Una passeggiata per le vie di Konoha

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    Ashitaka, tornato pochi giorni prima dal suo lungo viaggio di addestramento durato circa tre anni, si stava concedendo dopo moltissimo tempo, un po' di meritato svago. Lo Hyuga aveva tentato più e più volte in questi anni a risvegliare il suo Byakughan, ma ciò non era ancora stato raggiunto, per questo il Nobile Hyuga stava iniziando a chiedersi se la sua linea di sangue fosse veramente nobile, poichè di solito le abilità oculari venivano acquisite già in giovane età, mentre lui, che aveva già compiuto il diciannovesimo anno di età, non era mai riuscito neanche per una volta a ricorrere alla potente abilità del Clan Hyuga.
    Leggermente in balia dei suoi pensieri, ma comunque attento e vigile su ciò che accadeva in quella grande strada all'interno del villaggio, lo Hyuga iniziò ad avvertire una leggera sensazione di fame, il suo primo pensiero, si rivolse ad un tipo in particolare di alimento, molto raffinato ma allo stesso tempo semplice, aveva intenzione di mangiare un po' di Sushi, ed infatti la direzione in cui stava camminando, lo avrebbe portato proprio di fronte ad un piccolo chiosco all'aperto, dove il gestore, del quale era un affezionato cliente riusciva a preparare un Sushi tra i migliori che lo shinobi di Konoha avesse mai assaggiato nel corso della sua vita.
    Così, tralasciando quei nefasti pensieri che lo tormentavano, Ashitaka entrò garbatamente all'interno del chiosco, dicendo con la sua voce dall'intensità molto bassa:

    Buongiorno signor Kenji, finalmente ci rivediamo dopo questi tre anni... Sa devo dire che mi è mancato mangiare il suo Sushi, e desidererei, se non le dispiace, che me ne preparasse un po' da portare via...



    Un Lieve sorriso si allargò sul bel volto di Ashitaka, mentre concludeva di parlare ed attendeva la risposta, che fu ovviamente positiva da parte del Negoziante, che con una superba maestria nell'uso dei coltelli da cucina, iniziò all'istante la preparazione abbastanza complicata del pregiato alimento.
    Ashitaka di solito non mangiava molto, ma per quella volta aveva ordinato una porzione extragrande, della qualità migliore, ed anche con alcuni bocconi di Fugu.
    Si sarebbe fatto un nobile pasto all'aperto, visto che bene o male da tre anni a questa parte, aveva mangiato solo in bettole da tre soldi, piene di tagliagole, e di sporcizia tale da non essere degne neanche di un cane da pagliaio.
    Dopo circa 10 minuti di attesa, dove Kenji sfilettò e compose i vari pezzi di Sushi, divisi e poi accostati secondo le varie tipologie e le varie preparazioni, il cuoco consegnò al giovane cliente una scatola abbastanza grande, con tutto il preparato al suo interno, un paio di bacchette, Ashitaka ordinò anche del sakè con gentilezza e garbo, poi salutando con riverenza il padrone del chiosco, iniziò ad allontanarsi, tornando a camminare lentamente.
    Più avanti vi era uno spiazzo verde, colmo di alberi che facevano una grande ombra, e dove l'aria circolava più fresca e pura, in quello spazio di solito erano montati dei piccoli tavolini ed alcune panchine da come il giovane si ricordava, così raggiunse il posto, e con sollievo notò che nulla era stato alterato da quando se ne era andato tre anni prima.
    Con calma, ma soprattutto con il suo atteggiamento posato ed educato, che non lasciava mai trasparire nessuna emozione, si sedette agilmente, ed aprendo il delizioso pasto, iniziò a mangiare lentamente e masticando piano e con la bocca chiusa, un vero Nobile è nobile in ogni aspetto della sua vita, questo pensava Ashitaka.
    Il gusto di quella pietanza era così sottile, pacato ma allo stesso tempo incredibilmente sfizioso...Non tutti sapevano gustarsi a pieno un piatto di buon sushi, serviva un palato ed un gusto molto raffinato.
    Lo Hyuga poi estrasse un piccolo bicchiere di porcellana e vi versò del sakè, e piano ne bevve, sentendo scendere in gola quel forte liquido alcolico, che così bene mischiava il suo sapore con quello del Sushi.

