L'idolo di Kami Senketsu

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Il furto dell'Idolo di Kami Senketsu

    Il ragazzo chiuse gli occhi per un lungo istante, riflettendo sulle implicazioni delle sue parole. Ci sarebbe stata una lunga ricerca, ci sarebbe stato un colpevole e sicuramente una decapitazione o peggio. Perché probabilmente nell’intera storia del Shingetsu Satsusei nessuno aveva mai commesso un crimine così orrendo e meschino.

    Due giorni prima dell’inizio della missione

    Passi affrettati risuonavano nel dojo. Un giovane dai capelli castani e uno sguardo preoccupato, praticamente triste, correva per i corridoi, veloce, come se ne dipendesse la sua vita. Aveva una benda legata attorno al capo ed era parecchio ferito, eppure si muoveva con estrema agilità tra le numerose stanze, aprendo porte velocemente senza richiuderle dietro di se.
    Pace e ordine. Avrebbe dovuto mantenere ad ogni costo quelle condizioni all’interno del dojo, ma mai – nei suoi diciassette anni di vita – aveva mai affrontato un’emergenza del genere. Aprì l’ultima massiccia porta scorrevole (quest’ultima a differenza delle altre era fatta di vetro e legno finemente decorato in oro puro) provocando un rumore sordo che fece voltare parecchie persone.
    Il ragazzo, ansimando, notò con apprensione che in quella stanza erano riuniti ben quattro Seisuu e tra di loro c’era Taishō Bairai.

    « Spero che ci sia un buon motivo per questo baccano, Mugi » a parlare fu il più grosso uomo che Mugi avesse mai visto « Si, Jishin-sama » disse ansimando il ragazzo « Parla, allora, Mugi »


    Il ragazzo chiuse gli occhi per un lungo istante, riflettendo sulle implicazioni delle sue parole. Ci sarebbe stata una lunga ricerca, ci sarebbe stato un colpevole e sicuramente una decapitazione o peggio. Perché probabilmente nell’intera storia del Shingetsu Satsusei nessuno aveva mai commesso un crimine così orrendo e meschino.

    « L’idolo di Kami Senketsu... è sparito »


    I Seisuu normalmente mantenevano una calma glaciale in ogni situazione, per cui fu una grande sorpresa per Mugi vedere come nei loro occhi tempestò prima lo stupore, seguito dal dolore ben presto sostituito dalla rabbia più nera.
    L’enorme uomo che aveva parlato precedentemente digrignò i denti sporchi e appuntiti e sbatté un’enorme mano sul pavimento. Mugi abbassò il capo, spaventato, mentre un altro Seisuu, un anziano signore piccolo di statura e dall’aria molto seria, socchiuse gli occhi.

    « Questa notizie è infausta, Mugi » disse lui « E giunge in un momento in cui non ci è dato far nulla... quale calamità si è abbattuta su di noi! »
    « Con tutto il rispetto Soyokaze-sama, perché non ci è dato far nulla? »
    « Bairai, come membro più anziano dei Raitaishō, spetta te comunicare la notizia » intervenne Jishin « Si, Jishin-sama » Bairai abbassò appena il capo « Il Raiseisuu, Raijinmaru, è deceduto questa notte per morte naturale. Comunico a te questa notizia, Mugi, diffondi il verbo tra i tuoi compagni, tra cinque giorni ci sarà il Sentaku »


    Mugi spalancò gli occhi e la bocca. Mosse qualche passo indietro e dopo un breve inchinò si voltò.
    Vi poteva essere situazione peggiore di quella?



    Un giorno prima dell’inizio della missione

    Quella sera stessa i ninja scelti dall’Accademia furono avvisati e il luogo d’incontro fu scelto: avrebbero incontrato due uomini, Mugi e Bokutomaru, sulla strada che collegava Kumo a Oto, esattamente cento a cento chilometri da Kumo laddove si ergeva una statua senza il capo appartenuta a un ninja sconosciuto. Sbagliare era del tutto impossibile. L’incontro sarebbe stato programmato per il giorno dopo al calar del sole, quindi avrebbero avuto tutti quanti abbastanza tempo per dirigersi nel luogo stabilito. Solamente il ragazzino di Kiri sarebbe dovuto partire con ogni probabilità la notte stessa per conquistare preziose ore di viaggio, ma in quel periodo dell’anno il sole tramontava assai tardi e prima delle venti non sarebbe del tutto scomparso.

    Il giorno della missione


    Quando giunsero tutti e tre nel luogo dell’appuntamento Bokutomaruimage e Mugiimage si svelarono. Erano rimasti per molto tempo immobili sul ciglio della strada nascosti tra l’erba alta che cresceva nei campi che fiancheggiavano la via. La statua senza testa a quel punto sarebbe divenuto il punto d’incontro per cinque persone.

    « Se vi siete fermati tutti e tre qui, siete i ninja che l’Accademia ha mandato per la missione commisionata » disse Mugi « Noi siamo Mugi e Bokutomaru del Shingetsu Satsusei, venite »
    « Mugi-mugi, mamma mia quanta formalità! »
    « Pace e ordine! Bokutomaru, se ti sentissero... »
    « Ma non possono farlo, vero? » Bokutomaru fece una linguaccia a Mugi « Perdonatelo, davvero. A diciassette anni si comporta come il moccioso della peggior specie. Se volete seguirci, vi condurremo dai nostri superiori e vi spiegheranno ogni cosa. »


    Il sole ormai scomparso fu sostituito dalla luce argentea. I tre ninja e i due ragazzi, che brandivano – uno dietro la schiena e l’altro alla cintura – due bastoni di legno, anche se quello di Mugi era sicuramente più raffinato, molto più simile ad una spada. Percorsero insieme circa tre chilometri di veloce cammino, quindi giunsero in quella che pareva essere una piccola cittadella. Vi erano poche case e nessuno in giro. Ogni bottega era chiusa e al centro della cittadella, su un rilievo si stagliava l’imponente figura di un vero e monastero, anche se non presentava molte caratteristiche simili: era fatto di legno, ma era circondato da alte mura di pietra che impedivano di vedere al meglio. Fu proprio lì che Mugi e Bokutomaru li condussero. Infatti la strada maestra conduceva proprio dinanzi al possente cancello in ferro battuto che escludeva il dojo dal resto del mondo. Qualcuno riconobbe con ogni probabilità Bokutomaru e Mugi, perché le porte si aprirono al loro passaggio, richiudendosi non appena i cinque furono nel cortile del dojo. Era costituito da molti edifici, nessuno dei quali esageratamente grande. Vi era solo una struttura a due piani, distaccata dalle altre, posta ai confini occidentali delle mura, mentre il resto si sviluppava in un unico piano, sebbene il massiccio centrale fosse decisamente più alto degli altri edifici. Vi erano in tutto sei edifici, cinque dei quali circondavano un sesto, più grande e alto di tutti. Ognuno di questi non doveva coprire più di cento metri quadri di estensione, almeno i due che erano visibili dall’ingresso. Infine ognuno di questi era collegato all’edificio centrale e a quello adiacente da un corridoio coperto in alto ma senza muri.
    Il viale, costeggiato da molte torce accese, fu percorso rapidamente e ben presto anche la porta che portava all’edficio centrale (anch’essa in ferro ma meno spessa e più decorata) si aprì al loro passaggio. Percorsero dunque quella che era una grande sala degli allenamenti per giungere infine, attraversando una normale porta scorrevole, in una stanza molto illuminata dove alcune figure aspettavano inginocchiate sui tatami, immobili. Mugi e Bokutomaru rimasero indietro e s’inchinarono, anche se Bokutomaru lo fece visibilmente più a malavoglia.

