    all'ultimo allenamento che mi aveva portato a padroneggiare quello
    che divenne il mio unico Budo.
    Evidentemente tributarmi una vacanza non era nei piani del Demone;
    la notte avvolgeva Castlevania, ed io mi concedevo al sonno stando
    nei giardini del Castello.

    " E' giunto il tempo di riunirti al tuo elemento: dalla sabbia sei
    nato, ed e' con lei che riconquisterai pienamente le tue qualita':
    sia come ninja che come guerriero, raggiungendo un livello che non
    avevi mai toccato. Avrai una guida ad assisterti, Buon Viaggio.. "


    La voce del Demone tuono' nei miei sogni come una folgore nel ciel
    sereno, per poi sfumare rapidamente, come se nulla fosse accaduto.
    Il mio risveglio fu quasi immediato e non appena riacquistai piena
    coscienza della situazione, raccolsi delle provviste dal Castello,
    e afferrando una lunga stoffa la legai per farne una piccola sacca
    da viaggio. Parti' pieno di determinazione - anticipando l'alba di
    un paio d'ore - colmo di gioia per il ritorno in patria, che ormai
    non vedevo da tanti anni.

    Il viaggio fu per me leggero e indolore: Castlevania era una sorta
    di porto franco situato a meta' fra tutti i villaggi: sia in senso
    politico che geografico; non riscontrai complicazioni nel rilevare
    la rotta per Suna: mia madre era stata una chunin, mio padre anche
    Kazekage, facendo di me ninja della Sabbia fin dalla nascita.
    Credo sia per questo passato che sperimento tanto affetto verso un
    elemento apparentemente ostile e apatico come la sabbia.

    Mancavano pochi chilometri alle porte del villaggio - i miei passi
    continuavano a muoversi grazie alla pura fiducia - ed io non avevo
    iniziato a pensare neanche lontanamente a quali sarebbero state le
    mie prossime risoluzioni.
    Dal panorama emerse ad un tratto la figura di un uomo coinvolgente
    e magnetico: solo in mezzo al nulla; percepi' in lui una sfumatura
    di casa, e la sicurezza che infonde un'oasi ai pellegrini.
    Mi avvicinai, senza riflettere affatto su cosa stessi facendo; con
    la mano destra stringevo il bastone di sabbia - che cercavo sempre
    di mantenere attivo durante i miei viaggi - per potermi addestrare
    senza sosta sul controllo del chakra. Quando giunsi a pochi metri,
    pensai di presentarmi, ma fu lui il primo a parlare, formulando un
    quesito al quale non riusci' a dare un senso: decisi di introdurmi
    lo stesso, superando la vergogna provata, e ponendomi in uno stato
    di rispetto verso lo sconosciuto.

    " Salve, il mio nome e' Yashamaru, shinobi della Sabbia. Le chiedo
    scusa, ma non sono riuscito a capire la domanda: posso gentilmente
    chiederle di ripetere? "


    Il mio tono era cordiale, quasi familiare. Sorrisi con sincerita',
    superando tutte le mie paure illusorie, lasciando tra me ed il mio
    interlocutore soltanto il ponte della verita'.
     
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  3. Kalastor
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    Post Attivo Numero 1



    <b>Ed ecco che allora..
    Inizio della Storia.



    La storia! - Volle come sottolineare l'ovvietà dell'affermazione. - Inizia così ogni buon racconto. - Fece qualche passo, carezzando la sabbia coi piedi. - Ed ecco che allora il giovane si presentò, e l'altro.. - Non lasciava alcun tipo di segno. - Lo colpì alla testa col bastone, così! - In un tanto rapido quando fluido movimento, descrisse una mezza luna con la punta del bastone, bloccandosi laddove avrebbe colpito Yashamaru alla tempia destra. - Oppure.. - Lo ritrasse, con calma suprema. - L'altro, senza dir nulla, prese a camminare.. - Spostandosi verso Ovest, avviò un passo leggero. - ..ed il giovane lo seguì, senza fare domande. - Un lievissimo crepitio ne accompagnava lo spostamento. - Allora, vieni..? - Si voltò, aveva entrambe le sopracciglia sollevate. - Non vorrai rovinare la Storia!


    Il Villaggio scorreva sulla sinistra, scivolando lentamente alle loro spalle. Ben presto, ne sarebbe rimasta solamente un'ombra, resa tremolante della calura. Di fronte, un intera distesa di monoliti sabbiosi, Dune alte quanto una collina, spazzate da un vento secco ed insidioso. Per un breve tratto il Deserto proseguiva sul piano, e sin qui nessun problema, ma una volta superato si lanciava senza indugio in uno costante saliscendi. La sabbia era rovente, al punto da rischiare d'intaccare persino le sue delle scarpe. Quando si risaliva un crinale, teneva a perdere compattezza, franando di lato. Quando si scendeva, priva com'era di una vera e propria struttura, faceva affondare le gambe per quasi la metà. Una vera impresa andare avanti senza ritrovarsi coi muscoli lussati o il fiato corto. Dal canto suo, la guida continuava ad avanzare con velocità costante, ed aveva persino la forza di parlare.

    Andarono avanti per molto tempo, sfidando una mezza dozzina di Aspri Giganti! - I suoi piedi scivolavano appena sotto la scorza esterna del manto sabbioso. - Su e giù! Su e giù! - Guardava diritto avanti. - Ma ad un tratto, il Giovane sprofondò, condannandosi ad una morte lunga e dolorosa!.. - olle concedere un minimo margine di dubbio. - Oppure no?


    Giunsero quindi al confine fra la distesa di granelli sottili ed una vasta piana, la quale si perdeva all'orizzonte, quasi salisse sino a gettarsi nel Cielo. Grandi rocce puntellavano quell'enorme Fascia di Bonaccia, vicine l'una e l'altra. Rendevano molto difficile camminare, poichè mancava persino lo spazio per appoggiare i piedi, rendendo così necessario saltellare fra un masso e l'altro. Venne inoltre a mancare quell'attimo di respiro garantito dalla parte in ombra delle Dune, così da rendere l'intera camminata una sorta di discesa in apnea. Il caldo divenne qualcosa di avvolgente, denso. S'insinuava fra gli abiti, dentro al corpo, rendeva ogni gesto difficile come quello compiuto quando si è immersi nel catrame. Ma la Guida non rallentava, e pur mantenendo inalterata l'andatura della partenza, dava prova di un'agilità fuori dal comune.

    Di nuovo, senza indugio, attraverso la Grande Desolazione, dove nasce e germoglia soltanto la morte! - Quasi ad enfatizzare tali parole, uno sparuto gruppo di Condor si avvicinò da Nord. - Senza acqua, senza cibo, sfidano l'ignoto per il solo gusto della scoperta! - Non c'era nemmeno un'inflazione nella voce. Suonava limpida attraverso l'aria bollente. - Ma non a tutti sorride il Fato, ed uno dei due.. - Per qualche istante vi fu silenzio. - Non ricordo il seguito, vai avanti tu?





    Sei adulto e vaccinato uu Lascio alla tua interpretazione personale capire il tema della prova ed il suo svolgimento. Buona stesura.



     
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    La figura che avevo incontrato nel deserto si rivelo' - in modi un
    poco bizzarri - un ninja dalle capacita' straordinarie: non appena
    mi invito' a seguirlo non esitai un istante, certo di aver trovato
    proprio la persona che stavo cercando. Quando inizio' ad avanzare,
    il suo ritmo mi parve a dir poco estremo: effettivamente non avevo
    mai avuto l'occasione di vedere ninja esperti muoversi tra le dune
    del deserto, ma quell'uomo sembrava quasi planarci sopra.

    Cercai di mantenere quanto possibile un buon centro: la sabbia non
    era certamente un elemento a me estraneo, e sebbene quel genere di
    velocita' - d'altro canto - lo fosse, non mi scoraggiai, iniziando
    a camminare con leggerezza in fase d'atterraggio, e con dirompente
    energia durante la fase di sollevamento.
    Il caldo era vigoroso, ma normalmente sarei riuscito a sopportarlo
    senza problemi: dovendo mantenere un continuo impegno e attenzione
    tuttavia, la respirazione iniziava a risentirne, appesantendosi ad
    ogni passo di piu': la Guida continuava a narrare cio' che stavamo
    facendo, la qual cosa mi metteva decisamente a mio agio, finche' a
    un certo punto non predisse la mia morte: sebbene fossi riuscito a
    mantenere la mia concentrazione, non lasciandomi spaventare, presi
    molto seriamente le sue parole, balzando un paio di metri a destra
    e compiendo una rotazione completa in cerca di pericoli, rilevando
    in effetti una zona di sabbie cedevoli, sabbie mobili, pochi metri
    di fronte alla mia precedente posizione; prevedibilmente non sarei
    caduto in quel semplice ostacolo, ma fui comunque grato al maestro
    per il suo riguardo.

    Giungemmo al limitare di una zona rocciosa - composta di massi che
    si incastravano tra di loro - e realizzai all'istante come ad ogni
    passo avrei rischiato di ferirmi fatalmente: se il mio corpo fosse
    finito tra quelle formazioni, sarebbe sicuramente incorso in danni
    multipli: l'impatto, il calore delle superfici, la spigolosita' di
    molte delle sporgenze e - non ultimi - gli animali velenosi.
    In caso di fallimento, difficilmente ne sarei uscito in condizioni
    tali da poter continuare la prova a lungo.

