In cerca del Viola

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    The Sadness, the Sorrow

    and the Darkness

    into the Madness Depths



    Shinodari Kazekumo




    Shinodari, riesci a sentire?
    L'eco lontano di una voce che un tempo ti era amica.
    Le tenebre in cui ti sei rinchiusa volontariamente... Prova a sollevare il tuo sguardo, non scorgi quel filo di luce che strenuamente si sta facendo strada verso di te?
    Le catene di sofferenza che hanno imprigionato il tuo cuore, non percepisci l'anello debole?
    Ricorda chi sei, ricorda il tuo nome, ricorda chi devi salvare...
    Io lo so cosa hai provato, cosa credevi, le tue certezze che avevi faticosamente ricostruito..
    le sabbie del tempo non hanno celato ai miei occhi quel giorno, il giorno in cui hai perso la tua battaglia. Credevi, ne eri convinta che non ci sarebbero stati altri Inferi in quella nuova prigionia.
    Che ogni umiliazione, tortura sul tuo corpo o sul tuo spirito l'avresti sopportata dopo aver conosciuto anni prima una sofferenza ancora più grande, dopo aver perso la anima gemella, ed aver condannato ad un fato oscuro il vostro unico figlio.
    Eppure il fato si è divertito ancora una volta a intrecciare i fili della tua vita, a creare legami che pensavi non avesti mai avuto.
    Giorno dopo giorno nei tuoi pensieri vi era una volontà di andare avanti, di non lasciarsi sopraffare dall'inevitabile destino che ti attendeva quando non saresti stata più un giocattolo interessante per lui, il dottore.
    Come un mantra ripetevi a te stessa che droghe o limitatori di chakra non ti avrebbero lasciato mai inerme, che avresti trovato anche una singola occasione per ribaltare il tuo fato, per rimettere in gioco la tua vita, per cancellare quegli esperimenti che condannavano dalla nascita infanti ad un'esistenza di sangue.
    Ma si sa che non si può scappare dal passato, non è vero Shinodari?
    Quando è stato che lui ha spezzato la tua volontà, il tuo sangue freddo.
    Difficile ormai tenerne il conto.
    Dieci settimane fa, giorno più, giorno meno, lui ti ha riferito della nascita di una bambina dagli occhi di ametista.
    Gutrun, un nome che ti ha fatto ripiombare in quell'abisso di follia in cui a stento eri riuscita a risalire passo dopo passo.
    Hai compreso l'errore del tuo essere in vita, dell'implicazione di quella nuova vita.
    La tua eredità di sangue strappata via attraverso dei geni impiantati su qualcun'altra.
    Un esperimento che, se andrà a buon fine, darà a quella bambina un potere che la condannerà.
    E tu non volevi questo, non dopo Ryutsuki.
    Giocare con le esistenze altrui, un prezzo che non hai mai potuto pagare.
    Nessun riscatto, nessun perdono.
    Ed ora una nuova colpa sta premendo sul tuo animo.
    Ti senti indifesa, senza speranze.
    L'oscurità ti avvolge inesorabilmente.
    La luce dei tuoi occhi si spegne.

    Gutrun... Come aiutare quella piccola scintilla di vita?
    Come riuscire a strapparla da un destino che tu, inconsapevolmente, hai contribuito a crearle?
    Se solo ci fosse un modo per portarla lontano, al sicuro, facendola crescere come una bambina normale, lasciando a lei la scelta del suo fato.

    Ma il tempo fluisce via come i granelli dal vetro spaccato di una clessidra e i giorni lasciano il posto alle settimane e l'oblio ti cinge come una morsa.

    Quasi non ti rendi conto che qualcosa sta cambiando all'improvviso, che l'essere trascinata via dalla tua prigione non è semplicemente uno dei trasferimenti a cui ti eri abituata.
    I cunicoli che percorri, strattonata dalle catene, limitata dai movimenti dalla struttura che ha reso praticamente inutilizzabile il tuo chakra, non sai dove conducano.
    A stento percepisci una sensazione di urgenza.
    La compagna al tuo fianco, ne rammenti il nome, Kira..., ma quando il suo sangue ti tinge di cremisi non versi una lacrima, non sussulti.
    La presenza di quel tentacolo meccanico, che potrebbe in ogni istante spazzare via la tua esistenza, non ti suscita nulla.
    Nella tua prigione personale le fisionomie che dovresti riconoscere sono delle ombre prive di sostanza, di identità, eppure quella voce ti ricorda qualcosa, un frammento di memoria che credevi fosse andato perduto.

    Frammenti di conversazioni...
    All'inizio ti sembrano una serie di suoni senza alcun significato, poi...

    Cominci a comprendere non è vero?
    Ora ricordi quella voce?

    Sh... Shaina...

    Si è lei, ma non è da sola...

    Se riuscissi ad aggrapparti a quel piccolo raggio di luce le cose migliorerebbero, non credi?
    Certo, ci sarebbero tante emozioni da affrontare, ma non hai un messaggio da riferire a lei, a loro?

    Lo percepisco, sento i tuoi battiti accelerare, le labbra che si sforzano di schiudersi per emettere un singolo suono, una frase...

    ...Salvate Gutrun...

    ...Non pensate a me....

    ...Salvate la bambina...


    Ma la debolezza e gli stenti hanno avuto la meglio su di te e alcun suono raggiunge l'udito dei tuoi alleati, dei tuoi amici, di Shaina...

    Uno scambio, stanno proponendo uno scambio?

    Ma so che se tu avessi la forza ti rifiuteresti di patteggiare.

    La tua vita non è più nulla in confronto a quella di Gutrun.
    Se non ci fossero compromessi in qualche modo potresti morire in pace e pregare perché qualcuno possa salvare la neonata.

    Ma se muori non credi che la conoscenza che serbi nella tua mente, la parte dei loro segreti che ti è stata svelata, e la vita della piccola morirebbero con te?
    Sei sicura che qualcun altro cercherebbe di strappare Gutrun a quella vita di sangue?

    Ingoia il tuo orgoglio, lasciati salvare.

    In fondo non è quello che si fa con gli amici?
    Non avresti anche tu accettato lo scambio, se al tuo posto ci fosse stato uno di loro?

    Le catene, il gioco della tua prigionia si allentano mentre i tuoi carcerieri e le altre vittime vengono inesorabilmente portate via.

    Fa male, lo so che fa tanto male.
    In fondo tu cosa avevi di speciale rispetto a loro?
    Tu sei viva, in salvo, libera da un destino senza speranza, mentre loro...

    Senti che le gambe stanno cedendo, ma non è il peso dei tuoi legami, o meglio non i quelli fisici, di metallo.

    Shin...Shin, come stai?

    Non cedere...
    Lei è qui per te...
    Loro sono qui per te...




    Shaina, so che nel tuo cuore quella ferita non si è mai richiusa.
    Conosco la tua paura.
    Non vuoi rivivere il passato.
    Scruti nello sguardo della tua amica alla ricerca di una scintilla di lucidità.
    Ti aggrappi alla speranza che lei ti riconosca da sotto quel volto pallido, smagrito, delineato da una massa scomposta di capelli un tempo serici ora ridotti ad un groviglio senza senso.

    La sostieni, lasciando che i tuoi passi cancellino in un batter di ciglia le distanze.
    E' leggera come un fuscello, sembra quasi sul punto di spezzarsi per quanto sembri fragile.

    Shin... Shin, come stai?

    Non risponde al tuo richiamo...

    Forse la debolezza di quei lungi mesi di prigionia ha preso il sopravvento; però di una cosa sei certa.
    Un piccolo barlume di luce si è acceso in quelle iridi di un viola spento.
    Anche se per un fugace momento sei sicura che non si sia trattato del semplice frutto della tua immaginazione.
    Lei sa chi sei, per quanto le emozioni e le parole non abbiano accompagnato quel riconoscimento della tua persona.

    Adesso ti portiamo fuori da qui, lascia solo che ti togliamo questa roba di dosso..

    La vedi annuire, un gesto quasi impercettibile.
    Ti ricorda una delicata bambolina di porcellana, proprio il tipo di considerazione contro cui Shinodari aveva lottato per anni, ma al momento è semplicemente l'ombra di uno shinobi.
    Un ironico gioco di parole, non trovi?


    <p class="gdr">Nella confusione, agitazione o come ognuno di voi preferisce chiamare gli attimi che scorrono, la giovane dagli occhi ametista prova ancora una volta a parlare.
    E' un sussurro, poco più di refolo d'aria che trasporta poche parole.
    Riuscite a udirle?
    Ne comprendete il significato?

    ...Gutrun...
    ...non era me che dovevate salvare...




    Ledah, le tue cure aiuteranno il suo fisico a guarire, ma per quanto ti è grata del tuo aiuto, Shinodari ha una profonda ferita che non puoi al momento rimarginare.
    E' una ferita dell'anima legata a qualcosa che purtroppo ignorate.
    Ad un nome che al momento non potete collegare con la kunoichi che avete liberato.
    I capelli le scivolano sul viso, le nascondo lo sguardo, eppure tu giovane ninja medico, ti sei accorto che le braccia prive di legacci stanno istintivamente stringendo con delicatezza la piccola arpia.
    Forse è semplicemente un gesto istintivo, forse le ricorda il cucciolo di drago, non ci è dato sapere; però resta la consapevolezza che l'arpia abbia fatto breccia attraverso quell'espressione spenta che le avevate scorto in viso.




    E' tempo di andare.
    La vostra parte è conclusa.
    E potete lasciare che il sipario cali su questa storia.




    Nei giorni che seguiranno potrete parlare con la vostra collega, con la vostra amica.
    Vi racconterà una storia, tutta la storia del suo rapimento.
    Non sarà facile, come avrete modo di comprendere dalle sue parole, da quelle frasi che stentano a scorrere fluenti le une dietro le altre.
    Vi parlerà di Sokri, il dottore con cui avete tratto la sua liberazione.
    L'artefice di esperimenti che possono solo far gelare il sangue.
    Giocare con i geni per creare bambine senza un futuro, semplici armi di guerra.
    Vi spiega chi erano i prigionieri che avete intravisto e la kunoichi che è stata uccisa solo per dare inizio ad una contrattazione.