    « Abbiamo portato i ninja, Taishō-sama. Con il vostro permesso ci ritireremmo »
    « Non ancora » disse un uomoimage con un kimono bianco e rosso e i capelli scarlatti « Gentili ninja, accomodatevi di fronte a noi, abbiamo molto di cui parlare » disse quest’ultimo « Siete stati chiamati qui per recuperare un oggetto da noi considerato sacro. Si tratta dell’idolo di Kami Senketsu. È la nostra reliquia più sacra ed è l’oggetto al quale teniamo di più. Ci è stato sottratto ma qualcosa, seppur per motivi che non siamo disposti a rivelarvi siamo costretti a non poter intervenire, l’abbiamo scoperta » socchiuse per un momento gli occhi « Noi non pratichiamo le arti ninja, sebbene capaci di utilizzare il chakra e alcune vostre conoscenze. Tempo fa chiedemmo all’Accademia di inviarci un esperto in Fuuinjutsu affinché creasse una barriera che permettesse all’idolo e ad altri oggetti sacri di non uscire dalle nostre mura. Se fosse uscito, noi l’avremmo saputo, quindi si trova ancora qui. Non abbiamo idee sull’identità del ladro, la prima persona che ha notato il furto è stato Mugi. Per il resto, avete tutta la nostra ospitalità, Mugi vi mostrerà quando lo chiederete le vostre stanze. Vi preghiamo solo di rispettare Pace e Ordine. »


    Lo sguardo dell’uomo dai capelli scarlatti si posò sul ragazzo. Gli altri si alzarono e poco dopo lui fece lo stesso, superando i ninja e dirigendosi verso la porta. Uscirono senza dire un’altra parola, senza nemmeno rivelare il loro nome. Mugi, comunque, rimase lì e con lui Bokutomaru. Era praticamente notte, sebbene non inoltrata e i ninja avevano ricevuto tutto ciò che loro sapevano riguardo l’idolo, tranne la sua descrizione, ma comunque Mugi e Bokutomaru erano lì per istruirli ancora riguardo ad eventuali informazione taciute dai loro superiori.
    I ninja non lo sapevano, ma per loro era un periodo estremamente duro. Le parole erano come veleno, anche se amichevoli.
     
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  2. Tokì
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    [Prologo: OTO, Quartiere dei piaceri.]

    Nella sera di Oto, all'aperto del quartiere dei piaceri si respirava quel profumo vizioso di alcol ed eccessi, quel profumo tanto singolare da essere riconosciuto da chilometri di distanza. Quello era il quartiere dei piaceri, quel luogo dove alcuni dei peggiori balordi di tutta OTO si davano appuntamento per dare sfogo hai loro più reconditi piaceri.
    Ma infondo, per gente come Jyazu quella era davvero una sera come tante altre, niente di speciale per il Genin del suono che come di suo solito aveva deciso di passare la serata in compagnia di qualche balordo, di una prostituta e della solita, economica bottiglia di sakè. Insomma, niente di speciale per lo Yama.



    « Carta. »
    Mormorò con voce rauca, poco dopo aver preso una lunga sorsata dalla giara di sakè che reggeva nella mano destro.
    Era una mano sfortunata per l'otese, aveva bisogno di un Asso che non usciva. Era la terza mano sfortunata di seguito della serata, insomma un duro colpo al piccolo patrimonio che il genin aveva costruito.

                                            « Jyazu-San, l'accademia.... E'.. arrivata una lettera dall'accademia.... »

    Esclamò a fiato corto un ragazzino sui 16 anni, che dopo essersi accostato al bordo del tavolino da gioco si piegò sulle ginocchia respirando affannosamente. Inizialmente, lo Yama non sembrò prestarci attenzione, anzi continuò a giocare: passarono alcuni secondi, forse anche un minuto e alla fine il genin sentenziò:

    « Vedo 25. E tu, dammi quella lettera. »

    [L'idolo di Kami qualcosa.]

    Dal fondo della strada che conduceva alla statua del Ninja senza testa, l'ombra di Jyazu venne preceduta dallo sgualcito andazzo di un carretto di patate trainato da un asinello sovrappeso, che trotterellando in modo poco lineare non dava certo l'impressione di essere completamente sano. In ogni caso, rapidamente la figura del genin bruciò la breve distanza che lo divideva dalla statua dove i due ragazzi attendevano l'arrivo dell'interno gruppo. Era arrivato stranamente per primo.
    Puntò gli occhi giallastri sul duo restando all'ombra di un largo ronin gasa che ne copriva l'intera nuca e inoltre dargli quell'aria un po’ strana c'erano anche i lunghi dread color pece che da sotto il cappellone rotondo cadeva lunghi giù per le spalle e la schiena: Doveva dire qualcosa, doveva presentarsi. Doveva, eppure non ne aveva voglia.
    Fortunatamente, nell'esatto momento in cui fece per prendere parole sia Morai che Ryuwhan fecero la loro apparizione alla statua, ed entrambi avrebbero immediatamente notato l'attento sguardo dello Yama nei loro confronti; un occhiata esaminatoria atta a riconoscerne le fattezze: Morai, l'aveva già conosciuto, mentre l'altro invece sembrava essere fin troppo piccolo per i suoi gusti. Emise un basso ed inquietante verso di disapprovazione, una sorta di mugugno seguito dal proprio nome.

    « Yama, del Suono. » Si limitò a dire, con voce piuttosto sbrigativa e completamente priva di grazia, o quantomeno gentilezza. Era rude, scontroso e non gli piaceva fare squadra con gli altri, eppure aveva comunque imparato a farlo.
    Senza ulteriori informazioni o commenti lasciò la parola al resto del gruppo preoccupandosi solo in modo piuttosto marginale di seguire la conversazione: diavolo, lui voleva finire quella missione per aggiunge l'ennesima tacca al proprio bastone. E per nessun'altro motivo.

    [...]

    All'interno della stanza c'era molte luce, candele o chissà cosa illuminavano perfettamente ogni angolo del locale, una luce limpida e chiara che alla lunga dava quasi fastidio agli occhi. Jyazu prese posto al centro del tatami rivolgendosi in direzione del tizio dai capelli scarlatti, piegò le gambe e assunse una posizione quasi formale restando però a braccia incrociate. Quindi, si mise ad ascoltare con grande attenzione il problema: Non era la prima volta che si trovava davanti ad una missione “investigativa”, e in questo caso avrebbe valutato ogni minimo particolare al meglio delle proprie abilità in modo da non commettere gli stessi errori del passato; calcolò con grande interesse ogni minima parola in modo da assimilare tutte le informazioni al meglio, benché poche sarebbe state utili a gettare le fondamenta.