    La mia Guida fortunatamente non smetteva di parlare, presentandosi
    ai miei occhi piena di bonta', sincerita' d'animo e apertura verso
    gli altri. Venni invitato a proseguire la narrazione, e per essere
    sincero ne fui particolarmente lieto; senti' come se quell'uomo mi
    stesse coinvolgendo in qualcosa, ed io ero indubbiamente felice di
    prenderne parte. Compi' il mio primo balzo, teso e potente, ma nel
    pieno del controllo, arrivando al primo dei massi: senza pensare a
    nulla, ripetei l'azione per un altro paio di volte, cominciando ad
    acquisire la mia prospettiva rispetto a quell'inferno di pietra.
    Il caldo e la pesantezza si percepivano ora chiaramente aumentati,
    probabilmente almeno del 27% rispetto a prima: ogni masso era come
    una vera e propria fornace.
    Mi appariva chiaro ormai quali sarebbero stati i maggiori ostacoli
    della traversata: il caldo afoso faceva dei movimenti l'unico modo
    per respirare aria fresca, mentre la superficie dei massi impediva
    movimenti bruschi o abbozzati, e la natura del suolo non ammetteva
    errori di sorta, col sole che picchiando rendeva ogni secondo piu'
    difficile mantenere la concentrazione.

    " Uno dei due si trova impreparato di fronte alla grande prova. "

    Le mie parole sembrano l'apertura di una tragedia, eppure sorrido,
    dirigendo la mia concentrazione sulla vetta della roccia seguente,
    tendendo un paio di balzi lineari e precisi, privi di sbavature.

    " Ma nel suo sangue trova le risposte che stava cercando. "

    Compio altri due balzi, plasmando muscolatura e chakra e facendoli
    agire all'unisono, come fossero un'entita' unica, senza mai uscire
    dal mio centro, senza mai scordare l'equilibrio, con le gambe e le
    braccia ad aprirsi in fase di atterraggio per ammortizzare creando
    al contempo una base d'appoggio piu' stabile ed un baricentro piu'
    solido.

    " E rivolgendo preghiere ai suoi avi che a loro volta traversarono
    questo stesso cammino maledetto, fa propria un'agilita' che non e'
    la sua, aprendo un forziere di conoscenza tramandato nei secoli. "


    Non posso negarlo: quel simil gioco cominciava a piacermi davvero,
    e mi era di grande aiuto per sopportare la fatica.
    Saettai su quattro massi, uno dietro l'altro: atterravo, attutivo,
    esplodevo nuovamente. Mi voltai, cercando con lo sguardo la Guida:
    mi figurai che la comunicazione tra di noi sarebbe stata quasi del
    tutto empatica, percio' furono i suoi occhi che interrogai: " Come
    sto andando? ", sarebbe stato il mio unico vero quesito.
    Espressi un ampio e vero sorriso, pronunciandomi con sincerita'.

    " Poi, girandosi verso la sua Guida, gli chiese quale fosse il suo
    nome e quali le sue origini. "


    Mi voltai di nuovo, riprendendo a saltare: mentre io riuscivo solo
    a parlare durante le soste, il maestro mi aveva gia' dato prova di
    non vedere affatto quell'attraversata come qualcosa di impegnativo
    o gravoso. La mia consapevolezza era ormai interamente penetrata e
    stabilizzata nella realta' di quel panorama infernale, muovendo il
    mio corpo ritmicamente in maniera quasi automatica.
    All'inizio del balzo guardavo quale sarebbe stato il macigno verso
    il quale mi sarei diretto dopo il primo, e istantaneamente tornavo
    a concentrare sull'atterraggio, seguendo fino alla fine della fase
    aerea il punto di appoggio con lo sguardo, ammortizzando l'impatto
    con le gambe, e aprendo le braccia lateralmente, per rafforzare il
    baricentro e stabilizzare l'equilibrio, spiccando l'attimo dopo un
    nuovo balzo, avendo gia' individuato il prossimo bersaglio.
    Se avessi nutrito dei dubbi riguardo alla natura di qualche tratto
    di percorso, mi sarei arrestato istantaneamente, studiando a fondo
    e con calma la situazione prima di proseguire.

    " Finalmente la coppia di shinobi riusci' a scorgere la fine delle
    rocce.. "


    Quel tipo iniziava decisamente a piacermi.
     
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  5. Kalastor
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    Post Attivo Numero 1



    Ed ecco che allora..
    Parte centrale - Rottura dell'equilibrio.



    Poi, girandosi verso la sua Guida, gli chiese quale fosse il suo
    nome e quali le sue origini.
    - La Guida non si voltò nemmeno. - Ed egli rispose 'Tempo al Tempo, ora guarda dove metti i piedi'. - Anche la traversata giunse al termine, riconsegnando gli Shinobi, dei quali uno solamente presunto tale, ad un oceano di sabbia. - Finalmente la coppia di shinobi riusci' a scorgere la fine delle
    rocce..
    - Si voltò appena, accennando una vaga espressione compiaciuta, resa imperscrutabile dagli occhiali. - Ma il Viaggio era ben lungi dall'essere terminato, e dinanzi a loro un ultimo meglio prima della meta.


    Nel mezzo del nulla, benché fosse poco più di un punto al centro di un orizzonte dai contorni incerti, si ergeva un Isola. Profumava di datteri ed acqua fresca, ad ascoltarla emetteva un suono simile alle parole 'Riposo' e 'Obbiettivo'. Non la si poteva vedere, e per ovvie ragioni nemmeno sentire, ma era chiaro come il Sole cocente quanto fosse reale, al di là dei miraggi. La Guida riprese a muoversi, con andatura rimasta inalterata. Ebbe il tempo di fare solo pochi passi, prima di sentir tremare la terra. Un rombo sordo, proveniente dal sottosuolo più remoto. Poi, un suono simile ad un'eruzione, mentre la sabbia volava in cielo in gran quantità. Per pochi secondo, scese la notte, e tutto parve fermarsi. Poi un'enorme figura si stagliò contro il cielo. Aveva un profilo tondeggiante, il colore era quello della pietra arsa dal sole. rimase in volo, leggiadro pur nella pesantezza del corpo, e poi di nuovo si gettò nello sprofondo.

    I nostri allora.. - Pur nel suo contegno imperturbabile, parve alquanto interdetto. - ..furon posti dinanzi un imprevisto. - Senza oltre attendere, prese a correre di buona lena. - E laddove la strada dovea esser serena e piana.. - Planava certo, ma non più con la calma di prima. - ..si levò invece l'urlo del Mostro. Demone a forma di verme, trova dimora nella sabbia. - Un'occhiata alle spalle, rivolta tanto all'allievo quanto all'imminente minaccia. - Per bocca ha un gorgo! Per denti le spire del Maelstorm!


    Qualche secondo di quieta, la proverbiale prima della tempesta. Poi la creatura riemerse, questa volta alle calcagna del giovane Ninja di Suna. Divorava la piana con velocità crescente, scinando al centro di almeno un centinaio di file taglienti sabbia e rocce, spaccandole quasi fossero molliche di pane. Non dava l'idea di volersi arrestare, non di fronte ad un facile banchetto, almeno. Di fronte, la Meta andava prendendo consistenza, scrollandosi di dosso il profilo incerto imposto dalla calura, e dando anche chiara idea della propria lontananza. Un miglio, come la Guida aveva anticipato. Un miglio e poi forse la salvezza. In questa metafora della vita, il Passato ha la forma di un Verme enorme, il Presente quella di un giovane in fuga, ed a sua volta il Futuro le tinte morbide di un'Oasi. Terminare di scrivere il Libro o divenire un'Opera Incompiuta? Questo il dilemma.




    Il Sand Worm è un giovane, nulla di troppo grosso o cattivo. Aumenta costantemente di Velocità, con grosso modo 4 Punte. Buona fortuna!



     
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    Potevo vedere la meta, già dimenticando quello che era stato il viaggio per raggiungerla.
    D'un tratto il suolo venne scosso, manifestando una sorta di fenomeno sismico: quel genere di eventi che - nella mortificante piattezza del deserto - difficilmente un uomo comune avrebbe veduto nella sua vita.

    Un Sand Worm: evidentemente non ero l'unico scosso da quella visione. Le mie gambe avevano già iniziato a muovere passi spediti, senza che fossi stato interamente l'artefice di quell'intenzione, e mi ritrovai a ricercare il perché del mio relativo contegno di fronte a quel mostro, lungi dal provare meraviglia o stupore. Istintivamente la situazione mi riportò alla mente immagini alla cui memoria associavo fortemente l'idea del sangue: il mio Maestro - il mio Padre Spirituale - Nobile Vampiro, mentre assisteva all'innalzamento delle mie carni oltre la soglia della morte, ridandomi la vita come Sua Progenie.
    In fondo quell'animale sembrava una creatura piuttosto normale.

