Canzone del deserto

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  1. Cougar™
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    ~ Canzone del deserto...
    ...atto primo ~


    Tutti sapevano cos'era successo a Otomo. Almeno a Suna. La voce del suo suicidio aveva attraversato il villaggio trasportata dalla sabbia di quel deserto che ora ne era sia bara che camposanto. Tra la gente il giovane ninja era molto ben voluto e il suo estremo gesto era stato accolto con grande commozione e sentimento. Sopratutto il suo più vicino amico Imuz , che aveva anche ritrovato il corpo, sembrava davvero colpito dal lutto. Fu quindi deciso, in accordo con l'amministrazione, di aprire un'inchiesta: il gesto, più che per sospetti fondati sulla natura della morte, era un atto simbolico che voleva dare un riconoscimento formale ad un ninja che era rimasto nei cuori di molti. Infatti, grazie a questo procedimento, il suo nome sarebbe stato inserito nella lista dei "Caduti per atti contro il villaggio" che per un ninja rappresenta l'unico vero modo per morire. Il Kazekage, dovendo assegnare a qualcuno l'inchiesta, scelse tre elementi carichi anche loro di un simbolismo intrinseco: un rappresentante dei Chikuma che rappresentasse così il kage stesso, un monaco che incarnasse la pace a cui ogni spirito anela nella morte e un ninja della foglia, come simbolo della fiducia che il villaggio ripone nell'accademia. Questi tre ninja si sarebbero dovuti riunire di fronte alla casa di Otomo, dove Imuz aspettava il loro arrivo. Il Kage aveva previsto per loro un'incontro preventivo, alle mura dove era avvenuto il fatto, in modo che potessero conoscersi prima di incontrare Imuz. L'appuntamento era fissato per le 19:00 e il loro briefing preventivo era fissato per le 18:30.


    [...]


    Alle mura il gruppetto non avrebbe notato nulla di particolarmente strano. Il luogo da cui si era gettato era leggermente meno polveroso del resto della mura, segno che probabilmente era rimasto seduto lì parecchio tempo, mentre tutto attorno a loro la moltitudine delle impronte dei guardiani, miste a quelle dei primi ninja arrivati sul posto, copriva qualsiasi segno lasciato da Otomo. Qualora avessero interrogato il guardiano egli avrebbe detto che il giovane ogni tanto si prendeva qualche momento per riflettere in quel posto, quindi non vi aveva trovato nulla di strano 1. L'unica cosa particolare che aveva notato era quella canzone che gli era sembrato di udirgli canticchiare mentre osservava il deserto 2. Anch'egli sembrava molto dispiaciuto per la scomparsa del giovane, anche se non lo conosceva benissimo dato che era diventato guardiano da solo una settimana, e lo aveva giudicato una persona schiva, riservata e pensierosa. Detto questo il guardiano avrebbe cordialmente risposto alle domande dei ninja, e sarebbe quindi tornato al suo lavoro lasciando, prima di andarsene, un fiore sul luogo dell'incidente. Alcuni biglietti di condoglianze e altri fiori si erano già accumulati in quella triste occasione, simbolo di un'affetto sentito e profondo verso il defunto 3.


    [...]


    Arrivati di fronte alla casa un ninja avvolto in una tunica color roccia striata di azzurro, simbolo di lutto nel villaggio, stava aspettando il gruppo. Il suo volto, abbellito da una cicatrice che lo percorreva in orizzontale da un orecchio all'altro, passando per il naso, dimostrava nelle rughe qualche primavera più dei ninja. Aveva l'aspetto duro della serietà, velato da un'ombra di lutto che appariva tanto dagli occhi lucidi quanto dalle occhiaie profonde. Appena il gruppo fosse giunto, egli avrebbe preso la parola, salutandoli con voce calma ma commossa.


    - Benvenuti... io sono Imuz, uno degli amici più stretti di Otomo. Vi ringrazio per quello che state facendo, è bello sapere che anche nel momento più triste ci sono persone che sanno guardare oltre e concedere un tale privilegio ad una persona che lo ha davvero meritato... Nessuno di noi lo dimenticherà... -


    Gli avrebbe fatto cenno di precederlo all'interno della casa e dare il via a quella che doveva essere solo un'esplorazione formale, un ulteriore gesto di stima verso una buona persona che aveva prematuramente lasciato questa terra.



    SPOILER (click to view)
    1 Possibilità per interpretazione
    2 Possibilità per interpretazione
    3 Possibilità per vista migliorata


    Edited by Cougar™ - 5/4/2011, 19:01
     
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  2. -Diablo-
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    Missione

    La nera chioma si lasciava trasportare leggera dalla brezza calda di quel pomeriggio. In cima ad una roccia alta circa 10 metri pendente su uno strapiombo, con gli occhi chiusi meditava sulla situazione. Il suo addestramento, il suo stesso stile di vita gli avevano permesso di focalizzare il significato della parola dolore e solo estraendosi da esso sarebbe giunto alla verità. Ma quel giorno, per quanto ci ragionasse, non riusciva proprio a trovare una motivazione a quanto successo. La Morte, non è una soluzione, non è il termine del proprio viaggio terreno. Togliersi la vita non concerne il proprio karma, non allevia il dolore, non è la via più semplice alla reincarnazione. Continua a ripetersi quelle frasi ormai da ore, lui le comprendeva, le abbracciava come stile e filosofia di vita... era forse tanto incomprensibile che un'altra persona non lo facesse?

    Il mattino stesso, una missiva era giunta legata accuratamente alle zampe di un'aquila del deserto. Probabilmente il personale è occupato in altre cose pensò, togliendo il piccolo pezzo di carta arrotolata dal laccetto, facendo ben attenzione a non far male al volatile, che tranquillo stava appoggiato su un piccolo pezzo di ramo sporgente dalla tettoia della casa. Quando la riuscì finalmente a srotolare, l'aquila con un balzo volò via, libera e rapida. Lux si soffermò un attimo ad ammirarla, invidiava quella creatura, chiaramente un invidia positiva, dato che gli era estraneo come concetto: Poter raggiungere altezze mai scrutate, sbattere le ali e lasciarsi cullare dalle correnti ascensionali. Non sarebbe una brutta esistenza.
    Tornò quindi al messaggio, che dopo qualche giro di parole arrivò al punto: aveva già sentito di Otomo, il sunese che s'era suicidato di fronte alle mura, pur vivendo nella parte più isolata, era bastato il consueto giro al mercato per udir i pettegolezzi, ma non avrebbe mai immaginato che gli avrebbero assegnato un'indagine atta a scoprire di più sulla morte. Poco riusciva a turbare la sua espressione, ma in quel momento dispiacere e tristezza lo assalirono, incapace di trattenersi esibì un'espressione seriamente turbata: Cosa mai può spingere ad un'azione tanto ignobile quanto decisiva?. Accettò senza riserve, doveva esserci un motivo, una valida reazione a qualcosa, gli era inconcepibile pensare che si fosse semplicemente... gettato.

    Terminata la sua meditazione, si alzò in piedi sulla punta del macigno liscio e grigio, scrutando l'orizzonte. La posizione del sole gli suggerì un orario approssimativo, considerando che avrebbe dovuto essere alle mura di Suna mezz'ora dopo, aveva tutto il tempo per arrivare in anticipo. Anche perché odiava essere in ritardo. Quindi balzò giù, saltando di roccia in roccia.

    18.20: varcata la soglia del villaggio, si spostò leggermente sulla destra, facendo un cenno di saluto alle guardie. Rimanendo in piedi sopra alla sabbia calda, sarebbe rimasto ad aspettare i suoi compagni di ventura, sperando che fossero se non in anticipo, almeno puntuali. L'abito da monaco nero pur attirando i raggi del sole lo faceva sentire leggero e fresco, un tessuto decisamente pregevole. La cintura verde recava sulla fibbia il simbolo di Suna, in modo che potessero riconoscerlo come shinobi, chiunque a prima vista, avrebbe detto fosse un monaco. Una volta raggiunto dai suoi compagni, li avrebbe salutati congiungendo le mani e chinandosi leggermente in avanti come suo solito, introducendo la sua persona:
    <Mi chiamo Luxeifer, onorato di fare la vostra conoscenza>. Si prese quindi un attimo, lasciando che si presentassero anche loro, per poi riprendere:
    <La questione è delicata, un sunese si è tolto la vita. Nonostante io sia contrario a tale gesto, è proprio questa ragione che mi spinge ad indagare sul motivo della sua morte>
    Sperando di aver fatto comprendere le sue motivazioni agli altri, aspettò di sentire un parere, di sapere cosa ne pensavano. Non l'avrebbe detto apertamente, ma sperava che uno dei due avrebbe preso le redini della situazione, quasi auto dichiarandosi leader del gruppo. Non era un ruolo che gli si addiceva assolutamente. Una volta designato il capogruppo si sarebbe semplicemente diretto verso la zona dove Otomo era morto, ora loco di fiori e omaggi da parte dei suoi concittadini e di chi lo aveva a cuore. Non volle toccare nulla, sarebbe stato poco rispettoso nei confronti del defunto, ma tentò lo stesso di osservare tra le varie cose, cercando un dettaglio, qualcosa di rilevante, o di strano. Se il leader avesse parlato con le guardie sarebbe stato ad ascoltare ciò che gli avrebbero detto, soffermandosi a pensare su quanto detto riguardo alla canzone canticchiata prima di gettarsi: Cantare prima della morte? Era sereno? Si forse è normale... la paura lo avrebbe fatto rinunciare. Ha abbracciato la morte fischiandole nelle orecchie.
    <Non dobbiamo considerare nulla come irrilevante, se si riuscissero a sapere le parole di tal canzone sarebbe comunque un elemento da analizzare> disse ad alta voce, sperando che la guardia riuscisse a ricordare qualche nota, anche solo il motivetto.

    Terminato lì, si diressero a casa di Otome, come il Kage aveva ordinato nella missiva. Dovettero fare molto in fretta, il tempo usato per dare una prima occhiata alle mura non sarebbe servito come scusa valida nei confronti dell'uomo che dovevano incontrare. Questo si presentò come Imuz, vicino amico di Otomo. Per un attimo però Lux non comprese ciò che l'uomo pensava che stessero facendo quegli shinobi: Tale privilegio? Sarebbe un privilegio indagare sul perché si è suicidato? poi rifletté bene, mettendo da parte ciò che pensava fosse scontato o giusto e si disse semplicemente che in effetti era strano... normalmente l'avrebbero archiviato come suicidio e infilato nelle cartelle dell'amministrazione, era insolito che li facessero indagare. <Faremo del nostro meglio signor Imuz, la morte di una persona non è mai lieta notizia, tanto meno quando tale persona si è tolta la vita da sola. Scopriremo le motivazioni di questo gesto>.
     
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  3. C a n n e l l a
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    Humpty Dumpty
    Parte 1


    Maledetto sia il deserto!”. Fra me e me tirai un paio di bestemmie contro quel caldo soffocante. Come facciano i sunesi a viverci non lo capirò mai. Forse non indossano pesanti tute di pelle nera. Molto probabile. Fatto sta che quel giorno, sotto un sole quanto mai impietoso, arrancavo verso il Villaggio della Sabbia, come mi era stato detto di fare nella lettera ricevuta tre giorni prima. Come sempre il mio vecchio me l’aveva quasi fatta mangiare, prima di permettermi di leggerla. Lì per lì mi domandai per quale motivo il Kazekage in persona avesse domandato di me. Poi giunsi alla più giusta delle conclusioni: perché ero, sono e sempre sarò il più figo di tutti i ninja del globo terracqueo! Armato di questa convinzione e ringalluzzito all’idea di interpretare il ruolo di un novello Sherlock Holmes (non chiedetemi chi è, né come faccio a conoscerlo), mi incamminai subito verso Suna, con Pa’ che mi tirava dietro ciotole di riso e bottiglie. Ah, quando si dice l’amore paterno!

    Ovviamente per la strada non mi ero perso una volta, ma dieci, e fu solo quando cominciai a sudare come un maiale nel forno che capii di essere sulla via giusta. Allora era cominciato il calvario vero e proprio.
    Nel momento in cui stavo profferendo le offese verso il deserto e i suoi divini abitanti ero ormai quasi arrivato a Suna. Dovevo incontrarmi con i miei compagni alle sei e mezza fuori dalla mura, nel punto in cui lo sconosciuto suicida Otomo aveva deciso di diventare una frittata. Il sole davanti a me stava tramontando finalmente, e dentro di me tirai un sospiro di sollievo. “Almeno con la notte verrà un po’ di fresco”, mi dissi, provando a consolarmi. Ma era davvero difficile consolarsi quando avevo anche le sopracciglia grondanti sudore. Tirando un gran sospirone, mi feci forza per raggiungere la mia meta.

    [...]


    Arrivato ad una decina di metri dalle mura una cosa mi colpì: qualcosa di rosso fuoco contro il pallido bigiolino delle mura stesse. Qualcosa di rosso che mi parve molto familiare. Qualcosa di rosso sotto il quale si trovava un ragazzo.

    «Hoshi-kun!!!», gridai, «Guarda un po’ chi si rivede!!!»

    Accanto a lui, in piedi e fermo come uno stoccafisso, c’era un altro tizio, tutto in nero. Non lo conoscevo. Percorsi a tutta velocità lo spazio che ci separava.

    «Ciao Hoshi, amico mio! Anche te invischiato in questa storia del suicida?»

    Dopo aver ricevuto la sua risposta, l’altro si presentò col nome di Luxeifer (un nome strano per un individuo ancora più strano). A prima vista pareva un bonzo. Uno di quei bonzi pacifici che infestano i templi. Però, a guardarlo meglio, mi resi conto che la prima impressione era, come spesso succede, sbagliata: non avevo davanti un bonzo, ma un superbo ninja-bonzo! Mi brillarono gli occhi. Non avevo mai visto un monaco combattente, e dovetti ammettere che sembrava davvero uno in gamba. La forza del Chakra combinata alla potenza della Fede!
    Visto che presentandosi si era inchinato, feci altrettanto.

    «L’onore è tutto mio, onorevolissimo bonzo-sama! Io sono Aki Hitori, del villaggio della Foglia. Sono sinceramente entusiasta di poter lavorare con qualcuno così vicino agli dei. Ultimamente ho un po’ trascurato preghiere e roba varia, ma prometto solennemente di riprendere a portare offerte al tempio quando questa triste storia sarà finita.»

    Dopo i convenevoli, abbrancai Hoshi per le spalle e, mentre ci incamminavamo verso il punto esatto dov’era avvenuto il fattaccio, gli dissi:

    «Cavolo Hoshi, il viaggio fino a qui mi ha stremato. Non ti dico in che condizioni ho i piedi: con tutto quel che ho sudato e tutta la sabbia maledetta che mi ci è entrata s’è formato una specie di pantano fangoso dentro gli stivali, e credo che stiano cominciando a formarsi le prime forme di vita acquatiche...»

