[Corso Genin] Complotti

Team 6 - Sensei: Akimaru Tokugawa

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  1. Akimaru Tokugawa
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    Io Sensei? Ok siamo su Scherzi a Parte vero?
    Prologo.

    « E questa che cazzo è??? » Ero incredulo, basito e soprattutto seccato. Stringevo tra le mani la missiva proveniente dall'accademia, una missiva per niente rassicurante, qualcuno doveva avercela con me o aveva organizzato tutta questa messa in scena per farmi saltare i nervi e, a quanto pare ci era riuscito. Scorsi fino alla fine della missiva per controllare vi fosse qualche errore, invano; era autentica e senza errori. « Fottutissima accademia del cazzo! Se trovo chi ha preso questa scelta gli taglio le palle! » Ero davvero incazzato, tanto da non accorgermi che tutti i clienti della locanda si erano girati a guardarmi, con gli occhi spalancati e preoccupati; a detta di alcuni quel giorno avevo davvero il sangue agli occhi. « Dai capo cosa vuoi che sia, non sarà l'impresa più difficile del mondo, anzi potresti prenderla come una vacanza Ahahahahah » Se voleva essermi di aiuto Sanji non ci era riuscito, tuttavia ero in obbligo nei confronti dell'accademia quindi ero costretto ad accettare « Sanji a volte sei spiritoso come una donna col cazzo che ti tende un agguato alle spalle. » Dovevo essere davvero incazzato per usare un linguaggio del genere, fortuna che Fujiko non era li, altrimenti mi avrebbe ucciso o, nel peggiore dei casi, avrebbe fatto avverare la mia affermazione il che era molto peggio. Scrollai il capo togliendomi quegli orrendi pensieri dalla testa; dovevo fare qualcosa e dovevo farla in fretta. Presi i fascicoli allegati alla missiva, una missione del Villaggio della Cumino Nero, nome idiota per un villaggio, riguardante un rapimento per...« A quanto pare sarà più che una vacanza, ora si che ragioniamo... » Fischiai due volte, un fischio secco e acuto, che richiamò all'istante Tyara che mi affiancò, insieme uscimmo dalla locanda sotto gli sguardi increduli dei clienti.

    [...]


    Il giorno dopo - Campo d'Addestramento Accademico
    Il giorno dopo tre aspiranti ninja, di cui non sapevo assolutamente nulla, si sarebbero presentati nel Campo d'Addestramento Accademico, come richiesto dalla missiva che anche a loro era stata recapitata.
    CITAZIONE
    A *nome ninja*, del villaggio di *nome villaggio*.
    L'accademia l'ha selezionata per una missione nel Villaggio del Cumino Nero. Maggiori informazioni saranno fornite dal capo squadra nel cortile dell'accademia.

    Una missiva di sicuro di questo tipo, senza alcun tipo di informazione aggiuntiva; all'accademia piaceva essere sibillina, soprattutto se si trattava di mandarmi su di giri.
    Il nuovo CAA era un ampio spazio di terra chiara, diviso in due parti da un ruscello ampio 1 metro; il tutto circondato da una fitta boscaglia che separava il campo dall'edificio accademico. In quel luogo i tre studenti si sarebbero incontrati e avrebbero iniziato a conoscersi, in maniera pacifica si spera.

    SPOILER (click to view)
    Inizia il corso, iniziate con un post di presentazione, descrivete il vostro arrivo e fate conoscenza.
    Il vostro sensei arriverà prima o poi...:guru:
     
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  2. Puffo95
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    «Eh eh...» risi nervoso, con il sopracciglio destro ed il sudore che mi scorreva sul volto. Scossi il capo «Bello scherzo» continuai a sospirare nervoso. Nella mano destra stringevo una lettera proveniente dall'accademia ninja di Kiri. Rilessi la pergamena cinque volte «Ryuuzuka Shinretsu...» ero nervoso «Magari esiste un altro Ryuuzuka Shinretsu» cercai di convincermi, ma con poca convinzione. Mi sentivo nervoso non perchè non volevo entrare nell'accademia e partecipare a qualche missione, bensì perchè ero sorpreso, spaesato.
    Ero seduto sul mio letto, nella mia camera piena di poster e disegni. La casa era silenziosa dopo l'urlo di sopresa iniziale «Ok...» mi convinsi. L'indomani sarei andato all'accademia, sicuro a fare del mio meglio.

