Casa del Moccioso

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    Il dono della parola

    Svegliatomi di buon ora mi diressi rapidamente alla ricerca d'informazioni, chiesi ai miei vicini i quali mi trattennero per un thè, mi chiesero il motivo della mia richiesta, si complimentarono e mi dissero l'ubicazione dell' indirizzo.
    Dopo averli salutati abbracciandoli amorevolmente, dopotutto erano stati come dei genitori per me, mi precipitai scompostamente verso l'indirizzo.
    Una volta giunto li avrei incontrato altre due figure.
    "Ciao ragazzi, fiiiiico, posso chiamarti blu???"
    "Anche voi qui per la richiesta della lettera?" dopo la nostra risposta il ragazzo parlò nuovamente
    "Comunque io mi chiamo Akuto Fubuki. Ho 16 anni e abbastanza domande irrisolte sulla faccenda che ci ha portati qui. Voi ne sapete qualcosa?"
    "io mi chiamo Geki e ad essere sincero non so nulla... ma che importanza ha? l'importante è che ci abbiano dato questa possibilità!!!" esclamai con eccessivo dinamismo ed ilarità.
    Quand'ecco che una voce proveniente dall'alto interruppe quel magico momento di amicizia.
    "EEEEEEH.. VOI CHI DIAVOLSHO.. SSSSHIETE?!!.."
    Un vecchio iracondo sbucò dal tetto dell'abitazione imprecando ed agitandosi come un' invasato
    "Salve! siamo quì per la lettera, è lei il signor Hoshikuzu???"
    Mentre parlavo il vecchio si addormentò per poi svegliarsi pochi secondi dopo e riprendere la sua furia imprecante.
    "-HOSSSSSSHI!!!.. NANEROTTOLO ROSSSSSSHO!!!.. CI SSSSHONO DEI RAGASSSHI PER TE!!!..-"
    Dopo aver sbraitato il vecchio piombò in un sonno più pesante del primo, cercai così di ingaggiare una breve conversazione parlando delle solite cose che si dicono per conoscersi.
    "Ehilà!!!.. il mio fratellone sta ancora dormendo.. voi chi siete?!!.." una vocina proveniente dalle nostre spalle mi fece sobbalzare e voltare di scatto senza però mostrare il corpo di quella voce, osservando meglio avrei notato un volpino che, spiccando il volo, si tuffò addosso a "Blu" urlando come un' ossesso.
    "ma...ma... tuppaaarliiii?!!!!... a-avete sentito vero? p-parla!" seguirono una serie interminabile di domande da parte mia a quel piccolo batuffolo parlante che facevano da sottofondo a quell' insolita scenetta.
     
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    E tornerò a pensare al volpino parlante


    Dopo aver fatto colazione ed aver radunato i miei averi decisi di incamminarmi senza perdere troppo tempo. Mi destreggiai nella richiesta d’informazioni ai passanti e nello scartare le vecchie che, come falchi che calano sulla prede, calavano sulle bancarelle di frutta del mercato. Egoiste ingorde. Aumentai il passo quando capii di essere in procinto della casa in questione. Eccola. Controllai il biglietto che reggevo in mano. Era la casa in questione. Era grande come da copione. La persona che aveva scritto l’invito (o meglio gli inviti, sarebbe stato stupido pensare di essere l’unica convocata), doveva essere molto importante e la casa era lo specchio di questa mia osservazione. Mi aspettavo qualcosa di più sfarzoso, su quel versante rimasi un po’ delusa. Non avevo ancora finito le mie considerazioni quando arrivò un ragazzo con i capelli neri e un ciuffo bluastro, seguito da un altro ragazzo dalla corsa scomposta. Di bene in meglio. Li osservai attentamente, non sembravano degni di nota, di sicuro non avevano cattive intenzioni. Il primo ragazzo, il quale si presentò come Akuto Fubuki, chiese se anche noi eravamo in quel luogo grazie al foglietto. Risposi di si, senza entusiasmo. Ma poi, qualcosa mi fece salire la pressione alle stelle.
    "Ciao ragazzi, fiiiiico, posso chiamarti blu???"
    Avrei voluto infilargli l’hambo nella radice sinistra, alzarlo di diversi centimetri da terra e fargli fare il giro del villaggio appeso come un salame.
    « Mi chiamo Suzue, piacere di conoscervi entrambi. A proposito, Geki, la risposta alla tua domanda è NO! »
    Dissi adottando un tono ascendente che portò allo sbotto finale. Fulminai Geki con lo sguardo più velenoso presente nel mio repertorio, sperando di causargli un attacco fulminante di dissenteria. Il momento idilliaco fu interrotto da una voce sgraziata e quanto mai decrepita.

    -EEEEEEH.. VOI CHI DIAVOLSHO.. SSSSHIETE?!!..-

    Ci misi un po’, cercando di individuare la sorgente della voce, ad associare la voce decrepita alla decrepita figura. Ci pensarono gli altri a parlare per me, il che mi risparmiò fatica e imbarazzo, visto che ad osservare il vecchio che agitava il bastone mi veniva quasi da ridere. Ed ecco che improvvisamente il vecchio si addormentò. Dovevo trattenermi. Si svegliò di colpo e gridò delle parole che non riuscii ben a comprendere per via delle risate mentali che mi stavo facendo. Subito dopo l’anziano urlatore dalla strana cadenza riprese il suo sonno. Cosa stavamo attendendo? Non lo sapevo ma attendevo. Ancora un minuto. Ancora uno. Stavo per prendere l’iniziativa e cercare di svegliare il vecchio quando finalmente udii una voce.

    Ehilà!!!.. il mio fratellone sta ancora dormendo.. voi chi siete?!!..

