Le ricerche dell'orrore a Hatsune

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  1. Kikko-kun
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    [INCARICO]

    Era mattina ed il sole non era ancora sorto quando ricevetti una visita del tutto inaspettata. Qualcosa stava picchiettando contro il vetro della mia stanza. Ancora mezzo addormentato mi alzai dal letto, tentando di aggrapparmi a qualcosa che mi fosse familiare per avanzare nel buio

    -Chi diavolo sarà a quest’ora del mattino?-

    Raggiunta la finestra notai qualcosa di scuro con due strani occhi che mi scrutava da fuori. Feci un piccolo sobbalzo e caddi con il sedere per terra. Mi rialzai di scatto e mi misi in guardia. Avanzai lentamente nel buio della mia stanza ed infine vidi il piccolo essere. Non era nient’altro che un corvo che cercava di entrare. Stavo per tornare a dormire ma vidi che vi era qualcosa di strano. Recava su di un’ala una piccola lettera con inciso, anche se in modo piuttosto rude, il marchio dell’accademia. Aprì la finestra, feci entrare il piccolo corvo e gli staccai la lettera, facendo attenzione a non fargli male, per poi farlo volare fuori. Aprii avidamente la busta per vederne il contenuto. Era una missione ninja. Su di essa erano riportati data e ora del ritrovo, nonché una piccola mappa con le indicazioni necessarie per raggiungere il villaggio di “Hatsune”. Un po’ di rabbia mi salì in corpo

    -Da quando sono diventato un cane del villaggio?-

    Purtroppo però non avevo altra scelta che accettare la missione. Diventare ninja significava anche eseguire incarichi di questo tipo. Mi preparai quindi il più in fretta possibile, raccogliendo la mia roba sparsa per l’intera stanza. Indossati i miei vestiti da ordinario Shinobi di Kiri, raccolsi l’equipaggiamento e fui pronto. Presi infine il mio lungo mantello nero ed il mio cappello di paglia a cono ormai fedeli compagni di viaggio. Un ultimo respiro nell’ingresso dell’appartamento, e poi aprì la porta gettandomi in una nuova avventura.

    Seguendo la mappa e le varie indicazione non fu difficile raggiungere la destinazione. Occorse però un po’ di tempo per trovarlo, in quanto non era un villaggio particolarmente “famoso”. Nel primo pomeriggio raggiunsi il mio obiettivo. Notai fin da subito che il villaggio era particolarmente semplice nelle difese e nell’architettura. Non vi erano mura che potessero difendere da attacchi esterni, ne guardie a difesa delle porte del villaggio. Per le strade il silenzio la faceva da padrone. Lunghe file di ciliegi in fiori formavano un lungo corridoio fino al palazzo centrale, probabile sede del villaggio stesso. Il vento soffiava tra i grossi alberi facendo cadere al suolo migliaia di petali rosa. Il mantello ed il cappello ne erano pieni; me li scrollai più volte di dosso ma erano veramente tanti. Durante la camminata nel roseo paradiso, il mio sguardo cadeva più volte a destra e a sinistra in direzione di case semi distrutte. Com’era possibile che in un villaggio simile potesse sorgere una simile vegetazione. Il contrasto tra la desolazione del villaggio e i grandi ciliegi in fiore era veramente forte

    -Certo che questo posto è veramente strano-

    Strinsi con le due dita il cappello per evitare di farmelo scappare e raggiunsi il palazzo. Oltre a me altri ninja erano stati chiamati per la missione. La loro provenienza era a me sconosciuta, ma non era necessario per me saperlo. Tolsi il cappello e mi presentai con una semplice frase

    -Mi chiamo Kheichii e come voi sono stato qui chiamato per svolgere un incarico. Sono un Genin di Kiri e questo è tutto ciò che dovete sapere sul mio conto-

    Finito di parlare attesi una qualche risposta se ce ne fossero state. Appena finite le presentazioni la porta dietro di me si aprì e da dietro di essa comparve una strana persona. Una grande tunica viola lo ricopriva da capo a piedi e si riusciva a scorgere a malapena il viso

    -“Benvenuti nel villaggio dei petali di ciliegio.”-
    -“Seguitemi”-

    Queste furono le sue parole, nient’altro. Ci condusse nel retro della struttura per poi farci accerchiare. Diversi contadini armati con gli attrezzi da lavoro e con lo sguardo minaccioso, ci minacciavano in maniera piuttosto pesante. Il mio sguardo rimaneva fisso sul tipo incappucciato. Di certo i contadini non rappresentavano un problema, ma era sbagliato giudicare senza prima sapere i motivi di tale azione. Stavo per prendere la parola ma subito il tipo misterioso porse una domanda

    -“Ditemi di quale colore era l'aquila che vi ha consegnato la lettera.”-

    Da quelle parole capii il motivo di tale comportamento freddo e distaccato. Era la prova per sapere se effettivamente eravamo le persone incaricate della missione

    -L’animale che mi consegnò la lettera era un “Corvo grigio”-

    A risposte effettuate, la tensione si rallentò: i contadini riposero le loro armi e l’uomo mostrò finalmente la sua identità. Un uomo sulla trentina, dagli occhi azzurri e i lineamenti sottili ci faceva cenno di seguirlo verso la sala ricevimenti. Seduti ad un tavolo, ci offrirono un pasto caldo e Tetsui cominciò a spiegare i diversi motivi per cui ci trovavamo seduti li quel giorno. Ad aggiungersi alla nostra discussione partecipò anche il fratello del capo villaggio: Oguchi Musashi. L’aspetto fisico era simile a Tetsui ma dava l’aria di essere un tipo più combattivo. Seduto tra di noi cominciò a spiegare nel dettaglio gli attacchi che avevano subito, dei loro sospetti e di come la popolazione ne fosse terrorizzata. Come notai in precedenza, il villaggio era sprovvisto di difese proprio perché esso era un villaggio pacifico. Di conseguenza se vi erano degli attacchi da parte di briganti la cosa non poteva che essere normale.
    Per me quella discussione fu abbastanza, non ebbi motivo di sapere altro. Mi alzai in piedi e dissi

    -Dovete imparare a difendervi da soli. Se non lo farete verrete sempre attaccati e prima o poi il villaggio verrà distrutto. Ad ogni modo provvederemo al vostro problema come richiesto. Ora se non ci sono altre cose importanti mi ritiro nella mia stanza.-

    Un momento prima di uscire dissi

    -Dimenticavo…mi chiamo Kheichii e sono originario di Kiri-

    Detto ciò uscii e andai nella stanza assegnatami. Non sentivo per niente la stanchezza, e tenevo la guardia alta in attesa di un qualche attacco notturno. Dalla finestra osservavo il viale dei ciliegi che nonostante il buio, riuscivo ugualmente a scorgere.

    Con le spalle appoggiate al muro vicino alla finestra, restavo in attesa.

    SPOILER (click to view)
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