Quartiere - Aburame

[Ambientazione]

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  1. Antares_Asuka
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    Il quartiere del clan Aburame è posto vicino una piccola radura dove u componenti possono tenere gli insetti che sono la caratteristica principale di questo clan.
    Al centro del quartiere è situata la casa del Capoclan,unico edificio a quattro piani che svetta imponente sugli altri del quartiere, che oltre ad essere l'abitazione di questo ha anche la sala dove si tiene la particolare cerimonia segreta durante la quale gli insetti vengono introdotti nel corpo dei ninja affinchè vengano allevati ed utilizzati per la battaglia.
    Vi è anche una piccola biblioteca ricchissima di libri sull'etologia e comprendente una mostra di moltissime specie di insetti.

    N.B.:fino a quando non vi saranno ulteriori dettagli nel manga, si adotterà questa morfologia per il clan Aburame.

    Edited by Antares_Asuka - 4/2/2006, 13:13
     
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  2. Aimè
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    Insieme al padre



    Era a casa e aveva appena finito di litigare con sua madre. Aveva tardato la sera prima ed aveva infranto il coprifuoco. Era stata veramente una pessima litigata e per poco non volavano i piatti. Aveva il magone per aver deluso la madre, il padre invece non si preoccupava molto di queste cose, era più elastico. Shiky passeggiava in giro per il quartiere Aburame, osservava le signore anziane Aburame che facevano la magli alla luce della luna. Osservava come gli insetti gironzolavano ovunque senza dare fastidio a nessuna persona. Un uomo si stava esercitando nel comandare gli insetti, quelle creature che tutti gli Aburame ospitano nel loro corpo: gli Aburame donano a loro il chakra di cui si cibano e gli insetti aiutano gli Aburame a difendersi e a combattere. Aburame e insetti sono una cosa unica. Shiky era molto affascinato dagli insetti, gli erano sempre piaciuti. Fin da piccolo ci giocava con il padre, quel padre che comanda gli insetti egregiamente e che quando Shiky potrà apprendere la Hijutsu donerà a lui parte della sua colonia.
    Osservava lo zio che si stava esercitando sotto la luce della luna: lui e gli insetti sembravano un'unica cosa; erano in completa armonia. Era fantastico vederli. Shiky si sedette sul gradino della veranda di casa sua e poco dopo arrivò il padre.


    Padre, quando potrò essere anche io un vero Aburame?

     
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    Tale Padre Tale Figlio …
    (Ishimaru Quartiere Aburame)
    Sera



    La leggera brezza serale mi dava finalmente un minimo di sollievo. La giornata era stata lunga e afosa, gl’obblighi di ninja erano incombenti, tanto più per un jonin al servizio della foglia, ma una cosa mi risultava ancor più arcana e insondabile … il compito di padre!
    Fissavo dall’interno della dimora, quel figlioletto che avevo visto crescere, che tanto io e sua madre avevamo desiderato, che tanto ci dava da pensare …

    “ bisogna insegnargli disciplina … “

    Furibonda aveva replicato la madre pochi attimi prima, ma già quell’ormai ragazzo era stato costretto a crescere nell’ambiente ristretto e soffocante, della nicchia Aburame, come non gli si poteva concedere qualche marachella?
    La realtà era che mi rispecchiavo nel suo carattere, nelle sue aspettative così simili alle mie giovanili, così la mia iniziale rigidità si era fatta più flebile, allentando così la morsa del collare materno convinto che ormai era giunto il tempo per quel ragazzo di diventare uomo.
    Uscì sulla veranda … e lo trovai seduto sul gradino, lui osservatore curioso, pretenzioso futuro possessore delle doti di quella prestigiosa casata …

    Che fai qui fuori e come mai non ti stai allenando?

    Ripresi immediatamente aggirando la sua iniziale domanda …

    Credi che gl’insetti che tanto ammiri, potranno mai servire un padrone debole che li porti a morte certa?

    Alzai la mano destra portandola sulla sua … guardandola avrebbe potuto notare un minuscolo insetto che or si trasferiva sulla mano del ragazzo …

    Prova a schiacciare quell’esserino, seppur si ciba del tuo chakra, ogni essere vivente è spinto per istinto a preservare la sua esistenza e come vedrai, prima che tu possa schiacciarlo lui scapperà via…

    Tesi nuovamente la mano per riprendere il piccolo abitante…

    Adesso osserva attentamente.

    Afferrai l’insetto tra le dita senza che egli palesasse alcuna rimostranza, e esercitai una leggera pressione su di esso.

    Vedi? Questo esserino è pronto a dar la vita per il suo padrone, si fida ciecamente di me e sa perfettamente che non potrei mai fargli del male … esiste un patto di fiducia reciproca tra me e lui, patto che non è semplice instaurare, richiede concentrazione e soprattutto tanto allenamento.

    Avrei adesso spostato la mano sulla sua testa scompigliando la capigliatura.

    Ma parliamo di cose serie… cosa hai combinato con tua madre prima?




    Sottolineo che sto utilizzando il png Ishimaru... in una giocata Free
     
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  4. Aimè
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    E' bello parlare conte papà



    Era stufo di essere sgridato per ogni minima cosa. Per sua madre Shiky doveva soltanto stare in casa a svolgere compiti impartiti dalla madre o allenarsi con il padre. Ma era un adolescente, e non poteva vivere così. Sapeva che suo madre lo faceva solo per il suo bene perchè lui era uno dei due nuovi discendenti della casata ed era il loro unico figlio. La madre voleva che stesse al sicuro e che non rischiasse nulla. Lei voleva dei nipoti e quindi voleva crescerlo fino all'età adatta per procreare. Ma a lui non piaceva così.
    A volte gli piaceva andare un po' fuori dalle regole, far vedere alla madre che poteva ribellarsi. Ma meno male che c'era il padre. Lui lo capiva il figlio e spesso si ritrovavano alla luce delle stelle e della luna a parlare: e quella serata non era da meno.
    Dopo essere uscito di casa, Shiky si ritrovava seduto sui gradini della veranda di casa sua e poco dopo arrivò il padre. Alla prima domanda, Shiky non guardò nemmeno il padre per poì sbuffare come per dire "bo". Alla seconda domanda invece le cose si facevano più interessanti. Il padre sembrava rispondere alla sua domanda. Rispose alla domanda del padre con un semplice


    Eh?



    Uno di quegli insetti tanto amati da Shiky inizio a camminare sulla mano del padre per poi recarsi sulla mano di Shiky. Gli disse di schiacciarlo.

    Padre, non posso provare a schiacciarlo. Provo troppo rispetto per questi animaletti...



    Ma il padre aveva ragione perchè al minimo movimento involontario del ragazzo l'insetto scappò per salvarsi la pelle. Ritornò dal padrone e il padre gli fece vedere ciò che era il patto tra insetti e padrone. L'insetto si fidava ciecamente del padre Ishimaru e sapeva che non poteva fargli del male. Il patto degli Aburame tra insetti e padrone è la cosa più onesta e sincera che esista. Dopo di che l'esserino rientrò a casa, ovvero nel corpo del padre.

