Il tempio di Hatsune

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    Quel giorno di Febbraio faceva un dannato freddo cane. La neve ricopriva l'intera zona buddhista, che di colpo era cominciata a sembrare stranamente bianca. La temperatura cominciò a scendere sotto i minimi storici. Fu più o meno per questo che un sacco di gente si rinchiuse nel monastero più grande di tutta la zona. Entrandoci, vi si potevano scorgere monaci calvi con delle tonache marroni, donne e piccoli bambini. Il monastero, in tutto, presentava diverse finestre e pochissime fonti di luce, se non per qualche candela. La situazione cominciava a divenire dannatamente tragica, giacché era ben chiaro che il freddo li avrebbe raggiunti persino lì.
    Il fuoco delle nostre anime sta per spegnersi...
    Fu la voce di uno dei maestri più importanti nel luogo, Nikaya. Il figuro con la tonaca marrone, quello che poco prima parlò, indicò un piccolo fuoco al lato del tempio. Quel piccolo camino alimentato a legna, solo una flebile fiamma e nulla più.
    Esso ci riscalda, ma la legna sta per finire...
    Delle note di tristezza nella sua voce. Con lo sguardo abbassato, però, l'uomo continuò a proferir parola.
    Ma c'è un modo per salvarci... e si chiama Hatsune. Lì hanno abbastanza legna anche per noi.
    Mentre il tremore dei presenti, proseguì.
    Ma ci sono diversi ostacoli per poter raggiungere quel luogo, e mi serve una spalla, perché da solo credo di non potercela fare.
    L'uomo sapeva di non poterlo chiedere ad altri monaci giacché più anziani e deboli di lui, e sapeva di doversi affidare a qualcuno di più giovane, ed affidabile, ma a chi?
    Lucifero!
    Lo chiamò ad alta voce...
    Sei uno dei migliori studenti che abbia mai conosciuto...vuoi salvare le vite a questa povera gente. Sappi che capirò se rifiuterai... è molto pericoloso li fuori.
    Non vi era spazio alla paura in quella sala. Lui fu scelto, lui doveva accettare e salvare quel tempo dal disastro, ma era ancora inconscio di ciò che lo attendeva.
     
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    Il tempio. Un luogo di pace, ritrovo personale e spiritualità. Nulla a che vedere che niente di esistente al mondo. Il legno delle colonne, le candele sparse sui dei candelabri molto semplici e alcuni arazzi recanti i mantra più significativi, sembravano emanare energia positiva verso ogni direzione. La figura del monaco stava seduta con le gambe incrociate sopra al cuscino rotondo e di grandi dimensioni, che gli consentiva una posizione estremamente comoda e rilassante. Con le mani congiunte e rivolte verso il basso, il ragazzo stava ben dritto con la schiena e respirava col diaframma, un ottimo metodo per migliorare la resistenza in apnea e che offriva buoni benefici all'apparato digerente. La sua voce risuonava nella stanza come una pallina elastica lanciata sulla parete e che continuava a rimbalzare senza sosta. I divisori tra le varie stanze, fatti di un materiale fonoassorbente per fortuna, limitavano l'espansione della sua preghiera, e quindi impediva il disturbo degli altri monaci.
    <Nam Myoho Renge Kyo...
    Nam Myoho Renge Kyo...
    >
    Ripeteva la stessa frase di seguito, con le sole pause per prendere respiro. Mentre le parole uscivano dalla sua bocca con tono profondo, la mente vagava libera, senza alcuna concentrazione. Ricordi, pensieri, immagini, suoni... tutto disciplinatamente gli appariva e quindi se ne andava. Un flusso di coscienza estremamente rilassante, anche nei ricordi più oscuri.
    CITAZIONE
    Luxeifer!

