Maeda Keiji!

Festival alla corte dei petali di ciliegio

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  1. Maeda Keiji
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    Yo! Ore wa Maeda Keiji da!

    Il vagabondo dei Maeda si trovava nel villaggio di Omura, la primavera era giunta. Tutte le persone erano in festa per la celebrazione dell'Hanami, la sacra fioritura dei ciliegi. C'era un grande spiazzo, un'area di terra battuta, confinante con un grande giardino, una semplice distesa verde. Una strada sulla destra si innalzava lassù, in cima, sorvolando la grande piazza colma di gente festante, ricca di ciliegi carichi come in nessun altro periodo annuale di chiari petali di ciliegio. Al centro della grande piazza un palchetto venne eretto , dove senza sosta esibizionisti di ogni tipo si davano il cambio ormai da giorni e giorni. Spettacoli Kaburi, marionettisti, persine spettacoli di gheishe, ogni genere di intrattenimento era ben accetto dalla gente. L'odore di alcol e cibarie varie quasi offuscava il profumo dei ciliegi, il chiasso delle persone sovrastava lo scrosciare del fiume passante li vicino.
    In cima a quella strada sulla destra, il Daimyo della zona, insieme al suo inseparabile braccio destro, si gustavano una tazza di saké, ai piedi dei grandi ciliegi in fiore.



    Sul palco ormai l'esibizione ormai era arrivata al termine ed un nuovo intrattenitore stava per avviarsi ai suoi 10 minuti di gloria. Vestiva di abiti sfarzosi, portava dietro la schiena quella che sembrava una grande Nodachi, aveva delle piume di rapace tra i capelli ed una curiosa scimmietta sulla spalla destra. Tutti, dalle giovani ragazzine agli anziani signori, si fermaro per un istante, il rumore cessò. La bellezza di quel ragazzo folgorò la chiassosa folla festante, impresionata dalla sua prestanza. Il vento e lo scrosciare dell'acqua per un istante si rifecero sentire, ma fu li che il vagabondo prese parola.



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    « Ohi ohi cos'è quel silezio? Hey hey, noi dobbiamo divertirci! Ar-at-ta! Io sono Maeda Keiji, mentre lui è Yumekichi - riferendosi alla vispa scimmietta che si era portata intanto a terra avanti a lui - e insieme vi narreremo una vicenda d'amore, un amore più forte di tutto l'odio del mondo. È la storia diToshie e Matsu-neechan e di Kenshin e Kasuga-chan!
    Cosa, non li conoscete? Andiamo gente, su! La vita deve essere piena d'amore, cosa volevate, una storia di guerra,? Tsk, va bene dai, vi accontenterò! Questa storia parla dell'amore che si contrappone all'odio, come fecero sia Matsu nee-chan che come il Dokuganryu, che pose la parola fine alla storia! Dovete sapere che c'era un mostro una volta, che voleva conquistare il mondo intero. Era un vero demone! Odiava tutti, persino sua moglie, dicevano che fosse il diavolo in persona! Non lasciava in vita neppure i bambini al suo passaggio, forse è proprio vicino a questo palco! Scherzo bambini, il demone non c'è più, perchè qualcuno riuscì a sconfiggerlo, nonostante si dicesse che lui discendesse dal cielo addirittura. Io ero li, e c'erano anche Toshie e Matsu-nechan, eravamo tutti uniti per affrontare questo demone. Nonostante la tristezza che ci faceva, perchè non si può essere felici quando c'è una persona che non ha mai conosciuto l'amore.


    Eravamo mossi da compassione, eppure dovettimo scendere nel campo di battaglia, facemmo a pezzi uno ad uno! - mimando il movimento di colpire la povera scimmietta indifesa con la spada di legno che portava sulla schiena - Eh, non volevamo uccidere, ma non avevamo altra scelta, perchè si trattava di lottare contro il re demone. Ma io, Maeda Keiji, dimostrai che nemmeno il Re Demone nacque come Re Demone, perchè ognuno di noi vuole solo amare, essere felice! Con la benedizione di Bishamonten che mi guardava, che mi fece arrivare qui per narrarvi le mie eroiche gesta, in questo giorno festoso. Alla fine il Re Demone si pentì dei suoi peccati, grazie all'aiuto del guerriro di Oshu. Na, Yumekichi? »


    « Chi!! »



    La folla applaudiva, beveva, gridava, mentre Maeda Keiji con il suo sorriso infatuava le donne del posto. I bambini sembravano interessarsi di più a Yumekichi, ma ormai il suo tempo sul palco era terminato, il prossimo spettacolo stava per andare in scena e lui, facendo risalire velocemente la scimmietta lungo il suo braccio, abbandonò il palco, dirigendosi verso le bancarelle della città.

