Qualche attimo di riflessione

[Free gdr]

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    Passeggiava ormai da qualche ora per le strade di Suna, più o meno era riuscito ad aclimatarsi in quel caldo asfissiante, e uscendo nel tardo pomeriggio la situazione era sostenibile.
    Certo, il clima di Konoha era certamente più piacevole, ma dopo essersi abituati al caldo anche le serate di suna non erano pessime.
    Gli tornarono in mente le parole del tirapiedi di Brando, qualche ora prima aveva sentito un esplosione, veniva proprio dall’amministrazione sunese, e visto il botto non desiderava certo che Brand un rapido flash riportò la sua mente a delle precise parole dette dall’uomo, stupido com’era non riuscì a collegare immediatamente il rotolo a Brando, ma era ovvio, ora le possibilità rimaste erano due, o Brando e Jotaro sono la stessa persona, oppure Jotaro è ancora a piede libero e sta macchinando chissà cosa.

    PORCA PUTTANA!

    Gli era scivolato nuovamente via dalle mani, per l’ennesima volta non era riuscito ad avere informazioni decenti sul suo viscido sensei.
    Ma almeno ora aveva il castello. Aveva il castello e probabilmente nessuno che gli impedisse di usarlo come meglio credeva.
    Alexander ormai era perso, forse.
    Shinken era un babbaleo che amava la solitudine.
    Vide una panchina a pochi metri da lui e decise di sedervi, dopotutto stare in piedi come un palo non gli permetteva certo di arrivare a conclusioni geniali con maggior semplicità.
    Possibile che nessuno di loro, nonostante il grado e della presunta astuzia necessaria per raggiungerlo, avesse pensato di sfruttare una simile organizzazione per i suoi scopi personali?

    Incredibile, sembra quasi che il loro stupido modo di vivere non gli permetta di ragionare come creature pensanti.


    Si prese la testa tra le mani, mentre rifletteva si ricordò che c’erano ancora due persone da contattare, una era il sunese conosciuto quando stavano recuperando Shinken, l’altra era Diogene.
    Rintracciarle in questo stesso ordine sarebbe stata la cosa migliore visto che era a Suna, e anche perché il sorriso che ogni tanto Diogene si stampava sul viso non gli aveva mai dato assicurazioni troppo forti sulla sua sanità mentale.
    Riguardo al sunese, si ora era nel suo stesso villaggio, ma non poteva certamente andare a bussare in ogni singola porta del villaggio.
    Da dove cominciare le ricerche?
     
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  2. Akashi Mikawa
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    Da quando avevo preso a lavorare in fucina, avevo dimenticato cosa si provasse a venire colpiti dal cocente sole di Suna: uscivo nel tardo pomeriggio, quando il sole aveva perso gran parte della sua carica cocente e rientravo in tarda nottata.

    Per fare cosa? Comprare metalli. Mi rifornivo da una sorta di Emporio dei Metalli, sito al di la del deserto: ottimi prezzi, ottimo assortimento e soprattutto ottima qualità.

    Certo, i ritmi erano sfiancanti, lavorare di mattina e di pomeriggio, attraversare il deserto a piedi e dormire solo durante il viaggio di ritorno sul carro che trasportava la merce, ma il passatempo che mi ero trovato era redditizio ed appagante: sfornavo ormai così tante armi che chi m'avesse visto avrebbe pensato subito che stessi per organizzare una insurrezione armata, e vendevo le eccedenze al villaggio, così che non era raro vedere nuovi studenti allenarsi con kunai recanti il mio marchio di fabbricazione.

    Come di consueto, quel giorno finii in orario il lavoro. Stilai un rapido inventario di quel che avevo sfornato quel giorno: 480 Kunai, 2 Katane. Non male, ogni giorno che passava i impratichivo sempre di più così che ormai riducevo gli scarti al minimo e conseguentemente sfornavo più armi.

    Impacchettai il tutto con un grande foglio di carta, tenni le Katane in disparte: dovevo portarle all'Ebanisteria per farne montare elsa, guardia e farne confezionare il fodero. Caricai tutto sul carro che avevo comperato per questo tipo di consegne ed uscendo di casa trascinai il carro in strada. A testa china, mi diressi verso l'amministrazione. Nell'aria avvertii un odore familiare...