    Kira Bayushi, del villaggio dello Scorpione di Giada... Una kunoichi proveniente dall'Impero di Smeraldo, che era sbarcata nei territori di Grimdad alla ricerca di un clan fuggitivo... I Chuda... ma non ricordo molto al momento... Ammette con una punta di rammarico, mentre cerca di ricordare. Non è facile per lei dopo tutti quei mesi trascorsi sotto l'effetto di veleni stordenti. Le altre due persone che sono state portate via mi pare fossero dei traditori del Pruno Nero, credo si chiamassero Sora e Ruya,.. anche loro erano oggetto di studi, ma non ho idea a che clan appartenessero...

    Poco altro riesce a far riaffiorare alla mente.

    E poi una seconda conclusione che probabilmente a Shaina le rammenterà un doloroso deja vù...

    Non pensate che non vi sia grata dei pericoli che avete corso per salvarmi. Senza la vostra determinazione probabilmente non sarei qui a discorrere con voi. Le mie parole sarebbero state alle fine udite dalle anime dei morti. In fondo alla fine è quello il destino che attende chi non è più utile allo scopo... Non vi è traccia di emozioni nella sua voce. Ognuno di voi sa quanto sia veritiera quella semplice constatazione dei fatti. Eppure per quanto questa mia vita mi sia stata restituita integra, avrei preferito che non aveste patteggiato con lui, condannando altre persone ad un destino peggiore della morte. Vi guarda uno ad uno con quelle iridi velate di nero. Sokri e non solo lui vanno fermati... Prima che altre bambine nascano senza poter conoscere cosa sia davvero vivere. Avrei preferito che aveste salvato le ragazzine, strappandole al loro fato... che aveste salvato la piccola Gutrun, la neonata dalle iridi d'ametista...

    E' difficile continuare.
    E' chiaro comprendere che esista un qualche legame tra Shinodari e l'infante.
    Manipolazione genetica... Una donna che può diventare “padre”...
    E tu Shaina non puoi far a meno di svelare lo strato di verità che si annida dietro quelle parole.

    Gutrun in qualche modo è parente di Ryutsuki...

    E purtroppo nessuno di voi ancora sospetta che quella bambina potrebbe seguire lo stesso fato del “fratello” maggiore.
    Una crescita accelerata, un'infanzia vissuta come un'adulta, senza poter vivere come una comune bambina...




    Deidara?
    Sei ancora presente?
    O i tuoi pensieri sono rivolti altrove?
    Rammenti la domanda che hai posto alla tua sensei, quando hai incontrato Shinodari?

    Ebbene, scoprirai che “l'Obiettivo della Missione” incrocerà molto da vicino la tua vita a Suna.
    Come?

    Se ti venisse rivelato in queste ultime parole prima di vergare definitivamente la parola “Fine”, che sorpresa sarebbe?



    Pensato di Shinodari
    Parlato di Shinodari
     
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    I Dango sono definitivamente assenti.

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    - Bring You Home -





    ...quelle persone non erano te.

    *Poche, semplici, amare parole. Shaina versò una seconda tazza di té a Shinodari. Erano passati pochi giorni da quando avevano lasciato le grotte, e ancora qualcuno ne sarebbe passato prima di giungere di nuovo nei territori accademici, ma prima l'Amministratrice di Suna aveva insistito perché si fermassero per qualche giorno nella locanda da cui erano partiti, in modo da riunirsi con le altre squadre e fare il punto della situazione. La sua amica stava dando segni di ripresa, ed era giunto il momento di tirare le somme di quanto potessero considerare riuscita quella missione.*

    *Shaina sorrise suo malgrado. In fondo, era lieta che Shinodari fosse ancora capace di provare pietà per quelli che avevano condiviso con lei lo stesso destino e che erano stati meno fortunati di lei che ne era sfuggita. I suoi pensieri si spostarono a qualche giorno prima, quando l'avevano ritrovata in quelle grotte. Per un attimo allora aveva temuto che fosse stato troppo tardi, che qualsiasi cosa fosse stata costretta a vedere e subire in quegli abissi infernali avesse fiaccato e distrutto il suo spirito al punto che non sarebbe più tornata quella di un tempo. Ma quando era corsa in suo aiuto, e negli occhi del colore dell'ametista si era riaccesa per un'istante una scintilla, era stata sufficiente per far rinascere una speranza nel suo cuore. L'aveva sostenuta e non aveva lasciato che nessun altro la toccasse una volta che Ledah aveva finito di darle le prime cure, finché non furono sicuri di trovarsi davvero fuori dalla portata dei loro nemici.*

    *All'inizio non aveva compreso le prime parole che le aveva sentito pronunciare come un sospiro appena udibile ma perfettamente percepibile dai suoi sensi più acuti del normale. Quel nome, Gutrun, ovviamente non le diceva niente, ma quando Shinodari poté finalmente spiegare loro quello che aveva passato, la consapevolezza di quello che era accaduto l'aveva colpita come una tonnellata di mattoni, come la colpiva il nero profondo dello sguardo della sua amica rivolto a lei mentre le parlava degli uomini e delle donne che erano rimasti nelle mani del nemico, usati da loro stessi come merce di scambio.*

    ...quelle persone non erano te.

    *Le parole erano affiorate sulle sue labbra prima ancora di formulare il pensiero. Non si sentiva in colpa, nemmeno sotto lo sguardo della persona la cui vita era stata barattata con la loro. Senza dubbio erano brave persone, persone che avevano una famiglia e degli amici che piangevano per loro, ma purtroppo per loro non erano l'obbiettivo della loro missione, né le interessava delle loro vite. Tuttavia, su una cosa era decisamente d'accordo con Shinodari: quel Sokri era un pericoloso bastardo psicopatico e andava fermato. Quello che faceva...era semplicemente abominevole. E quello che aveva fatto a Shinodari era imperdonabile. I suoi occhi avevano bruciato con la stessa forza di una fiamma ardente quando le era stata svelata la verità dietro al nome Gutrun. La neonata dalle iridi ametista, di cui Shinodari era madre nel modo in cui nessuna donna dovrebbe o vorrebbe esserlo, un crimine contro di lei e contro la natura stessa, ben peggiore di quello di cui la sua amica si era macchiata tempo prima, quando aveva privato il frutto dell'amore tra lei e Yami della sua infanzia, cosa di cui era chiaro che la giovane di Oto si pentiva ancora.*

    *Shaina le aveva perdonato quel peccato nel momento stesso in cui glielo aveva confessato. Provava una sorta di pena per la sorte di Ryutsuki, ma allo stesso tempo comprendeva benissimo quello che si provava quando un legame che per te è tutto viene reciso all'improvviso. Per mesi si era trovata a chiedersi cosa avrebbe fatto se si fosse trovata nella stessa situazione, a portare in grembo il figlio della persona che aveva amato con tutta se stessa, certa che lui non solo l'aveva lasciata sola, ma che se lo avesse saputo glielo avrebbe portato via, e la sua conclusione era stata sempre la stessa. Meglio una vita privata dei suoi primi anni, o non arrivare mai a vedere la luce? Se le cose fossero andate diversamente, sarebbe stata lei a dover confessare il suo peccato.*

    *Bevve un sorso di té caldo, poi posò la tazza e allungò la mano fino a sfiorare la spalla di Shinodari.*

    Shin, guardami. Quella bambina condivide i tuoi geni, ma questo non fa di lei tua figlia. *era seria. Quello tra Shinodari e Gutrun non era un legame naturale, anzi, era quanto di più lontano potesse esserci, e non era giusto che la sua amica si sentisse responsabile per lei.* A ogni modo, quello che fa quel Sokri è qualcosa di orribile che va fermato, e no, non penso sia giusto che usi delle persone come cavie da esperimenti...oltre al fatto che gli devo una bella ripassata senza prigionieri a fargli da scudo, e se è quello che desideri, una volta che starai meglio ti prometto che ti aiuterò a ritrovare Gutrun...oltretutto devo dire che ha un gusto pessimo per i nomi.

    *tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona.*

    Adesso però l'importante è riportarti a casa. Ci saranno un mucchio di persone in pensiero per te.
     
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    La piccola Ayla rimase vicino a Shinodari senza fare storie, le furie solitamente none rano creature socievoli ma Ayla era un'eccezione vista l'abitudine ad essere evocata da Ledah e dato che spesso si muoveva sotto forma di gatta, alla piccola non dispiacevano le coccole e per una sua istintiva empatia decise di rimanere accanto alla ragazza.

    Nel frattempo, Ledah si era dato d fare coi propri occhiali speciali per indagare le condizioni di shinodari, un'occasione piuttosto fortunata per utilizzare degli occhiali che consentivano di vedere al di sotto dei vestiti in quanto la prigionia aveva colpito duramente il fisico della ragazza, evidentemente denutrito ed indebolito.
    Non era nulla di irrimediabile ma vi sarebbe voluto del tempo per una totale ripresa e se non fossero arrivati in tempo, sarebb stato difficile recuperare il suo fisico il quale al momeno necessitò solo di alcune rapide cure.

    Già il suo fisico, perchè per guarire lo spirito Ledah era inutile e la morbosa protezione di Shaina forse si rivelò essere una medicina migliore di qualsiasi psico-farmaco, anche se purtroppo, nemmeno Shaina poteva aiutarla a salvarla dal suo senso di colpa ed in fondo, sia l'amminsitratrice sunese che il primario di Oto non erano esempi di persone del tutto sane di mente, la prima per i suoi contrasti interiori con Shukaku, il secondo per un poblema di memoria unito ad un quache trauma che aveva generato la creazione di quella "Maschera" chelo separava dagli altri.

    E proprio grazie a Shinodari aveva cominciato a creare delle crepe in quella maschera, Ledah non poteva consentire che ella adesso si perdesse coi propri demoni.

    [...]



    Si ritrovarono tutti attorno ad un tavolo non appena Shindoari fu in grado di parlare, il medico le aveva concesso quella possibilità non tanto perchè avesse dato segni di ripresa, ma perchè sembrva che la giovane ne avesse bisogno, doveva tirare fuori quel che le era capitato, far uscire per qualche tempo i propri timori e lasciare che il peso dei suoi peccati potesse andare a posarsi sulle spalle di altre persone per alleggerirla da un fardello insostenibile.

    Shaina l'assolse immediatamente da ogni colpa attribuendo ogni responsabilità a Sokri, Ledah però comprendeva quale fosse la spinta del dottore e per quanto lui non fosse mai arrivato a fare certi esperimenti, sapeva quale fosse stato il suo pensiero e così constatò piatto:

    "Sokri non ti avrebbe lasciata se avesse avuto ancora bisogno di te, come non avrbbe ucciso quella kunoichi, evidentemente aveva già creato una nuova "speranza" coi suoi geni.
    Adesso hanno perso il laboratorio e dovranno riorganizzarsi, è possibile che abbiano altre sedi ma in ogni caso, gli ci vorrà del tempo per tornare ad uno stato ottimale, come ce ne vorrà a te per riprenderti."


