La casa di Shaina

dove vivo gratis

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    La situazione era andata nel modo migliore. La melodiosa voce della ragazza stava inviandomi forti emozioni che solo la mia sensibilità sopraffina riusciva a percepire. O Almeno così credevo, visto come l'espressione di Deidara persisteva truce e arcigna come poche volte prima d'allora.

    Ad un certo punto, qualcosa o qualcuno, colpì la finestra con forza. Era una piccolissima Averla ferita qua e la da non saprei dire bene cosa, semplicemente cozzava contro il vetro nel disperato tentativo di entrare all'interno. - E' Celia quella li fuori?.. - Guardai Deidara. - E' capace di trasformasi in un'Averla a piacimento?.. - Rimasi un pochino scioccata dalla cosa: Pensavo che solo le creature dei contratti potessero arrivare a quel livello di polimorfismo. Aprì la finestra per evitare che si sfracellasse del tutto prendendola tra le mani ed accarezzandole la testolina piumata.

    - Poverina.. hai visto come è ridotta?.. queste cicatrici sono vecchie e quasi tutte inflitte con qualcosa di diverso da .. cioè non credo che un'Averla possa farsi ferite del genere, nemmeno combattendo contro un'Aquila.. - Sospirai, accarezzandole le ali. - Hai provato a prenderla in mano? E' Morbidissima - Feci il solletico al piccolo pennuto, passandogli l'indice sotto il becco.

    - Comunque.. che te ne pare del lavoro fatto qui in casa? -
    Domandai in modo molto naturale. - Non credo che alla signorina Otori dispiacerà avere qualche altro paesaggio artistico.. inoltre canta proprio bene per essere una creatura praticamente selvaggia.. - Poi guardai la Kunoichi con aria un pochino incerta. - ..Credo che Celia voglia stare qua, sai?.. se avesse voluto andarsene l'avrebbe fatto appena avuto il necessario per farlo.. invece.. - Dondolai la creaturina con la mano. - Se non altro adesso saprai sistemare le cose nel caso.. ci siano altri problemi del genere.. potresti insegnarle ad essere una persona normale, farla divertire.. a Suna ci sono molti posti belli da vedere.. - Poggiai celia sulla spalliera del divano, chiudendo la finestra.

    - Credo che a breve la cosa qui sarà finita.. e ho preso un permesso di tre giorni, quindi dove mi consigli di andare per visitare questa bella città? -


     
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    - E' Celia quella li fuori?.. E' capace di trasformasi in un'Averla a piacimento?.. -


    Guardò alla scena pietosa di quel pennuto che continuava a sbattere imperterrito contro il vetro con un'espressione che non era né divertita né mossa a pietà, e non trovò niente di particolarmente eccezionale nell'idea che una ragazzina potesse trasformarsi in un piccolo rapace di quindici centimetri di lunghezza in modo da schiantarsi contro i vetri o infilarsi negli armadi altrui.

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    - Poverina.. hai visto come è ridotta?.. queste cicatrici sono vecchie e quasi tutte inflitte con qualcosa di diverso da .. cioè non credo che un'Averla possa farsi ferite del genere, nemmeno combattendo contro un'Aquila.. Hai provato a prenderla in mano? E' Morbidissima -


    Finché poté ignorò la situazione, continuando a piegare e riporre i suoi abiti con gesti meccanici e non troppo precisi. Quando però la kunoichi della foglia le allungò l'animaletto infilato nel suo palmo e quello arruffò le piume emettendo un verso stridulo non poté ignorarle oltre e le degnò di un'occhiata cui Shay e Celia ricambiarono con qualcosa che sembrava... aspettativa? Speranza? Cos'è che doveva fare, prendersi in casa un rapace grande quanto un uovo che le aveva devastato la casa e fatto prosciugare tutti i suoi risparmi??

    « No grazie. »
    Rispose imbronciata a quell'offerta, riprendendo testardamente a riporre i suoi abiti nella valigia.

    CITAZIONE

    - Comunque.. che te ne pare del lavoro fatto qui in casa? Non credo che alla signorina Otori dispiacerà avere qualche altro paesaggio artistico.. inoltre canta proprio bene per essere una creatura praticamente selvaggia.. -


    Cominciò a intuire dove voleva andare a parare Shay, perciò si fermò di nuovo e deglutì, lottando con se stessa per non fare come al solito giacché ogniqualvolta qualcuno le si rapportava in quel modo con un tono gentile aveva come il riflesso di scacciarlo prima che si procedesse anche solo di un passo.

    « Non mi piacciono i quadri. »
    Mentì subito, affannandosi con uno sbuffo nella speranza di trovare qualcosa -qualsiasi cosa- che fosse a portata di mano in modo da fingersi indaffarata e sottrarsi alla discussione. Shay però a quanto pareva non si scoraggiava tanto facilmente, e proseguì con l'ultimo, decisivo affondo.

    CITAZIONE

    - ..Credo che Celia voglia stare qua, sai?.. se avesse voluto andarsene l'avrebbe fatto appena avuto il necessario per farlo.. invece.. Se non altro adesso saprai sistemare le cose nel caso.. ci siano altri problemi del genere.. potresti insegnarle ad essere una persona normale, farla divertire.. a Suna ci sono molti posti belli da vedere.. -


    Deidara smise di fare ciò che stava facendo e sbatté la valigia, chiudendola di botto con un gesto come di stizza.

