[Gioco] La carovana

quest livello D

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  1. Shu
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    La Carovana
    Primo post



    Hiroji Takahashi si avvicinò all'edificio in costruzione dell'accademia. Entrò e si diresse verso l'ufficio addetto all'apertura di missioni. Osservò attentamente le tariffe. Non pensava che questi shinobi fossero così cari! Con i soldi che aveva poteva assoldare a malapena un genin. Ma un ninja da solo non avrebbe potuto difendere adeguatamente la carovana. Doveva quindi assoldare 3 o 4 studenti. Dei marmocchi che a malapena potevano considerarsi sopra l'essere umano medio. Ma dopotutto essendo dei briganti degli esseri umani medi anche degli studenti sarebbero potuti bastare.
    Era il suo turno e, in poco più di dieci minuti, la richiesta era fatta.

    [... qualche giorno dopo ...]



    Quattro studenti si erano proposti per quella quest ed erano stati accettati. Era stata loro consegnata una lettera. Dovevano trovarsi davanti al gate di Konoha il giorno XX/XX/XXXX alle 6.30 am.

    Una volta giunti tutti il gate si sarebbe aperto e sarebbe uscito un piccolo carro, trainato da due ronzini [Classico carro stile far west NdM, Nota del Master]

    Alla sua cima un uomo, sulla trentina, capelli leggermente brizzolati, svariate rughe e una pelle molto abbronzata, quasi scottata, segno di una vita passata a lavorare sotto il sole cocente. Si sarebbe rivolto a loro, non appena li avesse visti, con il tipico accento delle campagne del paese del fuoco: [Solo pg di konoha con una buona giustificazione gdr possono riconoscere l'accento NdM]

    Salve ragazzi, io sono Hiroji Takahashi, il mandante di questa missione. Non si tratta di nulla di estremamente difficile. Io e questa carovana dobbiamo arrivare a Suna intatti, voi dovete difendere me e il carico dai briganti. Se proprio proprio dovrete scegliere il carico ha la priorità, ma spero per me che questo non dovrà succedere ahahahah

    Dopo essersi immerso nella sua risata per un paio di secondi, ed essersi ripreso...

    Se avete delle domande fatemele ora, o anche durante il viaggio. Non appena mi date il via partiamo! Ah già presentatevi... non vorrei dovervi chiamare "Ehi tu!" durante il viaggio ahahaahah

    ----------------------------------




    Si tratta di un semplice post di presentazione. Descrivete come venite a conoscenza della missione, le pratiche che eseguite per partecipare e come ricevete la lettera che vi dice che siete entrati.

    NON POTETE INCONTRARVI PRIMA DEL PRIMO INCONTRO DELLA QUEST, OVVERO DAVANTI AL GATE

    Prima posteranno i ninja di Konoha, nell'ordine che preferiscono, poi gli altri, nell'ordine che preferiscono. Massimo in una settimana vorrei che tutti avessero postato.

    Ah già, prima di postare qui mettete la vostra scheda nell'OT!
     
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  2. 'Elizabeth'
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    Post Primo
    Chest of Wonders

    « Hum.. per i corsi ci sarà ancora da aspettare un po', chissà se c'è qualcosa da fare nel frattempo.. »

    Pronunciò a bassa voce la ragazza, immersa in se stessa, mentre leggeva una lettera da parte dell'accademia che le comunicava i suoi compagni di corso e relativo sensei, pregandola però di pazientare ancora prima di essere messa a conoscenza dell'inizio della suo addestramento. Era seduta sulla sponda di un piccolo ruscello che affiancava la sua residenza a Konoha, e ogni tanto lasciava che i suoi piedi, scalzi, si bagnassero dell'acqua cristallina che scendeva giù dalle pendici del sentiero. Passò una mano nei capelli e si buttò all'indietro, con lo sguardo verso il cielo limpido. Era passato così poco, eppure sembrava un eternità da quando aveva cominciato a camminare, allontanandosi dal suo vecchio bar, il Settimo Cielo, la sua casa, dove aveva abbandonato così tanti ricordi, esperienze, sentimenti.

    Sapevo bene che era inutile restarsene con le mani in mano, per questo decisi di andare a farmi un giro in città. Mi spogliai dei vestiti da notte che ancora portavo e indossai quelli di ogni giorno. Una canottiera bianca molto corta, che a malapena copriva il mio ventre e una gonna nera, con delle bretelle cinte sulle spalle. Evitai, a parte le scarpe, di indossare altro.. in fondo non era altro che una breve passeggiata alla ricerca di qualcosa di indefinito. O almeno così credevo. Uscii dall'abitazione chiudendomi la porta alle spalle e legando col laccio rosso i miei capelli a mo' di coda molto morbida, fluida sulle mie spalle. I miei occhi da un marrone molto scuro, celavano di giorno la maggior parte di quei contrasti scarlatti che invece erano visti più volte accendersi nelle notti più difficili dove la mia stessa vita era stata messa in pericolo.

    Camminava per il villaggio quasi volesse rimanere completamente anonima nel suo trascorrere il tempo, le mani raccolte, i passi incerti, delineavano una incredibile insicurezza di cui lei stessa non poteva accettarne l'esistenza.

    °Maledizione.. è tutto così nuovo qui.. era una vita che non provavo queste sensazioni di smarrimento..°
    « Ah, ecco qualcosa di interessante! »
    Disse improvvisamente ad alta voce lanciandosi letteralmente verso un edificio dell'accademia.

    Se non avessi trovato nulla in quel luogo, dove sarei potuta andare altrimenti?
    Ero certa che qualcosa di molto più interessante dell'oziare mi avrebbe aspettato mentre mi dirigevo verso la bacheca dell'edificio dove i vari committenti di missioni chiedevano aiuto ai Ninja di Konoha.
    Notai che fra tutti i vari annunci, uno solo richiedeva la presenza di un grado inferiore tanto quanto era il mio.
    Non mi preoccupai tanto del fatto che era richiesto l'aiuto a tre o quattro parigrado senza la benché minima presenza di un superiore che prendesse le veci del leader. Il mio spirito era ormai da tempo vincolato solo a se stesso e forse mettermi a confronto con altri ninja alla pari mi avrebbe aiutato a trovare il mio ruolo.
    Aprii la porta accanto alla bacheca, compilai il modulo di adesione alla missione e lo diedi al commissario lì presente, o meglio.. lo lasciai sul tavolo affinché, tornato da dove fosse, lo leggesse.

    Fatto questo mi girai, uscii dall'edificio, e tornai a casa.
    Era ormai pomeriggio e la giornata stava per finire, ero sicura che la risposta alla mia richiesta sarebbe arrivata la giornata successiva, per questo preparai il letto, feci ancora una passeggiata lungo il ruscello, risalendolo fino alla fonte, e lì rimase ancora finché non cominciò a calare il buio.
    Toccai quell'acqua con le mani, increspata dallo sbattere da una roccia all'altra non riusciva neanche a riprodurre un immagine a differenza di ciò che un fiume avrebbe potuto.
    Eppure proprio in quella fragile acqua così vivida, così mutevole, specchiai i miei occhi, mentre un lampo rosso luccicò tra quei cristalli così infinitamente perfetti ed invisibili che la costituivano.
    Sospirai.
    Era meglio tornare ed andare a dormire. Percorsi in discesa tutta la strada, appoggiando le mani sugli alberi che costituivano quel piccolo boschetto. Per qualche insano motivo sapevo che nel mio futuro avrei fatto ancora visita a quel luogo innumerevoli volte.. forse trasformandolo nel tempio delle mie meditazioni, forse alla ricerca di una tranquillità che avevo perso. Aprii la porta nell'esatto momento in cui la luna cominciò a penetrare nelle finestre della casetta.
    Quella luce filtrò potente ad illuminare le stanze e per risposta lasciai cadere l'accendino sul tavolo dal quale l'avevo preso per accendere le candele.

    « Non ci credo! »

    Sul mio letto una lettera dal rivestimento verde e col simbolo di Konoha stampato sul retro mi aspettava, forse anche da più di quello che immaginavo.
    Mi lanciai su essa presa dalla gioia e lessi quello che desideravo.
    A poche ore da quel momento, iniziava la mia prima missione.
    Per quanto i tempi fossero brevi, per quanto fossi completamente impreparata, non riuscii a far altro che ad essere felice. Richiusi la lettera, la appoggiai sul tavolo e mi cambiai per dormire.
    Una volta sotto le coperte chiusi gli occhi... e poi fu buio.


