- Passaggi Grado - Ryu Uchiha Contro Ikki Saeda

Infine realizzai che quel tizio era il mio anatema. Non era possibile che ogni mio spunto fosse nullificato così facilmente, e invece era proprio così. Il fumogeno non servì praticamente a nulla e tutta quella mia offensiva servì solamente a provocarmi un bel fiatone. Subito dopo il mio ultimo attacco il fumo si diradò mostrandomi un risvolto inaspettato. Ero praticamente sicuro di aver colpito qualcosa con il primo fendente, difatti pure la mia arma era leggermente sporca di sangue, eppure non era il cane ad essere ferito, bensì il suo padrone, il quale era abbastanza distante da me, circa tre metri e mezzo, non molto ma sicuramente fuori dalla mia portata. In altre parole, in qualche modo ero riuscito a ferire il mio avversario, una piccola ferita alla gamba, una magra consolazione considerando la voga con cui mi impegnai in quell'attacco, ma era sempre meglio di niente. La raffica successiva al colpo di spada venne evitata con sorprendente facilità e subito pensai più ad un colpo di fortuna piuttosto che ad una certa abilità nemica. In seguito il cane si posizionò al fianco del suo padrone, lo sguardo era minaccioso e non certo paradossalmente, cagnesco. Il ninja invece continuava a tenere gli occhi chiusi, al contrario di me che invece li tenevo ben aperti, più di quanto avessi mai fatto in vita mia. Per la prima volta posai la coda dell'occhio sullo strapiombo sotto i nostri piedi, era un bel volo, non c'è che dire. Era ormai chiaro che privare di uno dei sensi l'avversario era del tutto inutile, gliene sarebbero rimasti comunque altri quattro tutti efficacissimi, dunque era meglio concentrarsi altrove. Lo stesso fece il nemico che parve concentrarsi ancora sull'attacco e sul suo onnipresente spadone. Lo brandì da lontano dall'alto verso il basso e una specie di luna bianca scaturì dalla lama. Era veloce ma infondo era un semplice attacco portato frontalmente senza arte ne parte, il suo potenziale era quindi minimo. Grazie ai riflessi e a due bassissime quantità di chakra impastate ed irrogate nel bacino mi fu facile fare perno sul piede destro e roteare di novanta gradi il busto verso sinistra, così da far scorrere il raggio di luce davanti a me, a pochi centimetri dal naso. Quella strana cosa avanzò per una decina di metri per poi dissolversi nel nulla e io ringraziai la sorte, perché se per sbaglio avesse danneggiato il ponte sarebbe stato un bel guaio. Ritornai subito in posizione di guarda, giusto in tempo per vedere il nemico scattare in avanti esattamente come aveva fatto poco prima, nell'intento di portare a segno un attacco speculare a quello che mi ferì. Attaccare due volte con lo stesso identico fendente non era una mossa molto intelligente e lasciava trasparire pure qualche lacuna in fantasia. E' risaputo che per neutralizzare una lama, qualsiasi lama, basta fare forza sul suo piatto e così facendo la si può trasformare in un innocuo giocattolo. Così attesi il momento esatto per agire, i miei occhi mi donavano riflessi e precisione fuori dal comune, di fatto rendendo quell'azione abbastanza semplice. Quando la spada fu in prossimità del mio corpo, alzai il braccio sinistro sinistro colpendo la lama da sotto, facendola scivolare così sopra la mia testa. La parte del braccio che deviò l'arma era protetta dal para botte in acciaio, così che l'unica conseguenza che riportai fu un leggero ematoma all'avambraccio, dovuta alla forza dell'avversario. In quell'attimo mi si parò davanti un'occasione unica. L'enorme spada difatti occupava entrambe le braccia del nemico, creando una breccia enorme nella sua guardia. Scattai in avanti impastando una bassa quantità di chakra nelle gambe, comprendo in un istante quei pochi metri che mi separavano dall'avversario. Per tutto il tragitto il parabotte strisciò contro la lama della spada, la quale non poteva far altro che rimanere sopra la mia testa, inoltre contemporaneamente a questo estrassi un kunai con la mano destra, l'unica libera. Quando mi trovai a distanza zero tentai di affondare il kunai sotto lo sterno del nemico, potenziando la forza dell'azione con una bassissima quantità di chakra, ma certo non mi limitai solo a questo, quella guardia scoperta era un'occasione troppo ghiotta e lasciarsela la scappare non era certo da uno shinobi degno di questo nome. Con l'ausilio di un'altra bassissima quantità di chakra concentrata stavolta solo nella gamba sinistra, tentai di portare a segno un calcio col collo del piede diretto a mandare un frantumi il ginocchio del nemico. Più precisamente mirai al lato destro dell'articolazione, quello più raggiungibile praticamente. Entrambi i colpi erano veloci e portati a una distanza talmente ravvicinata che sarebbe davvero stato complicato evitarli. Avrei potuto ritenermi soddisfatto di questa offensiva, ma non andò così. C'era ancora un'altra occasione da cogliere e ovviamente non mi feci attendere. Nella mano sinistra ancora impugnavo il fuuma kunai, la sua lama era rivolta verso l'esterno e avendo fatto scorrere il mio avambraccio praticamente sino all'elsa della spada, ora si trovava sopra il polso destro del nemico. Impastai due bassissime quantità di chakra nel braccio sinistro, spingendolo con tutta la mia forza e velocità verso l'esterno. Il mio intento era quello di mozzare di netto la mano la mano dello shibobi, così da provocargli una menomazione non certo da poco. Non mi ero comunque dimenticato del cane. A tratti il mio sguardo si rivolgeva pure verso di lui che sino ad ora non aveva fatto altro che osservare lo scontro come un comune spettatore. Decisi di mantenere ancora attivo lo sharingan, nonostante non ci potessi prevedere i movimenti avversari, mi donava comunque un'ottima precisione e questa non era di certo cosa da poco.

