Good GirlZ Gone Bad

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  1. Fujiko M.
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    Due ragazze, Fujiko e Shay, si erano allontanate avvisando il gruppo. Avevano intrapreso un sentiero alternativo rispetto a quello principale.

    Dopo dieci minuti di cammino raggiunsero uno spiazzo completamente roccioso e in discesa. Un'ampia vallata di rocce tra due rive boscose.
    Le due ragazze erano al limite della riva.

    « Qui può andare bene. » Disse a Shay. « Preferisci restare su questo argine e andare in mezzo alle rocce? »

    Chiaramente non si aspettava che l'altra la capisse, ma le aveva chiesto un semplice parere visivo o quanto meno una impressione su cosa preferisse.

    Se la ragazzina voleva andare in mezzo alla vallata rocciosa l'avrebbe accontentata.
    La prima cosa che avrebbe fatto una volta deciso il luogo, Fujiko si mise frontalmente a Shay, guardandola.

    « Siamo solo io e te. Cerca di rilassarti, di non pensare a niente. Chiudi pure gli occhi. »

    Attese che l'altra facesse quanto suggerito.

    « Benissimo. Ora ascolta il rumore circostante. »

    Attese degli attimi e nel mentre si avvicinò a lei.

    Sussurrandole con voce calma « Immagina, che tutto questa pace, sia interrotta da qualcosa di brutto. Immagina che a qualcuno a te caro, un parente, un amico, o il tuo animale preferito venga fatto qualcosa di cattivo. »

    Fujiko credeva che quello a cui stava sottoponendo Shay fosse un tema ricorrente. Un modo per stimolare la rabbia che un ninja doveva avere in determinate occasioni.
    Non riteneva fondamentale tale sentimento per perseguire uno scopo, un obiettivo o un semplice comando. Ma quella ragazza era troppo innocente. Le mancava la controparte crudele.

    « La senti quella cosa che si sta agitando dentro di te? »

    Shay non poteva vederla ma Fujiko sorrideva divertita.

    « La causa sono io! »

    Rimase davanti a lei, attendendo all'erta una reazione.

    CITAZIONE
    OT:

    Niente di meglio per ora. Cercherò di aiutarti diversamente. Intanto proviamo a vedere come gestisci le azioni di attacco e difesa.

    Spero solo il tuo PG risponda alla mia provocazione. Se così non fosse dovrei adoperarmi in maniera diversa XD

     
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  2. S h a y
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    Sensation..

    Era una richiesta strana quella di andare con la mia Sensei a fare un piccolo giro durante la pausa pranzo degli altri.
    Non ero molto sicura di quanto era appena successo durante l’apocalittico trambusto che si era venuto a creare a causa dei Tori, quindi la seguivo a passo sostenuto e con l’aria meno impegnata possibile. Avevo una miriade di pensieri, alcuni anche non positivi, ma in generale mi era passato il blocco emotivo in cui ero incappata mentre servivano le razioni.
    Dopo una decina di minuti arrivammo ad una valle rocciosa che dava su uno spazio molto ampio. Mi riempiva il cuore di una strana sensazione di pace quel luogo. Sorrisi all’indirizzo di Fujiko quando questa mi chiese se volevo raggiungere la valle o restare tra le rocce.

    -Non importa.. fa lo stesso per me, queste rocce sono belle e riparano dal vento.. Mi piacciono le rocce.. -



    Quindi lasciai lo sguardo correre verso le montagne oramai vicine, rispetto all’inizio del viaggio, mentre Fujiko mi si parava davanti con un fare a dir poco inquietante.
    Ma quell’ambiente mi impediva di cadere preda della mia solita nevrosi da contatto umano, permettendomi di sostenere lo sguardo con un sorriso, appena accennato, che mi spuntava tra le labbra.

    « Siamo solo io e te. Cerca di rilassarti, di non pensare a niente. Chiudi pure gli occhi. »



    La fissai per qualche istante, colta dalla perplessità della richiesta. Tuttavia non era una cosa negativa, era una cosa che avrei fatto spontaneamente in una situazione differente, con una persona diversa magari. Distolsi il pensiero da quel vagare poco remunerativo, prima di perdermi nelle nuvole, e fare qualcosa di stupido.
    Chiusi gli occhi lentamente, inspirando a pieni polmoni l’aria fresca delle montagne, ascoltando attentamente quello che Fujiko diceva.

    « Benissimo. Ora ascolta il rumore circostante. »



    Un leggero rumore d’acqua in lontananza, forse un torrente, un ruscello. E poi quel vento che, scivolando debolmente tra le foglie di qualche albero che si ergeva stoico tra le rocce, produceva quel melodioso suono che mi ricordava Konoha. Mi sentivo estremamente rilassata e tranquilla. Non avevo pensieri, proprio come desiderava la mia Sensei. Mi stavo letteralmente abbandonando a quelle sensazioni dolci e meravigliose che stavano aleggiando nell’aria.
    Poi un sussurro, portato con la voce più calma che avessi mai udito mi arrivò all’orecchio.

    « Immagina, che tutto questa pace, sia interrotta da qualcosa di brutto. Immagina che a qualcuno a te caro, un parente, un amico, o il tuo animale preferito venga fatto qualcosa di cattivo. »



    Quando ebbe terminato di parlare un brivido mi pervase la schiena. Era già successo che una delle cose a me più care venisse a mancare. Quando era morto il mio primo Gattino avevo pianto per giorni, senza mangiare o dormire. Mi tornavano alla mente quelle sensazioni negative e dolorose ma, allo stesso tempo, rivedevo nella mia testa come immagini, flash rapidissimi di quello che quel gatto era stato per me e di quello che io ero stata per lui. Il gioco assieme, il sereno riposo, le corse sui prati verdi al mattino.
    Forse mi uscì una lacrima in quel preciso ricordo. Non avevo la capacità di rendermene conto, tanto ero concentrata in quel momento da quelle parole.

    « La senti quella cosa che si sta agitando dentro di te? »



    Non capivo di cosa stesse parlando. Sentivo però quella cosa cresce dentro di me. Un Miscuglio informe di sentimenti contrastanti, malevoli e benevoli, che graffiavano, stringevano ed urlavano all’unisono.
    Ero certa che se qualcuno si fosse mai permesso di far del male ai miei amici, i miei unici amici a quattro zampe, probabilmente sarei morta piuttosto che vederlo Impunito.

    « La causa sono io! »



    A quelle parole Aprì gli occhi di scatto. Ero furiosa, quel solo pensiero di perdere gli unici esseri con cui riuscivo a parlare serenamente, mi aveva mandato letteralmente in bestia.
    Ma per quanto guardassi quella Donna, non riuscivo a ricollegarla a quel tipo di evento negativo, non volevo anzi, collegarcela.
    Tuttavia una cosa era ben oltre la trasparenza. Mi aveva messo in una condizione tale da voler vedere cosa sarei stata capace di fare sotto pressione o sotto stress. Decisi di accettare la sfida, senza nemmeno pensare alle conseguenze che sarebbero derivate.

    L’unica cosa che mi venne fuori, da tutti quei bei pensieri, fu un pugno diretto, per quanto “diretto” data la differenza di altezza tra me e Fujiko era grossomodo un pugno in pieno petto. Un colpo portato con semplicità, qualcosa di istintivo e banale, che denotava la mia scarsa intenzione di far del male alla donna.
    Sebbene anche volendo, dubitavo di riuscirci.
     