    Pace e Ordine, furono le ultime due parole che a Jyazu fecero altamente rodere il culo. Lui, lo Yama con la pace non andava molto d'accordo, ma con l'ordine.. Bhè lui con l'ordine proprio non ci legava. Tirò su con il naso, non disse niente: molto probabilmente l'avrebbero cacciato dal monastero in qualche ora.
    Alla fine, quando rimasero nella stanza solamente i due ragazzi che li avevano accompagnati lo Yama s'alzò con fare piuttosto stanco rivolgendogli l'attenzione.

    « Hey, voi due. Quanta gente vive entro le mura di questo posto? »
    Domandò, per farsi un idea di quanto tempo gli sarebbe servito per mettere a soqquadro l'interno monastero.




     
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  3. Ryuwhan
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    Barriere inefficaci di sigillisti incapaci

    Non sappiamo come questo volatile sia riuscito a trovare il senzatetto all'interno delle intricate strade del letamaio, fatto sta che ora il bambino si ritrova con una lama appuntita in mano, pronto a scagliarla contro il malcapitato non appena questi accenni ad avvicinarsi ancora.

    Sono attimi di follia immobile, nei quali non si capisce se sia il volatile ad essere più spaventato del senzatetto o il contrario.
    Un minuscolo accenno d'ala del pennuto fa scattare la mano del bambino, il pugnale vola e il mostro è a terra, colpito in pieno petto, immobile.

    Prende ad avvicinarsi, con cautela. Solo ora nota che alla zampa del cadavere è fissato un foglio. Ryuwhan ha assistito a battaglie fra titani, a guerre di origine centenaria eppure non sappiamo se mai si abituerà a ricevere quel tipo di messaggi dall'organizzazione chiamata Accademia.
    Pensiamo fermamente che presto essa troverà una maniera differente di recapitare messaggi al senzatetto, poiché già molte sono le vittime mietute in circostanze simili.

    Con due dita della mano prende il bianco rotolo, quasi come se stesse cercando di recuperare qualcosa dall'interno di qualche escremento (anche quando gli è capitato di farlo, l'azione non è stata affrontata con una tale cautela).
    L'azione termina, un ultimo sguardo vuoto al cadavere e via a svoltare l'angolo del letamaio.

    [...]



    Non è difficile trovare la statua-meno-testa, perché il senzatetto ha già sperimentato la solitaria ricerca in questo continente. Ma sa che loro non sono più qui.
    Dunque per quale motivo è di fronte a questa statua ora? Per l'impegno preso con quell'organizzazione per ritrovare loro, che paradossalmente si era rivelato poche ore dopo inutile, che accordi e sotterfugi potevano essere semplicemente sostituiti dalla cessazione di ogni ricerca.

    Ma sono argomenti già affrontati.

    Sotto la statua-meno-testa si protende una solitaria comparsa, un cappello di paglia.
    Ryuwhan non bada a chi ci possa essere intorno, ma mostra le spalle al cemento della statua e ci si accovaccia sotto.
    Quando un'altra comparsa si avvicina, il cappello di paglia sembra iniziare e mai terminare un improvviso tentativo di comunicazione con il senzatetto e l'altra anonima comparsa.
    Non capiamo il motivo di tale esuberanza linguistica con sconosciuti, e sappiamo che al bambino non importa. Non pare neppure prestare attenzione allo sguardo inquisitorio che ora il cappello gli riserva, mentre noi ci chiediamo il perché di tanta carica emotiva in un momento di stallo come questo.
    Come avevamo previsto, Ryuwhan non batte ciglio all'esibizione del cappello di paglia e non accenna neppure ad una reazione; continua invece a fissare punti ora ben chiari, ora meno della foresta poco lontana, con fare assorto.

    Poco dopo altre due comparse saltano come canguri affamati da un cespuglio, al che il senzatetto sposta subito lo sguardo sull'inatteso evento. Nulla di che: le due comparse si rivelano mandanti, che per comodità chiameremo Mugi-mugi e Mocciomaru.
    Dopo un veloce scambio che da origine ai già citati nomi, questi si rivelano essere nessun altro se non i mandanti, o comunque loro diretti sguatteri.
    E solo ora comprendiamo: il cappello di paglia e l'altra comparsa sono il resto della combriccola inviata dall'organizzazione. Ne prendiamo nota, e sappiamo che anche Ryuwhan fa lo stesso.

    Trova alcuni sassi validi per intagliare roccia, nel breve viaggio verso il chissàddove, ma nient'altro di interessante accade in quella che Ryuwhan non vede altro se non come una ricerca di edifici da ricoprire di simboli.
    Il "Monastero" - così lo chiamano le due comparse bastonate - è più volte motivo di ammirazione per il senzatetto, che più volte rimane in dietro rispetto al gruppo di comparse. Sappiamo che il motivo dell'ammirazione sono i simboli e le decorazioni di alcuni gingilli ed entrate. Ryuwhan perde però interesse quando smette di credere che abbiano un vero significato intrinseco.

    [...]



    Dunque eccoci al cospetto di comparse che fin troppa importanza danno alle suppellettili per comprendere quanto sia inutile la loro preoccupazione. Sappiamo che non durerebbero un giorno nel letamaio, vestiti di nulla e possidenti di nulla.
    Dunque Ryuwhan ascolta, capisce ma non comprende come queste comparse siano tanto affannate nel ritrovare...
    Il nostro flusso di pensieri viene interrotto quando vediamo la testa del senzatetto guizzare verso l'alto nel momento in cui un certo rosso altezza pronuncia una parola che non ci saremmo mai aspettati di sentire in un luogo falso come questo.
    Dalla lieve espressione del suo volto, capiamo che l'attenzione del bambino è stata portata a livelli incomprensibili per chi non ci è abituato.

    Il lungo discorso è terminato, e il rosso altezza assieme al resto delle comparse altezze è fuori in pochi attimi.
    Il senzatetto scribacchia qualcosa su uno dei fogli, come sempre semplicemente passandoci il dito indice sopra, poi si alza dalla posizione accovacciata che aveva tenuto per tutto il tempo e lo mostra a Mugi-mugi.

    QUOTE

    Il Fuuinjutsu barriera. Mostramelo.


     
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  4. KiHawke
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    L'idolo

    Quando non lavoravo come ninja, avevo davvero poco da fare, mi annoiavo. Per questo spesso mi offrivo volontario per qualsiasi cosa potessi. Per una volta, però, fu l'accademia a scegliere me. Stavo suonando la chitarra, godendomi la recente promozione a genin, riempiendo l'aria con le mie note, una melodia semplice ma grintosa, quando sentii di sfuggita un sommesso ticchettio, provenente dalla finestra. la musica si interruppe bruscamente. Sperando che fosse un messo dell'accademia, mi fiondai verso il secondo piano, raggiungendo in un battibaleno la fonte del rumore. E, quando vidi il foglietto legato alla zampa dell'animale, sorrisi.