    La voce per, per assurdo, proveniva dalle mie spalle e non dall’abitazione. Mi girai e quello che vidi non credo di poterlo dimenticare facilmente. Dopo un attimo di smarrimento iniziale i miei occhi si posarono su di un volpino. Ripresi la cerca, scrutando alla sinistra dell’animale, quando questo gridò (si avete capito bene, gridò):

    -YUPPIIIIIIIIIH!!!!-


    Rimasi attonita. L’attimo di smarrimento mi colpì talmente in profondità che non cercai nemmeno di afferrare l’animale che si aggrappò ai miei vestiti e si arrampicò sulla mia testa, prendendo posto sulla cima di essa come una rondine nel nido. Annuii (facendo sobbalzare il volpino) sconvolta verso Geki il quale, giustamente, si stupiva del fatto che l’animale stesse parlando. La mia mascella toccava quasi terra. Alla fine mi feci coraggio e cominciai a parlare con la bestiola.

    « Sono Suzue piccolino. Posso sapere come ti chiami, perché parli e chi è il tuo fratellone ? »

     
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    Suna
    ..Che sia una Trappola?!!..
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    Il piccolo volpino si sarebbe messo a ridere divertito alla reazione dei ragazzi, anche Hoshi aveva reagito così la prima volta che lo aveva incontrato con tutta la sua famiglia. Il piccolo animale si sarebbe messo sulle quattro zampe stando attendo a non scivolare dalla testa della ragazza e quindi con fare quasi eroico avrebbe ripreso a parlare con tono soddisfatto.

    -..mmmh hai un buon odore!! Sniff.. sniff.. io mi chiamo Kigeki!!!..-


    Il volpino sarebbe quindi saltato verso la testa Akuto prendendo posizione sopra di essa come niente fosse, se anche questi avesse tentato di acciuffare il piccolo animale difficilmente ci sarebbe riuscito in quanto il piccoletto aveva preso a circumnavigare il suo corpo quasi fosse un mappamondo spostandosi da un punto all’altro senza mai fermarsi [Kigeki / Energia: Gialla].

    -..tutti i Fennec sanno parlare.. che domande sono?!.. ho già cinque anni io!!!.. quasi sei!!!.. anche mia sorella sa parlare.. e anche leggere.. a me però non piace leggere.. bleah.. bleah!!!-


    Il volpino sarebbe sceso da Akuto spostandosi davanti al gruppetto di ragazzi, quindi avrebbe annusato l’aria per qualche istante mentre le sue grandi orecchie sobbalzavano quasi avessero percepito qualcosa, ed effettivamente così era.

    -OOOHH!!.. eccolo.. eccolo!!!..è lui il mio fratellone!!!..-


    Il volpino aveva alzato il musetto verso l’alto puntando ad una delle terrazze che stavano al primo piano, li i tre studenti avrebbero visto in tutta la sua imponenza il potentissimo, unico ed inimitabile Hoshikuzu Chikuma conosciuto anche come Turbine Rosso di Suna. Capitano della famosa squadra speciale Sand Scorpion, abile medico, potente Jonin del villaggio.


    Il rosso era vestito solo con i boxer e da come i suoi capelli erano arruffati era evidente che si fosse appena svegliato. Il piede destro del ragazzo stava appoggiato alla ringhiera di casa lasciando intravvedere da sotto il magiko contenuto dei boxer, che ovviamente sarebbe stato privo di alcuna censura. Sembrava quasi fiqo se non fosse per l’espressione deformata dallo spazzolino da denti che teneva in bocca e la bava che copiosa gli colava dal viso. La sua voce tuonò tra le vie di Suna con indescrivibile potenza e fermezza.

    -Eh vboi chi diavbolo sbiete?!!.. e che bi fabte davanbti a casba mia a quest’ora del mattbino?!!..-


    Di sicuro una domanda che i tre non si sarebbero mai aspettato dato che l’invito scritto sulla lettera li aveva condotti fino a li. Che fossero caduti in una terribile trappola? Che qualcuno li avesse costretti a partecipare a quella scena dell’orrore di mattina presto?.. certo non potevano immaginare che un’altra terribile catastrofe si stava per abbattere su di loro da li a poco.. una chioma di capelli color grano si stava avvicinando alla loro posizione affamata come uno squalo inebriato dall’odore ed il gusto del sangue.



    YO!!! Dal prossimo post si aggiungerà alla giocata anche la terribile Deidara Yagi.. preparatevi perchè le cose si faranno sicuramente.. come dire.. ehm.. al sangue! :riot:

    Postate pure in tranquillità altrimenti lasciate il prossimo post a Deidi e poi rispondente^^



     
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    Le rosee sfere di Hoshi

    "-..mmmh hai un buon odore!! Sniff.. sniff.. io mi chiamo Kigeki!!!..-"
    Finalmente il volpino parlante aveva un nome, non riuscivo a dire nulla, lo osservai saltare addosso ad Akuto e, circumnavigandolo, riprese a parlare.
    Ora sapevamo che era un fennec di cinque anni, che aveva una sorella anch'essa parlante e che odiava leggere, saltò giù da Akuto avanzando di qualche passo verso la casa, mi buttai a quattro zampe per scrutarlo da vicino, cominciò ad annusare l'aria come se avesse sentito qualcosa, quindi, decisi di imitarlo.
    "-OOOHH!!.. eccolo.. eccolo!!!..è lui il mio fratellone!!!..- "
    Kigeki alzò il muso verso una delle terrazze ed io, imitandolo, vidi cose che non avrei assolutamente voluto vedere... le "cose" di uno sbavante sconosciuto.
    "-Eh vboi chi diavbolo sbiete?!!.. e che bi fabte davanbti a casba mia a quest’ora del mattbino?!!..- "
    Inorridito mi alzai e, con sconvolgente lentezza, portai la mano a coprire gli innocenti occhi di Suzue che non meritavano quella visione testicolare così nitida, soprattutto alla sua giovane età.
    Con il volto, ormai deformato per lo shock, cercai disinvoltamente di rispondere.
    "B-buon giorno... è per caso lei il signor Pal.. ehm! Hoshikuzu? abbiamo ricevuto un tes... gnn! una lettera da lei firmata che dice di venire quì oggi "
    Sarei riuscito a smettere di pensare ai testicoli?
     
