[Primo Accesso] Mura di Konoha

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    R E U N I O N:
    Every parting is a form of death, as every reunion is a type of heaven.

    Shizuka Kobayashi's past




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    « Mi piacerebbe sperare che tu stia scherzando, ma a guardarti temo che non sia così »



    Immobile sul bastione delle mura di Konoha, Takuma Yamanaka guardò con una nota di malcelato sconvolgimento il ragazzo che sostava in attesa di replica, e fu solamente grazie all'arrivo improvviso del piccolo secondo guardiano -barcollante sotto il peso di un librone di almeno due volte più grande di lui- che il Chunin della Foglia ebbe modo di riprendere controllo della situazione.
    Strappando infatti di mano il registro delle entrate e delle uscite al ragazzino, l'uomo si sbrigò a risalire alle note segnate ben tre anni prima, passando convulsamente il dito su ogni nominativo, ricercando quell'unico che non avesse ancora una data di rientro o non fosse ancora stato dolorosamente depennato in rosso...
    … irrigidendosi poi, d'improvviso, quando il suo indice esitò su quel “Jaken” scritto a caratteri minuti e traballanti, il cui nome e grado erano accompagnati da una sola data: Quella di uscita.
    Per un istante, vi fu il silenzio.
    « Takumi-san, mi sono perso qualco-- … » Cercò di domandare gentilmente il piccolo Genin, che sembrava non essersi fatto sfuggire lo sguardo attonito e incredibilmente sconcertato del suo compagno, ma come al solito non fece in tempo a terminare il discorso che fu brutalmente interrotto con un gesto secco della mano da parte di quell'uomo che, voltandosi verso di lui con uno sguardo gelido, lo guardò per qualche attimo.
    « Contattata immediatamente l'amministrazione di Villaggio » Ordinò ruvidamente, senza troppi giri di parole « Voglio l'intervento di uno degli esponenti del Tavolo Gestionale di Konoha » Mormorò a bassa voce, portando i propri occhi in modo lapidario sul ragazzo in fondo alle mura « ...E chiama anche Shizuka Kobayashi » Aggiunse dopo un lungo silenzio colmo di astio « A quanto pare abbiamo qui un suo amichetto »

