[Primo Accesso] Mura di Konoha

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    Vecch...nuove conoscenze






    Raizen bivaccava tranquillamente al chiosco del ramen, quando un impiegato delle mura, riconoscibilissimo per la sua divisa, gli si mise sull’attenti davanti per fargli il saluto militare.

    Ssssi, rilassa la schiena, dimmi pure il resto.

    Rapido l’impiegato gli espose il “problema”: alle mura una kiriana chiedeva di lui.

    Haru… ed è kiriana, giusto?

    Non gli veniva in mente nessuno di primo achito, ricordava solo vagamente di aver sentito quel nome durante una giornata passata negli uffici dell’accademia.

    Dio, spero non sia l’impiegata!
    È giovane?


    Il ninja annuì, permettendo al Colosso di rilassarsi e recarsi placidamente alle mura, squadrò diverse volte la ragazzina, riflettendo attentamente, spesso indugiando sulle calzette multicolore che riflettevano tutti i raggi luminosi del creato in qualche centimetro quadro.
    Le guardie alla porta già si preparavano a far fare dietrofront alla giovincella, ma Raizen li interruppe con entusiasmo, riuscendo a ricordare chi aveva dinnanzi.


    Oh! Haru!
    La giovane coraggiosa che mi ha impedito di uccidere a testate l’impiegata!


    Disse battendo il pugno sul palmo della mano.

    Consegna pure le armi a questi due signori, e potremmo anche darti il benvenuto a Konoha, non si sa bene a cosa serva questa regola, ma è legge e si fa così

    I due storsero il naso al commento anarchico dell'Ikigami, ma non replicarono, probabilmente anche a loro era giunto qualche sussurro riguardo il suo carattere. Aspettò che la ragazza concludesse per poi cingerle le spalle con un braccio e battergli sulla spalla.

    Allora, scricciolo, perché hai attraversato tutto il continente? Vedo che hai il coprifronte, sarai mica venuta a chiedermi scusa per i discorso riguardante il mondo ninja?

    Chiese mentre ritirava tranquillamente il braccio.
     
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  2. Species 8472
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    Una Vacanza Meritata
    .. La Foglia ..



    - Oh.. - Raizen era arrivato prima del previsto. - Salve, ben trovato Raizen, spero stiate bene. - Sorrisi mentre consegnavo l'unica arma che avevo, che altro non era che una Wakizashi brutalmente comune. - Credo che serva per non far girare le persone armate in città.. alla gente non piacciono gli stranieri con le armi, e poi sapete cosa si dice delle armi? Un idiota che brandisce un bastone è come una scimmia, non riuscirà mai a prevaricare l'uomo colto e abile. Ma una scimmia con una bomba.. si. - Annuii. - E' un po' il motivo per cui è vietato portare bombe come se fossero pacchi regalo per gli extracomunitari di villaggio.. hehe. -

    Lasciai che mi prendesse le spalle, anche se dubitavo che la posizione fosse comoda per lui visto il devastante dislivello di altezza, ma almeno era gesto affettivo e non avevo nulla in contrario, Sorrisi un pò imbarazzata. - Oh ma no, anche quel giorno ero li per iscrivermi in accademia.. questo è stato il frutto di quella decisione. Immagino che ci siano ancora molti interrogativi ma ho già avuto la brillante esperienza di incontrare qualche Nukenin lungo la mia strada.. alcuni anche particolarmente disgustosi, e devo dire che mi sono sentita in una maniera molto diversa da quella che avevo pronosticato. - In effetti era vero, non avrei scommesso un centesimo sulle mie reazioni, ma tant'era successo e tanto valeva raccontarlo mentre procedevo scortata dal Chunin all'interno della foglia. - Mi aveva rotto uno zigomo, era un tizio particolarmente forte, e credo di aver cercato di addentarlo alla gola ad un certo punto. - Dissi con estrema naturalezza. - Non ne vado fiera, ammetto sia un comportamento bestiale, ma quando sei in quella situazione non ti viene da fare mille domande, è una questione di vita tua morte mia e viceversa, quindi si evita quando è possibile e si vince quando lo scontro è inevitabile. Sarà un po' una filosofia ottusa, ma p sicuramente l'unica applicabile al nostro mondo, no? - Sospirai appena, l'aria era fresca nonostante tutto ed avevo una certa sete.

    - C'è un locale qui a Konoha dove servono da bere? Mi piacerebbe conoscere un pò la Foglia e chi la Abita.. è la prima volta che vengo qua. -


     
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    Nuova coscienza






    Fu lievemente sorpreso dall’imbarazzo della ragazza, per quel poco che la conosceva non gli era sembrata così timida, ma non lo commentò, dopotutto poteva essere normale, pensò tra se e se.

    Si, ma sai com’è, un genin non è che sia una minaccia troppo grossa, e per quel che ne sanno le guardie potresti avere persino il reggiseno imbottito di cartebombe, inoltre, già un ninja del mio livello se ne fregherebbe abbastanza di avere o meno con se un arma, anche perché solitamente non è con una spada che distruggi i villaggi.

    Ridacchiò, pensando a quante persone avrebbero potuto devastare un villaggio con pochissimi sforzi.

    Te l’ho detto dopotutto no? Non sono materie da trattare a parole queste, ma solo con la pratica, non puoi mai pretendere di riuscire ad azzeccare un simile pronostico, anche se si parla di te stessa.
    È naturale.


    Disse dando all’ultima parola il tono dell’ovvietà.

    Riguardo ai nukenin, beh, dipende un po’ per cosa lo diventano, il mio maestro lo era per esempio, eppure, nonostante io abbia avuto tanti sensei, lui è l’unico a cui riesco a dare quel nome.
    Insomma, generalizzare su di loro è un azzardo, anche se c’è da dire che raramente è sconveniente farlo.
    Tuttavia i nukenin sono decisi dall’accademia, un’associazione che non si sa nemmeno perché esista, forse per il capriccio di quell’omone li in alto.


    Indicò Ayato, che troneggiava tra i volti degli Hokage.

    Anche lui è stato mio maestro, però, beh, diciamo che averlo o meno non ha cambiato tanto la mia storia.

    Poi, tagliando corto sulle sue memorie saltò nuovamente al discorso di Haru, sorridendo, un po’ come si fa con i bambini quando chiedono qualcosa di ovvio, non tanto perché la kunoichi lo fosse, ma perché quelle erano le stesse domande che il Colosso si poneva tempo prima.

    Definirsi bestiali è un po’ stupido, sai?
    È una necessità, vedila in un’altra maniera, se ti mettono in una piccola gabbia di bestie selvagge non potrai far altro che diventare più bestia di loro se ti è cara la vita, è un circolo vizioso, ma è la via che abbiamo scelto, già ti dissi che non c’è spazio per i deboli di cuore, non potrai mai difendere soltanto con uno scudo, ti ci vorrà sempre anche una spada per essere efficace.


    Mettendo le mani in tasca rimase con l’ultimo passo a mezz’aria, pensando a dove poter condurre la ragazza, di certo i posti che frequentava solitamente non erano troppo adatti al gentil sesso.

    Beh, abbiamo una famosa sala da thè qui a Konoha, dovrebbe piacerti, in caso contrario fattela piacere perché non conosco di meglio, ed immagino che le betole impregnate di fumo che frequento spesso non ti vadano a genio.

    Piegò verso la sala del thè, facendo un cenno con la testa ad Haru.
     
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  4. § Shu §
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    Arrivo a Konoha

    { Villaggio di Konoha
    Due mesi dopo il corso genin }


    Era circa metà mattina quando giunsi alle mura del villaggio della foglia. Non ero mai stato al suo interno, anche se mi era capitato di viaggiare nei suoi territori in passato.

    Il coprifronte di Suna era ben visibile, legato sul braccio sinistro. Il mio vestiario comprendeva un ampio Kimono blu, fermato da una cintura ninja. I pantaloni erano neri, completati da un paio di comode scarpe da viaggio. Portavo anche uno zaino, contenente poche provviste ed un'opera d'arte.

    Avrei atteso fino a quando qualcuno non mi avesse accolto, fosse stata anche una guardia. Avrei dichiarato il mio nome e provenienza e che ero in visita al villaggio della foglia per trovare le persone che avevano formato con me il team 35 degli ultimi esami genin. Non avrei accettato però che mi dessero indicazioni o altro, preferivo esplorare da solo il villaggio e cercare da solo nuove avventure.

    Un po' di svago era proprio quello di cui avevo bisogno dopo gli ultimi brutti avvenimenti.

    Se mi avessero chiesto di lasciare giù le armi lo avrei fatto, dopotutto non avevo fatto tutta quella strada per procurare problemi.

    Ero veramente impaziente di esplorare quel nuovo ambiente.




    OT

    Postai già alle mura di Suna per avvisare che venivo qui.

    Mi considero genin, ovviamente. Per quanto riguarda l'equip non ho specificato in quanto mi devono ancora editare la scheda XDD

    /OT
     
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  5. Asgharel
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Primi Giorni alle Mura~


    Per Atasuke quelli in effetti erano i primi giorni di lavoro ufficiale li alle mura come guardiano, anche se in effetti non erano poche le volte in cui si era recato la di tanto in tanto a dare una mano iniziando a prendere confidenza con quell'ambiente.
    Tempo dopo, facendo leva sull'amica Shay si era fatto accompagnare fino da Drake, l'allora capo delle guardie, sennocnhè fabbro di Konoha per apprendere l'arte della forgiatura e per acquisire il compito che finalmente rivestiva.
    Quel giorno era di turno al cancello principale ed all'arrivo del giovane sunese egli era in realtà occupato a controllare i documenti di una vecchia mercante. Fu infatti un suo collega a raggiungere il giovane per controllarne i documenti mentre egli di sottecchi guardava entrambi.

    °Quel ragazzo... Quel ragazzo non mi è un volto nuovo... Non son certo di ricordare bene, tuttavia...°

    "Buongiorno, i documenti di autorizzazione per il viaggio da suna a Konoha"


    Disse imperioso il collega di Atasuke al sunese che attendeva il suo turno per entrare nel villaggio.

    °Ripensandoci bene... Ma si, ora mi ricordo... quello è l'allievo di Zacaria, il compagno di quella che si è cavata gli occhi... Interessante che sia venuto a Konoha... Chissà che gli è saltato in mente di fare venendo proprio nella tana degli Hyuga a così poco tempo dall'avvenimento...°

    «Grazie, può andare, e buona permanenza a Konoha...»


    Rispose sorridente alla vecchia prima di dirigersi dal suo collega che con attenzione stava leggendo i documenti del giovane sunese.

    «Tranquillo Kyoshi, ci penso io a questo ragazzo, lo conosco...»