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    I sistemi arma di puntamento satellitare per siluri aria-aria e aria-terra sono tecnologie sconosciute in un universo abituato all'uso dei sandali come calzature, ed evocazioni di rettili giganti o mammiferi parlanti in luogo di più normali mezzi di locomozione. Tuttavia all'interno del villaggio di Suna esisteva almeno una persona capace di centrare bersagli dalla lunga distanza con una precisione chirurgica e la potenza di una cannonata, roba che le balestre da cecchino al confronto sono armi a basso potenziale da corta gittata. Deidara Yagi riuscirebbe ad umiliare il più formidabile occhio di falco dei quattro maggiori villaggi ninja senza l'ausilio di meccanismi speciali e con soltanto una scarpetta come proiettile, purché la vittima sia solo e soltanto l'animale più selvatico del deserto, la bestia più insopportabile e l'essere più viscido e spudorato che abbia mai calcato il terreno di Sunagakure: Il Rosso, meglio conosciuto come Il Moccioso, anche definito talvolta con l'appellativo di Hoshizuku Chikuma, ma solo raramente, e solo quando egli provava ad assomigliare ad una creatura dotata di intelligenza -evento quanto mai raro.
    Dalla distanza di una cinquantina di metri l'irascibile biondina eseguì una parabola perfetta, una traiettoria velenosa che avrebbe oscurato la luce del sole solo per un attimo, lo stesso fatale momento in cui la preda ignara vede su di se l'ombra del falco spietato che stringe gli artigli nelle sue carni (il tacco, in questo caso). All'apice della perfezione, il colpo centrò l'invincibile capitano della squadra speciale di Suna in piena faccia, liberando un curioso effetto ritardato che ebbe l'efficacia di una ginocchiata dritta sul naso, che a sua volta generò una forza repulsiva che avrebbe scagliato Hoshi all'indietro, sfondato la porta se necessario, buttato contro un mobile a caso che si sarebbe aperto rovesciando su di lui abiti con cui rendersi presentabile. E questo solo perché...

    « Mi fai schifo. »
    Rimasta senza una scarpa, la Deidara Yagi di destra incrociò le braccia al petto e rilassò il piede rimasto vestito di sole calze nere di tessuto leggero, mentre la Deidara Yagi di sinistra declinava leggermente la testolina bionda, fissando la scena presentata davanti ai suoi occhi con sguardo vacuo, grigio cenere, come perplessa di qualcosa che alla sua gemella di destra non destava alcun problema. Fu proprio lei a sollevare un dito, ed indicare con aria disinteressata il terzetto di novellini mentre con l'altra mano sfiorava la corona che portava sul capo, come ad assicurarsi fosse ancora perfettamente al suo posto.
    « Chi sono questi...? »
    La Deidara Yagi di destra sbuffò, gli occhi azzurri che fiammeggiavano.
    « Che ne so?? »
    Poi a voce più alta, rivolta ai tre studenti.
    « Chi è che siete?? Mai visti... »

    « Posso ucciderli...? »
    Il tono di voce della domanda era del tutto privo di inflessioni, come se fosse una cosa noiosa, da fare giusto perché sì, senza un motivo preciso.
    « No che non puoi, » rispose secca l'altra, squadrando li sconosciuti, « ... credo. Non so, sai? Magari sì. »
    E nel momento in cui aprì le fauci in un sorriso, fu chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio che quella là non stava assolutamente scherzando.

    Cattura-64

    « Se servono a qualcosa non li ammazzi, se sono inutili ti lascio fare. Allora: siete allievi del Rosso? »


      Benvenuti a Suna! A livello di GDR, questo è il mio personalissimo benvenuto!!
      Allora, gestisco in questa scena due personaggi, uno è il mio personaggio, Deidara Yagi, l'altro è una sua evocazione -che nemmeno Hoshi conosce!
      Celia è identica a Deidara, praticamente una sorella gemella. Guardandole attentamente alcune differenze si notano, ma sono poche e molto minute: il colore degli occhi (grigio spento per Celia, azzurro acceso per Deidara), la pettinatura (capelli sciolti e fascia per Deidi, codini per Celia) e la tonalità dei capelli (ambedue biondissime, ma Deidara ha un colore più normale mentre il biondo di Celia è un color oro vivo poco naturale), ma in generale ad un'occhiata rapida appaiono due vere e proprie gemelle, anche perché si sono divertite ad accentuare ulteriormente la sensazione di straniamento indossando gli stessi identici abiti (here), con l'unica ma fondamentale differenza che Celia indossa sulla testa una piccola corona bianca e oro che è l'unico, vero modo che avete per distinguerle a colpo d'occhio.


    Edited by Deidara - 22/2/2012, 07:38
     
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    La scarpata

    Una scarpetta volante colpì in pieno volto il sig. Testicoli che venne scagliato via dalla forza di quella potente "arma".

    "Mi fai schifo"

    La voce proveniva dalle mie spalle e voltandomi vidi due gemelle bionde apparentemente tenere ed indifese.

    Le gemelline cominciarono a pensare di ucciderci arbitrariamente, una delle due, quella con la corona, sembrava quella più propensa ad ucciderci mentre l'altra si chiedeva se fossimo utili o meno.
    "Se servono a qualcosa non li ammazzi, se sono inutili ti lascio fare. Allora: siete allievi del Rosso?"

    "No, non lo conosco nemmeno, sono quì per questa... era quello che hai steso il mittente?"
    Dissi mostrandole la lettera e mantenendo la mia solita euforia ed il mio solito sorriso tra l'ebete ed il folle.

    "Comunque stiamo calmi, nessuno qui merita di morire... credo "
     
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    Allievi di chi?