    Una voce risuonò per le vie del tempio, una cosa molto strana, anzi, quasi impossibile, dato che non si era soliti urlare (o quasi). La meditazione venne interrotta bruscamente, ma il ragazzo riconobbe facilmente la voce: Maestro Nikaya...
    Si alzò lentamente, per evitare bruschi riallineamenti dell'energia spirituale, quindi camminando si diresse verso la sala grande. Lì erano stipate diverse persone, accorse lì a causa dell'inverno più gelido del solito. Nei dintorni la legna era finita, e solo il calore del tempio e della preghiera avrebbe riscaldato quelle anime devote a loro stesse.Quando entrò, il maestro lo stava aspettando nella pedana rialzata dal quale si poteva vedere il Gohonzon: <Sono qui Maestro> disse recandogli un inchino profondo e rispettoso.
    CITAZIONE
    Sei uno dei migliori studenti che abbia mai conosciuto...puoi salvare le vite a questa povera gente. Sappi che capirò se rifiuterai... è molto pericoloso li fuori.

    Quelle parole lo lusingarono, gli stava affidando una missione molto importante e non avrebbe potuto rifiutare. Certo Nikaya gli disse che se lo avesse fatto lo avrebbe capito, ma Lux sapeva che in fondo contava troppo su di lui per accettare un rifiuto. Inoltre, come avrebbe potuto avere ancora rispetto di se stesso se non avesse aiutato il tempio nel momento del bisogno? <Vado Maestro, che Yamantaka possa ispirarmi affinché le difficoltà non superino la mia volontà di affrontarle>. Si inchinò di nuovo, guardò rispettosamente tutte quelle persone che ora contavano su di lui e scattando corse fuori, verso il tempio di Hatsune, dove avrebbero avuto la legna.
     
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    Un cenno col capo del Maestro ad accompagnare la risposta decisa del giovane allievo. Un po' doveva ammettere di essere soddisfatto di averlo cresciuto. Quel ragazzo aveva della stoffa da vendere, ne era sicuro. Poco dopo sorrise, ed impetuo si avvicinò al grosso portone.
    Si parte subito...
    Nemmeno il tempo per i saluti che i due uscirono dal Tempio. Fuori vi faceva un freddo cane, e l'unica cosa con cui Lucifero avrebbe potuto coprirsi era un mantello.
    Corri più veloce che puoi... Lucifero. Fermati un attimo ed il sangue nelle tue vene si congelerà ben prima che tu possa dire qualcosa.
    A quel punto i due si sarebbero messi a correre. Correndo però, entrambi avrebbero visto i propri piedi sprofondare nella neve. Era dannatamente difficile correre in quella maniera lì, e il Maestro lo sapeva.
    Accellera... accellera... accellera...
    Correndo Lucifero avrebbe visto come il suo sensei a tratti in cui vi era più neve accelerava di più, aumentando la distanza tra lui ed il proprio allievo. Era evidente, che per stare al passo, anche Lucifero avrebbe dovuto imparare ad usare quelle improvvise accelerazioni, seppure di poca intensità.
    Avrebbe dovuto farlo per 10 volte, prima di ritrovarsi dinnanzi ad un ponte.



     
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  4. -Diablo-
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    Il maestro lo seguì, una cosa che non si era aspettato, pensava avrebbe affrontato quella missione da solo. In fondo però Nikaya era ancora piuttosto giovane dall'alto dei suoi cinquant'anni, il fisico di un monaco era temprato dal lavoro e dalla meditazione, per questo si sentiva ancora come un ragazzino. Ne avevano parlato più volte, soprattutto quando Lux si sentiva stanco e non riusciva a completare le serie estenuanti di esercizi che il maestro gli dava:
    CITAZIONE
    Sei così giovane e non riesci a finire questi esercizi semplici? La forza spirituale di voi ragazzi dovrebbe essere cinque volte la mia che ho cinquant'anni!

    .
    Avvolgendosi rispettivamente nei mantelli, scattarono il più velocemente possibile sulla strada coperta del bianco della neve, lasciandosi alle spalle le impronte del loro passaggio. Il freddo era impressionante, respirando Lux credette che l'aria si fosse congelata nei polmoni, e che come un batterio il ghiaccio stesse espandendosi nel sangue.
    CITAZIONE
    Corri più veloce che puoi... Lux. Fermati un attimo ed il sangue nelle tue vene si congelerà ben prima che tu possa dire qualcosa.