Quarto Post Attivo _{di 6}

I Miei movimenti furono talmente fluidi e meccanici che potei accorgermi dei loro risultati solo a manovra terminata. Ormai appurato che il mio avversario si serviva dei sensi del cane per sfuggire al mio doujutsu e per schivare i miei colpi, riuscì ad evitare senza problemi il mio primo e terzo colpo. Il secondo però andò a segno e quell'episodio mi fece pensare. Lo colpii in pieno ginocchio, lateralmente, con molta forza. A livello prettamente teorico non sarebbe dovuto rimanere nulla di quell'articolazione, ma la gamba dello shinobi non aveva nemmeno ceduto di un centimetro, fu invece il cane a incespicare. A quel gesto goffo il canide si esibì in atroci guaiti di dolore, talmente terribili che facevano male solo a sentirli. Nemmeno a dirlo la zampa a cedere fu la posteriore destra, in relazione al punto che avrei dovuto colpire non in lui, ma nel suo padrone. L'episodio era simile, sebbene opposto, a quello accaduto poco prima, quando riuscii colpire di striscio l'animale, lasciandolo però perfettamente indenne. Collegai le due cose quando vidi del sangue passare attraverso i vestiti del ninja in un punto che non avevo mai colpito e tutto mi fu decisamente chiaro. Non esisteva alcuna tecnica simile all'interno del clan Inuzuka e semmai fosse esistita sarebbe stata chiaramente proibita. Ma forse non solo all'interno del succitato clan non era possibile trovare un jutsu simile, ma nemmeno studiando ogni singola tecnica di un qualsiasi villaggio minimamente coscienzioso. Fui quasi certo che si trattasse di un qualcosa in grado di legare animale e padrone, tale da trasferire le ferite di uno sull'altro, oltre che i sensi in via però unilaterale. Anche se mi fu relativamente facile capire la tattica del nemico, non potei comunque dare nulla per scontato. Se fossi stato sicuro che la tecnica funzionasse in maniera continua, avrei potuto semplicemente tentare di colpire il cane ad oltranza, e ciò sarebbe stato pure abbastanza facile visto che ormai questo versava in condizioni tali per cui ogni movimento doveva risultare difficoltoso e anche estremamente doloroso. Tuttavia non potei avere questa certezza, tanto meno potei capire per il momento se fosse possibile indovinare i movimenti dell'avversario utilizzando il mio sharingan sul cane. L'unica cosa fare fu quella di elaborare una strategia che prescindesse dalla mia abilità innata, come se tutti gli sforzi che feci per per ottenerla fossero stati vani.