    Guardando Shinodari negli occhi le disse:

    "Noi avevamo il dovere di salvarti, sia come ninja, sia come amici, tu adesso hai il dovere di riprenderti e se vorrai salvare Gutrun, saremo con te.
    In ogni caso, qualcuno dovrà avere ancora a che fare con Sokri ed il progetto."


    La piccola Ayla si strusciò sulle gambe di Shinodari quasi a sottolineare le parole del padrone, Shinodari non era sola e loro l'avrebbero aiutata.
     
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    Missione di recupero, parte ottava

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    reit

    Il coraggio dell'eroe
    non è cieco.
    E 'intelligente
    e forte.



    Narrato
    pensato
    «Parlato di Miyori Uchiha»
    Parlato di Ko
    Parlato di Homa


    Frammenti del mio passato: durante il viaggio all'interno dell'isola...

    Non riuscivo proprio a credere con quanta convinzione Arashi san si sforzasse di restare cieco di fronte ad una possibile falla nei sistemi di sicurezza dell'isola prigione.
    Per lo shinobi i discorsi che avevo riferito loro erano semplicemente dei vaneggiamenti di persone che avevano perduto ogni lume di lucidità mentale.
    D'altra parte neanche gli altri due del team di Grimdad si espressero in merito, facendomi pensare che avessi fatto breccia su un argomento spinoso, se non addirittura tabù.
    Riguardo alla successiva occhiata che Arashi san mi scoccò in risposta al mio commento sulla sua esagerata dose di ironia, non me la presi; ormai era chiaro che percorressimo le nostre esistenze su binari paralleli. Io purtroppo difficilmente riuscivo ad apprezzare l'ilarità durante una missione. Era il mio modo di essere, poco importava se loro lo considerassero limitante.


    «Midori san, apprezzo il vostro discorso in difesa del vostro compagno e non posso non apprezzare l'affiatamento che vi lega, ma io vedo la nostra missione come un obiettivo primario e non è mia abitudine rilassarmi neanche per un istante. Vi porgo le mie scuse, ma sono cresciuta secondo tradizioni diverse dal vostro mondo, dal mondo dei ninja in generale.» tagliai corto, pur mantenendo un tono di voce educato.


    Tempo attuale

    Eravamo in una situazione di stallo da cui potevamo uscire in soli due modi: acconsentire al suo "ricatto" o andarcene. La via "armata" per quanto allettante riflettendoci bene poteva non essere un'opzione accettabile.
    Per quanto potessi interrogare l'uomo attraverso tecniche tipiche di Konoha, non ero sicura di riuscire a penetrare le sue difese mentali. Certo poteva fingere, essere un abile mentitore, ma dubitavo che non si fosse premunito contro un assalto mentale. Offrire segreti come merce di scambio presupponeva una certa abilità in materia.
    Probabilmente mio cugino avrebbe preferito altri metodi di convincimento, ma decisi di accettare le sue regole e giocare secondo le sue condizioni.


    «Miyori... Il resto puoi desumerlo da te.» replicai, indicando con lo sguardo le mie vesti. «D'accordo, baratteremo le tue informazioni.» rivolsi un'occhiata ad Itai. «Vado a recuperare la merce di scambio, tu sai cosa fare se qualcuno non starà alle regole e si mostrerà troppo ingordo.» la mia voce aveva assunto un tono di voce gelido e affilato, per quando la mia espressione fosse rimasta imperturbabile.

    Lasciato l'accampamento, mi diressi verso il luogo dove attendevano i nostri compagni, facendo la massima attenzione a non essere inseguita, ma confidando al contempo sulla loro copertura in caso di curiosi un po' troppo insistenti.
    Una volta raggiunto il gruppo, feci un segno e attesi che qualcuno di loro uscisse dall'occultamento.


    «Non so quanto abbiate seguito della nostra interazioni con quel prigioniero. Abbiamo un piccolo problema riguardante la merce di scambio. L'uomo ha chiesto un pagamento in generi alimentari, anche se fosse inizialmente attirato dalla prospettiva che Itai fosse in grado di fornirgli un liquore delle vostre parti, Midori san. Se ne aveste un po' sarebbe ottimale, in caso contrario dovremmo accontentarci di una giusta quantità di razioni, per quanto siano pericolose da mostrare.» considerai, riferendomi ad alimenti non propriamente usuali da reperire all'interno della prigione.

    Ritornai indietro con quanto ottenuto dai miei colleghi; stava a me farlo fruttare.
    Mi avvicinai il tizio quel tanto fosse stato necessario a mostrare in parte la merce di scambio, fossero stati i viveri o il liquore. Come vedi noi siamo stati ai patti. dissi richiedendo rapidamente l'involto emettendo tra me e lui mio cugino, onde evitare spiacevoli tentazioni da parte dell'uomo dalle vesti gialle
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    «Ora, direi che tocchi a te assolvere la parte dello scambio. Hai la mia parola che la merce sarà tua se quello che fornirai sarà degno di nota. Come hai potuto vedere non si tratta di banale merce che puoi trovare facilmente. Allora abbiamo raggiunto un accordo o vogliamo stare qui fino a notte? Noi non abbiamo tempo da sprecare e non credo che anche tu ne abbia.»

    Le prossime mosse sarebbero spettate a mio cugino e al nostro "informatore".


    In un futuro non troppo lontano...

    Non intendevo fermarmi alla prima pista che potevamo avere trovato. Il nostro scopo era recuperare Shinodari, quello dei nostri compagni ottenere informazioni su quanto stesse succedendo all'interno dell'isola, e una sola persona non era l'unica verità che potesse esistere in quel luogo di prigionia.
    Decisi di addentrarmi all'interno dell'accampamento, sperando che Itai imitasse il mio gesto.
    Sapevo fosse un azzardo. In poco tempo saremmo scomparsi alla vista dei nostri colleghi e di conseguenza ce la saremmo dovuta cavare da soli.
    pazienza, avrei accettato il rischio.
    M'incamminai in un luogo che mostrava quanto le persone racchiuse su Fhemali dovessero lottare per la propria sopravvivenza, a cominciare da quello che poteva essere considerata la loro dimora fino alla fine dei loro giorni. Un tugurio, catapecchie addossate l'una accanto all'altro, edificate con materiali di fortuna. Il degrado che potevo scorgere era qualcosa che faceva comprendere quanto i tizi vestiti di stracci non fossero l'eccezione, ma bensì la norma. Gli abitanti di quello che ora stentavo a chiamare "accampamento", avevano abiti logori, il corpo segnato dalle privazioni.
    E una vita del genere non porta ad allacciare rapporti di collaborazione, ma solo di reciproca sfiducia.
    Non stentavo a credere che i più deboli, o semplicemente i meno furbi, i meno attenti fossero i primi a scomparire dalla storia dell'isola.
    Durante l'esplorazione un particolare attirò la mia attenzione o per essere più esatti, un edificio. Lo stabile sembrava in netto contrasto con la miseria di quel luogo. E facendo mente locale notai che il via vai di persone che interessava l'abitazione, era costituito da gente decisamente in condizioni fisiche migliori del resto degli abitanti della baraccopoli.
    Provai a fermare uno dei passanti, possibilmente quello meno paranoico che ci fosse in giro in quel momento, per chiedergli qualche informazione circa la residenza e chi vi dimorasse. Se non avessi ottenuto alcuna risposta mi sarei diretta verso il centro del mio nuovo interesse, a meno che Itai non avesse avuto una proposta migliore.
     
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    Falce dei Kaguya


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    Prigione di Fhemali

    "Brava ragazzina, io, comunque, sono Koho", sarebbero state le uniche parole di risposta alla giovane kunoichi di Konoha, prima che si allontanasse allontanata, lasciando Itai da solo con lui, per andare a raggiungere la posizione dei loro compagni di missione.

    Alla richiesta dell'accademica, per alcuni secondi Midori, Arashi e Fuu si guardarono fra loro, poi fu proprio la kunoichi di Mizukumi a parlare: "Il liquore di cui parlava quel tipo non è delle mie zone, Miyori-san, ma della zona dei prigionieri delle mie terre qui a Fhemali, quindi in quel senso non posso aiutarti, ma abbiamo una discreta quantità di razioni, basterà ridurle in modo da sembrare più che altro cibo recuperato e messo insieme alla bene e meglio e la questione dovrebbe essere facilmente aggirabile.", suggerì, trovando gli altri concordi e mettendo assieme un fagottino di cibo composto da pezzi di pane e mollica spezzettati e della carne cruda, che sarebbe dovuta essere il pasto dei volatili del Mawaha.

    Quando la kunoichi fosse ritornata ed avesse fatto la sua proposta, Koho, dopo un evidente momento d'interesse per il cibo che aveva davanti, avrebbe ripreso la flemma di poco prima, scuotendo la testa: "Ancora una volta, non hai capito come stanno i fatti, ragazzina, ed è inutile che il tuo amico manipola terra faccia la sua faccia brutta, io non mi fido di voi e nemmeno vi temo, perché come io voglio quel cibo, voi volete informazioni, ma non ve le darò con la sola tua parola come assicurazione di avere la mia parte... chi mi dice che poi mentiate, definendo le informazioni inutili? Voglio almeno un quarto di quello che hai lì prima di parlare.", avrebbe detto secco Koho, attendendo poi che fosse l'altra a dargli il cibo.

