Le ricerche dell'orrore a Hatsune

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  1. YukiYu
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    SPOILER (click to view)
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    Insonnia.
    O per meglio dire... incubi.
    La notte dormivo molto difficilmente, si e no cinque ore se mi andava bene.
    Ancora una volta ero seduta sul letto, lo sguardo dorato perso nel vuoto della stanza, mentre cercavo di dare un senso alla mia vita.
    Certe notti mi sentivo davvero in vena di pensieri profondi e passavo ad analizzare me stessa e ciò che mi circondava.
    Ma quella notte fu diversa... o meglio...mattina, notai che era quasi l'alba...i miei pensieri furono interrotti da un movimento bianco nella luce appena accennata del sole.
    Voltai il viso verso la finestra, e sul davanzale vidi un'acquila.

    Un'aquila bianca.

    Non mi feci altre domande, meccanicamente mi alzai e andai alla finestra, aprendola e facendo entrare l'animale.
    Notai che sull'ala aveva legata un messaggio, proveniva dall'Accademia.
    Lo presi e lo lessi con attenzione, mentre il rapace ritornava a volare nel cielo.
    Non sapevo se sentirmi offesa o felice per quell'incarico.
    Decisi che non avrei analizzato le mie emozioni al momento, quindi presi le mie cose e mi diressi verso Hatsune.

    Appena arrivai, notai che non c'era nemmeno un cancello, o qualche muro, nulla... solo un lungo viale a cui lati si ergevano, incantevoli, degli alberi di cieliegio.
    Non ne avevo mai visti così tanti... erano davvero belli... mentre camminavo rimasi ad ammirare quei piccoli petali rosa che svolazzavano in giro.
    Lo spettacolo era affascinante, ma triste per il semplice fatto che non c'era un'anima viva in giro.
    Era triste, si, ma dopo tutto mi faceva sentire più rilassata... non amavo la confusione.
    Quando arrivai nel palazzo, vi erano già altri due ragazzi... uno lo conoscevo già, almeno di vista, dato che era del mio stesso villaggio, ma l'altro ragazzo non lo conoscevo.
    Il ragazzo si presentò, dicendo di chiamarsi Kheichii.
    Non aggiunse altro, solo la sua provenienza.
    Mi piaceva, non era uno che si perdeva in chiacchiere inutili.
    Perfetto, non avrei fatto domande, anche perchè non mi interessava, e lui non ne avrebbe fatte a me... ero a posto.
    Risposi, per educazione.

    Io mi chiamo Karai e vengo da Oto.

    Non aggiunsi altro nemmeno io, il tono della mia voce era freddo, senza un tono particolare, mentre il mio sguardo era neutro.
    Rimasi in silenzio fino a quando non fece la sua apparizione un uomo dalla tunica viola.
    Lo osservai con attenzione, senza dire nulla, cercando di memorizzare ogni suo aspetto.
    Appena fummo tutti presenti, seguimmo lo strano individuo fino al retro del palazzo, dove ci aspettò una bella sorpresa.
    Contadini armati, pronti ad attaccarci.
    Non mossi un muscolo, e la mia espressione non mutò di una virgola.
    Tranquilla, rimasi con le braccia conserte mentre osservavo uno ad uno tutte le persone presenti.

    Un'aquila bianca.

    Dissi solamente, quando venne mi venne richiesto.
    Tutto a posto, solo un contorllo, e poi andammo tutti in una sala a prendere il tè.
    Mi sedetti ad una sedia, ma non presi nulla, non per scortesia, ma semplicemente perchè non ne avevo voglia, inoltre...dopo aver sentito che probabilmente c'era una spia nel villaggio... sicuramente non avrei mangiato nulla di quel posto.
    Osservai il fratello minore del capo villaggio una volta che ci fu presentato, ma non dissi nulla.
    Rimasi nel mio personale silenzio tutto il tempo, ascoltando con finto disinteresse ogni parola.
    Kheichii parlò per primo, quasi riprendendo il capo in tunica viola.
    Non aveva tutti i torti, comunque non dissi nulla.
    Osservai il mio compaesano ed ascoltai le sue parole.
    Non sapevo che cosa avesse in mente, ma di certo non me ne sarei stata con le mani in mano ad aspettare che mi attaccassero.
    Mi alzai dal tavolo assieme a tutti gli altri, feci un cenno di saluto e poi mi avvia verso la mia stanza.

    Rimasi a fissare fuori dalla finestra, il buio che avanzava e le ombre che scomparivano.
    Non avrei comunque dormito per via degli incubi, quindi per non rimanere ferma a far nulla, sarei andata nel corridoio a mezzanotte.
    Aspettavo solo l'orario.
    Appena fu l'ora, mi avviai nel corridoio, dove incontrai il caro otiano.
    Ricambiai il saluto con un cenno del capo, quasi ci intendessimo senza avere bisogno di parole inutili.
    Ascoltai quello che disse e poi annuì.

    Mi hai tolto le parole di bocca. Io perlustrerò il palazzo e i dintorni.

    Dissi con sicurezza, con un tono che non ammetteva repliche.
    Daltronde non sopportavo che la gente decideva per me, non dopo aver passato 10 anni a vivere da sola senza renderre conto a nessuno.
     
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46 replies since 13/4/2011, 18:23   677 views
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