A ogni modo successe un qualcosa che stravolse ogni ragionamento. Il nemico estrasse una cartabomba e minacciò di farla esplodere semmai non avessi accettato di far terminare lo scontro in parità.

Altro che affidare le nostre vite nelle mani del creatore; il ponte su cui si stava svolgendo il combattimento si trovava a oltre cinquanta metri da terra e in caso di caduta saremmo senza dubbio morti tutti e due, anzi tutte e tre. Questo sempre supponendo che l'avversario non avesse in serbo qualche strana tecnica, o qualcosa di simile, per salvarsi in quella situazione surreale. L'idea di far finire lo scontro con un nulla di fatto non mi sfiorò nemmeno per un secondo, era abbastanza chiaro che in quel caso non sarei potuto certamente diventare chunin e che quindi non si sarebbe trattato di un ex aequo vero e proprio, bensì di una non troppo celata vittoria a suo favore. Mi vennero in mente un numero illimitato di strategie, una più inattuabile dell'altra. È difficile averla vinta contro chi non ha nulla da perdere, anche se fosse comunque possibile che si trattasse solamente di un bluff.

L'unica vera reazione che mi venne in mente fu quella di reagire d'orgoglio. Era chiaro come non avessi minimamente alcun controllo su quella situazione, ma c'era tuttavia una cosa che potevo ancora fare: far saltare il ponte prima che lo facesse lui. Nel trambusto del combattimento ci eravamo ritrovati praticamente a metà ponte e ciò significava che alle mie spalle, come anche a quelle di quel maledetto, c'erano all'incirca una quindicina di metri da percorrere prima di arrivare a uno degli unici due punti fermi dell'arena, vale a dire le due rocce alle quali era assicurata la struttura in legno. La distanza era tale che molto probabilmente sarei riuscito a raggiungere il picco dietro di me nel caso che il ponte si fosse spezzato nel mezzo, ma era anche vero che ciò sarebbe valso pure per colui che avevo di fronte. Il problema principale fu dunque quello di creare una serie di circostanze che volgessero a mio favore. Il fatto che il cane fosse impossibilitato a muoversi era già un'ottima cosa, secondo la valutazione che feci al momento non c'era modo che l'animale uscisse vivo da ciò che sarebbe successo di lì a poco.

Il piano era il seguente. Grazie al controllo del chakra mi assicurai di avere in tutti i sensi i piedi "ben saldati a terra". In questo modo sarei riuscito a reggermi in piedi anche se le corde della struttura si fossero spezzate prematuramente o se lo shinobi avesse deciso di far detonare la bomba. Rimaneva comunque il problema della forza distruttiva che sarebbe scaturita dall'eventuale esplosione e l'unico modo per ovviare almeno in parte a questo rischio non mi rimase che tentare con l'inganno. Decisi di parlare al mio avversario, esattamente come aveva fatto lui appena due secondi prima; questo doveva servirmi per guadagnare qualche metro in difesa.

« Cosa diavolo stai dicendo?! Ti sei accorto dove siamo? Saresti davvero disposto a farti saltare in aria? E a che pro? Qui crepiamo e basta se cadiamo da quassù! Non dico che non stia valutando la tua proposta, ti invito solamente a riflettere se non sia più onorevole continuare a combattere come abbiamo fatto fino ad ora, piuttosto che ricorrere a questi stratagemmi suicidi. »