    Solo se Miyori avesse acconsentito, l'altro gli avrebbe dato le notizie in suo possesso: "Come suppongo saprete, diverso tempo fa, c'era una specie di scienziato pazzo, un tipo di Solis, che aveva una clinica, come la chiamava lui, ma pare che oltre ad accettare pazienti, li facesse anche ricercare nelle baraccopoli più deboli, ma poi qualcuno sembra essersi occupato del tipo e così, quando alcuni dei nostri sono scomparsi, un mese fa, abbiamo fatto qualche ricerca, escludendo gli altri di Solis, che sembravano avere lo stesso problema, e non trovando niente che ricollegasse a voi di Mizukumi, o a quelli di Astris, così siamo giunti all'unica possibile conclusione che, i colpevoli fossero sotto di noi...", avrebbe detto, indicando sotto i propri piedi ed aspettando un'eventuale replica, prima di continuare con, "Crediamo che sia qualcuno dei pochi criminali di Nuctem che finiscono qui ad essere colpevole e per questo abbiamo detto a tutti i nostri di stare lontani da grotte e buche, sapete, in via precauzionale... però, l'altra notte, una nostra squadra di sicurezza del perimetro, se così vogliamo chiamare due sfigati che hanno dovuto dormire fuori dalla baraccopoli per ordine del capo, ha visto un tipo in nero che rientrava nelle grotte con quella che sembrava una persona, legata come un salame, sulle proprie spalle. Non sappiamo né chi fosse, non si vedevano i colori del villaggio, né dove l'abbia portata, considerando come le grotte sotterranee siano, probabilmente, un inferno minore solo a quello di Nuctem stessa.", avrebbe concluso Koho, attendendo, a quel punto, il resto della sua ricompensa.

    [...]

    Quando si fossero addentrati nel "villaggio", Miyori avrebbe potuto chiedere facilmente a chiunque che luogo fosse quello in cui la gente in migliore forma entrava ed avrebbe ricevuto come risposta delle parole, probabilmente per lei poco chiare, su come quello fosse il tempio di Pexiot della baraccopoli e la sacerdotessa dello stesso fosse colei che comandava in quel luogo, verosimilmente il "capo" a cui aveva accennato Koho stesso.
    Arrivati davanti alle porte, però, quando uno dei due massicci individui obbiettò sull'ingresso di Itai nel tempio stesso, il Jinchuuriki non poté fare altro che accettare di restare fuori dal tempio ed attendere, onde evitare di far saltare la loro copertura, mentre stava a Miyori scegliere se entrare nel tempio o meno.

    Se la kunoichi di Konoha avesse scelto di entrare nel tempio, avrebbe trovato che, in effetti, era solo entrata nell'anticamera, lì dove non si trovavano solo persone dall'aspetto più "in salute", ma anche altri deboli e dal viso scarnito, tutti inginocchiati in preghiera, e, a ben esaminarli, i volti di alcuni erano chiaramente gioiosi e sicuri, mentre c'erano altri su cui la paura e la disperazione si leggeva chiaramente, tanto che anche chi non fosse stato capace di leggere le emozioni altrui se ne sarebbe accorto.
    Se Miyori avesse chiesto qualcosa a qualcuno di loro, le risposte sarebbero oscillate fra "Se non mi lego alla setta di Pexiot, morirò su quest'isola, lo so!", a "Devo farlo, ho una famiglia qui dentro, devo badare a loro".
    La kunoichi avrebbe dovuto aspettare almeno due ore lì in attesa, osservando qualcosa di sorprendente: per ogni persona che entrava, due uscivano dall'altra parte di un ampio tendone giallo, con sopra una mano a dieci dita disegnate, e chi usciva era sempre più in salute, anche quelli più intimoriti, uscivano con nuove forze in corpo, ma leggermente scombussolati.

    Quando l'attesa fosse finita, Miyori avrebbe oltrepassato lei stessa il tendone, trovandosi in una gigantesca sala, dove l'odore di carne morta la faceva da padrone, lì, su un altare di pietra costruito alla bene e meglio, erano poggiati diversi cadaveri, tutti piuttosto mal ridotti, non per la decomposizione, ma perché interi pezzi erano stati loro tolti e, su quello stesso altare, si ergeva una figura femminile, che declamava: "Fatevi avanti, fedeli ed iniziati al culto di Pexiot! Colui che ha saputo unire i morti con i vivi, vi darà dei servi in voi stessi!".
    Ciò che poi Miyori avrebbe visto, probabilmente, l'avrebbe disgustata: una di quelle figure gracili si avvicinò all'altare e lì la donna, utilizzando un qualche katon, combinato ad arti mediche e fuuinjutsu, aprì uno squarcio nel suo corpo e vi impiantò parti di uno dei cadaveri, irrobustendolo e, a conti fatti, dotandolo di qualche costola in più e di un terzo polmone, "Ora va, nuovi adepto di Pexiot, usa per i tuoi fini i doni del nostro Divino Ispiratore e ricorda, che dovrai tornare ad offrire omaggi presso il suo tempio.".
    Stava alla ragazzina continuare ad osservare quelle scene, e magari scoprire qualcosa interrogando i presenti, sacerdotessa inclusa, se ci fosse riuscita, oppure abbandonare la sala.

    Chiunque fosse rimasto fuori, poi, avrebbe anche potuto fare delle domande ad un gruppo di cinque individui seduti poco lontano, tutti più o meno robusti, ma relativamente pallidi e malati, nell'aspetto, che venivano evitati dal più della gente della baraccopoli.
     
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    Koho.
    Suppongo potessimo considerarlo un punto nostro favore.
    L'unica speranza è che il nostro informatore non irritasse mio cugino al punto di non ritrovarlo al mio ritorno.

    Riguardo invece alla possibilità di ottenere il liquore, alla fine non è che ci avessi fatto troppo affidamento; d'altra parte il cibo restava comunque un'ottima merce di scambio considerando il fatto che i prigionieri dovessero provvedere da soli alla loro sussistenza.
    Sorvolando sul fatto che la cosiddetta "merce di scambio" fosse ricavata dagli avanzi del pasto dei volatili di Fuu san, e quel tizio fosse un odioso testardo opportunista, accettai le condizioni imposti, fingendo di capitolare.


    «E sia, Koho san, ma ci auguriamo per il vostro bene che le informazioni valgano lo scambio.» esordii seria.

    Ascoltando la prima parte del resoconto del tizio, cominciai a sospettare che, forse, quello che avevo sentito all'ingresso dell'Isola non fossero le fantasie di un gruppo di menti malate.

    «Uno scienziato pazzo dite, Koho san? Mh, ci è capitato di incrociare quelli che a prima vista sembravano mucchi di stracci che parlavano di pelli o qualcosa di simile. Ne sapete nulla? E chi si è occupato di questo dottore?»

    Annotai mentalmente tutte le informazioni prima di porre un'ultima domanda.

    «Dove possiamo trovare i due sfigati che, diciamo, hanno assistito al "rapimento"?»


    Tempio di Pexiot

    Scoprii ben presto che il loro capo era una sacerdotessa che dimorava nell'edificio che aveva attirato la nostra attenzione, chiamato da quei tizi il Tempio di Pexiot. Il nome non mi diceva nulla, ma di certo non conoscevo ogni kami, youkai e quello che era presenti in questo mondo.
    E da quanto potei comprendere una volta entrata all'interno del Tempio, la sacerdotessa in questione sembrava piuttosto un'abile manipolatrice delle menti più deboli e dei disperati che non sapevano a chi altro votarsi, come supposi facendo qualche domanda ai presenti.
    Ammetto che l'aver lasciato Itai all'esterno non fosse una buona scelta tattica, ma dovevamo rischiare per ottenere più dati possibili, come la presenza di gruppi familiari creatisi durante la prigionia.

    Attesi pazientemente il mio turno osservando con crescente curiosità le persone che uscivano dal tendone giallo che aveva impresso un simbolo a me ignoto.
    Che fossero più in salute di quando entravano era f9in troppo chiaro, ma come avessero fatto lo scoprii solo quando entrai all'interno.
    Fui testimone io stessa della particolare abilità curativa di quella che doveva essere la sacerdotessa; probabilmente faceva uso di qualche tecnica personale o elargita dal Divino Ispiratore.
    Di certo, pur non mostrandolo, mi dava un certo disgusto l'utilizzo dei morti per donare una salute "aggiuntiva" ai nuovi devoti.
    Per un po' restai in attesa; avrei interrogato successivamente qualche adepto.
    la mia priorità al momento era capire il particolare potere della donna.
    Se mi fosse stata concessa la possibilità, mi sarei presentata rivolgendole un inchino formale mantenendo un tono educato.


    «Guji sama,» Probabilmente non era una sacerdotessa shintoista, ma era il termine più onorifico che conoscessi «con il dovuto rispetto che porto alla vostra carica potrei porre alla vostra persona alcune domande? Mi ha incuriosito il culto del Divino Ispiratore e mi chiedevo se potessi essere illuminata dalle vostre prole. Il mio nome é Miyori.»
     
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    Koho fu chiaramente disinteressato alla seria, e non poco velata, minaccia di Miyori sulla qualità delle sue informazioni, la successiva domanda della giovane accademica, però, produsse una lieve nota di sospetto nello sguardo dell'altro, "Ragazzina, dici di aver visto quello che sembra essere Eishi il Dissacratore, eppure non lo hai riconosciuto? O sei troppo sicura di te per capire quanto sei ignorante sotto certi aspetti, o non sai descrivere ciò che hai visto... oppure non rendi onore a quei vestiti gialli.", fu il primo commento dell'altro, prima di aggiungere, "Relativamente al dottore, bé, si dice che siano stati quelli di Astris, ma in fondo era un ricercato di Solis, forse qualche parente di una sua vittima che era finito qui ha voluto fargliela pagare... tutto è possibile.", avrebbe spiegato, alzando le spalle con disinteresse.

    Alla domanda sui due testimoni, Koho indicò la baraccopoli, "Mi pare fossero Kuzuya Sao e Kata Ruko... non dovrebbe essere difficile riconoscerli. Uno è uno spilungone un pò abbronzato con un giaccone giallo e biancastro, l'altra è una delle poche persone contrarie al culto di Pexiot qui dentro, veste come una specie di bonzo, malgrado sia una donna.", avrebbe semplicemente spiegato.

    [...]