    Il tutto mentre la festa in città continuava più chiassosa che mai, mentre il vagabondo di Maeda veniva osservato con attenzione dal Daimyo del villaggio.

    « Che buffone.. non è male però »



    Passarono un paio di minuti ed iniziò una parata, al quale il giovane Maeda volle partecipare attivamente, era il modo migliore di spendere il tempo quello di divertirsi, o almeno lo era quando se ne aveva la possibilità.

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    Edited by Maeda Keiji - 13/7/2011, 15:08
     
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  2. Kalastor
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    Festival dei Ciliegi!
    Doverosa Premessa.


    Yoku non sapeva bene come si era trovato a passare per il Villaggio di Homura. Forse era di ritorno da una Missione. O forse stava andando in Missione.. O forse ancora stava semplicemente girando a casaccio, come gli capitava di fare nei momenti liberi. Fatto sta che la primavera quasi lo colse di sorpresa e nel tentativo di celebrare quel grandioso periodo dell'anno con un sana bevuta si trovò a deviare dal suo percorso - qualunque esso fosse.. - per una piccola sosta nel villaggio più vicino. Per l'appunto, quello di Homura. Ora, com'è ormai risaputo un Ninja come Yoku non ha davvero bisogno di un pretesto per cedere ai piaceri dell'alcol. Cioè, il voler cedere ai piaceri dell'alcol è già una motivazione sufficiente! Però è anche convinto che il sakè abbia un sapore migliore, quando c'è un buon motivo per berlo! Il Festival dei Ciliegi era per questo un'occasione semplicemente perfetta! Sicuramente quello che aveva da fare non era così importante, e se anche lo era poteva aspettare un paio di giorni senza che nessuno ci rimettesse la vita. O almeno era probabile che fosse così.

    Festival dei Ciliegi!
    Festeggiamo!


    Fece tutto quello che bisogna fare alle feste popolari. Comprò i dango, partecipò alla pesca dei pesciolini rossi, acquistò una maschera di legno, un paio di sandali, mangiò la carne speziata e si fece pitturare il viso, scambiò il suo vestito con uno più festoso e pregò al tempio locale. Così alla fine si ritrovò con indosso un kimono rosso decorato con motivi di fiamme arancioni, una maschera da volpe legata dietro la testa ad un fiore giallo acceso disegnato attorno all'occhio destro. Ai piedi portava quelli che poteva definire come i sandali più comodi che avesse mai avuto il piacere di calzare ed il vestito nuovo gli calzava talmente bene da temere di poterlo macchiare con i due stecchi di palline dolci che reggeva nella mano destra. Inizialmente era soltanto uno, ma aveva ottenuto l'altro da una ragazzina in cambio di un sacchetto con dentro quattro pesciolini, per la gioia di entrambi. La carne gli aveva messo una gran sete ma il sakè l'aveva spento ed ora teneva quanto rimaneva in una fiaschetta legata alla cintura, proprio di fianco alle sue spade. Inutile dirlo, era veramente di ottimo umore, soprattutto considerato che l'unica tradizione che gli mancava da rispettare era quella degli spettacoli.

    Si piazzò in seconda fila, giusto dietro la torma di bambini che si accalcava ai piedi del palco. Si sentiva completamente a proprio agio perchè lui stesso era cresciuto in un ambiente simile. Uno dei pochi ricordi che ancora conservava della sua infanzia era ambientato in una fiera molto simile a quella, dove assieme alla sorellina sedeva fra le braccia dei genitori mentre grandi fuochi d'artificio illuminavano il cielo. Stare in mezzo a quella gente lo riportava indietro ai giorni in cui era stato davvero felice, ma al tempo stesso lo faceva avvinare a quella vita che un giorno sognava di poter fare sua. Quella semplicità si discostava molto dalle grandi imprese alle quali era suo malgrado destinato, ma riusciva a dargli una gioia di gran lunga maggiore. Si lasciò così catturare dall'atmosfera festosa, e quando fu il turno di Maeda fu lui il primo ad applaudire e l'ultimo a smettere di urlare. Amore, eroismo ed epiche battaglie, quello era il genere di storia che preferiva in assoluto! Magari un giorno avrebbero scritto qualcosa anche su di lui, sul suo allievo Ippei, sull'altero Shiltar, sulla dolce Shay, sul folle Luis e sul grande Dapaisu! Sì, doveva essere così, e quella convinzione lo fece gridare ancora più forte, spingendolo poi a cercare il brillante attore per complimentarsi con lui. Ma la folla se lo mangiò, e per diverso tempo non riuscì a trovarlo. Almeno fino a quando i fumi dell'alcol non lo fecero offrire volontario per fare il portantino durante la parata. Per puro caso si trovò in testa, proprio di fianco alla persona che stava cercando.

