Lui è Mio

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  1. Yami Kaguya
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    ¬ Ic h i ¬
    Invasion


    Non riusciva a respirare. Non riusciva a vedere nulla, se non delle ombre indistinte. Le orecchie le comunicavano solo rumori sordi, insieme a un fischio acuto che le trapanava il cervello. L'odore di fumo e carne bruciata, insieme al gusto del sangue sulla lingua, riuscirono però a farla rialzare.
    Abbastanza per venire nuovamente sbalzata via da un'esplosione a pochi metri da lei.
    Dovette ricominciare da capo, e rialzarsi. Tuttavia, ora le urla erano finite. E anche il vento che aveva sferzato la grotta sino ad allora, si placò poco a poco. La grotta principale del Kyuu, acquisì nuovamente il silenzio che le competeva.
    Silenzio interrotto però da due cose: il rumore di passi, e il lamento dei feriti. La battaglia era finita, e il silenzio della morte aveva ridato la pace alle pareti attorno a lei.
    Non per questo, Saphiria non si rialzò ancora una volta, rimanendo in ginocchio dinanzi a un ragazzo ferito dinanzi a lei. Il suo sguardo saettava in ogni direzione, mentre ogni fotogramma che i suoi occhi coglievano, comunicava sempre la stessa cosa. Erano stati massacrati.
    E poteva vedere Croa, venirle incontro con aria trionfale.

    Vogliamo finirla, Saphiria? Il tuo orgoglio è soddisfatto, ora, dopo questo tentativo di resistenza inutile?

    Gli rispose il silenzio, e se era per quello, non se ne meravigliò. Il tempo dei giochi però era finito, e lui aveva già smesso di trovare tutto ciò divertente. Li aveva uccisi quasi tutti, e l'unica che aveva risparmiato dei suoi colleghi, si era messa a radunare quei bambocci e a dar battaglia a quelli che aveva radunato lui.
    Ovviamente sapevano già entrambi come sarebbe finita. E ciò lo irritava, dato che quella donna non era il tipo di persona che manda gli altri a morire. O almeno, questo credeva, ma la realtà lo stava contraddicendo.

    Tu non sei come gli altri. Loro erano dei bigotti senza cervello, legati alla tradizione di questo mattatoio e di quel tasso obeso che adorano. Ma tu no, tu sei una stratega, una guerriera, una materialista. Avevi già capito come sarebbe andata a finire un'ora fà, e anche ora sai che tutto ciò che stai facendo è inutile.
    Perchè dunque non accetti semplicemente il fatto che ora, questo posto è mio?


    Mi rifiuto di lasciarti fare i tuoi comodi, Croa. E non accetterò nessuno scenario che non contempli la tua faccia sotto al mio piede, prima di chiudere questa storia.

    ...Per gli dei, ma ti senti? Parli come uno di questi fantocci senza ambizioni, ignori la realtà dei fatti per "credere" che tutto andrà bene a prescindere. Su, non continuare a deludermi, mi spezzi il cuore. Non ti ho uccisa subito perchè avevo qualche aspettativa, cerca di mostrarmi una mossa basata su un ragionamento sensato, almeno.

    Ccredi di avere tutte le carte in mano, Croa? Continua così, allora. Se fossi più idiota di così, non sarebbe divertente poi riderti in faccia.

    ..E và bene, tagliamo corto se proprio ci tieni, Saphiria. Piantala di agire secondo un istinto utile solo agli animali, e usa il cervello. Prima che ti uccida sul serio, puoi dimostrarmi che sarebbe uno spreco farlo. Andiamo, non ti chiedo molto.

    Sì, meglio che te ne vai, stronzo.
    SPOILER (click to view)
    Palmo della Distruzione Terrena – Retsudo Tenshou
    Villaggio: Suna
    Posizioni Magiche: Capra
    Premesse la presenza di una grotta artificiale o naturale, l’esecuzione dell’unico sigillo e il poggiare le mani a terra, l’utilizzatore sarà in grado di provocare una frana entro 25 metri, che andrà a serrare eventuali aperture oppure far collassare la grotta stessa. È necessario un consumo di chakra pari a mediobasso ogni 30m3 da influenzare; la velocità dello spostamento delle pietre è pari all’energia dell’utilizzatore. Subire uno o più massi può causare danni di potenza variabile, da 20 a 80, in base alle dimensioni del masso e dalla zona colpita; la decisione spetterà al ninja difensore. Utilizzare questa tecnica può provocare il collasso delle parti non influenzate: è sconsigliato l’attivazione se l’utilizzatore è presente all’interno della stessa grotta. Alternativamente è possibile sfruttare questa tecnica per creare gallerie o grotte artificiali.
    Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Livello: 1 / Consumo: Mediobasso ogni 30m3)

    Poggiò la mano a terra, dopo aver impastato il chakra necessario in essa, e il terreno tremò per un attimo mentre il chakra agiva sulla struttura della roccia. Poi tutt'attorno a lei, il soffitto iniziò a crollare. E mentre alle imprecazioni si mischiavano le urla delle tecniche avversarie, Croa potè vedere in mezzo ai massi la figura della sua collega, che schivando la frana che aveva creato, sparì in un anfratto, evitando di venire uccisa dalla sua stessa tecnica.
    Inseguirla sarebbe stato inutile. Croa quindi si concesse un ultimo divertimento, prima di chiudere le trattative.

    ...Immagino tu stia pensando di avere ancora un asso nella manica, eh? Beh mi duole informarti, stronza, che anche il tuo animaletto ammaestrato farà presto ritorno a casa.
    Vieni a trovarlo quando arriverà qui, eh. Potrebbe essere triste altrimen-


    Un masso cadde esattamente sopra l'uomo che stava parlando, schiacciandolo a morte. Saphiria si sporse, una volta finita la frana, solo per vedere come i massi avessero formato la barriera che voleva fra lei, e loro. Si voltò senza altri indugi, osservando la mano sotto al masso cambiare colore, così come dimensioni.
    Stringendo i denti dunque, si infilò in un corridoio laterale, cercando di riportarsi nella sezione principale delle caverne.
    Avevano perso la guerra, ora come ora. Ma c'era un'ultima battaglia, che potevano combattere. L'unico problema, era che non poteva farcela da sola.
    E il suo unico allievo ancora in vita, sarebbe potuto crepare prima di capire che stava succedendo.

    [...]

    Quando spalancai gli occhi, vidi solo nero.
    Poi mi voltai di lato, dove una spaccatura nel muro permetteva alla luce di entrare, e riacquistai in parte la capacità di distinguere le forme degli oggetti dinanzi a me.
    Più che altro però, sentivo che c'era qualcosa che non andava. Troppo silenzio. Nemmeno un fruscio dall'esterno, che fosse un passante o lo strascico di qualche casinista al bar.
    Fu così quindi che mi avvicinai alla porta, in attesa di qualunque cosa. Cosa, che alla fine fu un leggero spostamento verso di me. Abbastanza perchè afferrassi la maniglia, aprendola un istante, e scalciassi la porta verso l'esterno, travolgendo chiunque vi si fosse appoggiato dall'altro lato. Seguii immediatamente la figura in caduta libera, e l'afferrai per il bavero, trovandola insolitamente leggera. Non esitai quindi un secondo a girarla su sè stessa facendo perno sulla sua spalla, e terminare poggiandogli un kunai sul collo, mentre mi mettevo spalle al muro.
    Giusto in tempo perchè un'altra decina di figure incappucciate mi comparissero davanti, in silenzio e a spade sguainate. Alè.

    ...Immagino sia ovvio dire "un passo e muore", quindi passiamo all'argomento successivo.
    Fuori di qui, o prima ammazzo questo qui, e poi voi.


    E là, accaddero due cose alquanto spiacevoli. La prima, fu che quelli avanzarono di qualche passo, anzichè ritirarsi. E la seconda, fu che quello che tenevo addosso a me di schiena, mi toccò la mano. Riversando tramite quel contatto dei ricordi, nella mia mente, che mi fecero sbiancare.
    CITAZIONE
    Yuki.
    Esci di là, subito. Ti spiegherò dopo, ora vattene da dove sei, raggiungi Daisya e aspetta mie notizie là. Niente domande, corri e basta dannazione!

    Il ricordo era breve, lapidario. Così come le mie parole, pronunciate con un sorriso che sapeva di morte.

    ..Nill?

    La figura addosso a me annuì, mentre quelle che mi circondavano erano ormai a pochi metri.

    ..Sei venuta a dirmi che dovevo andarmene, vero?

    Altro gesto di assenso. Poi quei tizi mi si gettarono addosso, e tornai a vedere buio attorno a me.

    [...]

    Il risveglio fu meno piacevole del precedente. Soprattutto per l'emicrania che mi stava spaccando la testa. Mettendomi a sedere dunque, non riuscii a non spalancare gli occhi, per un attimo. Ero in una cella, e fin là era prevedibile.
    Ciò a cui non potevo credere, era che mi sembrasse familiare. Che fosse familiare, perchè ci ero già stato. Dato che quella era una delle celle di detenzione, dove avevo passato notti su notti, nel corso degli anni. Un posto da cui credevo di essere uscito.
    Bene, ero di nuovo nel Kyuu, e di nuovo legato a qualcosa. Manco a dirlo, non avevo idea del perchè ero là.

    Allora...1....2...3...4...5...6...
    OHI, E ADESSO CHE VOLETE?! EHI! UNA SPIEGAZIONE, VOI, MAI EH?! PRENDIAMO A CASO IL PRIMO SFIGATO CHE CI PARE E RAPIAMOLO, TANTO PERCHE' ABBIAMO VOGLIA DI FAR FARE UN GIRO AI RAGAZZI! CERTO, OTTIMA IDEA!


    Ci siamo svegliati, eh.

    ANZI, DAI, PERCHE' NON LO FATE ANCHE LA MATTINA OLTRE ALLA SERA?! SIETE PROPRIO DEI PEZZI DI-

    NOTAMI, DEFICENTE!

    A zittirmi non fu tanto l'urlo che si aggiunse ai miei, quanto l'impatto contro la mia fronte di quella che sembrava una scodella di ceramica. Rimasi quindi zitto un attimo per il dolore, ma subito dopo ripresi a urlare. La tazza purtroppo era piena di brodo, e si stava generosamente spargendo addosso a me.

    Arghscottascottascottaaaaa! Ma che hai in testa, segatu-
    Oh. Ciao Croa. Ti trovo in forma.