    Oggi dovevo tornare a casa con la spesa prima di pranzo, ma sono tornato dopo pranzo. Questo perchè mi ero perso per le vie di Konoha. Ma una ragazza gentilissima, un chunin e guardiano delle mura mi aiutò a ritrovare la strada: Il suo nome è Shay Hyuga.
    E' stata molto gentile e abbiamo fatto amicizia e si è persino proposta per farmi da sensei. Gli avevo spiegato che volevo diventare più forte e volevo staccarmi un po' da te papà. Sei molto indaffarato sia come ninja, sia come padre. Volevo lasciarti respirare un po' quindi ora mi allenerò con Shay. Spero non ti dispiaccia.

     
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    È Tempo di Andare



    A stento trattenni il sorriso nell’udire la motivazione di tanto ardire da parte di Shiki e mai avrei smesso di stupirmi su quanto quella donna riuscisse ad essere ossessiva compulsiva nei confronti di quel ragazzo.
    Poi udì le parole successive, che giunsero così inaspettate da cogliermi completamente impreparato, non avrei mai pensato che il desiderio di mio figlio fosse quello di andar via dal Clan e ricevere un addestramento esterno …
    Forse le aspettative di padre, il tirare su quel bambino, sino a farlo diventare un guerriero a sua immagine e somiglianza erano così state tradite. Ma non riuscì a provare rancore, dispiacere certo, ma riuscì a simulare pure quello.
    Lo fissai per un attimo!

    È questo il tuo desiderio ragazzo? Vuoi che un membro della casata degli occhi bianchi ti faccia da Sensei?
    Una scelta strana …
    Ma di certo non sarò io ad impedirtela …


    L’orgoglio trasaliva da quelle parole che pur erano state pronunciate nel modo più pacato e atono che mai.

    Chi lo dirà a tua madre? Sai che spetta a te mostrarti adulto prima in questo?


     
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    Spiegazioni dovute



    Finito di parlare, la reazione del padre non fu quella aspettata. Si aspettava un qualcosa del tipo "tu non puoi avere uno Hyuga sensei" o cose del genere. Ma infine non poteva aspettarsi nulla dal padre visto che era quello più simile a lui. Secondo Shiky era arrabbiato ma non dava a vederlo. Probabilmente non voleva che il figlio intraprendesse quella strada, ma non voleva nemmeno che il figlio si sentisse obbligato a restare a casa.

    Padre, hai in mente Noroi, mio cugino? Lui è più forte di me anche se abbiamo la stessa età! La sua famiglia ha le idee più aperte di te e mamma.
    Loro permettono al figlio cose che voi non mi fareste mai fare! Sai da chi è stato allenato?! Da un Uchiha! E guardalo ora... E' genin e sta diventando Chunin! Dico solo che non dovreste preoccuparvi così tanto di chi mi fa sensei! Io rispetto il mio clan e farai di tutto per proteggerlo ma sappi che non voglia stare qui tutta la mia vita!



    Questo è tutto ciò che aveva da dire. Si alzò e alzò la voce in tono autoritario, cosa che non aveva mai fatto con il padre o la madre. Si era stancato di quella prigione. Guardò il padre e aveva paura della sua reazione per ciò che aveva detto il figlio. Il vento soffiava e da li a poco la quiete notturna sarebbe smessa.
     
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    Accuse



    Le parole del ragazzo si fecero dure e aspre, il tono arrogante e questo io non potevo tollerarlo, noi che avevamo fatto di tutto per farlo nascere negli agi, noi che l’avevamo preparato ad affrontare il mondo, nel modo giusto ma soprattutto al momento giusto. Ora eravamo alla stregua di carcerieri e lui il carcerato. L’espressione divenne tesa, il viso tirato in una smorfia d’ira e le parole in un fiume in piena trasalirono da giù sin nel profondo della pancia a trovar sfogo in quella tiepida serata.

    Giustificazioni, Trovi che il fatto che Noroi sia più forte di te dipenda dall’addestramento ricevuto?
    Cresci figliuolo …
    Posso tollerare tutto ma non un figlio codardo,
    l’esperienza di vita rende un ninja esperto e l’allenamento lo rende forte e valido …
    se ritieni che il Tuo Clan


    sottolineai quelle parole.

    Non sia in grado di adempiere ai compiti di Sensei … di darti la giusta formazione … Va pure, ma non farci neppure più ritorno!
    Il rapporto di fiducia tra l’Aburame e gl’insetti è il medesimo che lega i ninja del nostro Clan, ma questo concetto non è qualcosa che si può tramandare a livello genetico … Evidentemente
    Tu non sei degno della stima della tua Famiglia.
    E per quel che riguarda non ho altro da dirti.
    Prendi tutte le tue cose e domani mattina voglio vederti fuori da qui e fuori dal quartiere.


    Girai lo sguardo e mi avvia verso l’uscio.

     
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  8. Aimè
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    Attentato



    La discussione si stava facendo cattiva, molto seria e non ci sarebbe stato un lieto fine, questo era certo. Il padre rispose al figlio come Shiky aveva parlato al padre prima. Ascoltava quello che aveva da dire, e sapeva che il padre Ishimaru aveva torto, ma non aveva il coraggio di dirglielo. Disse che non doveva far più ritorno in quel clan. Shiky era triste. Disse anche che non aveva la stima della famiglia. Questo non se lo aspettava proprio. Le lacrime iniziarono a riempire gli occhi e Shiky si sentiva un disgraziato un reietto.

    Padre, io...



    Non voleva contraddirlo. Shiky voleva sempre staccarsi dal cordone ombelicale della famiglia, ma ora che gli avevano detto di andarsene non voleva crederci.

    Se è quello che vuoi padre, sarà fatto. Ma ricorda che l'amore per il mio clan e per la famiglia non ha eguali...



    Il giovane si stava alzando, gli tremavano le gambe e singhiozzava per il pianto. Si asciugò le lacrime con i guanti di cuoio per poi farsi forza. Se è quello che vuole il padre, sarà fatto.

    MUORIIIIIIII!!



    Un' immagine mascherata da una maschera bianca saltò dal tetto della casa. Impugnava una spada e mirava il giovane Aburame. Shiky non riusciva a muoversi dalla paura mentre osservava l'assassino. Girò il capo in direzione del padre. Aveva bisogno di lui.

    Papà, aiuto...

     
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    La Volpe e la Vespa






    Erano passati alcuni giorni dall'ultima volta che D'Vorah e Raizen si erano visti.
    Era stato in una sala medica del gruppo privato del Kage, a seguito dell'esplorazione del covo della radice, dove la vespa era stata ferita gravemente, anche se parte delle ferite se le era inferte da sola. Le gli aveva consegnato un rapporto approssimato della missione effettuata nel villaggio riguardo l'investigazione sulla mafia in città, e da allora non si erano più visti, una settimana, dieci giorni, forse di più.
    Ora, quella che un tempo era Oboro, era nuovamente tornata ad essere la Vespa, la sua colonia si era ripristinata e i suoi processi mentali si erano nuovamente spostati sul bene comune delle forme di vita che portava con sè, essendo nuovamente la cosa più lontana da un individuo singolo; e passava il suo tempo nel vecchio covo, sistemandolo il più possibile ed eliminando le schifezze rimaste nei corridoi. Raizen aveva già mandato un gruppo di Anbu a dare una ripulita definitiva, per assicurarsi che non ci fosse più niente, in questo modo a lei era rimasta una sola cosa da fare, pulire.
    Aveva un piccolo bastone di legno la Vespa, per aiutarsi a camminare, dato che il nuovo piede non era ancora del tutto pronto per essere utilizzato come un arto vero, quindi sembrava una piccola vecchietta che si trascinava in giro per quelle caverne infinite; con la differenza che era totalmente gialla e aveva il corpo più simile ad una larva, che ad una vecchietta.
    Si trovava lì, intenta a trascinare cadaveri e a spostare casse di materiale, quando un piccolo corvo penetrò nel covo passando dai condotti per i piccoli messaggeri alati, e arrivò in basso fino alla Vespa, dove l'aria era pregna di pessimo odore per le carcasse putrefatte, e consegnò un messaggio che recava il sigillo del Kage.