    La luce del giorno non era ancora sorta che già gli occhi della donna si aprirono. L'appuntamento era da lì a poco, ed ella non perse un istante. Si diresse in bagno, lavò i capelli e li raccolse come sovente usava fare. Subito dopo indossò i vestiti appropriati a quella missione, aggiungendo le protezioni per gomiti e ginocchia.
    Inoltre sul braccio destro avvolse con cura le Fasce Rinforzate da Combattimento, per dimostrare subito senza troppe parole a chi avesse incontrato, che tipo di combattente era.
    Stessa cosa fece sul sinistro, ma con la fasciatura non rinforzata.
    Pose i due coltelli, Tanto e Kaiken ai bordi della gonna negli appositi foderi, una da una parte ed uno dall'altro. Detestava farne un uso insistente, ma si sarebbero rivelati preziosi contro determinati avversari o per particolari manovre offensive.
    Una volta pronta finì di legare uno dei suoi sonagli ad un Kunai, ripose tutto, e si avvio verso l'uscita.

    Il Gate di Konoha era per me relativamente molto vicino, quindi non volli arrivare in eccessivo anticipo e passai in rassegna tutta la città con lo sguardo mentre la attraversavo. Sorridevo di tanto in tanto nell'osservare le guardie fare avanti e indietro mentre tutti i cittadini dormivano e socchiudevo le labbra quando il vento, leggero, mi avvolgeva il volto e scuoteva i capelli che lisciavo con la mano di tanto in tanto.

    Arrivata a destinazione, l'orario era perfetto.
    Il mio sguardo si fece più freddo e mentre appoggiavo le spalle alle mura, incrociai le braccia, dimostrando che in quel momento non avevo voglia di avere a che fare con nessuno di coloro che si sarebbero presentati.

    [...] Una volta che ci siamo tutti.


    Sciolsi le braccia e mi legai agli altri studenti, senza pronunciare parola ma ricambiando con un sorriso a qualsiasi, eventuale, presentazione da parte loro.

    Passarono pochi istanti che il gate si apri, e un carro di grandezza non così elevata quanto immaginava, si delineò davanti a loro.
    Guardò l'uomo sedutovi alla cima, scrutandone i lineamenti ma senza trasformare i suoi occhi in strumenti indagatori.
    Era chiaramente la tipica persona degna di rispetto che aveva passato una vita far germinare i frutti del suo lavoro, e questo non fece accendere che nella ragazza il desiderio di svolgere ancor meglio il suo dovere.

    Cominciò a parlarci, eppure la comprensione mi risultò terribilmente ardua, per quanto mi sforzassi. Il mio villaggio natio era talmente lontano da quelle terre che lo stesso dizionario madre non mi era così familiare, al parlare dialettale di quell'uomo dovetti fare appello a tutta me stessa per riuscire nell'intento di capire i suoi concetti.
    Dovevamo raggiungere tutti e cinque, anzi.. sei con il carro, Suna.
    Bene, un posto nuovo che ero ansiosa di visitare, per quanto la mancanza di permessi mi avrebbe fatto vedere ben poco a parte l'ambiente circostante alla città stessa.

    Una volta avutone il permesso, mi presi la responsabilità di parlare per prima tra miei compagni.

    « Hiroji Takahashi, il mio nome è Elizabeth. »
    Dissi con voce ferma.
    « Sia lei che il carro arriverete a Suna integri, non si ponga priorità.
    Grazie per la fiducia che ripone in noi. »
    Mi girai, fissando gli altri studenti.
    « Piacere di conoscervi. »
    Dissi socchiudendo in un primo momento le labbra e poi dipingendo un leggero sorriso sul volto.
    « Se ci poniamo due da una parte e due dall'altra, sono sicura che riusciremo a tenere la carovana intatta senza problemi, viaggiare in fila scoprirebbe la coda rendendola più facile da allontanare dalla testa. In blocco è più semplice appoggiarsi fra di noi.
    Approvate? »
    Conclusi passando una mano nei capelli e preparandomi a partire.

    CITAZIONE
    Note da ricordare:
    Un Kunai legato ad Un Sonaglio
    Fasce Rinforzate su Braccio Destro
    Fasce Normali su Braccio Sinistro
    Tanto e Kaiken ai lati della gonna, nel fodero.
    Tekken riposto.

     
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  3. KiHawke
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    Essere pagati una miseria e valere ancora meno.

    Era una mattinata piuttosto tranquilla quando venni a sapere di quell'incarico. Mi ero svegliato da poco, e mi annoiavo sinceramente, senza nulla da fare. I corsi genin sarebbero presto iniziati, e presto avrei avuto qualcosa da fare, ma nel frattempo.... i miei ricordi erano ancora piuttosto confusi, frammentati, ma tutto sommato non ero più il bimbo piccolo che ero stato fino a qualche giorno prima. Aprii la dispensa, notando la mancanza di qualsiasi cosa potesse stuzzicare il mio appetito. Presi giusto un po' di pane ,raffermo per giunta, e uscii in cerca di qualcosa da fare, magari qualcosa da ricordare.

    Konoha era una città piena, ma non di cose da fare per un povero studente come me. Magari avrei potuto trovarmi un lavoro...ma mi sarebbe piaciuto mettermi in proprio. Annotai quest'ltimo pensiero sul taccuino che portavo sempre con me .Più tardi lo avrei riscritto sul registro, a casa mia. Continuai a girare a caso, perdendomi nei miei pensieri, fino a quando un urto a sorpresa non mi fece perdere l'equilibrio. Un ragazzo che trasportava dei documenti mi era sfortunatamente finito addosso, e ora tutto il suo carico era riverso per terra. «Hey, tutto ok?» dissi, sorridendo. Mi abbassai ad aiutare il messaggero, fino a quando non mi ritrovai in mano un annuncio per una missione, per cui erano richiesti circa quattro studenti. Bhe, tanto non avevo nulla da fare, lo compilai, per poi restituirlo al ragazzo. «Puoi darlo te a chi di dovere? Io non saprei a chi rivolgermi!» . Sorrisi di nuovo. Il ragazzo sembrò essere desideroso di adempiere alla richiesta, e, più particolarmente, di non vedermi mai più. Me ne andai tranquillamente, facendo caso solo dopo, nei miei ricordi, al coprifronte che "quel ragazzo" portava. Era un genin. Io lo avevo trattato come se fosse un mio subordinato...
    Tornai a casa, imbarazzato dal solo ricordo dell'accaduto, e trovai una lettera, appesa alla porta. La aprii, leggendoci sopra che ero stato scelto, e che mi sarei dovuto trovare al gate di Konoha, alle sei e mezza del mattino.

    [...]



    Mi svegliai verso le cinque, in modo da poter essere piuttosto tranquillo. Fatta una rapida doccia, mi vestii normalmente, aggiungendo l'equipaggiamento necessario, prestando particolare cura al solito blochetto degli appunti. alle 6:30 ero al gate, in orario e pronto a partire. Notai una ragazza appoggiata al muro, con le braccia incrociate sul petto; non sembrava avere voglia di parlare. Non sapevo nemmeno se fosse una mia compagna, quindi non le diedi peso, aspettando semplicemente in piedi.

    Quando tutti i miei compagni arrivarono, vidi per la prima volta la carovana che avremmo dovuto proteggere. L'uomo che guidava il carro si presentò. Sembrava un tipo che aveva lavrato sodo per tutta la sua vita, e che lo avrebbe continuato a fare. Parlava con un forte accento che mi ricordava qualcosa, ma che non riuscii ad identificarlo esattamente. Lo avremmo dovuto proteggere fino a Suna. Devo dire che mi sarebbe piaciuto tanto viaggiare, e che non mi ero messo a vagabondare solo ed esclusivamente perché da studenti era impossibile uscire dal villaggio non accompagnati. Mi presentai, sorridendo. « Io sono Morai Uchiha, piacere di conoscervi.» . La ragazza di prima mi sorrise, per poi presentarsi a sua volta, esponendo un piano. « Per me va bene. » dissi, facendo spallucce.

     
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  4. Kruzx
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    Prologo:
    Hasegawa dopo i vari allenamenti in vista del corso Genin, si sentiva pronto per la sua prima missione, ed era passato a controllare la bacheca dell'accademia tutti i giorni, nella speranza di trovare una missione alla quale avrebbe potuto partecipare. Quando finalmente, dopo una settimana di visite alla bacheca, trovò una missione di grado D, in cui erano richiesti solo studenti; ovviamente si iscrisse subito, poichè era convinto di poter essere scelto.


    La prima missione

    Erano passati diversi giorni da quando si era recato in una delle sedi dell'accademia a fare richiesta per una missione, e finalmente quella mattina dopo essersi alzato, e vestito, trovò sul tavolo della cucina di casa sua, una busta.
    Senza esitazione Hasegawa si avventò su essa aprendola e leggendone il contenuto.




    *Finalmente, è da tanto che aspettavo questo momento, ma non devo perdere tempo, se parto oggi stesso potrò viaggiare con calma, senza rischiare di ritardare.*


    Rapidamente Hasegawa radunò il suo equipaggiamento, si assicurò di aver preso tutto, controllo che il suo fido Dadao fosse ben assicurato a lui. Infine fece una rapida colazione, ovviamente con i suoi adorati Dango, e ne incartò alcuni per il viaggio per Konoha.
    Dopo diversi minuti fu pronto a mettersi in marcia, usci da casa sua e si diresse verso l'uscita del villaggio.