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  3. Fujiko M.
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    La prima impressione che Fujiko ebbe osservando la reazione di Shay fu quella di aver centrato l'obiettivo. Il pugno era qualcosa che si aspettava. Per cui non si sarebbe mossa, ma anzi avrebbe incassato il copo semplicemente contraendo la parte interessata dal colpo [1 Lieve].

    Contenta? Affatto. Non seguì altra reazione da parte della ragazzina.

    « Tutto qui quello di cui sei capace? » replicò a parole « Non ti hanno proprio insegnato niente »

    Le girò le spalle.

    « Una Hyuga che non sa dare altro che un buffetto. Uno Hyuga è un esperto conoscitore del combattimento corpo a corpo. Sa sfruttare il suo byakugan per sondare l'avversario ed infine usa lo juken per inibire ogni sua azione. E tu? Cos'hai fatto in questi anni di vita? Raccolto margherite? O spiato i ragazzini della tua età? »

    Fujiko si voltò nuovamente verso Shay.

    « Se hai deciso di diventare ninja allora devi metterti in testa di saper fare qualcosa. Altrimenti puoi anche smettere di seguire questa strada evitandoti brutte figure e la fatica di doverti bocciare per l'esame. »

    Erano piuttosto vicine quindi Fujiko allungò un braccio per spingerla all'indietro.

    « Reagisci » la sfidò con rabbia [Interpretazione + Mimica] « Dimostra di essere qualcuno e non una poppante. Kuro è più giovane di te ed è già genin, ha perso una mano e rischiato la vita. Non dirmi che è l'esperienza che ti manca perchè se non sei cresciuta è solo colpa tua. »

    Fujiko continuava ad avvicinarsi minacciosa.

    « Sei una nullità »

    L'afferro per la maglia serrando il pugno destro tentando di sollevarla.

    « Reagisci »

    La gettò all'indietro tentando di farla cadere.

    « O morirai giovane... »

    Le lanciò uno spiedo, abilmente estratto dalla propria sacca [Prestigiatore] assieme ad un secondo, all'altezza della spalla sinistra [Maestria Offensiva Base Spiedi -> Forza 375 / Velocità 400 / Precisione 425 / Potenza 8].

    « Il prossimo è dritto al cuore! »

    In mano aveva già il secondo spiedo.
     
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  4. S h a y
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    Feel Fine..

    Quel pugno che a me sembrava poi forte, andò a colpire Fujiko esattamente dove volevo. E sempre come volevo, non fece una piega.
    Come se non bastasse l’umiliazione di aver colpito con esiti tanto effimeri, la Sensei si mise ad inveirmi contro. Continuava a ripetere se era quello il massimo di cui ero capace, se era tutto quello che sapevo fare. Sentivo qualcosa ribollirmi dentro, anche se ero totalmente consapevole che quelle parole, per quanto infinitamente crudeli, erano solo frutto dell’ennesima prova di quel corso.
    Stringevo i pugni, mentre la donna mi dava le spalle, proseguendo a parlare. E più le parole le volavano dalle labbra, più mi sentivo frustrata e impotente.
    Che colpa ne avevo io se mi piacevano di più gli animali che le persone?! E Soprattutto, Non avevo MAI spiato i ragazzini della mia età!
    Sentivo una rabbia incontrollabile salirmi dentro. Poi la vidi girarsi di nuovo e spingermi leggermente indietro. Non opposi alcuna resistenza, indietreggiai come una specie di sacco di patate in equilibrio precario, tenendo gli occhi bassi, le mani lungo i fianchi. Avrei tanto voluto piangere, ma non ci riuscivo perché sentivo che da un momento all’altro sarei scoppiata di Rabbia, e stavo facendo ogni cosa in mio potere perché non succedesse.
    Poi risposi, con la voce che tremava vibratamente dal dolore, più che dalla rabbia, che quelle parole mi avevano causato.

    -…Cosa dovrei fare secondo te?. CHIUNQUE.. –Dissi aprendo le braccia come a voler includere tutto il visibile in quella definizione –Può dire di essere più forte, veloce e intelligente di ME. Io magari non sarò Mai una persona o una Ninja il cui nome resterà scritto nella storia, MA non è questo quello che VOGLIO. –Serrai forte i pugni, avrei voluto dire cose diverse, ma avrei mentito se lo avessi fatto. –A cosa servono gli occhi!?.. I MIEI OCCHI!? E’ Colpa mia se sono nata in mezzo al bigottismo!? Viviamo in un quartiere “SPECIALE” – Dissi con tono estremamente ironico –Siamo una specie di fenomeno da baraccone, di cui IO sono l’ultima ruota del carro… E Poi!? Kuro!? Io sono venuta all’Accademia per imparare, per migliorare, gli altri sono qua solo perché ci dovevano venire! Io Ho Scelto, di venirci di mia volontà! –Stringevo anche i denti, gli occhi mi si erano leggermente arrossati sui bordi, volevo piangere e mi uscì qualche Lacrima.

    -Sto facendo anche l’impossibile, ho problemi persino a parlare, A PARLARE con le persone, e nonostante questo sono venuta QUA. – Indicai il terreno, fissando la Donna. –ALLORA ORA DOMANDATI CHI E’ CHE HA PIU’ CORAGGIO IN QUESTO MOMENTO!.- Urlai con tutta la voce che avevo in corpo.

    La Donna si avvicinò, mentre tremavo ancora, incerta ed impaurita.
    Mi sentivo estremamente stupida. Stupida ed infinitamente debole, visto che avevo fatto esattamente il gioco della mia Sensei.

    « Sei una nullità »



    Poi mi afferrò per la casacca, veloce e precisa. Ero troppo scossa da quello che avevo detto, da come mi ero comportata e dal fatto che avevo perso il controllo, come non mi accadeva da un po’ di tempo.
    Solo.. quelle parole, quell’incessante critica nei miei confronti.. era tutto così doloroso e frustrante. Mi ricordava chi ero, da dove venivo e, soprattutto, chi Avrei Dovuto Essere, Ma non ero.

    « Reagisci »



    Mi gettò indietro, dove caddi di schiena come una tartaruga colpita da un’onda troppo forte sulla spiaggia. Fissai la mia Sensei, con occhi colmi di dolore e desiderio di dimenticare quello che avevo sentito. Sapevo che c’era solo un modo per dimostrarle che nonostante tutto, valevo il tempo perso.

    « O morirai giovane... »



    A quelle parole il mio sangue si gelò Improvvisamente. Non riuscì nemmeno a capire cosa stesse facendo la donna, avvertì solamente l’immediata sensazione di pericolo che precede qualcosa di estremamente doloroso. Impastai del Chakra nella spalla verso cui la donna aveva scagliato lo spiedo estratto con tanta velocità [1/2 Basso] tentando anche di muovermi in modo da non venire presa in punti troppo dolorosi, ma l’esito fu a dir poco disastroso e quell’oggetto si conficcò beatamente nella parte alta della mia spalla [2 Leggere].
    Il Dolore era qualcosa di infinito. Non ne avevo mai provati di quel genere, con i muscoli tesi per la rabbia, che amplificavano il male causato dalla semplice puntura.