    [...]


    Una volta arrivati ad aspettarci trovammo una guardia. Dalla cima delle mura si dominava tutto il deserto. Mi detti un’occhiata intorno: sul bordo dell’imponente struttura rocciosa si notava bene l’impronta lasciata dalle chiappe del defunto, circondate da una miriade di impronte. Impossibile definire quali fossero le sue e quali no. Chiesi alla guardia se potevo fargli qualche domanda. Visto che mi rispose di sì, cominciai.

    «Ehm, come mai nessuno ha notato Otomo quassù in cima alle mura? Voglio dire, questo posto pullula di guardie, e mi risulta difficile credere che nessuno abbia notato la presenza di un non addetto ai lavori che se ne sta seduto qui per poi lanciarsi giù. Qualcuno avrebbe dovuto vederlo...»

    Mi rispose che non ci avevano fatto caso in quanto era abitudine del morto andare a riflettere proprio sulle mura, e che quindi non era sembrato strano che lo facesse anche quel giorno. Disse però che lo aveva sentito canticchiare qualcosa, una specie di canzone mentre fissava il niente sotto di lui.
    “Strano...è piuttosto strano che un aspirante suicida canti prima di farsi un volo giù dalle mura.”, pensai, intenzionato a chiedergli di che canzone si trattasse. Il bonzo però mi precedette. Ascoltai in silenzio la risposta del monaco, riflettendo su quella storia che cominciava a farsi piuttosto interessante

    [...]


    Avrei voluto fare molte più domande alla guardia, ma il suo viso sconsolato mi fece desistere. Avrei scoperto quello che volevo sapere in altro modo. Lui sembrava davvero dispiaciuto per la morte di quello sconosciuto, tanto da lasciare un fiore nel punto in cui aveva deciso di interrompere prima del tempo la sua vita. Allo stesso modo, anche Luxeifer mi pareva dispiaciuto.
    Dopo esserci congedati dalla guardia ci dirigemmo verso un altro punto di ritrovo, dove avremmo dovuto incontrare un amico del signor Otomo. Durante il tragitto mi avvicinai al monaco.

    «Senti, onorevole Luxeifer-sama, per caso conoscevi questo Otomo? Non sono pratico del Villaggio di Suna, e vorrei sapere chi era e come mai ha suscitato così tanto interesse. A casa mia non scomodano ninja di altri villaggi per indagare su un semplice suicidio...sempre che ci sia qualcosa da indagare in un suicidio. Anche se, devo dire, questo appare piuttosto strano. Se davvero questo Otomo era così conosciuto e rispettato, che motivo aveva di togliersi la vita? E poi, perché saltare dalle mura? Avrebbe potuto farlo in maniera più discreta, magari impiccandosi.»

    Mentre ascoltavo la sua risposta arrivammo alla casa del nostro contatto. Ci stava aspettando davanti alla porta. Si trattava di un uomo piuttosto in là con gli anni, anche se non lo avrei definito un vecchio. Indossava una pesante tunica scura con striature azzurre, e aveva il viso sfregiato da una cicatrice che gli andava da orecchio a orecchio. Sembrava aver passato qualche notte insonne, oppure aver smesso di piangere da circa mezzo secondo.
    Si presentò come Imuz. Il senso degli occhi lucidi e delle occhiaie divenne evidente quando disse di essere uno degli amici più intimi del morto. Quindi si disse molto commosso dal fatto che fossimo venuti a rendere omaggio al suo amico, aggiungendo che sarebbe mancato a tutti.
    Ora, mettiamo in chiaro una cosa: io non lo conoscevo, e non la avrei conosciuto più. Però le parole di quell’uomo, così sincere, così sentite, così vere, smossero la mia scorza più dura e figa, rivelando il tenerone che si annida dentro di me. Ormai i morti mi circondavano: morti ammazzati, morti suicidi, morti per errore. Per un attimo rividi la testa di Kei rotolare sull’erba. Mi si inumidirono gli occhi, e mi sentii davvero vicino a quel tizio che aveva perso un amico. Mi inchiani.

    «Sono onorato di poter essere qui oggi. E lo dico pur non conoscendo il signor Otomo. Non so quali fossero i suoi meriti, quali le sue imprese. Però sono certo che una morte non fa mai piacere, specialmente a quelli che erano vicini al dipartito. So che non vale molto, ma la prego di accettare le mie più sentite condoglianze, e la promessa di fare tutto il possibile per lei e per la memoria del suo amico.»

    Rimasi inchinato fino alla fine della frase. Quindi entrammo in casa, seguiti dal vecchio. Attraversai quella porta in maniera con animo molto più serio di quando ero arrivato a Suna. Non era più solo una giocosa investigazione in cui figheggiare. Forse questo vuole dire crescere: perdere l’idiozia tipica del bambino e guadagnare la serietà dell’adulto.
    Beh, a conti fatti, non credo che riuscirò mai a crescere molto sotto questo aspetto.


     
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    Quest
    ..Otomo..
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    Brutta storia quella che il Kazekage aveva affidato al giovane Chikuma. Mentre correva verso il luogo di ritrovo Hoshi era intento a ripensare alle parole che Gin gli aveva rivolto poche ore prima, un tizio si era suicidato per cause ignote gettandosi da una delle zone più alte delle mura del villaggio, un guardiano per l’esattezza. Trattandosi di una situazione piuttosto delicata Gin in accordo con l’amministrazione aveva accettato di aprire un inchiesta sul caso per cercare massima chiarezza sui fatti avvenuti. Era stato per questo creato un team composto di tre persone per accertare i fatti e dare una meritata morte al ninja sfortunato, Hoshi non aveva giudizi sul gesto che aveva compiuto, semplicemente la cosa non gli interessava anche se nella sua mente non riusciva a darsi una spiegazione sull’accaduto. Tutto ciò che sapeva era che doveva farsi trovare al gate alle 18:30 per incontrare il resto della squadra e partire verso la casa di un certo Imuz caro amico del morto. Raggiunto il gate Hoshi frenò la sua corsa lasciando i piedi trascinarsi lungo la sabbia mentre tentava di fermarsi. Una volta fermo avrebbe facilmente individuato uno dei due ninja che lo avrebbero accompagnato presentandosi subito dopo di lui.

    -Piacere di conoscerti Lux.. io sono Hoshi.. vedo che sei anche tu di Suna.. strano non ti ho mai visto in giro.. eheheheh.. beh è sempre bello scoprire di avere nuovi amici nel proprio paese!!!..-


    Il rosso avrebbe quindi atteso anche l’arrivo del terzo membro del gruppo, quando vide la figura familiare di Aki al gate il rosso lanciò un urlo di risposta all’amico trovandosi sorpreso ma allo stesso tempo felice per la bella sorpresa.

    -AKI?!!.. ehi ma che diavolo ci fai da queste parti?!!.. ahahahah.. sembra che il deserto non ti abbia risparmiato!.. non dirmi che l’accademia ti ha mandato per dare una mano a risolvere lo spiacevole fattaccio che è capitato al villaggio.. beh comunque.. dobbiamo raggiungere la casa di un tizio di nome Imuz entro le sette.. abbiamo poco tempo.. direi che dato che sono il più esperto del villaggio dato che ci vivo da una vita tocchi a me fare strada!.. ok seguitemi..-


    Il rosso quindi sarebbe scattato rapido seguendo le indicazioni che aveva ricevuto da Gin per raggiungere il luogo dove era avvenuto il misfatto. Hoshi conosceva molto bene il luogo quindi raggiungerlo avrebbe richiesto si e no una manciata di minuti, il tempo era tiranno e loro non ne avevano poi molto per cominciare le indagini.


    [...]


    Alle mura i tre ninja trovarono ad attenderli un guardiano avvisato anticipatamente per portarli dove era avvenuto il misfatto. Raggiunto il luogo Hoshi osservò con attenzione la zona, era tutto normale, sembrava dal racconto della guida che Otomo fosse solito raggiungere quel luogo per starsene un po’ da solo, nulla di strano lo faceva spesso anche lui quando era a guardia del gate anche se la sua meta spesso era il chiosco di ramen poco lontano. Gli unici particolari che erano saltati all’ occhio dal racconto della guardia era il carattere del suicida descritto come schivo e piuttosto sulle sue, che era una recluta da poco in servizio e che poco prima dell’incidente era stata udita una canzone. Hoshi non ci capiva niente, tutto attorno alla zona diversi fiori e biglietti erano stati disposti come ultimo segno di saluto ad una persona che in vita sembrava essere riuscita a farsi amare da molte persone. Già qualcosa non tornava, Otomo era stato descritto dalla guardia come una persona schiva e riservata il genere di persona che solitamente non aveva molti amici. Eppure la zona dell’incidente era stata tappezzata di messaggi, lo stesso guardiano guida aveva lasciato in loro presenza un fiore per omaggiarlo. Mentre Aki parlava e sparava domande a raffica Hoshi ne avrebbe approfittato per chinarsi a osservare i messaggi che erano stati lasciati e l’intera zona, qualsiasi dettaglio era fondamentale e la sua vista poteva sicuramente aiutarlo [Vista Perfetta].

    Quando il foglioso finì di parlare ed Hoshi di leggere ed osservare quello che doveva osservare si alzò voltandosi verso la guardia. Il suo sguardo era piuttosto serio anche se non lasciava trasparire nessun genere di strana emozione o sospetto, effettivamente non ne aveva nessuno. Aveva solo qualche domanda da fare al guardiano, qualche precisazione ed informazione utile al resto delle indagini, ogni cosa doveva essere curata e non lasciata al caso.

    -Emh.. tizio.. quindi tu hai visto Otomo poco prima di morire?!.. capisco.. ho bisogno di sapere il tuo nome ed il tuo cognome.. il tuo grado di appartenenza e se sei un ninja.. mmh.. aspetta avevo un taccuino per scrivere appunti qua da qualche parte.. eccolo!!!.. ok nome e cognome.. grado di appartenenza.. a che ora hai visto Otomo qui?.. esattamente come era posizionato?.. ho bisogno inoltre di sapere se a quell’ora il sole era rivolto verso gli occhi di Otomo.. mmh.. sapere insomma la posizione del sole quando lo hai visto!.. ah un ultima cosa.. quella canzone che hai sentito.. sapresti ricordarla o identificarla?.. vivo a Suna da sempre mia mamma per farmi addormentare me le ha cantate praticamente tutte.. magari è una filastrocca comune di Suna e la conosco anche io!!!..-


    Avute le risposte il ragazzino dai capelli rossi avrebbe ringraziato il guardiano congedandolo ai suoi doveri per poi proseguire le indagini a casa di Imuz. La corsa verso la dimora dell’amico del morto sarebbe stata rapida, avevano perso sicuramente un sacco di tempo per le indagini alle mura, arrivare in ritardo non sarebbe sicuramente stato professionale. Durante la corsa il rosso avrebbe parlato ai compagni senza rallentare, dovevano agire e pensare in fretta.

    -Ragazzi occhi aperti e orecchie tese.. dobbiamo cercare di farci l’idea giusta della situazione.. ogni indizio è fondamentale.. cerchiamo di fare un bel gioco di squadra!!!..-



    [...]

    Trovare la casa di Imuz fu più semplice di quanto sembrasse. Fuori ad attenderli un signore dall’aspetto vissuto li stava aspettando impaziente con sguardo turgido e voce tremolante, doveva essere proprio la persona che stavano cercando. Aki e Lux subito risposero alle gentili parole di Imuz facendo le loro condoglianze per ciò che era successo, Hoshi invece rimase in silenzio facendo un semplice cenno del capo verso l’uomo, più che altro non sapeva cosa dire. La cosa che più gli faceva strano era che fosse un amico e non la famiglia stessa del deceduto ad essere così interessato al misfatto, dovevano assolutamente scoprire più informazioni possibili su Otomo prima di procedere a casaccio.

     
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    ~ La finestra rotta...
    ...atto primo: andantino ~


    Si dice che i fiori abbiano un proprio linguaggio e che possano comunicare molto a chi sa capirli. Forse non è vero, ma sicuramente da quei fiori Hoshi ne ricavò un aiuto insperato. Nascosto tra biglietti , infatti, c'era un foglio di carta alquanto particolare e diverso dagli altri. Non era infatti un biglietto di cordoglio o un ricordo sentito, ma una parte di pentagramma strappato da un intero più ampio. Le note si troncava innaturalmente e dalla sabbia che lo ricopriva per metà si poteva facilmente intuire fosse stato lasciato molto tempo prima. Alla mente del giovane shinobi quel pezzo non richiamava alcuna melodia: era una brano, o un'inizio per essere precisi, composto da una serie di dissonanze audaci e piuttosto forti. Veniva da chiedersi che genere di canzone potesse avere un'introduzione così acerba , ma l'ordine delle note era inequivocabile. Sotto il pentagramma vi erano alcuni segni piuttosto particolari, sembravano quasi le indicazioni di come disporre le mani per suonare la sequenza della note senza errore. Sotto ogni croma vi era infatti disegnata una mano, intenta a reggere uno strumento. Vi erano varie indicazioni, per più strumenti: dalla chitarra al flauto traverso. La guardia nel mentre stava rispondendo al foglioso, confermando le prime impressioni su Otomo e aggiungendo che era normale vederlo lì, dato il suo ruolo di guardiano delle mura. Quindi, alle domande del pel di carota, avrebbe risposto con tranquillità, fornendo tutti i suoi dati personali e aggiungendo che anche volendo non ricordava la canzone cantata, semplicemente si ricordava di aver sentito una specie di melodia sommessa pronunciata dal suicida. Sarebbe quindi tornata al suo lavoro, procedendo nella perlustrazione delle mura, dopo aver cordialmente salutato i ninja.


    [...]