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    « ...E questo è quanto, Ojou-sama, non mi è stato detto altro »
    Seduta su un ricco tatami verde, con un gomito appoggiato ad una finestra aperta affacciante su di un giardino fiorito tra i più belli mai veduti, una giovane ragazza abbassò lentamente la testa per poi sospirare sonoramente mentre, a qualche passo di distanza da lei, ancora immobile sull'uscio di una porta scorrevole di riso dipinta a mano con una fantasia di aironi in volo, vi era una seconda giovane donna, vestita di un kimono scuro e con i propri corti capelli rossi fermati dietro alle orecchie con delle forcine laccate di nero. Quest'ultima, computa nella sua postura, teneva le mani raccolte in grembo con pudica educazione e lo sguardo basso, in rappresentazione di un rispetto che oltrepassava di gran lunga quello della semplice gerarchia.
    « Mi sembra un po' vaga come spiegazione la frase “Alle mura c'è un tuo amichetto” per indurmi ad andare fino al limitare del Villaggio a quest'ora della sera » Affermò la ragazza, guidando la sua attenzione al cielo, in cui la luna cominciava lentamente ad affermarsi, portando con sé il manto oscuro della sua sorella notte « Naoki è ancora fuori? »
    « E dove pensate che possa andare quel bambino senza di voi, Ojou-sama? »
    Rispose con malizia la seconda delle donne, alzando una manica del suo kimono a coprire un sorriso palesemente divertito.
    « Oh per favore Ritsuko, non mettertici anche tu... » Sbottò però l'altra, evidentemente non prendendo a piacere la reazione dell'interlocutrice, e fu solo in quel momento che finalmente, dopo aver scosso la testa, si alzò da terra, lasciando che l'haori di pura seta bianca che le copriva le spalle cadesse a terra « Beh, cerchiamo di sbrigare la faccenda prima dell'ora di cena: Dì a Naoki di tornare da solo alle mura, non ho voglia di fare il percorso con lui, poi prendi i miei stivali e il mio equipaggiamento... andare da Takumi senza almeno un coltello nell'obi può dirsi pericoloso per quel che mi riguarda » Disse, uscendo dalla stanza nella quale aveva trovato ricovero fino a quel momento, così da potersi dirigere presso l'entrata di quella che si rivelò essere un'enorme magione situata al centro di un giardino ricco di floridi arbusti e fiori profumati, i più curati e splendidi che forse tutta Konoha avesse mai visto...
    … niente di cui stupirsi, del resto la ricchezza e la fama del prestigioso Clan Kobayashi non potevano che trovare riconoscimento che in una dimora tanto meravigliosa.
    Scorreva sangue principesco nelle vene di quella dinastia di aristocratici mercanti, un'eredità che superava il semplice titolo e si concretava piuttosto in una personalità elegante e affascinante degna di un Daimyo e di cui quella giovane donna, ora intenta ad apportare le ultime migliorie al proprio abbigliamento, sembrava la massima esponente...
    « Spero di tornare entro un'ora, sii gentile e avverti Okaasama e Otousama al mio posto » Disse la ragazza, legandosi i capelli in una coda di cavallo per poi girarsi verso la sua fedele interlocutrice, cui rivolse uno splendido sorriso « Ittekimasu, Ritsuko »
    « Itterashaimase Ojou-sama »
    Rispose con prontezza l'altra, inchinandosi profondamente mentre, in appena un battito di ciglia, la sua padrona spariva alla vista con un salto ben calibrato che le fece superare il muro di recinzione dell'enorme magione, dandole così la possibilità di riversarsi immediatamente in strada, che venne seguita però solo per poco prima di preferire ad essa i tetti del villaggio, com'era suo solito fare per risparmiare tempo, così da tagliare la strada che, in appena cinque minuti, la portò a pochi metri dalle mura del Villaggio, che la kunoichi non si fece poi troppi problemi a raggiungere imboccando le scale di accesso esclusivo dei guardiani di Konoha, così da fare un entrata trionfale sui bastioni, di fronte allo sguardo vitreo di un già furibondo Takumi Yamanaka il quale, fulminandola con lo sguardo, sembrò a malapena trattenersi dal saltarle al collo con il fine ultimo di romperglielo.
    In meno di tre nanosecondi era riuscito a perdere pericolosamente la pazienza. Arrivati a quel punto si poteva addirittura dire che le doti di quella donna erano pressoché magiche.
    « Noto che siete in splendida forma come sempre Principessa... » Esordì immediatamente il Chunin, sorridendo ironico in direzione della sua nuova interlocutrice la quale però, guardandolo come se si trovasse a fronteggiare un'idiota, non resistette alla tentazione di mimare sconcerto, portandosi una mano dinnanzi alla bocca con finto orrore.
    « Risparmiati il Keigo stolto plebeo, mi hai convocata quando avevo già avuto il piacere di indossare il mio kimono da casa, cerca di tirare le somme al più presto, potrei dirmi quasi offesa della tua insana pretesa di avermi qui ora » Rispose infatti lei, usando il linguaggio ricercato della gerarchia aristocratica alla quale apparteneva... e il risultato alla sua irritante recita non tardò ad arrivare poiché lo Shinobi, portando una mano alla sua saccoccia ninja, sembrava già pronto ad estrarne un kunai quando si fermò, con dita tremanti, per portarsi entrambe le mani alla testa. Sembrava visibilmente fuori di sé.
    « Gli Dei hanno avuto pessimo gusto il giorno in cui hanno deciso di darti la vita, Kobayashi » Gemette l'uomo, premendosi i polpastrelli sulle tempie « Tu sei... davvero una maledetta »
    « Puoi dirlo forte »
    Replicò allegramente l'altra, sorridendo « Piuttosto, dimmi qual è il problema: Che amichetto avrei alle mura? E perchè hai mandato a prendermi quel cucciolo? Sai anche tu quanto è lento, ci avrei messo una vita se mi fossi fatta accompagnare da lui »
    « Speravo di tardare il nostro incontro »
    Sbottò l'altro.
    « Sei sempre così galante... » Ghignò la donna, palesemente divertita, prima però di essere messa a tacere con un gesto secco del proprio interlocutore il quale, tirandole praticamente addosso il registro delle entrate e delle uscite Shinobi, indicò con un gesto distratto della mano un nome cerchiato orribilmente in rosso. Un nome che aveva una data di uscita e non una di ritorno.

    Un nome che...

    « Jaken Zangyaku... ti dice niente? Lui sembra convinto di conoscerti »

    … Shizuka Kobayashi conosceva. Conosceva benissimo.



