Casa di Itai Nara e Ayame Shinretsu

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La casa del Nara era assai modesta, essendo lui solo e di certo non aiutato economicamente da alcun tipo di genitori o eredità.Situata all' ultimo piano di un condominio, fortunatamente ha trovato anche la mansarda del condomiio stesso che gli fornisce una stanza in più.
    Vi era un piccolo ingresso e subito a destra c' era una pota che conduceva in Sala da Rpanzo e quindi subito dpo in Salotto.
    A sinistra, un pò più in fondo c' era il bgano.
    Quindi su per le scale che si ptrovavano di fronte c' erano due stanze: quella da Letto di Itai ed una vuota di tutto.






    Quanto ero stato via? Una settimana circa, o meglio, era quello il tempo che avevo utilizzato per tornare dal paese dell' Erba fino a Kiri.
    Esagerato? Forse un po a dire il vero, tuttavia i problemi erano stati molteplici. Il primo era la stanchezza. Sia io che Yui eravamo esausti per la travagliata avventura li dentro, lei sicuramente più di me.
    In secondo luogo non sapevo bene dov' eravamo, quindi dovetti informarmi per bene per capire che eravamo finiti ai confini di Ame.
    Quindi uscito da li mi diressi a Kiri e nei pressi del limite più orientale elontano da Konoha del paese del fuoco ci condedemmo una pausa più lunga prima di ripartire, in barca.
    Quindi eravamo arrivati a Kiri.
    Arrivai a casa e bussai, con Yui affianco a me.
    Ishimaru quando avrebbe aperto non sarebbe stato proprio felice di vedermi com' ero conciato. Pallido, con l' occhio destro tumefatto dal pugno ricevuto da quel balordo, abbastanza triste in viso.
    E poi la ragazza, una bella ragazza, con la pelle diafana e gli occhi ed i capelli neri come la pece.
    Occhi vuoi, carici di risentimento ed amarezza.
    Non avevo chiavi con me, speravo che Ishimaru fosse in casa. E che andasse d' accordo con Yui, perché avevo tutte le intenzioni di chiederle se voleva rimanere li, per un pò.
    Non sapevo perché, ma non me la sentivo di lasciala così al mondo, dopo quello che aveva passato.
     
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    Fu noiosa l'assenza di Itai-san. Era andato in missione, nel Pese dell'Erba il giorno dopo che...


    Il giorno dopo il mio arrivo, giusto?
    E dire che volevo sfotterlo, insieme a quell'idiota di Kaku...




    « Isonade, ti ho già detto che sfottendolo ti ritroveresti morto? »




    Non amavo che il demone si intromettesse nei miei pensieri, ma era il costo dell'usare il suo potere. Cosa che, fra parentesi, ancora non avevo mai fatto e non ero nemmeno sicuro di riuscirci. Ignorai i commenti sulla sua forza, uscendo di casa, con le chiavi in una tasca.
    Erano giorni che uscivo di casa, nella speranza di incontrare Ryuko, ma mai ero riuscito a scorgerlo fra la folla. Non era certo difficile non notarlo a causa dei suoi capelli bianchi. In poco tempo capii che non l'avrei visto. No, in fondo non era tipo da andare in paese. Era un tipo solitario.
    Anche quel giorno tornai a casa, salendo la lunga rampa di scale che portava all'ultimo piano del palazzo. Giunto in cima vidi una bionda chioma piuttosto familiare. NOn era invece familiare l'accompagnatrice del senpai.


    « Cerca forse queste? »




    Quando Itai-san si fosse girato avrei lanciato le chiavi verso di lui, con una traiettoria parabolica. Sorrisi, mi era mancato, il Nara.


     
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    Sorrisi nel vedere Ishimaru, nel sentire la sua voce.
    Lui mi lanciò le chiavi ed io alzai la mano, prendendole al volo. A quanto pare era uscito. Guardai Yui guardare Ishimaru, ne sembrava quasi spaventata.
    «Ho ancora una casa, vero?» chiesi con un mezzo sorriso sulle labbra prima di infilare la chiave nella toppa ed aprire la porta. Entrai, trascinandomi subito dietro Yui che sapevo non sarebbe entrata di sua spontanea volontà.
    «Che hai combinato in questa settimana?» chiesi all' Uchiha mentre mi dirigevo, con Yui ancora per mano in salotto.
    Mi sedetti sul divano ma lei rimase in piedi.
    «Non mi avevi detto che avevi un fratello...» mi mormorò Yui vicino all' orecchio. Scossi la testa e la guardai, rispondendo sempre sottovoce.
    «Non ho fratelli, nè sorelle. Non preoccuparti di lui, sembra stronzo, ma alla fine non è cattivo.»
    Guardi quindi Ishimaru qualora avesse voluto segurci e sospirai.
    «Ishimaru, lei è Yui. Yui, questo è Ishimaru.» li presentai velocemente quindi, ma Yui non si mosse, rispondendo solamente con un timido e spaventato sguardo verso gli occhi di Ishimaru.
    Aveva ancora troppa paura per avvicinarsi ad un uomo. Persino io, che comunque l' avevo salvata avevo difficoltà ad avvicinarmi a lei.
    Anche se per fortuna con me un minimo riusciva ad aprirsi.