    -..tutti i Fennec sanno parlare.. che domande sono?!.. ho già cinque anni io!!!.. quasi sei!!!.. anche mia sorella sa parlare.. e anche leggere.. a me però non piace leggere.. bleah.. bleah!!!-


    L’irascibile bestiola, dopo aver abbandonato la mia testa e raggiunto quella di Akuto, abbaiò le sue ragioni con fare indispettito e impertinente, dedicandomi un torrente di informazioni sul suo conto; cinque anni, quasi sei, una sorella, rifiuto per la lettura. Le sue parole, così chiare e dirette, erano per me una novità estrema; avevo infatti l’idea che non tutti i Fennec sapessero parlare, e che quello fosse l’ennesimo tratto imprevedibile di quella giornata afosa. Il volpino scese dunque dalla testa del mio compagno e puntò il suo musetto verso la casa, quando ad un tratto annunciò a tutto il gruppo che il suo “fratellone” era arrivato. Il miei occhi si voltarono di scatto verso la terrazza; capelli rossi, posa arrogante, vestiario assai ridotto. Ridottissimo. Fu quest’ultimo dettaglio a farmi avvampare di vergogna ed imbarazzo; certe visioni non erano né permesse né tantomeno incoraggiate in casa mia, e io per mia indole non ne ero particolarmente incuriosita, anzi, ne ero completamente disgustata. Il buon Gekisho tentò di preservare la mia virtù coprendomi gli occhi, ma lo allontanai con delicatezza, cercando di evitare qualsiasi altro contatto con l’altro sesso, specialmente in quel momento. Era uno di quei momenti in cui le mie narici raggiungevano dimensioni elefantine, e la vena sulla mia fronte presentava un gonfiore preoccupante; come si dice? Leggermente contrariata. Qualcuno avrebbe dovuto lanciargli una scarpa. Difatti, come un fulmine a ciel sereno, come la giustizia divina che si abbatte sugli infedeli, una scarpetta tacco otto sfrecciò in direzione dello scostumato, colpendolo con una forza ragguardevole e potenzialmente letale.

    « Mi fai schifo. »

    Mi girai verso la “profetessa del tacco otto”, aspettandomi una stangona tutta muscoli; invece mi trovai davanti una ragazzina più alta di me anche se di poco. O meglio, due ragazzine forse gemelle. Capelli di diverso colore, così come gli occhi e un’allegra coroncina a adornare i capelli della più spenta. Ad una delle due, come ad una bellicosa Cenerentola, mancava una scarpetta. Pciù. Le mandai un bacio mentale. Le mie analisi furono interrotte da una frase decisamente poco felice e alquanto raccapricciante:

    « Posso ucciderli...? »

    Lo disse come si chiede un bicchiere d’acqua. Rimasi scioccata da non accorgermi che l’altra ragazzina, quella dagli occhi azzurro acceso per intenderci, recitava la parte del poliziotto buono. Un poliziotto che prima aveva punito i testicoli del male con una scarpata in faccia e ora decideva le nostre sorti. Curiose scene in quel di Suna. Sangue freddo, rilassati Suzue.

    « Se servono a qualcosa non li ammazzi, se sono inutili ti lascio fare. Allora: siete allievi del Rosso? »


    Ben gentile il poliziotto buono. Ora dovevo solo giocare bene le mie carte. Poche parole, decise, vere:

    « Allieva di chi? Di quel pervertito? Figuratevi ! Ho solo ricevuto un messaggio maleodorante scritto probabilmente da un egocentrico. Poi un vecchio sbiascicone ci ha parlato di un certo Hoshi o Hosi … tutto qui. »


     
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    Suna
    ..La fine del Mondo..
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    Solo guardando con calma la scena, in moviola si sarebbero potuti notare, e “gustare” i particolari che la comparsa di Deidi aveva lasciato sul muso del rosso. Analizzando frame dopo frame si sarebbe potuto notare come la scarpetta impattava sul muso del rosso con estrema precisione di calcolo deformandone il volto man mano che esercitava la sua forza, prima il naso, poi lo spazzolino che venne quasi subito sputato, poi le guance e il collo che si torcevano incapaci di resistere all’urto ed infine l’intero corpo che viene sbalzato via e fatto rimbalzare sul muro dietro al ragazzino. Un colpo da maestra niente da dire, nemmeno un Chikuma sarebbe riuscito a colpire a quel modo da una distanza del genere, Deidi era davvero straordinaria quando si trattava di lanci di scarpe contro il rosso.

    -BUUUUAAARARGH!!!!..-


    Il rosso volò contro il muro rimbalzando poi fuori dal balcone, inutile dire che si schiantò nel giardino di casa emettendo un frastuono tale da svegliare per qualche istante il vecchio Furui che spaventato lanciò un paio di imprecazioni prima di riaddormentarsi sul tetto della casa.

    Kigeki dal canto suo sembrava essere terrorizzato, aveva fiutato qualcosa di strano. Non era tanto la presenza di Deidi ad infastidirlo, ma quell’altra Deidi con la coroncina, aveva uno strano odore addosso, il tipico odore di pericolo che il volpino aveva imparato ad evitare vivendo nel bel mezzo del deserto.

    -Sniff.. Sniff.. non mi piace.. no non mi piace!!!.. FRATELLONE!!!.. FRATELLONE!!!..-


    Il volpino era scappato via lanciandosi addosso al povero Chikuma che intanto stava inerme a terra completamente distrutto dalla brutta caduta. Kigeki era visibilmente sconvolto dato si era messo a fare pipì un po’ ovunque anche addosso al suo stesso evocatore, quel dannato mostriciattolo pisciava di continuo, doveva possedere una vescica pari a metà del suo peso corporeo.

    -Ohi.. ohi.. che volo.. BLEAH!!.. KIGEKI MA CHE DIAVOLO FAI?!!-


    -OH PAURA FRATELLONE!!! SONO IN DUE!! DUE!!.. una però fa più paura!!!..-


    -SI MA NON SERVE PISCIARMI ADDOSSO DANNATO!!!.. comunque non ho capito niente di quello che hai detto..-


    Il rosso incuriosito avrebbe strisciato fino al cancello con Kigeki posizionato sulla sua testa per vedere che diavolo stava succedendo, inutile descrivere la reazione del ragazzo quando si vide davanti al cancello di casa non una me ben due Deidara Yagi perfettamente identiche, o quasi. La nana dalle spade affetta Hoshi si era sdoppiata in due, un evento impossibile, il libro delle profezie sulla fine del mondo che ogni tanto leggeva quando andava al bagno non parlava di calamità di tale portata. Chiunque avesse scritto quello stupido libro l’avrebbe pagata cara, come aveva potuto dimenticare di informarlo di una cosa tanto importante?