    Divorati i primi metri a suon di ampie falcate, concentrandomi quindi sul bacino, sede del baricentro e, come tale, custode di tutta la mia forza di Aikidoka; ripreso il controllo, spostai parte delle mie energie potenziali in favore dell'apparato motore, aumentando la mia velocità di crociera. [4]
    Alla meta sembrava mancare approssimativamente poco meno di un chilometro, e il nostro involontario avversario non sembrava intenzionato a smettere d'infastidirci.
    Esplose dalla sabbia come un geyser, riaggiustando - in fase di discesa - la traiettoria verticale con la quale era emerso, pensando - non certo consciamente - di trovarsi di fronte ai soliti, lenti, pellegrini. La sua vita, vissuta sulle routine, gli aveva appena fatto sprecare un valido attacco, e diverse energie.

    Senza rallentare il passo, proseguì indifferente e spedito nella mia avanzata, tenendo la figura della Guida come riferimento. [4]
    Si trattava davvero di un personaggio interessante, tanto da farmi pensare, in quella corsa tra la vita e la morte, parole che dissi senza quasi alcuno sforzo, col sorriso sulle labbra.

    " Il mostro li incalza, ma non sono ninja le sue prede abituali: con loro è un'altra storia. "

    Il Sand Worm si era inabissato, eppure le vibrazioni che avvertivamo dal terreno ci facevano chiaramente presagire il suo ritorno. Quando iniziò a risalire in superficie, notai che nella zona soprastante il suo corpo, quando si trovava a pochi metri dallo scoperto, il terreno sprofondava, rendendo la situazione particolarmente pericolosa.
    Istintivamente diedi una nuova scarica di energia al mio apparato motore, rimettendomi in pari con la mia Guida, naturalmente più avanzata di me. [4]
    Eppure evidentemente non feci abbastanza: il mostro riemerse completamente, tentando ora un inseguimento di superficie: pensai solo per un secondo a quale potesse essere il suo punto debole, ma abbandonai subito l'idea, congiungendo invece di fronte a me le mani nella composizione di quattro semplici sigilli, a seguito dei quali tre mie copie si materializzarono alle mie spalle, disperdendo subito la formazione a triangolo, per poi offrirsi uno alla volta in pasto all'animale, che avrebbe trovato le sue prede decisamente poco sostanziose. [3]
    Secondi preziosi nei quali riuscì a riguadagnare il distacco che, nell'ultimo scatto, il Sand Worm era riuscito a rubarmi. Dal modo in cui attaccò le mie copie mi parve chiaro come, in realtà, non si trattasse di una creatura tanto violenta, anche se non fui mai sicuro riguardo al perché. Dovettero trascorrere un paio di minuti prima che fosse in grado di riavvicinarci, sprecando un nuovo attacco, riprovando a travolgerci dal cielo, evidentemente irato e deciso a portare una carica a piena potenza. Capì istantaneamente le direttive - espresse empaticamente - della mia Guida, arrestando l'avanzata e scattando ai lati opposti dello spazio visivo nemico, facendogli trovare, ancora una volta, nient'altro che sabbia: oramai la meta sembrava davvero vicina, a non più di cento metri: esplosi in avanti, avendo in mente solo il momento dell'arrivo. [4]

    Fu lì, che sbagliai davvero. Dopo una decina di potenti falcate, perdetti l'equilibrio, a causa della fatica e della concentrazione smarrita, rovinando a terra. Fino ad allora avevo avvertito le vibrazioni del suolo solo attraverso i piedi: ora coinvolgevano tutto il mio corpo, e la cosa in qualche modo riuscì a terrorizzarmi davvero; rimasi bloccato per un paio di secondi prima di riuscire ad impormi sulla mente, convincendomi ad alzarmi e riprendere la marcia: non fu abbastanza.
    La testa del gigante emerse dalle sabbie esattamente nel punto in cui ero caduto, orientandosi subito verso di me: capì che quella volta non sarebbe stato possibile evitare il conflitto. Memore del mio passato ninja, stavo per ripetere mentalmente il mantra che un tempo credevo fosse l'unico modo di combattere al pieno delle proprie forze - "io ti uccido" - quando un blocco psicologico mi si parò davanti, facendomi ripercorrere a suon di flashback l'allenamento nelle foreste di Castlevania, al quale mi ero sottoposto a seguito del mio ritorno. Ogni sentimento d'odio svanì dal mio cuore, equiparando - come fosse la cosa più naturale del mondo - il valore di quell'essere al mio.
    Assunsi la posizione di difesa dell'Aikido, fissando l'avanzare dell'opponente senza alcun pensiero: un osservatore esterno non avrebbe potuto vedere in me che un potenziale suicida: io vedevo in ciò che stavo facendo l'unica cosa possibile da fare. Estrassi con la mancina una pillola dalle pieghe del mio abito, quasi privo di equipaggiamento: non avevo assolutamente alcun piano in mente, ero solo certo che se mai avessi avuto bisogno di energie, quello era decisamente il momento più adatto per riappropriarmene. [+12]
    Il contatto era oramai inevitabile, e senza pensare a ciò che stessi facendo, composi due sigilli fulmineamente, portando la mia energia ai palmi delle mani e iniziandoli a muovere ampiamente attorno a me, tracciando nell'aria traiettorie sferiche: il moto divenne sempre più rapido, e quando il mostro giunse per divorarmi, sentì che non stavo aspettando altro che quello: spostandomi lateralmente al massimo della velocità, compì una rotazione completa sul mio asse, accarezzando quasi con le mani l'estremità della sua bocca, senza mai toccarla fisicamente, ed il suo corpo mi scivolò affianco, come se avesse provato ad afferrare una pallina troppo viscida. [16]

    Mi superò quasi nella sua intera lunghezza prima di riuscire a riprendere il controllo su se stesso: quando si sarebbe voltato avrebbe trovato ad attenderlo un altro falso bersaglio, mentre io raggiungevo celermente la mia Guida verso la salvezza. [1]

    " Così.. "

    Con immensa gioia stavo per riprendere il racconto, quando capì di aver prosciugato la mia riserva energetica, accasciandomi al suolo sulle ginocchia, per ricompormi solo qualche secondo dopo, riprendendo la ricerca del mio centro.


    O T
    Stato Fisico: illeso, ma fortemente affaticato.
    Chakra: 12 / 36
    Note: la tecnica del muro di vento è stata utilizzata muovendo il flusso di chakra solo in senso orizzontale.

    EQUIPAGGIAMENTO UTILIZZATO

    CITAZIONE
    Tonico di Recupero Minore
    Quantità: 1
    Tipo: Tonico
    Attacco: 0
    Costo: 40
    Descrizione: ingerendo questo farmaco il ninja recupera una quantità di chakra pari ad un consumo Medio. E' possibile non ingerire il tonico e lasciarlo nel cavo orale fino a due round, al termine dei quali la salivazione distruggerà il sottile involucro facendo attivare il tonico involontariamente.
    Dosaggio: Massimo uno per turno, Massimo due in cinque turni.

    TECNICHE UTILIZZATE

    CITAZIONE
    Tecnica della Moltiplicazione del Corpo - Bunshin no Jutsu
    [Tecnica Base]

    Muro di Vento
    Posizioni Magiche: 2
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: 4
    Consumo di Chakra: Medio
    Descrizione: tecnica difensiva tipica del villaggio sunese, consiste nel creare innanzi all'esecutore un muro di vento alto e largo poco più dello stesso. Dopo aver composto i seal, viene concentrato nei palmi un quantitativo abbastanza ingente di chakra, il quale consente con piccole rotazioni di plasmare istantaneamente un muro, invisibile ad occhio nudo. Il muro ha una potenza difensiva di 30 a studente e 40 a genin e protegge solo da attacchi derivanti dal lato frontale.
    Dal grado Genin aggiungendo un consumo pari a Basso, il muro viene plasmato intorno al ninja, la forma sferica.

     
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  7. Kalastor
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    Post Attivo Numero 3



    Ed ecco che allora..
    Parte Finale - Conclusione.



    Senza neanche rendersene conto, si era giunti alla meta. L'attenzione di entrambi sviata altre li aveva distolti dal percepire l'Oasi mentre si approssimava all'orizzonte. Così il piccolo punticino tremolante divenne un complesso di palme cariche di datteri, rocce ed al centro uno ampio specchio d'acqua non troppo profonda. Era posto in una conca moderata lungo il crinale di una modesta formazione rocciosa, trovandosi così da un lato preservata dall'essere sommersa, dall'altro accarezzata da un venticello fresco. Un vero angolo di Mondo nel centro del Nulla. Col suo solito fare fluttuante, la Guida si approssimò ad una pietra bassa e larga, posando ivi le sue stanche membra. Avevi il fiato leggermente corto, aspetto mai riscontrato prima. Eppure, sotto gli occhiali, qualcosa di simile ad un cauto sorriso. Meta raggiunta, ormai si trattava soltanto di tirar le somme.

    Sopravvissuti alla Valle delle Dune, valicata incolumi la Distesa dei Teschi, scampati all'attacco di un Re del Deserto.. - Prese a delineare solchi non molto profondi sul terreno, quasi descrivesse il loro percorso narrativo. - ..i Nostri giunsero infine alla tanto agognata meta, ed alla ivi contenuta ricompensa! - Calcò un poco di più, come a fissare un punto esclamativo. - E poterono.. Così, trovar ristoro!


