Ospedale della Foglia

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  1. DioGeNe
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    Aprì gli occhi sicuro di trovarsi nella sua brandina nell'obitorio di Oto...sapete, come quando non vi ricordati di esservi addormentati ma il giorno dopo siete sicuri che tutto è al suo posto. Bhè, inutile dire che non era quello il caso: era in un luogo sconosciuto, svestito delle proprie armi e del proprio abbigliamento.

    Il corpo dell'eliminatone si irrigidì involontariamente, incapace di interpretare ciò che stava frullando nella sua mente: si guardò intorno con scatti decisi e rapidi e solo quando trovò il volto noto dell'Hokage riuscì a rilassare i muscoli. Ora che aveva trovato un livello minimo di tolleranza per la sua incolumità, cercò di fare ordine nei suoi ricordi per trovare una spiegazione alla sua presenza in quel luogo.

    L'Hokage parlò ma lui rimase in silenzio. Si guardò intorno cercando di schedulare i mille pensieri che aveva per la testa. Per farlo gli servivano però informazioni fondamentali, di un grado di importanza superiore rispetto a quelle poste dal Colosso.

    " Dove mi trovo? Che giorno è ? "

    Sebbene potesse infatti ipotizzare una risposta alla prima domanda (ma poteva tranquillamente trovarsi in un ospedale dall'altra parte del continente), per la seconda brancolava nel buio totale. Testò il suo corpo e, nonostante esso rispondesse agli stimoli era palesemente quello di una persona che era rimasta allettata da tempo; non aveva ferite ma i suoi muscoli erano intorpiditi, sicuramente inattivi da diversi giorni.

    L'ultima immagine a cui riuscì ad arrivare era quella di un grosso pesco e, ripensando al suo odore, riuscì a ricostruire la scena con precisione. Aveva scelto quel posto per attivare a distanza i suoi cadaveri, quelli messi nel bagno della sala da the. Era riuscito infatti ad allontanarsi dal concerto ed era quasi certo che nessuno lo avesse seguito; aveva fatto tutto con ordine, seguendo il piano. Ricordava il volto della ragazza che gli aveva portato la bevanda calda, l'acqua limpida del laghetto e l'erba tagliata del giardino.
    E poi...e poi...il nulla.

    Ora, mettetevi nei panni di un ninja addestrato, maniaco nei particolari al punto di registrare due volte le sue autopsie, che aveva fatto della segretezza il suo stile di vita e che aveva ben nota ogni sorta di diavoleria che si potesse compiere con il corpo e soprattutto il cervello umano.
    Come poteva sentirsi una persona del genere nel ritrovarsi a seguito di una missione un buco di giorni nei suoi ricordi?

    Ponderò attentamente l'unico dato che aveva a disposizione, ovvero le parole dell'altra persona nella stanza. Raizen sembrava preoccupato e evidentemente ne aveva motivo: l'Otese si era bevuto il cervello, era stato ridotto male e uno sconosciuto lo aveva portato in ospedale...quindi era stato aggredito! Una comune aggressione era da escludere, in quel quartiere poi; evidentemente era stato seguito...forse avevano trovato i suoi cadaveri e li avevano ricollegati a lui!
    Mentre ancora l'eliminatone stava cercando di ricollegare quelle preziose informazioni, il gigante cambiò repentinamente atteggiamento e prese a parlare del Mikawa. Istintivamente il ragazzo si guardò attorno con la chiara espressione del "sei matto a parlare qui di lui?"...ma Raizen continuò come a rassicurarlo che lì potessero discuterne liberamente. Aloysius era sparito, e questo se lo ricordava bene, ma perchè l'Hokage pensava stesse mettendo a rischio l'organizzazione? Si, poteva sospettare che Eiatsu fosse lì per combinarne una delle sue ma se parlava di pestare i piedi allora doveva aver trovato i suoi cadaveri, non vi erano altre spiegazioni. Se così era, allora le parole del jikurichi erano sensate: in effetti aveva preso iniziativa propria nell'attuare la sua missione, pochi membri della villa ne erano a conoscenza (*). Quindi se qualcuno lo aveva aggredito e Raizen si fosse ritrovato il corpo di Eiatsu in pessime condizioni tra le mani, se a quel punto il jonin avesse indagato trovando i cadaveri, allora la storia poteva essere veritiera.

    Tuttavia per far tornare tutto serviva capire chi lo avesse aggredito; fino ad allora per Eiatsu la verità era solo una: lui doveva giungere a Konoha per testare la fedeltà di Raizen e regalare a Diogene un significativo passo avanti per i suoi piani, mentre ora si ritrovava in ospedale, privato di molti ricordi. Eiatsu non era il tipo da saltare subito a conclusioni, non agiva d'impulso e alla base di ogni discussione metteva un dubbio da dover confutare, figuriamoci poi con il bersaglio test del sua missione. Il posto sembrava sicuro ma tra tecniche e microfoni non c'era da star sereni; non poteva parlare liberamente e di certo non lo avrebbe fatto.

    La verità era che il giovane era spaventato: era la prima volta che si trovava in quella situazione anomala. Aveva subito interrogatori e torture di vario genere ma sapere di avere una falla nelle sue difese era straziante. L'ansia lo assalì improvvisamente, probabilmente per la prima volta nella sua vita, e quelle parole uscirono spontanee dalla sua bocca:

    jpg

    " I miei sigilli...ho ancora i miei sigilli sul corpo? "

    Il castello di carta stava per cadere.



    CITAZIONE
    OT/ Spero di essermi immedesimanto in Eiatsu al 100% ;)
    (*) Quindi Eiatsu non sa che Diogenes in verità è tornato ed hanno organizzato la cosa insieme. / OT


    Edited by DioGeNe - 13/6/2016, 11:47
     
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