    Mi rialzai, quanto più velocemente potevo, sentivo il dolore, ma non volevo dargli peso. Superai i due passi che mi separavano dalla Donna quasi con una sola falcata, stavolta il pugno che ne seguì fu molto più preciso, anche se diretto, mirato alla bocca dello stomaco, usando la mano Sinistra.

    Immediatamente dopo avrei tentato di colpire con un forte calcio, portato con la gamba sinistra, il ginocchio sinistro della Sensei [1/2 Basso in Velocità]. Ero abbastanza irritata da quella situazione, combattevo male quando ero arrabbiata o nervosa, ma in quel momento avevo elaborato qualcosa di utile. Con quel calcio, infatti, speravo di deviare l’attenzione della Donna, quel tanto che bastava per poter creare il sigillo della Tigre con la mano sinistra, e colpire con un gesto fulmineo verso il volto della Donna con un Attacco Improvviso usando la mano Destra.

    SPOILER (click to view)
    Attacco Improvviso - Kyuu Batsu
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Tigre (con una sola mano)

    Con l'uso di questa tecnica, il ninja può aumentare esponenzialmente la velocità di un suo attacco, lasciando all'avversario l'impressione di aver potuto pararlo o schivarlo. Il Ninja può usare questa tecnica con qualsiasi attacco senz'armi, purché possa effettuare il sigillo. Tale attacco è veloce, con un bonus di +3 tacche in velocità, e impercettibile: i sensi di tutti coloro tenteranno di osservarlo saranno come ridotti del 25%.
    La tecnica non consente l’uso di armi – se non, dal grado Genin, di PpCC – in quanto il movimento accelerato non permette di conservare la forza per impugnare le stesse. Ripetere questa combinazione varie volte nello stesso combattimento la rende prevedibile, e quindi facilmente contrastabile.

    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Medio Basso)


    Dopo aver dato il colpo, nel caso fossi stata libera di muovermi, avrei indietreggiato di un passo.
     
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  5. Fujiko M.
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    Shay era stata stuzzicata, finalmente, al punto giusto da farla arrabbiare. O quanto meno inveire. Quello che stava urlando era vero. E a Fujiko non solo non importava la storia della ragazza tanto meno chi o cosa sarebbe diventata, eccetto il caso di una minaccia per se stessa o Kiri.
    Ma era troppo presto per chiunque capirlo. E forse non sarebbe mai andata così male.
    L'intenzione di Fujiko era tuttavia diversa. Comprendendo le debolezze e le mancanze che poteva avere Shay come un chiunque studente come lo era stato lui, Godsan, si prefiggeva di stimolarla alla consapevolezza di quello che il mondo esterno le avrebbe riservato.
    L'esperienza avrebbe dovuto farsela da sola, così come la crescita fisica.

    Con quella provocazione inoltre aveva intuito come il suo modo di combattere fosse allo stato primordiale. Non che la stessa Fujiko sapesse farci in corpo a corpo ma le parevano attacchi senza logica e impacciati.

    Fujiko parò il pugno con entrambe le mani all'altezza dello stomaco [1 Lieve] di fatto bloccandolo grazie alla velocità che possedeva.
    Così come il calcio portato alla sua gamba destra, in direzione del ginocchio, venne bloccato semplicemente alzando quella stessa gamba e rafforzandola con del chakra [½ Basso] [1 Lieve].

    L'ultimo attacco la sorprese. L'aveva visto, quello certamente, ma era stato caricato con una velocità diversa da quella che sembrava. Colpì in pieno mento l'amministratrice facendola barcollare all'indietro [1 Lieve].

    Scosse la testa, leggermente frastornata da quel colpo inaspettato.

    « Poi mi spieghi come hai fatto »

    Si riprese e la osservò.

    « Che ne sai degli altri? Tu non hai nemmeno idea del perchè veniamo chiamati ninja. Lo sai chi siamo? Sai quali sono i tuoi obiettivi? Rispondimi » le urlò dietro quell'ultima parola.

    « Per quel che mi riguarda sei solo una bambina senza idee, che non sa nemmeno stare in piedi. Credi che l'accademia sia una scuola dove ti danno un titolo solo perchè hai studiato quattro nozioni? Rispondi! » urlò ancora più forte quella parola.

    « Non piangere, che tanto non ti servirà a niente dopo che ti avrò cavato gli occhi con questo spiedo. »

    Scattò in avanti [Basso -> Velocità 475] ad un passo da lei afferrandola per il collo, stringendo quel che bastava.
    Lo spiedo nella mano destra era stato portato a pochi millimetri dall'occhio sinistro di Shay.

    « E ora rispondimi senza esitare o questo piccolo incidente di percorso si trasformerò nella storiella di cronaca nera dove una ragazzina aveva attentato alla vita della sua sensei... » scandiva quelle parole come se fosse rabbiosa [Interpretazione].

    Dentro di se, Fujiko, si augurava che la ragazza trovasse dentro di se la forza necessaria per crescere.

    « E non mentirmi, perchè lo posso capire » nessuna esitazione nella sua voce.
     
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  6. S h a y
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    A Strange Question.

    Tutta quella serie di colpi, con quella foga, e quel disperato tentativo di coglierla di sorpresa con un singolo Pugno. Non le avevo fatto praticamente Niente, ed avevo quasi esaurito il mio repertorio in un singolo attacco. Mi sentivo altamente incapace, non avevo realizzato che la Donna mi era talmente superiore che, anche fossi stata la più forte delle studentesse, mi avrebbe distrutta con un dito.
    Tuttavia l’avevo lievemente stordita, e nel mio cuore speravo che avesse apprezzato quel gesto, disperato ma sincero, di farle capire quanto ci tenessi ad impegnarmi.
    Dalla sua espressione non avrei giurato nulla, anzi, pareva estremamente contrariata dal fatto che le avessi risposto per le rime a quelle offese.
    Credevo che avrebbe apprezzato , ma ero conscia di quanto fossi stata stupida ad agire in quel modo, del tutto fuori luogo e poco incline al comportamento rigoroso che dovrebbero avere gli Shinobi e le Kunoichi.

    Dopo mi urlò una domanda, che suonava quasi imperativa.

    « Che ne sai degli altri? Tu non hai nemmeno idea del perchè veniamo chiamati ninja. Lo sai chi siamo? Sai quali sono i tuoi obiettivi? Rispondimi »



    Restai spiazzata, totalmente privata di una risposta così a bruciapelo.
    Provai ad aprire bocca, esprimermi, ma uscì fuori solo un balbetto infantile, dovuto all’eccessiva emozione e alla fretta di pronunciare tutte quelle parole che mi uscivano dal cuore e dall’anima.