    [...]



    Giorno Dopo - Campo d'Addestramento Accademico
    Il sole orami è sorto, ed io sono già in viaggio per il campo d'addestramento. Indosso una camicia leggera bianca sbottonata di due bottoni al collo, con una cravatta rossa col nodo largo, dei jeans azzurri attillati che non scendono oltre il ginocchio e dei sandali neri. Ho tutto l'equipaggiamento con me. I capelli castani sventolano tranquillamente alla brezza del dì. Le iridi del medesimo colore osservan ogni singolo volto che incontrano nel loro raggio. Nell'aria l'odore acre della mia sigaretta si mescola a quelli soliti del villaggio.
    Dopo poco tempo giungo all'accademia, al campo d'addestramento per l'esattezza. Un ultimo respiro, grande, per farmi coraggio, quindi vi entro. E' tutto bellissimo. Il fiumiciattolo ed il bosco rendono tutto così diverso da come qualcuno si può aspettare un campo di addestramento per ninja.
    Non vedo nessuno «Ehilà! C'è qualcuno?!» chiedo all'aria, sperando che qualcuno esca «Sono Ryuuzuka Shinretsu, sono quì per la missione!» dico ancora, osservandomi attorno «Probabilmente sono il primo...» faccio spallucce, rassegnato, sedendomi a terra, ma tenendo comunque i sensi attenti.
     
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  3. A x e l
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    E circa due giorni dopo l'ultima bravata / figura di merda di Momaru, ecco che arriva la lettera dall'Accademia. La tanto attesa lettera di presentazione, quella che fa brillare gli occhi ai nuovi studenti, che fa battere rapidamente il cuore ai genitori e fa andare in defibrillazione i poveri ragazzini che andranno in futuro a fare la guerra.

    Ah...

    Grande reazione del ragazzo, il quale si grattò con noncuranza la testa rileggendo un paio di volte quelle righe. Con uno sbadiglio, lasciò la lettera sul tavolo dei propri genitori.
    Aveva già ben in mente cosa fare: non gli era mai piaciuto studiare o starsene in silenzio ad ascoltare noiose lezioni sulla storia dei Ninja. Se ciò che gli avrebbero insegnato fosse stato di suo interesse, ottimo, se no avrebbe fatto di tutto per farsi espellere.
    I genitori adocchiarono preoccupati la lettera, e quella sera si mangiò particolarmente in silenzio, come se fosse morto qualcuno.
    Il ragazzino difficilmente poteva capire reazioni di questo tipo:

    Allora? Sì, partirò per l'accademia, non mi pare sia niente di particolarmente strano!

    Sbottò di punto in bianco sbattendo le bacchette sul tavolo

    Modera i toni, ragazzino!

    Lo ammonì la madre con tono severo puntando gli occhi color nocciola dritti in quelli dello Studente.

    Siamo preoccupati! C'è chi è morto durante gli addestramenti! Son tempi difficili per tutti ed è pericoloso là fuori. Io e tuo padre siamo solo preoccupati, accettalo e finisci il riso!

    Rispose in un crescendo di velocità e tono puntando la bacchetta pericolosamente vicino al naso di Momaru, che altro non poteva fare che ritrarsi all'indietro fino a bloccarsi contro lo schienale della sedia.

    S-sì mamma...

    Se non altro sarebbe stato per un po' lontano da casa, a fare conoscenze interessanti. Forse avrebbe addirittura incontrato la ragazza che lo legò al centro della piazza qualche giorno prima.




    Due giorni più tardi raggiunse l'Accademia. Fu un viaggio assolutamente tranquillo da Suna, aggregatosi ad una carovana di studenti del villaggio. Non parlò con nessuno, ma passò tutto il tempo ad esercitarsi nell'utilizzare i sottili fili di Chakra che gli permettevano di sfilare con molta facilità borselli dalle tasche altrui. Niente di particolarmente impegnativo, ma considerato sufficiente ad ammetterlo nell'accademia qualche mese prima. Si esercitò soprattutto con il proprio bagaglio, sfilando e infilando oggetti dalle tasche del borsone.