    - Nemmeno il tempo per la convalescenza eh. -

    Preso il messaggio, il corvo volò via, e lei spezzò il sigillo, srotolando il messaggio.
    Il contenuto recitava quello che sembrava essere un invito. Raizen l'aveva convocata per motivi di carattere amministrativo nella sede del clan Aburame, alla presenza del capoclan e di un paio di consiglieri, assieme ad una piccola delegazione di genin.
    Ci mancava solo questa, chissà cosa aveva in mente quella maledetta Volpe adesso.
    La Vespa non amava stare alla presenza del suo clan, per una miriade di motivi, e non solo perchè ne aveva trafugato gli insetti per anni, si era finta morta, eccetera eccetera.
    Non poteva rifiutarsi di rispondere a una convocazione del genere, anche se aveva pensato più volte nel giro di pochi istanti, di tagliarsi la testa mentre si gettava in un pozzo.
    I due ninja richiesti, i cui nomi comparivano nella lettera, quindi Oboro suppose che anche loro ne avessero ricevuta una, erano Hiro Abe e Ayuuki Fuyutsuki.
    La convocazione avrebbe avuto luogo il giorno seguente presso la struttura principale del clan degli insettosi. I ninja erano invitati a presentarsi alle 10 in punto del mattino, in abiti cerimoniali.
    Abiti cerimoniali. Lei sarebbe arrivata nella sua solita tunica con tanto di bastone di legno per camminare, e se qualcuno avesse avuto qualcosa da ridire, li avrebbe mandati tutti al diavolo.

    [Stesso messaggio arriva a Hiro e Ayu]

    Il motivo della convocazione proprio in quel posto era ignoto a Oboro, ma ormai la Vespa era certa che Raizen non volesse farle del male, quindi si trovava quasi del tutto spiazzata in merito, oltretutto la presenza dei piccoli ninja era strana, il clan Aburame era diverso dagli altri, non si sentiva migliore, semplicemente stava in disparte, non accettava solitamente nemmeno le visite, era silenziosi e lavoratori, come le api, e non avevano piacere di individui estranei. Oboro sapeva bene di tutto ciò essendo cresciuta tra di loro, quindi pensò che questa scampagnata non fosse un'idea del capoclan, ma l'ennesima iniziativa maldestra di Raizen, come al solito. Era tenero però, questo glielo concedeva.




    Free per F e n i x Mberu e Kat

     
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    Pochi giorni erano passati da quando era uscito dal vecchio covo della radice insieme ad Oboro.
    Pochi giorni che gli servivano per riflettere riguardo alla posizione da dare alla kunoichi mostratasi fin ora un gradino sopra all’incarnazione stessa della fedeltà.
    Quello di capo del corpo speciale del villaggio non era un incarico da poco, ed era quello il motivo per cui ancora era vacante: l’assenza di un individuo sufficientemente esperto e fedele a cui poter assegnare quel posto. L’aburame pareva essere l’elemento giusto, o almeno così pensava Raizen, aveva mostrato dell’equilibrio ed era più propensa a riflettere che ad agire, un lato caratteriale che doveva essere preponderante in un ninja, soprattutto se a controllo del reparto d’elite di uno dei villaggi più forti dell’accademia.
    Ma non poteva permettere che un reietto come lo era lei diventasse un elemento così importante, il clan da cui proveniva la vedeva fin troppo male, ed inimicarsi anche un solo clan non portava mai a niente di buono, per questo la kunoichi necessitava di riabilitazione.
    Ed al contempo dei discepoli.
    A Konoha l’arte dei veleni era stata dimenticata da fin troppo tempo e gli Aburame erano gli unici a praticarla grazie alla stretta interazione con le serre ed alla particolare capacità dei loro piccoli esserini di trasmettere le loro creazioni.
    Certo, gli mancava qualcuno a cui potesse farla apprendere, qualche piccolo ninja interessato ad un arte così meschina in quanto la sola Shizuka non poteva occuparsi di tutti i veleni del villaggio.
    Vergò le lettere, o per meglio dire le dettò alla sua segretaria, dando appuntamento a tre shinobi.

    […]

    Quando il piccolo gruppetto entrò dalla porta trovò l’Hokage in veste diplomatica, volendo usare i suoi vocaboli era stato “strigliato e vestito a dovere” così da esser sicuro di non apparire maleducato, o inadatto. I nobiloni tenevano alle apparenze, e a lui importava poco se questo comportava solo un cambio d’abiti e una pettinata.
    Avrebbe fatto entrare per prima Oboro, ricevendola da sola e sorridendogli appena i loro sguardi si fossero incrociati, stendendo le labbra in un sorriso indecifrabile.

    Non ho mai conosciuto mia nonna, ma sono più che certo che quando andava a giro sembrava meno vecchia di te.

    Ironia. Ecco cosa era il sorriso.

    Riusciamo a far camminare gli storpi con i giusti tutori e te vai a giro con un bastone?
    Siediti va prima che ti vengano i reumatismi!


    Gli porse gentilmente una sedia mentre lui si spostò dietro la scrivania a passi misurati iniziando a parlare.

    Non so quanto tu ci abbia badato D’vorah, ma ti ho osservato.
    Da quando hai riniziato ad essere più attiva nel villaggio ed anche il tuo passato.
    Inizialmente eri perfetta per essere la mia spia, non so se ricordi il primo discorso che facemmo in proposito, poi però sei cambiata, in più di un senso, mostrandomi una fedeltà fuori dal comune, non so se a me o al villaggio.
    Poco importa alla fin dei conti, basta essere fedele ad uno dei due per esserlo ad entrambi.
    Diciamo che quello che ciò che ho visto mi ha permesso di assegnare un ruolo che ancora non ero stato in grado di assegnare a causa della mancanza di elementi adatti.
    La squadra speciale non ha ancora un leader, un capo, e pensavo che potessi essere tu a ricoprire quel ruolo.


    La osservava di quando in quando mentre si spostava di qualche metro mentre camminava tra la sua scrivania e la finestra che dava sul villaggio.

    Hai il vecchio quartier generale della radice, adesso.
    E direi che non sarebbe male ultimare le pulizie per far risorgere quello che un tempo aveva dimora in quel luogo. I corpi speciali fino ad ora erano… pft.
    Vorrei definirli con un insulto ma mi limiterò ad inadeguati.


    Trasse un profondo respiro.