    All'interno del tempio, la giovane kunoichi di Konoha avrebbe potuto ascoltare e vedere ancora a lungo come quella specie di sacerdotessa si occupasse dei propri "credenti", prima del suo turno e di certo avrebbe riconosciuto una nota di stupore nella donna, dovuta a quella che era una bambina (a suo modo di vedere) che le poneva delle domande, anziché accettare il dono che le veniva proposto.
    "Puoi anche chiamarmi Taya, giovane Miyori, e ponimi pure le tue domande.", esordì, prima di voltarsi verso tutti coloro che erano nella sala, "Ascoltate tutti, fedeli e nuovi adepti, poiché le domande di questa giovane ed innocente creatura, ancora ignara delle virtù di Pexiot, vi aprano la via alla conoscenza, o vi permettano di ricordare cosa vi ha fatto avvicinare al nostro culto.", avrebbe esclamato e tutti si sarebbero inginocchiati in risposta, alzando lodi con le voci basse verso l'entità lì venerata.
    "Dimmi dunque, cosa vuoi sapere, giovane Miyori? Vuoi che ti racconti di come Pexiot fosse su questa terra prima della nascita stessa del villaggio di Aurora da cui noi proveniamo? Vuoi che ti dica come seppe sconfiggere la morte e come trasmise tale conoscenza ad altri dopo di lui? Immagino che, dovunque i tuoi famigliari siano ora, qui sull'isola o meno, non ti abbiamo mai avvicinato alle scritture del Divino Ispiratore.", aggiunse, indicando un grosso libro con sopra incisa quella che sembrava una specie di Fenice con una coda da Volpe.
    La sacerdotessa, comunque, iniziò la sua spiegazione: "Si dice che secoli e secoli fa, quando la terra che abitiamo era ancora governata dall'Impero di Eolis, i seguaci dell'Occhio Blu videro apparire dinanzi a loro Pexiot, smarrito ed assurdo nell'aspetto ai loro occhi, con il corpo di un uomo, misto a quello di una volpe; per questo lo scacciarono, definendolo un demone e così fece l'impero stesso, che lo spinse fino a queste terre, ai confini meridionali, vicino alle altre creature che i più definivano mostri, gli indigeni di quest'isola, i Fhems.
    Pexiot, però, in queste terre trovò tutti i derelitti e gli scacciati dell'Impero, e con le sue conoscenze sulla vita e la morte, li curò a lungo, finché ciò gli era possibile, ma fu solo allora che, quando alcuni di loro abbandonavano questa vita, che Pexiot mostrò le sue doti: egli poteva ridare vita ai morti.
    Fu maestro di vita per queste genti povere, dandogli modo di generare il fuoco, così come tutti noi qui sappiamo fare, e mostrandogli come vincere la morte dei propri cari. La forza del Fuoco e la vittoria sulla Morte, queste le lezioni di Pexiot, che noi ripaghiamo con offerte e doni."
    , con tali parole la veloce spiegazione della donna si concluse.
    Anche se Miyori avrebbe anche potuto porle ulteriori domande.

    [...]

    Uscita dal tempio, Miyori avrebbe scoperto di essere rimasta sola, perché Itai era stato scacciato in malo modo dalla baraccopoli (e probabilmente il Jinchuuriki aveva avuto la furbizia di non scatenare le proprie abilità, troppo differenti da quelle dei ninja di quel continente), lasciandola lì sola.
    La giovane kunoichi a quel punto avrebbe potuto cercare per uno fra i due nomi che Koho gli aveva dato, oppure tornare indietro e riunirsi con il resto del gruppo.

    Trovare l'uomo di nome Kuzuya Sao non sarebbe stato affatto difficile: uno spilungone un pò abbronzato era riduttivo per la specie di gigante smagrito che Miyori avrebbe potuto trovare, chiedendo in giro sul suo nome.
    Se avesse chiesto informazioni al tipo relativamente a quanto visto la sera prima, quello avrebbe detto di aver intravisto una figura, i cui colori degli abiti non era riuscito a distinguere, immergersi in una delle buche scavate dai Fhems, che si trovavano a circa 2 chilometri ad est della baraccopoli, vicino ad un lago nella zona, assicurando che portava in spalla una persona legata con parecchia attenzione.

    Cercando poi anche dell'altra, Kata Ruko, vestita in una specie di abito da monaco giallo, anche la donna avrebbe raccontato la medesima storia di Kuzuya.

    Ovviamente entrambi sarebbero stati disponibili a rispondere ad ulteriori domande specifiche di Miyori.
     
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    Frammenti del mio passato: Koho

    Preferii evitare una replica pungente ai commenti fin troppi sarcastici di Koho san rivolti alal mia persona. Sapevo di muovermi in un ambiente che non conoscevo e ad ogni parola fuori luogo rischiavo di far crollare la nostra copertura. Mi limitai a scoccargli un'occhiataccia, mentre ascoltavo quello che mi interessava sapere: le informazioni che avevamo pattuito con quello scambio di generi alimentari.
    Riguardo al Dottore, beh, per ora mi sarei fatta bastare quel poco che mi aveva riferito; più interessante era aver scoperto le identità dei due testimoni, che mi sarei premunita di andare a cercare, con o senza la compagnia di mio cugino Itai. Ero conscia che il resto del team ci stesse aspettando nascosta a poca distanza da questo piccolo agglomerato di baracche, ma più dati riuscivamo a raccogliere in questo sopralluogo e meno avremmo condotto il resto della missione brancolando nel buio.
    A questo punto era giunto il momento di accomiatarci da Koho san, lasciandolo assaporare il suo bottino ottenuto con una manciata di informazioni che, ad ogni buon conto, avrei confrontato con le testimonianze degli altri due tizi, Kuzuya Sao e Kata Ruko.


    «Koho san, potrei dire che sia stato un piacere fare affari con voi, ma sappiamo entrambi che si tratterebbe di una menzogna...» considerai seria, una sorta di saluto prima di dirigermi altrove in compagnia di Itai.


    Frammenti del mio passato: Tempio di Pexiot

    Riferirsi a Taya san come ad una subdola manipolatrice mentale era farle un complimento; la sua arte di indottrinamento rasentava più il plagio di volontà usurate dal continuo vivere in quella incessante prigionia.
    Non che la sua parlantina non fosse seducente alle orecchie di chi cercasse anche la più flebile via per sollevarsi dalla sua misera esistenza in quelle baraccopoli fatiscenti.
    In qualche modo potevo anche capirli, ma di certo non li approvavo. Smettere di lottare a mio avviso significava una lenta agonia in un mondo privo di speranza. Quella donna era riuscita a crearsi un suo piccolo dominio, irretendo le persone più disperate con promesse e, dove non arrivava con le parole, anche facendo uso di minacce, da quanto mi era parso di capire dalle parole di Koho san. La notte era pericoloso lasciare la sicurezza, sempre si potesse definire così, delle proprie catapecchie e finire in un turno di guardia non era uno degli oneri più desiderati.
    Quello che mi domandavo è se la sacerdotessa avesse un qualche legame con i rapimenti. Era un po' strano che lasciasse una simile minaccia libera di propagarsi lungo i confini del suo regno.

    Ma i miei pensieri fui costretta per il momento ad accantonarli, visto come la donna mi sfruttò per una dei suoi salmi.
    Passare per una bambina ingenua, che si era appena affacciata alla realtà di un mondo inclemente non era esattamente il massimo delle mie aspirazioni, soprattutto se la mia persona le permetteva di aggiungere nuovi adepti alla sua schiera di seguaci.
    Ma avevo bisogno di informazioni e per quando detestassi ammetterlo, io mi trovavo in una posizione di svantaggio nei suoi confronti: lei era la signora del luogo ed io qualcuno che stava giocando con il fuoco interpretando una kunoichi di un villaggio di cui conoscevo poco o nulla delle loro usanze.


    Mentre mi chiedeva se avessi delle domande da porle, richiesta alquanto retorica come scoprii subito dopo, cercai di sbirciare il simbolo inciso sul tomo, il supposto repositorio della saggezza del "Divino Ispiratore". Una fenice che, però, aveva una coda simile a quella di una volpe... Non mi ricordava nulla, forse avrei potuto chiedere ad una delle fenici con cui avevo sigillato il patto... Ascoltai la narrazione, come se stesse accogliendo una richiesta che non avevo, in verità, ancora fatto, cercando di riflettere su chi o cosa fosse e se sul serio esistesse Pexiot. Dalla sua descrizione era molto simile a quello che a Suiren definivamo "Kami" sebbene fosse più corretto il termine Youkai...
    Ammettiamolo, allo stato attuale delle cose, nuovi quesiti sembravano prendere vita ad ogni istante di tempo che trascorrevo nell'isola prigione.
    Il punto fondamentale era di non risultare blasfema ponendo domande non consone a quello che avrei dovuto conoscere; d'altra parte potevo approfittare della mia giovane età per mascherare la mia ignoranza in materia.


    «Taya sama le vostre parole mi hanno incuriosita. Purtroppo non ho ricevuto una degna educazione in tal senso, i miei parenti temo si siano concentrati su altre priorità;» finsi di arrossire «potrei porgervi qualche domanda sperando di non risultare scortese?» chiesi, mantenendo un tono di voce rispettoso.
    Solo se mi avesse dato ancora una volta il permesso avrei continuando il discorso ponendo le mie domande, cercando di assumere un'aria ancora più fanciullesca...


    «Se mi è concesso potrei avere il privilegio di assistere a questo mistico dono della rinascita? Pensavo che la morte fosse una condizione definitiva... Il simbolo sul libro indica il ritorno alla vita? Mi sembra di vedere una specie di fenice... E le fenici si narra che risorgano dalle loro ceneri... E sono legate all'elemento fuoco... E se posso... ancora... che genere di offerte dovrebbe fare un credente per onorare tale divinità ed ottenere i suoi preziosi doni? E quali sono le punizioni a cui andrebbe incontro chi disonorerebbe il suo nome?»


    Kuzuya Sao

    Se pensavo che le sorprese fossero finite, dovetti ricredermi.
    Quando uscii dall'edificio mi resi conto che di Itai non c'era più alcuna traccia, come mi resi conto facendo un breve giro per il villaggio. Ora non vedendo segni evidenti di una qualche lotta, sperai con una certa logica che si fosse ricongiunto ai nostri compagni. A questo punto avevo due opzioni: tornare indietro a mia volta o scoprire tutto quello che potevo con le mie sole forze. Tra l'altro non avevo molto tempo a disposizione e a quanto pareva con il calare della notte avventurarsi nei dintorni era caldamente sconsigliato.
    Trovare Kuzuya Sao san alla fine non fu particolarmente arduo, per quanto il mio informatore, Koho san, avesse una sua particolare visione sulle proporzioni umani. L'uomo davanti a me per quanto mi sovrastasse in altezza sembrava aver visto giorni migliori, anche per prestanza fisica.

    Per prima cosa mi presentai con un accenno di inchino.


    «Il mio nome è Miyori. Al mio arrivo ho udito delle voci per nulla rassicuranti su cosa si possa annidare a poca distanza da questo luogo. Ho saputo del rapimento e mi chiedevo se potreste fornirmi ulteriori informazioni al riguardo. Purtroppo le voci di sparizioni non mi sono nuove e forse i responsabili si nascondono proprio da queste parti.» commentai.