     
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  4. ~ Marcø
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    Quando Itai-san si girò per prendere le chiavi lo vidi in faccia. Aveva un occhio nero ed un colorito pallido, però sorrideva. Non risposi alla sua battuta, ero impegnato a pensare. Aveva delle doti superiori alle mie, era esperto ed era un jinchuuriki. Chi lo aveva ridotto così? Entrai poco dopo la ragazza. Il Nara mi chiese che avevo fatto mentre lui non c'era. Si mise a sedere sul divano.


    « Oh, nulla... Ho avuto modo di conoscere meglio il nostro amico, sai, quello che ama i pesci... E' un po' fastidioso, ma riesce a fare anche qualche battutina ogni tanto »




    Bada a come parli, moccioso




    Sorrisi ancor di più. Mentre rispondevo la ragazza disse qualcosa a Itai-san, senza che io potessi sentire. Mi mossi per la stanza, non volevo sembrare un impiccione. Poi vennero fatte le presentazioni. La ragazza si chiamava Yui. Mi guardò. Era uno sguardo strano, timido e addirittura leggermente impaurito. Cercai di sorridere, per alzargli il morale.










    « Piacere, signorina »






     
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    Timidamente Yui chinò il capo in segno di saluto. Guardai Ishimaru, facendoli un cenno che stava d intendere "dopo ti spiego" e tornai a guardarei Yui. mi alzai, posai le mani sulle sue spalle. Lei tremò appena ma si rilassò quando ebbe la scontata certezza che ero io.
    Sembravo davvero essere l' unico in grado di avvicinarla.
    «Senti Ishimaru, Yui resterà un pò da noi. Spero non sia un problema.» Yui sembrava quasi certa che Ishimaru avesse detto di no. La paura verso gli uomini era ancora molta.
    «Spero di non essere di troppo dsturbo...» disse la ragazzina con voce dolce e bassa.
    Sorrisi portando una mano sul suo viso ed accarezzandolo con la punta delle dita. Lei prese la mano con la sua, la scostò dal viso ma la tenne ferma li, stretta debolmente nella sua.
    «Scherzi? Devi prima rilassarti per qualche tempo, poi trovare un lavoro. Per Ishimatu non ci sono problemi, vero Ishi?»
    Il mio sguardo era sereno.
    Ma dietro quel sereno si nascondeva una non troppo velata minaccia a morte per Ishimaru.
    Anche se ero sicuro che mai avrebbe avuto il coraggio di dire a me di no. Qualcosina me la doveva quel ragazzo.

     
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    Yui rispose al mio saluto chinando la testa. In quel momento approfittai per fare uno scambio di sguardi con Itai-san. Mi avrebbe spiegato più tardi, bene. Guardai il comportamento della ragazza. Era piuttosto impaurita, anche quando il biondo la toccò sembrò provare paura. Non ero uno psicologo, ma qualcosa riuscivo a capirlo dal suo comportamento. Itai-san disse che Yui sarebbe rimasta un po' da noi, dicendo che non sarebbe stato un problema. Effettivamente non avevo nulla in contrario. La ragazza cercò di convincermi, anche se non ce n'era bisogno, dicendo che non sarebbe stata di disturbo. Itai-san convinse la ragazza che non ci sarebbero stati problemi, soprattutto da parte mia.


    Hei, questa suona come una minaccia. Quand'è che pestiamo sia lui che Kaku?




    « Mai. Cioè, scusate... Figurati, se tu fossi di disturbo io sarei il nemico numero uno di Itai-san »




    Sarebbe stato meglio assecondare Itai-san, poteva essere molto pericoloso non farlo.