    Era tarda mattinata, Suna era pervasa dal torrido caldo, e per le strade c'erano poche persone. Hasegawa era abituato al clima, ed in quell'occasione era molto contento, ed il caldo era l'ultimo dei suoi penseri. Grazie al suo passo svelto, raggiunse con rapidità le porte del villaggio, dopo aver salutato le guardie ai cancelli, Hasegawa s'incammino verso il villaggio della foglia.

    *Ho fatto bene a studiarmi il percorso per Konoha, sapevo che mi avrebbero preso per questa missione.*


    Il viaggio fu breve, dato che il giovane shinobi teneva un passo molto svelto, e per tutta la sua durata, i suoi pensieri vagarono a quali compagni avrebbe potuto avere, ed a chi avrebbe dovuto affrontare. Smetteva di pensare alla missione solo la sera prima di dormire, quando si fermava per qualche minuto ad osservare la quiete e la vastità del cielo stellato.
    Come aveva programmato, Hasegawa giunse il giorno stabilito, quando arrivò al gate di Konoha, si trovò in presenza di un uomo sopra un carro, e di alcuni ragazzi.




    *Immagino che tutti i ragazzi siano i miei compagni in questa missione, mentre l'uomo sul carro, sicuramente sarà il nostro protetto.*


    Quando tutti i ninja furono presenti, l'uomo sul carro parlò.


    CITAZIONE
    Salve ragazzi, io sono Hiroji Takahashi, il mandante di questa missione. Non si tratta di nulla di estremamente difficile. Io e questa carovana dobbiamo arrivare a Suna intatti, voi dovete difendere me e il carico dai briganti. Se proprio proprio dovrete scegliere il carico ha la priorità, ma spero per me che questo non dovrà succedere ahahahah
    Se avete delle domande fatemele ora, o anche durante il viaggio. Non appena mi date il via partiamo! Ah già presentatevi... non vorrei dovervi chiamare "Ehi tu!" durante il viaggio ahahaahah

    Dopo di che si presentarono i due ninja di Konoha, ed uno dei due espose un piano. Hasegawa dopo aver ascoltato, sorrise e si presentò.

    -Piacere mio, sono Hasegawa Taiki e vengo da Suna.-

    Dopo una breve pausa, aggiunse:


    -Per quanto riguarda la tattica da adottare, sono d'accordo.-
     
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  5. Tokì
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    P R O L O G O


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    «Quattro - Sei»

                    « Due - Otto »

         «Quattro - Sette»

    ...



    « .. Sei - Sei»

           « Sette - Sette »



    « Otto - Sei»

                    «BUGIARDO!»



    "Merda."
           
           
           
           
           
           
           

    Dadi. Dannati, stramaledettamente dannati dadi. Uno dei peggiori vizi con il quale un uomo possa fare i conti: molti iniziano a giocare per divertimento, altri per passare il tempo morto.. Pochi per guadagnarsi i soldi della cena. Jyazu, aveva iniziato proprio per questo motivo: per mangiare.

    Ogni sera, fra i vicoli bui di oto non era poi così difficile trovare qualche poveraccio disposto a giocarsi pure l'anima: lui, il giovane otese aveva iniziato per caso.
    Aveva vinto la prima mano, la seconda era andata bene e con la terza si era riempito le tasche: da quel momento non era più riuscito a farne a meno.
    Forse per lui era un po’ come una droga, un bisogno indomabile; forte come la sete nel deserto piu arido.

    Soldi e Dadi.
    Dannati i Soldi e i Dadi.

    Quella notte, stava per perdere di nuovo tutto: la partita era iniziata con una mano fortunata, quattro - sei ed una buona occasione di bluff sulla puntata di Zoro. Contava sul bluff, e probabilmente ci sarebbe riuscito se quei due non fossero stati in combutta.

    Quel bugiardo, venne preceduto da un occhiata da parte di Masao, una di quelle occhiate che solo un giocatore esperto può riconoscere: gli aveva visibilmente fatto un segnale. Inizialmente Jyazu non collegò la faccenda, gli ci vollero alcuni istanti prima di capire.

                                                                                    

    L'ombra di Jyazu si era mossa ancora prima di dare modo hai due di sfilare i pugnali dalla cinta: con un inquietante agilità era balzato in avanti verso la figura di Zoro, che colto di sprovvista era stato investito da un solco fulmineo in pieno petto, il secondo invece, era balzato indietro prima sbigottito e poi terrorizzato aveva cercato di darsi alla fuga, ma ancor prima di fare qualche metro era stato rapidamente colto da da un possente calcio girato all'altezza delle scapole.

    li aveva messi k.o.
    Ma non c'era quasi gusto. Due ciccioni alcolizzati.
    Recuperò i Ryo, e si defilò.



    [La Mattina Seguente: l'evolversi di una scazzottata]


    « Sveglia brutto porco! » urlò qualcuno, facendo spalancare gli occhi del giovane otese: si era di nuovo addormentato per strada. Questa volta era crollato a qualche passo dal Neko Tensei, nel vicolo che costeggiava una stradina sotterranea. Qualcosa poi lo colpì in pieno petto, soffocandogli istantaneamente l'aria nei polmoni, un calcio.

    "Ora mi alzo.." pensò. "Sìsì. Ora mi alzo e gli spezzo le corna."

    Ad occhi aperti la luce mattutina che filtrava fra le mura era piuttosto fastidiosa; sollevò stancamente la mano destra a proteggersi gli occhi, e poi aguzzando lo sguardo le forme iniziarono ad avere un senso: erano quattro figuri, quattro sgherri poco raccomandabili, pieni di cicatrici e armati di bastoni avanti hai quali si trovava Masao: il tizio che la sera prima aveva deciso di fregare Jyazu.

    « Ora ti facciamo vedere noi.»
    Mormorò uno, avanzando pericolosamente.

    L'adrenalina fa miracoli: è capace di darti una scossa abbastanza forte da farti risvegliare nel giro di un solo secondo, e con Jyazu era proprio quello che era successo: rincoglionito come un babbuino correva sbattendo i geta rumorosamente sul pavimento, aveva ancora un occhio mezzo chiuso ed i capelli arruffati che svolazzavano al vento, l'espressione sbalordita e la bavetta all'angolo della bocca che sventolava come una bandiera. Correva e dietro di lui c'erano quei quattro tizi armati ed incazzati neri.
    Svoltando il primo angolo derapò rumorosamente, facendo strisciare i geta in un fastidioso sibilio stridulo; riprese l'equilibrio su di una gamba e in qualche modo ricominciò a correre agitando le mani in avanti per farsi spazio fra i passanti.

    Veloce come il vento scartò un paio di individui, ed imboccò una nuova stradina leggermente più stretta, che una volta percorsa lo fece sbucare in uno dei vialoni principali di oto: avanti a lui una folla poco maggiore di gente si estendeva in uno pseudo mercatino all'aperto.
    L'otese si voltò.
    Non li aveva ancora seminati.

    E con uno scatto balzò in avanti, allungando il braccio ed afferrare il tendone di un carro coperto, dentro al quale si infilò.
    Atterrato scomodamente su alcuni sacchi, iniziò ad arrampicarsi faticosamente sopra di essi e alla fine guadagnata la parte piu buia del carro si mise comodo: nessuno l'aveva visto entrare. Fortunatamente.
    Poco dopo, ebbe coscienza di essere finito dentro il carretto postale di Oto.
    PO S.P.A (Poste Otesi S.P.A).

    ________________________________________________
    [A Konoha, qualche tempo dopo.]


    "Diavolo.
    Non farò altro che incontrare Uchiha, Hyuga e Nara vari.
    I Nara poi, dicono che sono tutti uguali.
    Senza parlare degli Uchiha.
    Infondo i peggiori sono gli Hyuga."


    Pensava forte, un Otese disperato.

    A Konoha c'era arrivato in qualche modo: uscito da Oto si era imbucato in una carovana di commercianti di Sakè fino a quando non si era infilato nel retro di un carro di patate diretto a Konoha, dal quale era smontato qualche chilometro prima di arrivare al villaggio.
    Ben presto il resto dei suoi compagni l'avrebbe intravisto arrivare in direzione del gate, infondo non aveva nemmeno lontanamente l'aria di essere del posto: fasce nere su gambe e braccia, geta hai piedi e pantaloni del karategi bluastro tenuto insieme da un cordone violaceo alla old style orochimaru, dradlocks legati dietro la nuca e per il resto aveva sulla spalla sinistra un sacco di patate adibito a zaino ed il collanone a pallettoni intorno al collo.

    Immagine indicativa [X]



    Gettai il sacco di patate per terra, fermandomi ad una decina di metri dal gruppo mentre incrociavo le braccia al petto. Non dissi una parola, attendendo l'arrivo del carro.


