Ospedale della Foglia

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  1. Shisui Uchiha.
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    Il Sole era calato da un pezzo sulla pacifica Konoha che si apprestava ad affrontare quella notte che sembrava essere una delle tante tranquille.
    Shisui era a casa, con la sua famiglia al completo (quel giorno erano riusciti a rientrare dalle missioni tutti per cena), mentre lo studente di famiglia aveva investito il suo tempo in allenamenti, di conseguenza non si era mai allontanato dal villaggio. Quindi, finito di mangiare e dopo aver aiutato la madre con le faccende in cucina, il ragazzo salutò tutti e andò in camera sua. Rimase sveglio per poco, giusto il tempo di rivedere il suo equipaggiamento, in caso mancasse qualcosa e servisse andarlo a comprare, e poi a letto, per un bel sonno ristoratore piuttosto lungo.
    Sognò. Il giovane Uchiha sognò di essere in missione. Aveva l'ordine di seguire e sottrarre ad un ladro un documento importante che, a sua volta, era stato trafugato dalla dimora del Daimyo del PAese del Fuoco. Individuato il luogo dove il suo obbiettivo aveva cercato riparo (un piccolo villaggio di una regione quasi sconosciuta), Shisui si appostò tra gli alberi di un bosco nelle vicinanze, lievemente rialzato sul versante di una collina nei pressi. La missione stava andando bene: tutto era tranquillo e sotto controllo dello shinobi che sfruttava le tenebre studiando la miglior strategia d'azione per completare la missione, quando, però, iniziò a sentirsi un suono simile ad una campana d'allarme in lontananza. Ma era strano, tipo ovattato da una barriera che ne disturbava l'onda sonora. Poi un rumore di passi. Lo avevano trovato?! Come?! LA missione precipitava e lui doveva agire in fretta. LA porta della camera di Shisui si spalancò di colpo e la voce del padre del ragazzo riempì la stanza.
    *Shisui! Sveglia!*
    Il ragazzo si svegliò, eccome, saltò letteralmente a sedere sul letto, ma con ancora il trasporto del suo sogno animato. Nello svegliarsi non aveva ancora realizzato di essere uscito da un sogno turbolento, e convinto di esserci ancora dentro, rispose al richiamo di Shinoda con un'esclamazione ben chiara:Katon! Le mani che già si apprestavano a concludere la serie di sigilli per eseguire la Palla di Fuoco Suprema. PEr fortuna il genitore fu molto più reattivo del figlio e lo fermò prontamente riportandolo nella buia realtà, che non era più così calma come era stata lasciata.
    *Ehi, risparmia le forze per dopo. Abbiamo una missione urgente, preparati. Dobbiamo andare all'ospedale del Villaggio*
    Shisui ci mise un po' prima di recepire ed elaborare il messaggio, tantè che Shinoda uscì dalla stanza diretto dal secondo genito, che il primo era ancora con le mani ferme nella posizione della Tigre, che fissava il vuoto come uno sotto genjutsu. Dieci minuti dopo però padre e figli saltavano di tetto in tetto fino a raggiungere il punto di ritrovo. Non erano gli unici, al breifing c'erano già diversi ninja, e Shisui riuscì a riconoscere qualche volto, come quello di Atasuke, un altro membro del loro clan. Al centro, c'era un biondo, sempre Uchiha, che pareva essere il jonin che avrebbe diretto le operazioni del caso. Senza tergiversare più di tanto, Hangetsu spiegò rapidamente la situazione. Come da copione, c'era già scappato un morto: un ninja medico dell'ospedale che si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato durante il giro di routine nel reparto di lungodegenza. In più, pare che nella stessa stanza c'era un paziente in coma un po' particolare: Keita Kitase, Jinchuriki del cinque-code, e il problema era che non c'era più. Animato, per essere un comatoso. La domanda era: rapimento o brusco risveglio del demone? In ogni caso, questa situazione era burocraticamente più semplice, ma atrocemente più rischiosa per la vita. Il gruppo fu diviso in tre squadra: una che avrebbe perlustrato i boschi esterni del villaggio, una che avrebbe perlustrato il villaggio da cima a fondo, e una che avrebbe ribaltato l'ospedale alla ricerca di indizi o della forza portante stessa. Gli aggiornamenti terminarono; c'era ben poco da dire. Ora bisognava dividersi e operare.
    *Bene ragazzi.*
    Iniziò il padre dei due fratelli Uchiha.
    *Io andrò fuori con Hangetsu. Voi, invece, non oltrepasserete le mura. E' troppo rischioso per il vostro livello. Mi raccomando...non agite da soli e occhi aperti.*
    Non era un uomo di molte parole, ma con una pacca sulla spalla ai due figli e con un chiaro cenno di intesa, era capace di dire molto di più. E infatti, dopo questo piccolo rito famigliare, eccolo che partì dietro all'Uchiha biondo congedandosi con un: *In gamba ragazzi* e via, nel cuore della notte. A quel punto rimasero loro due a dover decidersi sul da farsi.
    Bene...
    Cominciò Shisui verso il fratello minore.
    A questo punto, direi che comincerei dalla scena del crimine. Tu vieni con me alla stanza 35?
    *No, io preferisco cercare per il villaggio. Se è stato il demone, sarà andato da qualche parte o dentro le mura, o fuori, al massimo. MA sicuro non è in ospedale. Se invece è stato rapito, si sarà nascosto da qualche parte in un posto più appropriato di un edificio così vicino ad un morto. Quindi...*
    Bè...allora...come ha detto papà: fai attenzione. Ci rivediamo per colazione, ok?
    *Ovvio. Offri tu, vero?*
    Come no!
    E i due si divisero. Riuji si unì ad altri compagni per setacciare il villaggio, mentre Shisui si unì a una ragazza, Tsuzuki Haruhi, che come lui aveva deciso di perlustrare l'ospedale. Il punto di partenza di Shisui, però, era proprio la camera dove era accaduto il fatto. Doveva cercare di capire cosa fosse accaduto, oltre all'ovvio. Capire se si fosse introdotto un intruso o se invece fosse stata opera del paziente o del demone al suo interno. Ci doveva essere un indizio da qualche parte in quel locale, non poteva essere stato fatto tutto con perfezione assoluta. Rapidamente il ninja raggiunse il reparto e, all'inizio del corridoio, iniziò a prestare maggior attenzione ai dettagli. Magari un errore, un segno lasciato su pareti, pavimento o soffitto. Un impronta, anche una goccia di sangue. Lo stesso avrebbe fatto all'interno della camera. Anche se avesse trovato qualcosa prima, avrebbe comunque cercato altri indizi là dentro. Magari come era stato ucciso il ninja medico, se con un'arma o con altro. Se qualcuno avesse forzato la finestra, o se c'erano segni da qualche altra parte. Avrebbe visionato ogni centimetro. Dal mobilio, alle lenzuola, agli altri pazienti, al cadavere e il suo sangue. Un impronta, di un piede, una suola, o delle impronte digitali. Ogni cosa sarebbe andata bene per avere un punto di partenza più preciso per cominciare le ricerche. Solo allora avrebbe esteso il raggio d'azione nel resto dell'edificio.
     
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