    "Errr... Ok Atasuke, questi sono i suoi documenti"


    Rispose titubante il collega che giustamente squadrò stranito Atasuke. In fondo quel ragazzo non stava dando problemi ne altro, perchè intervenire quindi in tale modo? Questa certamente era la domanda che ronzava nella mente di Kyoshi mentre confuso si allontanò dopo aver consegnato i documenti del giovane ad Atasuke.

    «Ok, grazie Kyoshi...»


    Sorrise quindi prima di voltarsi verso il giovane di Suna.

    «E tu invece? Che ci fai da queste parti Shu? Lo sai che il clan di Emiko è in fermento dopo quello che le è capitato due mesi fa... Intanto ti ridò i documenti che da quel che mi pare di vedere sono in regola... Poi gentilmente devi darmi tutte le tue armi... Non è concesso agli stranieri portare con se armi nel villaggio, comunque stai tranquillo, ti verranno restituite quando andrai via»


    Prese quindi tutte le armi del giovane per portarle alla guardiola consegnandole all'addetto che le sigillò tutte quante in un unico rotolo su cui era scritto il nome del giovane Shu, in maniera che fosse semplice e diretto recuperarle nonappena questi volesse uscire dal villaggio.


    OT - ato che mi hai evocato via MSN ho deciso di tenerti qui per un paio di post :guru:
    Scherzi a parte, rispondi bene e magari non ti impedisco di entrare al villaggio XD (comunque non considerarti ancora dentro XD)
    - /OT
     
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  6. § Shu §
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    Un vecchio conoscente

    { Villaggio di Konoha }

    Mentre uno dei guardiani delle mura controllava i miei documenti, ovviamente in regola, un'altra figura si avvicinò a noi... mi sembrava di conoscerlo...

    «Tranquillo Kyoshi, ci penso io a questo ragazzo, lo conosco...»

    Ah, ma certo, era Atasuke! Lo avevo conosciuto durante il mio corso... per via di Emiko.

    Il sorriso per aver ritrovato un conoscente in quel luogo si spense, ricordando la giovane del clan Hyuga.

    Ci allontanammo un attimo dall'altra guardia...

    «E tu invece? Che ci fai da queste parti Shu? Lo sai che il clan di Emiko è in fermento dopo quello che le è capitato due mesi fa... Intanto ti ridò i documenti che da quel che mi pare di vedere sono in regola... Poi gentilmente devi darmi tutte le tue armi... Non è concesso agli stranieri portare con se armi nel villaggio, comunque stai tranquillo, ti verranno restituite quando andrai via»

    - Ancora con quella storia? Credevo fosse evidente che è stata lei a farlo da sola... per chissà quale motivo, e che almeno io non c'entro nulla no? Capisco che vogliano un capro espiatorio ma non esageriamo...

    Comunque sono qui perché...-



    Ripensai a Sakura e agli avvenimenti degli ultimi due mesi... Agashi, la morte di Sakura, l'avventura notturna con Yuki...

    - Motivi personali. Volevo farmi una gita fuori da suna, e tutti gli altri ninja che conosco sono di Konoha... e quindi ho pensato di passare da queste parti a vedere come stanno... tutti qui. Ah e per le armi non c'è nessun problema, non sono venuto per fare a botte... girerò alla larga da quei fanatici dagli occhi bianchi, ok? Volevo trovare Emiko per sapere come sta, ma farò in modo di farle sapere che sono qui senza espormi. -



    Consegnai tutte le mie armi, e osservai mentre le riponevano via.

    - Allora tutto ok signor guardiano? Posso andare? Ah, quando stacchi ti andrebbe di bere qualcosa? Mi servirebbe una mano per ambientarmi... tranquillo, non ti chiedo di farmi da guida turistica. Al massimo da guardia del corpo se qualche brutto ceffo voglia farmi la pelle, che ne dici? -



    Gli dissi, sorridendo. Non ero certo venuto a Konoha per creare problemi, volevo solo staccare un po'... e dimenticare i miei problemi, almeno per un po'.




    OT

    Spero che in futuro per uscire ci vorrà meno fatica che per entrare :P


    XDDD

    /OT
     
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  7. Asgharel
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    ~Breve salotto tra la Burocrazia~


    Giustamente il giovane rimase leggermente stupido dalle parole di Atasuke, ed infondo come dargli torto? Erano passati ormai due mesi dall'accaduto ed in effetti vi era anche da dire che la giovane Emiko aveva deciso di testa sua di cavarsi gli occhi ed in effetti lui non ne portava colpe. Tuttavia, per un clan come gli Hyuga in cui al primo posto c'è il clan e subito dopo gli occhi del Byakugan un'azione del genere desta stupore e fermento anche se non vi sono coklpevoli al di fuori del clan stesso e del suo modo arretrato ed arrogante di rapportarsi.

    "Ancora con quella storia? Credevo fosse evidente che è stata lei a farlo da sola... per chissà quale motivo, e che almeno io non c'entro nulla no? Capisco che vogliano un capro espiatorio ma non esageriamo... Comunque sono qui perché... Motivi personali. Volevo farmi una gita fuori da suna, e tutti gli altri ninja che conosco sono di Konoha... e quindi ho pensato di passare da queste parti a vedere come stanno... tutti qui. Ah e per le armi non c'è nessun problema, non sono venuto per fare a botte... girerò alla larga da quei fanatici dagli occhi bianchi, ok? Volevo trovare Emiko per sapere come sta, ma farò in modo di farle sapere che sono qui senza espormi."

    °Ha tagliato corto... Credo voglia nascondere qualcosa, tuttavia non credo possa essere un problema nel villaggio... Magari stava per dirmi i motivi precisi ma alla fine si è ricordato di non essere abbastanza in confidenza... Mah...°

    «Copmprendo il tuo punto di vista, ed in effetti lo condivido... Tra tutti i presenti quel giorno tu sei forse quello con meno colpe di tutti, tuttavia... se avrai modo in futuro di conoscere qualche Hyuga oltre ad Emiko, credo che capirai quanto il clan sia chiuso nei suoi ideali e nei suoi modi di fare... Quindi non credo ti sarà poi complesso comprendere il perchè mantengano un certo grado di fermento in seguito a ciò che è accaduto... Comunque sia, per quanto siano ragionevoli e generalmente pacifici, ti consiglio di evitare il loro quartiere... Non ci dovrebbero essere problemi, ma per ora è meglio evitare rogne... Comunque se vuoi incontrare Emiko non credo ci saranno problemi... Se vuoi le porterò personalmente un messaggio di invito, basta che mi dici un posto ed un'ora in cui incontrarvi e vedrò di recapitarle direttamente il messaggio... Nonostante tutto e nonostante sia coinvolto nella questione ho un certo grado di apprezzamento nel clan e non avrò problemi ad incontrare direttamente Emiko se vuoi...»

    [...]


    Il discorso proseguì finchè tutto non venne consegnato e debitamente inserito nei rotoli come da procedura.

    "Allora tutto ok signor guardiano? Posso andare? Ah, quando stacchi ti andrebbe di bere qualcosa? Mi servirebbe una mano per ambientarmi... tranquillo, non ti chiedo di farmi da guida turistica. Al massimo da guardia del corpo se qualche brutto ceffo voglia farmi la pelle, che ne dici?"

    «Si, tranquillo, se non provochi casini sei libero di andare, qui abbiamo finito... Per quanto riguarda il turno oggi sono alle mura per tutta la giornata, tuttavia dovrei essere libero dopo cena salvo imprevisti, quindi almeno per il pomeriggio dovrai evitare di finire inguaiato da solo...»


    Sorrise al sunese lasciandosi sfuggire una leggera risata compiaciuta.

    «Intanto buona permanenza a Konoha e cerca di divertirti»

    °In effetti mi sei parso un bravo ragazzo, credo che dopo tutto quello che ti sei passato a quel corso un po di sano divertimento te lo meriti°


    Salutò sorridente Atasuke per tornare poi al proprio compito rimettendosi a sorvegliare l'ingresso del villaggio per il resto del turno o almeno finchè non arrivasse qualcuno a dargli il cambio lasciandolo andare di pattugliamento del villaggio in modo che potesse al più recapitare il messaggio ad Emiko o semplicemente farsi una tranquilla passeggiata lungo le mura.
    Per quanto gli piacesse come lavoro restare a controllare i documenti all'ingresso non era uno dei suoi impegni più interessanti.



    OT - Ok, dato che so che hai giocate in fase di avvio a Konoha, ti puoi ritenere autorizzato a postare all'interno di Konoha :zxc:
    Nota: Per uscire non ci sono procedure effettivamente da fare semplicemente finisci la giocata e te ne vai come se fossi passato dalle mura a ritirare l'equipaggiamento :zxc:
    - /OT
     
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  8. § Shu §
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    Messaggero? Non sottovalutarti Atasuke!

    { Villaggio di Konoha }


    «Copmprendo il tuo punto di vista, ed in effetti lo condivido... Tra tutti i presenti quel giorno tu sei forse quello con meno colpe di tutti, tuttavia... se avrai modo in futuro di conoscere qualche Hyuga oltre ad Emiko, credo che capirai quanto il clan sia chiuso nei suoi ideali e nei suoi modi di fare... Quindi non credo ti sarà poi complesso comprendere il perchè mantengano un certo grado di fermento in seguito a ciò che è accaduto... Comunque sia, per quanto siano ragionevoli e generalmente pacifici, ti consiglio di evitare il loro quartiere... Non ci dovrebbero essere problemi, ma per ora è meglio evitare rogne... Comunque se vuoi incontrare Emiko non credo ci saranno problemi... Se vuoi le porterò personalmente un messaggio di invito, basta che mi dici un posto ed un'ora in cui incontrarvi e vedrò di recapitarle direttamente il messaggio... Nonostante tutto e nonostante sia coinvolto nella questione ho un certo grado di apprezzamento nel clan e non avrò problemi ad incontrare direttamente Emiko se vuoi...»

    - No guarda, ti ringrazio dell'offerta ma un modo lo troverò per conto mio. Non sarebbe divertente mandar te al posto mio no? Sono un artista per cui preferisco preparare il nostro incontro con classe. Comunque se dici che è meglio evitare il quartiere Hyuga farò così... Non ci tengo a cercarmi rogne. Mi va solo di visitare un po' il villaggio, staccare un po'... dalla mia vita, ecco. Magari incontrare qualche conoscente, beh ho già incontrato te ma sai che intendo. -



    [...]




    «Si, tranquillo, se non provochi casini sei libero di andare, qui abbiamo finito... Per quanto riguarda il turno oggi sono alle mura per tutta la giornata, tuttavia dovrei essere libero dopo cena salvo imprevisti, quindi almeno per il pomeriggio dovrai evitare di finire inguaiato da solo...»