    Ad un tratto Ashitaka alzò la testa verso il cielo, ed iniziò ad ammirare l'immensa distesa color azzurro del cielo, interrotta a tratti da cumuli bianchi di nuvole simili a pecorelle.
    Iniziò a pensare a Konoha, a quanto solitamente era placido e tranquillo quel posto, e pensò che fosse un bene l'esser tornato a casa, in patria dove tutti sanno chi sei e dove tutti ti rispettano come Shinobi protettore del Villaggio.
    Presto, Ashitaka si sarebbe concentrato nel farsi promuovere a Chunin, visto che non aveva più intenzione di cimentarsi in sciocche missioni da bambini, lui aspirava a divenire importante per la foglia, aspirava a difenderla e a divenirne uno degli shinobi più importanti e famosi, poichè il suo Clan eccellesse di nuovo come il più potente di Konoha.

    Un giorno, un giorno sarò in grado di rendere tutto il Villaggio fiero delle mie gesta...
    Sarò in grado di porre fine a qualsiasi conflitto, ma prima, prima di ciò devo risvegliare i miei occhi, voglio ottenere il Byakughan, vanto del Clan Hyuga e jutsu oculare più potente....
    Ho deciso, devo trovare un maestro, un maestro che sappia come si risvegliano gli occhi, non posso contare solo su mio padre....



    Ashitaka osservava la gente di passaggio, alcuni erano shinobi, magari potevano non riconoscerlo, visto che era cresciuto notevolmente da quando stava a Konoha.
    Chissà se quel giorno si sarebbe convertito in qualcosa di più interessante del semplice svago...





     
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  2. Aimè
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    In giro per Konoha a creare problemi



    Una bellissima giornata estiva primeggiava in quel bellissimo villaggio ninja: il villaggio della foglia, Konoha. Il protagonista delle nostre storie, Shiky Aburame, era intento a gironzolare per il villaggio. Si era svegliato per le undici e prima di pranzare con il clan voleva andare a fare una passeggiata per il villaggio. Era stupendo il villaggio la mattina: la gente che lavorava, uomini d'affari in giacca e cravatta e fidanzatini che rivelano i propri sentimenti alla consorte. Si divertiva a guardarli, forse perchè non era nessuno di quelle tre tipologie, o forse perchè gli piaceva farsi i fatti altrui.
    Fato sta che Shiky, con un bel sorriso in faccia, si dirigeva verso una meta a lui sconosciuta giocherellando con un kunai e mangiando una brioche. Masticava poco garbatamente l'alimento, in modo quasi maleducato mentre il kunai, con fare pericoloso, girava attorno all'indice destro. Tutto era magnifico in quel momento, solo in quel momento... Infatti mentre si portava la brioche in bocca, un maledetto gattaccio la rubò scattando verso la fuga.


    Ei tu, brutto gattaccio!! Ridammi la mia BRIOCHE!!!!



    Una cosa che proprio non riusciva a sopportare erano i ladri, e quel gatto era proprio un gatto. Shiky iniziò un inseguimento per tutta konoha. Gli stava sempre dietro perchè il gatto era troppo veloce. Purtroppo il gatto iniziò a correre sui tetti e l'Aburame non poté fare altro che inseguirlo via terra. Era molto difficile e infatti Shiky pensava di averlo perso. Si diresse verso il possibile rifugio del gatto: un parco vicino al centro. Shiky si piegò con le gambe per fare il meno rumore possibile e impugnò stretto il kunai con cui prima giocava. Il gatto era salito su un albero e l'obbiettivo era un ramo sopra di lui, così se preso sarebbe caduto addosso al gatto e probabilmente sarebbe scappato senza la brioche: RI VOLEVA LA SUA BRIOCHE!
    Prese la mira e con un movimento diagonale del braccio lanciò il dardo. Purtroppo un giovane con un pacco in mano si sedette nella panchina sotto a quell'albero proprio quando Shiky lanciò il kunai. Purtroppo per lui il ramo non colpì il gatto, ma cadde proprio addosso al giovane. Shiky era imbarazzatissimo e non sapeva se scusarsi o meno. Infatti quando ramo colpì il ragazzo, l'Aburame iniziò a fischiare in modo innocente.
     