    « Una persona normale??! »
    Sbottò, senza sapere bene nemmeno lei perché si sentiva così arrabbiata.
    « Ma ti pare?? Chi è che vorrebbe avere un mostriciattolo del genere per casa?? Gli hai dato una bussola, no?? Allora che si dia una mossa, se ne torni da dove viene! Ti ho pagata per questo, sai? Ti ho pagata perché venissi qui per togliermi da piedi questa piattola. Io, qui, non la voglio di certo. »
    Guardò malissimo l'Averla grigia, che adesso era appollaiata sullo schienale del divano e la fissava di rimando, con gli occhi grigio-azzurri che non erano cambiati poi molto da quando era in forma umana.
    « Hai capito, tu?? »
    Rincarò la dose, indicando la finestra che, adesso, era aperta.
    « Qui non ti vuole nessuno. Fuori! »
    A Shay sarebbe arrivata un'ondata di sentimenti che erano un misto di stupore, rabbia, disgusto, autocommiserazione e tanta delusione. Non aveva poi mancato il segno quando aveva detto che Celia voleva restare, di fatto per quanto avesse apprezzato tantissimo il regalo di quella bussola, pensandoci a mente fredda chissà se le sarebbe bastata per ritrovare la strada di casa. Era talmente piccola... vista sotto forma di umana appariva come una quindicenne, ma nella sua vera forma poteva affogare benissimo nel pugno d'acqua che entra nel palmo di una mano aperta. Quando sbatté le ali e, levatasi in volo, scappò dalla finestra diretta a nord, non ci fu bisogno di nessuna empatia animale per intuire quanto fosse ferita.
    Deidara non si voltò nemmeno.

    « Vuoi vedere un po' il villaggio? »
    Disse a Shay, alzandosi e ammirando la casa, sistemata e tirata a lustro meglio che di prima.
    « A Suna non c'è un granché. Posso indicarti le vie dei negozi, magari ti faccio uno schizzo per le serre... »
    Nel parlare, evitò accuratamente di guardarla in faccia.
    Non era dell'umore. Se fin dal primo istante era sembrata scontrosa, dal momento in cui Celia aveva cantato era affondata in uno stato d'animo nero e intrattabile.

     
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    Povera Celia. Deidara sapeva essere veramente terribile nel parlare e mi pianse il cuore a non averle chiesto di venire con me a Konoha. Ero sicura che si sarebbe trovata bene assieme a Takeda.. - Deidara.. perché sei così cattiva con lei? Non capisci che è solo una bambina che cercava l'approvazione delle "grandi" del suo stormo?.. Ha nominato una certa Beru.. e Idia.. sono sicuramente la sua superiore e la regina dello stormo a giudicare da come ne parlava.. lei è venuta qua per recuperare quell'oggetto.. - Sistemai le ultime cose. - Inoltre hai visto che tagli ha sulla pelle?.. quella ragazza è stata maltrattata dai suoi simili o da qualcun'altro, non merita di essere cacciata via in questa maniera.. - Poi fissai attentamente la Kunoichi del vento.

    Per quanto fossi brava con gli animali mi ero imposta di diventarlo anche con gli esseri umani e, Purtroppo, sarebbe stata Deidara il mio nuovo caso da Psicologa Militare. - Deidara.. perchè sei così aggressiva con tutto e tutti ma temi di deludere la Signorina Otori?.. Non voglio offenderti.. voglio solo capire perchè certe volte sembri terrorizzata dall'idea di non avere più.. - alzai un dito compiendo un gesto circolare, come a descrivere la stanza. - .. un tetto, una casa.. E altre volte sei capace di provare una profonda rabbia e un grande sentimento di repulsione per tutto quello che riesce a scaldare l'animo più crudele.. Io non sono certo solo un'esperta di Animali, Deidara.. - Le sorrisi, dolcemente. - ..Dimmi solo perché. -.
     
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    - Deidara.. perchè sei così aggressiva con tutto e tutti ma temi di deludere la Signorina Otori?.. Non voglio offenderti.. voglio solo capire perchè certe volte sembri terrorizzata dall'idea di non avere più.. un tetto, una casa.. E altre volte sei capace di provare una profonda rabbia e un grande sentimento di repulsione per tutto quello che riesce a scaldare l'animo più crudele.. Io non sono certo solo un'esperta di Animali, Deidara..
    ..Dimmi solo perché. -


    « Ma cosa sei, una strizzacervelli?? »
    Non poté fare a meno di ritrarsi, squadrando la kunoichi della foglia con uno sguardo irritato da quelle esternazioni da "ho-visto-tutto-ho-capito-tutto" che pungevano nell'orgoglio e non avevano proprio senso di esistere, sopratutto non se dette da una sconosciuta.
    « Io non temo di deludere proprio nessuno!! Che cosa cavolo ci vedi di strano se non voglio che la proprietaria di questa casa la trovi distrutta al suo ritorno da un viaggio lungo e presumibilmente stancante?? Ti comunico, carina, che la sensei fa un grande sforzo per tenermi come coinquilina! »
    Sbatté un piede a terra, per una reazione istintiva.
    « Non pago, non so fare i lavori di casa e quando mi chiede di preparare da mangiare l'unica cosa che riesco a fare sono i cibi precotti del combini, è IL MINIMO se ho la decenza di non farle trovare la casa ridotta come un campo di battaglia, non trovi?!! »
    Sbuffò sonoramente, voltando il capo dall'altra parte rifiutandosi di fissare la fogliosa perché arrabbiata con lei ed estremamente poco disposta a proseguire una discussione del genere, su di un argomento che le stava tanto a cuore. Poi scostò i capelli biondi dalle spalle con un gesto talmente snob da essere più adatto ad una viziatissima ragazzina piena di soldi e circondata da ogni sorta di attenzione che ad una kunoichi del villaggio della Sabbia che campava alle spese della sua maestra in un apparamentino minuscolo di tre stanze a malapena sufficiente per una persona sola.