    Imuz sembrò colpito dalle parole dei giovani e fu solo con un morso al labbro autoinflitto che trattenne le lacrime. Rispose all'inchino del foglioso con un'altro tanto profondo e li invitò a entrare nella casa di Otomo. La casa era eccezionalmente in ordine: ogni sedia era riposta con cura sul tavolo, ogni libro sembrava pulito e lucidato anche il pavimento stesso aveva un'aspetto rilucente. L'odore era particolare1, leggermente aggressivo alle narici, ma caratterizzato da quel sentore di pulito che solo una casa appena rassettata sa dare. Il locare era abbastanza piccolo, consono a chi , abituato alla vita girovaga del ninja, è abituato a lasciare incustodito il focolare domestico anche per lunghi periodi. Il salotto era quadrato, con un tavolo rotondo, piuttosto basso e circondato da delle poltrone, su cui troneggiava una tipica pipa araba. Alla parete, alle spalle delle poltrone e di fronte alla porta, vi era una libreria stretta tra due finestre. Le pareti davano poi a altre due stanze: una camera da letto con bagno annesso e una cucina piuttosto frugale. I ninja avrebbero goduto di libertà esplorativa all'interno della casa. Imuz piazzatosi di fronte alla libreria, non avrebbe interrotto la ricerca dei ninja, limitandosi, di quando in quando, a dare qualche indicazione2 come "lì Otomo non teneva nulla di importante, solamente i ricordi dei suoi parenti deceduti e cose simili". All'interno della camera da letto i ninja vi avrebbero trovato anche una scrivania, con alcuni fogli sparsi sopra, apparentemente alla rinfusa. A fianco, su una piccola libreria, vi erano dei porta documenti, ordinati in maniera crescente dal basso verso l'alto e con una targhetta sul dorso riportante la scritta "dati relativi alle missioni e note". Sui fogli sparsi sopra la scrivania i ninja avrebbero potuto notare un numero in calce alla pagina, probabilmente il riferimento al giusto raccoglitore.3 Chi invece si fosse occupato del bagno non avrebbe invece trovato nulla di particolare, eccetto una pulizia impeccabile anche in quella zona della casa. La sorpresa maggiore la avrebbe ricevuta chi avesse controllato la cucina. A metà del controllo infatti un sasso avrebbe rotto la finestra, scagliato probabilmente da un tetto poco lontano. Il lancio non era intenzionato a danneggiare alcuno, anzi, sembrava che il sasso portasse qualcosa legato al corpo centrale. Il messaggio, attaccato con la scritta verso l'esterno, riportava un semplice messaggio, visibile a chiare lettere e scritto con un colore rosso acceso "Attenti a Imuz". Il ninja che si fosse trovato in quel luogo avrebbe dovuto far uso di un'elevata velocità, se voleva tirare via il messaggio prima che qualcun'altro potesse scorgerlo. Imuz avrebbe quindi abbandonato la sua postazione, accorrendo per assicurarsi della salute dei ninja e controllare la finestra. In quel frangente i ninja avrebbero avuto occasione di controllare la zona in cui egli sostava precedentemente, non rilevando nulla di eccezionalmente particolare4. Conclusa questa perquisizione sommaria della casa e archiviato il caso della finestra rotta Imuz avrebbe radunato i ninja in salotto, dicendo poche semplici parole.


    - Grazie di aver eseguito questa perquisizione... Otomo purtroppo non aveva familiari, ma aveva molti amici... Era una persona solare e benvoluta sapete? Nessuno sospettava una cosa del genere... se volete ora possiamo dirigerci verso le mura... faremo una piccola cerimonia commemorativa...-


    Detto questo avrebbe preceduto i ninja alla porta, e uscito li avrebbe attesi. Stava a loro decidere se seguirlo alla funzione o meno.


    SPOILER (click to view)
    1 Possibilità per olfatto migliorato
    2 Possibilità per interpretazione
    3 Possibilità per vista migliorata
    4 Possibilità per tatto / vista migliorata
     
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    Sulle Tracce della Morte

    Non dovette attendere molto per sua fortuna. Il secondo shinobi addetto a quell'indagine arrivò poco dopo. Per un attimo, quando lo vide, Lux dovette ammettere di essere decisamente sorpreso dal suo aspetto: sembrava solamente un ragazzino, poco più basso di lui e con dei folti capelli rossi sul quale il sole si specchiava riflettendo un po' di luce. Arrivato di fronte al monaco di Yamantaka, dopo che quest'ultimo si presentò, fece lo stesso anche il rosso, lasciando trasparire dalla voce una sincera serenità:
    CITAZIONE
    Piacere di conoscerti Lux.. io sono Hoshi.. vedo che sei anche tu di Suna.. strano non ti ho mai visto in giro.. eheheheh.. beh è sempre bello scoprire di avere nuovi amici nel proprio paese!!!

    Nonostante il modo piuttosto giovanile e diretto di colloquiare quel ragazzo gli piacque subito, si portava ancora dietro il bagaglio di sensazioni ed emozioni di un bambino, il che lo rendeva piuttosto libero dai condizionamenti del mondo reale, quali il dolore causato dalle preoccupazioni. Altrettanto sinceramente gli rivolse il suo pensiero su quanto detto:
    <Vivo poco fuori da Suna, mi piace l'intimità e la pace per la mia meditazione. Deve essere per questo che non ci siamo incrociati prima, mio giovane amico>
    Quindi arrivò il terzo ed ultimo collaboratore, un ragazzo biondo con i basettoni ed il pizzetto, anch'egli era poco più basso di Lux eppure, forse a causa della barba, sembrava il più anziano del gruppo. Avvicinandosi si rivolse subito ad Hoshi, che sembrava conoscere piuttosto bene:
    CITAZIONE
    Ciao Hoshi, amico mio! Anche te invischiato in questa storia del suicida?

    Quella frase non gli piacque per niente. Era stato estremamente indelicato a riferirsi ad una persona morta con un appellativo tanto duro e grezzo. Nonostante questo però Lux non dimenticò le buone maniere, presentando la sua persona. Fu allora che cambiò completamente personalità, divenendo più serio e rispettoso:
    CITAZIONE
    L’onore è tutto mio, onorevolissimo bonzo-sama! Io sono Aki Hitori, del villaggio della Foglia. Sono sinceramente entusiasta di poter lavorare con qualcuno così vicino agli dei. Ultimamente ho un po’ trascurato preghiere e roba varia, ma prometto solennemente di riprendere a portare offerte al tempio quando questa triste storia sarà finita

    Nessuno, mai prima d'ora, l'aveva mai definito... "Bonzo". Nonostante sapesse che il significato di tal termine gli calzava perfettamente, rispecchiando il suo credo... non riuscì a farselo piacere. Più se lo ripeteva in testa più gli dava l'idea di una parola frivola e scherzosa. Mise a tacere i suoi pensieri, c'era altro su cui concentrarsi:
    <In realtà io non prego nel vero senso del termine, io medito. Solo la meditazione permette alla mente di avvicinarsi al proprio Yidam spirituale. Comunque abbiamo un'indagine da compiere e siamo piuttosto in ritardo se vogliamo essere a casa di Otomo tra mezz'ora>

    Dopo aver osservato la scena dove Otomo era morto si diressero verso la casa. Nel mentre però, forse per cementare la nuova conoscenza e per aumentare la dose di collaborazione, Aki gli rivolse qualche quesito:
    CITAZIONE
    Senti, onorevole Luxeifer-sama, per caso conoscevi questo Otomo? Non sono pratico del Villaggio di Suna, e vorrei sapere chi era e come mai ha suscitato così tanto interesse. A casa mia non scomodano ninja di altri villaggi per indagare su un semplice suicidio...sempre che ci sia qualcosa da indagare in un suicidio. Anche se, devo dire, questo appare piuttosto strano. Se davvero questo Otomo era così conosciuto e rispettato, che motivo aveva di togliersi la vita? E poi, perché saltare dalle mura? Avrebbe potuto farlo in maniera più discreta, magari impiccandosi

    Il fatto che si riferisse a lui con l'appellativo sama lo fece sentire decisamente orgoglioso, tanto che s'era completamente dimenticato della prima indelicatezza del foglioso:
    <No, non lo conoscevo. Sono stato chiamato ad indagare immagino per la mia conoscenza delle divinità della morte. Confesso che sono rimasto piuttosto turbato, aborro il suicidio, per questo voglio scoprire il motivo per cui l'ha fatto... non che questo lo discolpi da un'azione così grave s'intende. Per il resto, la tua presenza qui potrebbe voler indicare una buona collaborazione tra i villaggi, sempre argomento delicato per i Kage>
    Si accorse però di non avere risposta a quell'ultimo interrogativo. Perché un salto così eclatante? Perché non una morte silenziosa nel proprio appartamento? Forse voleva essere trovato?. Come se l'era domandato, rispose:
    <Forse voleva essere trovato. Impiccato in casa, sarebbero passati diversi giorni. Non saprei dare altra spiegazione>
    Intervenne poi Hoshi, che poco prima aveva dimostrato grande professionalità nel prendere i dati della guardia, verbalizzando la testimonianza e trovando poi uno strano foglio tra i fiori lasciati in dono al defunto.
    CITAZIONE
    Ragazzi occhi aperti e orecchie tese.. dobbiamo cercare di farci l’idea giusta della situazione.. ogni indizio è fondamentale.. cerchiamo di fare un bel gioco di squadra!!!

    Sì, era decisamente l'individuo che cercava. Un leader. Un comandante, qualcuno che con qualche parola guidasse la squadra. Uno con le idee chiare. Non ebbe pregiudizi nei confronti della sua età, lungi dall'essere maturo come Lux ma lo stesso deciso e determinato: Le apparenze dopotutto ingannano solo più coloro che non conoscono la luce dell'esistenza

    Quando furono all'interno della casa, il monaco si sentì per qualche attimo in imbarazzo nel dover rovistare tra le cose di un defunto, specialmente considerando la sua visione di "casa" come luogo personale e prettamente intimo, ma si convinse dopo pochi secondi che per il bene delle indagini doveva lasciarsi tutto questo alle spalle. Era molto più importante scoprire il motivo della morte di quel sunese che non violarne il domicilio. Quest'ultimo era particolarmente in ordine, pulito e ben curato. Non c'era alcun segno di scontro o infrazione, si sarebbe potuto dire che il proprietario era solamente in viaggio... Un lungo viaggio verso la prossima vita... se mai si reincarnerà in qualcosa di senziente, dato il suo karmico gesto negativo
    Nonostante avesse riconosciuto Hoshi come una buona guida, non attese un suo ordine per mettersi a rovistare nella cucina, un loco che probabilmente avrebbe rivelato davvero poco, ma come lui stesso aveva prima detto, non dovevano sottovalutare nulla. Non appena i tre si divisero cercando nelle stanze, Imuz si mise di fronte ad una libreria, dando qualche indicazione sui vari punti rovistati dagli shinobi. In particolare una sua frase lo colpì:
    CITAZIONE
    Lì Otomo non teneva nulla di importante, solamente i ricordi dei suoi parenti deceduti e cose simili

    [Interpretazione] Il suo animo sincero e piuttosto diretto con le opinioni non riuscì a farlo stare zitto, pur mantenendo un tono piuttosto pacato e atonale, si sentì di riprendere quell'uomo:
    <Starà a noi definire se ciò che troveremo sarà "nulla di importante" signor Imuz. La verità si cela dietro ai dettagli e alle sottigliezze. Inoltre...>
    Non riuscì a completare la frase, un sasso infranse la finestra vicino a lui, mancandolo di poco e provocando un gran fracasso. L'istinto e il sentore del pericolo gli fece impastare una quantità irrisoria di chakra per potenziarsi [1/2 Basso - Velocità = 350] quindi si girò verso il proiettile, che con un tonfo era atterrato poco vicino a lui. Diede solo un'occhiata rapida, quanto bastasse per capire cosa c'era scritto su quel sasso:
    CITAZIONE
    Attenti a Imuz

    Tutto ciò che seguì fu una rapida successione di movimenti. Non stette a pensare troppo, se quell'avviso fosse stato vero e l'uomo a cui si riferiva l'avesse visto, sarebbe stato solo un problema in più. Quindi sfruttando il lieve potenziamento, si chinò, afferrò il messaggio e sfruttando la sua abilità [Prestigiatore] staccò il messaggio per infilarselo piegato a metà nella tasca opposta al lato visibile da Imuz, che per altro in pochi istanti gli sarebbe stato addosso. Se tutto fosse andato bene, cioè se nessun movimento avesse destato sospetti e se non avesse chiesto nulla riguardo al messaggio, Lux avrebbe alzato il piccolo pezzo di roccia ormai normalissimo e porgendolo verso il primo che sarebbe arrivato: <Probabilmente non tutti amavano Otomo, anche se non avevo mai sentito di vandalismo a Suna>
    La capacità di mantenere sia il tono di voce che le espressioni sul suo viso distaccate da ciò che pensava e accadeva, facevano di lui un'ottima spia, o un ottimo bugiardo... al contrario di quell'uomo. Prima la frase, poi quel messaggio, in pochi attimi già due elementi avevano portato il Genin a sospettare di Imuz:
    Durante la mia vita, ho capito che spesso le persone utilizzano le parole troppo vagamente, senza pensare al loro significato... ma qualcosa mi porta a credere che quel "nulla di importante" non è stato detto senza cognizione di causa. C'è stato qualcosa, nel suo tono.
    A rigor di logica, se non dovevano dare nulla per scontato, neanche l'innocenza di un amico di Otomo doveva esserlo. L'avrebbe tenuto d'occhio, per sicurezza.
    CITAZIONE
    Grazie di aver eseguito questa perquisizione... Otomo purtroppo non aveva familiari, ma aveva molti amici... Era una persona solare e benvoluta sapete? Nessuno sospettava una cosa del genere... se volete ora possiamo dirigerci verso le mura... faremo una piccola cerimonia commemorativa...

    Ulteriore fonte di dubbi fu questa frase. Qualcuno aveva tirato un sasso contro casa sua, e la guardia stessa aveva detto che era un uomo schivo... un'evidente contraddizione... che però si riscontrava nei biglietti e nei fiori, ma era possibile fosse solo l'ipocrisia di un villaggio vicino ad una persona defunta ma a cui prima non s'era dato alcun peso. Avrebbe parlato più tardi ad Hoshi di questi elementi... ora dovevano andare.
     
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  7. C a n n e l l a
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    Humpty Dumpty
    Parte 2


    La risposta di Luxeifer mi dette da pensare. Non per le sue posizioni sul suicidio. Quelle non mi interessavano molto. Piuttosto anche lui diceva di non conoscerlo. Ok, passi che era un monaco e che viveva isolato, ma neppure Hoshi aveva dato segno di conoscerlo. Su tre sunesi (guardia compresa), tre non avevano mai conosciuto di persona questo fantomatico Otomo. Perché allora tutti quei biglietti? E tutta questa pantomima della squadra di ninja? Visto che il morto mi era stato descritto come schivo e dedito alla meditazione mi chiesi come mai avesse così tanti amici. Forse non erano amici: magari Otomo rivestiva da vivo una qualche carica pubblica, magari nelle alte sfere, dove la conoscenza dei semplici ninja come i miei compagni non arrivava. Per questo era stimato e apprezzato, pur essendo un introverso. “No”, mi dissi, “Qualcosa non torna ugualmente...se avesse avuto una carica ufficiale la notizia sarebbe stata molto più diffusa e sicuramente avrebbero svolto le cose in maniera diversa, più formale. E che bisogno aveva di ammazzarsi?”
    Con questi interrogativi frullanti come uccellini nella testa arrivai quindi in vista della casa del defunto.

    [...]