    - Ahahah, vedrò di farcela anche da solo, ci vediamo qua stasera allora! -




    Mi sarei quindi diretto verso l'interno del villaggio, attendendo e pregustando quel nuovo mondo tutto da scoprire...



    OT

    Ci si vede in giro Asghy :D


    /OT
     
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  9. Asgharel
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    Narrato

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    ~Appuntamento Serale~


    Il giovane sunese parve apprezzare i consigli di Atasuke di tenersi ben lontano dal quartiere Hyuga, almeno per quella sua prima visita, tuttavia declinò la sua offerta di fare da messaggero per dare un appuntamento ad Emiko, ritenendo non necessario l'ausilio di Atasuke.

    «Beh, allora buona fortuna, spero troverai un buon modo senza rischiare grane con il clan...»


    Rispose sorridente Atasuke prima di passare quindi alla parte burocratica in se.

    [...]


    Terminate le procedure e reso quindi libero il giovane di andare, egli salutò Atasuke dandogli quindi una confrerma di appuntamento li alle mura quando avesse terminato il turno. Dal canto suo Atasuke sorrise a sua volta salutando il giovane lasciandolo quindi proseguire nel suo cammino all'interno del villaggio.

    «Ok allora, a stasera Shu... Buon giro!»


    Concluse con un gesto di saluto della mano prima di voltarsi nuovamente verso i grandi cancelli e ricominciando il suo lavoro di controllo dei documenti.


    OT - Questo è semplicemente il mio ultimo post di risposta. Da ora sei ufficialmente entrato nel villaggio di Konoha :zxc: - /OT
     
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  10. Alastor
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    _The Doors_
    CAPITOLO I


    L e t M e I n




    Una giornata di primavera piuttosto incerta.
    Era da quando mi ero levato, quel dì, che delle deboli piogge si alternavano al tempo sereno ad intervalli piuttosto brevi, anche se da qualche ora ormai il bello sembrava reggere, malgrado un forte vento che veniva da sud. Proprio la direzione dalla quale arrivavo, e tale forza sembrava spingermi con veemenza e impazienza verso la meta.
    Il paesaggio del Paese del Fuoco era incantevole come sempre. Laddove non c'erano i piccoli centri abitati, si potevano ammirare le più lussureggianti foreste, verdi pianure e corsi d'acqua limpida e fresca. La scelta dell'itinerario che mi avrebbe condotto al villaggio non era casuale. Non era un caso che avessi accuratamente evitato di attraversare qualsivoglia cittadina o paesello e che invece avessi favorito un percorso più rurale. E se questa decisione era in parte dettata anche da ragioni di sicurezza personale, era innegabile che fosse soprattutto frutto di una mia inequivocabile preferenza. Nonostante per quasi tutta la vita avessi frequentato in maniera massiccia o addirittura fossi vissuto in territori selvaggi e privi della cosiddetta civiltà, vuoi per necessità vuoi per volontà, non ne avevo mai abbastanza, non ero mai sazio di praticare quei luoghi dove potevo ritrovarmi da solo con me stesso e la natura, e con buona fortuna senza un mio simile nel raggio di chilometri. Grazie al cielo quel Paese, là dove sorgeva la Foglia, non era a corto di siffatti terreni, e questo era uno degli aspetti che da sempre mi faceva amare quel posto.

    Non saprei dire con esattezza da quante ore stessi camminando, ma non erano poche.
    Ero partito di prima mattina, consapevole che il viaggio che mi attendeva avrebbe richiesto il suo tempo e ormai, a giudicare dalla posizione del sole e dalla sagoma ombrosa proiettata in terra dalla mia figura, dovevano essere almeno le cinque del pomeriggio. A dirla tutta il mio passo era tutt'altro che lesto. Non c'era nessuna fretta di arrivare a destinazione, non avevo appuntamenti o scadenze che mi imponessero una marcia serrata. Oltretutto non ero nel pieno delle forze: da giorni mangiavo poco ed in maniera irregolare, ero spossato e, come se non bastasse, le ferite che mi ero procurato un paio di giorni addietro non erano ancora del tutto guarite. Un po' mi davano noia, quando le toccavo o facevo movimenti bruschi, ma nulla di grave, massimo altri due giorni e sarei stato a posto.
    Sì ero un pochino acciaccato, a essere onesti. E la strada per Konoha era già lunga di suo, per cui mi ero detto che non era il caso di affannarsi inutilmente solo per arrivare qualche ora prima.
    Tanto non c'era nessuno ad aspettarmi.


    Sbucai dall'ennesimo piccolo bosco e i miei occhi subito riconobbero ciò che scrutavano, e non potei fare a meno di provare un'emozione strana, possibilmente affine alla nostalgia. A poco più di duecento metri davanti a me si stagliava l'enorme portone verde incastonato nelle imponenti mura del Villaggio della Foglia.
    Restai un attimo lì immobile, in muta contemplazione. I più disparati pensieri e sentimenti vorticavano in me, e molti avevano a che fare con il timore e la preoccupazione, ma questi erano nulla di fronte alla consapevole e risoluta determinazione con la quale mi accingevo, dopo una così prolungata assenza, a varcare ancora una volta quella soglia. Presi un bel respiro, espirai, e via, alla volta del varco.
    Passo deciso, sicuramente, ma anche che tradiva quel po' di fiacchezza tipica di chi ha sfacchinato e ne ha passate parecchie. Ero avvolto in un mantello verde scuro, lungo fin oltre le ginocchia, piuttosto logoro, strappato e sporco di terra, dotato anche di un cappuccio che mi copriva il capo. L'abbigliamento sottostante non era possibile scorgerlo dall'esterno, così imbacuccato, ma un particolare era ben evidente, e probabilmente sarebbe parso piuttosto insolito a qualsiasi osservatore. Non indossavo né calzini né calzari di alcun tipo, ero a piedi nudi.

    Giunto ad una trentina di metri dall'ingresso mi fermai e finalmente diedi modo al guardiano di turno o a chiunque altro si occupasse in quel momento di accogliere i visitatori di identificarmi. Abbassai il cappuccio liberando la mia folta e ondulata chioma corvina, che prontamente prese a svolazzare a causa della corrente, spettinandomi. Col braccio sinistro gettai un lembo del mantello all'indietro, oltre la spalla, scoprendo per metà il busto e, rimosso un lungo pezzo di stoffa bordeaux annodato attorno alla vita come fusciacca, feci mostra di una cintura di panno nero che come fibbia aveva la placca metallica con l'effige della Foglia. Lanciai lo sguardo verso la sommità delle mura, dove usualmente i guardiani si appostavano, e che i miei grigi occhi ne avessero individuato qualcuno o meno, feci in modo che la mia presenza fosse notata.
    «Sono un abitante e Genin di questo Villaggio», proclamai con voce ferma ed un volume sufficiente a farmi udire sovrastando vento e distanza. «Sono di ritorno dopo un lungo viaggio, e chiedo il permesso di entrare.»
    Probabilmente tali parole non sarebbero state bastevoli a garantirmi l'accesso a Konoha, e mi sarebbero state poste domande sulla mia identità o altro, ma in tal caso avrei dato le delucidazioni del caso. Nel frattempo, attesi paziente.

     
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    « ...E poi, e poi... l'ho vista che si stava dirigendo anche oggi al Quartiere!! »

    « Interessante »


    « Sembra che sia stata ammessa agli insegnamenti del Clan!! Non trovi che sia eccezionale!? »

    « Sono tutto un brivido »


    « A quanto pare la manderanno presto in missione! »

    « Speriamo ci schianti stavolta, dei maledetti »


    « … »

    « … »


    « ...SMETTILA TAKUMI, SEI PROPRIO UNO YAMANAKA INSOPPORTABILE »


    Appoggiato al bordo delle mura del proprio villaggio, con una sigaretta fumante stretta tra i denti e un pizzetto scuro ben poco curato, un giovane uomo dagli ispidi e scompigliati capelli biondi si girò molto lentamente verso il proprio interlocutore -un ragazzino che dall'apparenza non dimostrava più di diciassette anni appena compiuti- e arricciando il labbro superiore della bocca non si fece problemi a sputare in terra.
    Il suo sguardo, affilato come la lama di un rasoio, trasudava palesemente orrore e disprezzo, due sentimenti, quelli, che vennero presto confermati dal timbro di voce dello Shinobi, il quale, togliendosi la sigaretta dalla bocca, squadrò con flemma il piccolo Genin imberbe di fronte a lui, prima di ghignare divertito.
    « Naoki... lasciala perdere: Una come lei se li divora i bambini come te, sei troppo buono per una puttana come quella, davvero » Disse, ma non fece nemmeno in tempo a farsi un'altra tirata di tabacco che il ragazzino, battendo un piede a terra, ripartì all'attacco, adducendo tutti i pregi del soggetto della conversazione, elencati ovviamente per ordine alfabetico e mirabilità. Un bel tentativo da parte dell'ammiratore numero uno di quella “sporca puttana”, la quale, era risaputo... sapeva esattamente chi poter affascinare per raggiungere i suoi scopi.
    « ...Si, ma si fa altamente i cazzi suoi, entra ed esce dalle mura dicendo le peggio puttanate, e ogni volta che lo fa succede qualche stramaledetta cosa. Mente sempre sulla sua destinazione, ha legami con traditori, ronin... e non dimentichiamoci che è nata bastarda di Clan, sua madre è una reietta e suo fratello, siano dannati gli Dei, è diventato un Nukenin! Non farti abbindolare porca puttana! » Sbottò l'uomo.
    « Ma Atasuke Uchiha-sama è così fiducioso nelle capacità di--- ... » Tentò di dire il ragazzino, che tuttavia venne subito interrotto con così tanta veemenza dal compagno che, spaventandosi, non riuscì a trattenersi dal fare un salto all'indietro.
    « SIAMO MALEDETTI TUTTI GLI DEI, QUEL DEFICIENTE DI UN UCHIHA E' COTTO COME POCHI DI QUELLA PUTTANA! TI PARE CHE NON NE PARLI BENE!? » Ringhiò, bestemmiando copiosamente.
    « ...A-ah si? » Pigolò però l'altro, più sconvolto per la rivelazione circa il suo secondo idolo che per la serie di orribili improperi che fu costretto ad ascoltare. Portandosi infatti una mano alla fronte e abbassando lo sguardo a terra, il ragazzino che era stato chiamato con il nome di Naoki si ritrovò presto ad impallidire: Atasuke Uchiha-sama era “cotto” della sua adorata Principessa...?
    Santi Numi... non c'era nulla che avrebbe potuto fare arrivati a quel punto... dopotutto tutti sapevano che un Uchiha sposa sempre un altro Uchiha. O mezzo Uchiha, insomma.
    … Era la fine della sua storia d'amore (platonica) ?