     
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    - Non dubito che la Signorina Otori si sforzi molto a tenerti come coinquilina.. ti ho appena aiutato a risistemare la casa e mi hai parlato come se ti avessi derubata.. - La guardai un pochino poco convinta. - E poi si, sono anche un'aspirante dottoressa.. quindi mi occupo del benessere psicologico oltre che di quello fisico di tutti coloro che mi sono vicini.. intendo fisicamente. Anche senza il loro consenso stretto.. chiamala una specie di.. mania o di stile di vita! - Le sorrisi. Non volevo sembrare invadente ma non potevo nemmeno lasciare quell'interrogativo immenso sul carattere della fanciulla.. anche perché, oltre ad Ame, avrei tanto voluto avere altre amiche alla Sabbia..

    - Hai mai pensato che, nonostante tu non sappia fare niente, la tua coinquilina ti voglia bene e ti tenga qua perché le fai compagnia?.. Pensi davvero che, se una persona vuole bene ad un'altra.. siano cose come "Cucinare" o "Lavare" che fanno la differenza?.. Eppure riconosco bene quel genere di apprensione che si prova quando si teme che una persona a noi cara.. beh.. ci sgridi per qualcosa che abbiamo sbagliato. - Sussultai un poco, ripensando a certe brutte esperienze avute in passato. - .. Ma immagino che tu non voglia parlare di queste cose.. è un vero peccato, io so cucinare benissimo.. - Sistemai le ultime cosine, togliendo qua e la polvere e sabbia fine. - E mi avrebbe fatto piacere fare amicizia con qualcuno al di fuori della foglia.. ma se non ti interessa parlare con me .. Beh non voglio darti fastidio ulteriore e penso che andrò in giro per Suna. - Purtroppo, a mie spese, avevo imparato che non tutti sono capaci di apprezzare la compagnia del prossimo fino a che, il prossimo, non sparisce.. ed allora si prova solo un grande senso di solitudine che, per fortuna, Deidara sembrava non provare minimamente.

    - Salutami la signorina Otori quando la vedi, dille che presto o tardi avrei enorme piacere a conoscerla. -
    Detto fatto, raccogliendo la mia roba, mi avviai verso l'uscita.
     
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    - Non dubito che la Signorina Otori si sforzi molto a tenerti come coinquilina.. ti ho appena aiutato a risistemare la casa e mi hai parlato come se ti avessi derubata.. -


    « C-che vorresti dire??! »
    Ci rimase di sasso, come se le avessero dato una bacchettata sulle mani.
    Si riprese nell'arco di un attimo, e tentò di aggredire Shay sbraitandole in faccia se per caso quella sua insinuazione era volta a dire che era insopportabile a tal punto che la sensei doveva sforzarsi ad averla come coinquilina, ma purtroppo la kunoichi di Konoha fu più rapida e la precedette cambiando argomento, al che nel volgere di un istante Deidara si era persa di nuovo nel vortice di parole e aveva dimenticato quel primo insulto -o presunto tale.

    CITAZIONE

    - E poi si, sono anche un'aspirante dottoressa.. quindi mi occupo del benessere psicologico oltre che di quello fisico di tutti coloro che mi sono vicini.. intendo fisicamente. Anche senza il loro consenso stretto.. chiamala una specie di.. mania o di stile di vita! -


    La guardò con sospetto, di sottecchi con un'espressione che alla ragazza che aveva di fronte avrebbe ricordato tantissimo quella di un animale selvatico che fissa un umano che le allunga un boccone di carne, non sapendo se era il caso di ringhiarle addosso per indurla a mollare il cibo e andarsene o se poteva avvicinarsi senza essere in pericolo.
    « ... »
    Il fatto che la lasciò parlare senza dire niente era da interpretare come se si fosse fermata a fissarla per vedere cosa faceva.

    CITAZIONE

    - Hai mai pensato che, nonostante tu non sappia fare niente, la tua coinquilina ti voglia bene e ti tenga qua perché le fai compagnia?.. Pensi davvero che, se una persona vuole bene ad un'altra.. siano cose come "Cucinare" o "Lavare" che fanno la differenza?.. Eppure riconosco bene quel genere di apprensione che si prova quando si teme che una persona a noi cara.. beh.. ci sgridi per qualcosa che abbiamo sbagliato. -


    « Beh, sì. No. Ecco... »
    Guardò oltre e diventò un peperone dalla punta dei capelli fino all'ultimo dito dei piedi. No, ok, non era quello che voleva dire. Cioè, sì, era un "no" quello che voleva dire, ma era inteso come se fosse un annuire, così da trasmettere un senso di diniego, perché dopotutto non era quello che pensava anche lei, sebbene fosse un'idea che le era passata per la testa più volte, senza che ci avesse mai pensato davvero sopra, o almeno non sempre.
    Smise di pensarci perché sennò le avrebbero fumato le orecchie tipo locomotiva a vapore.

    CITAZIONE

    - .. Ma immagino che tu non voglia parlare di queste cose.. è un vero peccato, io so cucinare benissimo.. -


    E che c'entra il cucinare?? La stava prendendo in giro perché le aveva confidato che non era brava a fare qualcosa che non fosse prendere degli onigiri preconfezionati del combini e metterli su di un piatto con accanto la salsa di soia?? E ora perché prendeva le sue cose, cosa voleva farci??