    « Yui, se vuoi sistemarti per riposare fai pure, anche lei Itai-san, la vedo un po'... rovinato »




     
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    Ero certo che Ishimaru avrebbe accettato. Non poteva essere altrimenti. Gli lanciai un mezzo sorriso e strinsi appena di più la mano di Yui nella mia, guardandola e dicendole con uno sguardo un po' dolce di seguirmi.
    Non avevo un' altra stanza vera e propria, inoltre lei era affaticata per il viaggio. Avevo tuttavia una soffitta vuota, libera, polverosa ma anche spaziosa ed abbastanza vivibile.
    Magari comprando un letto avrei risolto il problema.
    “Seguimi Yui, meglio che riposi ora prima che mi crolli da qualche parte.” le dissi appena. Lei annuì sorridendomi con dolcezza e si lasciò condurre in camera mia.
    “Quello è il mio letto, -dissi indicandole il letto di destra- poggiati pure li. Stanotte dormirai in un letto tuo” sapevo che fare, dopotutto ero certo che lei sola in una stanza con Ishimaru non avrebbe potuto dormire.
    E non potevo chiedergli di dormire sul divano. Yui l' avevo portata io li, dopotutto.
    “Ma no Itai... dormirò sul divano...” scossi la testa in segno di diniego e lei sbuffò appena, arricciando le labbra in una maniera che trovai a dir poco adorabile.
    “Non esiste, ora stai qui, stanotte vedrò più tardi, ok?” ero ostinato e lo si capiva. Lei si limitò ad appendere un finto broncio prima di stendersi sul mio letto, socchiudendo gli occhi.
    Mi avvicinai a lei, sfiorandole i capelli.
    “Ti sveglio per la cena, ok?” mormorai. In quel silenzio tranquillo urlare non era assolutamente necessario. Lei respirava piano e dovetti quasi sforzarmi per percepire il suo mormorato “ok” accompagnato da un impercettibile segno della testa.
    Mi alzai e mi diressi verso la porta della stanza. L' aprii e prima diedi un ultimo sguardo a lei. Mi ci stavo affezionando, ma in che senso non era chiaro nemmeno a me stesso.
    Tornai in salotto dove avevo lasciato Ishimaru. Ed ecco, finalmente eravamo rimasti soli.
    Finalmente avrei potuto spiegargli che diamine era successo in quei giorni di assenza, dove mi ero ridotto così e sopratutto chi diamine era Yui.
    Mi sedetti, anzi, mi svaccai poco delicatamente sul divano e mi accesi una sigaretta. Non fumavo mai in casa, ma era troppo che non lo facevo.
    “Passa un po' il posacenere...” chiesi ad Ishimaru passandomi una mano tra i capelli, indicandogli il posacenere in vetro al centro del tavolo.
    Se me la' vesse passato avrei tirato una profonda boccata ed avrei gettato il fumo, scaricando la poca cenere che si sarebbe formata.
    “Ok, sono disponibile per l' interrogatorio...” dissi alzando lo sguardo verso di lui.
    Potevo raccontargli tutti, ma preferivo fosse lui a domandare.
     
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  8. ~ Marcø
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    Lasciai che Itai-san portasse Yui su un letto, aspettando. Per prima cosa dovevo chiedergli chi era. Non era certo una minaccia, ma con lei in casa parlare dei nuovi poteri che avevo sarebbe stato complicato.
    Quando il biondo tornò si buttò sul divano ed accese una sigaretta. Doveva essere un po' che non fumava, sapeva che odiavo il fumo e, quindi, in casa mi lasciava l'aria pulita.
    Gli porsi una posacenere, quando me lo chiese. Era ora di iniziare con le domande. La mia espressione tornò seria.


    « Chi è Yui? »




    Semplice, coinciso e diretto. Gli diedi il tempo di rispondere a quella domanda, prima di fargliene altre.


    « Da chi è che le ha prese? E dove è stato? »




    Non era certo obbligato a rispondermi, seppur molto probabilmente l'avrebbe fatto, il segreto più importante di Itai-san lo conoscevo, perchè avrebbe dovuto negarmi tali informazioni?


     
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    Ed ecco che puntuali ed assolutamente normali le domande arrivarono. Mi limitai ad abbassare lo sguardo e poi ad alzarlo subito dopo, ancora dolorante.
    No, non era stato per niente facile tutto ciò.
    Attesi qualche istante in silenzio, non sentendo alcun rumore. Yui evidentemente dormiva ancora.
    “Sono stato contattato da dei Nukenin che si spacciavano per tizi della foglia. Volevano farmi incontrare mio nonno, ma era una trappola. Mi hanno tenuto prigioniero per usarmi come merce di scambio e li ho conosciuto Yui che era... il loro giocattolino.” dissi stringendo un pugno all' orribile ricordo.
    Per quello l' uomo aveva pagato con la vita e Kaku aveva dato libero sfogo alla sua forza. Non completamente, ma una buona metà l' aveva infusa in me, rendendomi forte come non lo ero mai stato.
    “Sono stati loro a ridurmi così, ma devi vedere come ho ridotto uno di loro...” dissi con un mezzo sorrisetto sulle labbra, tirato.
    Morto, ucciso di botte. Una delle morti più dolorose ed atroci che esistevano, sopratutto se a riempirti di calci e pugni era un Jinchuuriki senza alcuna voglia di fermarsi.
     