    « Per quel che mi riguarda sei solo una bambina senza idee, che non sa nemmeno stare in piedi. Credi che l'accademia sia una scuola dove ti danno un titolo solo perchè hai studiato quattro nozioni? Rispondi! »



    Ancora, un altro Urlo, più forte di prima. Mi sentivo annichilita, colpita da ogni parte, come dentro una botte di ferro su cui Fujiko stava colpendo ripetutamente un martello. Mi frastornava, mi impediva di pensare, di ragionare. Ero sotto pressione, provai a muovere le mani stringendo e rilasciando i pugni più volte, nel tentativo di concentrarmi, di focalizzare l’attenzione su altro. Riuscire a rispondere.
    Non accadde nulla, proseguivo ad essere impacciata, a subire quelle parole. Tolsi lo spiedo conficcato nella spalla, sentendo un gran dolore mentre eseguivo l’azione. Strinsi i denti.
    Perché mi succedeva tutto questo? Perché quella donna mi odiava, anche se avevo cercato in ogni modo di accontentarla?..

    Poi si mosse, con una velocità spaventosa, almeno per la mia prospettiva. Mi afferrò per il collo, stringendo abbastanza da immobilizzarmi, ma permettendomi di respirare più o meno agevolmente. Tentai di alzare le mani per difendermi, ma finì per bloccarle prima di toccare il braccio della Sensei. Rimasi quindi a mani in alto, impaurita, con quello spiedo aguzzo talmente vicino al mio occhio che mi risultava impossibile stabilirne la distanza. Tremavo debolmente, per quanto cercassi di controllarmi.

    « E ora rispondimi senza esitare o questo piccolo incidente di percorso si trasformerò nella storiella di cronaca nera dove una ragazzina aveva attentato alla vita della sua Sensei... »



    Battevo appena i denti, non riuscivo a guardarla negli occhi. Mi faceva paura, in quel momento, quella donna.

    « E non mentirmi, perchè lo posso capire »



    Chiusi gli occhi un solo istante e mi sembrò di sfiorare la punta del grosso spillo con la palpebra, tanto era vicino. Presi un grosso respiro, per quel che mi concedeva la mano serrata alla mia gola. Poi provai, nel modo meno impacciato ed impaurito possibile a rispondere a tutte quelle domande, una dopo l’altra. Usando tutta la sincerità che avevo in corpo e che potevo permettermi in quella situazione.

    -Io sono Shay Hyuga. Non so chi erano, chi siete, o cosa volete dal mondo, voi Ninja. So però come lo fate, so perché lo fate.. e spesso ne risento in prima persona. Chi di voi combatte per il villaggio, chi per uno scopo, chi per un padrone. Non esiste una definizione di Ninja che le vada bene, Sensei.. – Presi una pausa –Io non so definire un Ninja, mi perdoni.. – Era troppo vasto come argomento, non sapevo cosa dire. Ognuno dei Ninja che conoscevo era così diverso dall’altro che, anche volendo, non avrei trovato un filo di unione. – Io voglio diventare una Medica, voglio guarire le persone, il mio scopo è scoprire, un giorno, come salvare delle vite.. non come toglierle.- Era una piccola bugia, avrei voluto sapere anche come si tolgono delle vite. –No.. mi.. perdoni. Non voglio solo salvarle, voglio anche sapere come eliminare chi cerca di togliere delle vite.. – La voce mi tremava, cosi come il resto del corpo. –Sono venuta in accademia per vincere le mie Insicurezze.. – Una lacrima uscì dall’occhio minacciato dallo spiedo -..non può dirmi se credo che l’accademia sia solo nozioni, quando sono venuta qui per imparare a vivere e non per studiare.. – Conclusi.

    Poi abbassai lo sguardo, aggiungendo poche altre parole.

    -Magari non diventerò mai una brava Kunoichi. Ma questo non mi ha impedito di provarci.. -.


    E poi restai in silenzio, smettendo persino di tremare
     
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  7. Fujiko M.
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    La ragazza era distrutta. Probabilmente anche dentro di lei si agitavano sentimenti opposti e contrastanti tanto da farle perdere la lucidità. E l'istinto di soppravvivenza era l'unica cosa rimasta.

    Azzardò un discorso sensato ma giustamente troppo complesso per poterlo definire. Persino Fujiko stentava a credere di essere immischiata in qualcosa di troppo grande da poterlo solamente controllare.
    Shay aveva subito corretto il tiro sull'unica esitazione più evidente del suo discorso.

    Non aveva altro da aggiungere.

    Fujiko ritirò immediatamente lo spiedo, riponendolo. Allentò la presa al collo, liberandola. L'abbracciò.

    « Tranquilla...tranquilla » sussurrò Fujiko tenendo la ragazza più bassa di lei al suo petto.

    « Ci sono molti modi per ottenere qualcosa. Io volevo capire quali erano i tuoi limiti e farteli superare. Non posso dire di aver usato le maniere dolci, e forse non le ho usate nemmeno correttamente. Ma credimi, non ho mai minimamente pensato di farti del male. »

    Se si fosse calmata l'avrebbe scostata un po', per chinarsi così da risultare più bassa di lei, guardandola dal basso.

    « Lo spiedo può averti fatto male, ma passerà, tranquilla. Fammi vedere il collo piuttosto. »

    Vi erano ancora dei segni delle sue dita ma tastandolo sembrava tutto regolare.

    « Sei una ragazzina diversa dagli altri. E forse non sai nemmeno tu perchè realmente sei qui. Essere ninja non vuol dire migliorare se stessi. Quello è il tuo pane quotidiano. Non vuol dire imparare a vivere. Perchè morirai più e più volte sotto umiliazioni o uccidendo gli altri o persino i tuoi compagni. »

    « Devi morire dentro, per rinascere. E credo che quanto ti ho fatto si sia avvicinato a questo obiettivo. Voglio aiutarti a migliorare, ad essere al pari degli altri. Tutto quello che è in più sarà merito tuo. Ma prima ascolta questa lezione che non imparerai sui banchi. Me la insegnò un sensei più piccolo di me, di età, ma sicuramente molto più maturo. »

    Fujiko si sedette invitandola a fare lo stesso.

    « Un ninja ha molte definizioni, a seconda di come lo si inquadra. Ma per quanto tu cerca di capirlo, un ninja, io, tu, gli altri, saremo sempre e solo delle armi. La gente sopra di noi ci comanda. Sono loro che chiedono di agire, che ci pagano, che ci sostengono i villaggi. E tu devi solamente eseguire i loro ordini per non incorrere contro qualcosa di più grande e più forte di te. Qualcuno che ti vede come scomodo.
    Io ti dico, Shay, ma non te lo auguro, che dovrai inghiottire molte volte bocconi amari. E che quando dovrai privare della vita qualcuno non dovrai esitare. Perchè in caso contrario sarà in gioco la tua, o quella di qualcun altro. O magari dei tuoi amici. O del tuo villaggio. Ma una volta conclusa quell'azione poggerai la maschera da kunoichi e dovrai essere la Shay che tutti vorrebbero conoscere ed avere come amica. Perchè in fondo siamo esseri umani pure noi, capaci di emozionarci e di amare. »


    Parole che non avrebbe mai smesso di ripetere. Si alzò dal terreno sbattendosi i pantaloni. Rivolse a Shay un'altra domanda.