    [...]



    Il punto di incontro era una statua senza testa, a molti kilometri da Kumo. Appena raggiunto il posto, notai che anche Jyazu era li. Per la miseria, qualcuno in accademia aveva legato il mio nome al suo. Tre missioni svolte, tre presenza di Jyazu. Ormai incontravo più volte io quell'otese che un Romeo la sua Giulietta. Sbruffai, cogliendo come al solito l'innata gentilezza dello Yama. Un altra persona si presentò, piuttosto bassa a dire il vero. E piccola. Ma sapevo che non avrei dovuto giudicare dalle apparenze, quindi mi trattenni dall'esprimere ad alta voce i miei pensieri; sorrisi. « Morai Uchiha, della foglia» Dissi, con fare amichevole. E, oltre a noi, vi erano ovviamente dei messaggeri, che si presentarono anche loro, per poi condurci verso il monastero.

    [....]



    Giungemmo infine in una stanza molto illuminata, da cosa non riuscii a capirlo bene. L'oscurità all'esterno era già calata, ma li dentro la luce non accennava a diminuire. Un uomo dai capelli scarlatti, un certo Taishō, ci accolse, spiegandoci a sommi capi il perché della missione. Fu davvero un peccato il fatto che il tipo si dimenticò di spiegarci molte cose. Lasciai i miei compagni porre le loro domande, per poi far seguire le mie. « Prima, la domanda più ovvia. Che aspetto ha questo Idolo? Secondo. Cosa riuscite a fare, con il chakra?» chiesi, scribacchiando con la mia penna su un blocchetto degli appunti. La cosa si faceva interessante...

     
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    La donna in estasi

    Nel cuore della notte però non sarebbe stato il silenzio a governare, ma una straziante nenia che avrebbe invaso i corridoi, dalle parole incomprensibili. Non sarebbe stata particolarmente forte, ma sicuramente molto penetrante, tanto da essere udita ovunque all’interno del dojo.

    Mugi e Bokutomaru furono lasciati dai loro capitani lì, da soli, a rispondere a tutte le domande dei tre ninja che sicuramente, non mancarono. Bokutomaru, visibilmente più annoiato, si rilassò non appena i cinque Taishō furono usciti fuori la stanza, mentre Mugi, dimostrando come sempre un atteggiamento più serio e distaccato, rimase inginocchiato con la schiena dritta.
    Alla prima domanda di Yazu, che chiedeva un’informazione che Mugi riteneva inutile ai fini della missione, fu Bokutomaru a rispondere, la voce distorta a causa della guancia schiacciata dalla mano sulla quale si sorreggeva la testa: adesso era steso di lato, con la mano poggiata sulla mano e gli occhi semichiusi.

    « Bah, sharemo una cinquantina, o sheshshantina, non di più »
    « Bokutomaru! Un po’ di contegno, insomma... se ti vedessero... »
    « I Taishō lo sho, lo sho, ma non ci shono. »


    Poi il ragazzino sicuramente più strano e introverso scrisse qualcosa su un foglietto che Mugi prese e lesse, chiedendosi perché il ragazzino non parlasse. Concluse che probabilmente se non lo faceva, era perché non poteva – non era mai capitato di sentire di qualcuno che non parlasse a causa di una voce particolarmente brutta – quindi si limitò a deporre gentilmente il foglietto per terra e a rispondere alla domanda.

    « Mi dispiace, ninja, ma non è possibile. Le mura, così come le vedi, sono state ricostruite quindici anni fa. Quella è stata l’ultima volta, prima di ora, che abbiamo chiesto l’aiuto di ninja accademici, ma volevamo rinnovare le nostre difese al meglio » disse Mugi « Fu tracciato il sigillo e poi le mura furono costruite sul sigillo, che è posto quindi in profondità, sulle fondamenta. È impossibile da raggiungere, a meno che di non essere capaci di spedire il proprio chakra sottoterra, ancor meno possibile è analizzarlo. Sono mortificato. »


    Mugi chinò il capo e in risposta Bokutomaru sbadigliò vistosamente. Le domande che fece anche il successivo ninja incuriosirono Mugi, ma a rispondere, fu Bokutomaru, che si tirò su con gli occhi che brillavano di ammirazione.

    « Oh, ma siamo capaci di fare molte cose! » disse con palpabile eccitazione nella voce « Usiamo le spade per creare fendenti di chakra, ricopriamo le spade con il chakra naturale e siamo capaci di utilizzare lo stesso chakra naturale per creare cose »
    « Ma noi non siamo ancora capaci di fare molte di queste cose, ci dispiace. Non siamo ancora veri guerrieri, siamo ancora nel periodo che noi chiamiamo di Kushin »


    La sincera replica di Mugi smorzò, e anche di molto, l’entusiasmo genuino di Bokutomaru. Mugi, che nel frattempo non si era mosso di un millimetro al contrario di Bokutomaru, chinò appena il capo e sospirò.

    « L’idolo di Kami Senketsu è la nostra reliquia più preziosa, anche se immagino che non ne possiate comprendere il valore, non essendo nati e cresciuti in queste mura come noi. Si tratta di una donna, completamente d’oro, che indossa una veste, anch’essa d’oro sottile, che lascia scoperto solamente il petto, nel quale è infilata una spada dall’elsa dorata. La spada però fa parte della scultura, ovviamente. La donna ha un’espressione di estasi in viso e le braccia aperte, in segno d’invocazione. Non si tratta di una piccola stata, è in proporzioni umane »


    Disse Mugi ai tre ninja, sperando che fissassero per bene l’immagine di Kami Senketsu in mente, perché ripeterle per lui sarebbe stato solamente motivo di altra sofferenza.

    « Se avete altre domande, domandateci pure, altrimenti vi condurremo nelle vostre stanze. Ormai la notte incombe e domattina potrete iniziare le vostre indagini. »



    Se non avessero avuto altre domande i tre sarebbero stati condotti da Mugi verso una porta a sinistra che una volta aperta avrebbe svelato un lungo corridoio che portava agli alloggi, che erano tra tutti e cinque gli edifici che circondavano quello centrale, sicuramente il più esteso. Furono condotti in una stanza utilizzata appositamente per gli ospiti, assai ampia per tre persone dov’erano presenti tre futon e tutto ciò che serviva loro per risposare in maniera confortevole per quella notte.
    Nel cuore della notte però non sarebbe stato il silenzio a governare, ma una straziante nenia che avrebbe invaso i corridoi, dalle parole incomprensibili. Non sarebbe stata particolarmente forte, ma sicuramente molto penetrante, tanto da essere udita ovunque all’interno del dojo. E sarebbe giunta la mattina e con essa, le decisioni dei tre ninja su come indagare per recuperare il prezioso idolo.
    Erano passate da poco le sette quando Mugi entrò nella stanza, svegliando rispettosamente gli ospiti e portando loro la colazione. Quindi si sedette in un angolo e attese che finissero: era la loro guida, così avevano deciso i suoi capi.

