Un tremito nel chakra

Atto I
La Notizia †

Da quando ero tornato attivo, da quando mi muovevo nel nome del Mizukage, da quando, in sostanza, era morto Keiji Kagome, spesso facevo sogni strani. La maggior parte delle volte questi mi suggerivano avvenimenti o ricordi dimenticati di un uomo trapassato, come quando fui costretto a trattare con lo Shogenin di Suna, o meglio, con l'uomo dalle molteplici identità tra cui quella dello Shogenin del Deserto; altre invece, semplicemente, erano incubi. Come ogni pizia che si rispetti, non riuscivo mai a scorgere il messaggio profetico in quei sogni se non nel momento in cui questo mi si palesava davanti. Quella notte, in realtà, non sognai morti. O almeno credevo.
Ero nel mio mondo interiore, nel brulicare del più intenso odio, là dove la luce non filtra, dove ogni istante di gioia diventa fredda indifferenza; anziché sentire freddo però, percepivo come una sensazione di calore che mi toccava il corpo in punti diversi, ed ogni volta che mi spostavo, essa si spostava ... come se mi stesse indicando di seguirla. Più passi facevo in quell'eterno gelo delle passioni - che ne era il più intenso vorticare - più la sensazione d'oppressione accresceva i miei poteri e più quel calore s'intensificava, indispettendomi all'inverosimile. Quando ormai mi sentivo praticamente invincibile, le fiamme mi avvolsero e si avvilupparono attorno a me, facendomi impazzire. Non riuscivo a capire come mai, nonostante i miei immensi poteri, nonostante avessi prosciugato il calore di ogni punto di quel mondo, io continuavo a sentire, dentro di me, quell'estremo calore. D'un tratto, delle piccole luci comparvero sullo sfondo del nero nulla della mia anima e la sensazione di calore svanì.
Davanti a me c'era Sho, mio figlio - o meglio, il figlio di Keiji Kagome. Mi guardava, mi fissava, mi scrutava l'anima coi suoi occhi identici ai miei. Nel silenzio di quello sguardo, protese la mano verso il sottoscritto. Cercai d'afferrarla ma eravamo più distanti di quanto non riuscissi a calcolare. Mi avvicinai e lui fece lo stesso ma, d'un tratto, la sua mano e lui a seguire scomparvero, rifacendo cadere il gelo su di me e spegnendo ogni singola luce del mio mondo interiore. [Immagine]

In quel momento Morua entrò nella mia stanza, svegliandomi. Ero da poco tornato dal turno in Amministrazione dove ero stato chiuso senza ricevere nessuno e mi stavo riposando prima di riuscire per proteggere la notte di Kiri. Era stata consegnata una missiva accademica la mattina ma non avevo avuto modo di visionarla perché avevo espressamente richiesto di non essere disturbato per nessun motivo al mondo. Lo stridio delle catene cui ciò che rimaneva del mio corpo era appeso annunciò la fine del mio meditare e mi pose sopra gli arti inferiori forgiati dal mio kage, ancorandosi emettendo un piccolo buffetto d'aria. Camminai verso il comodino per riprendere il braccio ed utilizzarlo. Presi la lettera e congedai il Guardiano con un cenno della testa. Tra tutte le epistole che non potevo aspettarmi, quella era la più inaspettata. Konoha è stata attaccata. Bisbigliai tra me e me. In un secondo scattai per recuperare la cotta di maglia, la fascia porta-oggetti, Unagi, la Yakusoku ed il mio elmo e mi diressi verso il piano superiore del Palazzo. Un morso iracondo al pollice ed una copiosissima goccia di sangue sgorgò dall'estremità della mia mano. Un salto nel vuoto. Kyofu compariva sotto i miei piedi. L'Ombra Scarlatta del pipistrello albino della Grotta del Silenzio si dirigeva verso Konoha. Quella notte Kiri non avrebbe avuto il suo giustiziere.

[...]

Due parole avrebbero comandato al Messaggero di portarsi alla giusta altezza. Perdi quota. Ed infine, un balzo. Kyofu si rintanò tra le fronde di un albero vicino. Atterrai davanti alla cinta della città di Konoha. Sullo sfondo, il Monte dei Kage - ed in particolar modo il volto di Raizen - veniva sottoposto a manutenzione. Da fuori non si poteva intravedere niente di quanto fosse successo. Sono qui per vedere Oda e Sho Saitama. Avrei gridato, atono, a chiunque si fosse presentato al mio cospetto. Immediatamente.