    Sarete al mio servizio e di voi nessuno saprà nulla, e quando intendo nessuno intendo che avrete lavori fittizi e coperture a sufficienza per sembrare comuni ninja. Non vi conoscerete nemmeno tra di voi, solamente tu, e io conosceremmo tutti i membri, ma loro non conosceranno noi.
    Se mai qualcuno di loro venisse catturato, interrogato o torturato non potrà diffondere il cancro, qualsiasi ramo può esser perso, anche se ovviamente faremmo in modo che non accada mai.
    Mi terrai informato su spostamenti e informazioni raccolte, avrai una certa indipendenza nell’elaborazione delle missioni ma i loro risultati e intenzioni mi andranno comunicati.
    Sarai la mano nascosta che getta il sasso.


    Attese le repliche dall’Essere prima di far entrare i due neo genin, uno dei quali era stato già addestrato da lui in prima persona.

    Hiro e… Ayuuki, giusto?

    Aveva imparato col tempo che il primo approccio era importante, decidendo di essere lievemente meno rude con i piccoli ninja con cui veniva a contatto, dopotutto rispetto a lui erano bambini, da qualsiasi punto di vista. Quante persone aveva visto Ayuuki imponenti come il Pilastro del Fuoco?

    Hiro, tu già conosci queste mie convocazioni, ma tu Ayuuki no.

    Voce alta e baritona, la cassa toracica del Colosso era grande a sufficienza da farlo parlare con la stessa profondità di un Taiko.

    Molto semplicemente, la potenza di un villaggio, si basa su quella dei singoli elementi.
    E voi, necessitate di crescere, di apprendere per renderlo più forte.
    Per rendere la Foglia più forte, rafforzandovi.


    Li guardò entrambi.

    E ci sono arti nascoste ma efficaci che vi permetterebbero con dell’astuzia di mettere pure me nel sacco.
    Certo dipende da quanto siete astuti.


    Sorrise mentre uscendo dalla stanza si volto verso di loro.

    Adesso andiamo, siamo attesi.

    Camminò davanti al piccolo gruppetto, un ombra nera e ordinata fatta da un pregiato kimono nero a doppio strato, con la parte sottostante di un rosso intenso e scuro che gli si abbinava agli occhi. Chiunque avesse preso a vestire l’Hokage per le grandi occasioni aveva a cuore il suo lavoro, la perfezione dell’abito, dei ricami e dei colori era sconcertante, considerando soprattutto che era raro vederlo vestito in quel modo.
    Si incamminarono rapidamente verso il quartiere Aburame.
     
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  11. Mberu
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    L'appello dei genin

    I Post

    a1s1si



    Per la prima volta in vita mia indossai un kimono nuovo di zecca.
    La delicatezza del tessuto mi accarezzo la pelle mentre lo indossavo, i lembi scesero dolci lungo il mio longilineo corpo, sagomandolo come mai nessun abito aveva fatto fino ad allora.
    Bianco, lo stemma di Konoha era cucito al petto. Era evidente che fosse stato fatto a posta per me.

    Grazie all’ultimo lavoro che avevo compiuto presso una sgarbata signora, tal Machiko, fui in grado di acquistare un nuovo kimono.
    Apparentemente, nella vita di uno Shinobi, erano più le occasioni formali degne di essere vissute in abiti formali che le missioni da portare avanti con il mantello in dosso.
    Era già la seconda volta che dovevo presenziare in veste di Genin ad un evento che richiedeva una certa formalità. La prima fu in occasione dell’inaugurazione del Dojo di Atasuke Uchiha, dove mi presentai con un kimono vecchiotto e troppo grande per me, appartenuto però a mio padre.
    Addentrandomi sempre più all’interno della società degli shinobi questi eventi iniziarono a moltiplicarsi, l’ultimo, era stato indetto per volere del Hokage.

    Raizen era una una delle figure più carismatiche che avessi mai incontrato. Dai modi burberi certo, ma pur sempre attorniato dall’aura di potere di chi sta al comando e gode nell’esserlo. Inevitabilmente mi sentivo attratto da quel personaggio, incarnava la potenza e la volontà dello stesso ninja che sarei voluto divenire io.
    Motivo per cui, fui molto contento di far entrare il corvo che batteva alla finestra, portatore del messaggio del capo villaggio.
    A primo acchito pensai che volesse introdurmi ad una nuova forma di chakra, scorrendo però fra le righe della missiva capì che non si trattava di questo. Il dovere che mi spingeva a presenziare non era collegato alla mia formazione in senso stretto, bensì ad un dovere di tipo amministrativo.
    Non capì bene quale sarebbe stato il mio ruolo, non avevo alcun legame con il clan Aburame.
    Solo una cosa mi fece capire che in fondo le mie azioni non era passate inosservate all’amministrazione. Insieme a me era stata convocata anche Ayuuki Fuyutsuki, compagna di avventure in più occasioni.
    Se pur non per incarichi ufficiali, avevamo prestato servizio in coppia per ben due volte a due cittadini del paese del fuoco, in più avevamo trascorso insieme anche momenti di diletto come alla festa di fine anno.
    Leggendo il suo nome fui più rincuorato e con animo mi preparai all’evento che si sarebbe tenuto da lì a poco, acquistando il tanto agognato kimono.

    […]

    Perfettamente in orario mi trovai nel luogo prestabilito.
    Fui sicuro di essere nel posto giusto quando vidi spuntare la mia compagna d’avventure.

    Ciao Ayuuki!

    Dissi sorridendole come sempre.

    Emozionata eh?
    Dovrebbe essere la prima volta dall’hokage per te, sbaglio?
    Comunque stai tranquilla, andrà tutto bene.. in oltre stai benissimo vestita così.


    Anche se fosse stata vestita di stracci gli avrei fatto quel complimento.
    Non provavo alcun tipo di attrazione nei confronti della giovane kunoichi, si potrebbe parlare di un candido affetto fraterno. Quello provato tra consanguinei che, anche mentendosi bonariamente a vicenda, miravano a tranquillizzare l’altro.

    Poco dopo aver concluso la discussione con Ayuuki ci venne dato il permesso di entrare.
    All’interno della stanza, oltre al possente Hokage stupendamente vestito, era anche presente un altro individuo. Raizen, con il suo splendido kimono, attirò l’attenzione del genin dai capelli scarlatti che qualche istante dopo, venne rubata dalla seconda persona presente.
    Quest’ultima indossava un mantello e, sorpresa, una maschera Anbu.

    Mh?

    Nuove ipotesi presero spazio nella mia mente.
    Che dovessimo infiltrarci nel clan Aburame? No, non aveva il minimo senso.
    Forse Raizen voleva semplicemente giocare un poco, per come aveva fatto con me e Sho durante il nostro primo incontro.
    Un altro particolare mi saltò all’occhio, un bastone era vicino all’uomo delle forze speciali.

    A quest’età e ancora fa l’Anbu?
    Ho sempre pensato che morissero giovani...


    Pensai fra me e me mentre mi inchinavo per salutare i due.

    Sissignore, sono Hiro Abe.

    Dissi con voce chiara e cristallina, ma pur sempre da adolescente.
    Non indugiando oltre, l’hokage andrò dritto al punto, loro erano delle nuove leve nel villaggio e in quanto tali erano delle lame che andavano smussate per essere rese il più letali possibile.
    In più, Raizen menzionò delle arti nascoste, cosa che mi permise di mettere qualche tassello apposto.

    L’Anbu doveva probabilmente svolgere un ruolo da osservatore se non addirittura di insegnante. Chi meglio di loro sapeva operare nell’ombra? Il compito degli Aburame mi era ancora oscuro, così come quello degli abiti cerimoniali. Chissà con quale diavoleria il capo del villaggio ci avrebbe messo a confronto.