    Si alzò, muovendo passi sicuri verso il centro. Calcò l'Oasi in tutta la sua estensione, sollevando all'occasione qualche sasso, oppure scostando le foglie di una delle selci dure cresciute ai piedi del palmeto. Non aveva fretta, e neppure sembrava avere posto un fine specifico al quel movimento. Si soffermava su particolari apparentemente inutile, come un bastoncello sporgente oltre la sabbia, oppure un luccichio fra i granelli, oppure ancora il passaggio di un occasionale scorpione. Quando si ritenne soddisfatto, si chinò a bere, usando ambo le mani per prendere grandi sorsate. Solo allora si pota cogliere la singolarità dell'accadimento. Non un'impronta deturpava la superficie liscia del Deserto. Tornò quindi in piedi, e con la sua abituale calma, dopo gli ennesimi accertamenti del caso, si distese all'ombra, vicino ad un gruppo di tre palme.

    Ma il Giovane non era soddisfatto. - Sancì perentorio. - Egli colse la particolarità di quel luogo, se la sentì nelle ossa.. - Si adagiò meglio, unendo i palmi dietro la nuca. - ..e scelse inconsciamente di entrarvi in contatto. - Pose la testa sul petto, per poi chiudere gli occhi. - Mentre l'Altro riposava, Lui trascorse ore di riflessione. - Qualche secondo di silenzio. - Vero?..





    Chakra. Viste le capacità dimostrate sin ora, lascio ogni dettaglio a te. Con questa prova abbiamo finito la prima parte!



     
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    Non appena ebbi placato il respiro affannoso e ritrovato il mio centro, la mia consapevolezza - ora nuovamente rivolta verso l'esterno - percepì una strana sfumatura nell'ambiente che mi circondava: qualcosa che in qualche modo mi faceva sentire profondamente a casa: guardavo la mia Guida avanzare verso la fonte d'acqua, ma non riuscivo a provare meraviglia per ciò che vedevo: era come se gli abbondanti raggi solari ed il loro avvolgente calore mi stessero facendo sprofondare letteralmente in un'altra dimensione.
    Feci per alzarmi, imbarazzato dalle mie sensazioni, spinto dalla logica verso la fonte di abbeveraggio, ma - evidentemente - sbagliavo nel volermi ribellare alla mia natura. Riuscì appena a sollevarmi di qualche decina di centimetri dalla posizione di seiza, solo per ricadere un secondo dopo col sedere per terra.
    Trascinai le gambe sulla sabbia per ricompormi nella posizione del loto: la mia vita non era di certo esente da eventi straordinari, molti inspiegabili logicamente, e la sensazione che percepivo era più simile all'estasi raggiunta con la meditazione Yoga piuttosto che ai sintomi di qualche veleno: non volli quindi preoccuparmi, attendendo semplicemente qualcosa.

    Le parole dell'individuo nel quale oramai avevo identificato un esperto maestro, giunsero alle mie orecchie come voci lontane, seppur chiare e distinte; vidi in loro l'ariete per sfondare ogni mia opposizione mentale a quello stato psicofisico.

    " Ss... "

    Non trovai in me la forza ne la volontà per esprimere il mio consenso; evidentemente per la mia testa avevo già detto abbastanza: non appena mi lasciai andare completamente, percepì un'energia fulminante percorrermi per intero la spina dorsale, facendomi rizzare nella perfetta posizione posturale, che si stava afflosciando per via del rilassamento.
    Fu come spalancare le porte del paradiso, venendo inizialmente accecato dalla luce abbagliante, solo per poi ritrovarmi immerso nella più prestigiosa meraviglia ovunque si posasse lo sguardo: in un mondo in cui i cinque sensi non esistevano più, dimenticati dal corpo e dalla mente per lasciare spazio ad una percezione fatta di pura energia, indescrivibile pura energia in grado di consegnarmi l'eredità di intere dinastie di ninja e nomadi del deserto, come se tutti i miei avi si fossero stretti in cerchio attorno a me, trasmettendomi uno alla volta la loro infinita ed infinitamente preziosa conoscenza.
    Ad un tratto sembrò che si fossero raccolti in un profondo silenzio: sentì il mio corpo divenire la sabbia che ci circondava, ogni suo singolo granello, nella loro vita immortale, nel loro perpetuo essere nulla, essere tutto. La luce avvolgente che mi aveva accompagnato fino ad allora, divenne afa soffocante e desolazione, eppure non mi rattristai: sentivo di poter accettare quella surreale realtà nella sua interezza, nella sua pienezza espressiva, in ogni sua sfaccettatura, osservandola da una prospettiva più elevata, quella della sabbia, che semplicemente vede, semplicemente assiste, semplicemente è.

    Mi riscoprì ad aprire lentamente gli occhi, ancora a metà tra il mondo terreno e quello spirituale. Dentro di me una pace senza confini: fissavo ogni cosa con occhi primordiali, senza aspettarmi niente, senza pensare a niente.
     
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  9. Kalastor
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    Post Attivo Numero 4



    Ed ecco che allora..
    Nuovo Capitolo - Prologo.



    Un sorriso appena abbozzato segnò definitivamente un punto fermo. La narrazione si era proseguita fluida lungo un corpo centrale accattivante, caratterizzato da un ritmo incalzate e reso speziato da continui colpi di scena. Dall'inizio alla fine il lettore era rimasto col fiato sospeso, in attesa di sapere quali sarebbero state le sorti dei due protagonisti. Quest'ultimi poi avevano vissuto una costante evoluzione, uscendo ben presto dal proprio topos per divenire essi stessi una categoria, unica ed indefinibile. Eppure non si era che all'inizio, poiché il racconto vero e proprio ancora doveva aprirsi, e sino a questo momento il sinuoso corse delle parole era servito esclusivamente a dare un contesto spaziale, a fissare il tempo della narrazione ed infine a presentare coloro i quali riempiranno le future pagine. Come spesso viene detto, volendo banalizzare, il bello doveva ancora venire. Ma cosa mai poteva ancora attendere i due? la traversata del deserto era senz'altro stato un percorso di formazione interiore, votato anche e non solo a dare una concretezza all'impianto narrativo, il cui termine era logico solo se posto in un dato contesto. Di per sé stesso, non pareva offrire alcun genere di sbocchi, al di fuori di un sofferto ritorno. Ma può una tanto gloriosa opera concludersi in un modo tanto deludente? no, per cui, non resta che girare pagina.

    Ed ecco che allora.. - Con somma lentezza, la guida si portò in piedi. - ..il Viaggio giunse al proprio reale termine. - Assicurò a terra il bastone, e rivolse lo sguardo in direzione dell'orizzonte. - Un importante obbiettivo era stato raggiunto, ed entrambi potevano dirsi soddisfatti! - Sorrise, in un sincero moto di orgoglio, rivolto al ragazzo. - Ma non è forse il Viaggio stesso un pretesto per Viaggiare ancora, senza fermarsi mai?.. - Si voltò, e senza oltre attendere, riprese a camminare. - Capitolo 2, le Rovine Nascoste. - Puntava in direzione di un complesso roccioso, reso invisibile dalla distanza a causa dell'intenso calore. - Forti di una nuova consapevolezza, si dirigono laddove sperano di trovare sfide ancor più audaci! - Questa volta scelse un ritmo più incalzante per il proprio passo. - Il Deserto, pur con tutte le sue insidie, non è riuscito ad arrestarne l'avanzata! - Forse proprio per entrare in accordo con la narrazione. - Cosa li attende fra quelle rovine arse dal Sole?


    Una propaggine del gruppo roccioso le aveva tenute nascoste sino a quel momento, ma effettivamente c'erano. Per lo più si parlava di pietre squadrate, le quale chiedevano un grande sforzo d'astrazione per essere ricondotte a quegli edifici dei quali un tempo avevano sicuramente fatto gran vanto, ora ridotti purtroppo ad un ammasso di niente. Fra le tutte le strutture, una soltanto aveva mantenuto almeno in parte la propria interezza. Lo stile riportava blandamente a quello di uno fra i tanti popoli estinti del deserto, senza fornire ulteriori indizi, salvo un'apertura, la quale si affacciava direttamente sull'ignoto. A passo sicuro la Guida ivi si diresse, scendendone i malmessi gradini. Fu pratico nel cogliere una vecchia torcia e nell'accenderla, al punto di rendere tale operazione talmente rapida da non essere vista. Una luce fioca illuminò i meandri di pietra, e con essi i chiari segni un antico controllo. Proseguendo, si giungeva all'apice di tale fenomeno, dove alle scale era succeduto il vuoto. Una voragine, di forma solo vagamente quadrata, puntava verso il basso. Il Maestro si fece da parte, e senza gesti lasciò il campo libero all'Eroismo dell'Allievo. Si ampiezza aveva un metro e poco più, mentre per la profondità si raggiungevano i quindici metri, superati i quali vi era lo sbocco diretto ad una serie di cunicolo i quali, per una sorta d'ironia, avanzavano i piano una decina di metri, e poi indipendentemente dalla direzione, puntavano ancora in basso, sempre per quindici metri. Il tutto ripetuto esattamente quattro volte.




    L'utente · · ottiene l'Energia Gialla con le lodi del proprio Sensei. Questo è il primo dei quattro post necessari all'acquisizione dell'Energia Verde. Come al solito, lascio tutto a te.