    Hey! - Gli ci volle diverso tempo per rendersene conto. - Ma guarda che coincidenza, ti stavo cercando! - Alzò la voce per farsi sentire in mezzo al frastuono. - Hai raccontato una bella storia, era la prima volta che la sentivo! - Annuì, aprendo le labbra in un largo sorriso che mise in mostra i suoi denti candidi. - Da dove viene?



     
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  3. Maeda Keiji
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    Rivelazione: Il viandante dell'altro continente

    Il vagabondo dei Maeda, come al suo solito, trascorreva il tempo in allegria. Non gli bastava far cadere ai suoi piedi le giovani ragazze indifese dal suo fascino, ne narrare avventure che avevano sconvolto la sua vita, in forma notevolmente romanzata, no. Eccolo li, in prima fila a sorreggere il portantino con il simbolo della festa dei ciliegi in fiore. Saltellava a destra e sinistra, correndo per le strade a ritmo di musica, insieme alle altre persone festanti. Il piccolo Yumekichi era più vispo che mai, aveva persino lasciato la spalla del suo inseparabile amico per posizionarsi al centro del monumento. « Chi! Chi!! » gridava a tutta forza, con quella sua vocina stridula che penetrava le orecchie. Keiji a malapena riuscì a sentire le parole a lui rivolte da parte di un individuo proprio a fianco a lui, dall'altro lato del portantino. Lo guardò per un istante, osservando tutti i particolari di quell'uomo, da dettagli come la presenza di spade, a cose ben più evidenti come il disegno sul volto. Calò lo sguardo su sé stesso, per poi sospirare. « E pensare che dicono che io sia eccentrico nel vestire. »

    Il chiasso era assordante e i gomiti erano stati alzati, come tradizione, ben sopra la normale soglia sopportabile. Di fronte a Keiji, con le spalle coperte, un uomo nudo che copriva il suo membro con un capello, danzava facendo finta di scoprirsi ma prontamente riparandosi con un secondo cappello, e così ancora, e ancora, finché non cadde a terra perdendo conoscenza. Il suo compare di parata attendeva risposta e Keiji scelse di calibrare bene le parole, probabilmente era quello che aveva bevuto di meno, la sua natura di festaiolo era pareggiabile dalle altre persone solo annaffiandosi di saké. « È del tutto comprensibile che tu non conosca questa storia, infatti, non è una vicenda di queste terre. Non vedo motivo per nasconderlo, il fatto è che non sono nativo di questo continente di shinobi, o meglio, provengo proprio da una zona oltre le montagne a nord-ovest, zona per voi ninja di dominio della Terra, ma in realtà perfettamente autonoma. Le cose in comune sono tantissime, praticamente non cambia quasi nulla, tranne che per il fatto che gli shinobi sono veramente pochi, si contano sul palmo delle mani. Ma probabilmente è inutile che te lo racconti ora, se vuoi, dopo, - continuo gridando – POSSIAMO ANDARE A BERE QUALCOSA! »
    Keiji lanciò la sua offerta allo sconosciuto, non era uomo che aveva paura o timore altrui, caratteristica forse non molto consona a quel mondo d’assassini. Curiosa però, fu la reazione del piccolo Yumekichi. Con fare sospettoso si avvicinò alla mano dell’uomo in rosso toccandola con cautela e delicatezza un paio di volte, per poi tornare di corsa dentro il soprabito di Keiji. Il tutto mentre, con totale disinvoltura, i due saltavano avanti e indietro, finché la parata non terminò per loro, con l’arrivo del cambio dei volontari.
    Stavano poggiando il portantino, quando un vecchio ubriaco si schiantò clamorosamente su Keiji, rimbalzando dietro di 2 metri almeno. Se il giovane Maeda ne uscì praticamente illeso, lo stesso non fu per i suoi abiti. Infatti, il vecchio stava trasportando delle ciotole piene di cibarie varie, quando o a causa dell’alcol o di una spinta, rovesciò tutto addosso al malcapitato Keiji. « Mi dispiace! Mi dispiace! Giuro di non averlo fatto di proposito, la prego! Mi creda! » Sembrava davvero terrorizzato nel parlare, forse per via della stazza di Keiji, forse perché magari gli piaceva come cantastorie e non voleva essere preso in antipatia. Dal canto suo, Keiji reagì donando un paio di monetine a Yumekichi, che prontamente le consegnò al signore, ancora in ginocchio. « No problem! Si vada a comprare altro cibo, io dovrò solo cambiarmi. Stia tranquillo. ». Sorrise, seriamente. Non per finta, sapeva che una cosa del genere non era motivo per litigare con qualcuno. L’unica cosa che gli creava un po’ fastidio, era quale fosse l’altro unico abito che aveva a disposizione in quel momento. « Se vuoi scusarmi, vado un secondo a cambiarmi, aspettami qui. » Tornò dopo 3 minuti esatti, e se Yoku fosse rimasto ad aspettarlo, lo avrebbe trovato con addosso la vestige del Clan Maeda, che dopo l’ultimo episodio con suo zio aveva ricevuto in dono. « Andiamo? »