    -Oh no.. la fine del mondo ormai è giunta.. e io non sono ancora riuscito a completare la mia collezione di biancheria femminile rubata.. sigh.. mondo crudele!..-


    Il rosso ancora non aveva ben capito che diavolo ci faceva tutta quella gente e restare li nascosto non gli sembrava una mossa tanto furba, visto e considerato che la bionda non sembrava affatto di buon umore nemmeno quella mattina. Fatto un gran respiro il ragazzino si sarebbe schiarito la voce e quindi si sarebbe alzato da terra assumendo l’espressione più seria e fiqa che il suo volto di sedicenne gli permetteva di fare.

    I presenti si sarebbero ritrovato davanti lo stesso ragazzo di prima, anche se leggermente trasformato rispetto a prima, in peggio naturalmente. Addosso solo un paio di comodissimi boxer, sulla testa di capelli rossi un Kigeki dubbioso faceva capolino mostrando solo le grande orecchie. Il volto segnato dalla scarpetta e completamente unto di dentifricio e terra gli donava quel tocco di non so cosa, sembrava fosse in ottima forma.

    -Ehila Deidi come… ma che?!!.. PTRRRRFFFF!!!..-


    Il rosso aveva sparato fuori tutto il dentifricio girando la testa verso quella di Gekisho, sembrava fosse rimasto sconvolto da qualcosa.

    -Ma questa non è una copia?!!.. è veramente un’altra DEIDARA YAGI!!!.. non mi avevi mai detto di avere una sorella gemella!!!..-


    Il rosso era troppo esperto per lasciarsi fregare da una semplice copia corporea, ed in effetti ci aveva visto giusto, quella non era una copia, ma una persona perfettamente diversa. Era peggio di quel che si aspettava, inizialmente aveva pensato ad una Kagebushin, ma così non era, la fine del mondo si era veramente fiondata contro il villaggio di Sunagakure.



     
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    CITAZIONE

    "No, non lo conosco nemmeno, sono quì per questa... era quello che hai steso il mittente?
    Comunque stiamo calmi, nessuno qui merita di morire... credo
    "


    « Dubito sia lui il mittente... »
    Guardò lo studentello dall'alto verso il basso, dalla sua moderatissima altezza di un metro e sessanta.
    « Per quanto ne so, quello là nemmeno sa scrivere. »

    CITAZIONE


    « Allieva di chi? Di quel pervertito? Figuratevi ! Ho solo ricevuto un messaggio maleodorante scritto probabilmente da un egocentrico. Poi un vecchio sbiascicone ci ha parlato di un certo Hoshi o Hosi … tutto qui. »


    « L'egocentrico, nonché mittente del messaggio maleodorante, probabilmente è il tuo Kazekage. »
    Sfoggiò un sorriso feroce e divertito nei confronti della ragazzina. Avrebbe anche aggiunto altro, non fosse che venne distratta da uno di quei piccoli topi del deserto che il Rosso aveva il coraggio di chiamare evocazioni. La piccola peste a quanto pare aveva ancora dell'istinto di conservazione, ben nascosto sotto i molti strati di stupidità che aveva contratto dal suo padrone. D'altra parte non c'era niente da fare: per quanto sembrasse una bambolina a grandezza naturale, in realtà Celia era un rapace, un carnivoro. E per di più, la sua razza aveva questa graziosa abitudine di appendere le vittime ancora morenti ai rovi, lasciandole a morire e ad essiccare al sole e trattandole così come un essere umano tratta un qualsiasi ornamento per la casa. C'era da aspettarsela una reazione del genere in una creatura che nella catena alimentare svolge per lo più il ruolo di preda.
    Comunque, Hoshi ci mise davvero poco a rovinare l'idillio che si era creato, quel feeling basato su di un immaginario conto alla rovescia al termine del quale probabilmente qualcuno sarebbe finito ammazzato, se non dalla fredda averla quanto meno dalla bionda più irascibile di Suna. Il Rosso fece la sua comparsa in tutto il suo dubbio (dubbio, dubbio, dubbio...) splendore, e non ci mise molto a far sfoggio della sua arguzia degna del più grande jonin del villaggio, notando la seconda Deidara che era comparsa per la prima volta davanti ai suoi occhi. Deidara appuntò la sinistra al fianco, mentre con la destra si sfiorava le tempie che pulsavano di rabbia per la posa inaccettabile del dannato Chikuma, mentre Celia dal canto suo si limitò ad uno sguardo incolore che non nascondeva il totale disinteresse per i presenti e più in generale per tutto quanto stava accadendo in quel momento davanti a se.

    Cattura-69

    « Smettila di fare il cretino, idiota. Vai a metterti qualcosa addosso e ridammi la mia scarpetta, altrimenti ti faccio pervenire anche l'altra.
    E tieni alla larga quella specie di criceto delle sabbie da Celia: questa qui è capacissima di ammazzarlo per sport, capito?
    »
    A quel punto incrociò di nuovo le braccia al petto, assumendo la sua comune posa altezzosa.
    Naturalmente non era tanto entusiasta di privarsi anche dell'altra scarpetta che portava ai piedi, ma come si suol dire a mali estremi...
    « Allora? Come mai hai convocato questi tizi qui? Sono studentelli, no? »

     
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    K-Kazechi?



    Dietro e dentro di me un putiferio. Se lo schianto perfora-muri di Hoshi, causato da una scarpa lanciata alla velocità del suono, aveva prodotto un gran casino nell’area circostante, la risposta della simpaticona ne aveva creato uno, immenso, dentro di me.