    FLASHBACK                                 

    CITAZIONE
    Oto, qualche giorno prima.

    Ad orecchie dritte distingueva il suono degli zoccoli dei cavalli dai passi vicini della gente: se qualcuno avesse alzato il telo che lo nascondeva non avrebbe avuto scampo.
    Quattro sgherri forse erano davvero troppi.
    Inspirò profondamente quando il carro girò a sinistra, e fra le ombre del carretto notò in lontananza i quattro inseguitori fra la folla prendere una strada completamente diversa: seminati.
    E poi uno struscio all'ennesimo rimbalzo del carretto attirò la sua attenzione: una lettera sigillata gli scivolò fra le mani, era stata timbrata di rosso e recava l'iscrizione "Destinatario non prevenuto". La girò, a volerci giocherellare e quasi gli esplosero gli occhi quando si rese conto di essere il destinatario.

    Giazu Iama, scritto in caratteri cubitali.
    Ringhiò.
    « Si scrive Jyazu, idiota. »
    Qualche tempo prima si era candidato all'accademia per qualche lavoro, e finalmente era tempo di riscossa.
    « ..A KONOHA?! »
    Esclamò una volta aperta la busta.


                                     FINE FLASHBACK

    In prossimità del carro fece qualche passo verso di esso, recuperando in spalla il sacco di patate adibito a zaino. S'accosto vicino ad uno dei due cavalli ed inziò ad ascoltare con calma ciò che il "vecchio" aveva da dire, mentre in viso gli si disegnava un vago ghigno -apparentemente- privo di senso.

    « Koji, vecchio. O come diavolo di chiami.. » disse, agitando le mani al vento, privo di qualsiasi nota di offesa nel tono. « Hai già subito attacchi in passato? E a quale altezza della strada? » domandò, occhieggiando i compagni; dall'espressione in volto non sembrava avere inizialmente un parere. Li lasciò parlare per qualche attimo, e una volta ricevuta la riposta dal conducente si presentò in modo piuttosto sbrigativo: « Jyazu, chiamami Jyazu. » detto questo si voltò verso il trio scuotendo il capo. « ... Carne da macello per arcieri e cavalleria ..» spiegò indicando i lati del carro. « ... Dubito incontreremo ostilità tanto raffinate, ma in ogni caso la cosa migliore è stare qualche metro indietro al carro ... In questo modo, se ci coglieranno alle spalle il vecchio potrà scappare mentre noi teniamo occupati i banditi, in caso contrario se ce li troveremo di fronte avremo più tempo per organizzare un offensiva degna di questo nome. »

    ...

    « Andiamocene, questo posto mi da il nervoso. »
    Mormorò procedendo oltre il carretto con il solito passo svelto.



     
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  6. Shu
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    Una semplice giornata



    Per la strategia scegliete voi cosa fare, mi metto nelle vostre mani, come per la strada de seguire, anche se penso che la vostra rotta accademica possa andar bene. Per quanto riguarda attacchi passati... no, non ne ho avuti. Tuttavia questa volta il carico è molto più prezioso e delicato. Persino la luce del sole lo può rovinare per cui ho lasciato tutto dentro il carro.

    Una volta che tutti si fossero messi d'accordo sulla strategia da adottare allora l'anziano avrebbe fatto partire il carro. La giornata sarebbe passata molto lentamente, ma mentre il vecchio contadino era abituato a vivere secondo i ritmi della natura e a vivere poco per volta gli shinobi si sarebbero potuti spazientire. Avrebbero inoltre avuto molto tempo per conversare e il contadino avrebbe chiesto loro notizie sulla propria vita, sul loro villaggio, sulle capacità ninja.[Nota del master: non è che vi fa tutte queste domande assieme, cerca di conoscervi pian piano uno per uno, è solo molto curioso.] Sembrava molto interessato a questi argomenti.

    D'altro canto, se avessero chiesto informazioni a lui, lui avrebbe detto loro che aveva vissuto come contadino per tutta la vita nel villaggio di Honbuka, nel paese del fuoco. A suo tempo, molti ma molti anni fa, aveva tentato di entrare nell'accademia ma non era stato ritenuto sufficientemente abile e quindi si era adattato a quell'esistenza.

    Per chi avesse voluto informazioni più approfondite su di lui, poi, lui avrebbe potuto parlare di raccolti o del ritmo delle stagioni ma dubitava che loro fossero interessati.

    Passarono tutto il giorno così: chiacchierando e proseguendo il cammino.

    Verso sera, poco dopo il tramonto, sarebbero giunti ad una collinetta che sbarrava loro la strada.

    [Nota: se avete scelto la strada accademica il sunese si può accorgere che all'andata non c'era]

    Non potevano tornare indietro, vista l'ora...


    OT

    Voglio vedervi interagire tra di voi e con il vecchietto.

    Dovete scegliere la strategia di protezione del carro, come viaggiate (Non potete viaggiare sul carro, solo a terra), e alla fine cosa fare. /OT
     
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  7. Kruzx
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    Strada interrotta

    Hasegawa e gli altri ninja stavano discutendo della strategia, poichè l'otese aveva fatto notare la vulnerabilità di quella che stavano per adottare. Hasegawa, dopo una veloce riflessione, parlò per primo, facendo una proposta per la formazione; alzando la voce, per farsi udire anche dallo shinobi di oto che si era incamminato davanti al carro.


    -Stavo pensando, se ci dividessimo in due gruppi, un gruppo posto davanti al carro, ed un gruppo posto dietro, cosi da limitare le vulnerabilità descritte da Jyazu? In caso approviate io mi posizionerò nel gruppo in testa, dato che vengo da Suna ed ho già percorso la strada.-



    *Credo si possa arrivare anche ad una migliore disposizione, ma questa mi sembra buona, semplice da attuare e pratica. Chissà che ne pensano gli altri?*



    Dopo aver deciso la formazione da adottare, la carovana partì da Konoha, percorrendo la strada accademica, la stessa che aveva già percorso Hasegawa per arrivare al punto d'incontro; per questo motivo, indipendentemente dalla sua posizione in formazione, il ninja di Suna avrebbe prestato attenzione alla strada.
    Durante il viaggio, l'uomo rivolse diverse domande a tutti i ninja; ad Hasegawa domandò delle sue capacità ninja, ipotizando fosse uno spadaccino per il dadao legato alla schiena del ragazzo.




    *Questo tipo è irritante, parla troppo per i miei gusti, io amo il silenzio; ad ogni modo risponderò, sperando che anche gli altri lo facciano, sono curioso di sapere cosa sono capaci di fare. Inoltre c'è un Uchiha, chissà, forse è già padrone dello sharingan.*




    Dopo essersi preso un istante per i suoi pensieri, rispose con un tono vagamente ironico.


    -Esattamente, prediligo l'arma bianca negli scontri, ma ho vari assi nella manica, chissa forse sarai abbastanza fortunato da vederli durante il viaggio.-



    A fine giornata, poco dopo il tramonto, il gruppo che fino a quel momento non aveva avuto alcun problema, giunse presso una piccola collinetta che sbarrava il cammino. Pur essendoci meno luce, Hasegawa notò subito l'incongruenza con la strada svolta per arrivare a Konoha, e subito fece un gesto agli altri per indicare di fermarsi, prima di arrivare troppo vicino ad essa. [Nota: Il mio pg indica di fermarsi circa 30 m prima della collinetta]




    *Questa collina non c'era quando ho percorso la strada la prima volta, quindi credo che qualcuno voglia attirarci in una trappola, e per creare una piccola collina credo si tratti di un ninja.*




    -Ragazzi, state in guardia! Quando ho percorso la strada per arrivare al punto d'incontro non c'era nessuna dannata collina, probabilmente è opera di un ninja. Ci sono due possibilità, o stanno per assaltarci da dietro, e ci hanno sbarrato la via di fuga principale, oppure vogliono attirarci per strade secondarie che non conosciamo, forse per avere un vantaggio in battaglia.-
     
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  8. 'Elizabeth'
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    Post Secondo
    Wassup out there?


    Squadrai i compagni del mio gruppo che arrivavano uno ad uno. Fra loro un altro apparteneva al mio stesso villaggio mentre gli ultimi due erano di Suna ed Oto.
    Gli aspetti erano dei più vari, in particolar modo l'ultimo, dati i suoi modi di fare, si meritò uno sguardo più lungo e intenso degli altri, quasi volessi sottrargli le sue stesse parole dalla bocca.
    Era evidente che il mio modo di disporci non gli andava a genio, eppure ostentava per i miei gusti un'eccessiva superbia, aveva probabilmente bisogno di rendersi conto di non essere che poco più, e poco meno, di uno studente.
    Lasciai che finisse il discorso, ridendo fra me e me e rispondendo in modo succinto:

    « D'accordo, Senpai. »

    Utilizzai un tono quasi di sfida, mentre mi portavo con assoluta calma dietro al carro, sulla sinistra, prendendo la mia posizione. Ero palesemente seccata dal suo modo di fare, e in particolare di esprimere i suoi pensieri, ma non potevo certo negarglielo infondo, mi limitai a prendere la decisione più convalidata anche dal resto del gruppo.
    Per il resto del viaggio, lasciai da parte quei pensieri e mi concentrai unicamente sul cammino.