     
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    Mentre rifletteva, con lo sguardo puntato alla volta celeste un uomo passò davanti a lui con un carretto sferragliante, probabilmente colmo di armi.
    A quell’ora della sera i suoi occhi non potevano dirgli di più ma quel passo gli pareva conosciuto, prese qualche sassolino e lo lanciò all’uomo.
    Dopotutto non c’era nessun pericolo, se si fosse sbagliato si sarebbe scusato per l’impertinenza e tutto sarebbe filato liscio.
    Era distante, i sassolini probabilmente gli avrebbero lasciato qualche piccolo livido, ma niente di che per un ninja...sperando che lo fosse.
    Mirò alla gamba al costato e alla spalla.
    ...
    Aspettò qualche secondo, la persona si sarebbe presto rivelata un suo compagno di missione: Yoshi.

    Ohhhh! Yoshi!
    Mi pareva fossi tu! Avevo il dubbio che fosse un fabbro a caso infatti ero pronto a scusarmi.
    Avanti, vieni, ti offro un posto a sedere!


    Sorrise qualche secondo per poi continuare.

    Poi magari, appena mi viene la voglia, ti do uno strappo a terminare la consegna.

    Un nuovo sorriso, questa volta lievemente sinistro.

    Dimmi, come va la vita da ninja?


    Tenne qualche altro istante quel sorriso per poi attendere la sua risposta senza guardare il suo interlocutore.
     
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  4. Akashi Mikawa
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    Camminando fui raggiunto dalla sgradevole sensazione di essere colpito da un qualcosa: dei sassolini mi colpirono la gamba sinistra. Spazientato, mi voltai a vedere chi fosse l'idiota autore di quell'idiozia, e con sorpresa scoprii che la scia d'odore familiare si sovrapponeva alla direzione verso la quale mi stavo voltando: il volto che inquadrai fu quello, ormai fin troppo familiare, di Raizen Ikigami, lo shinobi di Konoha che avevo incontrato per la prima volta nella missione di recupero di Shinken e che avevo incontrato nuovamente nella missione di recupero del Ciondolo Bianco.

    Sorridendogli mi avvicinai a lui: ero curioso di sapere come mai si trovasse da quelle parti, così valutai che qualche minuto di ritardo l'Amministrazione avrebbe potuto tollerarlo.

    Poggiai il carro e mi sedetti accanto allo Shinobi di Konoha, il cui villaggio di appartenenza si evinceva non tanto dal coprifronte, quanto dal colore della pelle:
    "Raizen! Ormai ti trovo persino sotto casa! Che diavolo ci fai qui? Che cosa ti porta da queste parti? Comunque qui la vita è uno schifo totale...sai bene cosa sono no? Bhe, a volte mi sembra che l'Amministrazione se ne sia dimenticata...qui non mi sento valorizzato...sono un Jinchuuriki, un'arma al servizio del villaggio, ma per loro sembra quasi che io sia una reliquia mobile....non svolgo missioni serie dalle ultime due che abbiamo svolto insieme, ed il tempo che le improduttive missioni che mi assegnano mi sottraggono, mi impediscono di allenarmi per conto mio...sento di possedere un gran potenziale ma di non essere messo nella condizione di lasciarlo....esplodere...tu cosa mi racconti?

     
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    Fece spallucce mentre Yoshi parlava.

    Che ci vuoi fare, son peggio degli scarafaggi.

    Rise, quello che gli stava affianco era uno dei pochi shinobi che non gli si piazzavano trasversalmente sul retto.

    Comunque, son venuto a far visita ad un mio sensei, ma al momento non so se sia vivo o meno, sono stato liquidato da un suo secondo.
    Ma conoscendolo, sperando di conoscerlo, dovrei riuscire a rincontrarlo, anche se ora è morto.


    Ghignò in maniera abbastanza palese.

    Come vuoi che possa essere la vita in un gigantesco termitaio perso nel deserto?!? Cristo! È uno scatolone di sabbia! Sabbia!!

    Parlò in maniera abbastanza concitata esponendo quelle che per lui erano le ovvie motivazioni di tutta quella noia, ovviamente faceva dell’ironia.

    Quanto al tuo essere jinchuriki.

