[Primo Accesso] Mura di Konoha

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  1. Arashi Hime
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    BITTER TRUTH

    Three things cannot be long hidden:
    the sun, the moon, and the truth.




    “Ehhhhhhh!
    Giornata internazionale della gelosia!”



    La cartabomba esplose.
    E la voce del Colosso arrivò a lei persino da quella distanza. Volutamente alta. Forse troppo.
    «Idiota.» Ringhiò tra i denti Ritsuko Aoki, abbassando lo sguardo quando la sua Signora si fermò di botto e lentamente iniziò a girarsi. Stavolta non disse né fece nulla per fermarla. Si stava innervosendo persino lei, che non era l'oggetto del contesto, ed era pertanto sicura che qualsiasi cosa avesse detto per calmare la sua Padrona sarebbe apparsa nient'altro che pura falsità. Si limitò dunque a far finta di nulla quando questa tornò sui suoi passi e si diresse di fronte al Clone di Raizen.
    A dispetto di quello che si sarebbe potuto immaginare, stavolta la Principessa del Fuoco non era comicamente arrabbiata.
    Era arrabbiata sul serio, in quel modo educatamente freddo e molto composto che contraddistingueva tumulti ben maggiori.
    «Gelosa? Io, di te?» Domandò Shizuka quando ebbe inchiodato i suoi occhi in quelli scarlatti del Colosso. Rise e lo fece di gusto. Poi, molto elegantemente, riprese il suo foulard da terra, quello che la puttana otese aveva lasciato cadere con maleducazione e che lei, stupidamente presa dalla rabbia, aveva abbandonato lì. Lo sbatté un paio di volte per pulirlo dalla polvere, poi se lo passò sopra il braccio e tornò con lo sguardo su Raizen, a cui sorrise con educazione.
    «Ho sbagliato a supportare la tua elezione come Hokage.» Annunciò, e fu lapidaria nel dirlo. La sua voce era bassa, perché solo lui sentisse. Come sempre, quel tipo di discorsi era una faccenda privata tra i due, che non poteva essere resa partecipe a nessun altro, ma aveva smesso di essere una questione di rispetto e amore quando lui aveva tirato troppo la corda. E quella corda sembrava essersi rotta. «Non sei degno di rappresentare il mio Villaggio. Il mio affetto per te mi ha resa cieca. Ho sbagliato, quel giorno. Avrei dovuto usare il potere del mio Clan per rimandarti da dove sei uscito.» Disse, puntando i suoi occhi in quelli dell'interlocutore. «Un randagio resta e resterà per sempre un randagio. Non è importante quanto io mi sforzi di supportarti, proteggerti e migliorare disperatamente per essere al tuo passo, per diventare il tuo braccio destro. Tu sei un cane e io una Principessa. Il divario tra noi è sempre stato troppo netto. Volevo renderti un Capo degno di questo nome, aiutarti in tutto ciò che io so già perché tutti ti apprezzassero come ti ho apprezzato io. Ma è evidente che un animale avrà sempre impulsi a cui non potrà opporsi.» Detto questo la ragazza sorrise gentilmente. «Non è la prima occasione in cui non ti dimostri all'altezza del tuo titolo, ma questa volta, Raizen... è stato troppo anche per te.» Affermò la Principessa, facendo spallucce. «Non mi interessa cosa fai fuori dalle Mura del Villaggio, purché tu lo faccia con discrezione e cura di non essere scoperto. Ma qui sei l'Hokage. Le tue responsabilità, il tuo volto, il tuo carattere... tu rappresenti Konohagakure no Sato, adesso. Quanto pensi che ci metteranno i guardiani e i civili che hanno assistito a chiaccherare che il Kage si è fottuto una troia otese? Oppure pensi di fare la voce grossa, come al solito, e mettere a tacere con minacce velate e sempre di così buon gusto?» Rise, scuotendo la testa con rassegnazione. «Contestami, ora, ti prego. Dimmi che non posso permettermi di risponderti in questo modo. Come ha detto il tuo amichetto della combriccola dei Kage inetti quel giorno alla Festa della Fondazione? “Sono solo una misera Chunin, devo imparare il mio posto”.» Affilò lo sguardo, reclinando leggermente la testa di lato. Sarebbe stato bello poterle attribuire un qualche tipo di espressione o sentimento, ma sembrava profondamente apatica. Gelida come neve. «Ma prima di essere una ninja, sono una rappresentante Politica. Sono la prima persona che si erge al tuo fianco, quando hai ragione, ma anche l'unica che è capace di contestarti quando erri. E stavolta hai sbagliato, Raizen. Sbagliato amaramente.» Stoccò, impietosa. «Ci sono modi e modi per fare la medesima cosa, ma tu non sembri ricordare mai cosa sei diventato quando agisci. E questo comincia a diventare un peso.» Si passò lentamente una mano sull'obi del suo bel kimono, poi sorrise nuovamente. «Ovviamente era un commento casuale, il mio.» Esitò sulla spilla d'oro del suo abito, mentre alzava di nuovo gli occhi socchiusi in quelli dell'interlocutore. «Noi Kobayashi supportiamo il Fuoco dalla nascita del Fuoco stesso. Non sarò diversa da nessuno dei miei predecessori. Ma la prossima volta che parli, Raizen...» E adesso, la sua voce scadette nel disgusto. «...ricordati che non sono più la tua allieva. Non sono più niente di quello che mi legava a te. Sono una shinobi indipendente e una donna adulta. Ho sbagliato a reagire con quel tono, prima. E' vero e chiedo scusa. Le mie azioni contestano i miei gesti, la mia persona e il mio rango, quindi permettimi di redimermi.» Detto questo si inchinò. «Ucciderò quella donna, il bambino che potrebbe portare in grembo prima ancora che nasca, e qualsiasi altro individuo che minerà il mio Villaggio. Lo farei senza rimorso e questo perché il mio dovere è verso Konoha e non verso di te. La fiducia e la fedeltà, Raizen, sono concetti che tendono a rovinarsi con il tempo, se non curati. Ricordalo la prossima volta che siedi sulla tua bella poltrona imbottita e indossi il tuo elegante mantello. Ricordalo la prossima volta che ti comporterai da ragazzone scherzoso mancando di rispetto all'intero Corpo Guardiani del tuo Villaggio. Ricordalo quando schivi le celebrazioni ufficiali, lasciando la sedia del nostro Villaggio vuota. Quando dissemini bastardi in giro per il continente.» E alzando ancora una volta, l'ultima, gli occhi in quelli di Raizen, perse il sorriso. E lo perse del tutto. «Ricordalo quando ti rivolgi con maleducazione, pur essendo in errore, all'Erede del più potente Clan del tuo Paese, che detiene la stragrande fetta di moneta sonante del tuo Villaggio.» A quel punto però cambiò completamente registro mentre si girava per andarsene. «Questa è ciò che viene chiamata Diplomazia, Hokage-sama. Un pilastro potrà essere valido quanto più desiderato, ma se le persone in mezzo al quale sorge continueranno a biasimarlo, spingerlo e minarlo, quel pilastro cadrà e con esso il tetto del mondo che sorregge. Questo è necessario ricordarlo quando si diventa grandi personalità internazionali. E' ciò che viene insegnato alle basi delle basi. Verità universali, valide per tutti.» Inchinandosi ancora una volta con rispetto, aggiunse solo: «Con permesso.» e così dicendo se ne andò.

    E per Raizen sarebbe andata via per parecchio tempo.
     
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