    « Dimmi, perchè vuoi eliminare chi toglie la vita se è proprio come te? »
     
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  8. S h a y
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    Will

    Avevo il terrore di quella donna. Avrei voluto urlare di paura.
    Ma poi d’un tratto, quasi le mie risposte fossero state la chiave di volta della sua dolcezza, mi lasciò andare il collo e mi strinse a se.
    In quel momento smisi di avere paura, di colpo, come se non ne avessi mai provata in vita mia, e mi sentivo bene, erano anni che nessuno mi abbracciava per affetto, per cercare di trasmettermi qualcosa di positivo. Compresi quanto sola e desolata fossi nella mia vita e quello che dovevo cambiare quando sarei riuscita a tornare a casa. Forse a qualcosa era davvero servito tutto quello spavento.
    Non ricambiai l’abbraccio non perché non lo volessi ma, semplicemente, perché non ne ero in grado a livello psicologico. Volevo solo starmene li a farmi coccolare come una bimba di pochi mesi che cerca le grazie della madre per sfogarsi dai propri capricci.

    Fujiko parlava, con dolcezza, parole che risuonavano buone, giuste e vere, nella mia testa.

    « Ci sono molti modi.. […] ..pensato di farti del male. »



    Avevo presagito che fosse quello il vero scopo di tutti quegli spaventi. Ma sul momento anche la ragione si lascia spesso sopraffare dall’emozione. Ed era proprio quello il mio caso.
    Annuivo ritmicamente alle sue parole, non con stupida riverenza, ma con ammirazione e profondo rispetto, forse persino affetto, essendo stata la prima persona, dopo Ashura, ad avermi confidato qualcosa a proposito di come sono e cosa voglio fare.
    In quel preciso momento, e solo in quello, avrei voluto che Fujiko fosse mia Madre. E anche se non era così, ero entusiasta che fosse la mia Sensei.

    Quando si preoccupò di controllare i danni fatti dallo spiedo, alzai la manica della giacca, c’era solo un piccolissimo forellino dal quale erano uscite si e no una dozzina di gocce di sangue, che avevano macchiato lievemente la magliettina bianca che tenevo sotto alla divisa da studentessa.

    -Non si preoccupi.. non mi fa quasi più male.. cadendo da qualche ramo mi sono fatta di peggio. – cercai di sdrammatizzare, nonostante mi dolesse ancora non poco essendo la mia pelle del tutto impreparata a quel tipo di “danno”. Volevo che mi vedesse forte.
    Poi le lasciai controllare il collo, quello non mi faceva male, avevo solo una sensazione residua quando respiravo troppo profondamente.

    « Sei una ragazzina.. […] .. tuoi compagni. »

    « Devi morire dentro.. […] ..molto più maturo. »


    Ascoltavo, immobile e senza parole, quei discorsi. A volte mi ero sognata un momento del genere, la notte, pensando all’accademia. Tramandare qualcosa di importante, esprimere tramite il sentimento e la parola il proprio passato e ciò che si spera accadere nel futuro. Ero pronta a sopportare le umiliazioni, le percosse. Ero pronta ad uccidere? Non lo sapevo, non volevo nemmeno pensarci in quel momento.
    Guardavo la Sensei, ascoltandola come fanno i bambini davanti ai saggi che raccontano loro storie di tempi lontani, dove ognuno di quei piccoletti riesce perfettamente a ritrovarsi con i propri sogni.

    Fujiko sedette ed io, istintivamente, mi sedetti davanti a lei per terra a gambe incrociate, fissandola con uno sguardo che, visto da fuori, si sarebbe potuto definire tranquillamente Lunatico.
    Eppure, anche in quell’infinita pazzia dei miei gesti, Fujiko avrebbe potuto scorgere il profondo desiderio di comunicare, parlare, pensare ed esprimermi che per tanto tempo non avevo avuto occasione di fare.

    « Un ninja ha molte definizioni.. […] ..capaci di emozionarci e di amare. »



    Quando Fujiko completò il discorso, mi scoprì una profonda tristezza nell’animo al solo pensiero che, prima o dopo, avrei dovuto togliere una vita con queste mani. E lo avrei dovuto fare sotto la più terribile delle Coercizioni, o uccidere o essere uccisi. E non avrei dovuto esitare, lo sapevo.
    Ma con quelle parole mi aveva anche dato un motivo in più per avere fiducia in me. Perché le armi hanno sempre due lati, uno che taglia ed uno che non può farlo. Ognuno di noi è una spada, abbiamo tutti una lama, chi più chi meno affilata. Ma abbiamo tutti anche un piatto, un dorso di spada, con cui siamo costretti a confrontarci alla notte, davanti allo specchio dei nostri pensieri.
    Volevo realmente scegliere quella come vita? Probabilmente si. Non ero in grado di fare altro che seguire il mio istinto e, allora come adesso, sentivo che era proprio quello che stavo facendo ad essere il percorso giusto per me. Indipendentemente da chi o cosa mi fossi trovata davanti. Inclusa me stessa.

    Poi la Donna si alzò, ponendomi un’altra domanda mentre io restavo immobile sul terreno a fissarla:

    « Dimmi, perchè vuoi eliminare chi toglie la vita se è proprio come te? »



    La domanda mi aveva leggermente spiazzato. Non sapevo come rispondere, se non per frasi fatte o stupidaggini che mi avrebbero portato a subire, a ragione, una tirata d’orecchie.
    Decisi di lasciarmi andare, essere sincera.

    -Vivo nel quartiere Hyuga.. con mia Madre, mio padre non mi parla da anni e la mamma c’è solo quando sale il primo giorno del mese, ovvero Poco. Ogni giorno sento parlare dei peggiori omicidi, di ingiustizie, di cronaca nera a cui nessuno importa, solo perché magari non so.. – Indicai un punto a caso per terra –Non è della tua famiglia o del tuo clan o nemmeno del tuo villaggio, chissenefrega se una banda di ninja traditori stupra e ammazza tre donne contadine? Erano sotto il protettorato di un altro Clan, a noi non riguarda, e viceversa.- Sentivo montare una certa rabbia dentro, percepibile anche nelle mie parole –ho sentito di gente che passando accanto a dei feriti in zone di battaglia ha preferito tirare dritto, perché? Perché questa è LA VITA, tutti danno per scontato tutto, non frega nulla a nessuno di ciò che succede in giro. Se A Kiri crepano trecento bambini, nessuno piange a Konoha, perché!? PERCHE’ SONO BAMBINI, BAMBINI DI KIRI, MA NESSUNO SI MUOVE O FA UN BENEAMATO Ca.. – Strinsi un pugno, forte, digrignando i denti –Scusatemi.. io ho vissuto sedici anni quasi in totale isolamento e solitudine. Non riesco a concepire.. certe cose. Nessuno merita di stare solo, nessuno, in nessun momento.- Lunga pausa, distolsi lo sguardo dalla Donna -.. tranne chi fa del male per il solo piacere di farlo. Chi combatte una guerra NON per ordine, ma per gusto di fare del male. Chi lotta senza Ideali.. No. Quella gente non è come me, mia Sensei. Io posso essere debole, codarda forse.. ma non voglio fare del male a chi non ha fatto nulla.-

    Conclusi, fissando il terreno.
     
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  9. Fujiko M.
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    Fujiko l'ascoltava mentre dava una spiegazione alla sua volontà di giustiziatrice. A differenza sua l'amministratrice non aveva un motivo per se stessa del perchè aveva intrapreso la strada dell'eliminatrice, se non quella del puro piacere personale di quel ruolo. Ma invero, era così macabro e violento che lei stessa non lo sopportava.