    Io ti trovo piuttosto vitale, invece. Ti ha fatto bene l'aria di fuori, eh.

    Ciò mi rattrista molto, lo sai. Speravo diventassi un vampiro a startene sempre chiuso qua sotto, ma mi sà che sei ancora umano. Deprimente, davvero.

    ...Continui a impegnarti, eh? Non temere, testa d'uovo, ti ammazzerò con piacere anche senza che tu ti metta ad allungare la mia lista dei motivi per cui farlo. Fra una o due settimane, se la cosa ti interessa.

    Sì, stavolta riuscì a zittirmi solo con le parole. Rimasi quindi a fissarlo un attimo, ma quel sorriso di trionfo iniziava a farmi passare la voglia di scherzare.

    Ho fatto incazzare i vecchi, per caso?

    Hai fatto incazzare me, e tanto basta.

    ...E da quando un Maestro, ha l'autorità per decreatare una pena di morte dal nulla? Mi sono perso qualche avanzamento di grado?

    Ti sei perso i preparativi per la mia rivoluzione, testa d'uovo. Ma non temere. Potrai assistere in prima fila, al suo debutto nei confronti del mondo.

    ..Croa, sul serio. Dovresti smetterla di barattare le notti dei ragazzi con le droghe, vedi che non ti fanno be-

    Stavolta mi arrivò un sasso addosso. E il sangue sulla tempia, mi fece passare del tutto la voglia di scherzare. Diceva sul serio. E io iniziavo a immaginare, in cosa mi ero cacciato.

    ...Che cosa hai fatto?

    Oh, niente. Ho solo posto fine a un regime che aveva fatto il suo tempo. Infatti ora è il tempo del mio. Basta Sunabi, basta code, basta stare rinchiusi in questa bara monumentale. Suna ci aspetta. Il paese del Vento, ci aspetta. L'esercito che quei vecchi hanno radunato per proteggere una persona sola, verrà finalmente utilizzato per uno scopo sensato.
    La cosa non ti rallegra, testa d'uovo?


    Non sapevo cosa rispondere. Stava dicendo sul serio? Si era messo a fare il ribelle rivoluzionario di turno?
    Forse sì. Ma a preoccuparmi davvero, era la fine, del suo discorso.

    ...Perchè dovrei rallegrarmi? Non è cambiato nulla. Un idiota che si crede in cima a qualsiasi catena, alimentare o di comando che sia, continua a usare dei minorenni come pedine per la sua guerra personale.
    Pensavo tu fossi uno stronzo, ma sant'iddio, così esageri.


    Altro sasso, che stavolta però non mi prese. Ci fissammo qualche secondo, poi lui se ne andò con un sorriso. E l'ultima parte del progetto che mi era dato conoscere, a quanto sembrava.

    E' meglio se ti tiri un pò su, testa d'uovo. Morire preoccupandoti di qualcosa che non ti riguarderà più entro due settimane, è idiota persino per uno come te.

    Lui sparì, e tornò il silenzio. Rimasi fermo qualche minuto, a riflettere. Ma se aveva detto la verità, allora il problema non riguardava solo me. Così come era ovvio, che era inutile dimenarsi al momento. Non sapevo che fine avesse fatto nill, ma quantomeno, sapevo che Saphiria aveva avuto il tempo di avvisarmi che qualcosa era successo. In definitiva, lei era viva. E conoscendola, c'erano poche possibilità che lasciasse il Kyuu nelle mani di uno squilibrato. Soprattutto si si parlava di quello, squilibrato.
    Mi misi quindi appoggiato alla parete di schiena, tenendo le mani e i piedi ammanettati stesi davanti a me. E rimasi quindi in attesa. Per un'ora, due. Sino a che l'illuminazione artificiale venne spenta, e oltre al silenzio arrivò anche il buio. Insieme a una serie di passi, qualche tempo dopo. Rimasi fermo come se stessi dormendo in un primo momento, poi il rumore di qualcosa che veniva raccolto da terra.
    Mossi quindi la testa di scatto a sinistra, ma venni preso in pieno da un sassolino. Al che aprii gli occhi in preda al dolore, solo per vedere la mia sensei che giocava con una manciata di sassi, oltre le sbarre. Anche nel buio, potevo vedere che aveva un sorriso sornione stampato in faccia.

    Non hai perso il vizio di schivare a sinistra, vedo.

    Lo perderò nel momento in cui la smetterai di richiamare la mia attenzione tirandomi addosso qualcosa.

    Mmm..ti consiglio di farlo prima. Non esci di qui, altrimenti.

    Ah, quindi ho qualche speranza di non venire ucciso mentre l'idiota si glorifica della sua magnificenza?

    ...Sì. Se sei disposto a giocarti tutto.

    Perchè, ho scelta?

    Ovvio che no.

    ..Già. Beh, sono tutt'orecchie.

    Qual'è il piano?


     
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  2. Kalastor
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    Cronache di Suna; Parte Prima
    Serpente, Donnola o Gatto?


    La ragazza appoggiò la schiena contro le sbarre, lasciandosi scivolare sino a sedere, con le ginocchia piegate. Per alcuni secondi non disse nulla, e l'innaturale silenzio oltre la cella era rotto solamente dal suo respiro gracchiante. Non poteva vederla, ma era sicuro che avesse chiuso gli occhi, concedendosi qualche attimo per mettere in ordine gli eventi di appena qualche ora prima. Perchè lui la conosceva, meglio di quanto lei avrebbe potuto immaginare, sicuramente più di quanto avrebbe, tutto sommato, voluto.

    Ci hanno attaccato senza preavviso. - Furono le sue prime parole dopo un'attesa che sembrò eterna. - Immagina lo scenario peggiore e coloralo con le tinte dell'Inferno, mettendoci una sfumatura da Incubo ed un accenno di Follia. - La voce poteva persino suonare assente, assorta. - Non ho altro modo per descriverlo. - Eppure non vacillò neppure per un istante. - I nuovi sono andati giù per primi, praticamente senza rendersi nemmeno conto di quanto stava succedendo. - Un tick nel vuoto ancestrale di quella notte eterna, propria di chi non conosce la luce. - Erano del mio gruppo, Croa sapeva di non avere alcuna possibilità di plagiarli. - Non c'era sofferenza, non c'era dolore. - Io e gli altri abbiamo chiuso la formazione, ed è iniziato lo scontro. - Un altro tick, come a segnare il punto di una frase. - Non avevamo alcun possibilità, terreno e situazione ci davano perdenti, così ho preso una decisione. - Terzo tick, mentre l'ennesimo sassolito sbatteva contro il muro. - Kui e Sari credo fossero ancora vivi quando è crollato tutto, mentre Dran e Bell sono rimasti tagliati fuori in una sezione morta dei Corridoi, probabilmente sono ancora lì.



    Silenzio. E respiro. Silenzio. E respiro. Silenzio. E respiro. Tick. Raccontare quegli avvenimenti e mantenere un atteggiamento distaccato sembra costarle uno sforzo enorme, costringendola e brevi momenti di riposo. Nonostante la mancanza di dettagli la scena appare in tutta la sua orrenda chiarezza nella mente di Yuki. Il gruppo di ritorno dalle attività esterne, l'attacco sferrato all'improvviso, i più giovani falciati sul posto senza nemmeno la possibilità di prendere un ultimo respiro. Poi lo scontro, lungo ed estenuante, contro un nemico immortale ed imbattibile. Poi uno dopo l'altro cominciano a morire, mentre la realtà dei fatti emerge con arroganza, spezzando via quel velo di mistero, sotto il quale poteva ancora celarsi l'ombra della speranza. Poi la decisione, la terra trema, qualche istante e poche parole prima di chiudere la prima parte di una tragedia destinata a reclamare un'ovazione di morte.

    In totale onestà posso dire di aver fatto più del possibile, gestendo quella situazione. - Questa volta il silenzio avvolge i momenti fra una frase e l'altra, facendo calare un pesante sudario sui due. - Per buona parte non erano ancora pronti ad affrontare uno scontro del genere, e quelli sopravvissuti alla prima ondata hanno adattato lo Stile in fretta. - Il picchiettare di qualcosa contro il metallo, lento ed insistente. - Ma non vi era alcuna possibilità di vittoria, solo un amara sospensione delle ostilità. - Come lacrime di pietra i sassolini le sfuggono dalla mano, scorrono sulle sbarre e cadono a terra. - E li hanno massacrati.

     
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  3. Yami Kaguya
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    ¬ N i i ¬
    Separate Projects


    ...Questo in sintesi. Ora, vuoi ancora la versione lunga?

    ...Credo di meritarla. Non ti và, per caso?

    Potresti essere galante, ed evitare di farmi ripercorrere le fasi di una giornata simile.

    Puoi sempre fermarti prima della parte in cui hai preso questa..."decisione".
    Tanto non credo di volerla sentire.


    Anche se ci fossero stati mutamenti nel suo sguardo, non li avrei colti. Il suo gruppo, era il mio gruppo. Forse sapendo che non avrebbe fatto piacere nemmeno a me, indugiare sui ricordi di un massacro, Saphiria sospirò, e io mi ci avvicinai quanto più potevo alle sbarre, mentre nel silenzio il suo bisbigliare mi metteva del tutto al corrente di ciò che era successo. Tutto era iniziato due giorni prima, senza preamboli, senza avvisaglie, senza nulla di diverso dal solito. Croa aveva però a quanto sembrava preparato la cosa da tempo, vista l'attuazione di quello che era stato un vero e proprio colpo di stato contro l'intero sistema.
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    Non potei fare altro che stringere i pugni, però, quando arrivò alla parte che la riguardava: ovvero il massacro dei dissidenti.

    ...Qual'è la situazione, con tutti gli altri?

    ..Tutti i componenti del progetto Sunabi, quelli che erano stati candidati per l'attività esterna almeno, sono o sotto il suo comando o già cadaveri. I più acerbi, li usa per i suoi soldati d'elite, trasferendone la coscienza nei corpi dei-

    ...Trasf-? Cosa?
    Frena, che vuol dire "trasferire"?


    Ah...sì, dimenticavo. Beh, sembra che Croa avesse un asso nella manica, chiamato Shoten no Jutsu. In parole povere, trasferisce il suo spirito o quello di un'altra persona, in un terzo soggetto, la cui volontà viene annullata. Quindi, tutti i predoni che abbiamo catturato e usato per le esercitazioni, ora hanno un potenziale Sunabi al loro interno. E se ne uccidi uno, Croa trasferisce la coscienza del corpo reale, in un altro. Ha usato solo 30 uomini, contro di noi. Ma come puoi immaginare...