    Impallidì pericolosamente mentre il suo sguardo annaspava per un attimo nel vuoto, alla ricerca di qualcosa che però non fu evidentemente trovato, poiché la donna, lasciando cadere a terra l'enorme libro rilegato in pelle, si girò verso il limitare delle mura mentre le sue labbra si schiudevano in un'espressione sconcertata.
    « Non è possibile... » Gemette a mezza voce « ...lo avevano dichiarato morto » Sussurò; poi, con una velocità di gran lunga superiore a quella di reazione del Chunin guardiano, la kunoichi saltò senza timore sul bordo delle mura, abbassando immediatamente il suo sguardo...
    … ed eccola lì la Principessa del Villaggio della Foglia: Aveva lunghissimi capelli castani raccolti in un'alta coda di cavallo i quali, mossi dal vento leggero della sera, andavano ad accarezzare un volto adulto caratterizzato da profondi occhi smeraldinei e carnose labbra di ciliegia, il degno splendore di una fisicità formosa e seducente, succinta in un bustino di pelle nera sovrastante un paio di aderenti pantaloni scuri, a loro volta racchiusi un alti stivali stringati fino alle ginocchia, muniti di un alto tacco di ferro che sembrava volesse slanciarla molto più di quello che la sua reale altezza le avrebbe permesso.

    Eccola lì, Shizuka Kobayashi, lasciata bambina e ritrovata donna adulta.
    In tre anni era cambiata molto più di quello che, con ogni probabilità, quell'attonito ragazzo in fondo alle mura avrebbe mai potuto immaginare.

    « JAKEN! » La voce della kunoichi suonò colma di un sentimento che andava molto al di là del semplice stupore: Vi era felicità, emozione, paura addirittura. Per un attimo la ragazza rimase come inchiodata sul posto, incapace di muoversi, poi, voltandosi di scatto verso Takumi Yamanaka, indicò verso il basso con una gestualità infantile che ormai non le apparteneva più da tempo « Conosco quest'uomo » Esclamò infatti, mentre incredibilmente i suoi occhi si andavano a riempire di lacrime « E' il mio maestro! » Aggiunse traboccando felicità, ma appena fece il gesto di lanciarsi follemente giù dalle mura, il guardiano la afferrò per un polso, bloccandola rudemente.
    « Il tuo maestro è appena stato accusato di tradimento ai danni di Konoha, principessina, muovi un passo verso di lui e avrò finalmente un motivo legale per sviscerarti come una bestia » Sorrise l'uomo, colmo di una felicità che trovava concretezza solamente nel saper di arrecare danno a qualcuno « Nessuno, nemmeno il tuo fidanzatino Uchiha riuscirebbe a salvarti stavolta, quindi attenta a quello che fai... non vorrai affliggere la tua famiglia con un altro tradimento dopo quello di tuo fratello Kuroro, vero? » Domandò gongolante, mentre di fronte a lui la donna alla quale si rivolgeva lo guardava in silenzio, lasciando lentamente che i suoi lineamenti venissero macchiati da un pulsante odio.
    Adesso il suo sguardo appariva realmente agghiacciante.
    « Non osare nominare quell'uomo » Sibilò con graduale freddezza la ragazza, mentre i suoi occhi, improvvisamente, si facevano grottescamente più scuri « Non osare nominare la mia famiglia » Aggiunse, mentre il suo volto si distorceva in una maschera di pura e incontenibile rabbia « E non osare minacciare me o le persone che mi sono care » E così dicendo, avvicinandosi rapidamente all'orecchio del Chunin, la giovane kunoichi sussurrò con voce raschiante: « Sei in anticipo di almeno cento anni per poter credere di incutermi terrore, Takumi... fai un solo passo falso ai miei danni e avrai contro sia i Kobayashi che gli Uchiha... chissà il tuo adorabile Clan cosa sceglierà tra l'onta di proteggere un misero fallito come te o quella di gettarti in pasto alla rabbia dei miei consanguinei? » Sorrise divertita « Stai giocando con la Principessa sbagliata, impara a stare al tuo posto ratto di fogna » Mormorò infine con dolcezza...

    … e con ogni probabilità, se non fosse immediatamente intervenuto qualcuno, quella notte sarebbe sato commesso un omicidio.
    Ma se questo vedesse la propria vittima in un uomo o una donna, a nessuno era ancora dato saperlo.



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