    “Sono un abitante e Genin di questo Villaggio.
    Sono di ritorno dopo un lungo viaggio, e chiedo il permesso di entrare”



    Era una voce stanca quella che andò ad interrompere le maledizioni e le speranze distrutte dei due guardiani di turno di quel pomeriggio insicuro di prima e precaria primavera, e fu probabilmente quel timbro di voce esausto e forse persino malinconico che attirò immediatamente la loro attenzione, inducendoli a sporgersi dalle mura per lanciare uno sguardo a chi sotto di loro sostava, benché ciò che si ritrovarono di fronte li lasciò piuttosto interdetti: Vi era infatti un ragazzo malconcio, sudicio e scalzo di fronte alle mura chiuse di Konoha. Un ragazzo, però, che stringeva tra le mani un coprifronte della Foglia.
    Affilando lo sguardo, Takumi Yamanaka sputò per terra la sua sigaretta, che schiacciò con un colpo di piede deciso: Quel giorno era particolarmente di malumore, per la sfortuna del povero malcapitato...
    « Tanto per cominciare inizia a dire il tuo nome e i motivi che si presuppone ti abbiano tenuto fuori dal Villaggio » Ordinò infatti lo Shinobi, alzando il mento e mettendosi a braccia conserte « Non mi risulta che Konoha abbia mandato ninja a scortare maiali nei porcilai del paese, quindi sii preciso mentre ti dilunghi a raccontarmi la tua storia » E così dicendo si girò verso il piccolo Naoki, che gelò con uno sguardo lapidario « Vuoi andare a prendere i registri delle entrate e uscite ninja oppure vuoi un invito in carta di riso, ragazzino? » Sibilò, iracondo, mentre il chiamato in causa prendeva a correre concitato giù dalle scale delle mura, sparendo presto alla vista.
    Dopo aver giustamente bestemmiato un'ulteriore volta, il guardiano riportò poi la propria attenzione sul forestiero, che squadrò un'altra volta dalla testa ai piedi per circa tre volte. Sembrava piuttosto annoiato.
    « Conosco a memoria la mappa somatica di ogni abitante del Villaggio, ma non mi ricordo di te... possibile che il sudiciume di cui sei ricoperto annebbi i tuoi lineamenti? » Ironizzò l'uomo « Deve essere stato un impegno complicato quello che ti ha tenuto lontano... visto e considerato che ti hanno fottuto persino le scarpe » Rincarò, scoppiando fragorosamente a ridere prima di grattarsi grezzamente il collo con fare volutamente strafottente « Dimmi principino, chi conosci a Konoha che potrebbe confermare la tua identità? Sai... non vorrei che rimanessi fuori dalle mura fino ad orari improbabili della notte... » Disse con gentilezza il guardiano in quella però che sembrava più... una minaccia che un ragguaglio.

    […] Se qualcuno aveva mai sentito i termini “odiosità” e “abuso di potere” sicuramente non avrebbe avuto difficoltà ad accostarli al nome di Takumi Yamanaka, Chunin della Foglia: Il peggiore elemento del Villaggio.
    Dopo Raizen Ikigami ovviamente. O almeno così si diceva.

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  12. Alastor
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    _The Doors_
    CAPITOLO II


    C h e c k I n





    « SIANO MALEDETTI TUTTI GLI DEI, QUEL DEFICIENTE DI UN UCHIHA E' COTTO COME POCHI DI QUELLA PUTTANA! TI PARE CHE NON NE PARLI BENE!? »

    Ora era senz'altro appurato che ci fosse qualcuno sulla sommità delle mura, e che non sarei rimasto abbandonato a me stesso davanti a quel portone ad attendere che, chissà quando, qualcuno si degnasse di ricevermi. Non che avessi forti dubbi al riguardo, dato che a Konoha, di norma, gli shinobi prendevano molto sul serio gli incarichi a loro assegnati e lasciare sguarnito il varco principale che introduceva al villaggio avrebbe costituito una leggerezza davvero deprecabile.
    Non potei fare a meno di aggrottare la fronte all'udire di quelle parole, che destarono in me un certo stupore e per qualche stranissima ragione, mi indussero ad allentare un poco la tensione. Spesso i guardiani dei confini del villaggio erano considerati degli individui perennemente all'erta, perennemente concentrati, sempre attenti a captare ogni presenza sospetta, e diffidenti e ostili nei confronti di chiunque si presentasse al loro cospetto con anche solo un capello fuori posto. Ora, per quanto io non me la fossi mai bevuta e fossi consapevole che si trattava semplicemente di normali ninja che stavano di sentinella per scongiurare la penetrazione di elementi indesiderati, faceva specie sentirli fare di simili discorsi. Era ragionevole pensare che, tra un ingresso e l'altro, costoro si annoiassero alquanto, e avevo sempre immaginato che trascorressero il tempo chiacchierando del più e del meno, o che giocassero a carte, o a dadi. Non avevo però mai contemplato l'idea che tra i vari argomenti di conversazione potesse esserci anche la vita sentimentale dei compaesani, e per quanto tale scoperta mi risultò quasi buffa, rimasi abbastanza basito e constatai che c'era un che di grottesco e inquietante nella cosa.
    Sorvolando su tali considerazioni, verificai, basandomi sul suo timbro vocale, che la persona che aveva inveito a quel modo mi era ignota, tanto quanto ignota era l'identità dell'Uchiha e della donna malamente ingiuriata che, a quanto sembrava, lassù erano tema di discussione.
    Rompendo gli indugi mi feci avanti palesando a parole la mia presenza. Pochi istanti di attesa e due figure maschili si affacciarono dall'alto della struttura. Uno sembrava avere qualche anno meno di me, l'altro era più anziano, comunque sotto la trentina ad occhio e croce, capelli biondi in disordine, pizzetto, sigaretta in bocca. E un viso vagamente truce. Se fossi stato uno che si lascia influenzare dalle apparenze, e non era proprio il caso sospettoso com'ero, avrei potuto asserire con una certa facilità che il primo, con la sua faccia pulita, era il proverbiale bravo ragazzo, mentre il secondo una carogna incallita. Ma ripeto, avevo ormai da tempo imparato a non affidarmi a tali superficiali valutazioni.

    Fu proprio il fumatore che, dopo aver gettato la cicca, si premurò di darmi il bentornato a modo suo, come si confaceva a un sorvegliante ligio e responsabile.
    « Tanto per cominciare inizia a dire il tuo nome e i motivi che si presuppone ti abbiano tenuto fuori dal Villaggio. Non mi risulta che Konoha abbia mandato ninja a scortare maiali nei porcilai del paese, quindi sii preciso mentre ti dilunghi a raccontarmi la tua storia. »
    Si rivolse poi irritato al suo collega, che a quel punto, come anche la differenza d'età poteva suggerire, si dimostrò piuttosto il suo secondo, assistente, o comunque guardiano in erba. Questo era evidente non solo dal fatto che l'uomo lo comandasse a bacchetta, ma anche dalla poca dimestichezza che il giovane dimostrava nell'espletare la procedura che il suo lavoro prevedeva.
    « Vuoi andare a prendere i registri delle entrate e uscite ninja oppure vuoi un invito in carta di riso, ragazzino? »
    Fu così che il ragazzo, colto in fallo da quello che sembrava tanto essere il suo superiore, scattò rapido fuori dalla mia visuale per recuperare, con ogni evidenza, quanto richiestogli.
    Era dunque giunto il momento di dare delle risposte, spiegazioni per la mia lunga e apparentemente ingiustificata lontananza dal villaggio. Quell'uomo sarebbe stato solo il primo della lista di coloro ai quali avrei dovuto rendere conto delle mie azioni, per fortuna una lista non eccessivamente lunga, tenendo presente la severa carenza, per non dire assenza, di legami che avevo instaurato a Konoha nel corso della mia vita.
    Il guardiano mi scrutava col suo sguardo tagliente, nell'impaziente attesa di ricevere una replica. Abbassai un attimo il capo, raccogliendo le idee e cercando le parole giuste. Non avevo ragione per mentire, non più ormai, e non era nelle mie intenzioni farlo, ma avrei dovuto usare cautela. Avrei dovuto tralasciare alcuni dettagli, più che altro che riguardavano terze persone e situazioni accessorie. Particolari del racconto che comunque non sarebbero stati di alcun interesse o rilevanza per la Foglia, ma che almeno per il momento era bene tacere. Soprattutto a un tizio mai visto prima. Dovevo identificarmi e giustificare la mia assenza, soltanto questo, non avevo altri obblighi nei confronti di costui. Poi, certo, mi aspettava una chiacchierata anche in amministrazione, ma ogni cosa a suo tempo.
    Alzai lo sguardo così che i miei occhi, stanchi per il viaggio ma vitali e penetranti allo stesso tempo, incontrarono quelli del mio interlocutore, e con tono serio e fermo a lui mi rivolsi.
    «Mi chiamo Magato Kanzaki. Quasi tre anni fa sono partito in missione accademica, ma sulla via del ritorno sono stato intercettato da alcune persone. Mia madre era di Konoha, ma io non sono nato qui, e nel luogo dal quale provengo mi sono fatto nemici piuttosto tenaci che continuano a darmi la caccia anche a distanza di molti anni.»
    Feci una breve pausa, sospirando e grattandomi il braccio sinistro. Poi ripresi.
    «Sul registro che ha mandato a prendere non troverà scritto il mio nome, bensì quello di Jaken Zangyaku. Si tratta della falsa identità che ho usato sin dal mio arrivo alla Foglia, anni orsono, come ulteriore precauzione volta a far perdere le mie tracce a chi mi braccava. Ma a quanto pare non ha funzionato a lungo e, come le ho detto, sono stato rintracciato e attaccato. Sono riuscito a cavarmela ma da allora, consapevole che sarebbero arrivati altri a cercarmi, mi sono dato alla macchia spostandomi di frequente, ritenendo poco prudente tornare qui al Villaggio, essendo probabilmente il primo posto dove avrebbero pensato di trovarmi.
    Adesso sono tornato perché, molto francamente, non ne posso più di questa situazione. Voglio tornare a Casa mia, voglio riprendermi la mia vita. Sono pronto a pagare il fio di questa decisione, a partire da una probabile e ben meritata punizione per aver mentito per anni ai miei stessi concittadini.
    Non ha importanza, voglio solo varcare quella porta.
    »

    Sinceramente non riuscivo a stimare con precisione la gravità delle mie rivelazioni, specialmente riguardo all'aver fornito persino alla stessa Amministrazione un nome falso. Per quanto nella mia mente si affacciassero immagini di fustigazioni in pubblica piazza e torture della peggior risma, era assai più verosimile che mi esiliassero o addirittura che mi chiudessero in gattabuia. Forse correvo troppo con la fantasia, e stavo esagerando, ma non me la sentivo di essere troppo ottimista.