    Il viaggio quella giornata fu lungo, passammo ogni ora disponibile a camminare, mentre una leggera brezza a volte attraversava i miei capelli, motivo per il quale dovetti legarli col mio laccio rosso formando due piccoli ciuffi alla fine degli stessi, come ero solita fare. Non di rado lasciai che le mie orecchie ascoltassero i discorsi che il nostro mandante intraprendeva con gli altri ragazzi, a volte partecipando e a volte rimanendo in silenzio. Le mie mani, per lo più raccolte, sfioravano di tanto in tanto il Kaiken e il Tanto, involontariamente, quasi desiderassi lo scontro, ma tenendo quell'istinto ben sedato.

    Ero arrivata in quel posto così sconosciuto da pochissimo, non avevo neanche fatto in tempo ad ambientarmi che già l'accademia mi stava dando modo di proporgli fiducia, e proprio per questo nonostante la mia indole molto tranquilla desideravo poter aver l'occasione per compiere il mio dovere. Fondamentalmente non ne avevo bisogno, bastava arrivare a destinazione col carro e l'uomo - vivi -.

    Mentre attraversavamo un tratto di strada molto ampio e tranquillo, immerso nel verde delle radure del Paese del Fuoco, col sole che tiepido bagnava coi suoi raggi la nostra pelle, parlai anch'io con l'anziano signore, in modo da conoscere meglio chi stessimo seguendo e perché.
    D'altronde è all'uomo irrazionale che interessa solamente avere ragione delle sue idee, mentre l'uomo razione prova interesse solo ad imparare, e così volevo fare.
    Era mia natura. Mia natura pensare che niente avesse valore quando la vita umana di chi abbiamo accanto, non ne ha per noi stessi.
    Per questo, dopo aver ascoltato, lasciai che l'uomo e, in un certo modo, anche i miei compagni, potessero conoscermi leggermente oltre la superficie, controllando con meticolosa attenzione tutte le mie parole ma senza forzare la discrezione del dialogo.

    « Non so dirle quasi nulla di Konoha, vengo da molto lontano, talmente tanto che dubito che alcuni di voi possano conoscere il mio stesso paese d'origine.
    Quello che so è che, appena entrata, mi sono resa conto che l'attività economica della città è assolutamente vivida, così come quella sociale. »
    Avrei poi abbassato il tono.
    « Se le può interessare, prediligo il Taijutsu a ogni altra specializzazione ninja, anche se mi rendo conto che questo non ci aiuterà molto contro qualche arciere o altro... »
    Il mio tono si fece insanamente tagliente.
    « Di sicuro potrò fare del mio meglio per proteggerla da vicino, mi occuperò di restarle accanto se mai ve ne fosse bisogno. »
    Avrei concluso passandomi una mano nei capelli e alzando lo sguardo al cielo.

    Notai che ormai il sole stava calando.
    Ormai saremmo lentamente caduti verso il sonno della terra, e mentre il respiro di Gaia si cominciava a fare più forte, mentre il vento lentamente cessava e sollevava appena qualche mucchio di terra e polvere qua e là, mi rendevo sempre più conto che sarebbe stata proprio quella notte ad essere spaventosamente decisiva per il futuro della missione.
    Un eventuale attacco non sarebbe avvenuto di giorno se non da parte di Ninja inesperti o potenzialmente troppo forti.
    Mentre l'oscurità, il buio, sarebbero stati la dimora perfetta per chiunque non volendo rischiare avesse voluto sabotare i nostri piani.
    I turni di guardia sarebbero stati indispensabili, ma non fu quello il problema principale in quel momento.


    -Ragazzi, state in guardia! Quando ho percorso la strada per arrivare al punto d'incontro non c'era nessuna dannata collina, probabilmente è opera di un ninja. Ci sono due possibilità, o stanno per assaltarci da dietro, e ci hanno sbarrato la via di fuga principale, oppure vogliono attirarci per strade secondarie che non conosciamo, forse per avere un vantaggio in battaglia.-

    « Non andremo per nessuna strada secondaria e neppure fuggiremo, se davvero siamo di fronte a qualche pericolo, questa notte non possiamo passarla altrove, qui almeno abbiamo completa visibilità della zona, dovremo fare dei turni di guardia.
    Vero? »

    image

    Girai il volto come un fulmine, fissando i miei occhi rossi come il fuoco in quelli di Jyazu mentre barlumi di luce lunare investivano il mio corpo.
    La serata iniziava in quell'esatto momento.
    Non volevo una conferma a quello che avevo appena detto, anzi, magari, volevo proprio sentirmi dire l'esatto contrario.
    Eppure trovavo estremamente divertente sfruttare l'arroganza di quell'uomo come una lama di cui servirmi per accendere qualche scintilla nel gruppo.
    Per quanto fossi capace di mantenere calma assoluta con le persone capaci di dimostrarmi educazione e rispetto, mi bastava veramente poco per rendermi una persona insopportabile.

    Indipendentemente dalla decisione del gruppo sarei rimasta dell'idea che né tornare indietro né muoverci ancora sarebbe stata una grande mossa, quindi al massimo avrei alzato le spalle, lasciando fare e compiendo in silenzio la mia parte, divertita.
    Altrimenti avrei con piacere cominciato per prima a fare la guardia al carro e gli altri.

    La mia mano destra sarebbe rimasta sul Kaiken tutto il tempo, pronta ad estrarlo se ve ne fosse stato bisogno.


    CITAZIONE
    Note da ricordare:
    Un Kunai legato ad Un Sonaglio.
    Fasce Rinforzate su Braccio Destro.
    Fasce Normali su Braccio Sinistro.
    Tanto e Kaiken ai lati della gonna, nel fodero.
    Tekken riposto.

     
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  9. Tokì
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    Per quanto l'appellativo proposto da Elizabeth arrivò alle orecchie di Jyazu come uno spiedo infilato su per il culo l'otese non disse nulla, nè dimostrò di esser stato toccato da quella risposta, che infondo era chiaramente mirata a prenderlo per i fondelli: anzi, un leggero sorrisetto gli si disegnò lungo le labbra dandogli quel tono da psicopatico che tanto piace alla gente.
    No, era chiaro che quel viaggio non sarebbe stato una passeggiata: in media i modi di Jyazu davano alla testa dopo le prime ore, ma stranamente questa volta -a tempo record- erano riusciti a spararlo in vetta alla classifica degli stronzi giusto al primo incontro.

    "A Suna. Da un buco di culo del mondo all'altro."               
    "Che diavolo, io sono un tipo invernale.""        

    Per Jyazu era il primo viaggio a Suna ma ne aveva sentito parlare svariate volte, però dirla tutta non conosceva nemmeno la strada per arrivarci. Difatti quando Hasegawa si propose di fare da guida al gruppo non obbiettò, limitandosi ad annuire con uno silenzioso cenno del capo.
    Prese poi posto al fianco sinistro del carretto, regolando il passo in modo da non restare mai troppo avanti o troppo indietro: dalla posizione scelta non avrebbe avuto grosse difficoltà a coprire tutto il lato sinistro del carro.

    E così, il viaggio ebbe inizio.

    Jyazu, non era mai stato un amatore delle grandi conversazioni, ancora peggio di quelle private: in media evitava drasticamente di raccontarsi, ma per questa volta -vista l'incredibile curiosità del vecchio- decise di assecondarlo, rispondendo sbrigativamente a qualche domanda. Inizialmente informò l'uomo del fatto che aveva deciso di proteggerlo esclusivamente perche al giorno dell'iscrizione era annoiato e sperava di movimentarsi un po’ la giornata: insomma, grandi ideali come il salvare vite umane o farlo per il puro gusto di mettersi al servizio dei più deboli non erano di certo affar suo. E di certo non lo sarebbe mai stato. A parte questo tagliò corto sul resto delle domande, senza mai approfondire più del dovuto: ma presto, un ringhio freddo e distaccato spazzò via quel filo di feeling che si era formato fra i due, Jyazu decise che era tempo di smetterla.

    « .. Vecchio, chiudi la bocca e guida quel dannato carretto in silenzio. »

    [...]

    image

    Tutto appariva completamente normale.
    Ma forse, non era esattamente così.

    Poco dopo il tramonto lo sguardo dell'otese si mosse lentamente prima sulla figura di Hasegawa e poi su quella di Elizabeth, alla quale inizialmente non rispose limitando il tutto ad una pungente occhiata di risposta: no. Non era d'accordo.

    image

    Scuotendo il capo emise un basso verso di disapprovazione, simile al mugugno di un elefante incazzato, o di un gorilla. Insomma, un verso che di per se non aveva senso, ma che in quelle circostanze manifestava visibilmente la disapprovazione dell'otese, non tanto per quanto stavano dicendo ma piuttosto per come stavano decidendo di affrontare la situazione.