    Accodandomi all’hokage, mi misi di fianco ad Ayuuki e dandole una leggera gomitata, iniziai a parlarle all’orecchio.

    Cavolo un Anbu!
    Mi sa che c’è qualcosa di grosso in ballo!


    Bisbigliai fremente come il ragazzino che ero.


     
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    I ~ Convocazione dell'Hokage: Le cotte non si dimenticano!


    S

    embrava una mattinata come tante. I tenui raggi solari iniziavano a riscaldare la fredda atmosfera mattutina e le strade del Villaggio si animavano come di consueto. La solita routine giornaliera. Almeno fino a quando non giunse il messaggero dalle ali nere alla Villa Fuyutsuki. Da qual momento la giornata di Ayuuki era stata completamente stravolta. Pensava di trascorrere un po’ di tempo insieme a Miyo-chan dopo i suoi allenamenti nel Taijutsu e nel controllo del Chakra. Forse desiderava anche fare un giro per le strade di Konoha in cerca d’incarichi da svolgere, visto che per ora non era stata ancora mandata in missione. Aveva ottenuto il coprifronte da qualche mese e l’amministrazione di Konoha non l’aveva ancora convocata per affidarle una missione di rango D o C.
    Ma a quanto pare l’Hokage aveva altri progetti per la Fuyutsuki. - Questa è per te. C’è il sigillo dell’Hokage, dovresti leggerla subito e recarti al palazzo Amministrativo. - La profonda e seria voce di Ryuhei-sama, capo clan dei Fuyutsuki, tuonò nel salottino della villa. Era molto fiero di sua figlia, anche se evitava di dimostrarlo. Composto nella sua composta freddezza si aspettava che Ayuuki assumesse un atteggiamento idoneo ad una Kunoichi. Aveva iniziato a credere in lei quando era tornata a casa con il coprifronte tra le sue mani e il diploma Accademico. Forse quella emotiva ed esuberante Kunoichi poteva davvero ribaltare le sorti dell’intera famiglia.
    Invece Natsumi-san, consorte dell’ex-Ninja di Konoha, si aggirava come sempre cadaverica e taciturna per i corridoi e le stanze della villa. Emetteva solo gemiti di dolore e pregava i Kami ogni giorno per proteggere la sua secondogenita. Il tradimento di Ai-chan, la sua primogenita, l’aveva devastata. E sembrava che nulla potesse destarla da quello stato depressivo in cui era caduta. Nemmeno la convocazione ufficiale dell’Hokage sembrò provocarle interesse. Con indifferenza accettò quella notizia e con un cenno congedò la figlia che era costretta a prepararsi per l’importante incontro.
    - Otōsan.. posso rispolverare il Kimono cerimoniale della nostra famiglia? - Negli ultimi anni era stato un categorico divieto da parte del Capo-Clan. Temeva che la popolazione del Paese del Fuoco potesse riconoscerli come traditori. Il tradimento della volontà del Fuoco di Ai-chan si rifletteva sull’intera famiglia. Aveva vietato a sua figlia di presenziare agli eventi più importanti del villaggio. L’aveva tenuta chiusa nelle mura della villa per troppo tempo. - Porta con onore quel Kimono. E non compromettere il nome della tua famiglia! - Gli angoli della bocca dell’uomo non si tramutarono in un sorriso. Rimase freddo e rigido come al solito, ma negli occhi chiari come quelli della Fuyutsuki albergava un briciolo di orgoglio.
    A questo punto Ayuuki si congedò dai genitori con un lieve inchino e salì le scale per raggiungere i suoi appartamenti. Non appena richiuse la porta dietro le sue spalle si adagiò su di essa e tirò un sospiro di sollievo. Abbassò leggermente la testa e fissò il lucido pavimento per alcuni secondi. Poi aprì il rotolo di pergamena con il sigillo dell’Hokage e iniziò a leggere la missiva mentalmente. - Kyaaaaa! - Iniziò a farsi tutta rossa per l’emozione. - Forse l’Hokage si è accorto di me! - E con aria sognate si buttò sul letto e continuò a rileggere il contenuto di quella convocazione. In realtà si aspettava una lettera d’amore o una proposta di matrimonio. Ma invece notò i nomi di due Shinobi, tra cui quello di Hiro-kun. Forse erano i testimoni delle sue imminenti nozze con l’Hokage? - Sarò bellissima! E Hiro-kun sarà il mio testimone. Kyyyyaaaaaa! - Iniziò a rotolarsi come una bambina tra le lenzuola del letto e in quel momento desiderava la presenza di Miyo-chan al suo fianco. Era una tipa sveglia, forse poteva darle qualche consiglio. Come sempre aveva frainteso ogni singola parola di ciò che le era stato riferito. E si era lasciata sopraffare dalla sua insensata cotta che aveva avuto per l’Hokage al suo primo giorno di Accademia.

    [ … ]