    Allora era vero? Non se lo era immaginato! Gli si stavano davvero congelando le vene!!! Assieme a Nikaya scattò in avanti, facendo affidamento sui suoi muscoli ma ancora di più sulla sua forza mentale. Avanzando metro dopo metro, il mantra infatti si ripeteva nella sua mente come un eco infinito. Erano solo parole, eppure gli davano una volontà smisurata. La neve però era loro nemica. Rallentava il passo e impediva la fluidità dei movimenti:
    CITAZIONE
    Accellera... accellera... accellera...

    . Ogni tanto vedeva il maestro, che noncurante della superficie su cui si trovava di tanto in tanto lo distanziava, scattando in maniera assolutamente atipica: Come fa??
    Continuò a correre, cercando di imitare i movimenti di Nikaya, sfruttando piccoli e intensi scatti per non perdere mai il ritmo: Avanti Lux... avanti... scatta!. Lavorando continuamente sulla capacità mentale di superare i limiti fisici, in un solo istante diede "benzina" ai tendini e ai polpacci, ritrovandosi ad una velocità leggermente superiore alla sua. Lo stupore fu molto, gli sembrava di riuscir a diminuire l'attrito con la neve a quella velocità. Purtroppo l'effetto durò poco, ritrovandosi distanziato dal maestro: Ancora una volta... per le persone che attendono quella legna!. Riprovò la stessa sensazione di prima, lo scatto gli fece guadagnare terreno fino a fiancheggiare Nikaya. Continuando con l'aumento e la naturale diminuzione della velocità, Lux sentiva crescere la sensazione di rapidità dei movimenti ogni volta che scattava: E' strano... sembra quasi come se i miei muscoli... al posto di essere stanchi.. si scaldino sempre di più.... Purtroppo, pur avendo compreso come effettuare quei movimenti, era comunque la prima volta che si ritrovava a farli, dimostrando ogni tanto un leggero sbilanciamento. Durante uno scatto infatti, quasi stava cadendo per aver messo male un piede: Fa attenzione! Se cadi sei morto... Aveva appena finito di effettuare l'ultimo allungo quando si ritrovò di fronte ad un ponte. La neve fredda continuava a scendere incessante e fitta, rendeva quasi difficoltoso vedere dove si andava.


    CITAZIONE
    Ti prego xD per quanto la traduzione del mio nome possa essere proprio quella... NON usarla xD o Lux o Luxeifer

     
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    E così fu. Le due figure si ritrovarono dinnanzi ad un ponte. Era totalmente gelato e ricoperto di neve bianchissima. Il sensei ci mise sopra un piede, e sentendo lo scricchiolio del legno, affermò chiaramente che avrebbero dovuto muoversi, se non volevano che quel legno crollasse. Cosi il sensei prese la rincorsa, ed indicando a Luc di seguirlo si mise a correre su quel ponte. L'avrebbe incitato un paio di volte.
    L'equilibrio... mantieniti in equilibrio.
    Attraversare quel ponte, poteva risultare un compito alquanto difficile. Non appena Lux si sarebbe messo a correre, avrebbe capito del perché il sensei gli parlava dell'equilibrio. Correre su quel ponte, infatti, era praticamente impossibile. Avrebbe dovuto fare diversi scatti come poco prima, giacché, a differenza del suo maestro, avrebbe dovuto fermarsi dopo ogni scatto per ristabilire l'equilibrio e non cascare giù. Una volta che sarebbe arrivato a metà ponte, avrebbe visto il suo Maestro dall'altra parte, incitarlo a muoversi.
    Dai su, sbrigati! Lux, corri...
    Un altro passo, e il legno sotto i suoi piedi cominciò a cadere, pressato dal peso della neve. Se fosse stato abile, Lux si sarebbe aggrappato alle corde del ponte. Doveva procedere velocemente, ma il vento glie lo impediva. Quel vento muoveva il ponte molto velocemente, obbligando Lux a muoversi a scatti con dei veloci movimenti con le mani.
    Non appena il ragazzo avrebbe toccato il suolo, che il ponte sarebbe caduto alle sue spalle.