    L’interno della casa era piccolo. Un piccolo angolino di pulizia e lotta ai germi. Ogni cosa era posizionata nel luogo che più gli si addiceva: i libri allineati sugli scaffali, le sedie geometricamente appoggiate sul tavolo, un narghilè centrato col goniometro su di un tondo tavolinetto, intorno al quale, schierate come soldatini, facevano bella mostra di sé alcune poltroncine. Tutto era lindo, lucido, superlucido, tanto che potevo vedere le chiappe di Hoshi davanti a me, riflesse sul pavimento.
    Abituato al caos un po’ lezzo di casa mia, quel posto non mi sembrava neppure un’abitazione. Uno stand espositivo, ecco cos’era! Oltretutto le mie narici riconoscevano come odore di casa quello vagamente sudato e “odoroso” di residui umani di Pa’. Quel posto, invece, aveva un odore forte anche se non spiacevole, e mi ricordò un po’ il disinfettante.
    Nel complesso quel luogo sembrava non avesse mai visto un essere umano.

    Imuz ci disse che potevamo perlustrare tutta la casa come meglio avessimo creduto, quindi si posizionò davanti ad una libreria nella stanza principale e non si mosse più di lì.
    Subito Luxeifer si mise a chiacchierare con Imuz. Li ignorai. Cominciai a girovagare per la stanza.

    Quella casa rendeva tutto ancora più strano. Ricapitolando: un suicida canterino si era ucciso per non si sa quale motivo, pur essendo ben conosciuto da tutti, sebbene introverso. Per essere così ben conosciuto doveva aver fatto qualcosa di importante. Qualche impresa degna di nota. E difficilmente ricopriva un qualche ruolo di potere. Ma se aveva compiuto davvero queste imprese, perché così pochi lo conoscevano? E perché casa sua sembrava disabitata? Aveva fatto le pulizie prima di buttarsi dal muro? Ci teneva a morire ordinato? Difficile.
    Un lampo di comprensione mi illuminò. Tutte quelle stranezze sembravano portare a qualcosa di diverso di un semplice suicidio: un omicidio, magari, oppure un suicidio imposto o forzato.
    Mi avvicinai al narghilè, cercando di sentire qualche odore sospetto. Potevano averlo drogato e convinto a buttarsi, per chissà quale motivo. Magari aveva pestato i piedi a qualcuno durante le sue gesta.

    [...]1


    Finita la perquisizione della sala principale mi diressi nella camera da letto. C’era un bagnetto in fondo, e tutto sembrava anche lì perfettamente ordinato. Una cosa però attirò la mia attenzione: sulla scrivania dei fogli erano disposti a casaccio, senza il rigido schema logico e ordinato del resto dell’arredamento.
    “Dubito che siano messi così come decorazione...”

    «Ehi Hoshi! Vieni qua un momento per favore!»

    Se Hoshi fosse venuto, gli avrei spiegato cosa avevo trovato, e gli avrei chiesto di darci un occhiata lui. Altrimenti l’avrei richiamato con più insistenza, fino a quando non fosse arrivato.
    Una volta riuscito a far accorre Hoshi nella stanza e spiegatogli la mia scoperta, mi spostai a controllare una piccola libreria a fianco del tavolo. Era piena di schedari, rigorosamente catalogati e numerati. Tutti portavano la dicitura “dati relativi alle missioni e note”. Ne estrassi uno a caso. Volevo vederci più chiaro in questa storia. “Adesso vediamo un po’ che ha fatto ‘sto tizio di bello...”

    [...]2


    Un fragore venne dall’altra stanza. Qualcosa come un vetro rotto. Non appena lo sentii scattai verso di esso alla massima velocità consentitami dalle mie gambe. Vidi Luxeifer chinarsi e raccogliere un sasso. Reagii d’impulso: afferrai un kunai dalla tasca, uno di quelli sui quali tengo sempre un sigillo e lo lanciai attraverso il foro lasciato dalla pietra. Mi teletrasportai {Basso + Mezzo Basso} . Mi ritrovai fuori, sulla pubblica via, a circa dieci metri da dove ero partito. “Vediamo un po’ se riesco a vederti, maledetto lancia sassi...”

    [...]3


    Rientrai in casa, stavolta nel modo più normale.

    «Ehm scusate ragazzi, volevo vedere se riuscivo a beccare il lanciatore...»

    Non aggiunsi altro. Notai però che Imuz si era spostato da dove si trovava prima. La grande libreria che prima si trovava dietro di lui era libera. Le lanciai un’occhiata rapida, ma decisi che non valeva la pena di essere controllata. Di sicuro conteneva cose simili a quelle già trovate nell’altra libreria. Magari qualche libro da lettura.
    Per precauzione ispezionai anche il bagno, ma non vi trovai neppure un capello fuori posto. Ovvio. Fissai il mio riflesso nello specchio. Così abituato a immaginare un doppio di me per effettuare le dislocazioni, vedere davvero un mio doppio riflesso mi dette una strana sensazione. Quasi mi aspettai che cominciasse a parlare e muoversi di propria volontà. Non lo fece. “Ciao Aki...secondo te che vuol dire quel sasso? Perché qualcuno dovrebbe voler vandalizzare la casa di uno come Otomo? Questo avvalora forse la mia teoria che avesse infastidito qualcuno, il buon vecchio Otomo? A meno che l’intento del lanciatore non fosse di colpirci o danneggiare la memoria del defunto...Allora perché lanciare un sasso? I sassi alla finestra li lanciano solo gli amanti che chiamano l’amata nella notte...”
    Più provavo a districare questa faccenda più mi ci incasinavo. Uscii quindi dal bagno, e attesi ciondolando fino a quando Imuz ci chiamò fuori. Ci ringraziò per l’aiuto. Poi disse una cosa che mi lasciò alquanto perplesso. Tutti fino ad ora avevano descritto Otomo come un tipo schivo e solitario: adesso era diventato un uomo solare e pieno di amici. Qualcuno non la raccontava giusta, fosse Imuz o il resto della popolazione. Se era davvero così solare, come mai se ne stava abitualmente tutto solo sulle mura, a pensare, senza che nessuno, neppure il giorno della sua morte, gli rivolgesse parola? Guardai con occhi nuovi Imuz. Anche prima nella casa si era comportato in maniera strana: aveva detto che si trattava solo di un’indagine formale, che quello che avremmo trovato era “trascurabile”, si era posizionato fermo come un palo davanti alla libreria. Desiderai di averla osservata meglio.
    Quando il vecchio ci disse di andare alle mura per la celebrazione funebre avevo già deciso cosa fare.

    «Oh, se non fosse un problema, Imuz-san, vorrei parlare in privato con i miei compagni. Si avvii pure senza di noi, la raggiungeremo dopo. Così non rischia di perdere la cerimonia in onore del suo amico!»

    Dovevo mettere al corrente dei miei sospetti Hoshi e Lux, e subito. Sperai vivamente che la nota dolce e armoniosa che avevo dato alla mia voce {Interpretazione} bastasse a convincere il vecchio a levarsi di torno.

    SPOILER (click to view)
    1 - chiedo informazioni sulla pipa.
    2 - chiedo informazioni riguardo al contenuto di un registro a caso.
    3 - chiedo informazioni riguardo il lanciatore.


     
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    Quest
    ..Otomo..
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    Mentre entrava nella casa di Otomo Hoshi pensava allo strano pezzo di carta che aveva raccolto nella sabbia tra le varie lettere e fiori di saluto lasciate. Il pezzo di carta doveva essere stato lasciato li da diverso tempo date le condizioni in cui versava, la cosa più interessante che il rosso aveva notato era che quello che aveva in mano era un pezzo di uno spartito che tuttavia non riusciva ad identificare. Erano indicate delle note e degli strumenti anche se non era di facile comprensione, Hossi sapeva di aver raccolto un indizio fondamentale considerando che la guardia lo aveva sentito canticchiare poco prima del misfatto. Forse la soluzione dell’enigma si sarebbe mostrata una volta scoperto che cosa era quel foglietto.


    [...]


    La casa di Otomo era come tante altre la a Suna, una casa di modeste dimensioni, ma estremamente comoda per una persona sola. Appena entrati Hoshi percepì subito un cambiamento, l’aria dentro la casa aveva uno strano odore di pulito se così si poteva definire anche se non riusciva ad identificare l’odore con niente. A prima vista tutto sembrava estremamente in ordine ed in effetti lo era, tutto stava al suo posto, nulla era stato toccato o messo fuori posto, sembrava davvero troppo perfetto quasi se qualcuno avesse sistemato la casa poco prima dell’arrivo dei ninja. Hoshi diede un primo sommario sguardo alla casa per poi cominciare una più attenta perlustrazione.

    -Ragazzi dividiamoci.. Lux va in cucina.. io penso alla camera e allo studio.. Aki tu perlustra il resto..-


    Il rosso si sarebbe così spostato nella camera di Otomo, li erano presenti diversi fascicoli che Hoshi lesse sommariamente, riportavano i resoconti di alcune missioni l’ex guardiano forse era qualcosa di più di una semplice guardia. Tutto era tranquillo, Imuz si era posizionato davanti ad una libreria osservando l’operato dei ninja, sembrava sincero nelle movenze e nei suoi modi anche se qualcosa sembrava tradirlo, Hoshi non aveva niente in mano quella che provava era una semplice sensazione dettata dal suo sesto senso. Le cose filavano lisce quando il fragoroso rompersi di una finestra destò il rosso facendolo voltare rapido in direzione della cucina. Subito il ragazzino sarebbe scattato a massima velocità tentando di superare Imuz e posizionandosi davanti a lui per bloccarlo, era fermo nelle sua azioni, non voleva in nessun modo ferirlo, il suo era un gesto di protezione e guardia.

    -Signor Imuz resti dov’è.. potrebbe essere pericoloso.. EHI LUX TUTTO APPOSTO?!!..-


    Solo una volta sinceratosi delle condizioni dell’amico e della stanza Hoshi avrebbe permesso ad Imuz di muoversi liberamente constatando che a provocare il danno era stato un sasso lanciato dall’esterno. Aki era scomparso, molto probabilmente aveva usato quella strana tecnica che aveva visto all’accademia per inseguire il vandalo, l’amico era stato rapido e deciso ed aveva agito bene, anche Lux inoltre sembrava sapere il fatto suo il gruppo poteva contare su elementi davvero validi. Una volta rientrati tutti il gruppo si sarebbe nuovamente messo a cercare indizi fino a quando Aki non colse l’attenzione di Hoshi facendogli notare dei documenti sparsi sulla scrivania di Otomo. Il rosso li aveva già notati anche se aveva deciso di catalogarli come altre informazioni sulle missioni, tuttavia leggerli e dargli un occhiata non costava nulla quindi li prese per leggerli con molta attenzione e scoprire di cosa parlavano [Vista Perfetta].


    Una volta finita la perquisizione Imuz richiamò tutti i ninja ringraziandoli per ciò che avevano fatto, sembrava sinceramente onorato di aver partecipato alle ricerche. Sembrava che fosse pronto per lasciare la casa, da li a poco una cerimonia sarebbe cominciata per onorare la morte di Otomo, per Hoshi il tizio poteva anche aspettare qualche minuto, senza tanti mezzi termini infatti il rosso si sarebbe fatto avanti portandosi a pochi metri dall’uomo, l’espressione del suo volto come sempre non sembrava lasciar trasparire nulla di strano, quello che voleva fare era semplicemente porre alcune domande all’uomo dato che fra tutti doveva essere la persona che meglio conosceva il suicida e magari le sue motivazioni.

    -Signor Imuz.. vorrei ringraziarla per essere stato qui presente durante la perquisizione.. data la sua gentilezza vorrei approfittarne per farle un paio di domande.. le prometto che le ruberò solo un paio di minuti..-


    Il rosso mentre parlava si sarebbe avvicinato all’uomo per poi aggirarlo e posizionarsi davanti alla porta, ora l’uomo era circondato dai tre ninja, il rosso non voleva fare alcuna minaccia o impaurire l’uomo, semplicemente voleva metterlo leggermente sotto pressione, un giochetto da quattro soldi che avrebbe testato la reazione dell’uomo, solo un ninja o un guerriero non si sarebbe lasciato spaventare da una situazione del genere e la cicatrice che l’uomo aveva sul volto sembrava raccontarla lunga.
    Hoshi era intenzionato a giocare sporco, sperava che i suoi compagni lo appoggiassero durante il breve interrogatorio dando conferma di ciò che avrebbe detto anche nell’eventualità fosse totalmente falsa, soprattutto Lux si sarebbe ritrovato molto probabilmente ad essere qualcosa che non era.

    -Bene.. la pregherei di rispondere alle mie domande con totale sincerità.. il mio amico Lux.. appartiene alla casata degli Iga.. credo conosca bene anche lei di quali straordinarie abilità sono in possesso.. mentire di fronte ai loro occhi è totalmente inutile..-


    Lux era perfetto, aveva l’aspetto e le movenze di un Iga inoltre i suoi modi rispecchiavano alla perfezione l’ideale che gli Iga sembravano voler mostrare o essere, inoltre abitando fuori dal villaggio difficilmente Imuz sarebbe stato a conoscenza delle reali radici del ragazzo.

    -Dunque lei afferma di essere uno dei migliori amici di Otomo.. se non il più stretto.. aveva per caso notato qualche suo comportamento strano prima del misfatto?.. inoltre vorrei sapere dove lo ha incontrato o visto l’ultima volta?.. solo un ultima domanda prima di lasciarla andare.. Otomo sapeva suonare o era un appassionato di musica o di strumenti musicali?..-


    Il rosso avrebbe atteso le risposte dell’uomo con pazienza, ne aveva molte altre da porre, ma non poteva permettersi di lasciare alcun sospetto sull’uomo, era ancora presto per tirare conclusioni affrettate avevano tempo e gli indizi erano ancora troppo pochi. Terminato di ascoltare avrebbe aperto la porta per lasciare uscire tutti, avevano perlustrato abbastanza la casa, forse qualche dettaglio era scappato, ma ormai aveva poca importanza. Il Chikuma avrebbe sorriso a Imuz per salutarlo ed assicurargli che sarebbero stati sicuramente presenti alla cerimonia di commemorazione.

    -E’ stato davvero gentile signor Imuz.. a presto!..-



    [...]


    Solo una volta che Imuz si fosse allontanato il rosso avrebbe preso parola chiamando a raccolta la squadra per fare il punto della situazione, era giunto il momento di fare un primo punto della situazione e mettere insieme i primi pezzi del puzzle. Da quando avevano cominciato le indagini diversi fatti si erano susseguiti lasciando traccia di un qualche meccanismo nascosto e ancora da sbloccare, il pezzo di spartito, il sasso e lo strano comportamento di Imuz tutto doveva avere un senso, non restava che trovarlo.

    SPOILER (click to view)

    TACCUINO



    PERSONE COINVOLTE nell' INDAGINE

    Otomo:
    - Si è suicidato alle Mura di Suna apparentemente gettandosi
    - Viene descritto dai colleghi come Schivo, Solitario, Pensieroso / Dagli amici come Solare, Allegro, per bene.
    - Era un Guardiano delle Mura.