    Edited by Maeda Keiji - 12/7/2011, 08:48
     
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  4. Kalastor
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    Festival dei Ciliegi!
    Fortunati Incontri.


    Dal Paese della Terra? - La sua espressione divenne meravigliata. - Fantastico, se ne incontrano poche di persone provenienti da lì! - Gli rivolse una seconda volta il suo miglior sorriso. - Andata, ti offrirò da bere!



    Poteva benissimo essere una coincidenza che proprio in quei giorni gli fosse capitato d'incontrare un Ninja proveniente da quella regione. Oppure poteva non esserlo. Yoku ormai aveva smesso di credere nel destino, perchè l'idea stessa che qualcuno o qualcosa potesse controllare le sue azioni lo irritava, ma allo stesso modo non credeva nel caso. Tutto accade per una ragione, ma sono le scelte che uno compie a modificare il corso degli eventi. Quindi anche quell'incontro doveva significare qualcosa, in un modo o nell'altro tutti gli eventi più importanti della sua vita erano legati ad Iwa. Prima c'era stato Dapaisu, il quale gli aveva insegnato che esiste un altro modo per fare i Ninja. Poi c'era stata la Via Rossa, durante la quale aveva compreso quali fossero i suoi limiti ed aveva trovato la forza per diventare una persona migliore. Ed ora durante uno dei suoi tanti viaggi gli capitava di conoscere proprio un cantastorie proveniente da lì. Com'era sua abitudine decise di seguire l'ennesimo filo di lana che la vita gli metteva di fronte, anche solo per scoprire dove l'avrebbe condotto. La reazione della scimmietta lo lasciò piuttosto perplesso ma si riservò tutte le domande per quando avrebbero bevuto assieme, un momento sicuramente più adatto.

    Che Maeda fosse un tipo interessante l'aveva sempre sospettato ma ne ebbe la conferma quando un anziano signore si scontrò con lui. Molte altre persone avrebbero reagito in malo modo, imprecando e piantando un casino per un nonnulla, ma non quel ragazzo. Per assurdo, sembrava addirittura più dispiaciuto del vecchio! Yoku ammirava quel genere di comportamento e credeva fosse la vera chiave per costruire un Mondo in pace. Fu quindi ben felice di aspettarlo. Nel mentre si concesse ancora qualche momento per riflettere. Nel suo ultimo viaggio aveva trovato una Roccia molto diversa da come gli era stata raccontata. Il Paese era per gran parte sotto il controllo dei Nukenin e nelle zone contese infuriava la guerra civile fra i sostenitori del vecchio Tsuchikage disperso ed i collaborazionisti con le forse d'invasione, mentre la popolazione pativa la fame ed era schiacciata nella morsa della tirannia. Ma non era sempre stato così, non poteva esserlo, di sicuro un tempo Iwa era stato un grande Villaggio, e quella storia lo confermava. Andata, una volta risolti i suoi affari dall'altra parte la prossima meta sarebbe stata il Paese delle Terra.

    Sicuro! - La voce di Maeda lo distolse dai suoi pensieri. - Non conosco questo villaggio ma ho trovato un chiosco simpatico. - Dando per scontato che l'avrebbe seguito s'incamminò in mezzo alla folla. - Ci ho comprato questo! - Accennò alla fiaschetta che portava al fianco destro. - È sakè con dentro i fiori di ciliegio! - Riusciva a farsi strada fra la folla senza particolari problemi. - È buono, sa di.. fiori di ciliegio! - Scoppiò a ridere, divertito dalla sua stessa affermazione. - Vieni, si è appena liberato un posto!



    In realtà si trattava di un tavolo lungo una ventina di metri con una panca per lato, sul quale era ammassata una quantità incredibile di persone, tutte impegnate a bere e mangiare. Come in ogni altro angolo del Villaggio, anche lì regnava un caos allo stato primevo. Schiamazzi, urla, risate, senza nessun ritegno e senza nessuna limitazione, ogni azione votata solo alla soddisfazione degli istinti basilari. Bere, mangiare, e chissà che altro. Di quella atmosfera Yoku aveva fatto uno stile di vita e ci si buttava a capofitto ogni volta che ne aveva occasione. Vivendo sempre ad un passo dalla morte, quei momenti gli davano la possibilità di assaporare la vita nella sua forma più genuina, godendo di pochi e semplici piaceri, mandando giù alcol sino a perdere i sensi. Lui era anche quello, fra le tante cose.