     
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    La Guida si dimostrò soddisfatta della nostra breve avventura, e nello scoprire il suo appagamento provai una gioia immensa, nata da quello e dalla rievocazione di ricordi passati, che mi riportavano alla mente le immagini del mio Maestro, i miei sentimenti verso di lui, i suoi sentimenti verso di me, il nostro legame e la mia ardente devozione che tanto aveva saputo darmi in un momento di delicata crescita.

    Riprese la narrazione, e con essa il mio spirito, carico di nuova energia, pronto a dare sei volte quello che fino ad ora era stato un incerto seguire.
    Ricominciammo parimente l'avanzata, questa volta a passo ancora più spedito, in direzione di quelle che apparivano come antiche rovine, simili - nelle poche forme sbiadite ancora visibili - a quelle che già avevo conosciuto nei libri di storia. Fremetti, ripensando all'esperienza mistica vissuta poco prima, convinto si trattasse di un dono dei miei avi, con i quali credetti di esser entrato in contatto.

    " Ed ecco che allora.. "

    Il gioco era ripreso, e sebbene fossi conscio di trovarmi di fronte ad una nuova prova, non potevo che sentirmi sinceramente grato verso Dio e la mia Guida, che iniziavo ad assimilare alla stessa manifestazione.

    " ..una nuova avventura si presenta d'innanzi ai coraggiosi esploratori, pronti a gettarvisi con spirito indomito. "

    Si trattava di una struttura crollata certo, ma aveva resistito lì per chissà quante centinaia d'anni: confidavo che non avrebbe deciso di finire la sua sepoltura proprio allora.
    Avevamo la luce, ed io disponevo - per grazia concessa - di tutti gli arti liberi: compì il primo balzo cautamente, nell'intento di saggiare la natura di quella parete franata, atterrando dalla parte opposta ancora all'inizio della discesa, con pendenza appena accennata. Le grosse mattonelle di pietra, che una volta avevano composto le scale ed i pavimenti, sembravano rappresentare quasi ovunque saldi appigli, rivelandosi false solo in pochi punti, al momento facilmente individuabili.

    Vista la larghezza del buco, scendere dividendo gli arti tra le due pareti mi parve comunque una mossa azzardata e poco sicura: nel caso in cui avessi mancato un appiglio o non fossi stato in grado di mantenere una forza tale da consentirmi un costante aggancio saldo, sarei probabilmente caduto in modo imprevedibile, rischiando - nella peggiore delle ipotesi - traumi cranici o l'osso del collo: meglio evitare; e poi, scendere a salti sembrava molto più rapido, mentalmente impegnativo e fisicamente economico. In ultima analisi, se fossi scivolato nel tentativo di agganciarmi ad una parete, per lo meno sarei caduto verticalmente, ed avrei potuto mantenere un buon controllo delle sporgenze circostanti, sacrificando le braccia al posto della testa.

    Così mi voltai, iniziando i primi spostamenti: atterravo, mi agganciavo, mi voltavo, e spiccavo il balzo successivo verso la parte opposta. Apparentemente la vicinanza con la superficie aveva facilitato l'entrata di molta sabbia, diminuendo in molti punti la pendenza, altrimenti quasi a 90°.
    Dopo le prime mosse di assestamento, mi resi conto di poter velocizzare di molto la procedura, atterrando già parzialmente voltato nella direzione dalla quale ero arrivato, pronto al balzo successivo. Praticai la nuova tecnica per pochissimi metri, ritrovandomi già ad un'altezza sufficientemente agevole per potermi lasciare andare senza preoccupazioni.

    " La prima sfida venne agilmente superata, ed ora i due si apprestavano nuovamente ad affrontare l'ignoto. "

    Come sempre approfittavo dei momenti di pausa per comunicare col maestro, rilassando i nervi e riposando la mente.
    Calcammo pochi passi, e potei constatare lo stato di complessiva solidità che la struttura - in effetti - ancora manteneva. Solida roccia di Suna.

    Giungemmo quindi ad un nuovo cedimento: evidentemente le scale erano state il punto debole di quella costruzione; nessun problema: forte di una tecnica oramai brevettata, e di una situazione già superata, compensai con le mie gambe ciò che gli architetti di quel posto avevano mancato di assicurarmi con la loro - comunque geniale - testa. Trenta secondi dopo ero già a terra, essendomi concesso solo una pausa lungo il tragitto, approfittando di una zona in cui i mattoni si erano incastrati particolarmente bene per essere sicuro di avere la situazione sotto controllo.

    Altro corridoio, altra voragine: cominciavo ad interrogarmi su quale fosse stata la natura di quel luogo. Motivo in più per andare avanti, invero sempre più affascinato da un passato storico al quale non mi ero mai - indegnamente - interessato.
    Iniziavo ad acquisire una naturale sicurezza in quelle operazioni di discesa, quasi fossi stato certo di aver trovato il modo ottimale per rimpiazzare quella piccola deficienza strutturale: troppa sicurezza. Iniziai con tre rimbalzi potenti e decisi, senza rendermi conto di come - stranamente - la roccia fosse diventata più friabile con la nuova profondità: al quarto sentì l'appoggio sbriciolarmisi da sotto il piede quel tanto che bastava per farmi credere che sarei rovinosamente caduto al suolo. Istintivamente mossi una scarica d'energia per far riesplodere la muscolatura dell'arto, proiettandomi fulmineamente dalla parte opposta, questa volta cercando un saldo appiglio con tutti gli arti, infilzando prepotentemente le fessure tra una roccia e l'altra con le mani, provocandomi delle lievi escoriazioni delle quali sul momento non mi resi nemmeno conto.
    Rimasi fermo per diversi secondi, poggiando la fronte nella parete d'innanzi a me e respirando profondamente per ritrovare la calma.
    Forte della nuova consapevolezza ripresi quindi la discesa, ricalibrando ogni movimento, e ricercando ad ogni atterraggio solidi appigli che mi concedessero qualche secondo di stabilità prima del nuovo lancio. Arrivato a terra presi coscienza dello stato delle mie mani, e strappandomi due strisce di tessuto dai semplici indumenti, procedetti quindi con l'avvolgerle, preoccupandomi di compiere una fasciatura sicura ma non troppo spessa, cosicché non potesse in seguito arrecarmi disturbo o impacciarmi.

    Forte delle esperienze fino ad allora acquisite, intrapresi con sicurezza e convinzione l'ennesimo strapiombo, mantenendo la mente in uno stato di vigile attenzione, preparando con calma e perizia ogni nuovo salto, risparmiandomi così le insidie di due fratelli velenosi, che probabilmente avrebbero accolto le mie mani con dolorose punture di difesa.
    Giunto a terra mi sorpresi dello sforzo psicologico sostenuto per completare quell'impresa nella quale, tutto sommato, avevo compiuto ogni sforzo muscolare con l'idea di giocarmici la vita.


    O T
    Nota: non terrò il conto - sulla carta - dello stato fisico del mio personaggio, ritenendola una procedura superflua, limitata e limitante (in questo particolare caso). Se in seguito dovessi avvalermi di numeri per rendere un'idea più chiara della situazione non mancherò di valutare e segnare anche le fatiche compiute fino a quel punto.

     
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  11. Kalastor
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    Post Attivo Numero 5



    Ed ecco che allora..
    Nuovo Capitolo - Parte Iniziale.



    La discesa ebbe termine nelle viscere del deserto. Era possibile avvertire con chiarezza la mole di sabbia sovrastante premere contro le massicce pareti di pietra. La roccia gemeva sotto quel peso immane, stridendo e fremendo ad ogni passo. Eppure, era ancora lì. La sua stessa esistenza era una sfida all'inevitabilità del destino. Un bastione rimasto immobile dinanzi un attacco dalla durata eterna. Il cunicolo finale era abbastanza alto da permettere di camminare eretti senza preoccupazioni, e proseguiva in lungo sino a perdersi nel buio. La torcia illumina per un raggio di quattro metri scarsi. La Guida atterrò poco dietro Yashamaru, toccando terra senza produrre rumore. Avanzò quindi col suo passo sicuro, lasciandosi alle spalle l'ormai lontana superficie. Sembrava sapere il fatto suo nel proseguire spedito, senza nemmeno lasciar correre lo sguardo ai lati. La struttura mostrava chiari segni di un cedimento scampato per miracolo. Evidentemente il peso stesso dell'edificio aveva impedito il crollo delle proprie fondamenta.

    Cosa poteva mai attenderli nei cunicoli avvolti immersi nell'oscurità? - La Narrazione riprese fluida. - Spettri forse? - In accordo coi passi dell'uomo. - Oppure tranelli d'ogni sorta? - Il suo sprofondare su di una mattonella parve dare ragione alla seconda ipotesi, ma nulla accadde. - Impossibile affermarlo con certezza. - Il suo bastone segnava la via con precisione, senza lasciare spazio a dubbi. - Quando d'un tratto.. - Il raggio della torcia si ridusse contro un blocco di pietra. - .qualcosa.. - La voce mostrava perplessità nell'avvicinarsi all'ostacolo. - Bloccò loro la strada..