    Guardia alle Mura:
    - Conosceva Otomo da una settimana.
    - Ha sentito Otomo canticchiare prima del suicidio.
    - Sembra una persona tranquilla e pacata.


    Imuz:
    - Si definisce uno degli amici più stretti di Otomo.
    - Sembra piuttosto triste per la scomparsa dell'amico.
    - Durante la perlustrazione della casa sembra nascondere uno scaffale anche se non esita ad abbandonarlo durante il lancio del sasso.


    Lanciatore Misterioso:
    - Ha lanciato un sasso dentro la casa di Otomo durante la perlustrazione con un messaggio che mette in guardia i ninja da IMUZ


    INDIZI RACCOLTI:

    - Il luogo da dove si è gettato Otomo sembra privo di polvere come se l'uomo fosse stato li per parecchie ore seduto.

    - Pezzo di spartito.

    - La casa di Otomo sembra essere stata ripulita da cima a fondo inoltre è presente uno strano odore.

    - Sasso lanciato dalla finestra.

     
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  9. Cougar™
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    ~ La cerimonia interrotta...
    ...atto primo: coro ~



    I ninja, a cui la storia del suicidio iniziava a stare stretta, cercarono di afferrare la sottile scia di fumo che poteva portarli all'autore , materiale o semplicemente spirituale, di quel terribile atto. La casa, spettrale nel suo silenzio e inquietante nella sua pulizia, era da questo punto un ricettacolo di indizi. Ma lunghe ombre si stavano stagliando anche su quella piccola costruzione e il tempo era poco, anche se loro ancora non ne erano a conoscenza. Ciò che si muoveva nell'ombra infatti, ciò di cui loro stavano fiutando l'odore, non era semplicemente un criminale, ma qualcosa di molto molto molto più oscuro e spietato. Qualcosa che odia lasciare tracce. L'eccezionale pulizia della casa stupì sopratutto il giovane Aki e in fondo ne aveva ragione: una casa così perfetta non si addiceva ad un suicida. Eppure nessuno dei tre riuscì bene a identificare cosa fosse quel l'odore di fondo mischiato all'alcool usato per pulire. Beh, era benzina. Quel particolare fluido, miscelato a del comune detergente a base alcolica che ne mascherava l'odore, era stato infatti usato per pulire la casa. Una cosa piuttosto strana, ma di certo non l'unica. Anche Imuz era un mistero per i giovani shinobi: le sue dichiarazioni infatti contraddicevano quelle della guardia in alcuni punti e il suo modo di comportarsi era alquanto particolare, anche se il suo dolore per la scomparsa dell'amico sembrava autentico. Ciò che attrasse i ninja di quella casa fu sopratutto una catasta di fogli lasciata in evidenza sulla scrivania: piuttosto strano anche questo, per una casa pulita e splendente. Fu in particolare Hoshikuzu, il Chikuma, a concentrarsi su quei documenti e grazie alle sue grandi capacità visive fu capace di notare una cosa che ai più poteva sfuggire. Sul retro di uno dei fogli si potevano infatti notare dei solchi, delle sottili righe orizzontali in controluce, probabilmente date da una copiatura fatta esattamente sopra quel foglio. Qualcuno doveva aver trovato un foglio di suo interesse e nel copiarlo su di un'altro aveva calcato troppo la penna, lasciando quei solchi sul documento sottostante. Fu facile per il rosso prendere una delle matite sparse sul tavolo e annerire con perizia la parte dove i segni sembravano più marcati: ciò che ne venne fuori probabilmente lo avrebbe stupito alquanto, lasciandolo quantomeno senza parole. Ciò che apparve di fronte ai suoi occhi era un'altro pezzo di quel particolare spartito che ben conosceva, e , studiandone bene i bordi, poté notare come la parte che ora si trovava davanti al viso era quella successiva all'altra in suo possesso. Non ebbe però il tempo di gioire di quella scoperta che un rumore di vetro infranto lo interruppe bruscamente. Proveniva dalla cucina, dove Lux stava ispezionando.


    [...]


    Fu proprio quest'ultimo che, all'interno del piccolo locale, si vide arrivare addosso un sasso dalla finestra. Beh, non propriamente addosso, ma poco ci mancava. Ciò che lo colpì maggiormente fu però il biglietto attaccato al sasso: un avvertimento nei riguardi di Imuz che si affrettò a far sparire con rapidità e maestria. Passato l'attimo di agitazione, tutti capirono che più di un attentato era il gesto di qualcuno che poteva avercela con Otomo, o meglio, tutti lo pensarono eccetto Lux, che memore del messaggio sapeva che quel sasso era diretto a loro e non al defunto. Tra i tre, quello che ebbe una reazione migliore fu però Aki, che sfruttando la sua capacità speciale si teletrasportò istantaneamente fuori dalla casa, in direzione del misterioso lanciatore. Lux e Hoshi nel frattempo trattennero Imuz, che accorso a vedere cosa succedeva, si accontentò delle spiegazioni dei due, senza riuscir a vedere più di qualche vetro in frantumi. Aki invece si ritrovò in un'attimo fuori, con quella sensazione di vertigine mista ad aria fresca che lascia per qualche attimo interdetti, come se per un attimo, per un solo secondo, ti mancasse completamente l'aria, per poi tornarti in un soffio impetuoso, lasciandoti ondeggiare come un filo d'erba. Il sole, che si colpì con prepotenza i suoi occhi gli fu da ulteriore impedimento nel cercare l'autore del gesto, ma nonostante questo era quasi impossibile non notarlo. Ritto a una decina di tetti da lui stava infatti un'uomo, con il volto semicoperto, probabilmente sulla trentina. Ciò che probabilmente avrebbe colpito maggiormente il ninja era una barba, folta e brizzolata, che spuntava da sotto le bandane, poste a protezione del sole e dell'identità. I loro occhi si incontrarono e nel blu di quelli del misterioso individuo Aki non poté non scorgere una serenità e una calma degna dei migliori ninja. Ma l'impressione durò poco: l'altro infatti, vedendo arrivare il giovane, aveva già iniziato a comporre i sigilli della Kawarimi, e poco dopo scomparve in una nuvola di fumo, sciando solo un mattone dietro di sé.


    [...]


    E Imuz? cosa fece durante la perquisizione? Ebbene, quasi nulla. I tentativi di approccio che i giovani utilizzarono per cavare qualche informazione non ebbero gran successo e le domande che il rosso gli porse alla fine non lo ebbero l'effetto desiderato. Rispose, con gran candore, che secondo lui Otomo nell'ultimo periodo era forse un po' preoccupato, ma che non sapeva dire da cosa e aggiunse che essendo un guardiano era normale che ogni tanto ci fosse qualche gatta da pelare, sopratutto pensando agli ultimi accadimenti. Non gli era sembrato però uno stato tale da essere interessante e infatti lo ricordava, anche negli ultimi giorni, quasi sempre solare. Aggiunse che l'ultima volta lo aveva visto vivo a casa sua e che sì, Otomo suonava un flauto traverso e anche davvero bene. Disse quindi al gruppetto che gli avrebbe concesso quanto tempo desideravano e aggiunse che però lui aveva degli obblighi per la funzione, dovendo quindi lasciarli. Non attese altre domande, e sparì con velocità fra le vie di Suna, il gruppo ebbe così tempo per fare mente locale di tutte le informazioni raccolte.


    [...]


    La cerimonia si svolgeva alle mura: tutti i presenti avevano la classica tunica da lutto sunese, che i giovani avevano già visto su Imuz. Era una cerimonia composta, molto rispettosa e umile. I celebranti recitarono alcune antiche poesie, che piacevano molto al defunto e trattavano appunto della vita dopo la morte. L'atmosfera di raccoglimento raggiunse il suo apice quando fu letto un suo breve passaggio, annotato sotto una di queste poesie, che in poche parole racchiudeva la filosofia che aveva guidato la sua vita e che portava a tutti la speranza per un riposo tranquillo.


    - E così, nel mare di sabbia
    dolcemente ci perdiamo,
    cuccioli di un padre duro
    che ha fatto di noi granelli al vento.
    Ma in fondo,
    sotto questo sole
    spinti da questo vento
    troviamo la vita,
    scivolando nelle onde del deserto.-


    Ma come tutte le cose preziose , anche questo momento fu molto fragile e durò molto poco. La cerimonia fu infatti interrotta da due suoni, tanto discordanti quanto armonici: il primo era il rumore distinto di un'esplosione non troppo potente, il secondo era una litania suonata con un flauto, che si diffuse nell'aria. I presenti, voltatisi velocemente, poterono notare come anche le due fonti fossero diverse e distinte. L'esplosione veniva da quella che loro poterono facilmente identificare come la casa di Otomo, mentre il suono sembrava venire dalla piazza, in direzione opposta. Spettava adesso ai tre decidere come muoversi.

     
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  10. -Diablo-
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    Funzione Funebre

    Avevano cominciato ad indagare quella storia, che sempre più si macchiava di mistero e incongruenza, da appena qualche minuto... e già gli tiravano sassi, trovavano messaggi di sfiducia verso le persone che dovrebbero collaborare e gli indizi non conducevano a molto.
    Fino a quel momento, non aveva avuto modo di parlare degli indizi raccolti dei suoi compagni, e quindi del biglietto trovato sul sasso. Fortunatamente non servì alcuno sforzo per mandare via Imuz in modo che non sentisse, quest'ultimo se ne andò da solo, in ritardo per la funzione in onore di Otomo: Non fosse che dobbiamo parlare... lo farei seguire, non mi va a genio che vada in giro da solo...
    Quando si riunirono, fecero il punto della situazione. Lux parlò per primo, ansioso invero di mostrare il messaggio inviato al gruppo. Estraendolo dalla tasca nel quale era stato riposto, lo aprì in modo che sia visibile ai due, e l'avrebbe tranquillamente lasciato se, per leggere meglio, glielo avessero preso di mano. Scritta in rosso, la frase era ancora ben visibile:
    CITAZIONE
    Attenti a Imuz

    <C'era questo, sopra al sasso lanciato in casa, l'ho preso prima che l'interessato riuscisse ad accorgersene. In qualche modo sapevo che c'era qualcosa di sospetto in quell'uomo, benché la contraddizione sia su un argomento poco rilevante ai fini delle indagini come quanti amici avesse... sempre una contraddizione rimane, e questo è indice di sospetto> prese fiato un attimo, voleva esprimere al meglio tutte le sue opinioni, per essere sicuro di dare il proprio sostanzioso contributo: <Eppure, so che è sinceramente turbato dalla morte dell'amico, in qualunque modo possa c'entrare con il fatto, tendo a ritenerlo innocente. Forse costretto al silenzio, o qualcos'altro, ma non l'ha ucciso... se per caso vi fosse passata anche a voi in mente la possibilità dell'omocidio finto suicidio>
    Da quel momento avrebbe ascoltato ciò che detto dagli altri, i dubbi, le scoperte fatte, in effetti ancora non si spiegava come avesse fatto Aki a teletrasportarsi dalla cucina, dal quale aveva lanciato un kunai attraverso il foro della finestra. Avrebbe scoperto di lì a poco, se con tale mossa era riuscito a vedere qualcosa, o qualcuno. Ma non meno importante, voleva sapere cosa aveva trovato Hoshi, ragazzino dalle ottime abilità. Insomma... quella era l'occasione per riunire quanto scoperto.

    Finito lo scambio di informazioni, i tre si diressero alla processione, che si tenne alle mura di Suna. In effetti Lux si chiese il motivo di quell'avanti e indietro, neanche mezz'ora prima erano nello stesso luogo. Ad ogni modo, il gruppo di persone, tutte vestite con l'abito da lutto sunese, recitò delle poesie, terminando con un breve scritto dello stesso Otomo. Mentre tutte le voci, accorate e funebri pronunciavano quelle parole, il monaco non riuscì a trattenere una morsa allo stomaco. Si sentì improvvisamente, realmente dispiaciuto per la morte del ragazzo. Forse indagare su di lui gli aveva aperto la mente, forse gli si era avvicinato molto più di quanto non volesse, oppure molto più semplicemente quella cerimonia avrebbe rattristito chiunque. Si sentì in qualche modo desolato, per aver pensato, appena giunta la notizia, che il ragazzo fosse semplicemente un altro debole che non riesce a sostenere le difficoltà della vita e quindi cerca riparo nella morte, come aveva potuto giudicarlo così in fretta? Senza conoscerlo, senza sapere...
    L'unico giudizio che dovrebbe essere dato con la massima tempestività è l'auto rimprovero, costruttivo e diretto... mai giudicare altro.
    Ciò che avvenne dopo fu improvviso e contemporaneo. Un'esplosione e un suono di flauto provenirono istantaneamente da due direzioni differenti. L'esplosione era facilmente individuabile nella direzione di casa di Otomo, mentre un melodioso suono di flauto provenne dalla piazza di Suna. Sta succedendo qualcosa... dobbiamo muoverci...
    Voltandosi di fretta verso i suoi compagni di indagini, non stette a chiedere il loro parere, non avevano tempo, andava fatto qualcosa, e il più velocemente possibile:
    <Dobbiamo dividerci e raggiungere i due obiettivi, prima che possa succedere qualche disastro. Chi di noi ha il rango ninja più alto andrà da solo verso casa di Otomo, gli altri due si dirigeranno in piazza. Probabilmente, la soluzione di questo problema ci sta capitando per le mani senza doverla nemmeno cercare>
    Attese un secondo, in modo tale che gli altri due dicessero ciò che pensavano sul piano e quindi indicassero il loro rango. Se non ci fossero state obiezioni, dopo aver scoperto che tra loro, Hoshi era l'unico Chunin in mezzo a due Genin, si sarebbero divisi. Lux avrebbe chiesto ad Aki di far strada, seguendolo rimanendo proprio affianco a lui sulla destra alla stessa altezza, per percorrere le vie e i tetti cittadini in formazione da rastrellamento. Dirigendosi tramite la via più veloce verso la piazza, nei pochi istanti che mancarono Lux sentì il bisogno di chiedere ad Aki un parere: <Cosa pensi che troveremo laggiù?>. Era una domanda al quale nemmeno il compagno avrebbe avuto risposta, anzi, fin troppo stupida da porre, visto che ne poteva sapere quanto lui... eppure, provò il netto bisogno di chiederlo.
     