    « E quali sono i tuoi ideali in proposito? Quale il tuo obiettivo? Perchè, detto sinceramente, fare il ninja a sola motivazione personale è un po' assurdo. Nessuno lo farebbe. O meglio, è l'errore in cui molti alle prime armi cadono. Io per prima. Credo che dietro a tutto ciò, nella maggior parte dei casi, ci sia un attaccamento al proprio villaggio, un bene che lega entrambi. Ma ciò non è così palese, è qualcosa di più radicato e profondo difficile da scoprire. Altrimenti non saremmo ninja. »

    Era una visione personale a cui non aveva mai riflettuto e che le era venuta spontanea da dire. Per cui attese curiosa anche una risposta da parte di Shay.

    Poco dopo le avrebbe insegnato qualcosa di nuovo.

    « Ora ti farò vedere tre posizioni che potrai fare tue e decidere se sfruttare o meno durante uno scontro... »

    Fujiko assunse la prima posizione. La gamba sinistra avanti e leggermente verso l'interno mentre la destra faceva da appoggio poco più indietro. Entrambe le ginocchia vennero piegate. Portò le braccia in difesa, la sinistra con il pugno sotto la zona del relativo orecchio, mentre la destra piegata a fianco dello stomaco.

    « Questa è una posizione difensiva ad ampio raggio. Ti copre metà busto e il volto mentre le gambe sono ben piazzate per non farti sbilanciare. Da qui puoi anche portare un pugno con la destra aiutandoti con una spinta delle gambe. Sono posizioni piuttosto semplici e naturali alle quali non ci si pensa. Ma con un certo allenamento possono rientrare nel combattimento come abitudinarie. » Lanciò un pugno in avanti con la destra. « Prova tu ora. »

    Poi passò ad un'altra posizione; quella che in verità preferiva tra tutte.
    Pose il peso sulla destra, piegata, mentre la sinistra poggiava appena a terra, davanti, come una molla. Le braccia erano a metà altezza dove la sinistra era poco più in alto dell'opposta. Entrambe le mani aperte.

    « Questa è una posizione molto versatile. Ti permette di attaccare come difendere in quanto sfrutti la gamba posteriore come unico perno per spingerti in varie direzioni. Capirai che coordinare una gamba piuttosto che due, in questa posizione, è molto più agevole e veloce. »

    Spiccò un salto laterale riprendendo subito la stessa posizione e poi effettuò un attacco portandosi in avanti grazie alla spinta della destra.

    « Avanti, prova. »

    Infine le propose l'ultima mossa. Era grosso modo una variante della prima ma con una postura molto più laterale. La gamba sinistra poggiava sempre avanti salda al terreno mentre la destra apriva all'esterno creando un ulteriore punto fermo del corpo.
    Le braccia erano posizionate in maniera identica alla prima.

    « Con questa difensiva puoi ricevere colpi solamente da davanti o da un lato. Quindi è molto più chiusa come utilizzo. Eppure bloccare un colpo frontale è più facile e allo stesso tempo ti garantisce una risposta immediata con un contraccolpo grazie ad un veloce movimento di bacino. »

    Le dimostrò per finta di incassare un colpo e di reagire allo stesso in tempi brevi proprio come le aveva spiegato. Quindi spingendo con la destra e ruotando il bacino frontalmente mentre con la destra andava a sferrare un colpo di palmo ad un immaginario nemico.

    « A te l'ultima... »
     
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  10. S h a y
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    Teach Me.

    Onestamente faticavo a comprendere il discorso che stava facendo Fujiko. Sentivo che c’era del fondamento e che probabilmente era la pura verità. Però non mi sentivo partecipe di quel pensiero, anzi, lo negavo a me stessa con forza. E Ripetutamente.
    La ascoltavo, pensando a qualche risposta dare alla sua domanda, non era affatto un discorso leggero, ne tranquillo da affrontare. Mi sentivo ancora un po’ mortificata per lo sbotto incredibile avuto poco prima con quella specie di soliloquio.
    Poi, quando la donna Ebbe terminato di spiegarmi quel suo giustificato, maturato dall’esperienza, pensiero, mi decisi a darle la prima risposta che il mio cuore mi lanciava.

    -Quando vivi da sola per tanto tempo tendi a pensare che, nonostante l’apparenza, tutto sia modificabile, mutabile.. aggiustabile. Quindi probabilmente sarà un errore di gioventù come lo ha chiamato lei, Sensei.. eppure io mi domando, spesso e volentieri, oggi come ieri, se non ci sia qualcosa di più.. di questo. –Toccai la divisa –Simboli o bandiere. Cosa differenzia me da lei, oltre la nostra forza fisica e spirituale?.. Nulla! Siamo due persone, due donne.. – esitai appena sul definirmi “donna” ma non detti troppo peso alla cosa.
    -Eppure quando torneremo a casa da questo corso Genin i nostri villaggi ci guarderebbero male se solo provassimo a parlare apertamente di amicizia o affetto.- La guardai. –Forse sono pazza, Fujiko-Sama, ma ci vedo ben più di una motivazione per diventare Ninja per scopi personali.. che poi non sono così personali. Io voglio diventare una Medica, salvare delle vite, e questa è una motivazione supplementare al semplice fatto che .. una come me non ha molte scelte. Devo solo fare al meglio ciò che mi è concesso di fare. Come questo Genin.. – Sorrisi poi, guardando la Donna.

    Sentivo dentro di me che quel discorso, in qualche modo, avrebbe toccato Fujiko. Probabilmente in negativo, anche se ero notoriamente pessimista nelle mie previsioni. Tuttavia la Sensei decise di mostrarmi alcune posizioni di combattimento fisse che mi avrebbero potuto aiutare in un futuro scontro.
    Ascoltai attentamente le sue istruzioni su quale di quelle posture fosse più idonea ad affrontare tale tipo di attacco. Mi scoprì interessata e attenta a quelle cose che, in passato con Hyn, rifiutavo a prescindere.

    Provai ad imitare la prima posizione, avevo la gamba destra leggermente fuori dal punto corretto, inoltre tendevo ad abbassare leggermente il bacino, risultando sbilanciata ad un occhio attento. Sebbene la postura fosse somigliante, era più precaria e offriva meno mobilità di quella proposta ed eseguita correttamente da Fujiko. Provai un paio di volte a posizionarmi, arto per arto, lentamente in modo da immagazzinare nella testa dove ogni parte del corpo doveva trovarsi. Facevo palesemente fatica e, nonostante il mio impegno, il risultato finale fu decente ma ben lontano dalla correttezza assoluta.
    Il problema più grande era il mio istintivo bisogno di nascondere il busto dietro alle braccia, usandole come uno scudo e bloccandomi ogni possibilità di contrattacco. Quando tentai di eseguire il pugno emulando la Sensei, risultò lentissimo rispetto ai miei standard.

    -Credo di.. dover fare un po’ di pratica, ma ho compreso la funzione che può avere in battaglia.. -



    La seconda posizione invece, mi risultò decisamente più facile da eseguire. Riuscivo agevolmente a fare perno su una sola gamba, quasi saltellando, e a muovermi pur restando in una posizione protetta e atta a portare attacchi rapidi, esattamente il tipo di combattimento che meglio avevo assunto durante gli allenamenti precedenti.