    Passò intere ore a prepararsi. Pretendeva da se stessa la perfezione. Rispolverare il Kimono cerimoniale di famiglia era un onore per lei. Poteva finalmente mostrarsi a tutti come una Fuyutsuki, senza temere di essere schernita o disprezzata. Aveva imparato a convivere con le occhiate di diffidenza dei cittadini del Villaggio. Sua sorella maggiore aveva tradito Konoha. Anzi in quel momento desiderava davvero che Ai-oneechan fosse al suo fianco. Nonostante tutto il suo affetto era rimasto immutato.
    La sua immagine riflessa nello specchio della sua camera le strappò un sorriso. Il Kimono era candido come la neve, a parte alcuni risvolti lungo le maniche e il colletto che assumevano una tonalità rosata. L’eleganza di quell’abbigliamento risiedeva nella sua semplicità. Indossava anche sandali Ninja bianchi e calze trasparenti. Sul volto non aveva un filo di trucco, data la giovanissima età. I capelli erano raccolti in una lunga treccia che si adagiava morbidamente sulla spalla destra.
    Il simbolo dei Fuyutsuki si ergeva dietro il Kimono della ragazza. Camminava con una certa fierezza ed orgoglio tra le strade del Villaggio. Raggiunse rapidamente il palazzo Amministrativo al centro di Konoha. Il simbolo del Fuoco era ben impresso sulla struttura circolare e al suo interno Shinobi di ogni rango correvano a destra e a sinistra tra gli uffici per amministrare il villaggio.
    - Ciaooo! Hiro-kun! - Smarrimento e preoccupazione vennero subito sostituiti da entusiasmo quando notò la figura di Hiro-kun già presente davanti alla porta dell’ufficio dell’Hokage. In realtà c’era anche la figura zoppicante di una vecchietta, a cui per ora la Fuyutsuki non donò troppa attenzione. - Oh si molto! Stai benissimo anche tu. - E non erano solo parole di cortesia le sue. Infondo il ragazzo nel suo bel Kimono nuovo di zecca stava davvero bene. - Già. È un giorno davvero speciale! Se l’Hokage mi ha scelta tra tante.. ci sarà un motivo no? - Stava iniziando a delirare. Nella sua testolina era davvero convinta che a breve si fosse sposata con Raizen. Anzi si accontentava anche di un fidanzamento ufficiale. La differenza d’età non l’aveva mai spaventata. Ricordava come se fosse ieri, Raizen nel suo abito cerimoniale da Hokage e lei una giovanissima studentessa dell’Accademia. Ignorò completamente il suo discorso sull’inaugurazione dell’anno accademico. Rimase affascinata dalla sicurezza dei suoi gesti, dalla bellezza selvaggia del suo volto e dal carisma che emanava. Le cotte infantili difficilmente si dimenticavano.
    - Credi davvero che… - Iniziò a farfugliare qualcosa verso Hiro-kun, senza accorgersi che la figura ammantata e zoppicante era già entrata nell’ufficio dell’Hokage. Avvampò per l’imbarazzo. Iniziò a sorridere senza un apparente motivo, mentre immaginava se stessa mano nella mano con il colosso. Si lasciò cullare da quei pensieri per un bel po’, almeno fino a quando i due Genin furono invitati ad entrare.
    Gli occhi cristallini della Genin si soffermarono immediatamente sull’imponente e titanica figura dietro la scrivania. Alle spalle dell’uomo si intravedevano i tetti delle abitazioni e parte delle mura. L’ufficio dell’Hokage dominava sull’intero Villaggio, ma gli occhi della ragazza furono attirati dall’eleganza del Kimono di Raizen-sama e dal suo aspetto curato ed in ordine. Le guance della Fuyutsuki iniziarono ad imporporarsi non appena le iridi serie e meticolose dell’uomo vennero puntate in sua direzione. Ayuuki cercò di mantenere una certa compostezza e chinò leggermente il busto per mostrare un inchino. - Fuyutsuki Ayuuki! - Si presentò rapidamente, anche verso la figura ammantata al loro fianco. Lanciò qualche occhiata incuriosita verso la vecchietta, ma non riuscì a scrutarne le fattezze. Il grosso bastone che si portava dietro e la difficoltà della sua andatura lasciavano intuire la sua veneranda età. O forse si sbagliava?
    L’attenzione della Genin fu monopolizzata da Raizen-sama. In realtà era più dedita a contemplare la sua figura colossale che ascoltare con attenzione le sue parole. Attendeva con ansia la parola “fidanzamento”, senza comprendere realmente la motivazione della presenza di Hiro-kun e della vecchietta. Ma il discorso prese una piega diversa. Erano lì per imparare qualcosa di nuovo, per affinare le loro capacità ninja. Non interruppe il saggio discorso dell’Hokage ed annuì ad ogni sua parola, finendo per seguire la sua collassale figura e quella claudicante della donna senza aver compreso le reali motivazioni della sua convocazione.
    - Uhm? - Lanciò un’occhiata ad Hiro-kun non appena ricevette la gomitata. Il Genin dalla chioma scarlatta sembrava entusiasta all’idea di apprendere qualcosa di nuovo. - Mia sorella apparteneva ai reparti speciali. - Sussurrò con un mezzo sorriso. Non aveva mai parlato di Ai-chan con qualcuno prima d’ora. Ma poteva fidarsi del ragazzo al suo fianco. Si diressero verso il quartiere Aburame. I suoi sogni amorosi con l’Hokage stavano andando in frantumi.


     
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    La casa del Capoclan





    Quando Oboro entrò nell'ufficio di Raizen, prima dell'arrivo degli altri ninja, avrebbe voluto buttare giù la porta e prenderlo a bastonate su quella sua testaccia strabiliante, ma quando aprì la porta, lo notò in quella che doveva essere la sua versione dell'abito cerimoniale, e un piccolo sbuffo sotto la maschera le fece cambiare idea sui suoi piani. Non era abituata a vederlo in abiti ufficiali, e temeva che non sarebbe capitato nuovamente entro breve tempo, quindi preferì godersi la scena. Raizen la prese subito in giro per via del bastone che la kunoichi stava usando per darsi supporto, e lei dopo aver tolto la maschera, si irrigidì in una smorfia a denti stretti confiando le guance. Non aveva scelto lei di perdere un piede mentre ripulivano un covo vecchio e puzzolente.

    - Costei non è vecchia, e c'è una protesi come vedi, ma devo ancora abituarmi all'idea. -

    Disse sollevando un piede di materiale tra il legno e la plastica, abbastanza neutro, picchiettandoci sopra la punta del bastone, rivelandone la natura fasulla. Quindi rilassò la gamba poggiandosi nuovamente su di essa con tutto il suo peso, ma non accettò la sedia, avrebbe avuto tutto il giorno per stare seduta in mezzo ai suoi parenti.
    - Stiamo bene così, davvero. -
    Subito dopo accadde qualcosa che fece breccia nel petto di quella che un tempo era una ninja estremamente ligia al dovere. Raizen fece tutto un discorso articolato, molto insolito da parte sua, non tanto per il fatto di essere articolato, ma più che altro per il fatto che l'Hokage non era tipo da esprimersi a parole o sentimenti, era più tipo da pacca sulla spalla in grado di frantumare la spina dorsale; per questo fece ancora più presa sulla ninja, la quale, dimenticandosi per un istante di essere un agglomerato di insetti, si lasciò andare sulle ginocchia, poggiando le mani a terra in riverenza, e la fronte sul pavimento dopo di essa.
    Già, si era proprio inchinata.

    - Sono onorata. Mi dispiace aver dubitato. -

    Raizen le spiegò il significato delle sue parole, mentre lei si rialzava. Aveva in mente di riformare quello che un tempo era stata la radice, un gruppo di ninja estremamente fedeli all'ideale stesso del villaggio, capaci di usare i loro corpi e i loro spiriti come combustibile per creare la cenere sufficiente a tenere calde le radici della foglia, un gruppo dedito al sacrificio, che fosse capace di fare il necessario perchè la Foglia continuasse a poggiare su un albero possente. Poichè tutto questo discorso si fondava sulla necessità, non avrebbe potuto trovare kunoichi più sicura e convinta di lei, in questo. L'Hokage aggiunse le ultime direttive e gli ultimi dettagli, nominando anche il vecchio covo della radice, cosa che, avrebbe facilmente potuto notare, avrebbe generato una nuova smorfia sul volto della Vespa.

    - Si, riguardo..quel posto infernale. Mi trovavo lì quando mi avete convocata, stavo ripulendo. Ci vorrà in po' a sistemare tutto e a disinfettare, e ancora di più a catalogare ciò che è rimasto degli esperimenti prima di avere un'idea di chi ci sia dietro, ma ci sto lavorando. Saremo ligie come api operaie, e mi assicurerò personalmente che il nuovo gruppo, apprenda dagli errori della vecchia Radice, che secondo le storie, aveva troppo di personale, mischiato con gli affari della Foglia...e da quello che abbiamo visto, non stento a crederlo. -

    Raizen quindi comunicò il permesso ai due genin di entrare, e Oboro si rimise la maschera ocra, assicurandosi di essere nuovamente ben nascosta sotto la sua tunica nera. I due ninja erano dei ragazzini, sembravano essersi appena diplomati all'accademia; erano così pieni di vita agli occhi della Vespa; la quale non potè fare a meno di chiedersi se almeno uno di loro avesse già tolto la vita ad un altro uomo; ma a giudicare dai loro sguardi, così non sembrava.
    Oboro non parlò durante il discorso iniziale di Raizen, lasciandolo terminare fin quando lo ritenesse necessario; ma una cosa le era chiara, l'uomo che aveva davanti era diverso da Shika, aveva un legame più particolare con i suoi ninja, non li vedeva solo come dati in una tabella, ma come compagni, o almeno così pensava. Che fosse un bene o un male per il kage, solo il tempo avrebbe potuto dirlo. Nessuno aveva mai fatto a lei un discorso del genere, il più simile lo aveva sentito dalla bocca di suo padre molti anni prima, ai tempi dell'accademia, ma non era un discorso di fiducia, o un tentativo di investire su di lei, quanto più un "come Aburame non vai bene, ma puoi sempre fare la spia, tanto nessuno ti noterebbe". Lei non la prese ai tempi come un'offesa, infatti si occupò di missioni di quel genere per anni, ma ovviamente avrebbe strozzato suo padre con le sue stesse mani se avesse potuto.