    L'uomo dichiarò di non riconoscermi, attribuendone ironicamente la colpa alla sporcizia che avevo addosso, dopodiché mi canzonò per il fatto di essere senza calzari. L'essere schernito raramente aveva sortito il benché minimo effetto su di me, lasciandomi praticamente indifferente, ma la questione del sudiciume mi suonava abbastanza strana.
    Obiettivamente, se mi fossi accasciato contro le mura, al margine del cancello, la gente di passaggio avrebbe potuto tranquillamente cominciare a lanciarmi le monetine. Ero fisicamente malandato, i lunghi capelli erano costantemente spettinati dal vento che continuava a soffiare impietoso, e ricoperto da quel mantello frusto e imbrattato di terra, sì, potevo anche passare per un mendicante effettivamente. Ma a parte tutto ciò ero pulito, insomma, prima di partire quella mattina avevo trovato un piccolo lago ed ero riuscito a lavarmi a dovere. Quindi non è che andassi propriamente in giro con il fango che mi colava dalla faccia, diamine.
    All'intervento del guardiano, tuttavia, replicai semplicemente con una scrollata di spalle e un leggero sorriso.
    Fu ciò che disse in seguito a catturare maggiormente il mio interesse.

    « Dimmi principino, chi conosci a Konoha che potrebbe confermare la tua identità? Sai... non vorrei che rimanessi fuori dalle mura fino ad orari improbabili della notte... »
    Il suo tono era tutt'altro che premuroso. Probabilmente ne aveva già avuto abbastanza di me e della mia presenza, che per lui non doveva rappresentare altro che una seccatura. Per cui se avesse trovato qualcuno in grado di riconoscermi come abitante di Konoha, avrebbe potuto sbarazzarsi di me a cuor leggero. Strano che non aspettasse almeno di controllare il registro, ma a quanto pare voleva garanzie più nette ed inoppugnabili prima di lasciarmi passare.
    Effettivamente non era una cattiva idea e potevo comprendere e condividere un approccio prudente del genere verso una persona che, a dispetto della sua autoproclamata memoria per i volti dei compatrioti, non riconosceva. Adesso il problema era solo trovare qualcuno che certificasse la mia appartenenza a quella comunità.
    Scavai nella memoria, cercando tutte le persone del villaggio con cui avessi avuto a che fare in tempi relativamente recenti, con cui avessi avuto rapporto, di qualsiasi genere. Piegai leggermente la testa di lato, le labbra dischiuse e la mano sinistra che mi grattava distrattamente il mento. Era più difficile di quanto pensassi. Una volta in più mi resi conto, con desolante chiarezza, di quanto fossi stato abile nel tenere a distanza le persone e nell'avere accuratamente evitato di creare legami degni di questo nome. Non era però il momento di farsi prendere dallo sconforto, dovevo riuscire a fare un nome, almeno uno.
    «Ci sarebbe Raizen Ikigami» dissi all'improvviso, esitante. Nonostante quell'individuo non godesse esattamente del mio affetto, era una delle ultime persone con cui avevo lavorato prima che sparissi dalla circolazione, nonché il più alto in grado che conoscessi direttamente. «Sono stato suo aiuto-sensei in un corso Genin alcuni mesi prima della mia partenza.»
    Riflettei rapido.
    «Sì, immagino che anche i due allievi potrebbero garantire per me. Si tratta dei fratelli Kobayashi, Shizuka e Kuroro.
    Sono tutti vivi e vegeti, voglio sperare
    »
    aggiunsi con un misto di dubbio e preoccupazione.

     
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    R E U N I O N:
    Every parting is a form of death, as every reunion is a type of heaven.

    Shizuka Kobayashi's past




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    « Mi piacerebbe sperare che tu stia scherzando, ma a guardarti temo che non sia così »



    Immobile sul bastione delle mura di Konoha, Takuma Yamanaka guardò con una nota di malcelato sconvolgimento il ragazzo che sostava in attesa di replica, e fu solamente grazie all'arrivo improvviso del piccolo secondo guardiano -barcollante sotto il peso di un librone di almeno due volte più grande di lui- che il Chunin della Foglia ebbe modo di riprendere controllo della situazione.
    Strappando infatti di mano il registro delle entrate e delle uscite al ragazzino, l'uomo si sbrigò a risalire alle note segnate ben tre anni prima, passando convulsamente il dito su ogni nominativo, ricercando quell'unico che non avesse ancora una data di rientro o non fosse ancora stato dolorosamente depennato in rosso...
    … irrigidendosi poi, d'improvviso, quando il suo indice esitò su quel “Jaken” scritto a caratteri minuti e traballanti, il cui nome e grado erano accompagnati da una sola data: Quella di uscita.
    Per un istante, vi fu il silenzio.
    « Takumi-san, mi sono perso qualco-- … » Cercò di domandare gentilmente il piccolo Genin, che sembrava non essersi fatto sfuggire lo sguardo attonito e incredibilmente sconcertato del suo compagno, ma come al solito non fece in tempo a terminare il discorso che fu brutalmente interrotto con un gesto secco della mano da parte di quell'uomo che, voltandosi verso di lui con uno sguardo gelido, lo guardò per qualche attimo.
    « Contattata immediatamente l'amministrazione di Villaggio » Ordinò ruvidamente, senza troppi giri di parole « Voglio l'intervento di uno degli esponenti del Tavolo Gestionale di Konoha » Mormorò a bassa voce, portando i propri occhi in modo lapidario sul ragazzo in fondo alle mura « ...E chiama anche Shizuka Kobayashi » Aggiunse dopo un lungo silenzio colmo di astio « A quanto pare abbiamo qui un suo amichetto »

    divisore



    « ...E questo è quanto, Ojou-sama, non mi è stato detto altro »
    Seduta su un ricco tatami verde, con un gomito appoggiato ad una finestra aperta affacciante su di un giardino fiorito tra i più belli mai veduti, una giovane ragazza abbassò lentamente la testa per poi sospirare sonoramente mentre, a qualche passo di distanza da lei, ancora immobile sull'uscio di una porta scorrevole di riso dipinta a mano con una fantasia di aironi in volo, vi era una seconda giovane donna, vestita di un kimono scuro e con i propri corti capelli rossi fermati dietro alle orecchie con delle forcine laccate di nero. Quest'ultima, computa nella sua postura, teneva le mani raccolte in grembo con pudica educazione e lo sguardo basso, in rappresentazione di un rispetto che oltrepassava di gran lunga quello della semplice gerarchia.
    « Mi sembra un po' vaga come spiegazione la frase “Alle mura c'è un tuo amichetto” per indurmi ad andare fino al limitare del Villaggio a quest'ora della sera » Affermò la ragazza, guidando la sua attenzione al cielo, in cui la luna cominciava lentamente ad affermarsi, portando con sé il manto oscuro della sua sorella notte « Naoki è ancora fuori? »
    « E dove pensate che possa andare quel bambino senza di voi, Ojou-sama? »
    Rispose con malizia la seconda delle donne, alzando una manica del suo kimono a coprire un sorriso palesemente divertito.
    « Oh per favore Ritsuko, non mettertici anche tu... » Sbottò però l'altra, evidentemente non prendendo a piacere la reazione dell'interlocutrice, e fu solo in quel momento che finalmente, dopo aver scosso la testa, si alzò da terra, lasciando che l'haori di pura seta bianca che le copriva le spalle cadesse a terra « Beh, cerchiamo di sbrigare la faccenda prima dell'ora di cena: Dì a Naoki di tornare da solo alle mura, non ho voglia di fare il percorso con lui, poi prendi i miei stivali e il mio equipaggiamento... andare da Takumi senza almeno un coltello nell'obi può dirsi pericoloso per quel che mi riguarda » Disse, uscendo dalla stanza nella quale aveva trovato ricovero fino a quel momento, così da potersi dirigere presso l'entrata di quella che si rivelò essere un'enorme magione situata al centro di un giardino ricco di floridi arbusti e fiori profumati, i più curati e splendidi che forse tutta Konoha avesse mai visto...
    … niente di cui stupirsi, del resto la ricchezza e la fama del prestigioso Clan Kobayashi non potevano che trovare riconoscimento che in una dimora tanto meravigliosa.
    Scorreva sangue principesco nelle vene di quella dinastia di aristocratici mercanti, un'eredità che superava il semplice titolo e si concretava piuttosto in una personalità elegante e affascinante degna di un Daimyo e di cui quella giovane donna, ora intenta ad apportare le ultime migliorie al proprio abbigliamento, sembrava la massima esponente...
    « Spero di tornare entro un'ora, sii gentile e avverti Okaasama e Otousama al mio posto » Disse la ragazza, legandosi i capelli in una coda di cavallo per poi girarsi verso la sua fedele interlocutrice, cui rivolse uno splendido sorriso « Ittekimasu, Ritsuko »
    « Itterashaimase Ojou-sama »
    Rispose con prontezza l'altra, inchinandosi profondamente mentre, in appena un battito di ciglia, la sua padrona spariva alla vista con un salto ben calibrato che le fece superare il muro di recinzione dell'enorme magione, dandole così la possibilità di riversarsi immediatamente in strada, che venne seguita però solo per poco prima di preferire ad essa i tetti del villaggio, com'era suo solito fare per risparmiare tempo, così da tagliare la strada che, in appena cinque minuti, la portò a pochi metri dalle mura del Villaggio, che la kunoichi non si fece poi troppi problemi a raggiungere imboccando le scale di accesso esclusivo dei guardiani di Konoha, così da fare un entrata trionfale sui bastioni, di fronte allo sguardo vitreo di un già furibondo Takumi Yamanaka il quale, fulminandola con lo sguardo, sembrò a malapena trattenersi dal saltarle al collo con il fine ultimo di romperglielo.
    In meno di tre nanosecondi era riuscito a perdere pericolosamente la pazienza. Arrivati a quel punto si poteva addirittura dire che le doti di quella donna erano pressoché magiche.
    « Noto che siete in splendida forma come sempre Principessa... » Esordì immediatamente il Chunin, sorridendo ironico in direzione della sua nuova interlocutrice la quale però, guardandolo come se si trovasse a fronteggiare un'idiota, non resistette alla tentazione di mimare sconcerto, portandosi una mano dinnanzi alla bocca con finto orrore.
    « Risparmiati il Keigo stolto plebeo, mi hai convocata quando avevo già avuto il piacere di indossare il mio kimono da casa, cerca di tirare le somme al più presto, potrei dirmi quasi offesa della tua insana pretesa di avermi qui ora » Rispose infatti lei, usando il linguaggio ricercato della gerarchia aristocratica alla quale apparteneva... e il risultato alla sua irritante recita non tardò ad arrivare poiché lo Shinobi, portando una mano alla sua saccoccia ninja, sembrava già pronto ad estrarne un kunai quando si fermò, con dita tremanti, per portarsi entrambe le mani alla testa. Sembrava visibilmente fuori di sé.
    « Gli Dei hanno avuto pessimo gusto il giorno in cui hanno deciso di darti la vita, Kobayashi » Gemette l'uomo, premendosi i polpastrelli sulle tempie « Tu sei... davvero una maledetta »
    « Puoi dirlo forte »
    Replicò allegramente l'altra, sorridendo « Piuttosto, dimmi qual è il problema: Che amichetto avrei alle mura? E perchè hai mandato a prendermi quel cucciolo? Sai anche tu quanto è lento, ci avrei messo una vita se mi fossi fatta accompagnare da lui »
    « Speravo di tardare il nostro incontro »
    Sbottò l'altro.
    « Sei sempre così galante... » Ghignò la donna, palesemente divertita, prima però di essere messa a tacere con un gesto secco del proprio interlocutore il quale, tirandole praticamente addosso il registro delle entrate e delle uscite Shinobi, indicò con un gesto distratto della mano un nome cerchiato orribilmente in rosso. Un nome che aveva una data di uscita e non una di ritorno.