    « L'egocentrico, nonché mittente del messaggio maleodorante, probabilmente è il tuo Kazekage. »

    Arrossii vistosamente, finché il mio viso non raggiunse il colore dei capelli di Hoshi . Il messaggio era stato scritto dal Kazekage? Non conoscevo minimamente né l’aspetto né le attitudini del capo villaggio. Come potevo saperlo ? E chi erano quelle due serpi?

    « Io … io … mi dispiace non credevo di … -

    Dirottai subito il discorso quando vidi apparire di nuovo il rosso con i suoi boxer vistosi.

    - E METTITI SUBITO QUALCOSA ADDOSSO TU ! »


    Gridai sbarrando gli occhi in direzione del povero ragazzino sporco di terra e dentifricio. Mi rivolsi quindi alle ragazzine davanti a me:

    « E di grazia, voi due chi sareste? Non vorrei avere altre brutte sorprese oggi »



     
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    Il rosso avrebbe restituito la scarpetta alla bionda senza fiatare. Kigeki sembrava a disagio assieme a quell’altra Deidara e sembrava non volerne sapere di scendere dalla testa del rosso. Quando l’amica gli intimò di andare a cambiarsi e sistemarsi il rosso annuì giungendo le mani a croce, una sua copia si sarebbe materializzata davanti ai presenti, naturalmente priva del piccolo Fennec, quindi l’originale se ne sarebbe semplicemente tornato dentro casa con passo spedito. Hoshi aveva lasciato un altro Hoshi al suo posto.

    -Eh?!.. convocato?!.. non li conosco questi qui..-


    Il rosso avrebbe puntato i presenti con un dito come se niente fosse mentre parlava indispettito con la ragazzina, si sentiva quasi vittima di uno scherzo di cattivo gusto. Subito si sarebbe voltato verso la ragazza che lo voleva vedere vestito il prima possibile avvicinandosi con un sorriso.

    -Scusami posso vedere?!..-


    Il rosso avrebbe preso la lettere che la ragazza teneva in mano per darci una veloce letta. L’avrebbe soppesata, annusata, guardata in trasparenza e poi ri-annusata. Non c’era dubbio quella lettera poteva essere stata scritta da una sola persona, la stessa che si era firmata a fine pagina.

    -Dannata distilleria ambulante!!!.. che diavolo ha in mente questa volta?!.. mandare un messaggio del genere a degli sconosciuti e farli piombare tutti in casa mia..-


    Il rosso avrebbe stretto il messaggio tra le mani strappandolo con rabbia per poi voltarsi in direzione del palazzo del Kazekage che si poteva appena intravvedere da quella posizione per cominciare ad urlare con un pazzo scatenato.

    -DANNATA DISTILLERIA AMBULANTE!!!..-


    Ritrovata la calma il rosso avrebbe fatto un bel respiro per ricomporsi. La copia stava per riprendere a parlare quando di improvviso sarebbe riesplosa in una nuvola di fumo, dietro di essa un nuovo Hoshikuzu sarebbe comparso con al seguito il fidato Kigeki che non si era schiodato dalla sua testa. Il rosso ora sfoggiava un look tutto nuovo, capelli raccolti in un bizzarro ciuffo alla samurai, una canotta bianca da brivido accompagnata da un paio di bermuda blu e delle ciabatte infradito, il massimo.

    -Dannazione!.. quindi avete tutti ricevuto un messaggio da parte di quel bastardo di Gin.. bah.. chissà cosa diavolo vuole questa volta?!.. ehm comunque io mi chiamo Hoshikuzu Chikuma.. piacere di conoscervi.. il messaggio che avete ricevuto è stato inviato dal nostro amato Kazekage.. Gin “Tatsumaki” distilleria ambulante Chikuma.. non so perché vi abbia mandato qui da me.. ma credo che lo scopriremo molto presto!..-


    Il rosso si sarebbe presentato come se fosse già a conoscenza di tutti i fatti, nel momento stesso in cui la copia era esplosa le informazioni erano piombate alla sua mente, grande invenzione la Kagebushin no Jutsu. Dopo essersi dato una grattata alla testa occupata da KIgeki il rosso si sarebbe voltato verso la bionda dalle spade trita uomini per chiederle che ci faceva da quelle parti a quell’ora, era strano vedere Deidi nel suo quartiere. Non aveva mica intenzione di farsi ripagare un altro paio di spade?!!

    -Ehm.. comunque.. Deidi che ci fai da queste parti e a quest’ora?!.. ehi aspetta.. non avrai mica rotto le tue spade un’altra volta?!!!-


    Lo sguardo disperato del rosso spiegava tutto.



     
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    « E di grazia, voi due chi sareste? Non vorrei avere altre brutte sorprese oggi »


    « Sei proprio senza pudore, tu. Mh? »
    La guardò con sufficienza, mentre la sua strana gemellina si distraeva fissando senza motivo
    apparente un punto indefinito da qualche parte alle spalle di tutti.
    « Ti sembra il caso di rivolgersi ad una sempai? »
    Sbuffò, irritata ma non troppo. Poggiò una mano al petto, indicandosi, salvo poi fare lo stesso riferendosi alla ragazza al suo fianco.
    « Io sono Deidara Yagi, una Genin. Sono l'allieva dell'Amministratrice Otori, nonché membro della squadra speciale del villaggio.
    Lei invece è Celia. Celia e basta, non ha un grado e non è una kunoichi, in effetti non fa nemmeno parte di Suna. Diciamo, però, che se dobbiamo
    darle un grado di pericolosità è più o meno al livello di un chunin.
    »
    A vederla, in realtà, non si direbbe. Celia aveva lo sguardo perso, assente, aveva un fisico gracilino e nessuna arma in vista -né abiti adatti a nasconderne, come fra l'altro Deidara stessa. Poteva sembrare strana, eterea, perfino aliena, ma di certo non pericolosa. Ed il tono di voce che aveva usato Deidara nel descriverla non era affatto quello di una persona seria, era beffardo e altezzoso, poteva essere benissimo quello di una persona che prende in giro. Possibile che si stesse divertendo a raggirare i tre studenti radunati davanti a casa Chikuma.