    Il resoconto che mi fece mi lasciò pensierosa. Mh, non era proprio il massimo dover perlustrare dei cunicoli sotterranei, ma era possibile che anche Shinodari fosse nascosta lì sotto da qualche parte; sempre che i rapiti non servissero da nutrimento per qualcosa che viveva là sotto. Ok, cercai di fermare la mia fantasia e mi concentrai su qualche domanda da porre all'uomo.

    «Mi pare di capire che fare la ronda da queste parti sia una sorta di punizione anche alquanto pericolosa visto i rischi concreti di sparizioni. Qui al villaggio è scomparso nessuno? Non avete proprio alcuna idea di chi potessero essere e chi possano aver catturato? Nessuno si è mai avventurato là sotto? Non vi preoccupa sapere di avere dei possibili cunicoli scavati non troppo distanti da questo luogo? Se solo poteste dirmi qualunque cosa possiate ricordare... Ci sono stati dei rapimenti e forse qualcuno dei miei conoscenti potrebbe trovarsi proprio dove hanno portato quel tizio legato.» Purtroppo non potevo usare la mia speciale abilità di vedere nei suoi ricordi; c'erano troppi testimoni... Per il momento dovevo affidarmi alla dialettica.


    ... e Kata Ruko

    Analoghe domande rivolsi alla donna, dopo le presentazioni di rito e le sue prime testimonianze, che sembravano coincidere con quelle del suo compagno.

    Feci giusto un'ultima aggiunta...


    «Ho visto durante il mio giro nel villaggio, che ci sono dei tizi che vengono evitati... E' possibile saperne il motivo? Non vorrei infrangere qualche regola durante la mia permanenza....»
     
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    Koho non si preoccupò nemmeno di rispondere a quella che, ormai, aveva catalogato come una ragazzina piena di se ed al quanto ignorante relativamente alla realtà dell'isola prigione, troppo interessato, tra l'altro, a quanto aveva conquistato con quel piccolo baratto d'informazioni.

    [...]

    Alle semplici parole di Miyori, Taya la squadrò con un sorriso innocente, mimando quasi una carezza con la mano, prima di volgersi al pubblico di credenti, "Questa fanciulla chiede di poter fare qualche domanda, adepti e fedeli di Pexiot! Ma certo che puoi, giovane Miyori, chiedi pure, è mio dovere saziare la tua sete di conoscenza sul nostro grande credo!", esordì, mentre diverse teste accennavano posivitamente a quelle parole.
    Le parole che però sopraggiunsero dalla kunoichi, fecero quasi nascere una impercettibile smorfia sullo sguardo di Taya, breve, ma presente, forse nessuno senza delle adatte qualità interpretative se ne sarebbe accorto prima che lei parlasse: "Il simbolo di questo testo, ci fu trasmesso da Pexiot; secondo i primi Seguaci del culto, era il medesimo simbolo che si mostrava sulle vesti del Profeta, non ci è dato sapere perché egli scelse questo simbolo, ma, molto probabilmente, proprio perché legato alla Rinascita ed al Fuoco, come tu stessa hai facilmente intuito, bambina, perché tutti avessero chiaro quale dono il Divino Pexiot offrisse.
    Il dono della Rinascita non può essere offerto così facilmente, hai potuto osservare mentre eri qui, nelle file dei credenti, come si possa assaggiare una parte di tale potere mediante le arti tramandate dal Divino Pexiot, come la sua conoscenza ci permette di rendere gli uomini e le donne più forti, in queste terre nemiche alla vita, ma solo ad un vero seguace del culto si potrebbe offrire il dono della Rinascita, qualcuno che ha donato molto a Pexiot stesso.
    Le offerte da fare al Divino Pexiot, sono ciò che serve a tutta la comunità, per quanto orrendo possa forse sembrarti: i corpi di chi non è seguace del nostro culto, o cibo e vesti da condividere con chiunque segua le nostre credenze; la punizione per chi disonora il suo nome, bé, piccina, hai mai visto Eishi il Dissacratore? Chiedi di lui alla tua famiglia e saprai quale sia la peggiore punizione che Pexiot può infliggere a chi dissacra il suo culto."
    , spiegò la "Sacerdotessa", prima di sollevare il libro con il simbolo della Fenice dalla coda di Volpe e ricevere una lunga litania in onore di Pexiot da tutti i presenti, su cui poi la sua stessa attenzione si concentrò, segno che aveva concluso di rispondere alle domande della giovane kunoichi, da lei etichettata come una "bambina".

    Alle domande, invece, rivolte ai due testimoni del rapimento di cui gli aveva accennato Koho, Miyori ricevette delle risposte pressoché simili, a grandi linee: entrambi consideravano il fare la guardia un dovere verso il resto della gente di quella baraccopoli e, malgrado taluni là in mezzo fossero più propensi a fregarsene del prossimo e curarsi solo di loro stessi, o sperare in un aiuto dal loro culto, c'era anche gente come loro due che pensava che difendersi, come si dovrebbe fare in un vero villaggio, non sia una totale idiozia... di fatto quei due, ed a quanto pareva pochi altri, erano fra la rara gente in quella baraccopoli che ancora conosceva il concetto stesso di lealtà, almeno verso il "capo" del villaggio (anche se non ne specificarono l'identità, nemmeno confermando che il capo fosse Taya).
    Su chi potesse essere ad aver rapito la gente che avevano intravisto durante la loro guardia notturna, entrambi non fecero niente più che ripetere un ragionamento analogo a quello di Koho: individui in nero che si nascondevano sottoterra, quindi doveva essere qualcuno di Nuctem.
    Allo stesso, ai discorsi sulle grotte e cunicoli, avrebbe entrambi, chi con un sorriso bonario, chi un pò perplesso, fatto notare come tutta l'isola era, di fatto, piena di grotte e gallerie già da prima dell'arrivo di quelli di Nuctem e che quindi sarebbe stato impossibile trovare una zona abbastanza sicura priva delle stesse e che, di fatto, nessuno che non fosse in combattuta con i prigionieri in nero si avventurava lì dentro di propria iniziativa.
    Per ciò che riguardava la gente rapita, avrebbero accennato a diversi scomparsi, anche se non avrebbero potuto dire chi era stato rapito e chi aveva tentato di fuggire, ma su tutti, il più recente scomparso era stato Ukyo Imashi e, in più, Kata avrebbe accennato che, secondo la sorella dello stesso, Ukyo non era fuggito, lo reputava impossibile, che fuggisse lasciandola lì da sola, eventualmente, Kata avrebbe anche indicato dove la sorella di Ukyo si trovasse.

    Relativamente ai particolari che ricordavano, ci sarebbero state delle informazioni in più, comunque, rispetto a quanto detto da Koho.
    Kuzuya Sao, infatti, ricordava un forte rumore, come un ronzio, prima di aver notato le due sagome, quasi ci fossero degli insetti nei dintorni, il che gli aveva fatto supporre, prima di notare le sagome sgattaiolare nella notte, o meglio una sagoma più qualcuno legato sulle spalle, che ci fosse qualcuna delle guerriere di Astris nei dintorni del loro campo, ma era stato solo un ronzio.
    Dal canto suo, invece, Kata Ruko aveva sentito un forte odore di zolfo, il che le aveva fatto pensare in qualche membro della squadra della Salamandra prigioniero nella baraccopoli magari lì vicino a loro, anche se, non ne aveva notati; eventualmente, la donna avrebbe anche spiegato dove poter incontrare qualche membro della squadra della Salamandra lì prigioniero.

    Sulla domanda rivolta a Kata sui tizi evitati dai più, la donna accennò un mezzo sorriso, prima di spiegare che quelli erano i "meno fortunati", spesso utilizzati dai seguaci di Pexiot per fare dono al tempio e, di fatto, visti solo come pezzi di carne da sacrificare al tempio, non era vietato avvicinarsi a loro, ma era, per lo più, sconsigliato.

    A quel punto, risolte quelle domande, ed eventuali altre, Miyori avrebbe avuto due sole opzioni: continuare nell'investigazione dentro il villaggio con le altre tracce in suo possesso, oppure andarsene da lì e riunirsi con i suoi compagni all'esterno, ma già iniziava a tramontare ed allontanarsi dal villaggio da sola, sarebbe stato qualcosa di poco consigliabile e fattibile, poiché, come avrebbe spiegato Kuzuya Sao nel mezzo del suo resoconto dei fatti, di fatto la "baraccopoli" di notte veniva chiusa e sorvegliata.

    Caso 1: Notte nella Baraccopoli

    SE Miyori avesse scelto di continuare le indagini, alla fine si sarebbe trovata all'interno del villaggio per il resto della notte e sarebbe stato a lei possibile scegliere come agire di notte, ma prima di allora avrebbe, innanzi tutto, potuto incontrare la sorella di Ukyo Imashi, Raa Imashi e visitare la zona dove si trovavano i membri della Squadra Salamandra.

    Raa Imashi

    La sorella dello scomparso Ukyo Imashi si sarebbe rivelata proprio una delle persone che i più evitavano: seduta nei pressi di una casucola mezzo distrutta, con un braccio metallico al posto del destro, diverse fasciature ad indicare dei tagli, non proprio fatti con esperienza medica, alle gambe, ai piedi ed in altre zone del corpo, probabilmente, oltre che con evidenti cicatrici al di sotto di un tatuaggio lungo tutto il braccio destro, e degli stracci gialli che indossava, Raa aveva comunque degli occhi al quanto svegli, o, a guardare più da vicino, un occhio ben attento ed uno finto, di certo era stata più volte assalita per dei "doni" da portare al tempio di Pexiot, ma non per questo sembrava pronta ad un nuovo assalto, tanto che, per quanto non si potesse mettere in piedi, sollevò il braccio destro verso Miyori quando la vide, poco propensa a credere che fosse un'amichevole ragazzina lì solo per fare domande sul fratello.
    In ogni caso, Raa avrebbe, se sufficientemente convinta dei buoni intenti dell'altra, raccontato che il fratello era scomparso da circa due settimane, e, per quanto i suoi sospetti maggiori andassero al tempio di Pexiot, non poteva in alcun modo dimostrarlo, ma ricordava che il fratello, poco prima di scomparire, aveva deciso di proporsi al "capo" della baraccopoli per i turni di guardia, cercando così di "sollevare la loro condizione sociale", o almeno quelle erano state le sue parole.