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    Ashitaka continuava a saziarsi del prelibato cibo, sempre accompagnando il pesce crudo con del sakè, continuò a mangiare per un po' di minuti, con assoluta calma, godendo del lieve e non eccessivamente caldo sole che illuminava la giornata.
    I suoi genitori erano appena partiti per una missione assieme ad altri Chunin di Konoha, e per qualhe settimana probabilmente non li avrebbe neanche visti, poco male... avrebbe mostarto il risultato del suo viaggio di addestramento a suo padre al momento del suo ritorno.
    Il nobile Hyuga non temeva affatto per la vita dei suoi, poichè sapeva perfettamente quali cose erano in grado di compiere, cose che lui per il momento solamente sognava di poter apprendere, poi vi era anche un'altra questione, suo padre e sua Madre, gli avevano insegnato che uno Hyuga indipendentemente dalla situazione in cui si trova, non deve mai e poi mai perdere la vita o farsi catturare, ed Ashitaka era sicuro che i suoi amati genitori non avrebbero tradito per nessun motivo il loro credo.
    Era rimasto l'ultimo boccone di sushi, lo Hyuga lo cacciò in bocca delicatamente utilizzando le bacchette, ed infine bevve l'ultimo sorso di sakè, finalmente il suo palato poteva ritenersi soddisfatto dopo molto, molto tempo.
    adagiò sulla panchina la scatola dove prima era contenuto il cibo, poi con una mano si scostò lievemente i capelli bianchissimi dal volto, mentre finalmente assumeva una posizione più rilassata e confortevole su quella panchina.





    Passò un po' di tempo, in cui il giovane rimase ad osservare i passanti, ed anche i civili che abitavano Konoha, quelle persone erano ciò che lui aveva giurato di proteggere nel momento in cui aveva fatto l'iscrizione all'accademia per diventare ninja.
    Era fiero di appartenere a Konoha, e fiero del suo coprifronte, generalmente alloggiato alla vita, frontalmente.
    Vi passò una mano sopra, ed avvertì subito che quell'oggetto rappresentava il suo essere, tutto ciò in ci credeva si focalizzava e si amplificava in quella piccola piastra di metallo sottile con il simbolo della Foglia.
    Sorrise al pensiero che presto avrebbe chiesto a qualche illustre Hyuga di addestrarlo al'utilizzo degli Occhi bianchi, così voluti.
    Poi ad un tratto qualcosa attirò l'attenzione dello Hyuga, un gatto, molto agile e scattante, con un balzo si portò sul ramo di un'albero, sotto al quale riparato dal sole, sedeva lo Hyuga nel suo riposo all'aria aperta.
    Il Genin si accorse poi che dietro all'animale, che stringeva in bocca qualcosa, stava correndo sbraitando qualcosa un ragazzino più piccolo di lui.
    Sembrava che inseguisse il gatto poichè gli aveva rubato qualcosa, probabilmente del cibo che ora la bestiola teneva tra le piccole fauci.
    Incuriosito dalla scena Ashitaka non si mosse, ma mantenne lo sguardo fisso sul ragazzino, che per fermare il gatto a tutti i costi, estrasse un proiettile da lancio, e con un movimento diagonale dotato di una potenza non certo impressionante, lo scagliò verso il gatto con l'intenzione di ucciderlo probabilmente.

    Non che mi importi del gatto, ma questo gioco non rischia di ferire qualche innocente del villaggio?
    Questi giovincelli non sanno proprio cosa sia l'autocontrollo...



    Ma il proiettile evidentemente lanciato da una mano poco esperta, andò a colpire un piccolo ramo dell'albero, facendo si che esso cadesse proprio in direzione dello Hyuga, che fortunatamente si era accorto del tutto vista la scarsa rapidità del lancio, aveva potuto stabilirne la traiettoria, grazie ai suoi buoni riflessi, con un piccolo balzo in avanti Ashitaka fu in grado di schivare senza conseguenze quel ramo, che avrebbe potuto provocargli qualche graffio.
    Adesso che era stato costretto ad alzarsi, il nobile Hyuga rivolse i suoi occhi Bianchi direttamente contro quelli del ragazzino, e piano fece qualche passo in avanti, l'espressione sul suo volto era quella di una persona evidentemente infastidita dal comportamento infantile appena osservato.
    Pochi attimi di silenzio dove solamente gli occhi dello Hyuga indagavano l'altro ragazzino, precedettero le sue parole.