    ...ucciderne qualcuno non cambiava nulla. Grandioso...
    Sicura che hai un piano? No, perchè a vederla così, mi sembra che siamo in due contro un esercito di fantocci rinnovabili.

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    ..Domanda idiota. Davvero, e io che pensavo che un pò d'aria ti avesse fatto bene al cervello. Secondo te parlerei a vanvera, in un momento simile?

    ...Err.....

    Mi arrivò addosso una scarica di sassi, ma non ci feci troppo caso date le dimensioni ridotte. Saphiria dovette prendere il mio silenzio come un invito ad andare avanti, e quindi esporre quello che al momento, era l'unica speranza che avevamo.

    Non temere, ragazzino. Ho un piano, e Croa non deve preoccuparsi unicamente di noi due, mentre sbava dietro al suo progetto.

    ..E questo che dovrebbe significare? Sono morti tutti, chi altro c'è?

    Forse fu la mia immaginazione, ma mi sembrò di cogliere un sorriso divertito, sul suo volto in penombra. E di norma se quella donna era divertita, la causa non avrebbe provocato il medesimo effetto nell'interlocutore a cui aveva deciso di mostrare tale stato d'animo.

    Mpf...a differenza tua, non sono in questo posto per costrizione, ma per scelta. E sempre a differenza tua, la vita che mi sono lasciata dietro quando mi sono seppellita in questo posto, non l'ho abbandonata. Non siamo soli in questa battaglia, e c'è la possibilità che tu possa apprendere capacità tali, da darci una speranza di risolvere tutto questo. Fattela bastare per ritrovare un pò di entusiasmo, non abbiamo tutto questo tempo per chiacchierare, nel caso non ti sia chiaro.
    Croa vuole radunare quanti più prigionieri possibili da usare come soldati, e ciò ci concede del tempo, per tua fortuna. Le prossime due settimane, probabilmente le impiegherà interamente a "reclutare" contenitori, e a preparare il piano di attacco. Hai dunque due settimane, forse meno, per completare il progetto e acquisire le abilità necessarie. Io penserò a tutto, tu devi solo-


    ...Scusa?
    Abilità? Progetto? Che diamine vuol dire? E Shukaku?


    ...Yuki...non farmelo dire.

    Suonava rammaricata. Sinceramente, rammaricata. Non migliorava però, l'irritazione che sentivo. Anzi, forse la fomentava.

    Che cosa, non vuoi dire? Ti stai ascoltando? Non siamo soli, bene, ma che diamine c'entrano queste "abilità"? Io sono un Sunabi, se mi fanno usicre di qui, il resto è-

    ...Mi chiedo se tu, ti stai ascoldando. Non ti ricordavo, così ottuso. E credevo di averti inculcato a sufficienza, l'idea di elasticità di pensiero. Ragiona, Yuki. Lo sò che hai già capito.

    ..Non mi interessa, Sensei. Non sò chi siano questi tizi che hai chiamato, non sò che possono insegnarmi, non voglio saperne niente. Io sono un Sunabi, una Coda. Se mi facessi uscire di qui, potremmo cercare un modo per unirmi a Shukaku, e allora sì che avremmo qualche speranza. Tu hai visto cosa sà fare quel demone, se io-

    Se tu rifiuti la mano di chi ti vuole aiutare, sarai giustiziato, Yuki. Non posso farti uscire di qui, non ora almeno. Il progetto che ho in mente è rischioso, ma anche l'unico modo che riesco a immaginare per uscire di qui, e sono sicura che in qualche modo te la caverai. Se però volti le spalle a loro, non potrò fare nulla per te, lo capisci? Se ti faccio uscire, e se proviamo a eseguire la cerimonia di possessione...moriremo entrambi, Yuki.
    Croa ha ucciso gli anziani, ha decimato i Sunabi, e ha soggiogato chiunque fosse anche minimamente disposto a seguirlo. Tu e io, siamo l'ultima reliquia del culto, e per questo intende ucciderti di fronte ai tuoi ex compagni.
    Con noi morti, ogni traccia di ciò che questo posto era, svanirà, sostituita dal sogno di conquista di Croa.
    Te lo ripeto un'ultima volta, Yuki. Questa non è un'offerta di aiuto. Ora, non hai nessuna possibilità di sopravvivere. Se farai come ti dico, ne avrai almeno una. Niente opzioni di riserva.


    La ascoltai. Davvero, ci stavo provando con tutte le mie forze. Ma non c'era verso, di mettere a tacere ciò che stavo provando. Mi veniva la nausea, al solo pensiero di fare ciò che mi stava proponendo.

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    ...Tu stai scherzando.
    Ho sopportato dieci anni, Saphiria-sensei. Dieci anni dove ogni minuto, è stato una lotta per non perdere quella poca sanità mentale che avevo. Sono quasi morto, ho dato tutto ciò che avevo senza fiatare, ho perso persino il mio nome, per diventare un Portatore. E ora....ora cos'è che dovrei fare?! Rinnegare tutto per...qualcosa di cui non vuoi nemmeno dirmi i dettagli?!
    Non può finire così, sensei. Non ho sopportato tutto questo per perdere tutto a due passi dalla meta, mi rifiuto di farlo! Io dovevo-


    Lo sò. Credi che Io, non lo sappia? Io non sò niente, di come dovevi decretare la fine questa organizzazione, non è vero? Di come volevi distruggere il culto di Shukaku, e quindi te stesso insieme a lui, per liberare quelli che come te erano destinati a diventare delle mere giare per un demone. Beh, mi dispiace, davvero, ma qualcuno ti ha anticipato, Yuki. E se ne frega di ciò che provi o di come il Karma si stia divertendo con te.
    In qualsiasi modo finisca questa storia, almeno, il culto non potrà tornare in auge. Molti sono morti, e molti altri moriranno, in questa faida. Il tuo scopo si è già realizzato, Yuki. Sei l'ultimo rimasto dei Sunabi, e la tua morte decreterà la fine di qualsiasi cosa che riguardi quel progetto. I tuoi compagni però, sono ancora dei contenitori al servizio di un mostro. Ormai non puoi batterli con le loro stesse armi, farti possedere da Shukaku senza alcun aiuto da un portatore o da un esperto di sigilli, equivarrebbe unicamente ad offrirgli la tua anima su un piatto d'argento. Lui non può aiutarti a uscire di qui, non c'è modo che possa farlo.
    C'è però un potere, che può superare quello del Dio del vento. E questa è la tua occasione per ottenerlo.


    ...E sarebbe?

    Lo saprai, Yuki. Ma ora, devi solo fidarti di me.

    ...E se poi è la tua, la fiducia mal riposta? Da quando hai tutte questi alleati pieni di doni, e queste aspettative su di me?

    ...Da quando ho usato gli ultimi dieci anni per renderti ciò che sei, ragazzino. Io sò che c'è qualcuno di cui ti puoi fidare, e che puoi destare il suo interesse. Ora chiudi il becco, e dammi una risposta. O ci stai, o non ci stai. Con tutte le conseguenze delle rispettive risposte.
    Comunque, ti lascio del tempo per accettarlo, e per finire un paio di cose. Non voglio sentire altre lamentele, quando torno. Avremo da fare in un caso, e nell'altro, beh....se vuoi morire, non vorrai di certo dirmi addio facendo la vittima.


    La donna terminò il discorso, e quindi sparì nelle tenebre. Mentre io non potei fare altro che rimanere là, incatenato, di fronte a due prospettive che non mi sembravano molto diverse.
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    Da una parte, una morte assicurata, semplicemente perchè un tizio non voleva lasciarsi alle spalle ricordi del suo passato. Dall'altro, il pensiero che tutti i miei sforzi per diventare un portatore di Shukaku, avrebbero ricevuto come ricompensa, qualcosa di diverso.
    Qualcosa che avrebbe in ogni caso reso ogni giorno dietro di me, un'esperienza inutile.

    ...Non è divertente...per niente, cazzo...

    Mano a mano che il tempo passava, però, le parole di Saphiria penetravano sempre più nella mia coscienza. Mi ripetei, che era sempre stata la mia unica alleata. E che dunque, non avevo altra scelta se non starla a sentire.
    Avrei dovuto fidarmi di chi si fidava lei stessa. Dubitavo mi avrebbe riservato qualcosa di peggiore della morte.
    Quindi, alla fine mi rimisi a dormire, lasciando passare la notte, e sperando che si portasse dietro tutto il rancore che sentivo in fondo al cuore.

    [...]

    Inutile dire, come per un futuro Portatore, il sonno fosse un optional. Mi svegliai poco dopo l'alba, quando un raggio di luce mi colpì gli occhi, e mi guardai attorno. Probabilmente, Saphiria sarebbe tornata solo col calare delle tenebre.
    Difatti, la persona che stava ora davanti alle sbarre, era un pezzo di merda anzichè una bella ragazza.

    Dormito bene, testa d'uovo?

    Se c'era una cosa di cui ero orgoglioso, erano senza dubbio le mie capacità di recitazione, fra le altre cose. Avevo recitato la mia parte per dieci anni, e anche oltre ormai. E dovetti ammettere che in quel caso, sentire la voce dell'uomo che stava rendendo quegli anni qualcosa di inutile, mi rese piuttosto facile ignorarlo e comportarmi da prigioniero autistico. Raccolsi dei sassolini per terra, e mi misi a farci il giocoliere, a una mano sola. Non avevo davvero nulla da dire, al momento.
    Tranne che per una cosa.

    Guarda, che ne dici? Tre con una mano sola. Dovresti trovarti anche tu un passatempo, eviteresti queste fissazioni coi giochi di guerra.
    Ah, tanto per sapere, comunque. Vuoi farmi morire di fame e sete, o cosa?


    Continui a pensare che sia solo un mio capriccio, non è vero? Bah, in effetti non avrebbe senso farti fuori, se tu non fossi convinto dell'ideologia di quei vecchiacci.

    Il messaggio subliminale era che ho fame. F-a-m-e, mi comprendi?

    Ti abbiamo lasciato in condizioni peggiori in passato, puoi evitare di farmi il principino viziato. Capirai comunque, che al momento i miei uomini sono un pò indaffarati con cose più serie, che farti da mangiare.