    Un nome che...

    « Jaken Zangyaku... ti dice niente? Lui sembra convinto di conoscerti »

    … Shizuka Kobayashi conosceva. Conosceva benissimo.



    Impallidì pericolosamente mentre il suo sguardo annaspava per un attimo nel vuoto, alla ricerca di qualcosa che però non fu evidentemente trovato, poiché la donna, lasciando cadere a terra l'enorme libro rilegato in pelle, si girò verso il limitare delle mura mentre le sue labbra si schiudevano in un'espressione sconcertata.
    « Non è possibile... » Gemette a mezza voce « ...lo avevano dichiarato morto » Sussurò; poi, con una velocità di gran lunga superiore a quella di reazione del Chunin guardiano, la kunoichi saltò senza timore sul bordo delle mura, abbassando immediatamente il suo sguardo...
    … ed eccola lì la Principessa del Villaggio della Foglia: Aveva lunghissimi capelli castani raccolti in un'alta coda di cavallo i quali, mossi dal vento leggero della sera, andavano ad accarezzare un volto adulto caratterizzato da profondi occhi smeraldinei e carnose labbra di ciliegia, il degno splendore di una fisicità formosa e seducente, succinta in un bustino di pelle nera sovrastante un paio di aderenti pantaloni scuri, a loro volta racchiusi un alti stivali stringati fino alle ginocchia, muniti di un alto tacco di ferro che sembrava volesse slanciarla molto più di quello che la sua reale altezza le avrebbe permesso.

    Eccola lì, Shizuka Kobayashi, lasciata bambina e ritrovata donna adulta.
    In tre anni era cambiata molto più di quello che, con ogni probabilità, quell'attonito ragazzo in fondo alle mura avrebbe mai potuto immaginare.

    « JAKEN! » La voce della kunoichi suonò colma di un sentimento che andava molto al di là del semplice stupore: Vi era felicità, emozione, paura addirittura. Per un attimo la ragazza rimase come inchiodata sul posto, incapace di muoversi, poi, voltandosi di scatto verso Takumi Yamanaka, indicò verso il basso con una gestualità infantile che ormai non le apparteneva più da tempo « Conosco quest'uomo » Esclamò infatti, mentre incredibilmente i suoi occhi si andavano a riempire di lacrime « E' il mio maestro! » Aggiunse traboccando felicità, ma appena fece il gesto di lanciarsi follemente giù dalle mura, il guardiano la afferrò per un polso, bloccandola rudemente.
    « Il tuo maestro è appena stato accusato di tradimento ai danni di Konoha, principessina, muovi un passo verso di lui e avrò finalmente un motivo legale per sviscerarti come una bestia » Sorrise l'uomo, colmo di una felicità che trovava concretezza solamente nel saper di arrecare danno a qualcuno « Nessuno, nemmeno il tuo fidanzatino Uchiha riuscirebbe a salvarti stavolta, quindi attenta a quello che fai... non vorrai affliggere la tua famiglia con un altro tradimento dopo quello di tuo fratello Kuroro, vero? » Domandò gongolante, mentre di fronte a lui la donna alla quale si rivolgeva lo guardava in silenzio, lasciando lentamente che i suoi lineamenti venissero macchiati da un pulsante odio.
    Adesso il suo sguardo appariva realmente agghiacciante.
    « Non osare nominare quell'uomo » Sibilò con graduale freddezza la ragazza, mentre i suoi occhi, improvvisamente, si facevano grottescamente più scuri « Non osare nominare la mia famiglia » Aggiunse, mentre il suo volto si distorceva in una maschera di pura e incontenibile rabbia « E non osare minacciare me o le persone che mi sono care » E così dicendo, avvicinandosi rapidamente all'orecchio del Chunin, la giovane kunoichi sussurrò con voce raschiante: « Sei in anticipo di almeno cento anni per poter credere di incutermi terrore, Takumi... fai un solo passo falso ai miei danni e avrai contro sia i Kobayashi che gli Uchiha... chissà il tuo adorabile Clan cosa sceglierà tra l'onta di proteggere un misero fallito come te o quella di gettarti in pasto alla rabbia dei miei consanguinei? » Sorrise divertita « Stai giocando con la Principessa sbagliata, impara a stare al tuo posto ratto di fogna » Mormorò infine con dolcezza...

    … e con ogni probabilità, se non fosse immediatamente intervenuto qualcuno, quella notte sarebbe sato commesso un omicidio.
    Ma se questo vedesse la propria vittima in un uomo o una donna, a nessuno era ancora dato saperlo.



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  14. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Grane in notturna~


    Atasuke stava pattugliando le mura, come d'altronde faceva spesso, specie negli ultimi tempi irrequieti. Egli marciava a passo lento e sicuto lungo il perimetro est della città scrutando con attenzione gli insesistenti movimenti che si celavano nella foresta oltre il grande muro eretto a difesa del villaggio. Nulla sembrava accedere quella sera, quando d'un tratto venne attirato da dei movimenti irrequieti che giungevano non dall'esterno del villaggio, quanto piuttosto dall'interno.
    Vide infatti il giovane apprendista guardiano che correva come un razzo verso l'amministrazione, probabilmente a contattare qualcuno sotto ordine di un suo collega.

    °Che può essere capitato di tanto grave da dover contattare degli amministratori? Non so cosa possa essere successo, ma di certo è bene che vada a dare il mio supporto... Non vorrei che capitino grane durante il mio turno di guardia°


    Atasuke sapeva che in quell'orario oltre a lui ed altri guardiani disposti a pattugliare lungo il perimetro vi era il vecchio Yamanaka, il quale era praticamente sempre di turno all'ingresso, quindi non gli ci volle molto ad intuire che se c'erano dei problemi molto probabilmente questi erano all'ingresso del villaggio.
    Scattò dunque nella direzione opposta del giovane Naoki avvisando il primo guardiano che incrociò di coprire anche la sua area dato che si dirigeva alle mura per dei problemi che sembravano essere sorti. Egli correva rapido e deciso cercando di perdere meno tempo possibile, ma soprattutto evitando di affaticarsi inutilmente. Se ciò che lo aspettava era il "peggio aspettabile" probabilmente avrebbe dovuto intervenire come supporto in battaglia e sarebbe stato alquanto disdicevole arrivare già affaticato.
    La sua mente intanto, fin più rapida dei suoi passi aveva già iniziato ad elaboprare possibili scenari e possibili soluzioni nella speranza di arrivare sul posto già con qualche idea ben piazzata in modo da evitare inutili e pericolose perdite di tempo, tuttavia mai si sarebbe aspettato una scena simile, o almeno non in quel luogo.

    "Il tuo maestro è appena stato accusato di tradimento ai danni di Konoha, principessina, muovi un passo verso di lui e avrò finalmente un motivo legale per sviscerarti come una bestia ... Nessuno, nemmeno il tuo fidanzatino Uchiha riuscirebbe a salvarti stavolta, quindi attenta a quello che fai... non vorrai affliggere la tua famiglia con un altro tradimento dopo quello di tuo fratello Kuroro, vero?"

    "Non osare nominare quell'uomo ... Non osare nominare la mia famiglia ... E non osare minacciare me o le persone che mi sono care ... Sei in anticipo di almeno cento anni per poter credere di incutermi terrore, Takumi... fai un solo passo falso ai miei danni e avrai contro sia i Kobayashi che gli Uchiha... chissà il tuo adorabile Clan cosa sceglierà tra l'onta di proteggere un misero fallito come te o quella di gettarti in pasto alla rabbia dei miei consanguinei? ... Stai giocando con la Principessa sbagliata, impara a stare al tuo posto ratto di fogna"


    Identificò chiaramente le voci di Shizuka e di Takumi che discutevano in maniera a dir poco animata su un argomento a lui sconosciuto o di cui comunque non conosceva abbastanza da poter sviscerare un giudizio pienamente analizzato.
    Raggiunta una distanza utile per intromettersi senza urlare, in modo da evitare di unirsi anche lui a quella scenetta a dir poco patetica, prese parola con tono perentorio e solenne.


    «Takumi... Gentile come al solito... Noi due dovremo fare un discorsetto in separata sede in merito a queste tue esternazioni... Ne approfitto comunque per ricordarti che qui non siamo al mercato e che non è il caso di sare spettacolo con tali discorsi da scaricatore di porto... Altrimenti sarò costretto a farti assegnare alle pattuglie di Otafuku... li sono molto più apprezzati questi discorsi... E non ti dimenticare che pur essendo io un Genin e tu un Chunin posso farlo in qualunque momento portando direttamente la segnalazione a Drake san o ad uno degli amministratori competenti... Intanto lasciale andare il braccio»


    Il suo sguardo era duro e puntato direttamente sullo Yamanaka. Mentre il tono era apparentemente calmo lo sguardo tradiva invece la velata irritazione che provava e la serietà delle sue parole, segno che quella non era solo una semplice e velata minaccia ma un vero e proprio avviso.
    Si avvicinò poi ulteriormente allo Yamanaka in modo da potergli sussurrare in privato alcune semplici parole per chiarire subito la situazione.

    «Takumi, so bene quanto ti stia sul cazzo Shizuka, non è una novità, ma evita soprattutto in servizio di fare queste figure e smettila di giocare al gioco del trono! Non siamo qui a decidere chi ha il clan più figo o chi può fare la voce più grossa, chiaro? Possibile che sia io, un Genin, a dover insegnare a te, un chunin, come si lavora? Mi stai facendo dubitare di come sia possibile che ti abbiano fatto salire di grado»


    La sua voce era appena un sibilo, quasi impossibile da udire anche solo pochi passi più in la, ma abbastanza forte e deciso per essere compresa al volo anche dalle orecchie "dure" dello Yamanaka.
    Passò quindi il suo sguardo su Shizuka cercando di capire che cosa stesse succedendo li domandandolo direttamente a lei.