    Qual'è il tuo nome... ragazzino? Sai che con il tuo comportamento ingenuo avresti potuto ferire qualcuno? Hai avuto fortuna che sotto quel ramo ci fossi io, un Genin di Konoha membro del clan Hyuga...
    Secondo me ti serve qualcuno che ti insegni a prendere consapevolezza che le armi non sono giocattoli ne passatempi, qualcuno che ti faccia capire che fare il ninja non è un gioco da bambini...
    Il mio nome è Ashitaka, e tu hai interrotto per un futile motivo uno dei miei rari momenti di libertà...
    Pretendo che tu chieda perdono per il tuo atto sconsiderato...



    Ashitaka rimase poi serio, aveva parlato con un tono sempre similare, la sua voce non era aggressiva o quanto meno non lo sembrava, anche se era convinto che a quello strano ragazzino impulsivo servisse proprio di scontrarsi con lui, in modo tale che potesse capire che non si gioca nella vita reale.
    Scosse la testa ed aggiunse con tono lievemente schernitore:

    Tra le altre cose, la tua mira e la tua potenza di lancio sono pessime...



    Poi un sorriso si sviluppò sul suo volto, avrebbe voluto dargli la lezione che meritava, ovviamente facendolo sentire pienamente nel torto.
    Diciamo che per ora Ashitaka stava solo giocando. Atese dunque la replica eventuale del ragazzino scalmanato.






     
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  4. Aimè
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    Purtroppo confessioni ad un ninja più forte e più irritabile



    Uuu, meno male. Il ragazzo posto sotto l'albero era riuscito a schivare il ramo incidentalmente cadutogli addosso. Era sembrato molto reattivo ma non era quella la cosa che lo preoccupava: il problema era che il gatto era fuggito con la brioche. Shiky poi si accorse che il ragazzo lo puntava e per ciò fece il finto tonto. Continuò a fischiettare osservando l'altro con la coda dell'occhio. Quando poi gli rivolse la parola gli si gelarono i peli e la modalità finto tonto era molto scadente

    A me? Parli con me?



    Gli dispiaceva dell'accaduto ma non aveva le palle di scusarsi. La sceneggiata continuò e a Shiky dispiaceva sempre più per il ragazzo. Il tipo possedeva un coprifronte di Konoha, e questo significava solo una cosa: aveva un grado ninja di genin o superiore. E questo significava che si era messo contro uno più forte di lui.
    Dopo di che il genin disse che Shiky possedeva una pessima mira potenza. Non poteva più fingere.


    Ok, scusa. Il mio nome e Shiky Aburame e non era mia intenzione colpirti. E' che un gatto ha preso la mia colazione e volevo colpirlo, ho sbagliato mira.
    Comunque sei un po' scontroso, fattelo dire...



    Sperava vivamente che quel tipo, uno Hyuga così sembrava, non se la fosse presa troppo e sperava che non ci fossero ripercussioni. Ma chissà, non sono tutti come Shiky...
     
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    Ashitaka ascoltò le scuse anche se un po' meno solenni di come se l'era aspettate, e quando il ragazzino che disse provenire dal misterioso clan Aburame, gli disse abbastanza scocciato che era anche uno scontroso, lo Hyuga scoppiò in una fragorosa risata, nessuno gli aveva mai detto una cosa simile, non era affatto arrabbiato, solamente divertito quel giovane doveva essere poco più di uno studente alle prime armi, e già aveva del fegato da redarguire un superiore, benissimo.
    La risata dello Hyuga terminò, ed il nobile fu pronto a prendere di nuovo la parola, con il suo tono blando ma estremamente determinato e forte, disse:

    Senti giovane ed inesperto Aburame, il tuo comportamento è stato incredibilmente inadeguato per un ninja della Foglia, di qualsiasi grado egli sia...
    Chiaramente non sono ne arrabbiato, ne ce l'ho con te, ma mi piacerebbe che tu imparassi...
    Solo perchè sai comporre qualche sigilo, fare qualche ninjutsu, non significa che tu possa fare quello che vuoi...
    Ci vuole serietà e responsabilità per potersi chiamare Shinobi, io sono fermamente convinto che i tuoi maestri Aburame ti abbiano insegnato le regole da rispettare.
    Detto questo, visto che avresti potuto ferire un abitante del villaggio oppure un altro studente, mi sento in dovere di sfidarti, per rendermi conto se meriti di crescere come shinobi, oppure se sei solamente un altro dei molti pivelli che si credono superiori agli altri...