     
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  6. Tokì
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    [Interpost: Parole parole parole]

    Sessanta persone: forse entrano un po’ troppe anche per lo Yama. Certo, nel mucchio ci sarebbero stati tanti giovani ma sicuramente anche qualche osso duro, come quel tizio dai capelli rossi che per primo aveva abbandonato la stanza.
    Diavolo, sessanta persone erano lunghe da interrogare e lo Yama se ne rese lentamente conto arrivando a sbattere la testa contro la cruda realtà: era la via sbagliata da seguire. No, Jyazu non era un grande investigatore, lui era un tipo fisico: un bulldozer da sfondamento, insomma l'indagine non era proprio il suo forte.

    Posò quindi lo sguardo sui due attendendo la fine del loro discorso, poi prese parola prima degli altri:

    « .. Dov’era custodita questa dannata statua? In una stanza? In un cortile? Immagino che chiunque potesse raggiungerla senza particolari impedimenti, no? » Chiese, incrociando le braccia al petto, per poi aggiungere non molto dopo: « .. Avete o avete avuto altri ospiti oltre a noi all'interno del complesso? »
     
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    La barriera

    Interpost

    Mugi si affrettò a rispondere a quelle domande, sicuramente essenziali. Indicò dietro di se quella che era una normale parete di legno. Lo disturbava dover rivelare molte cose segrete a degli estranei, ma il ritrovamento di Kami Senketsu aveva la priorità su tutto.

    « Si tratta di una piccola cappella dietro quel muro. Normalmente è visibile, ma adesso è stata sigillata... dopo il furto e altri avvenimenti » disse Mugi « Ma in qualsiasi caso, è raggiungibile da qualsiasi adepto del Shingetsu Satusei, ma a nessuno, se non hai Seisuu in condizioni particolari, è consentito toccare la statua. Ah, i Seisuu sono i nostri capi. » continuò « La cappella è opera del ninja, nessuno, ad esclusione di un adepto, sarebbe potuto entrare lì dentro a meno che non di riuscire a sfondare la barriera creata tramite sigilli... ma credo che lì, il caos, avrebbe attirato l’attenzione »


    I tre ninja non avevano bene in mente di quanto fosse forte la barriera. Bokutomaru parve capirlo e decise di avvicinarsi alla normale parete, posandovi una mano. Uno dei pannelli di legno che la costituivano scomparve nel pavimento, scivolando verticalmente in basso probabilmente in un alloggiamento adatto, rivelando alcuni drappi bianchi, semi trasparenti.

    « Bokutomaru... »
    « Meglio che capiscano, Mugi »


    Bokutomaru mise la mano destra sul bastone che portava dietro la schiena e colpì con tutte le sue forze i drappi. Essi non si scomposero, ma una forza invisibile bloccò il bastone per un istante, poi il braccio di Bokutomaru fu scaraventato all’indietro. Il ragazzo, aspettandoselo, lasciò andare il bastone che si diresse verso Ryuwhan a tutta velocitàVelocità: 375
    Potenza: 25
    , scagliato indietro da quella barriera invisibile. L’impatto, inoltre, produsse un forte rumore secco, come se fosse stato esploso un colpo di pistola.

    « Ops... » si giustificò malamente bokutomaru « Bokutomaru! Pace! Te ne prego! » disse Mugi, stizzito « Bah, comunque, avete capito no? Sarebbe difficile, ma non impossibile per un Taishou romperla, ma produrrebbe un tale rumore da far resuscitare anche i morti »
    « Giusto. Comunque no, voi siete i primi estranei da quindici anni che mettono piede in questo posto »


    E con questo, avevano raccolto parecchi indizi utili.
     
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  8. Tokì
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    [Brancolare nel Buio]

    « .. Va bene, va bene. Ho capito. » Mormorò lo Yama con voce atona mentre s'alzava stancamente dal tatami, tornò poi ad incrociare le bracci avanti al petto mentre bruciava la breve distanza che dalla sua posizione lo portava ad accostarsi alla porta; lì rimase in attesa del piccoletto e di Morai, lasciando loro modo di fare le proprie domande al duo di guerrieri.

    Una volta completato il giro di domande lo Yama prese a seguire Mugi verso la propria stanza, dove evitando alcun commento s'intrufolò a sguardo vigile: passare la notte in compagnia di un nano muto e di quel dannato Uchiha non era certo una delle migliori aspirazioni di jyazu, che comunque tralasciò di mostrare la propria obbiezione limitandosi ad un mezzo mugugno/ringhio di disapprovazione.
    S'incamminò quindi verso uno dei tre letti e lì si sedette: ma poco prima di esser abbandonati da Mugi, lo Yama sollevò il capo verso il giovane guerriero scoccandogli un occhiata, esaminandolo per l'ultima volta: qualcosa non lo convinceva. Forse era quel posto, forse l'aria così colma di tranquillità o forse era il fatto che ancora non si era scolato una bottiglia di Sakè.
    I Misteri di Jyazu Yama.

    E poi la notte andò piuttosto bene; poco prima di mettersi a letto lo Yama disse Ryuwhan e Morai di restare vigili anche durante la veglia, questo perche non si fidava pienamente di quella finta -e quasi eccessiva- gentilezza dimostrata dai membri di quel bizzarro luogo.
    Jyazu era un paranoico nato, e con difficoltà si fidava della gente.
    Insomma, come già detto tutto andò bene, almeno fino alle tre di notte quando una serie di lamenti scomunicati fecero spalancare gli occhi al giovane Genin del Suono: lamenti continui ed incessanti che disturbarono non poco il sonno dello Yama, il quale non riuscì più a prendere sonno, ma solo verso le sei di mattina lo perse completamente. Quindi s'alzò a sedere sul Fuuton, e così rimase fino alle 7 quando Mugi aprì la porta per venire a svegliare il trio.

    « Pace un cazzo. » Borbottò alla vista del giovane fissandolo. « ..Ragazzo, si può sapere che diavolo avete fatto questa notte? Nemmeno nel retro del fottuto Neko tensei si sente parlottare così tanto.. ..Diamine. » disse, privo di qualsivoglia garbo, era rozzo, non aveva educazione ed era dannatamente schietto: insomma, come al solito doveva farsi riconoscere per quello che era: un dannato animale.
    In ogni caso le sue lamentele cessarono prima del previsto, smorzate dalla colazione offerta dal giovane.
    Non lo ringraziò apertamente, semplicemente gli rivolse un cenno del capo in segno d'assenso, senza però perdere quell’aria quasi indignata, che solo in seguito si sarebbe dileguata (?)

    Finita la colazione lo Yama indossò una maglia nera sopra i pantaloni del Karategi ed il solito equipaggiamento diviso per fondine, stirò gambe e braccia e poi assunse una posizione piuttosto rilassata appoggiando entrambe le mani hai fianchi, volgendo il capo verso Mugi, Morai ed il piccoletto « Non so voi, ma io non ho idea di dove diavolo sia finita quella statua: ecco perche ho intenzione di fare quattro chiacchiere con i capi di questo buco. » Mormorò, con un improvvisa e apparentemente insensata vena di ottimismo nel tono.
    Si era fottuto il cervello, oppure stava solo tramando qualcosa.
    Ma a dire il vero, non lo sapeva nemmeno lui.