    Tornò serio grazie ad uno dei suoi soliti e schizofrenici cambi di stato d’animo.

    Cosa pretendi? Sei un arma in tempo di pace.
    Al momento l’accademia è la dolce zuccherosa e colorata valle dei mini pony volanti che cagano zucchero filato.


    Lo guardò serio, lievemente scocciato.

    È ovvio che quella palletta di odio che hai al centro dello stomaco non venga considerata, e tantomeno te che la porti.
    Insomma, fondamentalmente, siete sempre stati delle piccole bestiole al guinzaglio.
    Non per offenderti eh, ma è semplicemente la visione più realistica e cinica della realtà, certo ci sono state delle eccezioni al tempo dell’hokage Naruto, anzi no, a ben pensarci era anche quello tempo di guerra.


    Si fermò qualche istante per pensare a cosa lui aveva da raccontare.

    Beh, niente di che dopotutto, fortunatamente mi alleno per fatti miei senza rendere conto a nessuno, rifiutando missioni sotto il grado B.
    Praticamente sono un essere ectoplasmatico ai margini della società di Konoha che ogni tanto si fa vivo per farsi assegnare qualche testa da far rotolare per spillare qualche spicciolo.


    Ancora una pausa.

    A dir la verità lievemente represso da questo clima di tensione che ultimamente pervade l’accademia, dall’attacco di quei rivoltosi all’edificio principale, alla riunione dei kage.
    È palese che ci sia della tensione, ma nessuno se ne accorge, tutti ad ingrassare nelle loro sedie di vimini come porci all’ingrasso.
    Mi chiedo quando si renderanno conto di far parte di piccoli villaggi che trovano sostentamento nella guerra.


    Si voltò nuovamente verso Yoshi.

    Scusa, parlo troppo quando noto queste sconclusionagini.
    Anche se sarei curioso di sapere che ne pensi te.


    Attese una risposta mentre stressava un piccolo grillo.
     
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  6. Akashi Mikawa
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    Quando il ebbe finito di parlare, rimasi qualche secondo in concitato silenzio, in riflessione. Quello che aveva detto era vero, come pretendevo di trovare pane per i miei denti se ero un’arma in un tempo di guerra? Ma non mi diceva nulla di nuovo, a quelle cose ci pensavo spesso anche io, anche io individuavo, già da tempo, nell’accademia la causa della mia repressione. Ma accademia o no, io non ero la persona più indicata a fare il contenitore statico ai servizi del villaggio.

    “Hai ragione...l’accademia è dannosa per noi ninja. I tempi dell’Hokage Naruto erano diversi, è vero: non c’erano solo 4 villaggi ninja, quelli che noi abbiamo incorporato, conquistato erano indipendenti se pur minori, e non c’era un decreto che stabiliva una pace di sorta...i villaggi non erano in guerra ma non erano nemmeno alleati, salvo rare eccezioni che comunque non vedevano più di due villaggi in associazione. Certo fa eccezione la grande alleanza nata per sconfiggere l’Akatsuki, ma a quei tempi io e te non ci saremmo mai potuti conoscere per il semplice fatto che per andare a riprendere un ninja di Oto, avrebbero mandato solo ninja di Oto....L’Akatsuki...se ci pensi alla fine è quasi un loro merito se a quel tempo i Jinchuuriki acquistarono valore, attirarono attenzioni...fino a quel momento erano stati un mezzo per mantenere l’equilibrio delle forze...come si può togliere la guerra a dei sodati? Non è come togliere la terra ai contadini? Ci vorrebbe un agente esterno che dia alla gente il motivo di combattere...ma forse sono solo un pazzo che vuol essere protagonista sul campo di battaglia...che vuole qualcosa da difendere e per la quale diventare più forte...Oppure siamo davvero senza un’ambizione di fondo?”

     
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    Ascolto il piccolo discorso di Yoshi, constatando che non aveva fatto altro che ripetere le sue parole grosso modo, erano sicuramente concordi.
    Non sapeva però quanto ancora potesse rivelare al suo interlocutore, forse era meglio tastare un altro po’ il terreno.