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  10. ~ Marcø
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    Ascoltai Itai-san spiegare l'accaduto. Capii perfettamente cosa intendesse dire con la parola giocattolino. Se erano morti, era solo un bene.
    Immediatamente capii perchè la ragazza sembrava provare paura anche di me.


    « L'importante è che siete vivi... »




    Sentii un miagolio. Neko.


    « Yui deve aver fatto conoscenza del mio gattino. »




    Sorrisi, per cercare di allietare la situazione. Francamente non sapevo come comportarmi. Mi allontanai, dirigendomi dal Yui.


    « Yui... Mi faresti un favore?
    Potresti convincere Itai-san a smettere di fumare?
    Odio l'odore del fumo e bene sicuramnte non gli fa... »


     
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    Conversazione con il Demone




    La perfezione non esisteva. La perfezione, in una donna, era un concetto che non poteva essere definito. Come sarebbe una donna perfetta? Non era qualcosa di definibile in maniera chiara eppure la si poteva riscontrare in forme più o meno personali in qualsiasi ragazza o forse solo in una. Io riuscivo a vederla chiaramente nella ragazza che dormiva placidamente al mio fianco.

    Quel giorno, con una scusa che non ricordavo, lei era rimasta a dormire fuori per assecondare i pensieri dei vecchietti ed avevamo passato la serata e la notte insieme. Nella mia mente si affollavano pensieri non proprio carini su ciò che era successo alle Mura appena il giorno prima. Presto, di questo ne ero abbastanza certo, il Mizukage mi avrebbe chiamato per andare insieme a lui in missione diplomatica ad Oto, per risolvere tutti quei problemi che uno sconosciuto aveva causato.

    Ma la cosa che temevo di più era la rottura tra i due villaggi. In primis ad Oto c’erano persone importanti per me. Shinodari, Yami … come avrei potuto combattere una guerra contro di loro? Contro una mia consanguinea, contro l’ uomo che mi aveva insegnato tutto? Inoltre una guerra avrebbe solamente messo in pericolo tutti i Ninja di Oto e di Kiri. Tra i quali c’era anche lei.

    Mi chinai su di lei e le baciai una guancia, sospirando e guardandola. Era una verità che non volevo ammettere e la protezione che io stesso mi ero creato per evitare che il mio segreto si sapesse in giro era forte, ma presentava alcune pecche. Shiltar Kaguya, Yami Kabane: quei due Ninja sapevano per certo che io ero il Jinchuuriki del Nanabi. Febh aveva visto i miei poteri, ma non sapeva che cosa fossi per certo, anche se probabilmente era abbastanza per mettergli una pulce nell’orecchio. Non c’era nessun’altro che sapesse di me, non c’era nessun’altro che sapesse che io ero un Jinchuuriki.

    Eppure vi era una possibilità che lo scoprissero e che volessero arrivare a me, uno dei punti di forza di Kiri ed uno dei punti di equilibrio tra i quattro villaggi. Continuavo a passare delicatamente le mie dita sul viso di lei, sfiorandole delicatamente le labbra con la punta delle dita. Lei era il mio punto debole, sarebbero passati da lei se avessero voluto arrivare a me. Nemmeno lasciarla l’ avrebbe protetta dalla furia della guerra, semmai fosse scappata.

    Io non mi preoccupavo, io potevo difendermi contro di loro. Lei però no, lei era ancora troppo inesperta per fronteggiare Diogene, Amanimaru o Febh. Io potevo difendermi, lei no. Sospirai, chiudendo gli occhi, mentre la debolezza che mi aveva assalito risvegliò il losco figuro dentro di me, che come al solito aveva voglia di dirmi la sua verità.

    « Paura, eh? »
    « Troppa. Non so che fare. »
    « Ahahaha … Avanti, lo so che sai la risposta. »
    « Mi prendi per il culo, Kaku? »
    « Io? No, non potrei mai Nara. »
    « Ma va … suggerimenti utili? »
    « Uno solo. Rifletti avanti, un malvagio che non si sente la risposta che vuole, uccide. Un malvagio che sente la risposta che vuole potrebbe lasciar vivo. »



    Rimasi in silenzio alle parole del Biju. Aveva ragione, sapevo cosa dovevo fare. Rimasi a guardare la mia ragazza dormire, mentre l’ alba placida faceva capolino da dietro l’ orizzonte scacciando l’ oscurità. Flebili raggi entrarono dalla finestra illuminandole appena il volto: non si sarebbe svegliata, aveva il sonno troppo pesante ed io non avevo intenzione di farlo.