    Ad ogni buon conto, io sono Kyozu del Paese del Fuoco. - Allungò la mano attraverso il tavolo. - Così vieni dal Paese della Terra! - Gli dispiaceva mentire, ma non poteva in alcun modo rischiare di compromettere la sua missione, qualunque essa fosse. - Conoscevo un Ninja di quelle parti, gran combattente, ma soprattutto gran bevitore. - Ridacchiò. - Spero non sarai da meno, io bevo forte e non vorrei che un ragazzone della tua stazza sfigurasse contro uno mingherlino come me!

     
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    Sotto un cielo di petali di ciliegio.



    Narrato
    pensato
    «Parlato di Miyori Uchiha»


    miyorieipetalidiciliegi
    Passeggiare sotto un cielo di petali di ciliegio; lasciare che il vento trasporti il loro profumo, era una sensazione unica, che non avevo mai provato nel corso dei miei quattordici anni di vita.
    A Suiren la primavera era accompagnata dai bucaneve che facevano capolino dal manto innevato che copriva la terra.
    Non esistevano viali alberati adorni di boccioli dalla sfumature rosa pastello, ne' il terreno era cosparso dei suoi petali.
    Mi guardavo attorno rapita da quello spettacolo con il mio quaderno di ricordi stretto tra le braccia.
    Volevo ritrarre ogni cosa, lasciando che le emozioni guidassero la mia mano, il pennello.
    Avevo trovato un posto perfetto per dipingere a poca distanza da un palco dove si alternavano esibizioni di ogni genere. Seduta sopra una pila di casse di legno, accatastate l'una sull'altra dopo essere state svuotate del loro contenuto, stavo ritraendo la piazza, quando un giovane colpì la mia attenzione. Indossava abiti di una foggia particolare, probabilmente su un'altra persona avrebbero stonato, eppure su di lui calzavano alla perfezione. Dalle sue spalle spiccava un Nodachi, un'arma che conoscevo, ma che raramente avevo visto in azione. I lunghi capelli castani ricadevano in una coda di cavallo ornata alla sommità da delle piume di un qualche rapace. Era accompagnato da una piccola scimmia, che mi provocò una profonda sensazione di tenerezza. Istintivamente lo trovai simpatico, e doveva essere decisamente carismatico a giudicare dal silenzio che calò attorno a lui, come se gli spettatori fossero rimasti ammutoliti dalla sua presenza. Era una qualche forma di genjutsu? La mia domanda si perse nel canto del vento e nello scosciare dell'acqua e fu proprio allora che lui parlò, raccontando una storia.
    Mi persi nelle sue parole, mentre ritraevo alcune immagini di quel racconto, così ben descritte che mi sembrava di viverle in quel preciso istante in prima persona. E mentre dipingevo dedicai al narratore e alla scimmietta alcuni schizzi.
    Maeda Keiji,... Yumekichi... chissà da quale terra provenivano; chissà quale era la loro storia.
    Mi domandai se fosse solo un racconto, se lui non fosse solo un attore di grande talento. Possibile che fose uno dei protagonisti?
    Se era tutto vero, allora lui aveva visto un kami, sebbene parlasse di un re demone nello specifico.

    Il tempo della narrazione scivolò via implacabile, lasciando un vuoto quando pronunciò le sue ultime parole, quando mise fine alla sua storia.

    Solo un momento...

    Mi sarebbe bastato solo un altro istante per terminare quel ritratto, il mio personale ringraziamento per quelle emozioni che si erano trasformate in memorie indelebili, in dipinti custoditi nel mio quaderno.
    Purtroppo lo persi di vista, tra il clamore della folla.
    Saltai giù dalle casse, ma fu tutto inutile. Mi ritrovai immersa nel fiume di passanti, tra sospiri di fanciulle, e le grida eccitate di alcuni bambini che stavano descrivendo la piccola scimmia.
    Facendomi strada finii davanti al palco.
    Forse in qualche modo potevo ringraziarlo lo stesso.
    Infilai l'album dentro lo zaino estraendo al suo posto un flauto.
    Quanto tempo era che non suonavo?
    Sollevai lo sguardo verso l'alto.
    Sembrava così alto.
    Sarei riuscita sul serio ad eseguire quel brano?
    Non l'avrei mai saputo se non avessi provato.
    Inspirando profondamente poggiai il piede sul primo gradino, iniziando a salire.
    Una volta sul palco, mi guardai attorno.
    Non c'era tanta folla.