    Il ragazzino fu indirizzato al campo d'addestramento. Ci arrivò seguendo il ruscello che passava per il piccolo boschetto, fino a raggiungere lo spiazzo adibito all'incontro fra i tre studenti ed il Maestro.
    Vestiva abiti comodi, assolutamente privi di eleganza: un paio di pantaloni beige, la solita maglietta a maniche corte grigia... Entrambi decisamente abiti di qualche taglia superiore alla propria, nei quali sembrava ancora più sottile di quanto non fosse realmente. Le bende rinforzate erano ben visibili sul braccio destro, utilizzate sia per proteggere che per occultare eventuali oggetti rubati.
    La mano sinistra era avvolta attorno all'Hanbo durante il breve passaggio nel bosco, utilizzandolo così come bastone da passeggio che da eventuale difsea. Sebbene fosse all'interno dell'Accademia, rimaneva assolutamente vigile e preparato a qualsiasi incontro. La custodia del bastone, era un mezzo fodero sulla schiena, nel quale il ragazzo lo infilò lentamente, mentre raggiungeva lo spiazzo.
    Alzò gli occhi al cielo, osservando il cielo azzurro terso del luogo, per poi abbassarlo fino a raggiungere una figura seduta a terra. Troppo giovane per essere il Sensei ma abbastanza per essere forse un compagno di corso. Non si avvicinò troppo, rimanendo defilato di circa quattro metri sempre accostato al ruscello, in piedi, con le mani affondate nelle tasche.

    Ciao!

    Alzando la mano sinistra per salutare il ragazzo, che a quanto pare era lì ad aspettare da un po'...
     
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  4. Puffo95
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    «Aaaaaaaaaawn» sbadiglia rumorosamente il giovane, tranquillamente seduto sul prato mentre si stiracchia alzando il braccio destro al cielo e portando il sinistro dietro la nuca. La bocca aperta più grande del normale. Fissa con occhi assonnati e lucidi il torrente, aprendo e chiudendo la bocca un pò di volte. Probabilmente si era addormentato nell'attendere che arrivasse qualcuno, ma a giudicare dal sole, non doveva aver dormito più di una mezzoretta. Porta la mano destra in tasca, ad estrarre il pacchetto di sigarette e lo zippo.
    Pone una sigareta tra le labbra e, facendo scattare lo zippo, accende l'estremità dalla quale esce del tabacco. Con un movimento secco del polso lo richiude e lo ripone nelle tasche. Lo sguardo permane assonnato ad osservar l'acqua limpida. La mano destra va a stringer la sigaretta tra l'indice ed il medio, poi la mano si va a posare sul ginocchio. Uno starnuto, forte «ETCIU'!!» che fa perdere l'equilibrio al giovane. Dondola per qualche secondo in bilico sul fondoschiena, con le gambe ancora incrociate e le braccia che si muovono velocemente ai lati del corpo, a formare dei grandi cerchi.
    Non riesce a rimettersi seduto. Cade all'indietro, finendo sulla schiena con le braccia aperte e le gambe incrociate. Se qualcuno fosse passato dall'alto, sarebbe stata una visione abbastanza buffa. Ridacchia, però, tranquillamente Ryuuzuka, portando ancora la sigaretta tra le labbra. Permane steso, stranquillo. Sente in lontananza i passi del ragazzo che giunge, quasi impercettibili. Subito si rizza a sedere, guardando a destra ed a manca, con dei movimenti del collo così veloci che, quando si gira verso destra, deve fermarsi per una fitta al collo. La mano destra va a massaggiarlo. Quando ode il saluta del ragazzo inclina il capo all'indietro, così da vederlo sottosopra «eh...» sbatte le palpebre un paio di volte.
    «Tu non sei il sensei, vero?» domanda retorica, ovviamente. Con un movimento d'anca si volta, così da trovarsi faccia a faccia con l'altro, anche se rimane seduto «Ehilà! Io sono Ryuuzuka Shinretsu!» sorride cordiale «Prego siediti!» manco fosse a casa sua e gli stesse offrendo una sedia...