    "Dilettanti."
    Pensò, con quel suo solito fare spavaldo che si portava dietro.

    Si voltò senza preoccuparsi di dare una spiegazione e a passo svelto iniziò ad incamminarsi in direzione della collinetta sfilando al fianco del carretto; con una rapida occhiata si rivolse ad Hiroji. « Noi bonifichiamo l'area, tu resta qui e tieni gli occhi aperti. » mormorò sicuro di se. A quel punto rallentò il passo di poco, ruotò la spalla per voltarsi verso Hasegawa, al quale fece cenno con la mano di seguirlo. A quel punto, accompagnato dallo shinobi della sabbia -qualora avesse deciso di seguirlo- ricominciò a camminare a passo sostenuto, avviandosi verso la misteriosa collinetta.

    « .. Inizia pure a fare la guardia kohai. »
    Mormorò infine, rivolgendosi ad Elizabeth.

     
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  10. KiHawke
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    Colline

    Non eravamo neanche partiti che la mia cara compaesana provocò evidentemente quell'otese. Non che Jiazu fosse poi molto simpatico, ma prenderlo per il culo non sembrava una gran cosa buona. Il sunese propose un compromesso nei piani dei due: «Io sono d'accordo con Hasegawa: meglio muoverci così.» dissi, alzando le spalle. Di Suna avevo i ricordi confusi, ma di cosa avevo ricordi chiari? Era un posto molto caldo, più caldo persino dello stesso paese del fuoco: in altre parole, un deserto. Il ninja proveniente da quel luogo si sarebbe, ovviamente, posizionato davanti rispetto al carro e a noialtri.

    Il viaggio fu comunque piuttosto lungo, ed Hiroji ci pose diverse domande, così, per passare il tempo. Inizialmente mi sentii un po' a disagio, con tutte quelle domande difficili da eludere, ma dopo poco mi rilassai: tanto, che male poteva farmi parlare un po' con quel vecchio? « Allora... al momento, sto studiando per diventare genin e...cioè, basta, penso. Della mia vita non ricordo quasi nulla, purtroppo, quindi non vi posso dire molto...ho viaggiato a lungo nella mia vita, questo lo so, e sono vissuto e cresciuto in un paese molto distante da quelli accademici...infatti, non conosco molto nemmeno Konoha.» dissi, sorridendo. Poco dopo, il nonno mi fece delle domande sulle mie competenze come ninja: « Se possibile, cerco di cobattere a corta-media distanza. Conosco qualche ninjutsu e davvero pochi genjutsu, ma me la cavo. Soltanto, cerco di avere spazio a mia disposizione, visto che palle di fuoco e getti d'olio non sono adeguati a combattimenti, chessò, in piccole casette di legno. » risposi, cercando di essere esauriente, anche per dare modo ai miei compagni di sapere come avrei combattuto.

    Trovammo davanti a noi il nostro primo ostacolo poco prima del calar del sole. Una collina interrompeva la via accademica, ed il sunese accreditò la possibilità che si trattasse di "qualcosa" atta a colpire noi: Al suo primo viaggio, non c'era alcuna collinetta che interrompeva la strada. Elizabeth propose di passare la notte lì, rimanendo a fare la guardia al carro fino al sorgere del giorno. Di tutta risposta, Jiazu si incamminò verso la collina, facendo cenno ad Hasegawa di seguirlo per "bonificare l'area". Quindi, se il sunese lo avesse seguito, saremmo rimasti in due, entrambi provenienti dalla foglia. Avrei sfruttato l'occasione per parlarle un attimo. «Elizabeth....senti, so che Jiazu è una testa di cazzo, ma non stuzzicarlo più del dovuto. Non voglio farti una paternale o rimproverarti e cavolate simili, ma non c'è bisogno di prendervi per il culo vicendevolmente ad ogni occasione....» feci spallucce: la scelta spettava a lei, ma sarei stato molto contento se i due avessero smesso di comportarsi come bambini litigiosi. Mi posizionai sul retro del carro, attento a eventuali movimenti, rumori o odori, che potessero rivelare un qualsiasi movimento, una qualsiasi minaccia. Aspettai.

     
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  11. Shu
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    Catturati!



    Mentre lo shinobi della sabbia e quello del suono si avvicinarono alla collina, sparendo dalla vista dei loro colleghi, cominciarono ad udire degli strani suoni. Ma nulla di eccessivamente preoccupante, probabilmente solo la fauna notturna del luogo che si stava svegliando. Arrivati molto vicino alla collina, grazie alla luce della luna, avrebbero potuto notare come essa in realtà fosse specie di gigantesco pallone gonfiato su cui era stata applicata una sorta di "texture" per renderla simile ad un cumulo di massi o qualcosa del genere.

    Prima ancora che potessero decidere cosa fare un kunai, giunto dalle loro spalle, si infranse sul pallone, perforandolo. Un gas di colore verde uscì, inondando i due Shinobi.

    Si sarebbero sentiti stanchi e, dopo pochissimi istanti, si sarebbero addormentati.

    [...]

    Mentre Elizabeth e Morai attendevano il responso la notte sarebbe scesa, oscurando la collina. Poco circa una decina di minuti due figure si sarebbero avvicinate. Se anche avessero avuto dei sospetti avrebbero potuto vedere che si trattava dei loro due compagni.

    Arrivati a pochi metri da loro avrebbero fatto un cenno. Simile ad un messaggio in codice. Ma loro non avevano concordato niente...

    Un'altra nuvola di gas verde uscì dal carro, riempiendo i polmoni dei due studenti.

    Una trappola!

    Questo il pensiero che avrebbe avvolto le loro menti, prima che esse scendessero nell'oblio evocato da morfeo.

    [...]


    Elizabeth e Hasegawa

    La ragazza e il sunese si sarebbero ritrovati nella stessa cella, si sarebbero svegliati più o meno nello stesso periodo. Erano stati privati di tutto il loro equipaggiamento ninja, ma i loro vestiti non erano stati toccati.

    Per terra un tozzo di pane e una scodella d'acqua. Erano terribilmente affamati. Da quanto stavano dormendo? Dove si trovavano? Che cosa era successo alla carovana?

    Dovevano cercare un modo in cui uscire. Ma come?

    In un angolo della cella di 4 metri per 4 c'era un mucchio di fieno, su cui si era svegliato Hasegawa, mentre addossata al muro c'era una branda, su cui era distesa la Kunoichi al momento del risveglio.

    Il resto era tutto composto da vari blocchi di pietra tenuti assieme. Un lato era ovviamente senza muro, sostituito da una grata di ferro con una porta.

    Se avessero provato a tirarla o smuoverla avrebbero potuto vedere che vibrava, come se non fosse stata fissata a dovere.

    Faceva tuttavia decisamente rumore, non avrebbero potuto tentare di scassarla poi molto senza attirare qualcuno.

    Oppure potevano tentare un'approccio diverso...



    Morai e Jiazu

    Il risveglio di Jiazu sarebbe stato qualcosa di normale. Specie per lui, abituato a dormire nei vicoli e nei luoghi più sudici del suono. Lo spettacolo tuttavia non sarebbe stato dei più piacevoli.

    Una figura senza pantaloni era avvinghiata a Morai, e lo teneva sul terreno abbracciandolo e baciandolo. A causa della luce non si poteva vedere con precisione di chi si trattasse ma se era una donna era decisamente muscolosa. Se si fosse girato verso la porta avrebbe potuto vedere che la porta della cella era chiusa, ma le chiavi erano per terra, vicino ad essa.

    [Nota: la cella è delle stesse dimensioni dell'altra, stessa branda eccetera, Jiazu è sulla branda. Vi ricordo che siete rinchiusi in una diversa parte del complesso rispetto ai vostri compagni. Anche voi senza equip ninja, ma vestiti. Morai li ha sparsi un po' ovunque sul terreno.]


    Per Morai il risveglio sarebbe stato più piacevole, almeno all'inizio. Si sarebbe sentito avvolto in un caldo abbraccio, veramente affettuoso e una bocca che lo baciava in più punti del suo corpo.

    Dopo un paio di minuti, quando avesse ripreso conoscenza del tutto, si sarebbe accorto che si trattava di un uomo molto più grosso e forte di lui. Sapeva che era un uomo perché nessuna donna, per quanto brutta o muscolosa, poteva avere un biscione simile che sembrava perforare l'addome di Morai.

    Anche qui le decisioni da prendere sarebbero state molte.

    Avevano i due shinobi la possibilità di uscire da quel luogo non solo con le loro vite, ma anche con la loro "verginità" intatta?