    Il primo a presentarsi fu il ragazzino, Hiro Abe. Oboro lo analizzò con precisione, come era abituata a fare con ogni persona che incontrava, e da brava quasi-autistica, non si lasciò andare alcun particolare, analizzando i suoi abiti, il suo odore, e il suo timbro vocale. Sembrava felice di essere lì, onorato a dir poco, anche se aveva guardato la Vespa in modo un po' sospettoso pochi istanti prima, ma non poteva certo biasimarlo. La ragazza invece, Ayuuki, fece una buona impressione alla Vespa, per quanto una ragazza ingenua potesse fare buona impressione. Sembrava molto timida, e la donna potè giurare di averla vista arrossire quando si era rivolta all'Hokage. Ci mancava solo una cotta giovanile per quel demente. Una vena si gonfiò sotto la maschera, andando persa nei ricordi di quella giornata. Quelle erano le nuove leve. La sua era la schiena che si sarebbe spezzata per plasmarli a dovere. Da qualche parte nel profondo, Oboro per un istante, si pentì di non aver seguito quell'uomo, tanti anni prima, ad Ame, e magare finire morta ammazzata in un fosso.

    Il gruppo partì alla volta del quartiere Aburame. Raizen in cima, Oboro leggermente arretrata, accanto a lui, e i due ragazzi dietro. Ragazzi che non riuscivano a fare a meno di bisbigliare nemmeno durante una delegazione a casa di un capoclan che non avevano certamente mai visto. E che di certo sottovalutavano le orecchie di chi avevano davanti.
    Cavolo un Anbu! Mi sa che c’è qualcosa di grosso in ballo!

    - Puoi dirlo forte ragazzo. - Per la prima volta, la voce di Oboro venne udita dai due ragazzi, sotto la maschera ocra, rivelandosi giovane, ed estremamente stridula, come quella di qualcuno con dei forti dolori alla gola. La sua voce originale.

    [Al quartiere Aburame]


    Non impiegarono troppo ad arrivare alla zona degli allevatori di insetti, forse una decina di minuti a piedi con passo tranquillo. Il quartiere Aburame non era grande, una decina di case, ognuna delle quali formata da una villetta a se stante nella quale viveva una famiglia diversa, ognuna con il suo orto sul retro con molte serre per insetti, e un palazzo molto simile ad una voliera, per forma, situato al centro della zona abitativa, il cuore del clan, dove si trovavano i laboratori e le serre, ma l'incontro non si sarebbe svolto lì.
    Al contrario, avrebbero superato il palazzo del clan fino a lasciarselo alle spalle, per raggiungere una dimora molto discreta dietro di esso. La villetta era in stile orientale, con dei giardini ben curati all'esterno, molte lanterne, e tanti dipinti in giro per la struttura, si trattava della casa del capoclan. Oboro era già stata in quella casa, una sola volta in realtà, quando la sua famiglia si era recata per l'iniziazione della ragazza, e a seguito della sua incapacità, secondo il capoclan, di ospitare la colonia, si erano scusati con i presenti, ignorando la figlia.
    La cosa non l'aveva ferita, ma avrebbe certamente strozzato suo padre quel giorno, se l'avesse avuto per le mani.

    Furono accolti da un piccolo gruppo di persone, due uomini, entrambi membri di spicco del clan, di circa 40 anni, e da una donna sui 60 anni, molto bassa, molto ben curata, la quale portava degli occhiali scuri sugli occhi, leggermente calati sul naso. La signora era Yoko Aburame, la moglie del capoclan, e una dei più anziani ninja del clan, ritiratasi dalla vita in battaglia ormai da molto tempo a causa di gravi ferite che non potevano essere curate. La sua colonia era stata una delle più antiche del villaggio. Lei accolse i presenti, inchinandosi ad ognuno dei presenti, per poi condurli nella sala principale dove il marito aspettava.
    Quando Oboro varcò la soglia, i due uomini, non si scomposero, non l'avevano minimamente riconosciuta sotto alla veste da Anbu, ma la donna l'aveva riconosciuta eccome, le fece addirittura l'occhiolino, e mentre si recavano nella sala principale, restò sempre vicina alla Vespa, rivolgendole anche alcune parole.

    Yoko Aburame - Ah! Lo sapevo che avevo ragione ! -

    Oboro sapeva bene a cosa Yoko si stesse riferendo, infatti lei era stata l'unica, molti anni prima, ad opporsi alla decisione del marito, e a vedere un futuro nel clan per la piccola Oboro. Infatti fu sempre lei a passare insetti di nascosto alla ragazza per farle studiare i metodi di allevamento degli Aburame. Le era stata vicina, fino a che la kunoichi non aveva preso strade diverse da quelle del clan, diventando una spia per Shika, e frequentando il clan molto meno assiduamente.
    Il gruppo dei 4 ninja si unì al capoclan e ai due ospiti, assieme alla moglie, nella sala di ricevimento. La sala era formata da un tavolino di forma rettangolare piuttosto lungo, con alcuni cuscini posti dai lati lunghi e su un solo lato corto. Il capoclan e la moglie avrebbero seduto sul lato corto, in cima, uno accanto all'altra, i due Aburame da un lato del tavolo, e i 4 ninja dall'altro lato lungo, con Raizen più vicino al capoclan, e Oboro accanto a lui.
    Ayuuki e Hiro avrebbero potuto sedersi dove volevano, vicino alla Vespa, o anche accanto agli Aburame presenti.

    [La riunione]

    Il capoclan si sarebbe presentato, era un uomo sulla cinquantina, con un monocolo totalmente nero sull'occhio sinistro, giusto per non discostarsi dalla tradizione del clan. Aveva i capelli neri, estremamente ricci, e una fisicità ridotta; non era robusto, nè tantomeno alto, ma suscitava un grande rispetto. Il suo nome era Shin Aburame, e discendeva dai migliori del clan dai tempi della grande guerra. Era diventato capo del clan circa 27 anni prima, più o meno ai tempi della nascita di Oboro, o giù di lì.
    I due Aburame presenti invece, erano membri amministrativi del clan, due fratelli, Tomiro e Toshiro Aburame. Il primo si occupava della contabilità del clan, il secondo si occupava della gestioni legali del clan, due burocrati praticamente, che non avevano mai messo piede fuori dal villaggio, ma erano stati comunque reputati più degni di Oboro di portare una colonia.
    Lei non li aveva mai invidiati, ma avesse potuto avrebbe strozzato entrambi.