    Comunque, recuperò con semplicità l'arma di distruzione di massa che aveva usato per infliggere dolore e sofferenze al povero Hoshizuku, calzando di nuovo la scarpetta dalla suola bassa e dando piccoli colpetti di punta sul terreno di Sunagakure per assicurarsi fosse al suo posto. Il tutto rimanendo del tutto indifferente al siparietto scatenato da Hoshi e dalla sua bushin, comportandosi come se quel genere di stravaganze fossero del tutto normali.

    CITAZIONE

    -Ehm.. comunque.. Deidi che ci fai da queste parti e a quest’ora?!.. ehi aspetta.. non avrai mica rotto le tue spade un’altra volta?!!!-


    « Ma no, idiota! Ultimamente dormiamo fino a tardi e la sensei ci ha cacciate di casa. »
    Tirò una manica di Celia, svegliandola dal mezzo-torpore in cui era piombata.
    La ragazzina guardò la sua gemella con aria distratta, come se non capisse come mai era stata appena interpellata.
    « Sai, questa qua stamani si è messa a cantare all'alba e non avevo niente da tirarle addosso sotto mano.
    E' agitata e allora ho pensato di venire a molestarti un po' per passare il tempo e farla svagare.
    »
    Celia passò gli occhi grigi su Hoshi, poi su Kigeki, infine uno ad uno sui tre studenti lì presenti.
    Tutto sembrava... fuorché "agitata".

    « Portaci da qualche parte. »
    Ingiunse come se quella fosse la ragione di vita di Hoshi
    « Inventati qualcosa per ammazzare il tempo. Magari potremmo costringere questi studentelli qua a scannarsi fra loro, che ne dici? »

     
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  13. Manifest
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    Curiosi Sunesi



    La Cenerentola assassina aveva ragione. Quella mattina ero piuttosto insolente. In una sola giornata avevo conosciuto fin troppe persone stravaganti per i miei gusti. Solo più tardi nel corso della vita avrei compreso che tutte le persone sono stravaganti e che l’ordinarietà è solo un’illusione della superbia o della pigrizia. Così mi sentii in vena di scusarmi. In fondo nell’intimità di villa Kimura ero io quella “strana”. Naoko diceva che avevo gli sbalzi di umore di una vecchia e che ero capace di essere dolce e malvagia allo stesso tempo. Si, la signorina meritava delle sentite scuse.

    « Hai ragione Deidara Yagi sempai , ti chiedo scusa e chiedo scusa anche a te Celia sempai. Non sono solita ad essere scortese ma oggi, complice il parlare di
    omicidi e… quell’animale (e non sto parlando di Kigeki) -


    Dissi indicando Hoshi o meglio una sua copia appena creata. Probabilmente il vero Hoshi era andato a cambiarsi. Fortunatamente il vero Hoshi era andato a cambiarsi.

    - sono particolarmente confusa ed irritata. Comunque non ho ancora avuto il tempo né l’occasione di ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto, prima di girarmi e constatare la tua presenza ho pensato ad un desiderio esaudito. »


    La scarpetta era nel frattempo tornata al suo posto. Anche il rosso, il quale ci spiegò che il messaggio era effettivamente del Kazekage. Quindi non avevo fatto (forse) una così pessima figura a definirlo egocentrico. Era il Kazekage e non poteva di certo nasconderlo al proprio io. Questo rosso cominciava a starmi simpatico. Era esuberante e per nulla sobrio ma era in grado di infondere una vitalità e un’energia non indifferenti. Deidara ma soprattutto Celia erano invece un mistero. Mentre la prima sembrava soppesare tutto e tutti con aria ironica e sufficiente la seconda pareva contemplare l’universo con la flemma di una creatura millenaria. Strani questi sunesi. Proprio mentre iniziavo ad abbattere il muro di astio verso la coppia di ragazzine ecco che Deidara incalzò:

    « Inventati qualcosa per ammazzare il tempo. Magari potremmo costringere questi studentelli qua a scannarsi fra loro, che ne dici? »


    Sbuffai. Perché mai avrei dovuto confrontarmi con quei due. Non avevo né speranza né voglia. E soprattutto perché mai avrei dovuto essere il giocattolo di Deidara. Stavo per rispondere per le rime alla ragazza quando decisi di sfruttare una precedente affermazione della stessa:

    « Si Hoshi portaci da qualche parte e per favore, spiegaci cosa sta succedendo »

    Affermai con aria ammiccante.

     
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    Il rosso nel giro di pochi minuti si era ritrovato a capo di uno strano gruppetto, Gin era riuscito come al solito ad organizzargli la giornata con tanto amore e passione. Dei nuovi studenti o aspiranti ninja si erano fiondati a casa sua e come se non bastasse Deidi era apparsa accompagnata da una seconda Deidi assetata di sangue, anche se a modo suo, doveva inventarsi qualcosa se non voleva ritrovarsi morto nel giro di due nanhoshi secondi.

    -Ok..Ok.. calma!.. allora.. è chiaro che Gin vi abbia mandato qui perché vuole che risolviamo qualche magagna che è successa nel villaggio..-


    Il rosso si sarebbe intromesso tra Deidi e Suzue allargando le braccia per farsi spazio. Quindi dopo aver fatto qualche passo mentre KIgeki si fiondava nuovamente sulla testa della ragazza dai capelli blu il rosso si sarebbe voltato serio verso il gruppo. Il silenzio era sceso, solo il vento faceva da colonna sonora al momento, il vento ed il brutale brontolio dello stomaco del Chikuma che ancora non aveva fatto colazione.

    -Oh cavolo!.. scusate..-


    Il rosso imbarazzato avrebbe messo una mano sullo stomaco mentre l’latra sarebbe finita a grattare la nuca in una smorfia imbarazzata. Era ovvia la prima cosa da fare in quei casi, il protocollo da seguire presupponeva una sola e semplice azione. Il rosso voltatosi di nuovo dando le spalle avrebbe alzato il dito indice della mano destra al cielo, mentre il sole lo illuminava rendendolo quasi un eroe ninja di altissimo livello. Quindi il fragore delle sue parole sarebbe saettato alle orecchie dei presenti dando ordini ben precisi.