     
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  9. Ryuwhan
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    Domande inesistenti e investigazioni

    Fermiamo la scena.
    Ryuwhan ha unito i palmi delle mani davanti a sé, stringendo le spalle per diminuire di conseguenza lo spazio già esiguo occupato dal proprio corpo e usando dell'energia per coadiuvare l'inclinazione laterale del collo [Riflessi: 450 + 1/2 Basso = 500]
    Perché Ryuwhan è in questa posizione insegnatagli dalla Colonna di Pietra?
    Perché un bastone di notevoli dimensioni è schizzato proprio in sua direzione a seguito di una dimostrazione del buon Mocciomaru. Dopo un primo momento di silenziosa rivolta, pensiamo che sia stato un bene, che il pericolo sia stato rivolto verso chi come il senzatetto è abituato a ricevere colpi dalla Colonna di Pietra, e non verso altri non "condizionati" come lui.

    Ripensiamo ora alla situazione che ha portato a ciò: Il cappello di paglia aveva posto ai due bastoni delle domande che per qualche assurdo motivo avevano portato Mocciomaru a compiere quell'azione degna della sua personalità incosciente.
    La domanda di Ryuwhan non ottenne il risultato sperato, e quindi successivamente aveva deciso di rimanere in disparte.

    Ma dopo il discorso di Mugi-mugi, al senzatetto è ormai chiaro che il "colpevole" (se così davvero si possa chiamare un ladro di statuette) sia uno o più dei grandi capi... insomma, le Altezze.

    [...]

    La notte è confusa e agitata. Non solo il senzatetto ha dovuto sorbire il piccolo cappello di paglia nella sua insistente carica di zelo - che lo spinge a dar consigli a chi ha dovuto sopravvivere per mesi sotto un regime di addestramento e condizionamenti quasi disumani - ma i rumori molesti della notte non sembrano poter lasciare spazio ad un sonno tranquillo. Certo, non che Ryuwhan sia abituato a dormire nel silenzio di una stanza; la strada è sempre più rumorosa di un qualsivoglia ronzio di un monastero. No, non è la nenia a non farlo dormire, piuttosto il letto fin troppo comodo; non ci è abituato.

    Ora si alza, cercando di non fare rumore [Furtivo Migliorato], non per un reale desiderio di non svegliare altri (sebbene il cappello di paglia sembri sveglio) ma per abitudine, apre la porta ed esce dalla stanza.

    Sappiamo che il suo obbiettivo è quello di cercare la fonte del suono inarrestabile; ma perché questo interessamento nell'investigazione quando prima non aveva mostrato interesse nel porre domande?
    Le domande, la comunicazione con i due Bastoni all'inizio era superflua, Ryuwhan lo sa. I due non sanno nulla, e se anche sapessero qualcosa di più importante, fondamentale, non la direbbero.
    Dunque l'unico modo per poter terminare quella missione che più che altro ora è diventata un esercizio forzato è quella di fare da soli, come sempre.

    Il senzatetto cerca di percepire la direzione dalla quale proviene il suono tramite il proprio udito, cercando di destreggiarsi fra i corridoi. Egli non conosce la conformazione del monastero, non ha una piantina, ma non gli è necessaria: deve solo seguire il suono in base all'intensità, non ci vuole altro se non un udito fino.

     
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  10. KiHawke
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    L'idolo

    Veglia

    Una domanda intelligente quella posta da Jyazu, una volta tanto. La risposta fu sorprendente. In pratica, nessuno sarebbe stato in grado di entrare nel posto dov'era custodita la statua e rubarla con semplicità. Nessuno tranne le uniche persone che avevano l'autorizzazione e la possibilità di entrare quando volessero. O forse qualcuno di poter viaggiare sottoterra. Pensavo fosse possibile, per ninja abbastanza esperti, di sicuro non per noi genin. Non posi alcuna domanda, e quindi tutto il gruppo fu portato nelle proprie stanze, in cui Jyazu ci consigliò di rimanere vigili.

    Mh?

    Vigile lo ero di mio, più che altro mi sorprese il commento dell'otese. Da ttuti meno che dallo Yama mi sarei aspettato un tal commento. Alzai un sopracciglio, ma mi astenetti dal fare commenti, per evitare altre liti. Non volevo casini, non anche qui. Mi misi a dormire completamente vestito, con il mio equipaggiamento a portata di mano. Non avevo voglia di svegliarmi per un emergenza e trovarmi senza armi.

    e, come avevo previsto, mi dovetti alzare. Non riuscivo a prendere sonno, anche a causa di una litania che qualcuno stava recitando, come per tenerci svegli, soltanto per noi. E, a questo punto, vidi il Kiriano alzarsi senza far rumore. Strabuzzai un po' gli occhi, poi mi alzai anche io cercando di non far rumore [furtivo migliorato]. Lo seguii al buio, tenendomi vicino a lui in modo da non perderlo. In caso comunque avessi perso la sua figura e non fossi più stato in grado di rintracciarlo, mi sarei dieretto autonomamente verso la fonte di quel rumore, cercando di orientarmi fra quei corridoi...

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Funerali nella notte

    Seguire il rumore non fu assolutamente difficoltoso. Di per se il dojo non era una struttura assai intricata, quindi era tutto sommato facile orientarsi al suo interno, inoltre la fonte del canto spettarle era decisamente chiara: sarebbero dovuti uscire nell’ampio cortile e fare a ritroso la strada percorsa quando erano giunti, perché qualsiasi cosa stesse accadendo stava avvenendo proprio dinanzi all’enorme porta d’ingresso della struttura centrale. Vi erano parecchie persone lì, ad occhio e croce una ventina, illuminate da torce piantate tutte attorno. Molti di loro, esclusi sette, indossavano mantelli con cappucci neri e intonavano il canto mortale. Di quei sette dei quali era possibile riconoscere i lineamenti quattro erano più avanzati e dietro di loro c’erano gli altri tre. I restanti formavano un semicerchio aperto proprio verso i sette. E al centro vi era un cadavere.