    CITAZIONE

    - E mi avrebbe fatto piacere fare amicizia con qualcuno al di fuori della foglia.. ma se non ti interessa parlare con me .. Beh non voglio darti fastidio ulteriore e penso che andrò in giro per Suna. -


    « Mha-ma-mmma... »
    Stringendo le mani al petto si guardò intorno nella più completa confusione come se stesse cercando qualcosa, senza sapere neanche lei cosa stesse cercando. Era spiazzata, confusa, e non aveva ancora elaborato neanche il venti percento dei discorsi di Shay, sentendosi per questo in difetto e come se avesse dovuto fare qualcosa.

    CITAZIONE

    - Salutami la signorina Otori quando la vedi, dille che presto o tardi avrei enorme piacere a conoscerla. -


    « E aspetta un attimo!!! Spiegati, almeno!! »
    Senza neanche accorgersene si aggrappò con la mano allo zaino di Shay, impedendole di uscire di casa e guardandola con uno sguardo torvo che un po' dava l'impressione di essere arrabbiato e un po' dava l'idea di una ragazza sull'orlo del pianto, e le labbra sottili che non ne volevano sapere di stare un po' ferme mentre gli occhioni azzurri erano conficcati sul viso della fogliosa, in cerca di qualche segnale.
    « Che intendevi dire... prima? »
    Lo disse esitante, lasciando che fosse la Hyuga a decidere da sola a quale parte del discorso si stesse riferendo...

     
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    Una mano, forte e svelta, afferrò la mia tracolla, bloccandomi sull'uscio dell'appartamento prima che potessi lasciarlo. Non mi aspettavo che l'avrebbe fatto, in tutta onestà, pensavo mi avrebbe semplicemente mandata via da li evitando semplicemente di porsi il problema della mie parole. Eppure dalla sua espressione non riuscivo a cogliere se fosse furiosa o addolorata per quello che le avevo detto.. ed io non sapevo nemmeno bene come reagire ad una situazione del genere. La guardai dritta negli occhi, sorridendo il più sinceramente e dolcemente possibile. - Che mi dispiaceva che tu fossi arrabbiata con me anche se ho cercato di fare del mio meglio per aiutarti con i problemi che avevi. Vedi, Deidara, ci sono molte cose importanti a questo mondo.. ci sono i Soldi, i Ryo.. gli affetti ed il legame tra Allieva e Sensei che è una delle cose più belle di questo mondo.. - Mi voltai completamente verso di lei, - .. E poi ci sono gli amici. - Si, gli amici.

    - Non volevo offenderti prima, mi dispiace se ti ho fatta arrabbiare, volevo solo sapere perché ti sei arrabbiata tanto.. e perché da quando sono qui non ti ho mai visto sorridere.. -
    Le indicai le labbra ancora indecise su quale espressione assumere. - .. Una ragazza con degli occhi belli come i tuoi dovrebbe sorridere più spesso, sai? Dicono che una persona che non sorridere non sia mai davvero interessante.. e penso che tu sia tutto fuorchè poco interessante. - Poi allungai una mano con flemmatica lentezza. - Io vado a prendere un gelato, ho i soldi per due coni ma di solito uno mi basta e mi avanza..- cercai di appoggiarle la mano sulla spalla. - Allora ciao eh! -

    Detto fatto mi allontanai iniziando a scendere i gradini verso la strada principale. Arrivata al fondo della stessa, senza girarmi, avrei detto ad alta voce. - Sto aspettandoooo - Sorridendo tra me e me.

     
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    - Non volevo offenderti prima, mi dispiace se ti ho fatta arrabbiare, volevo solo sapere perché ti sei arrabbiata tanto.. e perché da quando sono qui non ti ho mai visto sorridere.. Una ragazza con degli occhi belli come i tuoi dovrebbe sorridere più spesso, sai? Dicono che una persona che non sorridere non sia mai davvero interessante.. e penso che tu sia tutto fuorchè poco interessante. -


    Con un minimo sforzo di immaginazione sarebbe stato possibile udire distintamente un suono secco e improvviso come il tappo di un liquore che salta via nell'istante in cui il viso di Deidara guadagnò tutte le sfumature possibile del rosso, partendo dalla punta del mento fino all'ultimo centimetro di fronte disponibile. "Blush": avrebbe suonato più o meno così, e per quanto lei si sforzasse non era possibile assumere un'espressione abbastanza indignata-barra-seccata per quei complimenti, e il risultato fu il battere metaforicamente in ritirata distogliendo lo sguardo nel disegnare un broncio che poteva significare soltanto un impacciato "non è vero, mi stai prendendo in giro!" ed un successivo "beh, se lo pensi davvero io non te lo impedisco di certo..."
    A quel punto avrebbe sicuramente voluto rispondere con qualcosa di scontroso per contraddire la sua espressione assolutamente non voluta, ma anche lì Shay fu più rapida e la precedette.

    CITAZIONE

    - Io vado a prendere un gelato, ho i soldi per due coni ma di solito uno mi basta e mi avanza.. Allora ciao eh! -


    « Eeeh?? »
    A quel punto Deidara si rese conto che non ci stava capendo più niente, e nel breve intervallo di tempo che le servì per assimilare quella frase e capire che quella dei due coni gelato era un invito non riuscì a non fare un'espressione stupida&stupita che faceva concorrenza a quelle indossate di tanto in tanto da Hoshizuku "iononcapiscomaiuntubo" Chikuma nei suoi momenti di scarsa lucidità -cioè praticamente sempre.
    « Ah!! Aspetta!! »
    Una volta capito che la Hyuga la stava invitando a prendere un gelato, allungò la mano per trattenerla, la chiamò per farle capire che accettava volentieri e dopo aver gettato un'occhiata disperata alla maglietta semplice che aveva indossato per fare le pulizie sparì in casa alla velocità della luce, da dove si udirono rumori inconfondibili di una valigia che si apriva e di oggetti smossi e/o gettati qua e là. L'ordine era regnato sovrano nell'appartamento di Shaina Otori per neanche cinque minuti, tanto era servito a Deidara per gettare dove capitava tutto ciò che indossava e svuotare la sua valigia in cerca di qualcosa di più adatto ad un'uscita improvvisata nel centro di Suna.