    -Ok ragazzi!!!.. ho deciso!!!.. la nostra prima missione sarà.. SCROCCARE UNA MEGA COLAZIONE AL POTENTE SAMURAI DEL DESERTO!!!.. HAMA HAMA CHAN!!!.. SEGUITEMI!!!..-


    Il rosso sarebbe quindi partito alla volta del Gate di Suna, il luogo perfetto dove trovare il potente amico. La giornata era ancora lunga, chissà se Hamano sarebbe stato tanto gentile da offrire la colazione a tutti.


    Continua qui..





    Edited by Hoshi - 13/3/2012, 22:01
     
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    Il rosso avrebbe osservato Kensei durante tutta la passeggiata. Il ragazzo non sembrava affatto una cattiva persona e anzi se doveva essere sincero un po’ gli assomigliava anche se molto alla lontana. Hoshi era sereno e durante la passeggiata non si sarebbe risparmiato nel fermarsi in qualche bancarella a comprare da mangiare, cosa che molto probabilmente avrebbe fatto piacere anche al suo nuovo amico dato che sembrava aver viaggiato parecchio. Il rosso avrebbe preso due sportine piene di roba, di certo non era uno abituato a risparmiare. Con la bocca piena di cibarie si sarebbe messo a parlare offrendo a Kensei qualcosa per riempire lo stomaco.

    -Ehi.. buoi qualcoba?!..Gnam.. gnam be ho compapo un sacbo?!!..-


    Il rosso aveva allungato degli spiedini al ragazzo, ma dentro la sportina il vagabondo avrebbe trovato molta altra roba. Arrivare fino alla casa di Furui sarebbe stato piacevole, le vie da percorrere per raggiungerla erano affollate al punto giusto e ricche di brava gente intenta a lavorare e darsi da fare. La zona era tranquilla e una delle più normali all’interno del villaggio. Furui e di conseguenza anche Hoshi viveva in una classica casa Sunese, ne troppo grande ne troppo piccola. Una volta arrivati i due sarebbero entrati in giardino trovando davanti casa una ragazza dai capelli lunghi e biondi. Sulla schiena un grande Kazetessen faceva capolinea mentre era intenta a chiudere la porta di casa.

    -Oh?!.. Hoshi Hoshi Kun sei tornato!.. oh?!.. e chi è il tuo amico?!..-


    -Yo sorellona!.. oh lui è Kensei.. un tizio che ho appena conosciuto al gate.. credo venga da Iwa!.. sei di Iwa vero?!.. sta cercando il nonno.. lo hai visto per caso?!..-


    -Kyaaa!!! Iwa!!!.. ho sempre desiderato visitarla un giorno.. magari potresti accompagnar mici tu!!!.. comunque io mi chiamo Yoi!.. piacere!!!-


    Eccola. Quella era la sorella di Hoshikuzu Chikuma, la sua quasi esatta copia al femminile. Il tappo e la sorella infatti avevano parecchie cose in comune come la spontaneità e l’irrefrenabile tendenza a fare i casca morti con il sesso opposto. Yoi era davvero una splendida ragazza, solare e sempre pronta a regalare un sorriso, non a caso era una delle kunoichi più in voga tra gli addestratori di Suna. La ragazza infatti stava proprio andando a tenere una lezione a dei neo genin e quindi era di fretta.

    -Oh beh!.. ragazzi io devo proprio andare ora!.. Kensei è stato un piacere conoscerti!.. magari un giorno mi racconterai del tuo villaggio!.. oh.. se cercate il nonno credo sia sul tetto come al solito.. ora scappo ciao ciao!!!..-


    La ragazza salutato con la mano sarebbe corsa via non prima di scompigliare i capelli del fratello con una risata divertita. Il rosso si era messo ad imprecare dopo quel gesto quasi fosse infastidito che l’avesse spettinato, cosa impossibile dato che i capelli del rosso erano sempre sparati un po’ a caso sopra la sua testa. Il chikuma avrebbe guardato Kensei e poi il tetto della casa prima di in dicarlo.

    -Ehi ce la fai a salire sul tetto?!..-


    Il rosso detto ciò avrebbe fatto un paio di balzi salendo fin sopra al tetto. Casa sua era alta due piani, ma per lui non era certo un problema salire su. Se il suo nuova amico avesse avuto problemi il chikuma lo avrebbe aiutato senza fare storie, in fondo non tutti erano per forza fiqi come lui. Arrivati sul tetto i due ragazzi avrebbero intravisto una figura in piedi sul bordo del tetto. Era impossibile non riconoscerlo, quello era Furui Chikuma detto Lama Pazza, il terrore di Suna, o almeno un tempo lo era.

    A Furui piaceva stare li tutto il giorno, diceva sempre che li riusciva ad ascoltare quello che il vento aveva da dirgli, Hoshi non ci aveva mai dato caso dato che il vecchio era più sordo che altro. Avvicinatosi Hoshi lo avrebbe chiamato con insistenza più e più volte.

    -Ehi nonno abbiamo visite!.. nonno?!.. ehi nonno?!.. NONNOOO!!!..-


    -EH LA SCHEMETTI DI SCHRILLARE MALESCHDETTO MOSSCIOSCIO!!!.. ti ho scentiscio..-


    Eccolo Furui Chikuma, un anzianotto piegato dall’età vestito di un semplice kimono grigio tenuto su da una cintura nera. I capelli sulla sua testa ormai se ne erano andati da un bel pezzo e i pochi rimasti erano bianchi come la neve che mai cadeva a Suna. Hoshi avrebbe presentato Kensei al vecchio prima di lasciarlo parlare. I piccoli occhi del vecchio lo scrutavano attentamente, sembrava quasi avesse intravvisto qualcosa negli occhi dello straniero. A Kensei non restava che parlare e portare il messaggio che aveva per lui.



     
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