    Non sono degno nemmeno di mangiare qualsiasi porcheria ipercalorica che gli dai per schiavizzarli?

    Eh, le vedono come un premio, non è che posso nutrire così anche chi non lavora. Però devo ammettere che non è male come idea, se rimane qualche avanzo te lo porto, ok?

    ...Certo, quando ognuno dei ragazzi che vivono qui, impara a pulire a specchio persino il bordo del piatto, per la fame.
    Posso chiederti di scegliere una delle due? Davvero, o mi lasci a stomaco vuoto o mi irriti vocalmente, entrambe è da maniaci sadomasochisti.


    Mpf...cercherò di farti avere qualcosa per stasera, testa d'uovo. Nel caso puoi mangiarti quei sassi, come antipasto.

    Non mi diedi pena di dargli una replica, e per mia fortuna se ne andò, permettendomi di non accumulare altro stress, e anzi iniziavo a dover ammettere con me stesso, di iniziare a nutrire curiosità. Cercai di immaginare cosa potesse dare a Saphiria tanta fiducia che un uomo solo potesse risolvere quel casino, e nel frattempo il sole arrivò allo zenyt, al tramonto, e infine cedette il posto alla luna.
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    Fu allora, che un fruscio mi interruppe nuovamente, e tornai a fissare la mia sensei da oltre le sbarre, a braccia conserte e un sorriso divertito in faccia.
    Il bello, era che sotto sotto doveva essere preoccupata. Sapevo essere testardo, il più delle volte, anche al limite della stupidità.
    Per come sorrideva, però, dubitavo di averla raggirata anche solo per un istante. Ma d'altronde, lei era fatta così. Non ero abbastanza orgoglioso, da impuntarmi fino alla morte.

    Allora?

    In risposta, presi un sassolino, e lo scagliai verso di lei, quasi a voler pareggiare quella risposta che aveva un retrogusto di sconfitta.

    Sentiamola, questa offerta.
    E nel mentre,comunque, posso avere in acconto qualcosa da mangiare? Inizio a trovare appetitose cose che è meglio non ti dica. E credimi, non vuoi sapere di cosa parlo.


    Sperai ne valesse la pena. Avevo appena buttato nel cesso tutto ciò per cui avevo lottato dieci anni. Tutto ciò per cui avevo rubato cibo e acqua a gente con cui prima dividevo il letto.
    Croa...mi avrebbe pagato anche questa.
     
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  4. Kalastor
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    Cronache di Suna; Parte Prima
    Serpente, Donnola o Gatto?


    Bene. - Afferrò il sassolino al volo, cominciando a girarselo fra le mani. - Prima di tutto, una notizia buona ed una cattiva, quale vuoi prima? - Si abbandona contro il muro mantenendo le braccia incrociate. - Scelgo io. - Il sorriso sornione a stento dissimula la tensione. - L'assalto non era tutta opera di Croa, come sospettavo. - Quelle parole suonano amare fra le sue labbra. - Non so come ma è riuscito ad ottenere l'appoggio di qualcuno all'esterno, anche se non so di chi si tratti. - Sbuffa e lancia in aria il sassolino per poi riprenderlo al volo senza difficoltà. - Ma sembra essere un tipo potente, e cosa peggiore fra meno di sette giorni sarà qui, per prendere noi e.. - Si ferma un attimo, soppesa le parole, poi riprende non senza una certa esitazione. - Questa era la brutta notizia, eccoti la bella. - Benchè trasudi sicurezza da tutti i pori è chiaramente a disagio. - Esiste un secondo progetto, parallelo al nostro. - nelle sue parole c'è il cielo, tanto profondo da incunearsi nell'atmosfera viziata dei sotterranei. - Nemmeno a noi erano stati dati troppo dettagli, ma si trattava di un esperimento con i geni di Shukaku, qualcosa per creare dei falsi Jinchuuriki.. - È disgusto quello nella sua voce? - ..corpi capaci di sopportare il Chakra del Demone e sfruttarlo, anche se in maniera imperfetta. - Prende il sasso fra pollice ed indice e lo solleva sino alla linea degli occhi. - Da quanto ho capito Croa ha accettato di 'vendere' quelle persone al suo misterioso alleato. - Lo sguardo è talmente concentrato che sembra poter incenerire qualunque cosa. - Loro e noi, ovviamente.



    La spiegazione continua e non lascia molto all'immaginazione. Saphiria spiega come al colpo di stato sia seguito il caos generalizzato. Alla morte delle alte sfere di colpo nessuno sapeva più quale fosse il suo ruolo all'interno del complesso, grazie anche alla cura usata da Croa nel massacrare tutti i tecnici e gli scienziati, gli unici in grado di controllare i sistemi più elementari di quella grande prigione. Prima che riuscissero a riprendere il controllo il sistema idrico e quello elettrico avevano subito danni significativi e per garantire un minimo di agibilità erano stati costretti ad isolare i livelli inferiori. Quelli occupati dal progetto due. Continua dicendo che sì, Dran si è salvato ed è tornato a fare rapporto, così l'ha mandato in avanscoperta, perchè lui riesce a spostarsi attraverso le pareti. Al suo ritorno ha raccontato che di sotto si è scatenato l'Inferno in terra. Compromessi i sistemi di chiusura delle celle, le cavie si sono liberate ed hanno cominciato una sanguinosa battaglia per le poche risorse disponibili. Con tutta probabilità almeno la metà dei sopravvissuti agli scontri sta morendo di fame e si sete, mentre gli altri combattono per il poco cibo ed acqua rimasti. Croa non è interessato alle loro condizione, a quanto sembra li ha venduti come lotto difettoso ad un prezzo simbolico. Il prezzo del suo tradimento e della fine del Progetto Sunabi.

    Non ho idea di cosa voglia fare di noi questo misterioso compratore, ma posso assicurati che non voglio essere qui per scoprirlo. - Sbuffa, riuscendo persino ad accennare un sorriso. - Fra i prigionieri di quel livello conosco una persona. - Li dita stringono un pò di più ed il sassolino si frantuma. - Un volontario, ed era con me quando sono entrata qui la prima volta. - Ma lei continua a shiacciare i frammenti fra le dita, vuole renderli polvere. - Si chiama Blu, e sono assolutamente sicura che è ancora vivo. - Ruota il polso e soffia, gettando verso Yuki una folata di finissima sabbia bianca. - Perchè? Il suo sguardo non mentiva, era venuto qui determinato a raggiungere un obbiettivo. - La sottile coltre e la luce tremolante delle torce gettano riflessi perlacei sul suo corpo. - Uomini con occhi come quelli non si lasciano ammazzare. - Solo un attimo di squisita perfezione prima di tornare allo squallore di quel luogo. - Ma non sarà così facile raggiungerlo, i piani sono quasi completamente isolati, quindi dovrai agire d'astuzia. - Si da una piccola spinta e torna in piedi, giusto di fronte a lui. - Prima di tutto l'elettricità, altrimenti non si apriranno neppure le porte. - Lo guarda fisso negli occhi, ha perso completamente l'aspetto irriverente e spensierato, lasciando libero sfogo alla tensione celata sino a quel momento. - Croa è un idiota ed ha lasciato illuminate anche le sezioni inutilizzate del primo piano. - Fa scivolare una mano in tasca e ne estrae un piccolo foglietto ripiegato più volte, che si rivela essere una mappa. - Il pannello di controllo si trova qui, quando l'avrai raggiunto dovrai deviare parte delle riserve energetiche verso i livelli inferiori, così da ripristinare almeno i sistemi essenziali. - Indica l'obbiettivo ed il percorso per raggiungerlo. - Ci dovrebbero essere dalle quattro alle sei guardie, dovrai farle fuori. - Il dito si muove rapido ad indicare le possibili posizioni. - Io penserò a creare un diversivo, tutto chiaro?



     
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  5. Yami Kaguya
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    Era raro che le persone cambiassero, ma che diamine... Saphiria sembrava averlo fatto in peggio. Prima con una domanda retorica, a cui nemmeno risposi immaginando cosa avrebbe detto l'attimo successivo, e dopo quel giocherellare con un sassolino come una ragazzina.
    Immagine ben lontana, dalla sensei che ricordavo.
    E ovviamente non era la sola cosa, ad essere cambiata dal giorno in cui Croa aveva deciso di fare la sua piccola rivoluzione interna.

    ..Jinchuuriki...surrogati...

    Era incredibile, come non ci fosse mai fine al peggio. Appoggiai la testa alle sbarre con un secco "clang", incurante del lieve dolore alla fronte dato da quel movimento. Prima le Code, e ora questo. Avevo sempre pensato che il Kyuu fosse un luogo di fanatici, ma mai come in quel momento, realizzavo come dopotutto, non c'era nulla di religioso, là in mezzo. Solo un concetto quasi economico, di domanda e offerta di soldati.
    Fu probabilmente per quello che non mi stupì la cosa in sè, quanto il modo in cui l'aveva descritta.
    Volevano creare dei Jinchuuriki di seconda mano, "imperfetti", ma... a che scopo?
    A chi diamine serviva, un esercito di mezzi jinchuuriki facilmente rimpiazzabili?

    Che è successo, esattamente? Perchè nessuno l'ha fermato?

    La risposta era anche semplice, come mi spiegò. Aveva fatto la cosa più ovvia, in quel posto. I candidati ad essere Code, d'altronde erano dov'erano per essere usati. Quel cazzo di ritornello, era il loro preferito.
    Solo che per come si erano messe le cose, la situazione sembrava essere sfuggita di mano persino a Croa a una prima occhiata. Il Kyuu stava cadendo a pezzi, e ogni tipo di risorsa era compromessa. Non poteva però essere stato così idiota. L'unica spiegazione dunque, era che volesse mollare tutto e andarsene cercando di riempirsi le tasche il più possibile prima di farlo.
    Quel figlio di...

    Quindi? Idee sul perchè siamo diventati della merce da scambiare?

    Nemmeno lì ci fu risposta, ma almeno ottenni qualche informazione che potesse tirarmi su il morale, dopo quella sequela di tradimenti, assassinii e distruzione di tutto ciò che era il mio mondo, e di tutto ciò che avevo giurato di essere io a distruggere.
    Che la nostra unica speranza però si chiamasse come un colore, rallentò l'ascesa del mio umore. E non di poco.