    Oh no...
    Esordì il Maestro, ricominciando a correre. Dopo un altro quarto d'ora di corsa, i due si ritrovarono di fronte ad un fiume.


     
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  6. -Diablo-
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    Lo sapeva, se l'era immaginato sin da quando aveva visto quel ponte, pieno zeppo di neve pesante e scivolosa. Avrebbe dovuto fare molto meglio di prima pur di arrivare dall'altra parte. Nikaya tastò la resistenza del legno, ma questo scricchiolò senza nemmeno appoggiare tutto il peso: Se non lo attraversiamo in tempo moriremo entrambi...
    Senza troppi ripensamenti, il Maestro si gettò con la rincorsa sul ponte, scattando in maniera superlativa e quasi galleggiando nell'aria al di sopra del pelo del ponte, ma poco prima di questo lo avvertì con un semplice consiglio:
    CITAZIONE
    L'equilibrio... mantieniti in equilibrio.

    Per un primo momento non capì cosa intendesse dire, fino a che non si lanciò anche lui rincorrendo il maestro. Per quanto fosse riuscito a percorrere con un semplice scatto, si ritrovò a dover appoggiare un piede per spingersi di nuovo in avanti, il contatto però non fu per nulla piacevole: la superficie estremamente scivolosa lo fece traballare, impedendogli di rimanere scattare in modo uniforme come prima: E' tutto ghiacciato... devo mantenere l'equilibrio e la velocità, è l'unico modo... si disse continuando a correre, cercando di recuperare passo dopo passo un minimo di stabilità. Ogni volta che il piede si appoggiava alla superficie ghiacciata, ogni muscolo, ogni senso del ragazzo era intento a mantenere il baricentro nello stesso punto. I primi passi furono i peggiori, proprio come prima con gli scatti, Lux era molto bravo ad imparare, ma come tutti necessitava di qualche errore per comprendere appieno. Neanche se ne accorse che il maestro si ritrovò al sicuro dall'altra parte del ponte, mentre il suo studente era ancora a metà:
    CITAZIONE
    Dai su, sbrigati! Lux, corri...

    Ho le capacità per arrivare dall'altra parte, ho il coraggio di superare questo ponte...
    Improvvisamente il sostegno divenne estremamente precario, dando evidenti segni di cedimento: Muoviti!!! si urlò dietro, come questo potesse farlo diventare una saetta. Bruciando ogni singola molecola di ossigeno che si ritrovava nel sangue scattò, accompagnando il movimento con l'ondeggiamento contemporaneo delle braccia, un aiuto non poco rilevante. La prima metà del ponte sembrò quasi infinita rispetto alla seconda, percorsa in due battiti di ciglia. Una volta appoggiato piede sul solido terreno, anch'esso coperto di neve, un forte rompo venne prodotto dal legno sul fondo del precipizio. Nikaya espresse brevemente la sua preoccupazione per il ritorno, ma Lux cercò di sollevarlo: <Tranquillo maestro, troveremo un altra via e ricostruiremo il ponte in primavera>. Non riuscì a terminare che dovettero ricominciare a correre per non congelarsi sul posto. Mantenendo una velocità costante, incontrarono a breve un altro ostacolo: Il fiume!
     
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    I pericoli non terminavano mai, per quei due. Dopo essersi trovati dinnanzi ad un fiume, che per volontà della natura scorreva più impetuoso che mai da una delle montagne lì nelle vicinanze. Quell'impetuosa acqua, non permetteva il passaggio delle persone a nuoto, era impossibile non venir trascinati via dalla corrente.
    Andiamo...
    Con un rapido salto, prendendo la rincorsa, il figuro con la tunica marrone si portò velocemente su un spuntone nell'acqua, rimanendoci in equilibrio per un po'. Era più o meno quello che avrebbe dovuto fare anche Lux, giacché era piuttosto chiaro che se fosse saltato a velocità normale, sarebbe inevitabilmente stato deviato dal vento. Una volta finito nel fiume, non se ne sarebbe più uscito da lì. Il maestro, a tal proposito, gli gridò qualcosa.
    Devi saltare con più velocità rispetto al normale, altrimenti finisci nel fiume.
    Una serie di 5 salti su quelle rocce, e poi i due si sarebbero ritrovato all'altra riva del fiume. Da lì, un'altra quindicina di minuti di corsa nella foresta, e quindi Hatsune. Il grande monastero.