    Chiusi gli occhi lasciando che il mio respiro si calmasse.
    E iniziai a suonare, dedicando a quel giovane misterioso la melodia seguente.


    Quando l'ultima nota si spense, non diedi il tempo ai presenti di accorgersi che avevo terminato l'esecuzione, svanendo rapidamente alla loro vista.
    Girovagai tra le bancarelle, concedendomi come dolce un mochi avvolto in una foglia di ciliegio.
    E ancora una volta il caso fece incrociare le nostre strade...
    Cercai di svicolare tra la folla, sollevandomi sulle punte per vedere meglio la parata, di vedere Maeda san.
    Saltellando da un piede all'altro lo vidi per un solo istante.
    Lo seguii con lo sguardo finché non sparì alla mia vista.
    Peccato!
    Mi persi tra le vie adorne di boccioli di ciliegio, alla ricerca della strada che conduceva la tempio.
    Chissà se ad Omura credevano nei kami.
    Dopo aver pregato, in una delle vie laterali trovai un'erboristeria che vendeva sacchetti di the in foglie aromatizzato con petali di ciliegio.
    Ne presi qualcuno da regalare a nii san, Toshi san e Susumu.
    Felice dei miei nuovi acquisti mi incamminai verso un posto dove poter sedermi e ordinare qualcosa da magiare.
    Non fu un'impresa facile.
    La gente si era affollata ovunque e sembrava che chiedere un bicchiere d'acqua al posto del sakè fosse un gesto scortese nei confronti degli osti.
    Sospirando mi rassegnai a mangiare solo qualche onigiri ripieno al tonno, sperando in una fontana più tardi.
    Mentre cercavo un posto dove sedermi sentii una voce che mi suonava vagamente familiare, tra il vociare degli avventori seduti su delle panche ai lati di una lunga tavolata.
    Avvicinandomi per poco non feci cadere il piattino di carta con gli onigiri.


    Maeda san?

    Che fare? Potevo disturbarlo? Era in compagnia di un'altra persona, non sarebbe stato educato intromettermi da parte mia.
    Ma forse quella sarebbe stata la mia unica occasione di potergli dare il ritratto.
    E ripetere i precetti del bushido a mente non mi avrebbe aiutato a prendere una decisione.
    Inspirai profondamente, rilasciando l'aria di botto e mi mossi nella loro direzione.


    «Scusate se vi disturbo, non vi ruberò che pochi istanti.» Esordii con un tono d voce cortese, rivolgendo ai due uomini un inchino formale. «Mi chiamo Miyori e desideravo fare un dono al qui presente Maeda san.» Continuai poggiando per un istante il piattino in un punto del tavolo libero da bicchieri, bottiglie e quant'altro, per poter estrarre la pergamena. «Prego, vogliate accettarlo in segno di ringraziamento per la vostra storia, per quanto sia stato un racconto per certi versi sofferto e doloroso. Il kami, perdonate il re demone, non è una finzione vero?» Commentai mentre il mio volto si faceva serio, porgendo il foglio su cui avevo ritratto lui e Yumekichi chan.

     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Racconto Di un Viaggio
    “sulla Strada del Ritorno”