    « Devo dirle di te, devo dirle di consegnarmi al nemico. »
    « Non puoi farci nulla. »
    « Nemmeno lasciarla servirà ad impedire che le accada qualcosa di brutto. Ed inoltre … mi fido di lei, non dirà in giro il nostro segreto. Ho i miei sospetti che possa dirlo anche solo per salvarsi. »
    « Se vuoi, quella è una possibilità. »
    « L’ unica. »


    Chiusi la conversazione con Kaku, mentre il peso delle parole che avrei dovuto pronunciare quando lei si sarebbe svegliata era come una lama che mi trapassava le costole: se avessi potuto, avrei evitato tutto ciò. Ma le dovevo chiedere qualcosa più forte del suo amore per me. Dovevo farlo, per proteggerla.






     
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  12. Ayame•
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    >> Il giorno prima



    Non aveva visto Itai per tutto il giorno, e la cosa la scocciava.
    Inoltre sua nonna l’aveva obbligata ad aiutarla a ripulire tutta la casa, dato che, quella sera, sarebbero venuti degli amici dei vecchietti per una cena.
    Una cena a cui Ayame non aveva la minima intenzione di partecipare, e a cui nemmeno sua nonna desiderava tanto che partecipasse, dato che i due tutori della giovane avevano cose serie da discutere con gli ospiti, quella sera.
    Fosse stato per la giovane, sarebbe sparita volentieri per tutta la notte.
    E l’occasione le si presentò quando Itai, utilizzando la sua entrata personale in camera della ragazza (la finestra), l’aveva invitata a stare da lui quella sera.
    Così Ayame aveva spiegato a sua nonna con tutti i particolari necessari che una sua amica le aveva chiesto di andare a dormire da lei quella notte, per una piccola festicciola di sole ragazze di buona famiglia (a dir la verità, nessuna delle invitate era una ragazza di buona famiglia).
    Sua nonna aveva accettato immediatamente.
    E Ayame non si era presentata alla festa.
    Era invece fuggita con il suo ninja, portandosi dietro solo una piccola borsa con il minimo indispensabile, e lui l’aveva portata sulla schiena fino a casa propria, volando di tetto in tetto.
    Finalmente un po’ di intimità.
    Kiri sembrava un villaggio straordinariamente pieno di vecchietti, tanto che non riuscivano mai a rintanarsi in un angolo buio per starsene un po’ da soli senza essere disturbati ogni dieci minuti (e facendo anche qualche brutta figura, le veniva da aggiungere).

    Così avevano cenato insieme (cibo pronto preso al ristorante preferito di Itai, che si trovava sulla strada per casa sua: Ayame non avrebbe mai più corso il rischio di farlo cucinare), si erano sdraiati un po’ sul divano, si erano coccolati quanto era necessario (e Neko ne aveva approfittato come al solito per raddoppiare la sua dose di coccole quotidiana).
    Poi erano andati a letto presto, e avevano fatto l’amore, cosa che non riuscivano a fare tanto spesso a causa della fastidiosa rigidità dei nonni della giovane.
    Non poteva inventarsi festicciole tutte le sere, si sarebbero insospettiti, purtroppo.
    Quindi, per tutti questi motivi, era stata una serata praticamente..perfetta, in ogni particolare.
    Inoltre al mattino non aveva alcuna fretta di tornarsene a casa, dato che aveva detto alla vecchia che sarebbe tornata dopo pranzo: avevano ancora tutto il tempo che volevano e..perché no, avrebbero potuto rifare l’amore, una volta svegli, se ne avessero avuto voglia.
    E sospettava che..si, ne avrebbero avuto voglia.

    Tuttavia, ad intaccare tutta questa perfezione, c’era un piccolo particolare del comportamento di Itai che la allarmava un po’.
    Era..cupo.
    Cioè, non propriamente cupo, ma non era il suo solito raggio di sole: era più nervoso del normale, e sembrava quasi teso mentre toccava la sua ragazza, mentre la accarezzava.
    Ayame l’aveva persino sorpreso un paio di volte con uno sguardo troppo poco allegro per una situazione di coccole e relax.
    C’era qualcosa sotto, insomma.


    >> Risveglio



    Aveva dormito..quanto? Dieci ore? Forse persino di più, forse un po’ di meno.
    In ogni caso era tranquillamente classificabile come un ghiro, e sospettava che Itai non avrebbe perso l’occasione per farglielo perfidamente notare.
    In ogni caso era ormai mattinata inoltrata quando la giovane cominciò a sentire i tocchi lievi delle dita del suo ragazzo che accarezzavano piano il suo viso, mentre i caldi raggi solari sfioravano il suo corpo coperto solo (e non del tutto) da quel leggero lenzuolo bianco.
    Rimase qualche istante ad ascoltare, ma non si sentiva nulla, se non il leggero respiro del ragazzo steso accanto a lei. Un silenzio quasi sovrumano.
    Quando poi lui le passò distrattamente le dita sulle labbra, lei non riuscì a resistere, baciandole appena, e quindi rivelandogli di essere tornata nel mondo dei vivi.
    Due secondi dopo quindi aprì gli occhi, stiracchiandosi come un gatto, sorridendo impercettibilmente per la situazione.
    Le morbide coperte sul proprio corpo nudo, il suo uomo steso accanto a se..Fino a quel momento, in effetti, avevano avuto poche occasioni per dormire insieme, e quindi risvegliarsi l’uno accanto all’altra, quindi era intenzionata a godersi fino infondo la situazione.
    Ma poi spostò lo sguardo sul suo viso, e vi lesse un’espressione di angoscia, un’espressione che le sembrò del tutto fuori luogo, almeno che non fosse successo qualcosa.