    Poi lo Hyuga si mosse, eseguendo un magistrale scatto in avanti, portandosi alle spalle del ragazzino, e fermandosi di nuovo[Velocità: 425]. Quella voleva essere una dimostrazione di quanto uno shinobi possa raggiungere buoni risultati comportandosi come si deve ed allenandosi sempre al massimo, probabilmente vista la sua inesperienza, non sarebbe neanche riuscito a seguire quel movimento veloce, era evidente la superiorità dello Hyuga n quel frangente.
    Sempre con lo stesso tono di voce ashitaka rivolse ancora alcune parole al giovane, parole che sicuramente gli avrebbero fatto accettare la sfida lanciatagli:

    Ti ho appena sfidato come vedi, non vorrai che il tuo Clan si copra di disonore...
    Tra qualche giorno ti manderò un messaggio, con il luogo e l'ora del nostro incontro, voglio che tu ti presenti e combatta con me, sarà uno scontro tra ninja dello stesso villaggio, consideralo una specie di test al quale ti voglio sottoporre...
    Immagino non sarai così codardo da rifiutare una simile opportunità...
    Devi solo farti questa domanda, sono degno di essere uno Shinobi di Konoha, oppure no?



    Dette queste parole abbastanza velenose, ma a fin di bene, lo Hyuga si sarebbe voltato verso il giovane Aburame, e con un lieve sorriso sul suo volto, avrebbe fatto un passo in avanti, tendendo la mano al suo nuovo conoscente, ed attendendo che lo studente la afferrasse, una stretta di mano.
    Se lo studente avesse dato la mano allo Hyuga, questo avrebbe di nuovo parlato, aveva intenzione di indurlo ad accettare la sfida:

    Bene, Aburame... conto sul fatto che verrai a scontrarti con me dove ti indicherò...



    Se invece l'Aburame non avesse stretto la mano di Ashitake, esso avrebbe ritratto la mano ed avrebbe cancellato dal volto il suo sorriso, dicendo:

    Beh, spero che ti alletti combattere contro un Genin, avrai presto mie notizie....



    Infine Ashitaka attese l'eventuale risposta da parte dello studente, voleva vedere se le sue parole atte a far venire voglia al giovane Shiky, di combattere e riempire di botte quel Genin arrogante, che Ashitaka stava fingendo di Essere[Abilità: Interpretazione].
    Il gioco di Ashitaka era appena iniziato, se fosse andato tutto come previsto, probabilmente Konoha avrebbe acquisito un'altro Shinobi degno di esser chiamato tale. Tutto per il villaggio, anche fingere di essere una persona differente dal proprio carattere.








     
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  6. Aimè
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    L'inizio di uno scontro



    Lo Hyuga, così di improvviso, iniziò a ridere fragorosamente. Lasciò un po' sorpreso l'Aburame perchè non si aspettava in una reazione del genere. Osservò lo Hyuga e iniziò a pensare che fosse un deficiente, magari aveva qualche problema al cervello. Però non sembrava perchè parlava e ragionava, quindi l'unica conclusione è che aveva una risata facile. Dopo qualche secondo smise di ridere per poi ritornare a parlare con quel suo tono basso e "sò tutto io"

    So che il mio comportamento non è stato dei più adeguati. So che era pericoloso lanciare il kunai non avendo una mira eccelsa. Però ci tenevo alla brioche. Ho visto con che agilità e che riflessi hai schivato il ramo e penso proprio che tu sia più forte di me.
    Un combattimento potrebbe starci, anche se usi tutte le tue abilità non penso che si possa definire un proprio e vero combattimento. Non ci sarebbe senso.


    Dopo di che lo Hyuga scomparve dalla vista dell'Aburame per poi ricomparirgli alle spalle. Era stupefatto, era velocissimo. Non aveva visto il minimo spostamento e in meno di un secondo lo Hyuga era alle sue spalle. A confronto Shiky non era niente, era come paragonare una tigre ad una gazzella: la tigre è forte, veloce, tenace e domina la gazzella invece è soltanto una preda, un nulla. Un vento gelido percorse la schiena di Shiky nel sentire parlare l'altro. Era fortissimo, non c'era paragone.


    Hyuga, non posso che accettare la sfida. Aspetterò con ansia la tua lettera.