    ... Blu..? E' un nome in codice, spero...

    Forse colse l'ironia, fatto stà che mi soffiò contro i resti del sasso con cui aveva smesso di giocare. Dalla finezza della polvere in cui era stato trasformato, immaginai avesse la faccia di Croa al momento in cui l'aveva frantumato apparentemente senza sforzo. Paurosa come al solito....

    Devo arrivare a lui, allora? E come lo trovo?

    La piega che stava prendendo la conversazione stava iniziando a piacermi, nel bene e nel male. Quando lei si alzò, feci lo stesso, e le mie speranze vennero appagate. Mi diede indicazioni sia cartacee che orali, e chiarì come la prima cosa da fare fosse ripristinare l'elettricità, dopo tutto ciò che era successo.
    Non potei però chiedermi, cosa sarebbe potuto succedere se fossi stato là. Le immagini di ciò che doveva essere successo erano così facili da creare, che avrei potuto quasi descriverle fino all'ultimo dettaglio. Ogni giorno in quel posto, era una lotta per sopravvivere. Di norma però c'erano le botte e i collari, a evitare che la cosa degenerasse.
    Ironicamente, la situazione in cui avrei dovuto agire, era ciò che ogni ragazzo in quel posto desiderava. Un mondo di libertà totale, limitato solo dalle porte ora bloccate per mancanza di energia.

    Non ho mai potuto toccare una scatola d'alimentazione, lo sai. Se è troppo intricato il sistema, non saprei nemmeno da che parte girarmi per deviare l'energia.
    O dici che posso chiedere "gentilmente" informazioni a chi stà lì vicino?


    A parte quella domanda posta con un atteggiamento a metà fra l'ironico e il serio, non feci altre domande, quando Saphiria finì.
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    Tutto ciò che mi rimbombava in testa, era che avrei dovuto lottare. Avrei dovuto molto probabilmente uccidere.

    ...Se tutto andasse bene....pensi riusciremo a creare una pira abbastanza grossa, dopo?

    Fra chi si era unito a Croa, chi era stato schiavizzato, e chi avrebbe solo lottato per uscire di là, l'unica cosa chiara era che ben pochi di loro, sarebbero venuti dall'"esterno".
    Il sangue di cui avrei dovuto macchiarmi, sarebbe stato quello dei miei fratelli. Non avrebbero ascoltato, e non avrei probabilmente avuto scelta. Non c'era dialettica che contasse, là sotto. Ogni essere vivente era un nemico, con l'unica eccezzione dei Maestri, i referenti. Era un concetto ripetuto in continuazione, quasi l'equivalente delle preghiere al mattino e alla sera, in quel posto.
    E io mi sentivo un idiota, ripensando a tutto ciò che avevo fatto per cercare di andarci contro. Persino in quel momento, una parte di me avrebbe voluto salvare tutti quei ragazzi, un giorno. Mostrargli il mondo esterno, un luogo dove calpestare le speranze di qualcun'altro per vivere, non era l'unica scelta possibile.
    Ma alla fine, quello era il nostro mondo. O uccidevamo, o saremmo stati uccisi. Non c'era nient'altro.
    E non c'era nulla di peggio.
     
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  6. Kalastor
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    Cronache di Suna; Parte Prima
    Dalle Tenebre, la Luce.


    Salva un uomo, l'avrai reso libero oggi. - Passi nel vuoto, eco sempre più lontano. - Dagli la possibilità di combattere, e l'avrai reso libero per sempre. - Sino a divenire un ricordo lontano, mentre la voce ancora suonava chiara nella mente. - Ogni grande impresa richiede dei sacrifici, ma quello che stiamo facendo oggi vale più di qualsiasi arma.



    Com'è arrivata, così scompare, e viene il dubbio se sia mai esistita davvero. Poi torna il buio. Ma la notte, o meglio quell'oscurità degenerata, riserva ancora qualche sorpresa. Da qualche parte, in qualche modo, la lotta continua. Urla, come fiori scarlatti che sbocciano nel giardino del silenzio. Forse esplosioni, ma non giunge niente più di qualche lieve perturbazione, brezza lieve eppure intensa laddove non si muove nulla. Poi il mattino, o qualcosa di simile. Si accendono le luci, il bianco ammazza il nero ed impregna tutto con chiazze lattiginose, mentre un altro giorno ha inizio. Primo passo, ottenere le chiari della cella. Il destino muove i suoi ingranaggi, asseconda la volontà degli uomini audaci. Non c'è Croa a dare il ben svegliato, non quel giorno. Forse sta ancora sedando gli ultimi focolai della legittima ribellione, forse si è solo stufato. Forse non vuole compromettere l'integrità della merce. Merce che va nutrita, merce che dev'essere presentabile. Arriva un individuo anonimo, qualcuno di quelli spezzati dalle droghe, un povero diavolo senza futuro. Quando il coltello cade e scivola sino oltre il limitare della grata, è tutto talmente facile da fare quasi ridere.

    La mappa aiuta, impressa a fuoco nella mente. Labirinto soffocante, bestia deforme aggrovigliata a sè stessa dentro le viscere più profonde della terra. Secondo passo, raggiungere l'obbiettivo. La guerra arriva, spazza via tutto. Sconvolge gli equilibri e ridescrive i confini. Ma non è processo rinnovatore, solamente stermino a cui segue inevitabile ritorno dell'ordine, nella sua forma più sinistra, primevo retaggio di quando la legge era dettata dal sangue. Così le ronde diventano realtà ancora più presente nel Mondo sotto il Mondo. Uomini, che non sono più uomini. Occhi vuoti, armi abbandonate lungo i fianchi. Difficile decidere se sono simulacri della follia di Croa oppure semplicemente anime al cui interno qualcosa si è spezzato. Ma non è davvero importante, perchè ai fini della missione non sono che ostacoli, sbarramenti che devono essere superati. Non mancano gli strumenti, non mancano le possibilità. C'è ancora il coltello e pur nell'onnipresente luce al neon una fetta di oscurità basta ed avanza per mietere una vittima. Poi c'è la logica, il comprendere i movimenti, i flussi di quelle esistenze programmate. Certo, occorre più tempo, molto più tempo. Secondi, minuti, ore, indispensabili come l'aria e come l'acqua, nel realizzarsi del progetto. D'altro canto però, quelle guardie sono armate, di roba buona, di roba grossa. Lame sicuramente migliori di quelle usare per tagliare il pane. E chissà che altro. Ma accedere a quelle ricchezze è rischioso. E se scattasse l'allarme? Se arrivassero quelli davvero forti? Se Croa venisse a scoprirlo? Prima scelta da prendere, ma il poter decidere è già una vittoria.

    La meta come una soglia, portale fra quello che sta sopra e l'immensità del profondo. Un lungo corridoio, campo di una battaglia vecchia di appena qualche ora. A terra macerie, retaggio delle demolizione, blocchi di cemento come corpi. Dal soffitto pendono dei cavi, serpi in agonia che rilasciano sangue in forma di scariche, bagliore immediato che spezza il buio. Pochi flash ad intervalli irregolari, impulsi a nervi ormai morti. Difficile capire, difficile calcolare. Difficile intuire il momento buono per scattare. Attimi frazionati in altri attimi, alternarsi caotico di luce ed oscurità. La sala di controllo è un guscio in fondo alla via del lampi, un tondo al cui interno lampeggiano migliaia di minuscoli occhi. Gli schermi sono macchie azzurre in quel mosaico di bagliori artificiali e delineano le figure di quattro persone. Due, chine sui pannelli, immersi nel lavoro, del tutto inconsapevoli. Altri due piantonano l'ingresso. No, li controllano. In ogni caso, danno le spalle alla porta. Impossibile riconoscerli, impossibile valutare la loro preparazione. Incognita fra le incognite. Attirarle lontano oppure attaccare? Stordirle oppure ucciderle? E se fossero loro i tecnici? E se lo fossero tutti e quattro? Terzo passo, attivare il generatore.
     
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  7. Yami Kaguya
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    ¬ Y o n ¬
    Exciting Sensation
    Electrifying Sensation



    Mpf. Lo spero, Sensei.
    Vedremo quanto uomini "libererò", oggi.


    Non sapevo, se quelle parole erano intese a rendere più leggero il pensiero di ciò che stavo per fare. Non potevo però negare, che il pensiero "è loro la scelta di combattere", per quanto ipocrita era qualcosa che potevo usare. Qualcosa a cui potermi aggrappare per evitare che la mia determinazione tentennasse.
    Mi aveva scolpito lei stessa nelle ossa, cosa significava affrontare una situazione senza la giusta risoluzione. Dunque mi aggrappai a quel pensiero, ignorando ogni altro. E rimasi ad aspettare la mia occasione, cercando di dormire per quanto possibile. E l'attesa venne ripagata nel migliore dei modi, per quanto un simile pensiero mi desse la nausea anche solo formularlo.

    Tuttavia le cose sembravano sul serio iniziare bene. Nel silenzio, fino a quel momento rotto solo da segnali di una lotta lontana, si introdusse qualcos'altro. Dei passi, il rumore di una busta di carta. Socchiudendo gli occhi, vidi che qualcuno si stava avvicinando, qualcuno dal passo quasi barcollante, ben diverso da quello tronfio di Croa. Fra le ciglia, scorsi una figura sfocata, che veniva verso di me. E solo a guardarlo, capii che fino a qualche giorno prima sarebbe stato scartato sul posto. Croa doveva essere a corto di uomini, o meglio senza nessuno che volesse fare i lavori più umili, per mandarmi qualcuno così.
    Di sicuro era una leggerezza strana, da parte sua. Tuttavia provare a seguire il piano o meno, o preoccuparsi se le cose fossero filate troppo lisce, non erano più temi di discussione da diverse ore. Rimasi quindi immobile, respirando normalmente, e attesi si avvicinasse. Secondo i miei piani avrebbe dovuto provare a svegliarmi con un calcio, o simili, ma andò anche meglio. Fece cadere un coltello verso la grata, e quindi rimase indeciso su cosa fare. Quando tentò con cautela di riprenderlo...ormai era già morto.
    Lo afferrai per la mano, lo tirai verso le sbarre, e nel tempo che impiegai a impugnare il coltello, lo guardai negli occhi. Spenti, privi di vita, ormai specchio di qualcosa incapace di avere volontà propria. Anche dopo aver sbattuto la testa sulle sbarre, una pallida imitazione di dolore era il massimo che riuscì a mostrare.
    Il secondo successivo perciò, piantai il coltello nella sua gola, e quello dopo ancora, lasciai la lama dov'era per afferrargli saldamente la testa per la mascella, e quindi fare perno sulla nuca in uno scatto secco atto a spezzargli il collo.
    Lo afferrai quindi per la maglia per evitare tonfi, calandolo infine lentamente a terra.
    Alcuni avrebbero potuto dire che non sembrava diverso da prima. Occhi vuoti, che erano diventati solo più vuoti. Eppure provavo solo disgusto a quella vista. Nessuno, arrivava mai a quel punto. I vecchiacci almeno, avevano la decenza di toglierci la vita, prima che ci riducessimo in condizioni simili. Croa... ormai non aveva nemmeno voglia di farlo.
    Mi concessi dunque di stare a guardarlo solo per pochi secondi. Dopodichè gli frugai le tasche, e trovai la chiave che cercavo. Aperta la cella, misi quello che ormai era solo ammasso di carne al mio posto. Ma da quel momento, il timer verso la mia cattura aveva iniziato a contare i secondi.
    Richiusa dunque la cella, e recuperato il coltello, iniziai ad avanzare nei corridoi, ascoltando il battito del mio cuore sempre più intenso dopo ogni passo. Avrei voluto correre, ma non potevo permettermi una simile leggerezza. Nei momenti di veglia avevo ripassato il percorso, e almeno su quel fronte non avevo esitazioni.