    Sul come e perchè si fosse trovato ad essere lì, poco c'era da discutere, così come sull'impossibilità di tornare indietro. Una volta di più, la semantica veniva lasciata da parte a favore delle cieca forza fisica. Senza troppo tergiversare, la Guida piantò una spalla contro la roccia e cominciò a spingere. Faceva forza tanto sul busto quanto sulle gambe per rendere più sopportabile il carico di fatica del corpo. L'aspetto curioso divenne noto solamente diversi metri dopo, quando il peso del blocco parve raddoppiarsi di colpo. Questo avvenne per altre tre volte, arrivando nella parte finale a far sudare ogni singolo centimetro guadagnato a forza di braccia. Non aveva neppure mutato il proprio ritmo respiratorio, eppure il suo volto palesava una certa fatica, benchè la celasse abilmente.

    I due.. - A denti stretti. - Continua tu.





    Il tuo PG non lo sa, ma ogni 12 metri, incontrate un altro masso cubico, arrivando nella parte finale ad averne quattro. Il loro peso, ovviamente, si somma, ma trattandosi di roccia porosa, non troppo pesante, rimarrà sempre entro limiti accettabili. Come sempre, a te la penna.



     
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    Riprendemmo l'avanzata attraverso i tunnel sotterranei: di tanto in tanto qualche rumore sospetto della struttura mi metteva in allerta, ma fortunatamente non arrivai mai a pensare che saremmo potuti essere sepolti vivi.

    La Guida - ancora innominata - continuava la sua narrazione, allietandomi e sciogliendo tutta la tensione della situazione: camminare a fianco di ninja esperti mi aveva sempre trasmesso sensazioni di pace e sicurezza, ma questo più di tutti era in grado di far sembrare l'immenso minuscolo, l'impossibile banale. I suoi passi che sembravano accarezzare il suolo senza toccarlo ne erano la prova fisica più evidente.

    Ad un tratto ci trovammo la strada sbarrata da un blocco di pietra: se avessimo tentato di distruggerlo probabilmente avremmo finito per compromettere l'integrità dell'edificio stesso, senza avere alcuna certezza riguardo la riuscita del piano; spingerlo finché un'insenatura laterale o qualsiasi altra anomalia nella struttura ci avesse permesso di superarlo sembrò essere l'unica via percorribile, volendo proseguire nell'esplorazione.
    Il maestro sembrò seguire senza indugio la mia stessa idea, eliminando ogni dubbio residuo circa il da farsi. Puntellai la mia spalla destra sull'enorme blocco, fortunatamente costruito su di una pietra porosa, che rendeva quantomeno umanamente possibile quei nostri sforzi: chiusi il pugno della mano, e feci aderire l'intero braccio alla superficie, col palmo della mancina a trasferire il resto dell'energia.

    " UNO ! "

    La mia voce veniva direttamente dal diaframma, che fece vibrare il suono con decisione nell'aria, senza che vi dovessi sprecare troppo ossigeno.

    " DUE ! "

    Sarebbe stato biomeccanicamente più efficiente se avessi potuto parlare a bassa voce, ma lo sforzo muscolare che imprimevo ad ogni ritmata verbale me lo impediva.

    " TRE ! "

    Passo.

    " QUATTRO ! "

    L'andatura era avviata, e avendo al mio fianco un guerriero indubbiamente più esperto di me, sapevo di non dover affatto ricoprire il ruolo della balia. Spingendo a denti stretti con sforzi congiunti, sembravamo dopo poco essere in grado di mantenere un ritmo anche più elevato, così accelerammo, per poco. D'un tratto si avvertì come un aumento d'impedenza, e un nostro passo andò a vuoto, trovandoci impreparati di fronte alla nuova fatica.

    " EEE... UNO ! "

    Tuonai con la voce, che questa volta sentì nascere dal profondo del mio Tanden, contemporaneamente ad una scarica di energia che si ripartì ugualmente in tutto il mio corpo, pulsando poi inizialmente ad ogni nuovo passo sulle gambe, quasi queste stessero chiamando a loro cibo per alimentarsi.

    " Così.. "

    Nonostante lo sforzo fosse incredibilmente aumentato rispetto all'inizio, sentivo che stavamo riprendendo il ritmo, e volevo approfittarne per continuare la storia, che prima ero stato bruscamente costretto ad interrompere.

    " ..i due dovettero sfidare il nuovo ostacolo. "

    La mia voce cambiava tono ad ogni nuovo sforzo, ma nonostante la vibrante fatica che trasmetteva, traspariva come quell'espediente mi stesse in verità alleggerendo nello spirito, ridandomi vitalità.

    " Ma niente li avrebbe fermati. "

    Evidentemente lo Spirito del Deserto ascoltava le nostre conversazioni, e desiderava renderci l'avventura più interessante possibile: facemmo appena tre passi, e di nuovo ci trovammo a scivolare di fronte ad una resistenza che non era quella prevista: ma non poteva essere vero, doveva certamente trattarsi di una sporgenza appena d'intralcio.
    Facemmo un altro passo, mantenendo ritmo e potenza, e di nuovo calcammo i nostri segni sul pavimento.

    Mi staccai dalla fredda pietra, sciogliendomi la muscolatura e liberando le ossa incalcate. Cercai lo sguardo del maestro, attendendo anche il suo via libera. Sebbene a entrambi - a lui in particolare - piacesse parlare, il rapporto empatico che avevamo sviluppato superava già lungamente l'utilità delle parole.

    Mi avventai sull'ostacolo, placandolo quasi stessi disputando una mischia a rugby, spingendo con le gambe che scivolavano a terra, in una scena che sarebbe apparsa più come una dichiarazione di guerra che un'azione funzionale allo scopo.

    " Eeeeh ! "

    La voce proruppe dal mio addome spontaneamente, sfondando la linea difensiva dei denti digrignati nello sforzo.
    Mi staccai di qualche centimetro, caricandomi, fisicamente e psicologicamente, di nuova energia, violenta e bestiale.

    " OOOHHHH ! "

    Questa volta l'impatto fu portato con la massima intenzionalità, col chakra sviluppato al pieno delle mie capacità, tanto che seppure non avessi smesso di agire in un confronto più mentale che materiale, spostammo ugualmente l'impedimento al primo passo, facendone seguire altri due con ritmo incalzante, per poi lentamente tornare alla nostra andatura regolare, mentre continuavo a rifocillare l'apparato locomotore con nuova energia, sperando che avremmo presto trovato la via alternativa che stavamo cercando.

    Sebbene mi stessi impegnando così a fondo sul piano fisico, percepivo chiaramente come la mente fosse invece da tutt'altra parte, persa oltre il cielo per ignorare le sofferenze sulla terra.

    Passo vuoto. Passo vuoto. Passo vuoto. Dovetti avvertire la punta dei polpastrelli raschiare il suolo prima di riaprire gli occhi, rendendomi conto di essere quasi ginocchia a terra, posizione nella quale poi inevitabilmente mi ritrovai seduto.

    Chiusi gli occhi, o - per meglio dire - le palpebre calarono sotto il loro stesso peso, insostenibile. La mia postura si afflosciò, e il respiro si fece progressivamente più intenso e profondo.
    Qualcosa mi stava sfuggendo: perché quella maledetta pietra non faceva che arrancare su nuovi ostacoli? Perché non potevo fare a meno di sentirmi così impotente e sconfitto? Perché iniziavo a pensare che la nostra avventura fosse già finita? Perché credevo di non esser degno di andare avanti?

    Riempì interamente i polmoni d'aria, rilasciandola poi come un flusso sottilissimo, avendo ritrovato la calma muscolare. Allungai il braccio in avanti, sfiorando la roccia con la punta delle dita, poi raggiunte dall'intero palmo, in una posizione di contatto pieno, quasi a cercare delle risposte in un rapporto empatico.
    Avevo perso? Nel confronto con una roccia? Aprì gli occhi, e nel respirare immaginai il flusso d'aria che travolgeva la mia anima, continuando oltre la sommità del capo, sopra la testa, mentre tenevo il punto tra le sopracciglia come unico aggancio alla realtà.

    Fu allora che vidi, fu solo allora che svelai l'inganno, disperdendo le tenebre offuscatrici di Maya. Da quella prospettiva sopraelevata, percepì quello che era il mio corpo materiale come una mera marionetta ai comandi dello spirito.

    Facendo forza sulla roccia mi alzai con fermezza, immerso nello stato di piena consapevolezza. Riassumetti la posizione di spinta, e il suono gutturale dell'aria che intensamente fuoriusciva dai polmoni fu l'unico segno distintivo dell'inizio dei nuovi sforzi.
    Manovravo i flussi di energia al pari delle contrazioni e decontrazioni polmonari, osservando quella macchina in cui oramai mi identificavo da distante, lontano dal mondo condizionato, perfettamente stabile nel vuoto della chiara percezione.
    Passo dopo passo, senza dolore, senza sofferenza, senza che alcuna parola potesse esprimere lo stato di vacuità in cui tutto appariva naturale, senza alcuna decisione mentale consapevole.
     
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  13. Kalastor
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    Post Attivo Numero 6



    Ed ecco che allora..
    Nuovo Capitolo - Parte Centrale.



    E niente li fermò! - Tale esclamazione coincise con la spinta finale. - Non vi era ostacolo tale da poterne.. - Vi fu un istante di silenzio, rotto da un suono sordo. - ..arrestare il cammino, ed anche l'ultimo.. - Invece del più comune frastuono. - ..trovò l'oblio in un.. - Saltò oltre il condotto. - ..letto di fini granelli.