    Il prossimo avversario sarebbe stato lui. Tese la mano in segno di patto e Shiky non potè fare altro che stringerla. Lo guardò felice mentre stringeva la mano il più forte possibile. Aveva proprio voglia di confrontarsi contro uno Hyuga

     
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  7. [.:RoUgE:.]
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    Proprio come si era aspettato che accadesse, dopo tutte le sue parole, il ragazzino non potè far altro che accettare la sfida lanciatagli da Ashitaka, sarebbe stato sicuramente interessante, forse non per lo Hyuga ma per il ragazzo stesso, misurarsi in uno scontro con un suo superiore, gli avrebbe fatto imparare molto.
    E quello era ciò che il nobile voleva ottenere, voleva che l'Aburame si responsabilizzasse, e divenisse un vero ninja di Konoha.
    Non poteva continuare a rincorrere gatti randagi.
    La sua mano strinse quella dello Hyuga, con discreto vigore, mentre Ashitaka annuì soddisfatto del proprio operato, rilasciata la stretta di mano, il genin del Clan degli Occhi Bianchi parlò di nuovo rivolto allo studente:

    Ascoltami bene, probabilmente la missiva giungerà tra qualche giorno, preparati al meglio, forse hai qualche speranza, visto che sarò in missione per conto del Clan per circa 2 o 3 giorni, potrei arrivare esausto al nostro appuntamento.




    Una piccola pausa dove Ashitaca si sistemò i lunghi capelli, per poi continuare a parlare dopo aver ripreso fiato:

    Beh, adesso devo tornare al mio dovere, sappi che lo apprezzerò se davvero ti presenterai per lottare contro di me...
    Arrivederci.



    Detto ciò il nobile Hyuga iniziò a camminare nella direzione del quartiere Hyuga, avrebbe dovuto svolgere alcune mansioni per i suoi superiori, non considerava ciò una rottura, affatto, ma un suo preciso e fondamentale dovere, riconoscere i gradi, capire la necessaria gerarchia ninja, anche questo era il compito di un bravo shinobi.
    Ed Ashitaka puntava a divenire forte almeno quanto il padre, per questo cercava di fare come da sempre gli aveva insegnato.




     
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    (Con mille scuse ad Aimé da parte di Vergil per quello che farà)

     
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  9. Scott
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    [INTRUSIONE - nella speranza che con essa non infranga regola alcuna]

    Il giovane Shinji si svegliò presto quel mattino. Sarà stato il troppo alcol, o forse a causa dei forti colpi ricevuti alla testa durante l'allenamento del pomeriggio, prima della sbornia, o forse tutte e due; fatto sta che aveva un gran mal di testa. Gli uccelli, fuori, cinguettavano ancora, ma c'era un gran vociare. Saranno state le 8. Forse le 9 del mattino.
    Si alzò e, sbadigliando, grattandosi il capo, giunse presto a piè del frigo: il suo, era un monolocale di piccole dimensioni, posto proprio sotto la abitazione dei genitori: una sorta di compromesso. Shinji detestava restare in casa, con i fratellini in giro a far casino di mattina, i genitori appresso... preferiva piuttosto restar solo, in sacro silenzio, lui e i mille pensieri. Lui e i duri allenamenti. Lui e le sue sigarette. Lui e le sue passeggiate solitarie.
    O una gradevole compagnia femminile, s'intenda: non era di certo privo di una buona sfera sociale... amicizie, compagnie, gente con cui passare il tempo.
    Il fatto è, però, che almeno una piccola parte della giornata, Shinji la dedicava a sè e le sue primarie necessitudini: fra queste, vi era quella di staccare un po'. Di allontanarsi e chiudere le serrande... per qualche istante, almeno. Ed era così che spesso s'avventurava in tranquille passeggiate, testa china, meditando su.. beh, come poter definire gli intrecci, i collegamenti, i quesiti, le mancate risposte; come poter determinare con precisione quali siano i complessi e le vicissitudini interiori di un adolescente in piena maturazione?

    "Già. Una bella passeggiata, per cominciare il nuovo giorno, non è una malvagia idea."