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  11. C a n n e l l a
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    Humpty Dumpty
    Parte 3


    Il primo a parlare dopo che Imuz si fu tolto di mezzo fu il bonzo. Man mano che ci raccontava cosa avesse trovato insieme al sasso mi resi conto di stare assumendo un’espressione sempre più inebetita. Quell’avvertimento non era certo giunto a caso! Chiunque fosse l’uomo che avevo visto, voleva metterci in guardia contro il vecchio. Questo aumentò la mia sicurezza che Imuz non ce la stessa raccontando giusta. Altrimenti perché dirci di non fidarci di lui? Certo, poteva essere sempre un complotto su larga scala mirato ad incolpare un innocente amico del defunto, ma no...Non aveva senso! Neppure c’erano i sospetti che Otomo fosse stato ucciso e non si fosse trattato solo di semplice suicidio (come tutto lasciava pensare. Magari però qualcuno voleva crearli, questi sospetti. Si chiamavano tre ninja ignari ad indagare e si dava loro una pista creata ad arte per farli giungere ad una conclusione del tutto sbagliata. Se quest’ipotesi fosse stata vera, il colpevole di tutta la faccenda sarebbe stato il Kazekage in persona. Poco probabile, a meno che Otomo non fosse davvero in alto nella gerarchia di Suna. Per mobilitare il Kage doveva aver fatto qualcosa di veramente pericoloso per il villaggio! O forse volevano incastrare Imuz?
    “Ah, devo smettere di pensare così!! Troppi racconti di investigatori non mi fanno bene...vedo complotti assurdi ovunque. Meglio che mi concentri sui dati di fatto, invece di perdermi in stupide speculazioni...Giusto! Devo sempre informare gli altri di cosa ho scoperto!”

    Ripresosi dal mio viaggio mentale attraverso il complicato mondo del poliziesco, attesi che Lux-sama finisse di parlare. Lui era convinto dell’innocenza di Imuz, che magari poteva essere stato costretto a tacere sui fatti. Secondo lui, però, non lo aveva ammazzato direttamente.

    «Non sei l’unico, Lux-sama, ad aver pensato all’omicidio. Questa storia è troppo strana perché non venga in mente questa ipotesi. E quel sasso conferma dei sospetti che già avevo su Imuz. Non sarà magari lui l’assassino, ma di sicuro è coinvolto. Le sue descrizioni di Otomo discostano troppo da quelle fatte dalla guardia. E se Otomo era veramente come afferma lui, ci sono numerosi punti che non combaciano. Se era espansivo, perché se ne stava tutto solo sulle mura? Come mai non ha avuto contatti con nessuna delle guardie prima di uccidersi? No, qualcosa decisamente non quadra...E inoltre voi non sapete una cosa: quello che ho visto fuori dalla finestra. Il sasso che ora tieni in mano, Luxeifer, è stato lanciato sicuramente da un ninja, perché l’uomo che ho visto indossava gli abiti tipici degli shinobi ed ha usato anche una tecnica. Per quello che ho potuto vedere una cosa non dissimile dalla mia: è semplicemente sparito nel nulla. Però sono riuscito a vedere una parte del suo volto quasi completamente celato: una barba folta e ingrigita, che mi fa pensare ad un uomo anziano, e due occhi blu intenso, che pure in quella situazione mi hanno trasmesso calma e serenità. Per caso conoscete ninja di qui che rispondano a questa descrizione? Comunque quel tipo mi è sembrato un guerriero di alto livello, anche solo per quella tecnica che ha usato e che non avevo mai visto...»

    Ripresi fiato, fiero del mio discorso. Ero certo di essere riuscito a comunicare quello che avevo in mente. Mi girai verso Hoshi, aspettando che anche lui si esprimesse al riguardo. Mi avevano incuriosito le domande che aveva fatto poco prima a Imuz, e volevo vederci chiaro. Sicuramente il rosso sapeva qualcosa. O almeno sospettava qualcosa.

    [...]


    È un vero dispiace che sia così difficile essere presenti al proprio funerale. Se si potesse, ci renderemmo davvero conto di quale fosse la vera attitudine degli altri nei nostri confronti. Ai funerali la gente li lascia andare, manifesta i propri sentimenti senza ritegno. Persone che magari in vita non ci degnavano di uno sguardo per chissà quale motivo, dopo la nostra dipartita piangono come vitelli rivelando alla nostra carcassa quanto ci abbiano amato e non abbiano potuto dirlo per i succitati sconosciuti e vari motivi. Altri invece, in vita pieni di falso amore e stima nei nostri confronti, si rivelano per gli ipocriti che sono, e presenziano al nostro funerale prendendolo come un dovere, una noia che va affrontata per forza, come andare dal dentista.
    “Forse lo stesso succederà con Pa’”, pensavo, mentre la cerimonia in onore di Otomo sta per cominciare, “Forse anche io riuscirò a dirgli grazie solo quando starà per andare a guardare le margherite dal di sotto...”
    Queste considerazioni mi erano venute alla mente osservando la gente presente al funerale. Tutti uguali, tutti composti e vestiti con lo stesso strano abito da lutto del Villaggio, come Imuz. Tutto lì, con le loro belle teste chine e silenziose, a rendere omaggio ad un morto suicida in circostanze piuttosto ambigue, senza davvero interessarsene. Nessuno che si lasciasse andare a sfoghi di commozione, nessuno che piangesse.
    Immaginai dovessero esserci anche amici a quella cerimonia, non solo conoscenti. Eppure tutti avevano lo stesso viso che di solito, a questo tipo di cerimonia, si associa quello del datore di lavoro, che presenzia per obbligo morale verso il morto.
    Vennero lette delle poesie. Dovevano essere le preferite di Otomo, e avevano come tema comunque quello della morte. Mi venne in mente una poesia che avevo letto una volta. Anche io offrii il mio contributo alla memoria di quello sconosciuto verso il quale provavo ora un grande attaccamento. Peccato non averlo conosciuto in vita! Presi un foglietto e vi scrissi su:
    夕暮れが来ると秋をもたらす. Arriva il crepuscolo e porta l’autunno. Avevo trovato questo piccolo haiku in un libro di mia sorella, e mi era piaciuto molto il senso di pace che portava l’accostamento del crepuscolo all’autunno. Lo presi come un buon augurio per la felicità ultraterrena di Otomo. Consegnai il foglio all’officiante, chiedendo che venisse depositato nella sua tomba.
    Infine venne letto un bellissimo componimento dello stesso Otomo, che parlava del deserto e della vita dei suoi abitanti con parole dolcissime e struggenti. Per un attimo la mia scorza da vero figo cadde, e una lacrima mi scivolò sulla guancia.
    Le ultime parole ancora mi risuonavano nella testa quando un nuovo rumore, stavolta molto forte e per niente adeguato ad un funerale, fece sobbalzar tutti i presenti, me compreso. C’era stata una grossa esplosione, e mi resi conti che proveniva dalla direzione dalla quale provenivamo. “La casa di Otomo!!!!”
    Qualcuno aveva evidentemente distrutto volutamente l’abitazione (a meno che a Suna non fosse usanza far morire anche le case insieme ai proprietari). Non dovetti neppure immaginare perché. Mi voltai verso Lux e Hoshi, ed entrambi sembravano stupefatti quanto me. Non feci in tempo ad aprire bocca che un nuovo suono, dolce e melodioso stavolta, mi raggiunse le orecchie. Una musica. Suonata palesemente con un flauto. Molto, molto sospetto...
    Luxeifer prese la parola, dicendo di dividerci per controllare entrambi i luoghi. Propose che il più alto in grado di noi si recasse da solo verso la casa, mentre gli altri due sarebbero dovuti andare a controllare la piazza della città, da cui proveniva la musica.

    «Sono d’accordo, Lux-sama. E credo che qui Hoshi abbia il grado più alto, quindi dovrebbe essere lui ad andare alla casa. Adesso muoviamoci! Ah, il primo gruppo che scopre qualcosa si rechi dall’altro seguendo un percorso lineare sopra i tetti, in modo da incontrarci per la strada se entrambi partiamo contemporaneamente.»

    Con Lux accanto a me partii alla massima velocità verso il centro del Villaggio. Vedendo che lo stavo seminando, rallentai un po’, fino a che non fummo alla stessa altezza. Mentre correvamo, setacciando con lo sguardo la via e i tetti, Lux mi chiese cosa pensavo avremmo trovato laggiù. “Allora anche i bonzi si preoccupano, eh, caro il mio Luxeifer? Mi fa piacere che tu non sia un pezzo di granito...credevo che neppure la morte di Otomo ti interessasse...Mi era parso quasi come se l’unica cosa importante fosse che si era tolto la vita bestemmiando qualche tuo principio religioso.”
    Gli risposi quindi con gentilezza.

    «Non lo so, Lux-sama. Potremmo trovare la soluzione a questo mistero, perché di mistero di tratta. Potremmo ritrovare l’uomo che ho visto poco fa. Potremmo scoprire qualsiasi cosa. Oggi le cose tendono a prendere una piega del tutto inaspettata...»

    Mentre lo dicevo mi resi che era vero: da quando ero arrivato a Suna credendo di dover portare a termine un qualche noioso incarico burocratico mi ero reso conto di essere cambiato. Incredibile come le esperienze forgino il carattere. “Speriamo solo che non mi forgino troppo, o con tutta questa malinconia va a finire che mi passa la voglia di fare l’eroe o, peggio ancora, la voglia di belle ragazze...”

    SPOILER (click to view)
    Visto che il QM non mette le possibilità, non le metto neppure io. :riot:
    Però vi metto la trascrizione fonetica dell’haiku:
    夕暮れが来ると秋をもたらす = Yūgure ga kuruto aki o motarasu.


     
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    La casa di Otomo aveva mostrato al gruppo di ninja più dettagli ed indizi di quelli che si sarebbero mai aspettati. Le osservazioni e gli eventi vissuti poco prima all’interno dell’abitazione avevano rivelato molti dettagli della vita del morto e delle sue frequentazioni cambiando quasi radicalmente la figura di facciata che quell’evento voleva mostrare al mondo, era nata la possibilità che Otomo non si fosse ucciso, ma che fosse stato ucciso, omicidio. Hoshi salutò Imuz che si diresse verso le mura del villaggio dove era stato allestito il luogo dell’estremo saluto, ora che i ninja erano soli potevano parlare esponendo liberamente le proprie idee sulla faccenda. Lux fu il primo a parlare rivelando al resto del gruppo che il sasso che aveva sfondato la finestra riportava un messaggio estremamente interessante che li metteva in guardia dallo stesso Imuz. Un messaggio del genere presupponeva essenzialmente due cose, altri erano a conoscenza della loro missione di indagine, e questi molto probabilmente conoscevano dettagli importanti che i tre ancora non conoscevano. Lux infine concluse che secondo lui l’omicidio in realtà era una montatura architettata per nascondere un omicidio, cosa che anche il rosso cominciava a pensare.

    -Ottimo lavoro Lux!.. Aki tu hai scoperto qualcosa all’interno della casa.. e soprattutto fuori?!..-


    Anche Aki aveva dei dubbi sulla sincerità di Imuz, quell’uomo non l’aveva raccontata giusta o per lo meno non del tutto. Il particolare più singolare che Aki diede ai ninja fu una descrizione sommaria dell’uomo che aveva lanciato il sasso, un bel colpo da parte del ragazzo che aveva dato un ottima pista dove dirigere le indagini. L’uomo che aveva visto doveva essere un ninja date le movenze e le tecniche usate, i particolari che balzarono agli occhi del foglioso furono gli occhi celeste intenso ed una folta barba brizzolata che lasciava intendere sommariamente l’età che l’uomo poteva avere. Hoshi dal canto suo durante le ricerche aveva trovato un indizio che da semplice ed irrilevante si trasformò nell’indizio molto probabilmente su cui concentrarsi maggiormente. Tra i documenti di Otomo aveva infatti trovato ricalcando un foglio la seconda parte del documento che aveva trovato prima alle mura, ora era chiaro che quel foglio mostrava uno spartito che qualcuno aveva copiato nello studio di Otomo facendolo poi sparire.

    -Ok.. ricapitolando.. nella casa di Otomo abbiamo trovato un secondo pezzo dello spartito che abbiamo trovato alle mura.. non può essere una coincidenza.. questo pezzo di carta deve significare qualcosa.. considerato che l’originale non c’era tra i documenti!.. molto probabilmente un pezzo di quello originale già lo abbiamo.. è il primo.. la casa di Otomo inoltre era troppo in ordine per essere stata quella di uno intenzionato a togliersi la vita.. qualcuno è entrato prima di noi per cercare forse lo spartito e poi a riordinato tutto.. mmh.. un ninja specializzato potrebbe farlo in pochi minuti!.. poi un tizio ci ha lanciato un messaggio di avvertimento dicendoci di stare attenti ad Imuz.. direi che attualmente è il nostro primo indiziato anche se vorrei tanto fare quattro chiacchere con questo misterioso barbone!.. uff.. il taccuino comincia a riempirsi di particolari..-


    Il rosso si sarebbe azzittito per qualche istante mentre pensava e scriveva tutto sul foglio che teneva in mano, le priorità ora ricadevano sullo scoprire che diavolo fosse quello spartito fatto a pezzi, scoprire chi fosse realmente Imuz e lo strano individuo che li aveva avvertiti, gli eventi si stavano accavallando creando confusione, il gruppo di ninja non doveva lasciare nulla al caso.

    -Ok ragazzi.. andiamo alla funzione.. per ora è l’unica cosa che possiamo fare.. state attenti ad Imuz e alla situazione.. credo che le persone coinvolte in questa faccenda siano più di una.. molto probabilmente alla cerimonia cercheranno di mettersi in contatto per non dare nell’occhio.. forza andiamo!!!-


    Il rosso si sarebbe quindi spostato alle mura del villaggio seguito dal resto del gruppo, nella sua mente i vari indizi frullavano cercando un nesso logico che ancora non sembrava voler venire a galla, i dettagli che avevano a disposizione erano molti, non restava che trovare la loro collocazione nella vita di Otomo e del resto delle persone che lo avevano circondato quando era ancora vivo.


    [...]


    Il gruppo raggiunse la funzione mentre i presenti erano intenti a recitare una serie di poesie e versetti che Otomo era solito recitare da vivo, una in particolare venne recitata come la preferita dal morto, Hoshi non perse tempo a trascriverla sul taccuino, sembrava che il guardiano amasse l’arte o comunque la poesia e la musica in genere dato che sapeva anche suonare il flauto. Tutto sembrava procedere tranquillamente quando due suoni interruppero la funzione gettando un velo di panico e preoccupazione tra i presenti. Una forte esplosione si era fatta udire in direzione della casa di Otomo mentre il suono di un flauto dolce ed armonioso sembrava essere stato evocato nella piazza del villaggio. Le zone erano agli antipodi una rispetto all’altra, era ovvio che i ninja dovevano intervenire decidendo un rapido piano d’azione, subito Aki e Lux diedero il loro parere sul da farsi trovando il Chikuma d’accordo anche se forse stavano reagendo con troppo impeto alla situazione.