    CITAZIONE

    - Sto aspettandoooo -


    « Arrivoh!!! »
    In realtà si fece aspettare -e quando mai Deidara faceva qualcosa rapidamente?-, sbucò dalla porta trafelata e con una borsetta al braccio e fece le scale di volata.

    Cattura2-8

    « Sono pronta... »
    Prese un bel respiro e guardò Shay aspettandosi che facesse strada, poi però si rese conto che avrebbe dovuto essere il contrario visto che almeno in teoria quella che conosceva Suna era lei.
    « Ehm, verso il centro? Di gelaterie a dire il vero ce ne sono poche... »
    E di gelaterie buone ancora meno. Una, al massimo, e non era più buona nemmeno della gelateria più infima di una qualsiasi altra città del Paese del Vento pur costando il doppio, ma ci si poteva accontentare anche perché un gelato nel deserto era decisamente un lusso...


    CITAZIONE

    Segue qui




    Edited by Deidara - 22/7/2011, 22:23
     
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    Continua da QUI

    Ledah si presentò alla porta della casa di Shaina, aveva avuto bisogno di chiedere più indicazioni del previsto in quanto la conformazione del villaggio, per quanto affascinante e caratteristica, risultava essere anche abbastanza ostica per chi vi si trovava in visita.
    Non c'era da stupirsi che certi residenti dovessero affidarsi ad animali volanti per riuscire a trovare la strada in quel dedalo di viuzze ed indicazioni che delimitano quartieri curvi.

    Anche la visita in amministrazione si era rivelata inutile, il fatto che Shaina non fosse lì per Reverie era un caso raro e ciò poteva voler dire solo due cose, o l'amministratrice s'era ammalata, oppure era in missione ed in quel caso, avrebbe dovuto cercare altrove un aiuto er rintracciare Ookami.
    In ogni caso, tutto dipendeva da ciò che sarebbe accaduto una volta premuto quel campanello.

    Dlin-Dlon!

     
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    « ... Porta. »
    « Mmmh... »
    Qualcuno sussurrò quella parola nella penombra della piccola sala adibita a tana per due pezzi della collezione di mostriciattoli accumulata dall'Amministratrice Shaina Otori nel corso degli anni. Nell'appartamento tintinnava un suono sommesso di acqua corrente proveniente da un'altra stanza, ma questo la figura in attesa davanti alla porta non poteva saperlo. Poteva invece sentire, vagamente, un paio di voci mormorare da oltre la porta, non perché bisognose di segretezza ma semplicemente perché assonnate, segno che l'otese aveva disturbato qualcuno nel bel mezzo del riposo pomeridiano. Un secondo squillo di campanello avrebbe portato come risultato un tonfo sordo, simile a quello di una bambina che cade giù dal letto. Ancora un mormorio in grigio spento, una risposta breve dalla prima voce, e nient'altro per un altro paio di istanti.
    Aprire la porta non era per tutti quanti un'impresa così ovvia come poteva sembrare, di fatto alla ragazzina che comparve al di là della soglia servì più di un paio di secondi per ricordare l'esatto gesto necessario per far funzionare a dovere l'arcano meccanismo della maniglia. Ledah si sarebbe trovato davanti agli occhi una figura esile di un metro e sessanta di altezza, quella che a ben vedere sembrava poco più di una bambina. I capelli di un oro vivace ricadevano ai lati del viso in due codini; gli occhi erano grandi e inespressivi, di quello stesso color cenere che sembrava in qualche modo caratterizzarla, aveva addosso un maglione di qualche taglia di troppo, che le arrivava poco sopra alle ginocchia magre. Non portava niente ai piedi, in compenso sulla testolina aveva un buffo monile simile ad una piccola corona d'oro, che contribuiva a renderla ancora più strana di quanto non appariva per via del suo sguardo così poco vitale.
    Dietro di lei una stanza in penombra, persiane sbarrate a ricacciare fuori la luce del giorno, un po' di confusione qua e là ed una figura sottile in un angolo che trafficava con gli abiti.

    « ... »
    La ragazzina guardò lo sconosciuto. Lo fissò per un attimo... poi richiuse la porta con forza, sbattendogliela letteralmente in faccia.
    L'ingresso sarebbe rimasto chiuso a doppia mandata finché Ledah non avesse intentato un'ardito secondo tentativo, di nuovo col campanello, bussando oppure a viva voce. In tal caso, quella stessa figura grigia gli avrebbe aperto di nuovo, affiancata stavolta da una sua gemella dai capelli di un biondo più tendente al castano, i cui occhi azzurro cielo al contrario di quelli della quasi-gemella erano ben vivi e accesi di un certo astio perenne rivolto a tutto e a tutti -o quasi.

    « Non compriamo niente. »
    Insorse Deidara Yagi, stiracchiando la maglia del pijama color crema in modo da permettere anche alla mano destra di emergere dalle ampie maniche del vestito, che evidentemente era tutt'altro che su misura. Anche lei a piedi nudi, era senza il consueto accenno di trucco ed aveva i capelli leggermente arruffati, che rigettò dietro le spalle con fare snob. Fissò Ledah come a sfidarlo a dire qualcosa. Come a voler dire "vai, avanti, ti aspetto: parla. Dì qualcosa di sbagliato, dammi un singolo pretesto che ho le spade a portata di mano e non vedo l'ora di usarle!"
    Con la porta aperta, il basso suono di acqua che scorre da qualche parte a destra dell'ingresso fece da sottofondo alla scena...