     
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  12. Kruzx
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    Prison Break



    -Non sarebbe prudente mandarlo da solo.-


    Disse Hasegawa, per poi seguire lo shinobi di Oto.
    Quando i due ninja si avvicinarono alla collina, iniziarono a notare stranezze. Iniziarono ad udire strani suoni, e poterono notare che la luna sembrava frutto di una pessima tecnica illusoria, appariva come un enorme pallone.



    *Qui c'è qualcosa che non quadra, sicuramente stiamo per subire un attacco.*



    Hasegawa mise la mano sull'impugnatura del suo dadao, e fece appena in tempo per lanciare un occhiata allarmata all'otese che avvertì un rumore, come di una piccola esplosione. Qualcosa aveva bucato la "luna", ed Hasegawa fu investito da un onda di gas verde, perdendo di vista l'otese.


    *Gas dannazione!!*



    Hasegawa tentò di trattenere il fiato e fuggire dal raggio d'azione dal gas, ma l'area coperta dalla sostanza era molto vasta e non riuscii nel suo intento, finendo quindi per inalarlo per riprendere fiato.



    *Maledizione, siamo stati fregati, sto svenendo...*


    Dopo pochi secondi l'effetto fu fulmineo ed Hasegawa non riuscì ad opporsi, perdendo i sensi.



    Quando Hasegawa riprese i sensi, e riaprì gli occhi, impiegò qualche minuto per riprendersi da una condizione di stordimento. Una volta tornato lucido, si accorse di essere in una cella, seduto su un giaciglio di paglia; mentre dalla parte opposta della stanza si trovava Elizabeth, distesa su una piccola branda. Il ninja di Suna notò di non avere più il suo equipaggiamento, ma trovandosi in una cella non se ne stupì.
    Poco dopo anche la ragazza di Konoha si destò.


    -Stai bene? Non so come ti hanno presa, ma se ti hanno stesa con il gas come hanno fatto con me, è normale un pò di stordimento, dura qualche minuto.-



    Disse porgendo alla ragazza la scodella d'acqua che si trovava nella cella, per poi continuare a parlare.




    -Se ci hanno battuto e miravano al carro, perchè siamo vivi? Forse questi non sono semplici briganti, ma anche mercanti di schiavi.
    Ad ogni modo non importa, non saranno delle sbarre a trattenermi. Troverò il modo di tirarti fuori.-




    Una volta conclusa la frase fece un occhiolino alla ragazza, e si accinse ad utilizzare una tecnica.




    CITAZIONE
    Tecnica della Trasformazione – Henge no Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Capra
    L'utilizzatore può cambiare il proprio aspetto. La dimensione può essere maggiorata o diminuita al massimo del 50% rispetto la propria dimensione reale. La trasformazione permetterà di assumere le caratteristiche tecniche dell'oggetto in cui trasformati oppure ottenere armi naturali se possedute dall'animale trasformato. Le potenzialità devono essere parigrado l'utilizzatore; non è possibile ottenere una protezione fisica; non è possibile ottenere capacità di movimento non possedute dallo shinobi.
    È possibile applicare questa tecnica anche in combinazione con un altro shinobi, unendo i due in uno stesso aspetto fittizio. Solamente uno dei due shinobi avrà il controllo delle nuove sembianze ed entrambi dovranno pagare il costo di attivazione e mantenimento.

    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 6 / Consumo: ½ Basso - Mantenimento: ¼ Basso)

    Hasegawa utilizzò la tecnica della trasformazione per tramutarsi in una vipera con dimensioni ridotte del 50% rispetto la propria.[1/2 Basso usato per trasformarsi]
    Una volta trasformato si sentiva strano, non avere gli arti, ne fattezze umane sarebbe risultato nuovo e bizzarro per chiunque, ma senza esitare, ignorando le diverse sensazioni Hasegawa iniziò a strisciare verso le sbarre, attraversandole lentamente, grazie alla conformazione fisica serpentiforme.
    Una volta fuori dalla cella riprese l'aspetto umano, e poi si rivolse ad Elizabeth.




    -Cercherò di rubare una chiave, o di trovare un altro modo per farti uscire.-



    Dopo aver parlato, iniziò ad attraversare il corridoio della prigione, cercando di non fare troppo rumore.



     
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  13. 'Elizabeth'
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    Post Terzo
    Prigionia..


    Jiazu si cominciò ad incamminare verso la collinetta, portando Hasegawa con sé. Non dissi nulla, infondo non avevo nessuna pretesa da parte mia nei suoi confronti, anzi, il semplice fatto che fra di noi ci fosse la voglia di ragionare in maniere differenti era sicuramente buono per il gruppo e quindi feci come era giusto fare, restando a guardia del carro a ponendomi in piedi a scrutare l'orizzonte.

    Morai utilizzò quell'occasione per rivolgersi a me, dimostrando che non aveva capito appieno che tipo di rapporto stessi instaurando con Jiazu, quindi mi limitai ad alzare le spalle come aveva fatto lui, e tenendo lo sguardo dalla parte opposta al suo. Le uniche parole che dissi a sua risposta furono brevi e concise, se avesse capito o meno stava a lui.

    « C'era un uomo, un grande marzialista, che diceva questo: tollerare significa insultare. »

    Avevo sempre creduto che fosse l'avversità ad essere un ponte verso la conoscenza di se stessi, e confrontarmi con quell'uomo utilizzando il suo stesso modo di fare non era altro che un pretesto per evitare di porre il gruppo in una situazione di insubordinazione ad un'unica figura ma dargli invece modo di confrontare ampiamente le proprie idee, gli uni con gli altri, senza gradi né suddivisioni di sorta.
    Se nessuno si fosse opposto a Jiazu, adesso saremmo stati tutti e quattro su quella collina, così, invece, la decisione era stata doppia e più sensata.

    Vidi la notte scendere, innanzi a noi, e sospirai flebilmente passando una mano nei capelli mentre gli occhi, nell'infinità dello sguardo, trovarono le stelle e i lumi del cielo prendere colori infiniti e forme magiche. L'essenzialità della vita si mostrava ora a noi in tutto il suo splendore, ed era incantevole.
    Eppur non mi lasciai coinvolgere troppo da quelle sensazione e presto, notammo l'avvicinarsi di due figure.
    °Eccoli!° Pensai fra me e me, assumendo una posizione di guardia, sapendo che dal loro ritorno mi sarei potuta aspettare di tutto, ma fu vano.

    Ricordo a malapena che li vidi farsi un cenno e, poco dopo, la vista diventare sempre più buia, fino a sbattere per terra cadendo col corpo senza più aria nei polmoni.
    Il sonno si fece pesante e ogni sensazione ed emozione scomparve, fu morte.. morte e vita.
    Aprii gli occhi, sbalzando seduta sulla branda, quasi riprendessi coscienza da un incubo terribile.
    °Dove diavolo sono.. dov'è il mio equipaggiamento..° Passai le mani addosso il mio corpo, ma a parte i vestiti non avevo nulla, strinsi i denti con rabbia, notando che non ero però da sola e questo mi rassicurò. Saltai in piedi, e mi guardai intorno ancora un attimo.
    Mi trovavo senza dubbio in una prigione, reclusa da tre pareti di pietra e una specie di cancello ferreo con una porta al centro.
    Nessuno le era dietro, eravamo solo io e Hasegawa, e proprio quest'ultimo mi si avvicinò, cercando di confortarmi.

    « Grazie, si, tutto bene.. sta passando per fortuna.. avete visto qualcosa alla collina? »
    Allontanai la scodella di acqua che mi passava, cercando di fargli capire che non era il gesto il problema, ma il fatto che non potevamo sapere cosa ci avessero dato da bere e mangiare e non potevamo fidarci in nessun modo.
    « Cosa hai intenzione di fare? »
    Furono le mie ultime parole prima di capire.

    Il ragazzo utilizzò quindi una tecnica a me conosciuta solo di nome, assumendo le sembianze e la forma di una vipera, anche se leggermente... beh... ingrassata.
    Il piano era chiaro, avrebbe cercato una soluzione, tramite una chiave o qualcos'altro, all'esterno della cella uscendo da essa. Io purtroppo non avevo la capacità per fare lo stesso ma capii che una cosa invece mi era possibile, prepararmi a combattere.

    CITAZIONE
    Tecnica della Moltiplicazione del Corpo - Bunshin no Jutsu

    Eseguii la tecnica creando tre copie di me stessa che posi agli angoli della cella, ponendomi invece in alto a sinistra, vicino la grata di ferro. In questo modo se qualcuno avesse cercato di prendermi, avrebbe di sicuro avuto bisogno di usare la forza e, magari, avrei potuto cavarmela o riuscire a uscire prima che se ne rendesse conto.
    A questo punto tutto ciò che restava da fare era vedere come la situazione si sarebbe evoluta..


    CITAZIONE
    Note da ricordare:
    Consumo: 3/4 basso per 3 copie sparse per la cella.
    Un Kunai legato ad Un Sonaglio.
    Fasce Rinforzate su Braccio Destro.
    Fasce Normali su Braccio Sinistro.
    Tanto e Kaiken ai lati della gonna, nel fodero.
    Tekken riposto.