    I problemi d'altronde erano altri. Avevano occhi vuoti, movimenti meccanici, ma armi che di sicuro sapevano usare per fare il loro lavoro. E nulla escludeva che quelle fossero le esche, e i veri guardiani lasciassero agli idioti attirare i dissidenti, e a sè stessi il piacere di eliminare un'altra minaccia alla loro pausa caffè.
    Rimasi a fissarli acquattato in uno dei pochi angoli in ombra, ma il battito del mio cuore continuava a pungolarmi come un ticchettio, spingendomi ad avanzare. Tuttavia non ero così sciocco da credere che un coltello comune potesse evitarmi la morte, se mi avessero scoperto. Che le mie probabilità di morire si innalzassero di un buon 90% se fossi stato scoperto era vero, ma magari un'arma un pò più decente le avrebbe abbassate.
    In definitiva, valeva la pena rischiare, nella corretta misura. Rimasi quindi immobile qualche altra decina di secondi, e poi scattai verso un muro. Ci feci qualche passo sopra, il coltello in mano, e infine colpii una delle lampade al neon. Arrivò il buio per qualche secondo, il tempo per tornare nel mio angolo, e quello perchè un'altra guardia incappasse nel problema. Rimase a fissare il neon rotto, dopodichè si guardò intorno, accendendo l'istante successivo una torcia. Il suo errore fu di distogliere lo sguardo da dov'ero, per accenderla. Quando lo riportò nell'angolo, io non ero più lì. Troppo impegnato a guardare davanti a sè, non lo fece verso l'alto, luogo su cui mi ero attaccato col chakra. Gli caddi quindi addosso, colpendo alle corde vocali prima di ogni altra cosa. Tappatagli anche materialmente la bocca, abbassai la mano che reggeva il coltello verso le sue armi, incontrando la sua di mano. Mi spostai quindi dall'elsa al fodero, alzando la parte posteriore, impedendogli di estrarre. Così lui ebbe una mano sull'arma, e un'altra sulla mia tentando di togliersela dalle labbra. Io invece avevo la mano che reggeva il fodero all'altezza della sua spalla. La spostai dunque verso il collo, e afferrai di nuovo il coltello per rigirarlo nella ferita, e raggiungere al cervello.
    Fui attento a tenergli la testa reclinata in avanti. Il sangue cadde sul torso, e venne assorbito dai vestiti. Lo portai rapidamente nel mio angolo buio, e attesi un istante. Nessun altro in arrivo. Lo spostai dunque più in là, lontano dal neon rotto. Me lo misi contro la schiena, sentendo il calore del sangue sulla pelle ma evitando che finisse per terra. Dopodichè, abbandonato in un corridoio che fino ad allora non era stato sorvegliato, tornai indietro. Un'altra guardia stava controllando la zona del neon, ma stavolta non c'era davvero nessuno da trovare. Quando se ne andò, controllai di aver fissato bene le armi che avevo recuperato, e dunque ripresi ad avanzare. Non avevo tempo di memorizzare come si muovevano, e di certo non potevo ucciderne altri senza che fosse ovvio che qualcosa non andava. Avrei dovuto muovermi da un punto d'ombra all'altro, cercando di lasciarmi dietro meno tracce possibili. Una guardia in meno, poteva essere accettabile, così come un neon rotto. Era un trucco a cui sarei potuto ricorrere anche altre volte, ma avrebbe chiarito sempre di più che qualcosa non andava. Così per tutta la sicurezza che avrei eliminato, la loro attenzione sarebbe salita. Il metodo migliore per scavarsi la fossa.

    Cercai dunque di procedere col dispendio minore di energie. Per il tempo che avrei speso in attesa al buio, non potevo farci nulla. DI sicuro però, una volta che superai quella zona cercai di recuperare il tempo perduto. Almeno sino al momento in cui un altro tipo d'ostacolo decise di mettermi i bastoni fra le ruote.
    Era l'ultimo corridoio, ce l'avevo quasi fatta. Eppure quegli idioti si dovevano essere pestati come matti, visto com'era conciato il percorso. C'erano blocchi di cemento un pò ovunque, i neon erano stati infranti, e i cavi che li alimentavano formavano la migliore delle fortificazioni, emettendo scariche azzurre simili al ringhio d'avvertimento di un animale.
    Al di là invece, stava ciò che cercavo. Schermi, due uomini al lavoro e due intenti a fissare i primi. Forse guardie, e vista la situazione, forse la cosa si poteva rivelare problematica. Erano meno guardie di quanto predetto, ma ciò che stavano facendo i due lavoratori non era cosa da poco. La domanda era "sono ben due" o "sono solo due"... l'unico modo per verificarlo era provare a ucciderli, così come il miglior modo di farsi ammazzare se fossero stati degli ossi duri.
    Tuttavia allontanarli, dubitavo sarebbe stato facile. E renderli sospettosi con una distrazione, avrebbe solo reso le cose più difficili se poi si fossero rivelati pericolosi. Dovevo sfruttare l'effetto sorpresa finchè potevo.
    Anche se certo prima di tutto, dovevo superare quei dannati cavi.
    Le scariche erano irregolari, imprevedibili. E ovviamente erano privi di copertura isolante, il che rendeva sciocco pensare di spostarli.
    E pensare che tutto sarebbe potuto andare a puttane per un colpo di sfortuna, era ridicolo. Per quanto totalmente plausibile appunto per tale ragione.
    Mi avvicinai dunque a quella trappola mortale, e pensai di provare con un trucco. La maglia era ancora umida per il sangue di prima, e per certi versi poco più pesante. Me la sfilai dunque, e una volta appallotolata, attesi. Non un momento preciso quanto... un istintivo segnale di lanciarla. Alla fine era tutto ciò a cui potevo affidarmi, per lanciare la maglia verso un cavo, e quindi tentare di infilarmi nello spazio fra quello e il suo vicino. Avevo cercato la coppia più distante fra loro, e sperai che quei pochi centimetri offerti dalla maglia, potessero permettermi di passare senza venire fulminato.
    Dopodichè, recuperata la maglia, potei pensare all'ultimo ostacolo di quel primo passo verso il salvarmi la pelle.

    L'unica cosa buona di quei cavi, era che le scariche mi offrivano un sottofondo per coprire i miei passi. Potei quindi avvicinarmi alle due presunte guardie, e quindi decidere come provare a risolvere il problema della loro presenza.
    E alla fine fui incline ad adottare un approccio a metà fra le due opzioni. Mi avvicinai, afferrai una delle lame recuperate da prima, e quindi portai la mano sinitra accanto alla mia tempia destra. Per poi sferrarla verso la stessa tempia, però della guardia posizionata più a sinistra. Appena colpita la prima, mossi la mano verso la seconda, e per la precisione verso il suo viso. Ma l'attacco arrivò dalla mano destra armata, che andò a conficcarsi nel collo avversario. Dopodichè parlai, e in fretta.

    Grida e sei morto. Dammi problemi e sei morto. Se sei una guardia, sò cosa pensi, e probabilmente hai ragione, ma se fai come dico potrei limitarmi a farti finire come il tuo amico. Per ora non ti ho colpito nulla di rilevante, nel collo. Non tentarmi.
    Voi due... reindirizzate l'energia, o ammazzo voi prima di lui. Mi serve il generatore attivo, ed energia ai piani inferiori. Non ci tengo a lasciarmi dietro altri cadaveri, e non mi sembra di chiedere troppo, quindi collaboriamo da persone civili, ok?


    Se il tizio in "ostaggio" avesse fatto la benchè minima mossa per dar problemi, la lama che avevo infilato nel suo collo evitando arterie e nervi, li avrebbe invece trovati. Nel tempo necessario a reagire, senza la benchè minima esitazione. Un ostaggio ingestibile, era solo un pericolo in più.
    Riguardo ai due uomini invece, sperai non facessero i coraggiosi. E sperai nessuno facesse l'idiota, in quella stanza. Fui solo attento a non sporgermi troppo da dietro la schiena del mio amico. Meno gente mi vedeva chiaramente in faccia, e meglio era.
    Restava solo da capire se il "diversivo" di Sasha fosse già in atto. E quanto tempo avevo per levarmi di là e cercare di capire cosa avrei dovuto fare, dopo.
    E certo questo ammettendo che fin là fosse andato tutto liscio.
     
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  8. Kalastor
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    Cronache di Suna; Parte Prima
    Dalle Tenebre, la Luce.