    Non era lasciato a se stesso, ma avvolto con strette bende di colore bianco, perfettamente linde, che non lasciavano intravedere alcuna eventuale presenza di sangue. Il cadavere era posato su un piccolo palco montato per l’occasione, totalmente in legno. Il volume dei canti si fece più forte e continuo, e non cessò nemmeno quando uno dei quattro uomini che sembravano i capi, prese la parola.
    I capi erano personaggi alquanto variegati, ma tutti quanti, chi per l’età, chi per l’aspetto, chi per la stazza, suscitava un certo timore quasi reverenziale a chiunque fosse lì intorno. Al centro c’era un uomo a dir poco enorme: doveva essere alto due metri e mezzo e largo uno e mezzo (almeno), per via dell’enorme e prominente pancia. Avevo uno sguardo serio e tatuaggi sul viso: sembrava il diavolo fatto persona. Non aveva armi con se anzi, l’unico oggetto che portava era una pipa dalle dimensioni di una Katana. Era sicuramente grande, ma data la stazza del proprietario qualsiasi altro oggetto sarebbe stato sicuramente ridicolo, se in proporzioni normali. (Link immagine Jishin)
    Poi, alla sua destra, c’era un uomo nerboruto, che pareva avere troppo caldo per indossare una qualsiasi maglia. I capelli, come quelli dell’uomo che li aveva accolti poco prima, erano rosso scarlatti e vi si poteva scorgere una certa somiglianza. Egli portava una lunga katana in un fodero decorato, dall’aria a dir poco letale. (Link immagine Seihiko)
    Poi, alla sinistra del gigante, c’era un vecchietto che non doveva essere alto più di un metro e sessanta, che non portava armi e fissava tutto con gli occhi socchiusi. Aveva una leggera barbetta bianca ed era ormai calvo e, a differenza degli altri, non indossava armi. (Link immagine Soyokaze)
    E affianco a quest’ultimo c’era un uomo con lunghi capelli neri, che portava una spada non dissimile da quella dell’uomo dai capelli scarlatti, anche se leggermente diversa. Lui però indossava qualcosa. (Link immagine Ten'iko)


    I tre più arretrati invece erano visibilmente più giovani, ma non per questo, dall’apparenza meno forte. Sembravano, anche solo a guardarli, guerrieri dalle abilità particolare e potenti, ma a differenza dei quattro dinanzi a loro mancavano di un elemento fondamentale: la saggezza. Probabilmente l’avevano, ma non ancora in misura tale da essere scolpita sul volto e sul corpo.
    Al centro c’era un uomo dai capelli argentati e una strana espressione definibile indecifrabile disegnata sul viso. Alto e dal fisico asciutto, mostrava una calma soprannaturale, anche se probabilmente non era un qualcosa di così strano. Se aveva una spada, non la si vedeva, ma avrebbe potuto facilmente occultarla sotto gli abiti. (Link immagine Yorai)
    Alla destra di questi vi era un ragazzo dall’aria più genuina, doveva avere poco più di vent’anni e portava una spada legata alla cintola. Aveva i capelli scuri e tatuaggi sul volto ma, a differenza degli altri, era visibilmente più nervoso e si guardava attorno silenziosamente. (Link immagine Seikiji)
    Il terzo invece, alla destra dell’uomo dai capelli argentati, era di un pallore quasi mortale. Aveva i capelli neri e indossava abiti che, a dispetto del suo aspetto senza colori, erano molto variopinti. E anch’egli, come molta altra gente in quel posto, portava una spada. (Link immagine Bairai)


    Il gigante avanzò di un passo e prese la parola con aria solenne, con lo sguardo fisso sul corpo. il numeroso grasso sul suo corpo tremolò quando iniziò a parlare.

    « Vi sono due modi per un Shingetsu Shiyuusei di morire. Il primo è affrontando in un giusto combattimento un avversario, l’altro, e resistere lottando contro la morte, soccombendo contro di questa quando ormai non si può più fare altrimenti. Il Raijinmaru, il nostro rispettabile Raiseisuu, era un guerriero straordinario, ma non vi è lama in grado di sconfiggere la morte. Egli l’ha incontrata e vi ha lottato, ma si è arresto e per questo motivo, ha offerto la sua vita alla lama nemica » fece una pausa di qualche istante « Egli è morto due giorni fa. Come da rito, all’inizio del terzo giorno celebriamo la cerimonia funebre per imprimere la memoria di Raijinmaru a fuoco nelle nostre carni e nelle nostre anime. Ma soprattutto, al mezzogiorno del quinto giorno dopo la morte del Raiseisuu, vi sarà il torneo per la scelta del nuovo Raiseisuu. Taishō Yōrai, Taishō Seikiji, Taishō Bairai, fatevi avanti. »


    I tre avanzarono lentamente e superarono tutti, persino l’enorme uomo, posizionandosi a formare un triangolo attorno al cadavere del precedente Seisuu, che con occhi vacui e bendati fissava il meraviglioso cielo stellato.

    « Bairai. In quanto più anziano tra i Taishō del Tuono, spetta a te officiare il trapasso del Raiseisuu. »
    « Si, Jishin-sama. »


    Bairai, che era per la precisione l’uomo dalla pelle incolore, alzò la spada in aria e socchiuse appena gli occhi. Aveva uno sguardo triste, come se compiangesse un vecchio amico. Mormorò qualcosa di appena udibile, come un’invocazione, che fece qualcosa di magico.

    « Naku, Raijinko... »


    La spade s’illuminò di chakra elementale, di fulmine, ma accadde dell’altro: una specie di manichino fatto interamente di fulmine nacque sulla schiena di Bairai. Il braccio destro di Bairai si fuse con quello del manichino, ma per il resto, rimasero due entità distinte, separate da un po’ di spazio. Il manichino seguiva tutti i movimenti che faceva Bairai, almeno, era quello che si capiva dall’intensa luce che scaturì.
    Poi fu il turno di quello conosciuto come Sakiji, che tese in avanti la lama, verso il cadavere, socchiudendo appena gli occhi anch’egli.


    « Machi o Samasu Aokumo »


    Questa volta accadde qualcosa di diverso. Quelle che sembravano nubi tempestose – con tanto di piccoli lampi – avvolse attorno alla spada, al braccio destro, alle spalle e al braccio sinistro, turbinando. Infine fu il terzo, Yorai, l’uomo con i capelli argentati che prese la sua spada estraendola con un rapido e ampio gesto, mormorando con un ambiguo sorriso qualche piccola parola.

    « Shibo, Raihebi »


    Quella volta fu un serpente ad uscire dal manico della spade dell’uomo. Un grosso serpente che si avvolse attorno al braccio e al collo, con la testa che si affiancò a quella dell’uomo che l’aveva evocato. Un serpente di fulmine.
    Dopo quelle tre invocazioni, contemporaneamente tutti puntarono la spada contro il cadavere. Ciò che si vide dopo non è descrivibile: la luce fu assai intensa e non rese percepibile alcunché. Quando si fu calmata il corpo era sparito.
    In tutto ciò il canto non si era fermato e non si sarebbe fermato ancora per molto tempo.


    « Raijinmaru è con Kami Senketsu ora. Che possa essere benedetta, sempre e comunque. »


    E rimasero così, fermi, in silenzio, per almeno un’altra ora, intonando canti di morte in onore del loro Seisuu deceduto. Non c’era però nient’altro di nuovo, se non che ai ninja era stato taciuto che oltre al furto, in quel posto, c’era stato anche un omicidio.
     
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  12. Ryuwhan
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    Illusioni e giochi di mano

    E' smosso da ciò che vede? Agitato?
    No, osserva con attenzione ma non è né interessato a ciò che possa significare, né gli viene trasmessa reverenza. Non fa neppure caso al fatto che il cosiddetto compagno lo abbia seguito e stia assistendo alla stessa scena, quello che importa è aver compreso l'eccessiva fanaticità di un gruppo incomprensibile.
    Già perché come sempre Ryuwhan capisce ma non comprende. Capisce il perché dell'azione ma non comprende il perché lo fanno.