    “Buongiorno, amore..”


     
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    I'm a Jinchuuriki




    La sua sveglia non si fece attendere. Dopotutto aveva dormito abbastanza quella notte, al contrario di me, che non riuscivo a dormire per niente. Lei mi guardò e mi sorrise, dandomi il buongiorno, al quale io risposi alla stessa maniera. Mi chinai su di lei, le baciai le labbra e posai la testa a pochissimi centimetri dalla sua.

    « Buongiorno. »



    Mormorai. Il sorriso non fu tirato, lei riusciva sempre a mettermi di buon’umore, ma ciò che dovevo dire, e fare, ben presto me lo cancellò dalla faccia. Feci andare una mano sotto le lenzuola per cercare una sua mano, la presi e me la portai sulle labbra, baciandola delicatamente.

    « Hai dormito un bel po’. »


    Dissi piano, prima di sbadigliare. La guardai mentre da sotto le lenzuola riuscivo solo ad immaginare il suo corpo. Non sapevo da dove iniziare a dirglielo, ma ero certo che lei avesse già notato il mio pessimo umore. Mi avvicinai un poco a lei cercando di nuovo il suo corpo per avvicinarlo al mio, perché in quel momento nonostante la mia forza, mi sentivo indifeso contro qualcosa di più grande persino di me. Non erano molte le cose che mi facevano paura, ed una di queste era quello che avrebbe pensato lei sapendo che cosa ero.

    « C’è una cosa di me che non ti ho mai detto, Koishii-chan. »



    Dissi piano, fissando un punto indefinito del muro per evitare di fissarla negli occhi. Non le avevo mentito, avevo preferito celarle quella parte di me per la sua sicurezza, ma ora per la sua stessa sicurezza dovevo farglielo sapere.

    « Cosa … cosa sai sui Biju? »



    Chiesi quindi in un sussurro, prima di guardarla. Poteva non sapere nulla, plausibile, visto che nemmeno i Genin sapevano poi molto su quell’ argomento, poteva saperne qualcosa invece, avendolo letto da qualche parte. Sta di fatto che qualsiasi cosa avesse risposto io avrei abbassato il lenzuolo fino a scoprire il mio ventre completamente.

    « Ecco Ayame … era qualcosa che non potevo dirti.
    Sapere questa cosa forse ti avrebbe messa in pericolo, ma con i tempi che corrono forse può salvarti la vita. »


    Avrei rimandato a dopo le spiegazioni accurate su quel piccolo paradosso, ora dovevo darle una spiegazione. Lasciai che il chakra di Kaku scorresse appena nel sigillo che avevo tatuato sulla mia pelle. Era nascosto, celato dall’ assenza del chakra del suo Biju, ma quando quel chakra lo raggiunse ecco che comparve. Un sigillo che nessuno riusciva ad interpretare, una spirale nera che partiva dal mio Tantien e proseguiva avvolgendosi su se stessa cinque volte, prima di diramarsi in sette direzioni diverse.

    « Io … sono un Jinchuuriki Ayame.
    Dentro di me è sigillato il Nanabi, Kaku, il dio della terra.
    Io sono uno dei punti di forza di questo villaggio e sono anche uno degli elementi che equilibrano il potere in questo mondo. Non potevo dirtelo prima, non potevo rischiare di affidarti un segreto così pericoloso. »



    La voce era quasi flebile mentre lo dicevo, come se avessi paura che qualcuno potesse ascoltarci. Non sapevo la considerazione che aveva lei per i Jinchuuriki, ma mi aveva conosciuto per quello che ero, a prescindere dalla bestia dentro di me. Il primo passo, rivelarle cosa ero, era fatto. Ora veniva il secondo, il più doloroso.








     
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  14. Ayame•
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    >>Rivelazione?