    La guardia cerca di mantenere un minimo contengo ma nonostante questo riesce soltanto ad emettere qualche gorgoglio raschiante mentre cerca di non annegare nel suo stesso sangue. Le braccia si allontano dalle armi e lo sguardo terrorizzato cerca senza successo d'incontrare quello del suo persecutore, per il resto rimane calma e tranquilla, per quanto possibile con una lama infilata nel collo. I tecnici inizialmente provano una fuga, ma viene immediatamente stroncata dalle parole di Yuki che unite al suo sguardo non lasciano dubbi sulle sue cattive intenzioni. Per i due uomini la scelta ha cessato di esistere ed i loro occhi sbarrati dalla paura s'ichiodano sugli schermi che via via si fanno più luminosi. Il mostro tentacolare dai mille occhi prende vita ed illumina la stanza della luce opaca dei neon, ennesima estensione di quel nulla artificiale. Di colpo l'intero complesso appare come un insieme di linee e numeri, un complesso sistema come il fluido vitale di quella creatura orribile. I tecnici non fanno domande, i tecnici sanno. Le scariche nel corridoio riescono quasi a coprire il respiro rantolante della guardia ed il ticchettio frenetico sui tasti, mentre le tensione s'infittisce. Una mezza dozzina di suoni elettronici dopo il processo sembra giunto a compimento perchè i due uomini si arrestano a pronunciano poche parole. Chiedono di essere risparmiati, dicono di essere solamente dei collaboratori esterni, che con quella storia non c'entrano, che i piani inferiori non sono opera loro. E lo fanno con vero e proprio terrore. Non paura. Terrore. Atavico, primordiale, che scuote i corpi e le coscienze. Troppe scuse, troppo veloci. Che siano anche loro colpevoli? Yuki si trova nella posizione di essere giudice, giuria e boia, a lui la scelta. Ma il tempo è poco, perchè un rombo scuote le pareti.

    L'eco dell'esplosione è un boato che spezza l'aria. Poi gli allarmi, un strillo acuto e lamentoso. Diversivo sicuramente d'effetto, se di quello si tratta. È il momento, per rispondere ad un attacco del genere verrà sicuramente chiamato ogni uomo armato anche solo di un coltello da pane. La pianta del piano appare chiara nella mente del Ninja. Lasciare la sala controllo, porta di sinistra. Poi tre svolte. Destra, Sinistra, Sinistra. Corridoio finale, forse cinquanta metri di lunghezza, una strada monumentale per la discesa nel più profondo abisso degli inferi. La zona è relativamente sicura, benché siano sempre evidenti i segni di un combattimento non troppo lontano. A tratti qualche sgherro di Croa fa la sua comparsa ma solo per essere nuovamente inghiottito dal labirinto. Non c'è appello agli ordini, la minaccia va soppressa prima che le poche scintille accendano nuovamente il fuoco della rivolta. La merce va consegnata il più integra possibile, è una questione seria. Yuki avanza indisturbato nel simulacro della devastazione, sino a raggiungere la zona più esterna, lì dove risiede l'ultima propaggine prima di scendere nelle viscere purulente della terra. Come da ordini, quella sezione è al buio. In un mondo di Luce sintetica, l'unica cosa davvero reale è il buio. Circa cinquanta metri di genuina oscurità. Nel frattempo la battaglia ha avuto inizio, ma in quella regione remota non giunge neppure il ricordo di un eco lontano. Quando il Ninja arriva, i neon ancora crepitano. Non rimane che avanzare, ma ad un certo punto le lampade sono percorse da un ultimo spasmo terminale di elettricità. Un singolo flash illumina per un istante le pareti di cemento armato. È meno di un fotogramma, soltanto un'ombra in una pellicola già scura. Occhi. Tondi, piccoli, lucenti. Tre, forse quattro paia. Corpi esili acquattati a terra. Poi altri riflessi. Armi, impossibile dire quante o di che tipo. Poi la domanda giunge spontanea. Demoni del sottosuolo o assassini in attesa del suo arrivo? Unica certezza: lo scontro è inevitabile.




    Okey, un pò di simulazione di combattimento. Agilità+ e Riflessi+ bilanciati da Forza-. Attaccano tendenzialmente sfruttando le pareti per attacchi acrobatici combinati, utilizzano delle lame la cui natura è a tua discrezione, come anche il loro numero. Vestiario, pensieri, comportamento, tutti tuoi, puoi decidere anche il loro numero purché non sia inferiore a 3. Il corridoio è largo cinque metri ed alto altrettanto. L'intero scontro si deve svolgere al buio, idealmente ogni tre slots azione ci sarà un sussulto dalle lampade, effetto che devi rendere bene per creare un combattimento spettacolare. Decidi tu se li secchi o meno, e non deve necessariamente essere una cosa lunga.
     
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  9. Yami Kaguya
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    ¬ G o ¬
    Assassin's Skills
    Rusty Skills


    Fui fortunato. Non c'erano macchine assassine, eroi di guerra, o chissà quale avversario in grado di non fare una piega anche con un coltello nel collo. La guardia fu infatti docile, e i tecnici pure. L'unica parte scomoda, poteva essere il dover stare appiccicato al mio ostaggio tutto il tempo, per timore di una reazione da un momento all'altro. Reazione che avrebbe portato alla sua morte, e al probabile quanto incapacitante panico da parte dei tecnici.
    Ma come detto, per fortuna andò tutto bene. Presto un reticolo di luci prese vita, e il mio primo obiettivo venne raggiunto. Subito dopo però, i due tecnici persero il loro sangue freddo, e iniziarono un discorso che mi parve senza senso, in un primo momento. Ben presto però il fiume di parole divennne più chiaro, e iniziò a sapere di discorso sentito e risentito. Nessuno c'entrava mai nulla, eppure chiunque vivesse o lavorasse lì, non aveva altri posti dove andare. E da parte mia, avevo già i minuti contati senza stare a sentire scuse inutili.
    Decisi dunque di troncare la conversazione insieme al collo del mio ostaggio. Un rapido taglio verso la base e l'arteria, un fiotto di sangue che mi colpì in faccia, ma che non riuscì a penetrare le palpebre chiuse per qualche secondo. Rimasero scioccati come pensavo, e anche a occhi chiusi non rischiai scherzi. Spinsi dunque da una parte il mio ostaggio ormai morente, e riaprii gli occhi sotto i capelli gocciolanti sangue. Ci passai una mano sopra mentre con l'altra gli puntavo la lama contro, e quindi parlai di nuovo.
    Immaginando che un ragazzo con una maschera di sangue in faccia non fosse rassicurante, non mi era difficile essere sicuro di avere la loro attenzione.

    ..Come avete appena dimostrato, ciò che sapete fare meglio è obbedire agli ordini altrui come marionette.
    Meritate un premio, quindi facciamo così. Voi riuscite a uscire di qui, e io... mi volto e faccio finta che siate morti.


    Le mie parole risuonarono qualche secondo nel silenzio, insieme ai gorgoglii della guardia ormai a pochi istanti dalla morte. Poi ci fu un esplosione, ma fra noi tre fui sempre io quello che reagii prima. Colpii il primo sul naso con un diretto, e il secondo alla tempia col dorso della mano. Caddero a terra come sacchi di patate, e quindi infilzai in maniera ciclica la gamba destra di ogni tizio svenuto in quella stanza, lasciando la lama in quella della guardia.
    Avevano una chance, virtualmente. Se però tutto andava come doveva, probabilmente nessuno sarebbe uscito vivo da lì, me incluso. Sperai Sasha avesse un buon piano, perchè al momento non riuscivo a pensare a niente, se non a trovare Croa. Sarebbe stato inutile, uccidere quelle semplici marionette nelle sue mani. Per quanto colpevoli, la loro colpa era l'ignoranza di quelli a cui faceva comodo seguire degli ordini. Ed egoisticamente non ero in vena di sobbarcarmi più morti di quante non fosse necessario.
    Tornai quindi a concentrarmi sulla mappa che Sasha mi aveva fatto memorizzare, e mi diressi al punto successivo, sperando che l'uomo di cui si fidava, potesse darmi ciò che volevo.

    Prima però, ovviamente, ce n'era di strada da fare. Svoltai un paio di volte, dopodichè in un rettilineo mi misi a correre senza riserve. Per assurdo, nessuno probabilmente si aspettava che il nemico fosse già penetrato fino a quella zona. Ero solo uno dei tanti uomini che correvano, armato come le altre guardie. Ne vidi qualcuna, ma nessuna di loro si fermò a guardare me. Se era quello il diversivo di Sasha, allora stava funzionando alla perfezione.
    Almeno sino a che non mi allontanai troppo dalla zona del trambusto. Mancava poco al passaggio che conduceva ai piani inferiori, ma come in ogni storia che si rispetti, a un passo dalla fine del capitolo, c'è sempre qualche problema. In ordine, prima mi trovai in una zona di buio assoluto, il tipico ambiente dove preda e predatore si scambiavano di posto in ogni istante. Rallentai bruscamente il passo, in risposta a "qualcosa" che poteva essere una sorta di sesto senso, come anche un semplice automatismo di non correre a tutta forza quando nemmeno vedevo dove mettere i piedi.
    Per un motivo o per l'altro, farlo fu la mossa corretta. Il buio che pensavo di trovarmi davanti aveva infatti due caratteristiche insidiose: la prima, fu uno sprazzo di luce improvviso, un'altra prova che il sistema elettrico era stato danneggiato solo in parte. La seconda... riguardava il fatto che non fossi solo, in quello che capii essere un corridoio piuttosto ampio. E che quel lampo di luce aveva rivelato a me la presenza di altre quattro figure, e viceversa. Quattro sagome che svanirono, accompagnate da un singolo sibilo che probabilmente provenne da parte di tutti i contendenti. Seguito da molti altri, per alcuni secondi.
    "Traditore", "cagnolino", "prendilo", "per Croa"... non c'era da chiedersi chi fossero o perchè si trovassero lì a non far nulla se non...aspettare me, con tutta probabilità . L'avrei fatto una volta che avessi rivisto Sasha, per il momento dovevo pensare a salvarmi la pelle, prima che a lamentarmi. Il rumore di una catena e uno spostamento d'aria sopra la mia testa quando mi abbassai, mi aiutarono molto a ricordare le mie priorità.