    Pensò, sorseggiando il consueto bicchiere di latte di mandorla mattutino. Impatto dolce, retrogusto amarognolo. Una vera delizia.
    Non ebbe bisogno di vestirsi: la sera prima si era abbandonato al letto con tutto addosso. E dato che se c'era una cosa che Shinji odiava, questa era farsi la doccia appena sveglio (sopratutto dato che la caldaia era rotta - ed essendo lui freddoloso...), decise di rimandare il dovere igienico a dopo. Aveva voglia di rimettersi in sesto e scrollarsi quel senso di leggera nausea ancora presente nello stomaco.
    Breve fu il lasso di tempo in cui la proposta di una tranquilla passeggiata, mutò in un deciso allenamento libero: corsetta e qualche flessione qua e là.

    "Farà solo che bene" disse, sbattendo dietro di sè la porta.

    [...]


    "Beh, non si può proprio dire che io sia uno sfaticato!"

    Pensò sorridendo Shinji, asciugandosi il sudore della fronte. Il sole era ormai quasi alto nel cielo, e il parco in cui il giovane era andato ad allenarsi era ormai pieno di ragazzini giocosi.
    Fin troppo casino. Ma quando Shinji si allena, tutto il resto si dissolve. E' come se non ci fosse. E così era stato: saranno state 2 ore di un leggero ma efficace allenamento, eseguito in totale concentrazione, non curante del resto della gente, che spesso lo osservava e faceva commenti a mezza voce, ognuno col proprio vicino! Ma niente, il giovane era totalmente preso dalla sua occupazione. E lo sforzo era stato premiato: nausea e mal di testa erano sparite, e in più si sentiva in forma.
    Decise dunque di allontanarsi e preferibilmente di passare fuori l'accademia Ninja. Aveva lasciato la domanda di ammissione e attendeva impaziente il momento di poter cominciare a lavorare per il primo esame: divenire Genin. Potenziare sè stesso. Trovare il suo percorso: crescere: Divenire qualcuno. Chissà che magari non era stato appeso qualche foglio alle porte dell'edificio, con gli orari delle prime lezioni...

    Affrettò il passo, spinto dall'impazienza, diretto verso l'accademia. >> Quando improvvisamente un rumore vicino attirò la sua attenzione: si voltò e capì soltanto che un grosso ramo era caduto su una panchina. E vide due giovani, parlare e assumere parvenze e movimenti tipici di chi ha combattuto almeno una volta in vita sua: sguardo veloce e indagatore, braccia ferme e pronte alla difesa, volti leggermente inclinati. Schina dritta e leggermente tesa in avanti, pronta allo scatto. Ed infatti, improvvisamente uno dei due giovani scattò con gran velocità alle spalle dell'altro; ma non colpì. Era evidentemente una prova di forza. Gli disse qualcosa a bassa voce.

    Durante questo frangente Shinji aveva pensato molte cose. Era incuriosito dall'atteggiamento offensivo dei due, ma non aveva smesso di camminare. Continuava dritto per la stradina, osservandoli; Eppure, non appena il Ninja eseguì quel veloce spostamento, egli rallentò fino a fermarsi, mani in tasca, osservando. Continuarono a parlare e Shinji riuscì a cogliere dallo sguardo dei due, che si stavano sfidando.
    Riprese lentamente a camminare, sempre osservandoli. Finchè non vide quello forte allontanarsi, e lasciare l'altro solo. Shinji si avvicinò.

    "Dì un po', tu." Voce calma, sicura. "Vedo che non hai coprifronte, ma i tuoi occhi mi dicono che conosci l'arte del combattimento. L'hai dimenticato a casa? O forse anche tu aspetti di divenire Genin?".

    Gli amici di Shinji non avevano scelto la via del Ninja, e così il giovane non aveva nessuno con cui poter sfogare la sete di combattimento, la passione dell'essere un Ninja e lottare per (sè stessi? la patria? il proprio amore? Shinji non aveva ancora le idee ben chiare...), beh, comunque ci siamo capiti. Shinji nutriva profondo interesse in quel ragazzetto, perchè pareva stesse conciato esattamente come lui: voglioso di lottare, rallentato dagli impicci burocratici dell'accademia: i soliti tempi da aspettare, trovare il maestro, trovare gli alunni...

    Inoltre l'allenamento aveva reso Shinji caldo e ossigenato. Non gli sarebbe dispiaciuto combinare un'amichevole scazzottata con qualchedun'altro. Che sia pure 'sto tipo. Bando alle ciance, vediamo cos'ha da offrigli, questo casuale incontro.

    Edited by Scott - 23/9/2011, 23:56
     
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8 replies since 14/9/2011, 18:41   88 views
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