Drinkin it up, glomping it down!

[Strade di Suna]

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    Smile at Despair, in the name of Hope

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    A volte mi chiedevo perché dovessi essere sempre io a portare avanti quella farsa; sorridere al proprietario del negozio di liquori, sbottonarmi la camicetta, fargli qualche - ugh - carezza, solo per ottenere la solita bottiglia di alcool di scarsa qualità. Ma era comunque qualcosa, visto e considerato che in teoria non era roba accessibile a gente come noi.

    « Tò. La solita roba. Hai portato da mangiare? »

    Avevo sottobraccio la bottiglia, nascosta in un brutto sacco di canapa. Addosso la solita camicia bianca ed i pantaloni larghi rossi, mentre i capelli erano tenuto sciolti come sempre. Non era un'occasione speciale, affatto. Ma ciò nondimeno, c'era da tenersi in ordine per mantenere le apparenze. Trascinai Miyu per il polso in un vicolaccio, sufficientemente tranquillo per poter fare merenda.

    -- alle 15.30.
    Il caldo era notevole, ma probabilmente il fatto che fossimo abituate a quelle temperature avrebbe aiutato e neanche poco. Presi posto su una cassetta di... frutta, probabilmente. Sì, doveva essere frutta o qualcosa del genere. Non mi dava fastidio mangiare per terra. Anzi, lo trovavo persino più sincero di tanta altra roba. Aprii la bottiglia, annusandola.

    « Eeeww. E' peggio del solito.
    Colpa tua, Miyu. »


    Guardai verso di lei, per lasciarle il primo sorso.
    Del resto era giusto concederle qualcosa, no? Anche a livello simbolico.


    Edited by Neko Tsunderella - 6/7/2015, 15:42
     
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    "Hai portato da mangiare?"

    Annuisce quietamente, tirando fuori un fagotto da sotto il mantello. Dentro il fazzoletto, un cestino del pranzo preparato dalla madre: una scatola di bamboo contenente riso, biscotti alle alghe e altre specialità Kiriane.
    È da anni che si sposta spesso ad Oto, eppure la madre continua a preparargli cibo da portar via, dicendo che "chissà che schifezze mangi da quelle parti".
    Forse è il suo modo di starle vicina, anche quando si trova lontana.

    "Colpa tua, Miyu. "

    «Non è vero.» risponde calma, prendendo la bottiglia senza nemmeno guardarla. Ne beve un sorso per poi poggiarla al suo fianco, sulla cassa dove si è seduta. Il sapore in effetti non è un granché, il retrogusto nella bocca è molto amaro, ma le piace la sensazione di calore che le scivola nella pancia.
    Dubitava che avrebbe ottenuto merce migliore mostrando le sue, di tette - al momento ben nascoste sotto il mantello color sabbia che le sfiora i piedi.
    Sotto la cappa, in realtà, di vestiti ne indossa ben pochi: è abituata ad abiti leggeri e vaporosi, un poco per il clima, in quanto perché abiti tradizionali dei danzatori. Tradizionale è pure il cappello che indossa, un duplice corno che le dà un che di clownesco. Eppure la sua faccia è sempre così seria, pacata, come se il mondo le scorresse addosso senza colpirla particolarmente.
    «Vuoi?» si sporge in avanti, allungando il cestino verso l'amica.
     
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    Ripresi la bottiglia da lei. A volte mi snervava come sembrasse non avere un problema al mondo e niente potesse scuoterla. Ma al contempo, era il genere di compagnia che serviva per tenermi tranquilla. La guardai storto, cercando di capire bene cosa dicesse. Come faceva a non essere colpa sua? Se fosse stata più procace, avremmo risolto un sacco di problemi!
    Ed invece dovevamo accontentarsi di quello che il vecchio tirchio rifilava loro.
    Come se non avessi già abbastanza problemi di mio.

    « Umpf. Sì, sì, dammi qua.
    La prossima volta ci vai tu. »


    Presi un paio di biscotti, assaggiandoli senza troppi complimenti.
    Non erano malaccio; ma diciamo che era tutta un'altra cosa rispetto alla roba che avevamo noi. Era una questione di gusti, ma non capivo come quei... fricchettoni di Kiri potessero mangiare alghe.

    « Quindi. Che vogliamo fare oggi? »

    Tirai un lungo sorso dalla bottiglia, per poi porgergliela nuovamente.
     
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    Riprese la bottiglia e bevve un altro soso, asciugandosi poi la bocca col dorso della mano.
    Le gambe che dondolavano, valutò le varie possibilità. Cosa fare quella sera? A Suna aveva molte più libertà rispetto a Kiri, e non intendeva tornare a casa prima della mezzanotte. Era una questione di principio, il non sprecare quelle ore di svago che così imprudentemente il padre le lasciava. Quando sarebbe stata una ninja di Kiri, forse sarebbe tornata a Suna solo per le missioni. Meno tempo libero, più responsabilità.
    Non aveva ancora chiesto a papà cosa ne pensasse della cosa.

    Potremmo andare a ballare. propose, rigirandosi la bottiglia tra le mani
    Andare a prendere qualcosa di buono da mangiare. Fare un giro nel deserto. Cercare dei ragazzi. Non so fece spallucce sei tu l'esperta del luogo.
    Un modo per darle implicitamente il comando, anche se lei conosceva la capitale del Vento come e più della sua amica. A Milla piaceva fare il capo.

    Forse avrebbero potuto cercare dei ragazzi che le offrissero da mangiare e con cui poi andare a ballare nel deserto. Sarebbe stato il modo perfetto di far quadrare le cose.
     
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