    -Questa postura è molto molto moooolto migliore della precedente – dissi saltellando abbastanza scioccamente come aveva fatto poco prima Fujiko, con l’unica differenza che io continuavo a saltare attorno alla Donna. –Grazie Fujiko-Sama, questa mi aiuterà moltissimo- Parevo un canguro dopo aver messo un piede su uno spino.

    Infine la terza posizione, una delle più chiuse, riuscì ad eseguirla, pur lasciando scoperta una grossa porzione del lato che in teoria doveva essere protetto, causa l’errata posizione del braccio che andava a proteggere una zona più bassa del busto, a cui avrebbe dovuto far fronte la gamba. Ma per il resto, avendo compreso grossomodo dove mettere i piedi, risultavo stabile.
    Provai ad eseguire un colpo da quella posizione, fu dignitoso anche se estremamente lento. Avevo le braccia che faticavano a modificare rapidamente dalla difensiva all’offensiva e di questo mi ero accorta da sola.

    -Devo allenarmi di più sul cambiare rapidamente azione e reazione.. – sospirai, abbandonando la posizione per restare normale guardando la Sensei –Lei crede che se mi allenassi duramente, riuscirei a raggiungere il suo livello, un giorno o l’altro?- Avevo preso voglia di parlare con quella donna. Avrei preferito che mi insultasse al suo silenzio, ero davvero così disperata di affetto, di dialogo? Evidentemente si.
     
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  11. Fujiko M.
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    « Stai generalizzando Shay » la rimproverò senza ardore alle prime parole di quel discorso che avevano intrapreso, forse troppo ampio per entrambe.

    « I villaggi ci guarderanno male? Non è come credi. Non è il villaggio che ti guarda male, e nemmeno i tuoi amici, o i compagni di corso o il sensei. Chi ti guarda male è colui che ha un pregiudizio nei confronti degli altri. Perchè vede che qualcosa non va, qualcosa contro di lui o contro altri ma moralmente differente da come la pensa. Vedi Shay, » la richiamò con il nome per attirare di più l'attenzione « personalmente non odio gli altri ninja. Non mi sono mai scontrato contro degli accademici per motivi idioti...anche se è successo ma non per causa mia...magari ne avrò parlato male riferendomi al villaggio per scontri politici militari, negli ultimi periodi...ma non priverei mai la vita di uno di loro se non ve ne fosse motivo. Ma ahimè siamo qui per servire qualcuno sopra noi. E ci deve piacere. Altrimenti non saremmo qui. »

    Quando Fujiko le spiegò le posizioni lei le provò impegnandosi. Quasi pareva strano che avevano la stessa propensione per la seconda posizione insegnata.

    « Anche io la preferisco... » aggiunse.

    La guardò ancora provare le posizioni prima di darle un ultimo suggerimento.

    « Convinzione in quello che fai. Quando stai per fare qualcosa devi pensare al momento finale, immaginare di aver compiuto perfettamente quel passaggio. Insomma, devi darti una sicurezza prima per eseguire bene poi. Se ti lasci investire dal dubbio, beh...te lo ripeto...lascia stare la carriera ninja. »

    L'altra domanda posta era qualcosa di demoralizzante per Fujiko, per se stessa più che per Shay.

    « Perchè no? Se ti impegni ci arrivi. Se non ti impegni rimani dove sei. Spero di non rimanere così come sono il giorno in cui mi raggiungerai » disse con una nota di amaro in bocca.
     
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  12. S h a y
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    Proseguo...

    E’ difficile capire, spesso, quando i discorsi iniziano a prendere pieghe troppo grandi per essere discussi dalle bocche delle persone e rasentano un piano quasi etero.
    Ciò che stava dicendo Fujiko entrava nella mia testa, ma non riuscivo a ricavarne una risposta soddisfacente.
    Se era vero che le mie idee erano troppo generali, perché lei stessa confermava il fatto che noi ninja non abbiamo alcuna possibilità di scegliere, nel bene o nel male, ciò che riteniamo personalmente giusto?
    Se dovevamo comunque essere le pedine di qualcuno più in alto di noi, non significava che tutti, indipendentemente dalle loro idee personali, ci avrebbero guardato male? Se il nostro superiore era anche il loro.. l’idea era sempre la stessa e.. Era davvero un discorso che avrebbe richiesto tempi e luoghi di cui nessuno al mondo disponeva.
    Era più prudente proseguire come avevamo sempre fatto, cercando magari di cambiare qua e la qualche sfumatura del nostro pensiero, giusto per sentirci diversi rispetto agli altri.

    Quando Fujiko esaminò le posizioni che stavo provando a replicare, non obiettò molto, ed io interpretai la cosa come un fatto positivo. Certo, non ero una bravona ne una specie di prodigio, però ci mettevo del mio per combattere nel migliore dei modi.
    Speravo solo che, alla fine del Corso, sarei riuscita a rimanere in contatto con la mia Sensei e gli altri ragazzi, solo io sapevo il bisogno di amici che avevo.. anzi, il bisogno patologico di avere amici e superare le mie incertezze, le mie paure.


    « Convinzione in quello che fai. Quando stai per fare qualcosa devi pensare al momento finale, immaginare di aver compiuto perfettamente quel passaggio. Insomma, devi darti una sicurezza prima per eseguire bene poi. Se ti lasci investire dal dubbio, beh...te lo ripeto...lascia stare la carriera ninja. »



    Fujiko mi stava impartendo utili consigli sul futuro.
    Io annuivo senza sosta, volevo far mio quel concetto che fino al quel momento era stato tanto distante dalla mia realtà, e diventare migliore con i suoi insegnamenti.

    -D’accordo Sensei, cerchè.. – mi soffermai sulla scelta del vocabolo – Sarò più sicura.



    « Perchè no? Se ti impegni ci arrivi. Se non ti impegni rimani dove sei. Spero di non rimanere così come sono il giorno in cui mi raggiungerai »



    Pronunciando queste parole, in risposta alla mia innocente domanda, scorsi nelle parole della donna una nota di amarezza, come se ci fosse qualcosa che non le piaceva nella risposta.
    Mi affrettai a farmi vicino, come a volermi scusare di aver posto una domanda tanto sciocca, da aver provocato quella che pensavo fosse delusione, alla mia Sensei.

    -Mi scusi Fujiko-San, non volevo essere ingenua con quella domanda. Volevo solo essere sicura che quando mi ha detto che non sarei mai diventata una Ninja lo abbia fatto per ..spingermi ad essere migliore – Improvvisamente un lampo mi balzò davanti agli occhi, come se mi fossi resa conto di aver fatto un errore. –No. – Dissi. – Mi deve scusare, sto di nuovo dubitando come una stupida delle cose che ho fatto. Io so che lei ha detto in quel modo per aiutarmi. – Era palese che non credessi alle mie stesse parole, ma era ugualmente lodevole il mio tentativo, ed io stessa mi congratulavo da sola per essere riuscita a far qualcosa di autonomo.

    Non era certo una grande conquista, qualcuno avrebbe persino potuto mettersi a ridere sapendo quali ragionamenti frullavano nella mia testa. Ma poco importava in quel momento, solo seguire quei consigli, che per primi dopo tanto, mi stavano ridando un filo di fiducia.
    Anche se non per molto.
     