    Il buongiorno della ragazza ebbe una risposta talmente tranquilla da parte del suo uomo che le fece credere di essersi semplicemente immaginata il suo cattivo umore e la sua espressione tesa, visto che, per quei secondi, sui suoi tratti non comparve altro che il solito sorriso che la giovane tanto adorava.
    Era, insomma, il suo raggio di sole, come sempre.
    Ma durò poco, straordinariamente poco.
    Giusto il tempo di scambiarsi un bacio dolce, giusto il tempo di stendersi l’uno accanto all’altra, con i visi a pochissimi centimetri di distanza, che Itai tornò quell’estraneo cupo e nervoso che aveva conosciuto per la prima volta il giorno prima.
    Il che le fece temere che stesse per arrivare una pessima notizia.
    Forse si era stufato di lei.
    Forse quella era stata la loro unica notte insieme.
    In quel caso, l’avrebbe odiato per non averla mollata prima, per averle concesso quegli ultimi attimi di piacere prima di ucciderla dentro.
    Ma, grazie al cielo, le parole che sarebbero venute da lì a pochi secondi avrebbero ribaltato la situazione, facendola sentire quasi sollevata.

    Potevano superare qualsiasi cosa, stando insieme, ne era del tutto certa.
    Avevano quasi superato il problema del matrimonio combinato tra lei e Zubera, cosa poteva esserci di peggio?
    Ayame sospirò appena vedendo i tratti del ragazzo che tanto amava farsi più freddi, e mosse appena una mano, per accarezzargli il viso, ma lui fu più veloce, gliela prese delicatamente, e vi posò un bacio, com’era solito fare.
    Lei sorrise, portandola sulla sua guancia, sfiorandolo appena.
    Fece appena in tempo a sentire i loro corpi avvicinarsi, a sentirlo più vicino, a percepire chiaramente il calore della sua pelle, e a farsi venir voglia di baciarlo e impedirgli di dire quello che tanto lo tormentava.
    Ma sapeva che non avrebbe funzionato.
    Se le voleva parlare di qualcosa, l’avrebbe fatto, ed era giusto che lo facesse, era inutile tentare di rimandare quel momento, momento che lei cominciava a temere, nonostante non sapesse cosa stesse per succedere.
    Non voleva separarsi da lui, si rifiutava.

    Ed ecco che il suo discorso cominciava, ed ecco che le stava per dire quello che lei non voleva sentire, le parole che lui non sembrava voler pronunciare.
    Aveva un po’ paura, la giovane Shinretsu: quando si ha tanto da perdere (nel suo caso l’amore che il ragazzo provava per lei), si era più vulnerabili.
    E, con lui, lei era la persona più vulnerabile del mondo.
    Non tentò di attirare il suo sguardo, in quel momento lui non voleva incontrare i suoi occhi, tenendo i propri fissati sul muro, così lei lo imitò, abbassando lo sguardo sulle coperte bianche che solo la sera prima avevano visto la manifestazione fisica di ciò che provavano l’uno per l’altra.
    Dimmi tutto, amore mio.


    -Cosa … cosa sai sui Biju?-



    I Biju..
    Aveva sentito qualche vecchia storia, da suo nonno, quando era ancora bambina.
    Leggende, più che altro, nulla di vero..almeno di questo era stata convinta: demoni intrappolati nel corpo degli uomini.
    Demoni incontrollabili, secondo le leggende.
    Ma cosa centrava tutto questo con Itai?
    I loro occhi finalmente si incontrarono, ma invece di un’espressione di terrore, sui tratti della giovane ne comparve una leggermente perplessa, mentre si chiedeva dove lui avesse intenzione di arrivare.
    Non rispose, quindi, alla sua domanda.

    Attese semplicemente che lui andasse avanti, che lui le spiegasse meglio cosa le voleva dire.
    Un’altra affermazione seguì la prima, un’altra affermazione che la lasciò ancora più perplessa, ma che allo stesso tempo la allarmò un po’.
    Poteva salvarle la vita? Tempi che corrono? Che diavolo stava succedendo? E cosa centrava questo con loro due? In che guaio si era cacciato il suo Itai?
    A quel punto lui fece scendere il lenzuolo lungo la propria pelle, lungo il proprio corpo, nudo come quello della giovane, fino a scoprirsi il ventre, muscoloso e perfetto come al solito.
    Poi, tuttavia, dopo alcuni secondi vi comparve un tatuaggio nero, un tatuaggio che lei non aveva mai visto, in quanto celato.
    Un..Biju..
    Trattenne appena il respiro, ascoltando le parole che seguirono quella rivelazione, incapace di dire qualsiasi cosa.