    Rotolai a lato, e nel punto in cui stavo un secondo prima, sentii una serie di tonfi sordi. La lama grattò sul muro durante lo spostamento, e subito ci appoggiai la schiena, tenendo la lama alta davanti a me. Appena in tempo per sentire un impatto su di essa, e le braccia piegarsi. Contrassi i muscoli per contrastare la forza del fendente, e per un attimo il mondo tornò visibile. Un tizio armato di wakizashi davanti a me, dei kunai nel punto dove stavo prima, un altro armato di quella che sembrava una Kusarigama e... una specie di blocco di ferro enorme. Riuscii a cogliere solo quei pochi fotogrammi per capire in che situazione mi trovavo, e me lo feci bastare. Sferrai un calcio al ginocchio del mio avversario più vicno, e subito dopo scattai lungo una linea parallela al suo fianco, spostando la spada verso di me per poi muoverla nella direzione contraria, superando così la sua difesa. Una volta che sentii resistenza, tagliai con un movimento secco, e il calore del sangue sul braccio mi confermò che avevo trovato il bersaglio.
    Non ebbi però il tempo di rallegrarmi, visto che subito dopo sentii qualcosa colpirmi e attorcigliarsi alla mia caviglia. Il secondo di esitazione che ne seguì, mi fece sperare che anche loro non ci vedessero così bene, e che fosse stato un colpo "fortunato". Quando però mi mancò la terra da sotto i piedi, mi trovai a dover dare una piccola mano alla mia di fortuna, se volevo uscirne vivo. Inutile cercare di rialzarsi con quella catena alla gamba, così cercai di rotolare su un fianco, e stavolta mi parve di sentire il terreno tremare, nel punto in cui stavo fino a pochi istanti prima. Tuttavia, l'ennesimo tonfo e un dolore alla spalla, mi fecero capire che uno di loro aveva cercato di tagliarmi in due con un fendente verticale volante.
    Sfortunatamente per lui, la luce tornò in quel momento e nel tempo che lui impiegò per sollevare nuovamente la spada, io ancora schiena a terra sferrai un affondo al suo petto. Un attacco leggermente disperato, dovevo ammetterlo, ma sebbene non letale, il colpo andò a fondo. Afferrai i due pugnali che aveva in mano, e con un calcio mi diedi la spinta per rotolare via e strappargli le armi di mano, mentre ancora la lama stava nel suo petto.
    Lasciata insomma la spada dov'era, e usando il chakra adesivo, mi assicurai di tenere il piede legato ancorato al terreno e abbastanza stabile da permettermi di rialzarmi. Dopodichè, la via verso il mio nemico era indicata dalla catena stessa, che però perse tensione da un momento all'altro. Mi affrettai quindi a recuperarla, e anche lì la fortuna fu dalla mia: sentii infatti uno spostamento d'aria inconfondibile sopra la testa proprio il secondo successivo a quello in cui mi ero chinato per raccogliere l'arma. Lanciai alla cieca uno dei pugnali dietro di me, e quindi tornai a pensare al tizio armato di Kusari, afferrando la catena e cercando di tirarla verso di me.
    Come da previsioni, lui decise di abbandonare l'arma, e con un sibilo mi informò di aver estratto qualcos'altro. "Altro", che non rimasi ad aspettare di conoscere: tirai a me l'estremità con la falce dell'arma, e quindi spostatomi di un paio di metri a sinistra, la lanciai in un arco davanti a me. Non trovai resistenza, ma avevo immaginato anche quel "problema". Quando infatti afferrai due punti della catena, e li misi in tensione sopra la mia testa, un altro fendente volante tentò di superare quella difesa e aprirmi la testa in due. Che erano quei tizi, delle scimmie?
    Decisi comunque di restituire il favore, e dopo aver sferrato un colpo nella zona dell'addome, mi spostai lateralmente liberando la catena, facendone subito dopo passare un'estremità attorno alla zona del collo avversario. Dopodichè, con l'altra estremità ancora legata alla mia gamba, dovetti solo afferrare l'altra con le mani, e inginocchiarmi con tutto il mio peso. Il tizio mi cadde accanto, e l'ennesimo lampo di luce mi mostrò la sua lama atta a separare il suo corpo dalla catena. Non ci riflettei su più di un istante, prima di pestare la catena e quindi conficcargli in parte il dorso dell'arma nella faccia. Afferrai dunque il coltello con cui avevo iniziato quella fuga, e lo piantai nella sua gola mentre lui cercava di resistere al mio dolce peso sulla sua di lama.
    E con quello, erano fuori in tre. Recuperato il coltello, sapevo già di quale dovevo preoccuparmi, ora.
    Per certi versi, era il più assurdo. Il tonfo di prima, era quella specie di enorme spada che si era conficcata nel terreno con l'ultimo tizio-scimmia sopra. Croa doveva aver addestrato una sua guardia privata o simili, altrimenti non avrebbe avuto nessun senso la presenza di un tizio con uno stile tanto assurdo come quello di portarsi dietro quella spada grande quanto lui.
    Il problema, era la mancanza di un bersaglio. La fortuna, che non valeva solo per me.
    Calò per un attimo un silenzio tombale, in cui potevo quasi immaginare l'ultimo rimasto che dopo avermi localizzato alla bene e meglio con le orecchie, aspettava solo un aiuto luminoso per poter colpire di nuovo.
    O almeno così pensavo. Al flash successivo, i rumori provennero da dietro di me. Voltandomi, vidi lo spadone in volo verso il mio petto, secondo una linea verticale. Schivai girando su me stesso, e sentii..un tonfo, puro e semplice, dietro di me. Il buio tornò l'istante successivo, dunque arretrai fino al punto in cui la spada aveva terminato la sua corsa, e cercai di estrarla. Fui sorpreso, dalla sua leggerezza. Mi chiesi come fosse possibile, e quale pazzo si fosse messo a creare armi da lancio grandi come spadoni eppure tanto leggere. Se mi fosse caduto addosso con quella, mi avrebbe ucciso.... ma senza il suo peso, non era probabilmente in grado di fare i danni che la sua stazza avrebbero fatto temere. Forse potevo usare la cosa a mio vantaggio.
    Tuttavia , non c'era molto tempo per pensare. Tenni in mano lo spadone, e dei tonfi leggeri mi fecero supporre che il mio ultimo avversario si stesse spostando. Poi arrivò il successivo lampo di luce, e i miei occhi ne colsero la figura sopra di me, in caduta libera in un fendente verticale. Schivai, e come da previsioni il peso della spada non fu tale da rendere difficile una parata, da parte sua. Quando infatti feci fendere l'aria alla mia, la sua si mise prontamente a difesa del proprio padrone, e il ferro cozzò contro il ferro prima che il buio tornasse a far da padrone.
    Ormai però eravamo a stretto contatto, e non mi sarei lasciato scappare l'occasione. Lui cercò di arretrare, ma usando la mia lama come guida per seguire la sua, continuai a muoverla alla cieca, senza lasciare che si staccassero e inoltrandomi in un gioco di leve in cui la prima lama che fosse riuscita a staccarsi e trovare la sorella in fallo, avrebbe dato la vittoria al proprio utilizzatore.Durò però molto meno del previsto, visto che dopo circa tre cambi di pressione, sentii la lama nemica perdere forza, e subito afferrai il possibile significato. Mollai a mia volta la spada conficcandola dietro di me, e mi mossi all'indietro incarcando la schiena, finendo così per schivare il pugno che il lampo successivo mi mostrò a pochi centimetri dalla mia testa. Feci scattare in risposta il mio braccio sinistro, e afferrai il braccio prima che potesse terminare la ritirata. Fui troppo lento nel fermare il gancio che mi colpì alle costole quando la luce andò via di nuovo, ma stavolta l'avevo preso sul serio. Lasciai stare il dolore al fianco, e invece feci correre la mano dietro la vita. Da come sentii due dita appoggiarsi alla mia faccia, lui tentò di accecarmi usando pollice e anulare come guida, ma bastò ruotare la testa per rendere il tentativo vano. Replicai con una
    ginocchiata allo stomaco, e finalmente la mia mano trovò ciò che stavo cercando.
    Al lampo di luce successivo, avevo spostato la mano dal braccio alla testa, e tenevo in mano il coltello che aveva già dato la morte a uno dei suoi compagni. Nei suoi occhi vidi per la prima volta paura, quando dopo avergli sferrato uno schiaffo all'orecchio, si trovò il coltello piantato in quello stesso occhio ancora stordito dall'impatto ai canali acustici. Gli altri non avevo avuto il tempo di guardarli in faccia. Avrei preferito non esserci riuscito nemmeno con lui, a dire il vero.
    Tornò per fortuna il buio, a nascondere nuovamente quella vista alla mia mente. Stavolta c'era solo il mio respiro ansante, a farmi compagnia. Lasciai cadere a terra la mia ultima vittima con un tonfo, e rimasi fermo a riprendere fiato, per qualche secondo.
    Sentii il fruscio, prima del clang metallico della spada. Non ne rimasi sorpreso, d'altronde non era facile, muoversi silenziosamente con un polmone pieno di sangue. Sferrai un calcio alla spada ancora conficcata dietro di me, e che mi aveva salvato la vita, finendo per colpire anche l'unico mio aggressore che avevo ferito mortalmente, ma non ucciso al primo colpo. Fissai il buio, ma non feci altro. Il suo respiro agonizzante, mi diceva esattamente dov'era.

    ...Se fossi rimasto fermo forse, e dico forse, avrei cercato di salvarti, fratello. Ma immagino che nessuno di voi abbia intenzione di lasciarmi uscire vivo di qui, vero?

    Il respiro si attenuò, ma non giunsero rumori tali da farmi sospettare che stesse cercando di formulare una risposta. Semplicemente, lo presi come un "chi tace, acconsente".
    Cercai dunque a tentoni la spada, e ripresala in mano, la sollevai sopra di me, impugnandola al contrario, con la lama verso il basso. Attesi dunque l'ultimo lampo, e la calai. Mormorando alcune parole, mentre sentivo il suo respiro svanire nel nulla, insieme a poche parole.
    "Noi tutti, cani". Facile intuire il senso della metafora. Alla fine, io e loro eravamo sempre gli stessi. Semplici esecutori degli ordini impartiti da uno dei Maestri, da uno degli adulti. Lo saremmo sempre stati, andando avanti così.

    ... Lo spettacolo di marionette, finisce oggi. In un modo, o nell'altro.

    Lasciai andare la lama, e quindi tornai a correre. Sperai non ce ne fossero altri, di quei tizi. Non me la sarei cavata facilmente se una volta scoperti i cadaveri, i loro successori si fossero messi a migliorare le tattiche di assassinio.
    Io purtroppo, avevo appena scoperto di essere un pò arrugginito, lontano dalla quotidianità di "casa nostra".
    Era proprio vero, che la troppa pace era il nemico di ogni abilità guerriera. Per quanto fosse irritante ammetterlo, ovviamente.
     
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8 replies since 15/3/2011, 23:26   184 views
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