    Squadra Salamandra

    Come Miyori avrebbe potuto scoprire arrivando nei pressi di una baracca piuttosto grossa, ma di certo peggio tenuta del tempio di Pexiot, sulle cui pareti erano disegnate delle salamandre, tutti gli individui lì dentro indossavano delle corazze che ricordavano vagamente quella di Arashi, anche se piuttosto mal ridotte, prive di alcune parti e soprattutto di armi, ed avrebbero squadrato con diffidenza la kunoichi una volta apparsa sull'uscio della loro baracca, prima di, eventualmente, riderle dietro e scacciarla fuori in malo modo, se necessario, ma di certo non rispondendo a nessuna sua domanda.

    Caso 2: Riunione con il gruppo

    SE invece Miyori avesse scelto di abbandonare il villaggio, avrebbe ritrovato nella posizione in cui li aveva lasciati il resto dei suoi compagni, Itai compreso, che avrebbero ascoltato il suo resoconto e, se necessario, Arashi avrebbe anche spiegato chi fosse Eishi il Dissacratore: "Era un membro della setta dei Pelliciai, come chiamiamo quelli che qui si dicono seguaci di Pexiot, o almeno sembrano gli stessi per come hai descritto ciò che succede in quel tempio e ciò che so di quella specie di setta fanatica, credo che venerino anche lo stesso individuo... però Eishi per rinforzare le sue marionette fatte di cadaveri, finì per uccidere anche diversi ninja del suo stesso villaggio e quando fu scovato, alla fine, si scoprì che si era così tanto alienato in quelle sue marionette, che parlava di se stesso in terza persona attraverso quei burattini di carne... non c'é nemmeno da discutere su quanto poco ci volle per decidere di spedirlo qui.", avrebbe concluso Arashi.

    Dopo le spiegazioni, comunque, Midori Hana avrebbe proposto un piano, in funzione di quanto detto dalla kunoichi, dividersi in tre coppie e piazzarsi nei pressi di altrettante baraccopoli per la notte, in attesa di possibili rapimenti da inseguire, nello specifico suggeriva che Arashi andasse con il cecchino sunese, che Fuu si muovesse con Itai, mentre lei sarebbe rimasta con Miyori.

    C'era da vedere anche in quel caso cosa avrebbe ribattuto la kunoichi di Konoha.
     
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    Missione di recupero, parte undicesima

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    Frammenti del mio passato: Tempio di Pexiot e...

    Ancora una volta mi ritrovai, mio malgrado, ad essere presa come scusa dalla sacerdotessa per inneggiare il "Divino Pexiot". E ormai le informazioni che stavo ottenendo non valevano più il prezzo di dovermi sentire sfruttata da quella donna.
    Decisi che era giunto il tempo di abbandonare quel tempio e lasciare quelle persone al loro destino. Non era la mia "Guerra", almeno per ora. Avevo una priorità, per quanto comprendessi bene la pericolosità di una simile setta.
    Memorizzai ogni singola parola, ripromettendomi di chiedere ai miei compagni notizie di Eishi il Dissacratore.

    Mi congedai dalla sacerdotessa con un inchino formale, ringraziandola per le sue perle di saggezza, per la verità che mi aveva trasmesso.
    In cuor mio ero disgustata, ma non lo diedi a vedere; d'altra parte non avrei di certo abbassato la guardia, per nessun ragione, da quel momento in poi: non mi era sfuggita la sua espressione quando avevo formulato le mie ultime domande e non ci voleva un genio per comprendere che mi stavo cacciando, no... mi ero cacciata in una brutta situazione. Troppe domande inopportune non portavano solo i frutti sperati.



    ...Kuzuya Sao e ... e Kata Ruko...

    I dati ottenuti mi avrebbero preso più di una carta ninja per trascriverli. Per quanto la situazione restasse alquanto misteriosa, alcuni punti sembravano finalmente venire alla luce, ma per ora non potevo avere nessuna certezza che questi avvenimenti potessero essere collegati anche con la missione accademica.
    Facendo il punto della situazione, se volevamo scendere in quei cunicoli alla ricerca di Shinodari c'erano ottime probabilità di doverci scontrare con gli shinobi di Nuctem.
    Mentalmente ringraziai Febh san per le informazioni riportate sulle sue carte ninja che aveva condiviso con noi, ma sapevo che erano solo un punto di partenza: il resto avrei dovuto ottenerlo con l'aiuto dei miei colleghi, sperando che i ninja di Grimdad sarebbero stati più collaborativi una volta mi fossi ricongiunta a loro.



    Campo Base

    Il tempo era trascorso fin troppo rapidamente per i miei gusti e ormai mi si prospettavano solo due scelte.
    La prima era continuare ad indagare da sola. Certo potevo ottenere ulteriori dati, ma sarei rimasta isolata, senza copertura in un luogo di cui ancora non conoscevo i reali pericoli. Decisamente poco saggio.
    La seconda scelta, la più logica, era tornare indietro.


    Lasciai la baraccopoli, facendo attenzione a non farmi seguire. Per sicurezza sorpassai il punto di incontro, in modo tale che i miei compagni potessero imboscare eventuali curiosi.

    Tonai dopo un po' sui miei passi per ricongiungermi al gruppo.

    Ipotesi 1: Se tutto fosse filato liscio...

    ...Una volta riuniti riferì loro con dovizia di particolari tutte le informazioni in mio possesso. Feci una smorfia quando scoprii le particolari doti di Eishi, il Dissacratore.


    «Avere a che fare con gente che probabilmente abbia raccolto la sua identità non mi piace per nulla. Inoltre sospetto che la sacerdotessa non sia innocente riguardo le persone scomparse. Probabile che sia d'accordo con qualuqnue cosa ci sia in quelle gallerie. Poi ho come il sospetto che esista un altro "capo", forse qualcuno che sappia cosa stia realmente succedendo, purtroppo non ho la certezza, solo una sensazione recepita dai loro discorsi, dalle loro movenze. Ho preferito non insistere, perché non era il momento adatto. Ragazzi, ogni informazione, anche la più banale, che potete fornirci su Nuctem e sulla squadra della Salamandra sarebbe molto apprezzata.»

    Ascoltai il piano di Midori san.
    Non avevo nulla da obiettare, però aggiunsi qualche considerazione al riguardo di dove disporci.


    «Midori san, se non è un problema, preferirei se noi due ci appostassimo dalle parti dei tizi che vengono evitati; mentre le altre due squadre potrebbero, la prima provare a sorvegliare possibili squadre di sorveglianza che pattugliano il perimetro della baraccopoli; la seconda, trovare una posizione in cui possano avere una visione, la migliore possibile, dell'intero complesso. Io potrei mandare una delle mie evocazioni, che è in grado di rendersi invisibile, a sorvolare la zona dei cunicoli, nella speranza di avere preziosi momenti per non finire imboscati. Riguardo al comunicare tra noi, possiamo decidere un segnale oppure mandare una delle evocazioni, visto che ogni gruppo ne possiede almeno una. Osservazioni? Domande?»

    Ipotesi due: ...Se ci fossero stati prigionieri una volta mi fossi ricongiunta al team, prima del briefing avrei usato le mie tecniche di interrogatorio mentale su di loro per estorcere più informazioni possibili sulla natura del loro pedinamento, su chi fossero, sui loro mandanti e se avremmo trovato possibili "comitati di benvenuto".
     
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    Prigione di Fhemali - Riunione con il gruppo

    Arashi fu il primo a rispondere alle parole della kunoichi ritornata dalla baraccopoli: "Non ti saprei dire niente sulla sacerdotessa, o su come dividono il potere in una qualsiasi zona abitata... da quel poco che si sa, per lo più i gruppi seguono delle figure che sono o i più anziani, quindi i delinquenti che conoscono meglio il territorio, o spesso quelli più pericolosi, alla fine sono come dei branchi d'animali, non molto di più, direi.
    I seguaci di Pexiot sono i pellicciai delle mie terre, ninja che hanno appreso le arti di utilizzare i cadaveri come marionette, alcuni, poi, tendono a diventare sciroccati, ognuno a modo proprio, come Eishi, o questa sacerdotessa di cui parlavi.
    Per ciò che riguarda le squadre speciali della Salamandra, su quello ne so qualcosa, dato che ne ho fatto parte per un pò: siamo ninja specializzati nell'uso dell'arte del fuoco, per lo più ci addestrano a combinare le nostre armi con katon di ogni genere e spesso ci incitano anche a sviluppare da noi delle arti segrete basate sul fuoco, per rendere la squadra il più variopinta possibile; talune volte, alcuni di noi hanno dei problemi nelle missioni, in fondo siamo una squadra speciale a cui vengono dati gli incarichi più delicati, per così dire, del villaggio.
    Sui ninja di Nuctem non so tantissimo: vivono sulla costa Nord Orientale del continente, in un villaggio che si trova all'interno di una serie di grotte; sono molto abili con i kageton e molto separazionisti, infatti è raro che dei loro abitanti finiscano qui nell'isola prigione, solo quando vengono incolpati di qualche crimine noto all'intero continente accade."
    , spiegò lo shinobi di Aurora.

    Quando poi Midori propose come distribuirsi, la giovane kunoichi di Konoha fece la sua controproposta che il resto del gruppo trovò abbastanza ragionevole, tanto che nessuno ebbe niente da ridire, giusto Arashi, dopo un breve scambio di battute con il cecchino sunese volle sottolineare che loro due erano privi di evocazioni, ma Itai non ebbe problemi a richiamare per loro uno dei suoi Tengu più piccoli per permettergli di trasformarsi in un più semplice animale ed usarlo per eventuali comunicazioni fra i diversi gruppi.

    Notte

    Il duo di kunoichi avrebbe trovato una posizione di sicurezza da cui osservare l'area della baraccopoli dove vivevano i meno "benestanti": la mancanza di una vera e propria struttura muraria attorno alle case e le abilità di Midori, che sembravano avere a che fare con la vegetazione, non dei veri e propri mokuton come l'intendevano a Konoha, ma qualcosa di relativamente simile, avevano permesso alle due ragazze di guardare non viste la zona per tutta la notte.
    Non fu difficile notare che chi si preoccupava di controllare i confini della baraccopoli si preoccupava di ogni zona, più o meno, tranne che di quell'area, né, dopo diverse ore di veglia, fu difficile per Midori intravedere due figure che, furtive, sgattaiolavano fuori da quella stessa zona, portando con loro due sacchi con all'interno qualcuno che si agitava!
    Stava alle kunoichi decidere che fare, in ogni caso, le due ombre, di cui la luce della luna lasciò appena intravedere degli abiti sì scuri, ma non del tutto nero [Vista notturna: i due hanno degli abiti scuri, ma con riflessi gialli, uno, rossi l'altro], che si lanciavano verso una posizione a qualche chilometro verso nord dove si trovava una delle diverse grotte con le loro entrate.