    La caduta dell'ultimo blocco rivelò una stanza di notevoli dimensioni. Senza bisogno di particolare strumenti d'analisi, si poteva comprendere come raggiungesse, oltre ogni ragionevole dubbio, più di trenta metri in profondità, ed almeno la metà in quanto ad altezza. Tale analisi era resa possibile da una sorta di luminescenza verdastra. A guardar bene le pietre, ciascuna di essere era ricoperta da un sottile strato di licheni e funghi. La luce, proveniva da essi. In origine doveva essere stata una sala dedicata al culto. Era possibile riconoscere quattro ordini di colonne, ora quasi del tutto abbatti, posti ad eguale distanza, mentre al centro saliva una scalinata, il cui termine giungeva su di una sorta di strapiombo. Dalla loro posizione era possibile scorgere come affondasse nella terra per almeno una mezza dozzina di metri, prima di scomparire nel buio.

    Per proseguire furon costretti a sfidare l'odiato abisso.. - Era ormai evidente come i suoi piedi non affondassero mai nella sabbia. - ..cosa vi fosse ad attenderli.. - Mostrava un certo entusiasmo. - ..cosa nelle profondità, cosa oltre? - La sua andatura non mutò al tremolio proveniente dalle poche zone rimaste in ombra. - Solo a chi ne avesse.. - Mentre il palesarsi di quattro imponenti figure lo costrinse a rallentare. - ..superato i.. - Si fermà del tutto, facendo scorrere lo sguardo sui nuovi arrivati. - ..guardiani.


    Nelle penombra si armavano di tratti mostruosi, ma visti sotto la giusta luce apparivano per quel che erano. Quattro scorpioni, due per parte. Avevano la stazza, trattandosi di giganti, dei più giovani della loro specie. Avevano l'atteggiamento di chi ha appena trovato in terra un portafoglio colmo di banconote, ed attende solo il momento opportuno per chinarsi a coglierlo. Si era quindi in una situazione di stallo, scossa solo d'un tratto da un fremito della struttura più motivato dei precedenti. Parte del soffitto uscì dalla propria sede, riversando a terra una pioggia di sabbia e detriti. A questo s'aggiunsero i movimenti inconsulti delle creature, spaventate dalla vibrazione. Puntarono a concludere in fretta, scagliandosi contro la guida. Dall'alto della sua ovvia esperienza, fu in grado di eludere la prima offensiva, avviandosi quindi in rapida corsa verso la scalinata. Ormai era fuori da ogni dibattimento, l'intero edificio stava per subire un radicale riassestamento. Non si torna indietro, mai, e questo rendeva la via pressoché obbligata. Correre avanti, superare gli scorpioni, il successivo crollo delle colonne, l'instabilità della scalinata e quindi un grande salto come finale ad effetto. Ma quale sarebbe stato l'esito?




    Prova dai caratteri piuttosto variopinti. Affronta le varie prove, una dopo l'altra. Nulla di più. Come al solito, lascio a tua completa descrizione ogni dettaglio, poichè ho piena fiducia.



     
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    Un'altra incredibile prova era stata miracolosamente superata, e l'immancabile narrazione della Guida giunse a confermare la chiusura di un altro capitolo. Venne svelata d'innanzi a noi un'ampia sala, la cui bellezza - purtroppo - non ci sarebbe stato dato di poter assaporare appieno.

    Mi trovavo ancora parzialmente immerso nello stato di vacuità e perfetta concentrazione raggiunto nel superamento dell'ultimo ostacolo, regolarizzando poco a poco il mio flusso di chakra. Quando varcammo la soglia, venni travolto da una nuova ondata di energia, un'entità quasi palpabile che mi immobilizzò completamente, prostrandomi in ginocchio nella posizione di seiza, mentre attorno a me la situazione rapidamente evolveva, richiedendo una risposta altrettanto rapida. Ma la cosa non mi toccava.

    Sebbene alla guida del gruppo non vi fosse un lama, guru, sacerdote, o quant'altro, potevo percepire chiaramente di respirare ad ogni nuovo passo - fisico e spirituale - un'essenza antica e pura, che si andava a sostituire sempre più a quell'ossigeno tanto essenziale per la vita alle sue origini; distintamente avvertivo la mia discendenza come figlio del Kazekage pulsarmi nelle vene, chiamando a gran voce il sostegno degli avi e l'approvazione dello Spirito del Deserto, quasi fosse giunto il momento di varcare quello stato spirituale nel quale ora permanevo solamente per tratti parziali e insoddisfacenti della mia esistenza, durante i periodi di meditazione.

    Il mio esperto maestro schivò agilmente l'offensiva delle bestie, dirigendosi senza esitazione verso il proseguimento della struttura, mentre il soffitto e lo scheletro iniziavano a dare segni dei propri acciacchi. Io, sprofondato in uno stato di quiete che solo la vastità solitaria del Deserto può dare, mi chinai a mani congiunte, in segno di preghiera e rispetto verso quel luogo tanto sacro.

    ° Guardiani, non volgete a me la vostra natura iraconda, giacché non fui io a rendervi schiavi di questo posto, eppure al contempo - nella vostro ruolo inconsapevole - servite la mia stessa causa. °

    Mi appellai gentilmente ai miei assalitori, volgendogli pensieri di pace.
    Evidentemente però, la strada d'innanzi a me era ancora lunga, sterminata, e per colpa delle mie insufficienti capacità empatiche, non potei in alcun modo evitare quell'inutile violenza: mi erano già addosso.

    ° Vi supplico di perdonarmi, giacché a causa della mia natura di bestia debole e brutale, non potrò che rispondere alla ferocia che in voi ho scatenato, ignobilmente attaccato alla vita quanto ancora sono. °

    I primi due pungiglioni trovarono un bersaglio, ma non fu il mio corpo, protetto in un istante dall'ampio ventaglio che a Suna tutti conoscevano come Kaze TessenKaze Tessen
    Quantità: 1
    Tipo: Arma da Corpo a Corpo , Meccanismo di Arma a Distanza
    Attacco: 0
    Costo: 90
    Descrizione: un ventaglio gigante, con il quale il ninja è in grado di produrre violentissime lame di vento; le sue grandi dimensioni rendono necessari un costante allenamento e una discreta forza fisica per poterlo utilizzare al meglio. Un'arma letale se usata in combinazione con le apposite tecniche.
    Specifiche: richiede tecnica apposita per essere utilizzato.
    , e che fino ad allora aveva sempre rappresentato la mia arma più preziosa, il quale si trovò a farmi da scudo dopo un ampio ed abile movimento circolare, nato da una decisa e fulminea scarica di energia, alla fine del quale stazionava interamente dispiegato d'innanzi a me, ancora in ginocchio.
    Non attesi un istante, facendo nascere da un altro flusso di chakra l'esecuzione - per lo meno concettuale - di una tecnicaTecnica del Ventaglio
    Posizioni Magiche: 0
    Tipo: Taijutsu
    Livello: Variabile
    Consumo di Chakra: Variabile
    Descrizione: il ventaglio ha tre punti viola sulla sua superficie. In base all'apertura del ventaglio, questa tecnica riesce a respingere differenti tipi di arma.
    Prima Stella: viene dispiegato solo un terzo del ventaglio. Muovendo velocemente il braccio l'utilizzatore è in grado di deflettere facilmente armi di piccola taglia quali shuriken e kunai.
    Livello: 5
    Consumo di Chakra: MedioBasso
    Requisiti: Energia Gialla
    Seconda Stella: fase successiva dell'Ichi no Hoshi. In questo altro stadio della tecnica, si spiega il ventaglio per 2/3 mostrando il secondo punto. Agitato, il ventaglio, crea spostamenti d'aria in grado di deviare ogni tipo di arma.
    Livello: 5
    Consumo di Chakra: Medio
    Requisiti: Energia Verde
    Terza Stella: il finale "spettacolare" di questa tecnica di Taijutsu. Dispiegando il ventaglio, il ninja lo agita per creare raffiche di vento massicce in grado di deviare ogni arma che venga lanciata contro il ninja durante il turno, posto che sia in grado di vederle, la forza del vento sarà tale da riuscire a deviare anche tecniche elementari aventi un consumo pari a MedioAlto. Le armi deflesse vengono scagliate verso il basso. Inoltre il vento prodotto col ventaglio può essere concentrato contro una singola persona sospesa in aria, ad esempio mentre salta, spingendola indietro fino a nove metri e infliggendogli danni da taglio di entità media. In alternativa può essere usata contro un normale bersaglio a terra o un oggetto inanimato, a cui infliggerà una ferita medio-leggera da abrasioni spingendolo indietro di quattro metri. L'uso offensivo della tecnica preclude quello difensivo per quel round. Il vento prodotto dal ventaglio si spande in un cono lungo 12 metri e ampio 12 metri all'estremità.
    Livello: 3
    Consumo di Chakra: Medio/Alto
    Requisiti: Energia Rossa
    nella quale mi ero lungamente allenato, adattandola all'occasione: un rapido movimento di polso, supportato in parte anche dalla mano libera, ribaltò letteralmente lo scorpione di sinistra sopra il compagno, in gran parte grazie all'effetto della leva, mentre l'altro si trovò semplicemente a dover sopportare il dolore della torsione, col sopraggiungere dell'altro corpo - e la precedente perdita del contatto visivo con la preda - in una situazione di caos che non permetteva alcuna chiarezza nell'azione. Il movimento - anche stavolta - fu ampio, fluido e slanciato, dotato di una potenza per nulla indebolita dalla posizione difensiva, forte delle tecniche da terra a cui tutti gli aikidoka dedicavano parti rilevanti della propria pratica. Nella conclusione del moto avrei semplicemente lasciato andare il ventaglio, com'era giusto che fosse, senza provare un attimo di esitazione.
    Senza nemmeno rialzarmi, feci tornare a me le mani, ora per aria, nella precisa esecuzione di quattro sigilli, al termine dei quali mi trovai armato di un potente bastoneBastone del Soccorso
    Posizioni Magiche: 4 (medio)
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: 5
    Consumo di Chakra: Basso
    Descrizione: tecnica elaborata da un antico possessore di Shukaku, consente al Ninja di condensare una certa quantità di materiale sgretolabile in robusto bastone di circa 120 centimetri. Il bastone, normalmente, ha una resistenza tale da eguagliare armi con attacco [10]. Da Genin in su la sua capacità di contrastare le suddette armi aumenta a [30]. Usato come arma è un normale bastone. L'arma dura due turni, e può essere tenuta insieme con un ulteriore consumo bassissimo per ogni turno addizionale.
    , dalla consistenza rocciosa; dando continuità alla sequenza di attacchi, arrivò la seconda fila di scorpioni, o almeno il primo, da sinistra, mentre il secondo stava ancora circumnavigando i suoi due compagni, che si dimenavano terrorizzandosi a vicenda, ancora incastrati nel ventaglio gigante.
    Il suo affondo, preciso e centrato, venne deviatoMaestria in un'Arma Base (Bastone)
    Costo: 1
    Grado Richiesto: Genin
    Descrizione: questa abilità si ottiene tramite duri allenamenti nell'utilizzo di un unico tipo di arma. Quest'abilità consente di raffinare la propria tecnica a livelli superiori alla norma in un'arma a scelta e dichiarata. Utilizzata con un'arma a distanza la precisione dell'attacco sul punto da colpire migliora di 1 tacca. In caso di scelta di un'arma da corpo a corpo l'agilità come velocità di movimento con la stessa viene aumentata di 1 tacca. Se l'arma scelta è un'arma da mischia allora il suo potenziale aumenterà di 3; se è un arma da lancio, invece, la gittata massima migliorerà del 10%. Se appartiene ad entrambe le categorie, varrà solo uno di questi bonus.
    dalla mia arma, nella quale feci leva per sollevarmi dal suolo con decisione, scivolandogli di fianco - naturalmente quello più sicuro - effettuando nel passaggio una sorta di contrattacco, che portai scaricando la potenza che avevo accumulato in una rotazione del busto opposta rispetto alla precedente, con la quale scaricai tutta la mia energia esplosiva in un solo colpo mirato alla testa, stordendo - almeno momentaneamente - il mio coriaceo avversario.