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    Non ricordava neppure come vi fosse finito in quel posto, in Realtà Etsuko era tempo che non ricordava nulla della propria vita precedente se non piccoli dettagli, di cui avrebbe preferito volentieri dissiparne gl’appannati sprazzi.
    Aveva seguito in fiume nel suo viaggio verso il passato, ritrovandosi in quel piccolo centro cittadino. La quiete del posto e l’isolata conformazione geografica l’aveva convinto a stabilizzarsi per alcuni giorni lì, per rinfrancarsi dal lungo viaggio e per recuperare forze e vivande. Mai avrebbe pensato di trovarsi da li a qualche giorno ad affrontare la fiumana umana che or gli si parava avanti nella lunga via cittadina, di gente così eccessivamente felice, infagottata di cibo e così dannatamente allegra e cordiale, sintomo probabilmente di un eccessivo, anzi spropositato uso di Alcool. Eppur avrebbe dovuto capirlo dall’operosità degl’abitanti del luogo nell’allestimento di un piccolo palchetto nel cuore pulsante del villaggio, dalle bancarelle disseminate lungo le strade, dai festoni e gl’addobbi a rendere i normali alloggi così sfarzosi e a tratti ridicoli. Nonostante questo mai avrebbe creduto che i festeggiamenti per L’Hanami, la fioritura degl’alberi di ciliegio, potesse attrarre così tanta gente.
    Così, cercando di scansare il più possibile la moltitudine di corpi instabili e non curanti del passaggio di altra gente, s’era ritrovato circondato da un gruppo di danzatori folcloristici che l’avevano forzatamente tirato, nei loro festeggiamenti, insegnandogli improponibili passi di danza di cui aveva pur dovuto eseguirne la successione.
    Riuscito a sgusciare furtivamente dal gruppo, che pareva più abile nel ricercalo di qualsiasi ninja inseguitore, forse, Aveva pensato Etsuko, riuscivano a captare il suo assoluto disprezzo per quel genere di cose, tentando di trasformarlo in voglie di fare. Si era così ritrovato a fare i conti con una insolita vecchietta che pareva non parlare la sua lingua, o meglio era stato forse un ingegnoso e rodato escamotage per affibbiargli quella ridicola maschera da demone che adesso indossava sul capo e che aveva dovuto pagare se non avesse desiderato portarsi la vecchietta sin dietro la locanda in cui alloggiava … e dato lo scarso fascino di cui disponeva la donna, quella di pagarla per andar via era risultata la soluzione migliore.
    Ora aveva trovato un minimo di tranquillità proprio dove non se lo sarebbe mai aspettato, ovvero nell’animo della celebrazione, dove era allestito il palchetto, sul quale in successione si esibivano artisti d’ogni genere. Etsuko era giunto proprio quando un ragazzo, dall’aspetto bizzarro ma dal fascino inconsueto, era riuscito ad accaparrarsi con esemplare maestria e con fare ammaliante, l’attenzione della folla con una storia di demoni e amori …
    Era infatti un abile cantastorie!

    Ah … la solita solfa trita e ritrita.

    Questo era stato il commento del ragazzo di Kiri, al racconto del giovane. Di cui non aveva apprezzato particolarmente il finale.
    Aveva poi approfittato della successiva parata per seguire il fiume di gente, sfruttando quella spinta, sino ad una zona leggermente più tranquilla per poi sgusciare nei pressi di un Chiosco, vi era una tavolata piena di gente, ma subito, Etsuko notò un posto ove accomodarsi, il suo occupante colmo sino allo stremo di Sakè si era accasciato sulla panca scivolando, nella completa noncuranza generale, al suolo dove si era così addormentato profondamente circondato da urla e frastuono.
    Avrebbe ordinato qualcosa di forte Etsuko, l’unico modo per dimenticare l’infernale serie di sventurati eventi che si era susseguita durante tutta la giornata. Ma non era ancora finita, si era appena accorto a causa dell’attenzione che una giovane aveva attirato su di se, stendendo un rotolo sul tavolo nella zona priva di bicchieri, della presenza del Cantastorie e della sua adorabile Scimmietta, accompagnato da un altro individuo e di questa ragazzetta che ora ostentava il suo ritratto, che Etsuko ad una prima occhiata giudico stilisticamente ben realizzato. Non aveva inoltre potuto fare a meno di udire le parole di elogio che gli erano state riferite. Aveva pur avuto la tentazione di non intervenire, ma poi aveva prevalso la voglia di dir la sua.
    E così senza sollevare lo sguardo dal suo bicchiere aveva continuato.

    Quindi ognuno di noi vuole solo Amare, Essere felici …
    Ahhhh… mi sa tanto di spot pubblicitario, chi sovvenziona le tue storie Forse l’impero?


    Il tono era ovviamente ironico.

    La banalità del bene che predomina sul male, dei buoni sui cattivi, del re demone che alla fine si pente, naaaa … ma perché mai un cattivo non decide di rimanere cattivo sino alla fine in queste storie? Perché mai questi racconti non raccontano mai poi quello che si rivela essere la cruda realtà, dovremmo insegnare ai bambini che non tutto è rose e fiori come raccontano le favole, un giorno potrebbero addirittura crederci e magari farlo nel momento sbagliato.

    Il pragmatismo di Etsuko era caparbio a morire e tendeva a mettere in dubbio i principi base del pensiero comune e della normale visione delle cose, come un filosofo anticonformista ed eclettico si poneva di petto e d’impatto nella normale visione della vita.

    Io la vedo in modo diverso.


     
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  7. Maeda Keiji
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    Dissenso!