    Midori avrebbe atteso un suggerimento da Miyori su cosa fare: inseguirli, investigare nella zona assalita, oppure chiamare gli altri.

    Caso 1: Inseguimento nelle grotte

    Se avessero inseguito i due fin dentro le grotte, ben presto le kunoichi si sarebbero trovate in un ampio ambiente sotterraneo, quasi grande come una città, completamente allo scoperto, poco illuminato, e costellato, su ogni parete per diversi chilometri, da decine di altri cunicoli.
    Ad osservare dal punto in cui il duo s'era immesso lì dentro, avrebbero visto che quelli correvano relativamente sicuri nella zona scoperta; uno di loro, quello dall'abito che, ora si sarebbe visto chiaramente, aveva riflessi gialli, aveva prodotto da una mano una fiamma che illuminava loro il percorso, fino ad una grotta dove una sagoma, troppo lontana per essere vista dal punto in cui il duo di kunoichi sarebbe sbucata nell'ambiente sotterraneo, li attendeva con una torcia. Lì il duo di rapitori sarebbe scomparso alla loro vista, ma le due, avrebbero comunque potuto investigare e, probabilmente, con calma inseguirli per scoprire dove andavano.

    Caso 2: Investigazione nella baraccopoli

    Nella baraccopoli, le due avrebbero scoperto che, oltre poter entrare fin lì era spaventosamente facile, non c'era nessuno che sembrava interessato alle due persone appena rapite, una delle quali, avrebbero potuto capire dalle urla fra quei disperati che venivano trattati come dei senza casta, era proprio la ragazza che Miyori aveva incontrato durante il giorno: Raa, mentre l'altro rapito era un qualche altro sfortunato della zona che conosceva Raa, ma ben poco in più avrebbero potuto scoprire lì.

    Caso 3: Riunione del gruppo

    Se avessero deciso di riunirsi, l'intero gruppo avrebbe potuto seguire le impronte dei rapitori fin dentro le grotte, ma lì, nella miriade di cunicoli ed in quella situazione di parziale oscurità, anche annullata da abilità di vista al buio e dall'uso di fiamme per farsi luce, ci sarebbero state fin troppe impronte ad impedire loro di capire in quale preciso cunicolo i rapitori erano scomparsi; avrebbero però, potuto ridurre le possibilità, dalla profondità dell'impronta e poco altro, grazie alle doti di Fuu, a tre opzioni: un cunicolo a circa 200 metri più a sud, un cunicolo a 30 metri più ad ovest, un cunicolo a 150 metri più a nord.

    I cunicoli

    Cunicolo a Sud

    Semmai Miyori si fosse avventurata nel cunicolo più a Sud, ben presto avrebbe scoperto, assieme a chiunque dei compagni fosse stato con lei, che quel cunicolo finiva in una grotta dove avrebbe trovato degli strani individui, il cui aspetto era particolarmente animalesco, ricordavano quasi dei pesci nei lineamenti e per le loro mani palmate.
    "Chi siete voi?", avrebbe ruggito il più grosso dei cinque, che, a ben vedere, erano una famiglia, con un maschio, una femmina e tre "cuccioli".

    Cunicolo Ovest

    Semmai Miyori si fosse avventurata nel cunicolo più a Sud, ben presto avrebbe scoperto, assieme a chiunque dei compagni fosse stato con lei, che quel cunicolo si apriva in una zona apparentemente poco lontana dalla baraccopoli di partenza, dove avrebbero trovato alcune carcasse umane bruciate ad attenderli ed altre impronte che ritornavano verso la zona abitata, impronte che, appartenevano a qualcuno che Miyori aveva già incontrato, come poté vedere dalla figura che si riallontanava: Koho.

    Cunicolo Nord

    Semmai Miyori si fosse avventurata nel cunicolo più a Sud, ben presto avrebbe scoperto, assieme a chiunque dei compagni fosse stato con lei, che quel cunicolo si sarebbe aperto verso l'esterno in una zona dove si trovava un'altra baraccopoli, una struttura al cui esterno si trovavano, di guardia, tre shinobi dalle casacche malridotte, ma chiaramente di colore rosso ed anche lì c'erano delle impronte di chiari movimenti in quella stessa zona, peccato che, dopo appena qualche secondo dalla loro apparizione all'aperto, Miyori e chiunque fosse stato con lei, si sarebbe trovato davanti due figure in rosso, armate di ventagli metallici, che, poco gentilmente, avrebbero urlato: "Siete voi che rapite i nostri compagni! Maledetti ninja di Mizukumi?"
     
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    Notte

    Io, la kunoichi di Grimdad e il piccolo Ko avevamo trovato una buona posizione da cui osservare la parte bassa della baraccopoli, grazie anche alla particolare capacità della mia collega di agire sulla vegetazione circostante.
    Il tempo sembrò trascorrere senza che nulla turbasse la tranquillità di quel luogo fino a quando qualcosa sembrò disturbare la nostra veglia.
    All'inizio pensai ad un gioco di luci e ombre, poi concentrando la vista nella direzione che aveva attirato la mia attenzione notai due figure che si stavano allontanando in maniera furtiva dalla baraccopoli.
    Cercando di focalizzare al meglio la vista su di loro notai come stessero trasportando una sorta di sacco, che di per sé poteva anche non risultare sospetto, se non fosse che tale fagotto avesse anche la tendenza ad agitarsi.
    Prima ancora di poter reagire le due figure si stavano allontanando in direzione delle grotte.
    Senza indugiare e di comune accordo con Midori, partimmo al loro inseguimento, non prima di inviare Ko ad avvisare gli altri.
    Chissà per quale motivo le persone sembravano non notare la presenza del cucciolo di drago, tanto che Itai aveva precedentemenrte richiamato uno dei suoi Tengu per supportare il gruppo di Arashi e Yuki.



    L'inseguimento

    Inseguire il duo di rapitori ci condusse fino ad un grande ambiente sotterraneo nella zona delle caverne da cui si dipanavano innumerevoli cunicoli.
    Un labirinto naturale in cui potevamo perderci senza speranza se avessimo perso di vista il nostro obiettivo. Purtroppo la distanza che ci separava non ci aiutava. Prima che scomparissero alla nostra vita, richiamai a me i piccoli amici di inchiostro, otto in tutto, che inviai tranne due all'inseguimento dei tizi sparpagliandoli a coppie.
    Li dotai della capacità tipica delle aracnidi, permettendo loro di muoversi agilmente nei terreni più sconnessi, arrampicandosi e infiltrandosi anche nelle fessure più strette, possibilmente godendo del favore delle tenebre.
    Concentrandomi sui loro sensi, con buone possibilità, i ragni mi avrebbero mostrato la via presa dai tizi e dal loro prezioso carico.

    Una volta riuniti con i nostri compagni accademici e di Grimdad ci saremmo ugualmente ridivisi in tre gruppi.
    Io e Midori avremmo imboccato il corridoio preso dalla coppia di rapitori assieme a Ko, mentre il restanti quattro si sarebbero equamente suddivisi per ispezionare gli altri cunicoli per sicurezza.
    In caso di necessità avremmo utilizzato le nostre rispettive evocazioni per comunicare, sebbene ad entrambi i gruppi affidai una delle aracnidi restanti.



    OT:

    Consumi: 1/2 basso pari ad uno slot dimensionale con cui creo otto aracnidi.
    Slot azioni equamente distribuiti tra l'inseguimento e il movimento delle tre coppie di aracnidi inviate all'inseguimento.
     
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    Prigione di Fhemali - Cunicoli ed Oltre...

    [I Ragni inseguitori]

    I ragni d'inchiostro di Miyori avrebbero seguito senza problemi il duo di rapitori ed il loro ingombrante carico, fino ad uscire, alla luce della luna, in uno spiazzo piuttosto ampio, che affacciava chiaramente su un'altra baraccopoli.
    Lì, ad attendere quel duo di rapitori, ci sarebbero stati altri due uomini, dalle logore casacche in parte rosse, come la luna permetteva di vedere, "Ce ne avete messo di tempo...", disse una delle figure lì davanti a loro, "Non sono tutti dei santoni lì da noi... ora le ronde sono più coperte.", rispose uno dei due rapitori, "Ma fortunatamente abbiamo comunque fatto abbastanza in fretta...", concluse l'altro, "Ed abbiamo trovato anche una buona cavia, giusto priva di un braccio...", sottolineò soddisfatto, mostrando il contenuto del sacco ai presenti, per quanto, nella penombra della luna i ragni non riuscirono ad inquadrare bene se non una ciocca di capelli neri.
    "Anche noi abbiamo una cavia qui!", avrebbe replicato il primo dei due, indicando la sacca che il suo compare portava in spalla.

    Di lì a poco, il gruppo di quattro persone si sarebbe spostato, dirigendosi non verso la baraccopoli nelle vicinanze, bensì verso la zona boschiva confinante, dove i ragni avrebbero potuto seguirli finché gli stessi non fossero scomparsi ai loro sensi, quasi fossero stati inghiottiti dalla vegetazione stessa.

    [Miyori & Midori]

    Dopo essersi divisi dagli altri due gruppi, una volta riunitisi nelle grotte, le due kunoichi avrebbero seguito il cunicolo che si dirigeva verso Nord, avanzando nello stesso avrebbero ben presto visto della luce e lì, a pochi metri dall'uscita, un gruppo di uomini che stava cercando intorno al cunicolo.
    "Come vogliamo evitarli?", avrebbe mimato Midori alla kunoichi della Foglia, disponibile ad ascoltare ogni suo suggerimento, prima di agire.
    Nel peggiore dei casi, la kunoichi di Mizukumi avrebbe anche potuto creare un utilizzare uno dei suoi genjutsu floreali, come li definiva lei, per dare alle due qualche secondo per allontanarsi.
    Quando poi si fossero mosse verso la foresta, le due avrebbero avuto davanti a loro un serio problema: dov'erano finiti i rapitori che inseguivano? Stava alle loro abilità capire come trovarli in quella piccola boscaglia molto rigogliosa.
     
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