    Sai, fondamentalmente a me non sta antipatica l’accademia o l’istituzione che essa rappresenta, bensì come i villaggi la vivono.
    Ci portiamo dietro lo strascico logoro di una sposa ormai vecchia e rugosa, mai arrivata all’altare: La pace.
    Per quanto i paesi fossero accomunati da un alleanza si sono traditi, e gli effetti li puoi riscontrare in ciò che hai detto: solo quattro paesi, i restanti assorbiti.
    C’è sempre stata competizione, e c’è tutt’ora. Parecchi shinobi hanno sufficienti conoscenze a trafugare le innate, tuttavia non sono ricercati dall’accademia, anzi, i villaggi li considerano degli assi importanti nelle loro maniche.
    L’accademia però non fa in modo che non ne vengano più addestrati, tace, e i villaggi, sguazzando nell’ipocrisia, continuano a crescere le loro spie.
    Perché chiamarla alleanza? Tutti sono ancora sul piede di guerra e ben fermi nelle loro posizioni.
    Ogni azione, anche la più piccola, nel nostro mondo, porta ad una morte, porta a saldare tra loro una maglia alla catena della guerra.
    I ninja non crescono fedeli all'accademia, crescono fedeli al proprio villaggio, crescono con un educazione marziale ed è il bene del proprio villaggio che antepongono dinnanzi a tutto.
    Perché far finta di fare la pace?


    Attese qualche istante prima di pronunciare le ultime parole, a mo di rivelazione, anche se l’avrebbe fatto con un tono semplice e informale, quasi distratto e non curante delle sue stesse parole.

    Qualcuno dovrebbe mostrargli la verità.

    Aveva lanciato il suo piccolo e luccicante amo, chissà se Yoshi avrebbe abboccato
     
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  8. Akashi Mikawa
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    Ascoltai con attenzione quel che Raizen aveva da dirmi. Poi stetti qualche istante in silenzio, a rimurginare sulle sue parole. Di colpo, poi, presi a parlare:

    °Il discorso che hai fatto non fa una piega. E' una guerra fredda, si tratta di una bomba il cui innesco è sul punto di azionarsi. Tutti si preparano per qualcosa che tutti sanno di essere sul punto di vedere nascere. Ma come hai detto tu, nessuno vuole dare inizio a niente e ci vorrebbe qualcuno che lo faccia, qualcuno che inneschi la bomba, faccia scoppiare l'accademia...nessuno però si prende l'onere...nessuno vuol rischiare così tanto...facciamolo noi cazzo...°

    Il mio sguardo brillava, il mio viso era colmo di risolutezza. Ero fermamente convinto di aver trovato il mio compito, il mio dovere. Avrei riportato in auge il significato della parola Shinobi.
     
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    Sorrise il colosso di Konoha, come un bambino che scarta il suo più bel regalo, non aveva ingannato quel ninja, però era riuscito, solamente grazie alle parole, a farlo arrivare dove voleva, la cosa era abbastanza soddisfacente per lui.

    Mostriamogli questa verità allora.

    Si voltò verso Yoshi con gli occhi ardenti di un bagliore dalle maniacali sfumature.
    Prima di parlare si guardò attorno, i suoi sensi sarebbero stati sufficienti ad individuare indiscreti scocciatori, ma parevano gli unici essere umani ad aggirarsi per le strade di Suna a quell’ora della sera.

    Ho intenzione di creare un associazione di shinobi a cui non interessi creare danni al singolo villaggio se il risultato finale è quello di beneficiare l’associazione e quindi in un futuro assicurare a queste persone la via verso la verità.

    Guardò Yoshi dritto negli occhi.

    Se ti fidi, se ne sei convinto, se sei consapevole del fatto che una volta entrato in questi giri non se ne esce più unisciti a me!

    Sospirò, quasi se ciò che stava per dire avrebbe potuto portarlo a qualcosa di spiacevole.

    Tuttavia un associazione simile di shinobi ha bisogno di un capo, come ogni organismo ha bisogno di un cervello per muoversi. Vigerà la democrazia e nessuno si imporrà, ma come immaginerai prima o poi sarà necessario decidere e a quel punto ci sarà bisogno di una risposta certa e di una persona che sia unanimemente riconosciuta come leader.
    Ricoprirò io tale ruolo.
    Non essere affrettato nelle tue decisioni, potrei offrire ben più di ciò che sembra.


    Si fermò e attese una risposta.
     
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