     
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  14. Tokì
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    SPOILER (click to view)

    « Jyaz.. ..Tesoro.. Come sei Mmaschio.. Mmmh »

    Mormorò la prima.

    « ..Ma allora è vero che voi OTESI avete dei grossi SERPENTI »

    Aggiunse la seconda, con voce colma di lussuria.

    L'otese se ne stava steso -e beato- fra due bellissime fanciulle, entrambe completamente nude ed avvinghiate allo stranamente MUSCOLOSISSIMO corpo del Ninja, che con un espressione da gran goditore se le palpeggiava oltremodo.
    Insomma, era il paradiso di Jyazu.
    Quell'angolino nascosto dove ogni uomo nasconde le proprie malsane fantasie.

    ...

                                                    « ..ah! -hnnn! ahh! »
                                                    « ..AH! trh! AH! AH! PRENDILO! anzi PRENDETELO! »
                      « ..OH SIIII! facci riscoprire la nostra femminilità! »
                                                    « ..auuu! AUUU AHHHHHHHHHHH »

    « No Sempai. No. Dovevi metterglielo hai lati. »



    image

    « Godim.. eeee Ma! cho come-cazzo un ci fai!? »

    Esclamò, lanciandole in testa la gamba mozzata di un manichino(?).
    Ed in tutto questo, uno pseudo Morai aiutato da Hasegawa rubavano una tartaruga dall'acquario privato dell'otese. A giudicare dei commenti, il dinamico due aveva intenzione di rubare quella tartaruga perche Jyazu non l'aveva concessa in sposa al Hokage.



    Uno strano rumore, uno strusciarsi di corpi e di baci continuo. L'otese sentiva questo, a metà fra il sogno e la realtà tutto sembrava avere poco senso: cercò di fare mente locale, dove diavolo era e soprattutto come diavolo ci era arrivato? L'ultima immagine era il carretto fermo, Hasegawa che lo seguiva e poi buio. Corrugò le sopraccigli e lentamente aprì l'occhio sinistro.

    "..Ma che diavolo.."

    Pensò.
    Aveva il mal di testa, una vaghissima nausea e un incredibile erezione da viagra.
    Si piegò lentamente di lato, scorgendo qualche metro più in la una scena a dir poco strana: due figure, una nuda e l'altra quasi avvinghiate sul pavimento della cella a scambiarsi tenere effusioni.
    Diavolo, era talmente stordito che per collegare la cosa gli ci vollero circa 5 o 6 secondi.

    image

    Quelli non erano due detenuti comuni. Quella non era suna, ma soprattutto lui era rinchiuso in una cella. Una dannatissima cella.

    [Flashback alla Collinetta.]

    Jyazu era certo di un attacco. Se lo aspettava. Sapeva che quella collinetta aveva qualcosa di strano e molto probabilmente passare la notte in quel posto -come proposto da elizabeth- era una cazzate. In ogni caso, prima di tutto l'importante era cercare di bonificare l'area per poi poter riflettere con calma. Una volta arrivato in prossimità della collinetta si fermò a qualche passo da questa indicando con il dito la strada che avrebbero dovuto percorrere. « Voglio che mi indi.. » Fece per dire, ma ancor prima di finire la frase un esplosione attirò la sua attenzione. Si voltò, spalancando gli occhi: Gas.
    Qualche passo, qualche parola scomunicata e poi solo il buio.


    Tornato alla realtà non riuscii a distaccare lo sguardo dai due: uno era troppo grosso, forse era un uomo o forse era una donna.. Poco importava. L'altro invece era più piccoletto, sembrava fermo. Forse morto o forse dormiente, era difficile capirlo.. Ci vollero alcuni secondi per l'otese prima di capire chi era il "mingherlino". Era Morai, ed il pazzerelle se la stava spassando con il carceriere/a.
    Sorrise, pensando che l'uchiha si fosse già dato da fare per sfuggire alla cattura tramite una seduzione selvaggia.

    Ci mise un pò, ma alla fine l'otese riuscì a collegare senza troppe tiritere quanto stava succedendo. Morai era svenuto.
    Qualcuno stava abusando di lui.
    Benchè l'ironia della scena, Jyazu valutò seriamente l'idea di lasciare Morai al proprio destino. Quasi gli venne da ridere, mentre allo stesso tempo gli si gelava il sangue.
    Deglutii silenziosamente.
    Doveva far qualcosa, non tanto per salvare Morai ma piuttosto per salvaguardare la propria persona.
    Lasciò trascorrere qualche attimo, cercando di liberarsi da quello stordimento simile al post sbornia e poi, poco dopo decise di agire.

    Si lasciò scivolare di lato portando entrambe le ginocchia al petto in un rapido movimento che avrebbe concatenato con l'accucciarsi sulla branda, a quel punto il più silenziosamente possibile balzò in avanti cercando di dirigere il proprio peso verso il presunto carceriere: a mezz'aria, avrebbe allungando la mano sinistra in avanti mentre avrebbe caricato la destra, in modo che una volta atterrato -possibilmente con tutto il proprio peso- sul corpo della vittima avrebbe potuto facilmente bloccarne il cranio con la mano avanzata e colpirlo all'altezza dell'orecchio con il braccio caricato, dal quale a metà strada sarebbe fuoriuscita la lama interna.

    Per rendere quel movimento maggiormente fulmineo e letale impastò anche una quantità di chakra pari a mezzobasso nelle gambe per aumentare la velocità -e quindi l'eventuale sorpresa- portate da quel colpo mortale.

    SPOILER (click to view)
    Slot azione I: Balzo
    Slot azione II: Attacco con Lama Interna

    Slot Difesa I: //
    Slot Difesa II: //

    Slot Tecnica : //

    Chakra: 14,5/15
    + Impasto MezzoBasso in velocità

    Vitalità: 12/12



     
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  15. KiHawke
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    Disgusto immenso


    La risposta della fogliosa mi stupì. Da un lato non capivo appieno cosa significasse quella frase altisonante, dall'altro mi sembrava una cosa giusta, per quanto la avessi vagamente compresa. Mi sedetti, guardingo ma anche intento a pensare all'ambigua frase pronunciata dalla Kunoichi. In pratica, avevo capito che l'essersi relazionato con Jyazu in quel modo era per costringerlo a confrontarsi con lei, a non scavalcarla. Non aveva tutti i torti, in fondo, ma mi dava comunque fastidio la presenza di scintille all'interno del gruppo. D'altronde, era l'otese la causa di quelle scintille.

    Scese la notte, senza far rumore, e senza accorgermene mi ritrovai a fissare le stelle. Il cielo era così maestoso, così grande eppur così silenzioso. Pensandoci bene, non mi sarebbe dispiaciuto tanto vivere in un mondo di sola notte, in cui gli astri fossero perennemente visibili, perennemente anche a ricordare a noi uomini che la nostra effimera presenza, è appunto, effimera. Ma, ad un punto, un movimentò disturbò la mia contemplazione. Mossi la testa di scatto, andando a toccare l'impugnatura del mio Dadao con la mano destra, ma osservando meglio le due figure che si muovevano, capii che si trattava dei nostri compagni. Alzai il braccio in gesto di saluto, a cui i due mi risposero con un cenno. Però, prima che potessi pensare a qualcosa, mi sentii la testa girare improvvisamente. La visuale si sfocò, i miei occhi si assottigliarono da soli. Sbattei le palpebre un paio di volte, inutilmente. Caddi in ginocchio, boccheggiando. Mi sentivo sempre più stanco, più assonnato. Cedetti, ritrovandomi riverso con la faccia nella polvere, senza più nessuno stimolo.

    Il mio risveglio fu tutto sommato piacevole. Aprii gli occhi, piano, sentendo un piacevole calore pervadere il mio corpo, come se fossi stretto in un abbraccio. Sentivo come se qualcuno mi stesse baciando in più parti del corpo. Mi cullai ancora per un po' in quelle sensazioni, fino a quando realizzai che non sarebbero dovuto essere normali. Ero stato...catturato? Di nuovo, aprii gli occhi, scoprendo con sommo disgusto che l'essere avvinghiato a me era un uomo, evidentemente più forte di me. Nessuno, e dico nessuno, potrebbe immaginare cosa provai io in quel momento. Il mio primo istinto fu quello di liberarmi, di spingere via quel bastardo che stava abusando di me...non ancora completamente per fortuna. Ma ero in una sorta di morsa, e me ne accorsi anche prima di iniziare a sforzarmi per tentare di liberarmi. Mi risparmiai la fatica, rivolgendo un'occhiata implorante a Jyazu, per poi richiudere gli occhi. Cercai di contenere l'istinto di vomitare che mi agitava lo stomaco, sperando che l'otese riuscisse a liberarmi in fretta da quella bestia.

     
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24 replies since 1/5/2011, 19:58   445 views
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