    «Shizuka... Che cosa ci fai qui alle mura a quest'ora? Ma soprattutto... perchè stai piangendo?»


    Verso di lei il suo tono era divenuto gentile e comprensivo, mentre il suo sguardo si era riempito di gentile tenerezza nel cercare di infonderle il dovuto coraggio e la dovuta tranquillità per ottenere una risposta.

    [...]


    Terminato di ottenere le informazioni da Shizuka, Atasuke si sarebbe quindi riportato verso Takumi, recuperando il suo tono serio e distaccato.

    «Takumi, gentilmente fammi un rapido riepilogo della situazione: Perchè tenevi Shizuka per il polso? Chi è l'uomo alla porta? Quali accuse si muovono verso quest'uomo? Ma soprattutto che diavolo ci fa qui a Konoha uno accusato di tradimento?»


    A quel punto, ottenute anche qui le dovute informazioni Atasuke avrebbe proceduto come da protocollo dirigendosi lui stesso alle porte del villaggio scendendo dalle mura per incontrare il misterioso visitatore tornato dal nulla ponendogli fondamentalmente le stesse domande.

    «Allora... Signor Magato Kanzaki... O devo chiamarti Jaken Zangyaku? Io sono Atasuke Uchiha, guardiano di Konoha... Racconta anche a me che cosa ci fai qui, il perchè di due nomi distinti e tutto ciò che sai dirmi su queste accuse che ti vengono mosse...»


    Intanto gli fece cenno di porgergli i polsi, cosiccè potesse ammanettarlo in modo da formalizzare lo stato di fermo almeno finchè la situazione non fosse stata chiarita con chi di dovere.

    «Non preoccuparti per le manette... Si tratta semplicemente di una formalità... dato che risulti accusato di tradimento credo non ti sia complicato comprendere il perchè di questa semplice precauzione prima di permetterti di varcare la soglia del villaggio... Considerati comunque in stato di fermo fino ad ulteriore comunicazione»


    Il suo sguardo verso il misterioso visitatore non era duro, ne accusatorio, tuttavia non lasciava trasparire alcuna emozione, alcun pensiero. Era freddo, in un certo senso distaccato, come d'altronde si doveva essere nel compiere quel mestiere, specie in quelle situazioni.
    Con attenzione però egli scrutava non solo l'uomo che stava ammanettando, ma guardava oltre, nella foresta, per essere sicuro che in tutta quella sorta di scena non si celasse una qualche trappola o un qualche agguato in cui quel "traditore" stava solo fungendo da esca.

     
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  15. Alastor
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    _The Doors_
    CAPITOLO III


    S h a c k l e s W i l l S e t M e F r e e




    La domanda sullo stato di salute delle persone da me nominate non trovò replica. E la cosa non mi stupì affatto, a dire il vero, visto che il guardiano aveva ben altri pensieri per la testa in quel momento.
    Nonostante la distanza che ci divideva, infatti, ero comunque vagamente riuscito a notare come, via via che la mente dell'uomo assorbiva le mie parole, la sua postura rilassata fosse andata irrigidendosi progressivamente. Ed ero piuttosto convinto, sebbene, ancora, la lontananza non mi aiutasse, che anche l'espressione del suo viso, proterva e beffarda fino a quel momento, fosse diventata di pura incredulità e sbigottimento.
    Fu in quel momento che il giovane guardiano tornò a fare capolino sull'alta struttura, reggendo quasi miracolosamente un enorme volume il cui peso doveva essere ragguardevole, a giudicare dalla difficoltà che sembrava avere anche solo nel camminare senza crollare a terra. Il collega, probabilmente ancora assorto nelle sue riflessioni, ci mise un po' più del dovuto a rendersi conto del suo arrivo, nonostante il passo del ragazzino fosse tutt'altro che felpato, gravato com'era. Senza proferir parola, si appropriò con gesto poco cerimonioso del grosso registro e lo consultò per alcuni secondi, poi lo vidi immobilizzarsi.
    Sicuramente l'aveva trovato. Aveva trovato il nominativo che gli avevo indicato. Non aveva senso pensare altrimenti, dopotutto i sorveglianti della porta di Konoha erano sempre molto scrupolosi nell'annotare quali ninja entravano e quali uscivano, il tutto corredato con le rispettive date. La cosa era ovviamente positiva per me, poiché di fatto dimostrava, anche in maniera piuttosto inconfutabile, che almeno quel frammento del mio resoconto era veritiero. Sarebbe stato il massimo, in realtà, se solo non avessi apertamente ammesso che il nome scritto su quel documento ufficiale non era realmente il mio. E questo era un dettaglio non da poco, e non mi illusi neanche per un istante che me l'avrebbero fatta passare liscia per quella faccenda.
    Il biondo guardiano si rivolse al suo aiutante con parole che purtroppo non riuscii a udire. Erano state proferite con un tono troppo basso. Fatto sta che il ragazzino, dopo averle udite, corse via, sparendo per la seconda volta dalla mia vista.
    Restai lì fermo, con lo sguardo volto a quello che fino a pochi istanti prima era stato il mio interlocutore, in attesa che mi ponesse ulteriori domande o mi informasse di ciò che stava per accadermi, tuttavia l'uomo, pur continuando a sorvegliarmi con occhio vigile e vagamente malevolo, non aprì bocca. Non disse nulla, e non sembrava intenzionato a farlo a breve.
    Probabilmente non intendeva prendere ulteriori iniziative in prima persona e si limitava ad attendere che l'altra guardia eseguisse le sue direttive. Direttive che ovviamente mi erano ignote. Potevo solo fare congetture, in maniera anche abbastanza inconcludente, ma tutto sommato la possibilità più verosimile ritenevo che fosse l'andare a chiamare qualcuno che deteneva maggiore autorità, il quale, con mia buona pace, avrebbe deciso cosa farne di me.

    La giornata era stata lunga e faticosa, e si profilava tutt'altro che prossima ad una pacifica conclusione per il sottoscritto. Non sapevo quanto mi avrebbero fatto attendere lì, davanti a quel maestoso portale, per cui mi presi la libertà di sedermi a terra, a gambe incrociate. Anche in tale postura il mantello riusciva a coprirmi dalle spalle in giù. Restai così, fermo e silente, come un monaco in meditazione, ma in realtà il mio animo era turbato.
    Ero certo di aver fatto la cosa più giusta, tornando a Konoha e raccontando la verità sul mio conto, di questo ero fermamente convinto. Non mi sarei mai pentito di ciò, qualsiasi sorte mi attendesse, tuttavia era innegabile che provassi una certa inquietudine al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere di lì a poco. Non sottovalutavo la gravità delle mie azioni, e sicuramente nemmeno chi amministrava il villaggio l'avrebbe fatto.
    Negarmi l'accesso alla Foglia, e anzi bandirmi per sempre dal suo territorio appariva un'eventualità tutt'altro che fantasiosa, come anche l'essere incarcerato. Essere giustiziato, sinceramente, mi sembrava un tantino eccessivo e la ritenevo un'ipotesi alquanto remota, sebbene tale impressione non fosse realmente supportata da conoscenza o esperienza concrete.
    Nonostante la vita ritirata e vagabonda che avevo condotto negli ultimi anni, ero comunque riuscito, seppur in maniera non soddisfacente, a tenermi informato sulla situazione sociopolitica nelle terre ninja. Ero dunque al corrente del periodo problematico che Konoha aveva attraversato e che stava tuttora vivendo, pur ignorandone le cause scatenanti e i dettagli in generale. La cosa certa è che la congiuntura era tutt'altro che favorevole, ed è proprio in quei momenti che chi governa, sotto il peso della paura e delle aspettative, tende a farsi più cauto e inflessibile, talvolta anche intrattabile. E se il mio tempismo nel fare ritorno era stato pessimo come temevo, dubitavo che avrei trovato alcuna clemenza da parte delle alte sfere.
    Ma non potevo farci niente, e stare a crucciarsi era uno stupido modo per ingannare il tempo. Qualsiasi cosa fosse successa, l'avrei affrontata con serenità e risolutezza, senza abbattermi.

    D'improvviso, sentii un assai lieve peso gravarmi sulla spalla destra, e girando piano la testa mi accorsi che un piccolo pettirosso vi si era appollaiato sopra. Quando i nostri sguardi si incontrarono lui cinguettò e io, per tutta risposta, smagliai un tenero sorriso, qualcosa che nessun essere umano, meno uno, da quasi dieci anni a quella parte aveva probabilmente mai visto stampato sul mio viso. Tirai fuori la mano sinistra da sotto al mantello e gliela offrii. Era vuota purtroppo per il piccolo volatile, che magari sperava in qualcosa da mangiare, ma ormai avevo finito anche la scorta di cibo per me stesso, che era stata accuratamente calibrata sulla durata del viaggio. Dopo una breve esitazione, l'esserino entrò nel mio palmo, continuando a guardarmi curioso, piegando impercettibilmente il collo su di un lato. Cinguettò ancora due volte al mio indirizzo, poi si girò e volò via, battendo rapido le minute ali e librandosi in alto davanti a me.
    Fu seguendolo con lo sguardo che mi accorsi che una nuova figura si stagliava sulla sommità delle mura, che solo pochi istanti dopo sarebbe stata raggiunta dalla nota sentinella.