    Ho guardato i vecchi post precedenti alla giocata e ho dedotto che siamo ben dopo il mezzogiorno, spero di non aver capito male... la giocata, stando alla mia personale idea, si dovrebbe collocare dopo "In Cerca del Viola", ma ho scritto il post in modo che non ci siano problemi anche nel caso contrario.
     
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    I Dango sono definitivamente assenti.

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    *L'acqua tiepida scivolava lungo il suo corpo distendendole i muscoli e facendole dimenticare per qualche momento quella giornata cominciata non esattamente nel migliore dei modi. Era strano per Shaina trovarsi a casa a quell'ora, di solito pranzava in ufficio mentre scartabellava qualche documento urgente o scriveva lettere per chiedere proroghe ai creditori del villaggio. Quella mattina in aggiunta aveva dovuto discutere anche col capocantiere degli operai che stavano ancora ristrutturando l'Amministrazione dopo la bella idea di Brando di farsi esplodere nel suo ufficio. Naturalmente un qualunque villaggio benestante avrebbe fatto ricostruire il tutto in men che non si dica, ma a Suna era più facile a dirsi che a farsi. I soldi erano sempre pochi, anche se da un po' di tempo le cose andavano meglio era sempre una buona norma conservare una certa austerità, e per questo aveva dato la precedenza alla ricostruzione delle case danneggiate dall'esplosione e al rimborso ai famigliari delle vittime, lasciando un po' indietro i lavori al palazzo Amministrativo. Ovviamente, gli operai avevano la sgradevole pretesa di essere pagati, oltre all'oltraggiosa abitudine di mangiare tutti i giorni, il che, aggiunto a qualche pretesa di troppo da parte del Kazekage (del tipo "vorrei che dipingeste un mio ritratto gigante sulla facciata"), spiegava il malcontento che serpeggiava nel cantiere. Sempre l'intemperante Gin era stato il motivo del ritorno a casa anticipato, giacché mentre si trovava lì sotto a contrattare un pagamento dilazionato col capocantiere, l'esuberante Chikuma aveva deciso di rientrare da una notte di bagordi finita più o meno alle undici del mattino, usando un vortice di vento per raggiungere il suo ufficio/tana/birreria privata. Vortice di vento che aveva sollevato talmente tanta di quella sabbia e polvere che sia lei che gli operai si erano ritrovati a sperimentare la perfetta mimesi con il deserto circostante. Alla fine, l'unica opzione era stata dare mezza giornata libera agli operai e tornare a casa a farsi almeno una doccia.*

    *Come se non bastasse, rientrata a casa si era trovata più che in un salotto in pieno giorno, in una specie di dormitorio per adolescenti problematiche, con la sua ospite che dopo aver moltiplicato le presenze in casa invitando a restare anche la sua pressoché identica evocazione, aveva definitivamente preso possesso della sua anticamera che dal perfetto ordine di qualche settimana prima, era diventata un'autentica giungla selvaggia di vestiti ammucchiati da cui a malapena era riuscita a salvare l'angolo in cui si trovava l'altare alla memoria di Shigeru.*

    *Aveva attraversato la stanza senza fare troppo rumore, senza troppa voglia di lanciarsi immediatamente in una discussione con quella tra le sue due ospiti che avrebbe dovuto possedere un po' di senso comune, e si era infilata sotto la doccia. Per tirare giù quelle due dal letto avrebbe avuto tempo dopo.*

    *Quindi in quel momento si stava rilassando per quanto possibile sotto la doccia, quando alle sue orecchie sensibili giunse chiaro come una sentenza di morte il piccolo rintocco del campanello. Chiuse gli occhi, mettendo la testa sotto l'acqua un po' come quando ci si gira dall'altra parte dopo il suono della sveglia. Che ci pensassero quelle due a rispondere, era anche ora che si alzassero. Sentì, anche se cercava di ignorarlo, il rumore di qualcuno che armeggiava con la maniglia -Celia, senza dubbio- seguito dal suono della porta che si apriva e si richiudeva, e qualche istante dopo di nuovo il campanello. Con un profondo sospiro, si costrinse a chiudere l'acqua e darsi una rapida asciugata, quanto bastava ad infilarsi addosso qualcosa e ad andare a vedere che succedeva.*

    *Aprì la porta che dalla sua stanza dava sul salotto, rimanendo per un attimo perplessa davanti alla scena che le si parava davanti. La stanza in penombra era illuminata dalla luce che entrava dalle due porte aperte, e fuori da quella d'ingresso una figura alta e allampanata avvolta in un mantello scuro e con un grosso cappello in testa le fece pensare per un attimo che uno Shinigami fosse andato a prenderla. Ovvio che non fosse così, quindi si limitò ad attraversare la stanza, prendendosi la briga di premere l'interruttore della luce per illuminare la coppietta delle bamboline combinaguai che con aria da perfette teppistelle stavano probabilmente preparandosi a sbattere giù per le scale lo Shinigami in questione, che però ad una osservazione più attenta si rivelò avere una faccia familiare.*

    ...Ledah?! Sei proprio tu?

     
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    Ledah ricambiò lo sguardo di Celia, ricordandola nel loro precedente incontro come una pessima paziente.
    Il fatto che lei fosse lì portò l'otese ad immaginare che anche Deidara fosse in casa, chiedendosi come mai quelle due si trovassero nella casa di Shaina, sempre ammesso che lui non avesse sbagliato indirizzo, il medico provò a chiedere alla creatura:

    "Shaina è in..."