    Ma torniamo un attimo indietro.
    Seguiamo Ryuwhan mentre il canto lo porta al di fuori del dojo, verso il grosso cancello disegnato per il quale il senzatetto aveva perso interesse. Il suo passo aumenta man mano che si avvicina alla fonte, e a questo punto ci accorgiamo che il compagno, non il cappallo di paglia, gli sta dietro. Non ci badiamo, non crediamo sia un pericolo per il senzatetto.
    La scena ci si para d'avanti squarciando l'oscurità: sono un gruppo di anime, tante, ciascuna prende parte a cerimoniose cortesie, ma cortesie per chi?
    Per un defunto.

    Seguendo i discorsi, intuiamo l'ombra di un omicidio sul cadavere, che ora è a circa 15 metri da noi e da Ryuwhan, il quale si è appena nascosto dietro un cespuglio, non per timore, ma per quell'abitudine mai persa di osservare senza intervenire.

    Mentre noi e Ryuwhan ci perdiamo in speculazioni sulle origini di una così assurda tradizione, la scena si evolve. Ora tre comparse salgono sul palco di questo criptico teatrino. Ciascuna esibisce un potere, ciascuna piena del proprio orgoglio, della propria ridicola posizione.
    Ryuwhan osserva e prende nota mentalmente. Al momento giusto saprà ricordarsene, ma ora quelli sprazzi e quelle fluttuazioni non sono altro che un inutile corredo.

    Dunque la scomparsa violenta di una comparsa apre il posto all'alba di tre nuovi rimpiazzi.
    Ci chiediamo se sia una coincidenza, e sappiamo che anche Ryuwhan fa' lo stesso.

    La scena non accenna a chiudersi, però. I canti non si fermano, e Ryuwhan ha ormai perso interesse, come gli è solito. Esce dal cespuglio, ripercorrendo a ritroso la via che lo ha portato in quell'assurdo luogo di preghiere.
    E' ora nuovamente nella stanza, su quello scomodo letto, accerchiato da quel canto che ora ci appare come infinitamente più terrificante.

    Ma lui dorme, che la notte non ha da essere silenziosa, mai.


     
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  13. KiHawke
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    L'idolo

    Litania Funebre

    Seguii il mio compagno fino ad arrivare all'aperto, più o meno nello steso punto in cui eravamo entrati. Ed eccomi li, dietro un cespuglio ad osservare una sorta di funerale. Erano presenti molte persone, la maggior parte delle quali irriconoscibili...ma quelle che riuscii ad identificare nei dettagli di sicuro non facevano rimpiangere la mancanza delle altre, fra uomini palestrati e giganti....

    Altre tre persone, visibilmente più giovani, si fecero avanti. Loro giunsero al culmine della cerimonia, utilizzando una strana "arte" sul corpo. La luce intensa mi accecò, impedendomi di osservare, ma le tecniche che avevano utilizzato i tre, erano probabilmente ninjutsu. Sarei stato molto contento di imparare qualcosa da loro, vista anche la mia affinità con le spade...

    Comunque, dopo lo sfoggio di poteri, la cerimonia diventò direi quasi piatta (nonostante la sparizione del cadavere), e dopo poco tornai nelle mie stanze. Quel personaggio doveva essere il loro capo, era ovvio, e sembrava fosse morto, magari per malattia...forse una coincidenza che il suo trapasso fosse avvenuto in data molto vicina al furto...o probabilmente no. Tornai a dormire, pieno di dubbi, ma riuscii lo stesso a godermi un po' di sonno, a dispetto della litania funebre che risuonava di fuori....

     
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  14. Ryuwhan
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    Continua

    Fatidiosamente sereno il levarsi del mattino.
    Lo vediamo mentre sostiene il peso di metà corpo con le braccia su quello che si chiama cuscino. Ha bisogno di alcuni secondi per discernere la situazione poi si trascina lontano dal centro della stanza. Non sappiamo ancora il motivo per il quale non concepisca l'idea di sostare al centro di qualsiasi cosa; forse deriva dal loro condizionamento, forse no.

    Mentre ancora si trascinava, il cappello di paglia sbottò immediatamente con "la domanda". Quella relativa alla notte precedente.
    Il cappello di paglia era stato l'unico quella notte a non vedere, e la domanda era - diremmo - legittima. Ci interessa ora sapere cosa Mugi-mugi risponderà; è qualcosa da nascondere, oppure no? In ciascun caso l'investigazione potrebbe indirizzarsi verso un lato o un altro, per Ryuwhan. O forse il senzatetto lascerà interamente la questione ai più zelanti del gruppo, perché mano a mano che il tempo passa sembra sempre meno interessato alla questione. Non lo sappiamo.

    Dunque il cappello di paglia vuole parlare con le altezze di quel luogo, ma Ryuwhan non è convinto del fatto che gli possa essere d'aiuto.

    Nel frattempo, il senzatetto ha scritto qualcosa su un foglio, si avvicina al Mugi-mugi e glielo mostra:

    QUOTE
    Vorrei seguire le seguenti:
    Taisho Yorai, Taisho Seikiji, Taisho Bairai

    Li vuole osservare perché, a seguito dell'omicidio, queste sono le persone più a rischio per una successiva aggressione? Oppure perché pensa che siano invischiate nella faccenda?
    Non dice la fonte di quelle informazioni. Come fa a conoscere quei nomi? Ovviamente noi sappiamo che li ha osservati la notte precedente, ma probabilmente ciò è oscuro al Mugi-mugi; spera forse di prenderlo di sorpresa in quella maniera? Oppure semplicemente non ha voglia di spiegare le sue motivazioni?

    Forse entrambe, forse nessuna, ma sappiamo che preso lo scopriremo per certo.

     
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  15. KiHawke
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    L'idolo

    Sveglia

    Mi svegliai la mattina pensando già cosa fare. Le immagini dei 3 uomini che quella stessa notte avevano fatto sparire un cadavere continuavano a venirmi in mente. Uno dei tre era stato chiamato per primo. Si chiamava Barai...o comunque qualcosa di simile...decisi che avrei voluto parlargli.

    Mi alzai stancamente, ascoltando di sfuggita la domanda posta da Jyazu. Peccato che non fosse venuto con noi. Stetti zitto, facendo finta che la cosa mi interessasse. Forse era meglio che i monaci (o qualunque cosa fossero...) non sapessero che avevamo assistito al funerale...

    Finita la colazione mi vestii senza tralasciare l'equipaggiamento, poi, per ultimo, mi avvicinai a Mugi.
    « Mugi, vorrei parlare con Taisho Bar...Bai..Bairai, mi pare si chiamasse. Per favore.» dissi. Quell'uomo mi pareva avere un legame vagamente maggiore con tutta quella faccenda, e con il morto che pareva essere il loro capo o qualcosa del genere. Non pensavo a priori fosse lui il colpevole, anzi; ciò nonostante, avrei voluto scambiarci due chiacchere...

     
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20 replies since 6/6/2011, 00:13   420 views
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