    Una figura femminile. Non ebbi il tempo di mettere a fuoco, che subito la sua voce mi trafisse come una lama rovente.
    « JAKEN! »
    Quel residuo di sorriso che l'uccellino era riuscito a regalarmi svanì del tutto, mentre mi rimettevo all'impiedi con sconsiderato impeto, tanto che il mio fisico acciaccato ne risentì lievemente all'altezza del fianco destro. Finalmente in posizione eretta, restai lì impalato con il capo levato al cielo, le labbra leggermente aperte, la fronte increspata e le palpebre che sbattevano ripetutamente e disperatamente, tentando di aiutare gli occhi a confutare ciò che, follemente, aveva partorito la mente. Ma c'era poco da confutare.
    D'accordo che ero stanco, d'accordo che ormai la luce cominciava a scarseggiare, e potevo senz'altro riconoscere che la distanza e la pessima prospettiva di visuale, dal basso verso l'alto, fossero una bella scocciatura, va bene tutto. Però, accidenti, gli occhi mi funzionavano ancora e l'udito non mi faceva difetto.
    Quella voce mi era nota, per quanto suonasse piuttosto diversa da come la ricordassi. Quella sagoma, che indubbiamente apparteneva a una giovane donna formosa ma slanciata, dovetti fare un certo sforzo di immaginazione per riuscire ad associarla alla persona che avevo in mente, e ancora non ero del tutto convinto. E in tutto ciò, ero ancora a bocca aperta.
    Alzai il braccio destro con lentezza quasi esasperante, distendendolo poi sopra la mia testa con la mano aperta, in segno di saluto. Mi schiarii la gola, ma tutto quello che mi riuscì di dire, con tono incredulo, fu:
    «Shi...Shizuka?»
    E probabilmente non sarebbe nemmeno riuscita a sentirlo, poiché ciò che venne fuori fu poco più di un sussurro.
    La giovane si voltò verso il guardiano mentre mi indicava, dicendogli qualcosa che non potei udire, poi tornò ad affacciarsi in mia direzione. Parve sul punto di saltare di sotto, probabilmente per venirmi incontro, ma fu bloccata dall'uomo, che subito le rivolse parole aspre e cariche di sadica soddisfazione.
    « Il tuo maestro è appena stato accusato di tradimento ai danni di Konoha, principessina, muovi un passo verso di lui e avrò finalmente un motivo legale per sviscerarti come una bestia. Nessuno, nemmeno il tuo fidanzatino Uchiha riuscirebbe a salvarti stavolta, quindi attenta a quello che fai... non vorrai affliggere la tua famiglia con un altro tradimento dopo quello di tuo fratello Kuroro, vero? »
    Stavolta il biondo non si era dato pena di tenere basso il tono di voce, così riuscii a sentire chiaramente tutto quanto disse. E fu veramente straordinario quante cose quelle poche frasi riuscirono a rivelarmi, e tutte di una certa gravità.
    In primo luogo, esse manifestavano senza riserva un profondo odio da parte dell'uomo nei confronti della ragazza, la cui causa e origine tuttavia non potevano che essermi sconosciute, ma quello che realmente mi lasciò di stucco fu il venire a conoscenza di due cose.
    La prima, che comunque non era certo imprevedibile, era che già venivo accusato di tradimento. E non vedevo chi altri avesse potuto formulare tale incriminazione se non il guardiano stesso, dato che la notizia del mio ritorno presumibilmente non era stata ancora divulgata. A meno che egli non disponesse di una trasmittente o altro mezzo per tenersi in contatto diretto con l'amministrazione di villaggio, o comunque con chi prendeva quel genere di decisioni, ma in tal caso, se mi era già stata affibbiata la funesta imputazione, cosa aspettava a prendere provvedimenti?
    Tali valutazioni, tuttavia, riuscirono addirittura a passare in secondo piano quando arrivò la seconda batosta: Kuroro Kobayashi aveva tradito. Mi riusciva davvero difficile credere a una cosa del genere, eppure le parole che avevo udito non lasciavano spazio a dubbi su un ipotetico tono ironico. Eppure era davvero strano, di quella persona avevo un ricordo piuttosto positivo.
    Magari aveva una mentalità fin troppo rigida e quadrata, però sembrava un ragazzo onesto e che soprattutto metteva sempre l'onore al primo posto, nonostante il tipo di carriera che aveva scelto. Mi chiedevo se non ci fosse sotto dell'altro. Quale torto poteva aver subito, quale ambizione poteva aver perseguito, per arrivare ad una rottura con la Foglia? Ancora una volta non ebbi tempo di indugiare in tali pensieri, poiché in cima alla barriera la situazione stava rapidamente degenerando.
    Shizuka fronteggiava colui che ancora le serrava il polso, poi accorciò ulteriormente la distanza con movimento repentino. Non avevo la più pallida idea di cosa gli stesse dicendo, però dopo quanto avevo sentito, e con l'atmosfera carica di disprezzo e risentimento che riuscivo ad avvertire persino io ad una tale distanza, avevo la chiara impressione che da un momento all'altro i due sarebbero scivolati dalla violenza verbale a quella fisica.
    Non sapevo che cosa ci fosse tra i due, il motivo di tutto quell'astio, ma di certo non mi andava a genio che cominciassero ad ammazzarsi davanti a me, e soprattutto non tolleravo l'idea che, per quanto la corrente condizione dei due non fosse stata da me causata, lo fosse invece l'occasione, la situazione in cui adesso si ritrovavano. Poi non riuscivo a capacitarmi di come un guardiano delle mura, che dovrebbe essere una delle figure più responsabili del villaggio che ha giurato di proteggere, scadesse in stupide diatribe e faide personali mentre svolgeva il suo mestiere, con una potenziale minaccia come io ero ritenuto alle porte di Konoha, per giunta.
    Volevo porre fine a quella idiozia. Volevo urlare a pieni polmoni per attirare, almeno provvisoriamente, l'attenzione dei due e distoglierli dai loro bellicosi intenti. Volevo dire all'uomo che, alla luce delle evidenze raccolte tramite documento cartaceo e tramite testimonianza diretta, poteva anche procedere a fare di me quello che doveva e a condurmi dove dovevo essere condotto. Volevo dirgli che Shizuka, che ormai mi aveva identificato, poteva essere congedata, perché non desideravo coinvolgerla oltre nei miei problemi. Questo volevo, e questo intendevo fare.
    «EEH–»
    L'urlo fu emesso solo per metà e mi si strozzò in gola, quando mi resi conto che un nuovo arrivato era giunto e si avvicinava a rapidi passi verso i due litiganti. La visibilità ormai era compromessa, ma sicuramente non si trattava del giovane guardiano tuttofare.
    Fatto sta che questo individuo, quando raggiunse il luogo dell'annunciato misfatto riuscì a sedare le ostilità, prendendo poi a parlare prima con l'uomo, poi con la donna, poi ancora con l'uomo.
    Ancora una volta, non mi era dato sapere cosa si stessero dicendo, ma avevo la sensazione più che fondata che, per buona parte, si stesse parlando di me.

    L'attesa non fu troppo lunga e, quando i tre finirono di confabulare, il nuovo arrivato si allontanò per poi ricomparire dall'enorme portone che si schiuse per consentirgli il passaggio.
    Mentre camminava in mia direzione, potei finalmente distinguerne meglio le fattezze. Era più basso di me ma dovevamo essere grosso modo coetanei, aveva corti capelli neri e occhi dello stesso colore. Vestiva sobriamente e mi guardava con occhi freddi e attenti.
    Quando mi raggiunse, subito mi rivolse la parola.
    «Allora... Signor Magato Kanzaki... O devo chiamarti Jaken Zangyaku? Io sono Atasuke Uchiha, guardiano di Konoha... Racconta anche a me che cosa ci fai qui, il perchè di due nomi distinti e tutto ciò che sai dirmi su queste accuse che ti vengono mosse...»
    Dunque si trattava di un altro guardiano di Konoha, che forse era stato chiamato come rinforzo o che casualmente si era trovato a passare di lì, non saprei.
    Comunque, senza alcun indugio, chinai leggermente il capo in segno di rispetto quando il ragazzo si presentò e prontamente replicai. Il mio tono era serio e pacato, gli occhi puntati su di lui.
    «Malgrado le circostanze, è un piacere conoscerti Atasuke Uchiha. Puoi chiamarmi Magato.
    Le accuse ai miei danni che ti sono state riferite sono principalmente legate proprio al nome da me adottato sin dal mio arrivo a Konoha, poco più di quattro anni fa, che ho appena dichiarato essere fittizio.
    Ciò che ho tradito è la fiducia che il Villaggio e i suoi abitanti mi avevano accordato, mentendo sulla mia identità.
    Non è mia intenzione giustificarmi, ma sappi che non l'ho fatto per nuocere a qualcuno, e tantomeno alla Foglia. Avevo bisogno di rendermi irrintracciabile per degli individui che mi davano la caccia, ma anche tale precauzione si è rivelata inefficace nel lungo periodo. Così, ho ritenuto opportuno sparire dalla circolazione per qualche tempo, per sicurezza mia e anche del Villaggio.
    Pure di questo dovrò rendere conto, e lo farò.
    »

    Respirai profondamente, e i miei occhi ora erano più decisi che mai, così come la mia voce.
    «Intendo affrontare le conseguenze di ogni mia azione, quali che siano, ma non chiedermi di andare via. Non voglio, non più.»
    Quando Atasuke tirò fuori delle manette e mi fece cenno di porgergli i polsi, non mi stupii, date le circostanze, anche se ovviamente non gioivo all'idea di essere trattato come un criminale. Ciò nonostante non recriminai, al contrario.
    «Un momento.»
    Mi slacciai il mantello all'altezza del collo per poi sfilarmelo di dosso e stenderlo a terra a mo' di tovaglia da picnic, poggiandoci un piede sopra perché il vento non lo facesse volare via. Rimossi le sacche che contenevano armi ed equipaggiamento vario e gliele poggiai sopra, legai il tessuto creando una sorta di fagotto, dopodiché rimossi la wakizashi che portavo dietro la schiena legata all'altezza della vita e ne infilai l'estremità dotata di tsuba dentro l'involto, così che potesse essere usata, volendo, come sorta di bastone per trasportarlo appoggiato a una spalla.
    In pratica mi ero appena disarmato nonostante non mi fosse stato richiesto, almeno non ancora. Dopotutto, ritenevo che non avesse molto senso ammanettare una persona se poi poteva tranquillamente avere accesso a delle armi, per quanto adoperarle con le mani legate non fosse facile.
    Ogni gesto di quella operazione era stato fluido e palese, così che l'uomo che mi stava davanti non potesse in alcun modo pensare che quelle armi intendessi piuttosto usarle. Un'eventuale perquisizione della mia persona non avrebbe fatto emergere altri oggetti pericolosi.
    Senza più il mantello indosso, il mio vestiario era finalmente in evidenza, nella sua semplicità. Una giacca uwagi leggera, con le maniche arrotolate sopra i gomiti, color verde militare. Sotto di essa, una fasciatura bianca nei pressi della spalla sinistra si intravedeva appena, e probabilmente non era l'unica. Un ampio pantalone nero di cotone, che arrivava appena sotto al ginocchio e lì si stringeva, i piedi nudi.
    Mentre i miei ondulati capelli corvini, lunghi all'incirca fino alle scapole, continuavano ad essere frustati dal vento, porsi quanto di cui mi ero privato ad Atasuke, oppure, se non l'avesse preso in consegna, l'avrei lasciato lì a terra. Dopodiché, mentre le mie labbra, piuttosto carnose e vivide sulla carnagione chiara, si piegarono appena in un breve sorriso, mentre i miei occhi grigi, contesi tra l'ardesia spento, il cenere e l'argento, lo scrutavano, quasi in maniera rassicurante.
    Fu in quel momento che, con inusitata dignità, protesi le braccia in avanti, a pugni chiusi, per lasciare che mi ammanettasse.
     
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