    -Aspettate!!!.. allora della casa me ne occupo io voi scoprite da dove proviene questa musica.. sembra un flauto.. ma certo!!!.. Lux aspetta.. portate con voi anche questi.. sono i pezzi dello spartito.. forse le cose sono collegate.. inoltre Aki tu tieni questo.. è un Kunai con una carta bomba deflagrante.. se siete in difficoltà lancialo in cielo e fallo esplodere così saprò la vostra posizione.. io invece fischierò semplicemente.. con i polmoni che mi ritrovo posso farmi sentire per diversi chilometri!.. ok non perdiamo altro tempo.. ANDIAMO!!!-


    Il rosso quindi dopo aver consegnato i due pezzi di spartito a Lux e un kunai bomba ad Aki sarebbe scattato in direzione della casa di Otomo per scoprire che stava succedendo. Qualcuno aveva qualcosa in mente, qualcosa che Hoshi a pelle sentiva essere collegato in qualche modo a quella strana serie di avvenimenti che stavano capitando al gruppo, mentre raggiungeva una via per tagliare la strada il rosso tuttavia si bloccò di colpo, aveva trascurato un particolare non da poco lasciando andare via entrambi gli amici. Il loro principale sospettato era a piede libero, doveva rimediare fin che si trovava ancora li nei paraggi. Morso il pollice il rosso piantò la mano a terra evocando uno dei suoi fidati Fennec, quello che più si addiceva a quel genere di situazioni ed ambienti, un fennec dalle dimensioni di un grosso cane emerse da una folta nuvola di fumo mostrando uno sguardo serio di estrema sufficienza. [Tecnica del Richiamo / Shuuki /Consumo: 40pc].

    -Hoshikuzu Chikuma.. quale onore.. come posso esserti utile?..-


    -Shuuki mi serve il tuo aiuto!!!.. sono nel bel mezzo di una missione e devo tenere d’occhio un tizio.. ma devo anche correre a vedere che succede di la.. e non posso essere ovunque!!.. e quindi..-


    -Calmati pel di carota.. ho già capito la situazione.. descrivimi questa persona la terrò sotto controllo io..-


    -Sei un grande!!!.. ecco il suo aspetto è questo!!!..-


    Il rosso senza perdere tempo giunse le mani assumendo le sembianze di Imuz, lo aveva osservato bene quindi ora riusciva a trasformarsi in una copia quasi perfetta, cicatrice compresa [Tecnica della Trasformazione / Consumo: 5pc]. Shuuki impiegò pochi secondi a memorizzare la sua figura, di sicuro quella grossa cicatrice lo distingueva tra la massa, stargli dietro non sarebbe stato difficile per uno esperto come Shuuki. Il rosso quindi prima di congedarlo avrebbe spiegato al fennec i due segnali di richiamo che aveva detto di utilizzare anche agli altri due membri del gruppo se li avesse uditi sarebbe dovuto correre in quella direzione per ritrovarsi con il resto del gruppo. Non restava che augurarsi buon fortuna e partire per i rispettivi obbiettivi, Shuuki prima di muoversi avrebbe utilizzato la sua tecnica di trasformazione per mischiarsi meglio tra i presenti alla cerimonia e poter pedinare Imuz da vicino, i lunghi vestiti ed il cappuccio posto sulla testa del fennec avrebbe nascosto coda ed orecchie, inoltre la sua conoscenza lo avrebbe protetto dai più curiosi [Trasformazione Umana / Consumo: 5pc].

    Ora che aveva sistemato tutto il rosso poteva concentrarsi sul suo obiettivo, la casa di Otomo. Trasformato in Imuz sarebbe corso a massima velocità per raggiungere il luogo il prima possibile, doveva arrivare e cogliere di sorpresa chiunque avesse osato fare tanto alla casa di un povero morto.


    SPOILER (click to view)
    HOSHIKUZU CHIKUMA
    Chakra: 200/250

    SHUUKI
    Chakra: 75/80

    SPOILER (click to view)
    Tecnica della Trasformazione - Henge no Jutsu
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: 1
    Descrizione: Il ninja che pratica questa tecnica è capace di cambiare il proprio aspetto. Se la sua scelta ricade su qualcosa di diverso da un altro essere umano - un oggetto, un animale - questo può essere maggiorato o diminuito al massimo del 50% rispetto al proprio volume. La trasformazione in oggetti permetterà di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Non è possibile trasformarsi in oggetti con potenzialità superiore le armi del grado inferiore; non è possibile ottenere una protezione fisica; non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi. È necessario un consumo di mantenimento pari a ¼ Basso ogni due round di scontro oppure ogni ora, se in situazioni di calma.
    È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ed entrambi dovranno pagare il costo di attivazione e mantenimento.
    Tipo: Ninjutsu

    Tecnica del Richiamo - Kuchiyose no Jutsu
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: 1
    Descrizione: Attraverso questa antica arte magica, il ninja è in grado di richiamare una o più creature attraverso un varco spazio temporale. E' necessario che lo shinobi abbia stretto un patto di sangue con la razza, normalmente selezionata tra quelle viventi. Richiamare in battaglia le creature è necessario utilizzare il proprio chakra assieme ad una goccia di sangue. E' possibile invocare solo esseri di pari o inferiore energia. Questo utilizzo conta come uno slot Tecnica Avanzato, invece che Base.
    Il pareggio con le proprie creature, cioè il ritorno delle evocazioni richiamate nel proprio luogo d'origine, è gratuito e non richiede l'apprendimento di tecniche specifiche.
    Un altro utilizzo possibile, tramite questa tecnica è il richiamo di uno o più oggetti attraverso un varco spazio temporale. E' possibile liberare oggetti che sono stati immagazzinati come scrittura all'interno di specifici rotoli. Inoltre consente, in condizioni di calma, di inserire oggetti incustoditi nel rotolo stesso, purché li si possa maneggiare tranquillamente - l'operazione che richiede circa mezzo minuto per slot - e che il rotolo abbia spazio disponibile per contenerli. Questi utilizzi contano come uno slot Tecnica Base ognuno.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 3 / Consumo: Variabile)
    [Da Best Genin in su]

    Trasformazione Umana
    Villaggio: N/A
    Semplice tecnica che permette ai Fennec di assumere sembianze umane. La metamorfosi tuttavia non sarà mai completa in quanto i segni particolari dell’animale resteranno anche nella sua forma umana, come le orecchie la coda e i baffi. Questa metamorfosi parziale permetterà all’animale di mantenere ogni suo vantaggio razziale nonostante il suo aspetto sia effettivamente quello di un essere umano. La trasformazione comprende anche i vestiti dell’animale. È necessario un consumo di mantenimento pari a ¼ Basso ogni round di scontro oppure ogni ora, se in situazioni di calma.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello 5 / Consumo: ½ Basso; Mantenimento: ¼ Basso)
    Aspetto Umano: nella sua forma umana Shuuki si mostra come un giovane adulto venticinquenne, dall’aria seria ed intellettuale. Ha capelli bruni ed una carnagione piuttosto chiara rispetto quella dei fratelli, sul naso porta sempre degli occhiali da lettura. E’ alto un metro e settanta e addosso porta sempre un comodo abito da viaggio tipico dei carovanieri che bazzicano per il deserto.

    SPOILER (click to view)

    TACCUINO



    PERSONE COINVOLTE nell' INDAGINE

    Otomo:
    - Si è suicidato alle Mura di Suna apparentemente gettandosi
    - Viene descritto dai colleghi come Schivo, Solitario, Pensieroso / Dagli amici come Solare, Allegro, per bene.
    - Era un Guardiano delle Mura.
    - Suonava il Flauto


    Guardia alle Mura:
    - Conosceva Otomo da una settimana.
    - Ha sentito Otomo canticchiare prima del suicidio.
    - Sembra una persona tranquilla e pacata.


    Imuz:
    - Si definisce uno degli amici più stretti di Otomo.
    - Sembra piuttosto triste per la scomparsa dell'amico.
    - Durante la perlustrazione della casa sembra nascondere uno scaffale anche se non esita ad abbandonarlo durante il lancio del sasso.
    - Non sembra essere totalmente sincero.
    - Ha una grossa cicatrice sul volto.


    Lanciatore Misterioso:
    - Ha lanciato un sasso dentro la casa di Otomo durante la perlustrazione con un messaggio che mette in guardia i ninja da IMUZ.
    - Ha una folta barba brizzolata e gli occhi blu.
    - Sa utilizzare Tecniche ninja di alto livello


    INDIZI RACCOLTI:

    - Il luogo da dove si è gettato Otomo sembra privo di polvere come se l'uomo fosse stato li per parecchie ore seduto.
    - Pezzo di spartito.
    - La casa di Otomo sembra essere stata ripulita da cima a fondo.
    - Sasso lanciato dalla finestra.
    - Avvertimento Imuz.
    - Secondo pezzo di spartito.

     
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  13. Cougar™
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    ~ Canzone del deserto...
    ...overture: atto secondo ~


    SPOILER (click to view)


    I ninja si divisero. Scelsero di esplorare entrambe le piste e si divisero. In due gruppi si divisero. E con loro, gli occhi che da tempo seguivano i loro passi, coloro che nell'ombra li spiavano, si divisero. Durante tutto il tragitto i tre avrebbero avuto l'impressione di essere seguiti, ma senza percepire una direzione in particolare verso la quale focalizzare i propri sospetti; la sensazione sarebbe stata diffusa, opprimente, anche se irrazionale. Tutti e tre, scivolando tra i tetti del villaggio in cui gli spazi notturni lasciavano lo spazio alla bolgia giornaliera, avrebbero avuto la sensazione di percorrere un sogno dalle tinte fosche, di rivivere un ricordo dai contorni sbiaditi. Era più di pura impressione e meno di un deja vu: mentre le strade si svuotavano avrebbero sentito una morsa fredda stringergli le ossa e chiudergli lo stomaco. Il sole, la cui luce crepuscolare serviva solo ad allungare le già spettrali ombre delle case, era troppo timido per scacciare da loro quelle sensazioni e lentamente, inabissandosi tra le dune, sembrava morire per non rinascere mai più, come una fenice stanca che percepisce l'arrivo delle ceneri dalle quali non risorgerà più. La canzone che aleggiava nell'aria era inoltre incredibilmente appropriata a quelle sensazioni, fornendo la colonna sonora perfetta per queste loro emozioni. Non era una canzone triste, ben s'intenda, o meglio non erano lugubri le note che uscivano dal flauto del suonatore, ma era pervasa da una vena malinconica che era impossibile non notare. Più si avvicinavano alla fonte più la sensazione si faceva forte e la canzone sembra strascicarsi, come se il fiato del suonatore stesso giungendo al termine e con esso la sua vita. L'altro elemento, il fuoco della casa di Otomo, era così violento e vivace che sembrava stendersi con arroganza sulla notte incipiente. Le lingue di fuoco si alzavano con furia, crepitando nell'aria una sinfonia di distruzione, e sembravano lambire le case circostanti senza però mai spingersi abbastanza da causarvi danni. Quel fuoco, misto alle sensazioni che la situazione evocava, sembrava così disperato e furiso da essere fuori posto. Infatti, mentre il giovane rosso si avvicinava alla metà della strada tra le mura e la casa, un boato sembrò chiudere l'opera di distruzione: il tetto della casa, roso nelle travi dalle fiamme, era collassato sull'interno, come a voler soffocare quella violenza in una cappa di malinconia. Mano a mano che si avvicinava alla casa il rosso poteva vedere come la furia dell'incendio ormai avesse consumato la maggior parte della struttura, lasciando niente più che un cumulo di macerie. Dall'altra parte invece, i due , avvicinatosi sempre di più alla piazza, poterono percepire come la musica si stesse affievolendo sempre più, arrivando alla sua conclusione. Una lunga pausa li colse di sorpresa quando ormai non mancavano che duecento metri o poco più: la loro corsa contro il tempo sembrava esser stata vana e la canzone finita. Ma proprio mentre raggiungevano gli ultimi tetti il flauto si levò di nuovo in una sequenza rapida di note acute e discordanti, tanto alte da far male. Come il grido di un lupo morente, quelle note riempirono la mente dei giovani mentre l'oscurità della notte avvolgeva con il suo manto la città, coprendo i dettagli più piccoli con un velo di dignità. Ciò che videro quando misero piede nella piazza non può essere riprodotto solo a parole. La vista di quella scena avrebbe spezzato i cuori più deboli e rivoltato gli stomaci più forti: al centro della piazza, riverso in una pozza di sangue , rigetto e interiora stava un uomo. O perlomeno ciò che ne restava. Infatti di ciò che noi definiamo "uomo" ne rimaneva ben poco: il torace era completamente divelto, lasciando gli organi esposti. Il fianco destro sembrava essere stato strappato di netto, mentre né le gambe, né il braccio destro erano reperibili. L'uomo sembrava ancora vivo, la mano sinistra teneva ancora il flauto appoggiato alle labbra, mentre il respiro sempre più lento lo avvicinava alla fine ultima. Tutt'intorno alla piazza si poteva notare una grande quantità di sangue e pezzi dilaniati di corpo. Lunghe strisce di sangue tingevano i muri della piazzetta, mentre una gamba e una mano giacevano immote su una bancarella ormai vuota come pezzi di merce invenduti. Per fortuna la notte aveva reso meno cruda la scena, tingendo di scuro ogni colore e ,alla luce della falce di luna, il sangue sembrava aver sostituito la pioggia. Arrivato alla casa il giovane rosso non avrebbe potuto far altro che osservarne la lenta fine. Nel giro di pochi minuti il fuoco, che aveva ormai demolito la struttura, si era ridotto a qualche focolaio mentre le macerie coperte di fumo recavano ancora visibili le ardenti ferite della sua furia. L'evocazione del rosso aveva fatto ciò che gli era stato chiesto e aveva seguito l'uomo senza farsi notare, per questo il giovane ninja sarebbe rimasto stupito nel trovarsela a fianco pochi minuti dopo il suo arrivo. Ma non sarebbe stata questa l'unica cosa che lo avrebbe stupito. Un rumore, un ramo spezzato, un sasso spostato, avrebbero attirato la sua attenzione dall'altra parte delle macerie ove anche l'evocazione sembrava indirizzarlo. Attraverso le ultime fiamme il rosso avrebbe visto una cicatrice ormai a lui familiare.


    - ...Non mi sarei mai aspettato di trovarti qui, non così presto... -

    Imuz.


    [...]