    Ancora non conosceva ancora il nome di quella persona, però ciò non era un motivo per non invitarlo a bere, anzi, semmai rappresentava un occasione per farlo. Durante i tre minuti in cui si allontanò, fu così sfortunato da rendersi conto che il suo vestito non era stato solamente sporcato, ma che mentre mentre lo appoggiava su un cesto, lanciandolo fuori dal box da dove si stava cambiando, qualcuno aveva pensato bene di rubarlo.
    "Mannò, dai.." Più che arrabbiato era seccato, trovare un sarto in grado di cucire un abito identico a quello, perchè su questo non si discuteva, sarebbe stato pressocché impossibile. Però, aveva altro a cui badare, quindi, con una busta con all'interno i resti suoi indumenti dismessi, ritornò frettolosamente dal suo amico. Si era cambiato in un sordido vicolo, dove sembravano non essere presenti negozi. Probabilmente un ladro, meno possibile era che fosse stato un moccioso per fare una biricchinata.
    « Yumekichi, cosa stavi facendo tu?! Eh? » La povera scimmietta, che si era fatta distrarre da una ragazzina che spargeva coriandoli al suo passaggio, non fece altro che infilarsi nella busta, senza degnare di una risposta Keiji. Rassegnato, tornò indietro, ritrovando poco più in là del punto in cui l'aveva lasciato il suo compare. La folla festante scorreva sulla strada come un fiume, però fortunatamente riuscì a scorgerlo subito. Ascoltò le parole del suo amico, compiaciuto, quasi invidioso di quella fiaschetta di saké. « Bene, direi che è perfetto. Inoltre me ne voglio comprare una identica, saké e ciliegi, niente di meglio esiste a questo mondo. Inoltre la fiaschetta è proprio bella, starebbe divinamente alla vita dei miei normali vestiti.. ah.. già. » Si incupì il poverò Maeda, di sarti in quel villaggio neanche l'ombra, quindi era meglio annaffiare i bei pensieri con del sano saké. Il posto era proprio come l'aveva immaginato, anzi, era come se sapesse già come fosse. Chi perde del tempo per immaginare come sarà una bettola dove andare a bere fino a scoppiare? Il primo posto che individuarono era al centro esatto di un tavolo enorme, dove sembrava vigere il divieto di fare silenzio. Keiji si sfilò KatoHajime, lanciando un'occhiata fulminea a Yumekichi. Il piccoletto sapeva cosa volesse dire, cioè non distrarti. Appoggiata la spada accanto a sé, la teneva sempre a braccio, tramite una larga corda, in modo da non doverla sempre osservare.

    Appena seduti, quello che scoprì chiamarsi Kyozu, dal Pase del Fuoco, iniziò a parlare. Facendo uno più uno, Keiji capì che era certamente uno shinobi. Interessante, pensò. Saprà di sicuro tutto su come usare il Chakra o altro, ma soprattutto sarà molto ma molto forte. Kyozu, Keiji intuì che avrebbe dovuto ricordare quel nome. Sapeva, inoltre, che la buona etichetta impone di presentarsi prima di fare domande, ma voleva assolutamente chiedere fin dove arrivavano le sue conoscenze, ma la sua curiosità fu interrotta dall'arrivo di un'inaspettata ragazza. Sembrava molto giovane, molto timida, però decisa.
    « Ohhhhhhh.. che bello! No, Yumekichi? » Esclamò Keiji vedendo quel capolavoro. « Certo che lo accettiamo, lo terremo sempre con noi, in ricordo di questa primavera. Per quanto riguarda la storia, beh, vedi.. Diciamo che Re Demone per alcuni è solo un soprannome, infatti io ho sempre pensato che nessuno a questo mondo possa nascere come Demone. Però, da quello che ho visto, e l'ho visto sul serio, ho ancora molte perplessità sugli eventi, che spero di schiarire in futuro. Infondo, forse non l'avrò detto, ma la storia del Re Demone non finisce con la sua morte, altrimenti sarebbe un semplice umano. Chissà, se anch'egli avrà amato alla fine, mi piace pensare di si. » La sua mente vagava in quei terribili ricordi, dalla morte di Toshihisa, fino alla morte di Oda, al rapporto con Hideyoshi, alla sua espulsione da Kaga. Il suo sguardo apparente perso, dove apparentemente è palesemente superfluo, fu riportato nelle terre di Omura dall'intromissione di un quarto partecipante al discorso, che senza presentarsi ne altro, espresse il proprio parere.
    Keiji sbuffò un pochino, quasi rassegnato. La conversazione si stava ormai focalizzato su di lui, non che l'essere protagonista delle scene fosse per lui un problema, ma ciò lo obbligava a rimandare la sua curiosità. « La mia posizione, per la quale impegnerò tutto me stesso e tutta la mia vita l'hai sentita, anche voi altri due l'avete sentita. Ora perchè non dite voi qualcosa, magari dopo potrei concludere la serata intrattenendovi un po', ma non riesco a fermare la mia curiosità ora. »




    Scusate il ritardo ma ancor di più il post scarno, ho pochissimo tempo per postare :(
     
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6 replies since 9/7/2011, 18:51   290 views
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