    Ma non fece in tempo a concludere dal momento che la giovane evocazione gli chiuse prontamente la porta in faccia.
    Ora, chiunque al posto di Ledah se la sarebbe presa e non poco, tuttavia, l'otese non era mai stato un tipo irritabile e fece pertanto la cosa più logica, suonò di nuovo.

    Questa volta le aprì un volto simile al precedente ma decisamente differente nell'espressione, quell'aria astiosa non poteva che appartenere a Deidara, la quale pareva non averlo riconosciuto, non che l'avesse mai veramente degnato d'attenzione ed in fondo, per un ninja ciò non era un male.
    Fissandola col solito sguardo assente, il medico rispose alla ragazza che forse era semplicemente troppo assonnata per fare mente locale e ricordarne il viso visto che l'aveva scambiato per un venditore porta a porta:

    "Ed io non vendo niente."

    In ogni caso, la questione principale per lui consisteva nel trovare Shaina che per fortuna, decise di prendere in mano le redini della vicenda riconoscendo finalmente lo straniero.
    Sentendo il proprio nome, Ledah alzò il proprio sguardo verso l'amministratrice di Suna che alla luce elettrica appariva non proprio asciutta, uno stato nel quale la giovane non avrebbe probabilmente voluto mostrarsi, ma se non altro, non era scesa giù in asciugmano come avrebbe fato una certa Nikaido.
    Altra cosa positiva, al contrario di Nikaido non brandiva alcuna arma, propria o impropria che fosse ed il medico le rispose piatto:

    "Son proprio io, per quanto possa sembrarti strana la mia presenza qui, posso entrare oppure preferisci finire d'asciugarti?"

    D'accordo che non era normale che a quell'ora la gente dormisse o si facesse la doccia, ma chi era lui per criticare gli usi dei sunesi e per ignorare del tutto le loro esigenze?
    Chissà, magari Shaina sarebbe stata così gentile da mettere le bambine a letto, anche se in fondo, il medico non prevedeva di rivelarle quasi nulla, voleva slo sapere dove fosse Ookami.
     
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    "Ed io non vendo niente."


    « Non è vero, »
    lo rimbeccò Deidara, e il suo tono era annoiato e canzonatorio,
    « vendi rotture di scatole, e noi non siamo interessate. »
    Gli avrebbe anche sbattuto volentieri la porta in faccia -un po' come aveva fatto Celia poc'anzi, ma con più cattiveria- ma ecco che dalla sua sinistra compare la sensei, fresca di doccia, e con il suo arrivo finisce anche il gioco ed il divertimento. Deidara se la prese un po', d'altronde era appena sveglia dopo parecchie ore di sonno a metà e quindi oziosa, apatica e irritabile. Già in condizioni normali le facoltà cognitive della biondina non sono proprio allo standard comune di un essere umano, in quelle condizioni era attiva più o meno come un gatto addormentato: ovvero molto poco, ma comunque perfettamente in grado di riprendersi all'istante per piantare gli artigli negli occhi ad eventuali fastidi. E, guarda un po', Ledah in quel frangente era un fastidio grosso quanto un moscone delle dimensioni di una noce.
    Comunque la maestra si era fatta viva e almeno finché era nella stanza le bimbe non avevano più molte velleità combattive. L'Otese era marginalmente al sicuro finché Shaina era nei paraggi, o quanto meno poteva star certo che Deidara non avrebbe fatto qualcosa di molto avventato e molto simile a decapitarlo. Di fatto si ritirò in buon ordine, borbottando qualcosa a proposito del fatto che stava dormendo, e sbadigliando e stiracchiandosi con le braccia tese verso l'alto si accoccolò nel mezzo del divano che fungeva anche da letto, su cui anche Celia si arrampicò, accoccolandosi in un angolo dello stesso con la testa sul bracciolo e le coperte requisite ed appallottolate fra mento e ginocchia.

    « Ehi!!! Si può sapere perché tutte le volte mi rubi le coperte e te le tieni tu?!! Fa freddo, mollane un po'! »
    (nota: solo i vecchi e le ragazze troppo magre per avere una circolazione sanguigna possono dire una cosa del genere a Suna)
    « E lascia!! »
    Di lì a poco presero ad azzuffarsi rumorosamente, Celia che ringhiava e tirava le coperte come un animale selvatico, Deidara che snocciolava frasi più o meno incomprensibili, tutte spezzate a metà fra un "ti ammazz-", un "io ti spe--" ed anche "se prendo le spade ti---", il tutto in mezzo ad uno scomposto tiro alla fune che ben presto diventò una lotta corpo a corpo a bassa violenza, sempre con quelle coperte disgraziate come soggetto della contesa, simpatico sottofondo alla discussione fra Shaina e Ledah, che quanto meno erano certi che le due piccole pesti bionde non stavano ascoltando quello che avevano da dirsi...

     
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    [La Casa di Shaina Otori]

    Nessuno vedeva Shaina Otori da anni. Un tempo uno dei volti più visibili dell'intera Accademia, ella aveva ricoperto per lungo tempo la carica di Consigliere esecutivo - o amministratore - del Villaggio quando il Rokudaime Kazekage, Gin Tatsumaki Chikuma, era stato indisposto a causa della sua lunga malattia. L'amministratrice Otori aveva completato diverse missioni, intessuto una relazione amorosa con un membro del più forte clan della Foglia (dicevano le malelingue, solo al fine di creare un'alleanza) e allenato una delle più promettenti leve che i Danzatori del Deserto avevano conosciuto, ora anch'essa scomparsa.