    Se Aki avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a quel relitto che ormai era impossibile chiamare uomo avrebbe notato due caratteristiche che aveva stampato nella sua mente dal pomeriggio: una folta barba e dei profondi occhi azzurri. Non era più in grado di parlare, ma in qualche modo l'uomo volle passare un messaggio ai giovani: con estrema fatica alzò la mancina tremolante e intingendo l'indice nel proprio sangue scrisse alcune cose sul selciato al suo fianco. Ciò che emerse non era altro che l'ultimo pezzo del famoso spartito, la conclusione di ciò che Hoshi aveva già trovato. Ma il morente vi aggiunse un dettaglio. Con le ultime forze, scrisse poche parole: "anche nella musica, siate ninja." Quindi spinse verso di loro il flauto e alzò la testa al cielo. Sembrò sorridere alla luna, mentre spirava lentamente. Quel momento, tanto sacro quanto toccante, venne rotto da un urlo proveniente da un tetto poco lontano. Un urlo di rabbiosa gioia, di terrificante vittoria. Ciò che videro alla luce della luna i ninja nella piazza sfuggiva ai canoni con cui si classifica ciò che per noi è "umano". La figura in controluce sembrava aver volto di canide e un'enorme braccio deforme e artigliato, che gocciolava ancora di sangue fresco. La creatura sembrava ancora abbastanza vicina, seppure dalle sue movenze si poteva capire che la sua intenzione fosse di fuggire. I ninja avrebbe dovuto scegliere ancora una volta: inseguire l'essere o rimanere con il morto1. In quel luogo, con tutto quello che era successo, Otomo era davvero diventato l'ultimo dei problemi che come la punta di un iceberg, aveva scoperto una realtà possente e sommersa, diventandone l'esempio meno preoccupante. Più si addentravano in quella storia più ogni cosa sembrava mostrare due volti, mentre l'eco di ogni passo sembrava tornare amplificato e minaccioso. Ora, qualunque cosa sarebbe successa, non potevano più tirarsi indietro.


    SPOILER (click to view)
    1 Possibilità per vista/udito migliorati
     
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    ..Imuz Indiziato Principale..
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    Più si avvicinava alla casa in fiamme più la luce emessa dalle fiamme si faceva intensa. La notte era lentamente scesa gettando sul villaggio della Sabbia un manto di tenebre, era impossibile sbagliare strada, dai tetti dei palazzi Hoshi riusciva a vedere perfettamente la casa di Otomo divampare scaricando nell’etere un fragore ed un calore devastante. Mentre correva e saltava da un tetto all’altro la mente di Hoshi calcolava i motivi di un gesto tanto stupido, chi mai avrebbe potuto volere la casa di Otomo distrutta, qualcuno voleva cancellare delle prove, ma chi poteva essere così sconsiderato da farlo nel bel mezzo di un villaggio militarizzato. La posta in gioco doveva essere alta, Hoshi cominciava a pensare che la morte di Otomo non fosse altro che uno specchietto per le allodole per nascondere un segreto ben più grande.

    -..ma certo!!!.. l’odore che abbiamo sentito prima in casa.. molto probabilmente doveva essere un qualche tipo di comburente.. qualcuno vuole nascondere qualcosa!.. in che strana storia eri coinvolto Otomo?..-


    Le parole di Hoshi terminarono quando la sua figura si fermò di colpo restando pietrificata davanti alla gigantesca massa di fuoco che si stagliava davanti a lui. Il calore era intenso e le fiamme sembravano divorare tutto con una forza ed una rapidità innaturale, qualsiasi cosa sarebbe stata inutile considerate le peculiarità del Chikuma. Non restava che osservare la scena stando ben attenti ai particolari. Il rosso era concentrato quando si voltò di scatto percependo una presenza a poca distanza da lui, il suo sguardo sembrava più quello di un demone che di un umano.

    -Ehi Hoshi!!!. Sono io!!!.. sta calmo..-


    -Shuuki?!.. che ci fai qua?.. ti avevo detto di pedinare Imuz..-


    -Ed è quello che ho fatto!.. guarda la!..-


    Il volto umano del fennec lasciava ben intendere la situazione, subito il ragazzino girò lo sguardo per fissare le fiamme e le travi bruciate della casa, una figura nota stava li ferma dietro l’inferno di fuoco. Sembrava che il Chikuma non fosse stato il primo a raggiungere l’abitazione, un altro noto personaggio era li presente l’uomo dalla grande cicatrice, Imuz. Hoshi nel vederlo rimase per qualche istante interdetto e confuso, sembrava che il misterioso ripulisci prove fosse proprio uno dei migliori amici di Otomo, se mai fosse stato suo amico. Il travestimento che indossava ormai non serviva più anche se il rosso non lo tolse per vedere quale reazione poteva avere l’uomo, senza esitare quindi si avvicinò lentamente restando tuttavia dietro le fiamme, sembrava che la mossa di Hoshi di dirigersi verso la casa fosse stata buona, Imuz era stato colto con le mani nel sacco.

    -..Già!.. nemmeno io mi aspettavo di trovarti qui.. non così presto!..-


    -Hoshi fa attenzione.. quel tizio sembra pericoloso..-


    Il rosso era fermo nella sua posizione, sapeva che da li a poco sarebbe potuto succedere di tutto, si trovava in una posizione di svantaggio se doveva inseguirlo e la cosa proprio non gli andava giù, per ora poteva solo guadagnare tempo nella speranza di capirci qualcosa. Ancora non era chiaro per quale motivo imuz si trovasse li e soprattutto se il responsabile di tutto fosse lui.

    -Allora.. perché hai appiccato a fuoco la casa del tuo caro vecchio amico?!.. immagino che l’odore che ho percepito prima in casa fosse del comburente!.. Tsk!.. dimmi un po’ che diavolo state cercando?.. e perché Otomo è morto?..-


    Il ragazzino aveva parlato al plurale, era chiaro che Imuz non era solo, il suo complice doveva essere quello che aveva cercato di distrarre l’attenzione prendendo a suonare il flauto contemporaneamente all’esplosione, uno stratagemma astuto che tuttavia aveva trovato i ninja preparati, di certo un po’ di fortuna stava anche dalla loro parte. Shuuki sembrava tranquillo anche se sapeva bene che da li a poco si sarebbe scatenato l’inferno, conosceva abbastanza Hoshi da sapere che il ragazzino non avrebbe mai lasciato scappare lo sfregiato senza dare risposte.

    -Ehi aspetta.. lo spartito!.. volete distruggere o impossessarvi dello strano spartito che ho trovato in casa!.. eheh.. per fortuna ne ho più della metà nella mia borsa.. avanti Imuz sputa il rospo!!!-


    Il rosso come al solito aveva mentito spudoratamente sulla storia dello spartito, non era certo di quello che aveva detto tuttavia lo spartito era un elemento che era comparso già due volte in una zona cruciale della faccenda, in qualche modo doveva centrare qualcosa. Forse Otomo lo aveva strappato per nasconderlo da Imuz ed il suo complice, troppi pochi elementi lasciavano supporre una cosa del genere, il tempo delle rivelazioni sarebbe giunto presto. Per il momento non restava che tenere d’occhi lo sfregiato per non rischiare di perderlo di vista.

     
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  15. C a n n e l l a
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    Humpty Dumpty
    Parte 4


    La musica ci avvolgeva come in un sogno. Il tramonto, con il suo manto color pastello, si sposava con quella nenia, e dal loro rapporto nacque un’illusione. L’illusione di qualcosa di indefinitamente opprimente, anche se non triste. Gelido, a modo suo, ma decisamente umano. Le note del flauto mi confusero al punto che quasi non mi resi conto del momento in cui si erano fermate. Quando me ne accorsi, non feci in tempo a chiedere a Lux cosa ne pensasse che quelle si levarono di nuovo, in un folle crescendo: una disordinata cacofonia. La piazza già si apriva davanti a noi, sempre più scura contro il cielo all’imbrunire.

    Darei qualsiasi cosa per non essere entrato a corsa nella piazza. D’altro canto, se mi fossi avvicinato lentamente, non credo avrei avuto il coraggio di entrarvi. Non credo che il più truculento dei macellai sarebbe riuscito a reggere quello scempio: l’intero vuoto tra le case era teatro di quello che, a prima vista, poteva essere preso per il massacro di un intero villaggio. Ma, purtroppo, si trattava di una sola persona. Sparpagliata (non trovo altre parole per descriverlo) per l’intera piazza. Il corpo vero e proprio si trovava nel mezzo, orrendamente squarciato, gli organi interni esposti e riversi sul selciato. Prima di allora avevo visto una sola immagine più disgustosa e scioccante: la testa di Kei che rotolava sull’erba dopo un teletrasporto andato decisamente male. Il mio stomaco non resse il colpo. Alla vista di quel corpo mutilato e sventrato tutto il suo contenuto andò a far visita al terreno. Dopo essermi salutarmente svuotato le viscere, mi asciugai la bocca, e il sapore acido mi fece ritornare in me.
    Mi avvicinai con cautela. Cosa diavolo poteva aver ridotto così quell’uomo? Di sicuro non un altro essere umano, o quantomeno non con armi a me note. Vari parti del corpo erano sparse per la piazza. Impossibile che un colpo di spada o una tecnica avessero provocato quello sfacelo. Mi avvicinai, sempre lentamente, mentre la sera scendeva a coprire, almeno in parte, la mattanza.
    Giunto che fui ad una distanza sufficiente, notai due cose che mi sconvolsero, se possibile, ancora di più. Quell’uomo non era ancora morto, e si teneva aggrappato alla vita con quel poco di corpo che gli rimaneva. Evidentemente le ferite non gli avevano danneggiato gli organi interni, condannandolo ad una lenta morte per dissanguamento. In secondo luogo mi resi conto che quell’uomo lo conoscevo: neppure un’ora prima lo avevo visto fuggire da un tetto, dopo averci lanciato un sasso. Quegli occhi erano inconfondibili, così come la barba, benché imbrattata di sangue. Doveva essere lui, inoltre, il misterioso suonatore: nell’unica mano rimastagli teneva stretto un flauto, ancora avvicinato alla bocca, come se il poco fiato che ancora lo attraversava fosse potuto bastare anche per lo strumento.
    Diede segno di avermi notato fissandomi con quelle profonde schegge di ghiaccio. Non poteva evidentemente parlarmi, ma con quello che parve uno sforzo immenso intinse un dito nel suo stesso sangue e prese a scrivere qualcosa sul selciato. Capii subito di cosa si trattava: erano note, un’altra parte della sonata di cui Lux teneva in affidamento le varie parti ritrovate da Hoshi. Subito tirai fuori dalla tasca un paio di sigilli. Il desiderio di non far andare sprecato il messaggio del moribondo mi spinse ad inzuppare un dito nel suo sangue, e trascrivere quindi sui pezzetti di carta le note che contemporaneamente tracciava sul terreno. Quando ebbe finito (e l’ultima parte della musica fu al sicuro nelle mie tasche), il moribondo scrisse una frase, stavolta in un linguaggio comune: “Anche nella musica, siate ninja”. Parole ben strane per un moribondo. Con un ultimo sforzo mi consegnò il flauto, e spirò lentamente, guardando il cielo diventato nero.

    Mentre mi rialzavo in piedi mi sorsero spontanee parecchie domande: prima di tutto, qual’era il ruolo di quello spartito nell’intera faccenda? E perché quell’uomo era stato ucciso così brutalmente? Da chi, poi? Chi aveva materialmente la capacità di devastare un corpo umano fino a quel punto? E anche l’uomo, perché aveva trasmesso loro (semplici ninja in missione di rappresentanza) quelle note come ultimo atto in vita? E Otomo, e Imuz che cosa aveva a che fare con tutta quella storia? Ripensai mentalmente agli indizi scritti sul taccuino di Hoshi, ma non ne cavai nulla. Quell’omicido così brutale sembrava non avere niente a che fare col presunto suicidio di Otomo. Però c’era la musica a collegare le due cose. Entrambi erano morti suonando quello spartito. Che fosse maledetto? Improbabile, anche perché l’estremo gesto dello sconosciuto morto ai miei piedi era stato di darmi lo spartito stesso e il flauto, dicendomi praticamente di suonarlo. Forse dovevo davvero farlo...

    Non feci in tempo a provare: le mie cogitazioni vennero interrotte da un urlo più che disumano. Un urlo di bestia, tremendamente vicino.
    Alzai il capo e lo vidi, là su un tetto: grande più o meno come un essere umano, non aveva con la gente comune nessun altro tratto in comune. La testa, stagliata contro la luna, ricordava molto un cranio di lupo. Un braccio era oscenamente sproporzionato, muscoloso e artigliato. Decisamente poco umano. Il mostro terminò il suo ululato di gioia. Ero ammutolito. Non riuscivo a pensare ad altro che all’abominio che avevo davanti. Il sangue che grondava dal suo braccio gargantuesco non lasciava dubbi su chi fosse l’omicida del poveraccio il cui cadavere era stato sparso come foglie al vento. La bestia sembrava volersi allontanare. E non potevo permetterlo.
    Dovevamo prendere una decisione, e in fretta. Il mio cervello, spronato dall’adrenalina, correva veloce.

    «Lux, dobbiamo fare alla svelta. Dammi subito i pezzi di spartito che prima ti ha dato Hoshi: voglio provare a suonare questa melodia. Credo che la chiave sia al suo interno, e devo provare. Ho un’infarinatura di musica, e credo di poterla eseguire. Quel mostro sembra volersela dare a gambe. Quello che ti chiedo e di provare a inseguirlo. Se possibile attaccagli addosso uno dei miei sigilli. Eccotene uno. Io ti verrò dietro più lentamente, suonando la melodia. Anche tu non ti avvicinare troppo. Ho paura che quella cosa sia spaventosamente forte, e non voglio rischiare che tu muoia. Seguila, vedi dove va. Se si ferma lancia in aria il kunai di Hoshi. Eccola qua. Io ti raggiungerò subito, e spero che anche Hoshi faccia lo stesso. Se possibile evita di farti notare, evita il combattimento. Ora va, Luxeifer-sama, e che la buona sorte ci aiuti!»

    Gli detti un sigillo e il kunai esplosivo che mi aveva dato Hoshi poco prima. Ormai era mio dovere capire che diavolo stava succedendo: quella storia mi aveva intrigato, lo ammetto, e non riuscivo a pensare ad altro che alla risoluzione di quel caso all’apparenza impossibile.

    [...]


    Se Lux fosse stato d’accordo come me, avrei preso i pezzi di spartito e sarei corso a prendere una lanterna alla casa più vicina, per poter leggere anche al buio. Quindi mi sarei avviato dietro il mio compagno e la belva. Avrei provato a suonare. Il flauto non era uno strumento nuovo per me: già una volta, da piccolo, ne avevo avuto uno e mi divertito a strimpellare note. Ero inoltre sempre in grado di leggere uno spartito. Sforzandomi con tutto me stesso {Interpretazione}, avrei avvicinato il flauto alle labbra e avrei cominciato a seguire le note che si avvicendavano sullo spartito.

    [...]1


    Se invece Luxeifer-sama non fosse stato d’accordo col mio piano d’azione, avrei atteso che si esprimesse, sempre lanciando occhiate fugaci verso il mostro, pronto a scattare all’inseguimento al minimo accenno di fuga. Ero abbastanza sicuro di potergli tenere dietro per un po’.

    SPOILER (click to view)
    1: Chiedo esito della mia prova di suonare il flauto (non sapevo con che diavolo di abilità provare se non Interpretazione).


     
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40 replies since 11/10/2010, 13:54   576 views
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