    Proseguendo il movimento mi detti quindi alla fuga, lasciando alle mie spalle l'ultimo degli opponenti, arrivato dopo tanto non per caso ma per la semplice legge di causa ed effetto, dove la sua poca acutezza era la causa, ed il suo essere in coda l'effetto. La chiamano selezione naturale.

    Il soffitto stava già rovinando pesantemente, e la situazione fisico-psicologica dei miei inseguitori non gli avrebbe permesso - anche nel caso in cui avessero dimostrato sorprendenti doti atletiche - di raggiungermi, per cui non mi preoccupai affatto del loro seguito, dedicandomi unicamente allo slalom degli ostacoli in caduta libera, facendomi strada col bastone quando necessario. Non fu un'attraversata particolarmente impegnativa: nel superare i Guardiani non avevo perso in alcun modo la pace interiore nella quale mi ero precedentemente immerso, percependo con limpida chiarezza lo spazio circostante, rispondendo istintivamente ad ogni nuovo pericolo, facendo appello ai miei riflessi animali.

    Giunsi così alla scalinata, che percorsi con decisione facendo bene attenzione a non mancare neanche un passo, dissolvendo in sabbia il bastone che ancora stringevo fra le mani solo alla fine del percorso, un metro prima di compiere il balzo, che tesi al massimo delle mie capacità, spingendo sull'ultimo centimetro di rampa ancora intatta e atterrando con successo nel lato opposto, rotolando per attutire l'impatto nell'esecuzione di una caduta frontale perfettamente controllata, al termine della quale mi ritrovai in piedi, di nuovo al seguito dell'allegro maestro.

    Nel rivederlo così da vicino sorrisi sinceramente, ma questa volta non parlai, concentrato con la mente su tutt'altro "passatempo".
     
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  15. Kalastor
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    Post Attivo Numero 7



    Ed ecco che allora..
    Nuovo Capitolo - Parte Finale.



    Il processo di assestamento della stanza assumeva sempre più i toni di un vero e proprio collasso strutturale. Il soffitto perdeva di compattezza, mentre i muri sembravano sempre più inclini a rovinare verso l'interno. Il piede del giovane si staccò dalla scalinata giusto un istante prima di vederla sprofondare nel ventre della terra, scomparendo forse per sempre. A meno di un perfetto controllo di sé - del quale aveva dato prova di essere fiero possessore - la vibrazione imposta al pavimento l'avrebbe costretto ad una tragica caduta. Dietro di lui, gli enormi scorpioni aveva ceduto anzi tempo al panico, ed incapaci di rientrare alle loro tane ormai crollate, tentavano la sorte, gettandosi nel vuoto. Poche volte l'espressione della guida era andata oltre la sua naturale compostezza, ma a quella visione si tinse di un'espressione difficilmente identificabile con chiarezza. Una sorta di velata amarezza. Oltre il baratro, la metà terminale della stanza. Oltre ogni ragionevole dubbio, le sue funzioni divennero note nello scoprirvi un altare di medie dimensioni. Ero privo degli abbellimenti classici dei luoghi di culto, ma due bracieri ed una mezza dozzina di statuette votive poste attorno all'oggetto dell'adorazione non lasciavano spazio ai dubbi. Si trattava di un manufatto alquanto insolito. Aveva, per assurdo, la forma di una giara, con tanto di tappo scuro sull'estremità superiore. Era privo di decorazioni e simboli che potessero farne intuire la funzione. Stava lì, come se la tragedia attorno a lei non la tangesse.

    E come ogni buona storia.. - Similmente al contenitore, la Guida non risentiva degli smottamenti. - ..la saga dell'eroe, sconfitti.. - Vi erano due corridoi ai lati. Da quello di destra si approssimarono altri quattro mostri. - ..i guardiani.. - Lo disse a denti stretti, ed un istante dopo tese la destra. - ..arriva alla tango agognata.. - La chiuse di scatto e da sotto i suoi piedi saettò fuori una sorta di indistinta massa scura. - ..ricompensa! Monolith. - La quale si arricchì durante il percorso che la portò a fronteggiare gli scorpioni, assumendo infine la forma di quattro enormi blocchi. - Il giovane corse a prendere la giara.. - Nella sua voce la risolutezza lasciava intendere la mancata volontà di perdere altro tempo, e coincise col porsi dinanzi le creature dei costrutti, bloccandone così l'avanzata. - ..mentre l'altro tentava.. - Un ulteriore crollo del soffitto, la cui entità l'avrebbe portato a sommergere la stanza, lo costrinse a sollevare lo sguardo. - ..di salvare!.. - L'ultima frase uscì come un'esclamazione, mentre altra materia scura formava una sorta di cupola, la quale pose in salvo tanto i due viaggiatori quanto le bestie. Quest'ultime presero quindi la via del ritorno. - Il salvabile. - Un sorriso compiaciuto. Prima di cominciare a correre. - Ed i due presero a correre verso la salvezza!


    Una volta di più, la via corretta era stata imposta dagli eventi. Un unico corridoio, all'interno del quale la luce dei licheni veniva meno. Di fronte, l'ignoto. Una volta presa quella strada, la struttura stessa del tunnel vive venir meno la propria compattezza, cominciando un rapido ed inesorabile crollo. Mancava completamente la luce, ed in assenza di essa l'unica scelta logica era prendere a correre senza voltarsi indietro. Ma pur nell'assenza della vista, l'udito dava chiara idea di come il crollo non fosse intenzionato ad arrestarsi. Anzi, aumentava costantemente il ritmo. In tali condizioni, era necessario sviluppare una velocità tale da rendere possibile a fuga tanto rapida quanto fortunata. Dopo una manciata di minuti, cominciò a delinearsi una sorta di punto bianco al centro dell'ipotetico orizzonte. andava divenendo sempre più ampio e definito, confermandosi anche al più profondo degli idioti come una fonte di luce. E con essa, l'uscita. Ma era ancora lontana, ed alle spalle l'agonia del sotterraneo proseguiva inesorabile.




    Prova finale, ho voluto farla ad effetto! Ricorda un pò i vecchi film di Indiana Jones, vero? Bene, come al solito, lascio tutto nelle tue abili mani. L'ultimo passo prima del meritato passaggio di Energia - e di quanto, come ben sai, seguirà!



     
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32 replies since 17/2/2009, 18:04   895 views
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