    Per questo, la sua abitazione - un palazzo a due piani a qualche centinaio di metri dal centro della città - era sempre mantenuta con un certo livello di decoro nonostante l'assenza della donna. Nessuna guardia prestava servizio, tuttavia, giacché la kunoichi non ricopriva più alcun ruolo formale... ma, soprattutto, tutti sapevano che in qualche modo l'anima della donna era stata corrotta dal Cercoterio a Una Coda. Più di un membro del Villaggio ne aveva scorto le iridi innaturali negli anni... e tutti tenevano quindi le distanze, anche se il rispetto per il nome dell'ex-amministratrice Otori era immutato.

    Fino a quel mattino, perlomeno.

    Una scritta era stata incisa per l'intera lunghezza di entrambi i piani del palazzo, tramite una potente tecnica di taglio di qualche tipo. Il messaggio era scandaloso.



    LADRA.



    LA MONOCODA APPARTIENE A SUNA.



    RIDACCI LA NOSTRA SICUREZZA.



    Di norma, anche se i più sapevano di cosa si stesse parlando e del legame di Shaina Otori con Shukaku, nessuno ne parlava così in pubblico. Quelle parole, tese a infangare il nome di una delle figure più importanti della storia recente del Villaggio, scossero il quartiere nel profondo. Suna non era sicura? Dov'era il Demone? Il Kazekage non l'aveva sotto controllo? Non c'era già stato un incidente poco prima vicino al D.E.S.E.R.T.?

    Davanti alla folla di curiosi che si era creata, con le spalle al palazzo, si ergeva un uomo estremamente muscoloso, che fumava una sigaretta con espressione seccata.



    « Circolate, circolate... Non c'è niente da vedere... »

    Continuava a ripetere, con poca convinzione, anche se un udito sopraffino [Udito Perfetto] o la capacità di leggere le labbra da lontano [Vista Perfetta / Occhio di Falco / Doujutsu adeguato] avrebbero consentito agli astanti di captare anche la frase "Guarda che idiozie mi tocca fare." Solo un Sunese di rango almeno pari a Chunin avrebbe potuto collegare quell'uomo ad un rapporto militare di meno di sei mesi prima, che informava gli shinobi di Suna della nomina a capitano dei Sand Scorpion di un veterano della squadra, di cui per il momento si sapeva solo il primo nome: Yami.

    Che diamine stava succedendo a Suna?

    OFF GAME

    Operazione Utopia.

    Evento aperto a chiunque abbia motivo di trovarsi a Suna in una giornata qualunque! Non è una quest e nemmeno una News: se ci saranno risposte, mi aspetto di chiudere con 2 or 3 post al massimo. Dato che avvengono contemporaneamente, ciascun PG può partecipare ad un solo evento dei tre che compongono questa fase dell'Operazione.

     
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    In visita a Suna

    1° Post



    Credeva di ricordare meglio Suna, ma ogni volta che tornava nel villaggio del paese del vento rimaneva stupita di quanto la sua memoria fosse fallace: la quasi totale assenza di alberi, esclusa qualche pianta grassa prevalentemente in qualche giardino privato, il vento quasi incessante ed il caldo anomalo in quel periodo dell'anno la mettevano sempre un po' a disagio.
    In realtà si ultimamente si era accorta di essere a disagio sostanzialmente in ogni luogo che non fosse Konoha. Quel viaggio era spinto principalmente da un motivo, dopo che Shu l'aveva raggiunta a Konoha, aveva pensato di fargli una sorpresa e di venirlo a trovare a sua volta: inoltre voleva cogliere l'occasione per salutare anche Shinichi, che non vedeva ormai da anni. Pian piano stava cercando di ritrovare tutti i vecchi compagni che sapeva essere ancora vivi, o perlomeno sperava Shinichi lo fosse, per ora non aveva avuto notizie che facessero pensare a un suo decesso, o ad una sua fuga, come era successo a Yato o Shin.

    Tuttavia mentre camminava per il villaggio la sua attenzione fu catturata da altro evento: un gruppo di gente era ferma davanti a un casa, ed alzando gli occhi la kunoichi notò poi anche la scritta che aveva evidentemente attirato tutti quei visitatori.
    Chiunque l'aveva scritta, doveva essere molto, molto arrabbiato. Non sapeva in realtà granché sul monocoda, solo che era custodito da Suna ma al momento senza utilizzatore, o se vi era un jinchuuriki il villaggio lo aveva tenuto nascosto fino a quel momento.
    Rimase immobile ad osservare la scena qualche minuto, cercando di capire la situazione: un uomo, con aria evidentemente scocciata, stava cercando di tenere sotto controllo il capannello di persone che si era creato davanti al posto. Istintivamente iniziò a monitorare la situazione sfruttando le sue doti di sensitiva per fare una veloce valutazione [Nota], se qualcuno avesse voluto combinare qualcosa sfruttare il gruppo di persone sarebbe stato l'ideale.

    Decise di rimanere a guardare, tuttavia voleva capirci qualcosa in più. Dopo una rapida occhiata si sarebbe poi avvicinata, se l'avesse trovata, a una persona relativamente innocua: avrebbe cercato qualcuno con un quantitativo di chakra quasi nullo, e possibilmente una ragazza sua coetanea [Note], chiedendole poi colloquio con un sorriso Chiedo scusa, sono in visita da Konoha e quella scritta non è qualcosa che si vede tutti i giorni. Chi abita in quella casa? Era già successo prima? considerata la faccia del chunin dubitava egli avrebbe risposto alle sue domande, era più facile seguire quella strada. Conosceva Shaina di fama, in accademia aveva sentito parlare diverse volte di lei, ma non sapeva ancora che quella fosse proprio la sua casa.

     
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153 replies since 4/11/2005, 00:28   3095 views
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