     
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  5. A x e l
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    Un leggero ed imbarazzante silenzio calò per un momento sulla radura, interrotto solo dal leggero fruscio delle foglie e dell'erba mossi dalla brezza; e dallo scorrere lento del torrente. Si poteva perfino udire qualche uccellino canticchiare tra le fronde degli alberi.
    La domanda che gli venne posta risuonò alquanto stramba alle sue orecchie, ma d'altronde era sufficientemente retorica per far sì che la risposta si limitasse ad un'alzata di spalle.

    Mamoru, piacere...

    Rispose svogliato, come sempre. Si prese qualche istante per studiare il compagno di corso. Vigile ed attento come sempre, forse un po' troppo serio. Dopotutto è uno strano "primo giorno di scuola". Si strinse nelle spalle, replicando con la solita flemma all'offerta:

    No grazie, sto bene in piedi...

    In parte perchè non si sentiva totalmente a proprio agio, in parte perchè voleva farsi trovare pronto a scattare da quello che sarebbe stato il proprio sensei. Non aveva molta voglia di socializzare con il ragazzo, ma si costrinse ad una domanda di circostanza che risuonò un po' patetica alle proprie orecchie subito dopo averla formulata:

    E così siamo qui...

    Cosa voleva dire con questo? Lasciamo perdere. Dondolando appena il peso da un piede all'altro e mantenendo le mani all'interno delle tasche spostò lo sguardo per il luogo, alla ricerca di qualunque figura o sagoma in avvicinamento. Non si sentiva affatto al sicuro; aveva sentito difatti che molti Sensei mettono alla prova gli allievi fin dal primo momento, piombando dall'ombra per valutare i riflessi o l'attenzione dei giovani cadetti.

    Siamo in anticipo?

    Buttò lì un'altra domanda a caso. Per quanto si sforzasse non gli veniva particolarmente facile essere amichevole. Il suo modo di fare era totalmente calcolato, ma spesso gli veniva difficile nascondere quel senso di superiorità che si ritrovava a provare nei confronti dei più.
    Nella noia generale, si ritrovò perfino a riflettere sull'equipaggiamento che portava con se il nuovo compagno; qualcosa che magari sarebbe potuto tornargli utile, o semplicemente un altro vanto della propria abilità di borseggiatore.
    Scacciò quei pensieri malevoli, mentre immobile attendeva una risposta.
     
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  6. Puffo95
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    Campo Addestramento Accademico

    Il giovane permane silente ad osservar l'altro. Ode la sua presentazione e sorride, piegando il capo in avanti in segno di saluto «Piacere Mamoru» sorridendo tranquillo. Non sente quasi per niente la risposta alla sua offerta di sedersi. Inclina leggermente il capo all'indietro, osservando il cielo.
    Ode le parole dell'altro, ma non ne capisce il senso, si limita ad aggiungere solo «Già... Siamo quì...» senza proferir altro. La sigaretta ancora stretta tra le labbra. Un tiro, per far poi fuoriuscire il fumo dalle narici, rilassandosi.
    Alla domanda di lui inarca un sopracciglio «Anticipo?» ridacchia «Io sono arrivato con dieci minuti di ritardo!» se la ride. Ma è fatto così, prendete tutto per il lato positivo.
    «In effetti...» aggiunge «...Mi sembra strano di esser stato il primo...» pensoso «Secondo me abbiamo sbagliato posto... fa spallucce. Torna ad osservare il neo-compagno «Ma siamo solo io e te, oppure deve venire qualcun altro?» gli domanda, curioso.
    Tutt'intorno si ode ogni tipo di rumore. Il ruscello, gli uccelli, le persone che passano nella strada trafficata non molto distante. «Che fine ha fatto il sensei?» sbotta, dopo un pò, irritato, scattando in piedi ed iniziando a camminare avanti ed indietro. La sigaretta quasi finita tra le labbra. I sensi all'erta, pronti a captare ogni minimo segnale da parte del sensei. Speriamo arrivi!

     
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5 replies since 28/5/2011, 17:39   103 views
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