     
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  8. -Diablo-
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    Aveva freddo, e i suoi muscoli cominciavano ad intorpidirsi nonostante il continuo sforzo a cui li sottoponeva il ragazzo. Avvolto nel mantello nero, questo svolazzava di qua e di là, strappato dal vento impetuoso. I capelli corvini, non ancora lunghi come sarebbero stati più avanti nel tempo, erano scompigliati e pieni di neve residua, posatasi durante quel viaggio. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma la fede non vacillava: se il maestro poteva continuare, anche lui poteva. Era come una legge d'induzione, l'esempio di Nikaya gli ridava la forza e la vitalità. Vederlo correre di fronte a lui non era solo un faro di speranza, ma una vera e propria fiamma interiore. Sentiva un'energia dentro, un potentissimo mezzo per continuare quella missione così pericolosa... qualcosa che gli sarebbe servito proprio in quel momento:
    CITAZIONE
    Andiamo...

    disse semplicemente Nikaya di fronte ad un fiume in piena, spinto con impeto estremo dall'imponente forza della natura. Prendendo la rincorsa si lanciò, atterrando esattamente sulla punta di una roccia che dalle acque gelide spuntava, come il dente di un enorme squalo d'acqua e ghiaccio. Una volta lì, prima di allontanarsi troppo dall'allievo, lo consigliò:
    CITAZIONE
    Devi saltare con più velocità rispetto al normale, altrimenti finisci nel fiume

    Coinciso, rapido, assolutamente impeccabile. Lux prese la rincorsa, ispirato da tali parole: nel suo cuore non c'era timore, né dubbio, solo la certezza, che se il maestro non lo avesse ritenuto in grado di affrontare quelle rapide, non lo avrebbe portato a saltare. Gli avrebbe detto di andarsene, di rinunciare. Perché è anche questo uno dei compiti di un monaco, riconoscere i propri limiti in caso di enorme pericolo. Superarli certo, ma quando questo non costi la vita.
    Dopo aver visualizzato precisamente il punto di atterraggio, aver contratto i muscoli come molle di ferro e preso un buon respiro per far sì che l'ossigeno alimentasse le fibre, spiccò il salto. In un attimo, senza che se ne potesse accorgere, fu sulla roccia in equilibrio, anche se un po' vacillante a causa dell'inerzia per cui tendeva a cadere in avanti: Avanti! Un altro! senza pensarci troppo, si convinse a continuare. Non doveva per alcun motivo perdersi a ragionare su ciò che stava facendo. Se solo avesse realizzato di essere in punta ad una roccia aguzza in balia di un fiume scosso dalla tempesta, si sarebbe girato e se ne sarebbe andato... invece non pensò. Cioè, più che altro si concentrò solo sulle meccaniche di salto e di equilibrio che servivano per arrivare vivo al prossimo masso: Ho allenato i muscoli duramente per questo tipo di cose, non possono tradirmi ora. Respinse l'impulso di chiudere gli occhi solamente perché doveva vedere perfettamente la direzione in cui saltare, quindi spiccò di nuovo il volo. Arrivato sulla seconda roccia, trattenne il respiro solo qualche secondo, prima di effettuare una scelta: I prossimi sono troppo lontani fra loro... non posso fermarmi. Devo sfruttare lo slancio di ogni salto per arrivare al successivo... e non posso fallire. Morire adesso vuol dire aver sprecato diciannove anni... non è mia intenzione.... Contrasse di nuovo al massimo i muscoli delle intere gambe: polpacci, cosce, piedi... tutti pronti ad una serie di salti che dovevano rasentare la perfezione. Anzi, dovevano eguagliarla... non c'era spazio neanche per un errore marginale. Vai! si disse scattando in avanti, muovendo anche le braccia per darsi uno slancio maggiore. Toccando il terzo sasso con la punta del piede, contemporaneamente usò quest'ultima per spingersi oltre, quindi il quarto e poi il quinto. Fu dall'altra parte del fiume in un baleno, solo allora si accorse di aver trattenuto il fiato per la paura... una mossa che gli sarebbe potuta costare cara... Sono vivo...
     