    -Io … sono un Jinchuuriki Ayame.
    Dentro di me è sigillato il Nanabi, Kaku, il dio della terra.
    Io sono uno dei punti di forza di questo villaggio e sono anche uno degli elementi che equilibrano il potere in questo mondo. Non potevo dirtelo prima, non potevo rischiare di affidarti un segreto così pericoloso.-



    La voce del giovane era flebile, mentre le spiegava tutto quello.
    Ma lei continuava a non capire.
    Lui era un Jinchuuriki.. Ok, questo poteva sopportarlo.
    Non aveva problemi a riguardo, infondo era sempre il suo uomo, il ragazzo di cui si era innamorata; era felice che le avesse rivelato quel particolare di se, voleva dire che si fidava tanto di lei da dirle il suo segreto più grande.
    O meglio, sarebbe stata felice se lui non le avesse fatto intuire che c’era qualcos’altro sotto.
    Perché aveva deciso di dirglielo proprio ora?
    Lentamente fece scivolare una mano sul ventre del suo ninja, passando delicatamente le dita sul tatuaggio, prima di farle scorrere sul suo petto, fino al suo viso, prima di accarezzargli dolcemente le labbra, con un lieve sorriso disegnato sulle proprie, cercando di ostentare un tono tranquillo.
    No, non era per niente tranquilla.


    “E.. perché me l’ hai detto proprio ora?”





     
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    La cosa più grande




    Aveva reagito bene. Lei aveva accettato di buon grado cosa ero, troppo innamorata o forse troppo inconsapevole di cosa che cosa ero. Non me ne importava, per quanto vigliacco potesse essere non volevo aggravare la mia posizione. Ma la domanda che mi fece, fu quella che mi aspettavo. Come mai avevo deciso tutto di un tratto di rivelarle qualcosa di così segreto e pericoloso?

    « Prima di tutto, devo chiederti una cosa Ayame.
    E’ vitale che tu non lo dica a nessuno se il non dirlo non ti mette in pericolo.
    Non lasciarti sfuggire mai niente di tutto ciò. »



    Quindi presi il suo volto tra le mie mani e lentamente lo accarezzai. Dovevo iniziare a spiegarle che cosa aveva provocato tutta quella baraonda e la mia necessità di dirle che io ero un Jinchuuriki.

    « Qualcuno, che è stato identificato come un Kiriano, ha attaccato uno dei Gate di Oto. Ha massacrato le guardie lasciando solo un sopravvissuto.
    Sono venuti alle mura a chiedere la testa di chi è stato identificato come assassino, noi non l’ abbiamo consegnato, perché non c’era e perché dubitiamo che possa essere stato lui.
    Sono andati via, ma ho il timore che i rapporti possano raffreddarsi troppo. »



    Mi fermai un attimo e la guardai, avvicinandomi appena a lei. Non era per niente facile, le parole che stavo per dirle erano pesanti quasi quanto ciò che le dovevo chiedere.

    « Potrebbero, anche se sinceramente è una possibilità alquanto remota, cercare di arrivare a me per destabilizzare l’ equilibrio dei Biju di Kiri.
    E’ solo una possibilità, un trip mentale. Tu sei la terza persona che sa che io sono un Jinchuuriki, e le altre due sono il mio Sensei, che è un mio caro amico, ed il Mizukage in persona.
    Ma se per caso per arrivare in qualche modo a me ed avere la conferma che io sono un Jinchuuriki, dovessero passare da te, tu dillo.
    Conosco Febh Yakushi, lui potrebbe strapparti le unghia facendotele girare.
    Conosco Diogenes, ti dissanguerebbe e conosco Amanimaru, ti ucciderebbe violentemente.
    Sono tutti Chunin potenti, molto, troppo per te. Se non di nulla a loro, tu ucciderebbero senza esitazioni. Forse solo Febh avrebbe pietà, ma se interroga come ho visto fare, credo che la morte sia meglio.
    Se loro, per caso, avessero la felice idea di cercarti, se ti trovassero, tu di loro che io sono un Jinchuuriki.
    Subito.
    Io posso difendermi, posso tener loro testa, sono forte anche io ed insieme a Kaku posso fargli davvero tanto male ma tu … »



    Mi fermai, con la voce rotta dal solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere. Era, in questo momento, qualcosa di impossibile che tutto ciò accadesse, ma in un futuro non ne avevo idea.

    « Sono … troppo vigliacco e troppo innamorato di te per chiederti di allontanarti da me. Non voglio darti questo dolore e poi … probabilmente sarebbe inutile, troppe persone ci hanno visti insieme per non collegarti a me ormai.
    Ma un sacrificio devo chiedertelo, devo chiederti di non pensare a me semmai ci sarà bisogno.
    Io … voglio il tuo bene, voglio darti la possibilità di sopravvivere.
    Non dovrai preoccuparti mai per me, perché io sopravvivrò, perché sono abbastanza esperto per farlo. »



    Che enormità le stava chiedendo, lo sapeva. Ma semmai quella cosa fosse veramente accaduta, io dovevo darle tutti gli strumenti per sopravvivere, a partire da quell’informazione alla forza di affrontare i nemici. Lei non avrebbe patito le conseguenze di una guerra.







     
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