- Spero che se la sia bevuta. -

Mentre parlavo, retrocedevo. In tutto feci circa sei passi indietro, così mi allontanai di almeno cinque metri da quell'aspirante kamikaze. La distanza era tale da darmi una certa sicurezza, sebbene non conoscessi il tipo di esplosivo in suo possesso. Insomma, per quanto ne sapevo io poteva anche avere fra le mani un ordigno tremendamente potente, e allora sarebbe stato tutto inutile, ma in ogni caso ero abbastanza convinto che il mio piano avrebbe funzionato. I passi lenti, all'indietro, facevano sì che nulla desse l'impressione che io stessi usando il controllo del chakra, anzi facevano bensì pensare a un mio più che giustificato timore. La prima parte della strategia era quindi completata e potevo considerarmi relativamente al sicuro, anche se l'avversario si fosse fatto saltare in aria non avrei subito troppi danni, inoltre tramite il chakra adesivo sarei rimasto incollato alla mia parte di ponte, mentre probabilmente lui sarebbe inesorabilmente precipitato insieme a quel suo rognoso ammasso di pulci.

La seconda parte del piano consisteva nel passare ad una controffensiva estrema, sebbene pericolosa quando la minaccia avversaria stessa. Continuai a parlare, sempre con l'intento di distrarre e allo stesso tempo tranquillizzare il nemico.

« Non ho intenzione di continuare a combattere in queste condizioni. Ora metterò le mani dietro la schiena in segno della mia arresa. Tu butta la cartabomba. »

Paradossalmente, con le mani dietro la schiena potei finalmente passare al contrattacco. Avevo intenzione di usare il jutsu della palla di fuoco suprema, ma essendo una tecnica che richiedeva parecchi sigilli, sicuramente colui che avevo di fronte non sarebbe stato a guardare mentre glieli spiattellavo tutti in faccia. Serpente, tigre, chinghiale, cavallo, tigre: tentai di eseguirli tutti il più velocemente possibile, fino a quando non fui in grado di utilizzare quella tecnica. Il globo di fuoco era diretto dritto per dritto a investire in pieno sia lo shinobi che il suo cane e anche a distruggere la loro parte di ponte dietro di essi nel qual caso fossero riusciti ad evitare l'attacco in qualche modo. Ero abbastanza sicuro che il cane non potesse far nulla per evitare gli effetti distruttivi della tecnica considerando le sue ferite, e che di conseguenza sarebbe stato proprio il padrone a subirne gli effetti, esattamente come desideravo. In ogni caso ero certo che il ponte sarebbe crollato, ma grazie al chakra avrei potuto rimanervi attaccato così da poter successivamente risalire fino al costone di roccia che lo sorreggeva, al contrario dell'avversario che invece molto probabilmente sarebbe caduto nel vuoto.

Comunque, per tutta la durata dei fatti, grazie alle mie abilità di interpretazione, cercai di capire le vere intezioni dell'avversario e, se prima che io contrattaccassi con la palla di fuoco suprema, questo avesse accennato a farsi esplodere, avrei allora utilizzato una tenica diversa, vale a dire il muro d'acqua. Per essere più precisi avrei tentato di creare una barriera liquida non attorno a me, bensì al suicida, così da contenere interamente gli effetti dell'esplosione e allo stesso tempo di massimizzare i danni che lui avrebbe subito a causa dello scarso spazio di sfogo creato dal jutsu. Inoltre, a prescindere dal susseguirsi degli eventi, tentai poi un attacco a distanza che consisteva nel lancio simultaneo di otto kunai, quattro per mano e uno dei quali usato in combinazione ad una cartabomba, mirato a colpire con due traiettorie oblique ben distinte i petti di entrambi i miei due nemici. Entrambi i lanci erano potenziati da due bassissime quantità di chakra, mentre il "kunai esplosivo", cioè quello a cui era attaccata la cartabomba, era fra i quattro indirizzati al cane. Ovviamente se questo si fosse verificato nell'ipotesi che ponderava l'utilizzo della tecnica del muro d'acqua al posto della palla di fuoco, prima del lancio avrei sciolto la tecnica, così da non rendere vano il lancio stesso. Se avessi poi constatato il cessato pericolo e il ponte fosse crollato, avrei iniziato la risalita verso la roccia in modo di trovarmi definitivamente al sicuro.