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    E finalmente furono nel monastero. Ogni singolo secondo era prezioso quanto un'eternità. I gentili monaci di quel Monastero, gli donarono di due carovane, entrambe piene strazeppe di legno di vario tipo. Il saggio maestro, aprì nuovamente bocca.
    Finora siamo andati in discesa... ora dovremo andare in salita, usando un'altra via.
    Il sensei mosse una delle proprie mani, poggiandola sul capo del fanciullo, come se volesse passargli il proprio coraggio.
    Questo ti fa onore, Luxeifer.
    Il sensei prese allora la carovana per i due manici, e cominciò trascinarsela dietro. Era un peso difficile da sostenere, specie in salita con quel freddo, ma il ponte era rotto, e loro non avevano alternative. Correndo, avrebbero percorso una strada ricurva in salita. Oltre alla difficoltà della salita e al ghiaccio che ricopriva la strada, luxeifer avrebbe avuto anche un potente vento a soffiargli contro, rendendo il tutto ancora più impossibile. Il vento si sarebbe però alternato, dando possibilità al ragazzo di avere delle piccole accelerazioni.

    Ero a conoscenza di questa strada, ma vista la ripida salita avevo para che potessimo schiantarci in velocità... Lux.
    Un quarto d'ora di intensa salita, e i due si sarebbero ritrovati in una pianura innevata.
    Da li al loro Monastero, all'incirca un'altra mezzoretta di corsa.



     
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  10. -Diablo-
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    Giunsero quindi al tempio, ma non c'era un solo attimo per fermarsi. Niente riposo, niente acqua... la gente del monastero di Yamantaka probabilmente stava morendo di freddo e lui pensava a riposare: Bell'esempio di disciplina...
    Mentre osservava i due carretti monoposto utilizzati per portare la legna che avrebbe salvato quelle persone dal gelido inverno, Lux non poté fare a meno di sentirsi debole mentalmente, per ciò che stava pensando, per il suo desiderio di un solo attimo di pausa lì con i monaci di Hatsune, per riprendere le forze. Il maestro con le sue parole non contribuì a renderlo meno egoista:
    CITAZIONE
    Finora siamo andati in discesa... ora dovremo andare in salita, usando un'altra via

    Evidentemente non poteva leggere nella mente dell'allievo, altrimenti non avrebbe detto la frase seguente. Appoggiandogli la mano segnata da anni di allenamento sul capo gli dimostrò quanto apprezzasse il suo aiuto:
    CITAZIONE
    Questo ti fa onore, Luxeifer

    Sentire pronunciare il suo nome per intero con un tono così profondo, la mano calda nonostante il freddo e le intemperie attraversate... sentì crescere dentro tutta la sua fiamma spirituale. In un attimo un vorticante senso di vittoria e successo lo pervase completamente, facendogli cambiare persino lo sguardo e l'espressione, ora più determinata e volenterosa. Afferrò di scatto i due maniglioni in legno freddo, abbassando il carretto alla sua altezza e facendo qualche passo avanti per testarne il peso. Certo era pesante, ma le ruote contribuivano fortemente al movimento senza troppo sforzo: Sarebbe stato un dramma portare a spalla questo carico...
    Già... diceva così perché non avevano ancora iniziato la salita.
    All'inseguimento del suo sensei, il monaco cercò in tutti i modi di stargli dietro. La tunica arancione da iniziato svolazzava all'indietro spinta dal vento gelido, e i sandali, già pieni zeppi di neve continuavano a farne passare sotto alla pianta del piede, provocandogli un gran dolore, come se la pelle potesse spaccarsi da un momento all'altro. Risalendo quella strada tortuosa, continuava ad utilizzare il metodo imparato fino a quel momento, micro-scatti alternati per non perdere il ritmo e per mantenere caldi i muscoli e nel contempo per non strapparseli. Le spinte improvvise erano dettate anche dal ritmo del vento, che con una forte irregolarità gli soffiava contro, impedendogli di andare avanti. Lux infatti, scattava solo in quel caso, ponendo resistenza alla corrente contraria: quando questa smetteva infatti la sua andatura tornava normale senza eccessivi sforzi.
    CITAZIONE
    Ero a conoscenza di questa strada, ma vista la ripida salita avevo paura che potessimo schiantarci in velocità... Lux