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  13. Fujiko M.
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    Quella ragazza doveva senz'altro ancora maturare e aveva bisogno di esperienze di crescita. E anche un po' di fiducia.

    « In realtà, non l'ho detto per aiutarti » disse all'improvviso seria.

    Quella risposta probabilmente l'avrebbe lasciata stupita. Per cui Fujiko si sarebbe apprestata a fingere un falso sorriso [Interpretazione].

    « Scherzavo »

    In realtà sapeva bene che se non fosse arrivata dalla stessa Shay una spinta emotiva interna volta a cambiare il suo atteggiamento, la stessa non avrebbe fatto carriera.

    Ora, spiegatole alcune mosse, che altro poteva mostrarle? Fujiko non era pratica di taijutsu per cui rischiava seriamente di impartirle solo teoria.

    « Non c'è molto altro da insegnarti. Perchè se vuoi apprendere uno stile di lotta è meglio trovare qualcuno specializzato nel farlo. E io non ho uno stile particolare. Mentre per il combattimento mi pare una sfida impari se volessi solo provare a sfidarti. Per cui, dimmi. Quale pensi sia il mio modo di combattere da quel poco che hai osservato di me? Sempre che tu ne abbia un'idea. E qual è il tuo? »

    Ambo le domande erano volte a capire e scoprire quanto Shay aveva appreso di Fujiko e quanto la studente le avrebbe detto sul suo conto.
    E questo aspetto interessa a Fujiko. Per Shay invece avrebbe fatto pesare più la tematica del confronto diretto tra due persone e valutazione dei rischi in ognuna di esse.
     
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  14. S h a y
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    Le domande Esistenziali

    La discussione con Fujiko mi stava piacendo, non capitava spesso un’occasione del genere, ed avevo gradito moltissimo che mi avesse parlato di vari argomenti, alcuni dei quali anche puntigliosi e spinosi.
    Era tutta esperienza, tutta vita che si accumulava.

    Ma la mia sensei possedeva anche un incredibile senso dell’umorismo, tanto che alla mia ingenua serie di affermazioni autoconvinzionistiche rispose:


    « In realtà, non l'ho detto per aiutarti »



    Restai un poco balba a quelle parole. Non mi aspettavo certo quel genere di reazione altamente negativa da chi aveva quanto mento instaurato un dialogo amichevole.
    Ne restai debolmente turbata, anche se impiegai diversi secondi a farlo trasparire dall’espressione del viso a causa del lieve shock, abbassai gli occhi un poco contrariata.
    Non riuscivo a crederci, in tutta onestà.

    « Scherzavo »



    Mi sentì incredibilmente sollevata. Rialzai gli occhi con lo sguardo falso di chi vuol darla a bere al prossimo, come se avessi sospettato realmente qualcosa. –Ah.. mi pareva strano infatti, ma non si sa mai, nono.. – scossi la testa come a sottolineare il “nono” delle mie parole, tornando rapidamente a sorridere e calciando via il pensiero negativo di poco prima.

    Fujiko parve riflettere per un lungo istante. Io la fissavo con gli occhi di un cucciolo che è stato appena rimproverato dal padrone. Mi sentivo un po’ come Kyn in quel momento..
    E Poi proferì:

    « Non c'è molto altro da insegnarti. [ . . . ] Quale pensi sia il mio modo di combattere da quel poco che hai osservato di me? Sempre che tu ne abbia un'idea. E qual è il tuo? »



    -Uh- Sussultai appena alla serie di domande incisive. Mi presi alcuni momenti per riflettere, ripensando in larga parte a cosa le avevo visto fare, cercando qualcosa a proposito delle tecniche conosciute.. qualcosa che potesse aiutarmi a decifrare come avrebbe affrontato un combattimento la mia Sensei.
    Non trovai una risposta precisa, forse nemmeno una confusa, ma tentai ugualmente di esprimere in parole ciò che frullava nella mia testa.

    - Beh.. siete molto brava ad usare gli spiedi, credo, e anche veloce – schioccai le dita – ha saltato il toro, altri lo avrebbero schivato credo.. avevo avuto anche io quell’impulso in effetti, a me piace molto correre ed essere veloce, potrebbe essere quello il modo che utilizza per combattere – piccola pausa di riflessione – le piace una posizione di battaglia decisamente debole per portare attacchi massicci, Hyn, il mio sensei privato, mi ha insegnato che le posizioni meno stabili sono poco adatte ad usare tecniche dalla potenza d’impatto elevata ma dall’esecuzione lenta. – annuivo a me stessa per aver ricordato qualcosa di tutte quelle lezioni teorico-pratiche fatte negli anni – Più o meno penso.. così ecco, non conosco niente all’infuori di quello che accade alla Foglia e di quello che viene usato alla Foglia – Sospirai, in realtà non sapevo un bel niente e basta.

    -Per quanto riguarda me.. io? – domandai come a me stessa, indicandomi lo sterno con l’indice della destra – ho una passione smisurata per gli animali, ma non sono nata Inuzuka, quindi mi vorrei dedicare alla carriera medica – annuì di nuovo, convintissima – anche se è ancora molto presto, sarebbe bello poter affrontare la morte altrui. – Ripensai alla rocambolesca esperienza vissuta con Ashura, nel giorno più orribile della mia vita, ma anche il più interessante. Sospira profondamente – so che non sono idee chiarissime, però sto cercando di trovare la mia strada.. – Improvvisamente mi resi conto di non essermi impappinata o aver titubato nel parlare. Guardai Fujiko, sorridendo.
     
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  15. Fujiko M.
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    Ci era cascata. Di questo se ne dispiacqua Fujiko. Ma per lei quella ragazza era solo qualcuno da far crescere. Non aveva legami e non credeva di trovarne. Per cui, come molti altri, sarebbe stata una pedina. Sempre che non si fosse rivelata davvero interessante.

    Sicuramente le domande lasciarono Shay stupita. Ma l'analisi della stessa era qualcosa di piacevolmente interessante. Per essere poco avezza al ruolo da ninja ragionava meglio di qualcun altro più grande di lei. Quello che fermò Fujiko dall'intressarsi di Shay fu la sua giovane età correlata alla poca esperienza. Un domani, ci avrebbe pensato.

    « Molto bene. Non hai dato una risposta precisa ma hai fatto una buona analisi nonostante, effettivamente, di me non abbia rivelato niente. E questo non rivelare potrebbe farti pensare che anche se molti di noi sono amici, è meglio tenersi per se certi segreti. »

    La risposta inerente al suo modo di combattere non ci fu. E la spiegazione era senz'altro da ritenersi nei motivi che fino a quel punto erano palesi: poca conoscenza.

    « Capisco, hai bisogno di cercare la tua via. Sarà importante capire quale delle quattro principali arti intendi praticare. Se una o delle combinazioni. C'è qualcosa che preferisci tra taijutsu, ninjutsu, genjutsu e fuuinjutsu? »

    Attese un'altra risposta prima di porre l'ennesima domanda.

    « Sbaglio o ho colto un interesse macabro? Nei tuoi discorsi sembra tu alluda ad una specie di ninja che fa della morte il suo lavoro, l'eliminatore. »
     
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18 replies since 23/9/2010, 20:05   235 views
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