    Per tutto il resto della strada Lux si chiese "perché glielo avesse detto". Era una frase così superflua, così campata per aria. Rivelare al suo allievo che non avevano preso la strada più semplice ma più pericolosa? A che pro? Ormai quanto fatto era fatto e non ci sarebbero stati viaggi nel passato a far cambiare la storia. Lux sperò solamente che tale scelta fosse davvero la migliore in termini di tempo, la sua vita ormai non era più importante. Morire in quel momento non avrebbe significato solamente il termine della sua, ma anche della vita di centinaia di altri abitanti.
    Continuarono, senza ripensamenti, senza fermarsi. Il freddo continuava ad attanagliarlo, tagliandogli la pelle come lame sparse nell'aria, congelandogli naso e occhi e atrofizzando i suoi muscoli che per quanto sotto sforzo pativano lo stesso. Ciò che più volte salvò il ragazzo dall'intento di fermarsi fu il motivo per cui era partito: Io voglio diventare un adepto di Yamantaka. Io voglio illuminare la mia mente ed elevare la mia essenza, affinché i deboli non debbano più temere l'oscurità. Combatterò le diseguaglianze al quale sono stato sottoposto sin da piccolo, ma non eliminando la sofferenza. Assecondandola, da buon Buddhista. Non se ne accorse nemmeno, pensare lo aveva indotto a non focalizzarsi sul dolore fisico e sullo sforzo che stava facendo nel trasportare quell'immondo peso, così s'era ritrovato in cima alla strada, d'innanzi ad una vastissima pianura. Senza smettere di correre, rivolse uno sguardo a Nikaya, sorridendogli: <Forza maestro, è quasi finita...>
    Tempo che la frase fosse finita, il ragazzo accelerò di colpo, intriso di una nuova vitalità, giuntagli al pensiero di essere sulla via di ritorno per il tempio. Sfruttando quanto imparato incrementò lo sforzo dei muscoli arrivando appena prima del punto di sforzo eccessivo, correndo come mai in vita sua. Il peso del carretto faceva forza sulle sue braccia e quindi sulle spalle, l'aria gelida sembrava come unghie diaboliche all'interno dei suoi polmoni... ma tutto questo non lo fermava. Non sarebbe morto a quel punto. Non ora che mancava così poco a salvarli. Solamente di fronte all'immensa statua di Yamantaka che adornava la piazza principale Lux si sarebbe fermato, avrebbe posato il carretto e senza mai smettere di muoversi avrebbe rivolto un solo ed unico pensiero: Grazie...
     
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    Lo fecero. Insieme corsero per una quindicina di minuti, finché tra il freddo e la neve non giunsero a vedere le mura del monastero. Non ci volle molto, tra i vari ostacoli, seppure ben meno gravi di quelli incontrati precedentemente, affinché le due figure giungessero dentro la zona del Monastero, trainando due pesanti carovane.
    Una volta lì, il Maestro salì sul palco, rivolgendosi alla povera popolazione composta da donne indifese e bambini innocenti.

    Quest'oggi la salvezza della vostra vita, è tutta dovuta a Lux. Onoratelo.
    Una pacca sulla spalla al ragazzo, e quindi altro lavoro. Portare le legna dalle carovane ai camini, era comunque difficile per un maestro.



    Fine.


     
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