    La riunione ebbe inizio con l'arrivo del tè, assieme a una gran quantità di stuzzichini vegetali, e ad altre leccornie tipo piccoli panini e altri bocconi salati.

    Shin Aburame [Capoclan] - Nobile Hokage, questo è il nostro primo incontro dalla sua recente investitura, se non contiamo la cerimonia ufficiale. Io e mia moglie Yoko vogliamo complimentarci a nome di tutto il clan Aburame, per il suo recente ruolo come capo villaggio, e rinnoviamo la nostra lealtà a Konoha, così come è sempre stato. Siamo stati informati di tutte le iniziative che il vostro ufficio sta diramando, e abbiamo deciso di uscire allo scoperto. A causa di una nostra mancanza di fiducia, abbiamo scelto di chiuderci con i rapporti con il precedente Hokage, senza che ce ne fosse alcun motivo, e ora vorremmo tornare sui nostri passi. Sono sicuro che con accordi reciproci, sapremo essere di estremo aiuto gli uni agli altri. - E terminò il discorso introduttivo alzando a Raizen la coppetta contenente il sakè, che ogni invitato aveva davanti a sè.

    Il capoclan avrebbe osservato tutti i presenti affinchè partecipassero al brindisi in onore dell'Hokage, per non mancargli di rispetto. Non avrebbe fatto caso se Oboro avesse rifiutato, dopotutto era in servizio come guardia di Raizen, non avrebbe potuto bere in teoria, e lei era molto ligia al dovere.
    La riunione sarebbe proseguita per circa un'ora, intervallata da un brindisi in onore della foglia una volta ogni 30 minuti, cosa che forse avrebbe reso paonazze le guance dei due genin, incentivati a partecipare al brindisi dal capoclan stesso.
    Il discorso generale, semplificato anche dai due burocrati era molto semplice: il clan Aburame si offriva di incrementare le donazioni di fluidi, vaccini, veleni e medicamenti ricavati dalle colture di insetti, che ogni anno passava alle scorte del villaggio, in cambio, l'amministrazione della foglia, avrebbe finanziato un investimento per migliorare le strutture di allevamento del clan, molto semplice. Il discorso aveva certo il Daimyo come finalità, era lui che firmava assegni di quel tipo, ma il clan avrebbe comunque dovuto ottenere il favore di Raizen, se lui avesse rifiutato, niente accordo, e quindi niente investimento, ancora prima di arrivare in casa dei nobili del fuoco. Scorte per denaro quindi. Ora stava a Raizen cercare di ingrassare il suo piatto.




     
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    Mentre il quartetto camminava per le vie del villaggio l’Hokage era ancora indeciso sul da farsi riguardo all’arrossamento che aveva notato sulle guance della ragazza, tuttavia il maggior dilemma era la sua età, fin troppi anni li separavano, cosa che purtroppo non poteva in alcun modo cambiare. Sembrava strano pure per lui, che di cose strane ne era abbastanza esperto.
    All’arrivo alla villa vennero accolti in pieno stile Aburame, poche feste, cortesia giusta e non fastidiosa, erano discreti in tutto, probabilmente i migliori vicini che si potessero desiderare e al contempo gli esseri più noiosi dell’intero pianeta.
    Si fecero scortare alla sala predisposta alla riunione senza troppi complimenti e con qualche inchino d’educazione.
    Si trattenne perfino dal guardare storto gli stuzzichini vegetali, alimento profondamente odiato, proprio delle prede. Si tese solamente a quelli salati dopo il brindisi, facendo per una volta la figura della buona persona ed evitando di apparire come una betoniera macina calorie quale era.
    I funzionari parlarono, e parlarono tanto, quel genere di discorsi a cui Raizen non era poi troppo avvezzo per semplice inclinazione naturale, soldi, finanziamenti, provviste: lui dava cazzotti e con quelli risolveva.
    Quasi sempre.

    L’appoggio degli Aburame è essenziale per il villaggio.
    Vi ringrazio a nome dello stesso per il prezioso aiuto che siete in grado di dare alle squadre mediche ed all’ospedale stesso, ad oggi l’unico pienamente attivo e funzionante di tutti i quattro villaggi.


    Concluse con tono fin troppo marziale per poi inspirare lentamente, odiava parlare di soldi.

    Riguardo le richieste di finanziamenti non ho alcun problema, Konoha e le terre del Fuoco sono luoghi prosperi e i soldi non mancano, tuttavia gradirei sapere precisamente a cosa questi saranno destinati.
    Ciò che fate attualmente per il villaggio è sufficiente, non abbiamo mai avuto bisogno ne di più antidoti o veleni, ne di più serre per le vostre esigenze.
    È mio preciso dovere sapere quindi come intendete rendere migliore il vostro lavoro, per poterlo vendere meglio al Daymio stesso.
    Non posso semplicemente accettare a scatola chiusa.
    E qui con me ho un esperto che mi aiuterà a valutare l’entità dell’investimento e del guadagno materiale del suddetto.
    Anche perché ciò che attualmente cedete al villaggio è un avanzo prodotto dalle vostre colture, e più che finanziare un avanzo sarei più propenso a finanziare uno sviluppo.
    Differenti colture, differenti incroci, differenti veleni ed antidoti.
    In parole povere ricerca, più che produzione incrementata.


    Indicò Oboro con la destrorsa.

    Il mio uomo di fiducia stesso sarà in grado di fare le mie veci in questo campo, essendo in diretto contatto con me sarà in grado di parlare in mia vece con termini più specifici di quelli concessi alla mia scarsa conoscenza del campo.

    Indicò poi i due genin.

    Mentre loro avreste già dovuto comprendere chi sono.

    Disse con un piccolo cenno della mano, mentre stringeva le labbra in un sorriso educato.
     
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  15. Mberu
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    Cerimonie alcoliche

    II Post



    Ognuno da piccolo ha i propri miti, le proprie fantasie. Spesso sono idee legate a qualcosa di misterioso, a qualcosa di sconosciuto che inspiegabilmente attrae. Io sono sempre stato attratto dalle forze speciali dei singoli villaggi. Gli Anbu ai miei occhi sono sempre stati degli eroi, svolgevano incarichi delicati e fondamentali, non potendo però vantarsi dei propri successi erano costretti al silenzio, sopprimendo la seta di gloria.
    Finalmente ne avevo uno davanti e da lì a breve ci sarei entrato in contatto in maniera diretta.
    Ayuuki sembrava però meno curiosa ed estasiata di me, sua sorella era stata collega di colui che indossava la maschera ocra a poca distanza da noi. Quando me lo disse, l’istinto iniziale fu quello di mostrarle la mia invidia nei suoi confronti. Poi, però, facendo respirare un attimo il cervello, ricordai del rapporto particolare che la Fyutsuki aveva con la sorella traditrice. Mi limitai al silenzio.

    Altrettanto non fece l’Anbu che, in maniera sorprendente, aveva sentito la mia voce.
    Quelli erano uomini con caratteristiche fuori dal comune, una di quelle del portatore della maschera ocra era evidentemente un super udito.
    Un’altra cosa però mi lasciò di stucco, facendomi ingoiare tutta la saliva che avevo in bocca.

    Una donna?

    Gli ultimi anni della mia vita li avevo trascorsi in compagnia solo di donne forti ed emancipate come mia nonna e mia madre. Ciò nonostante non potei fare a meno di rimanere stupito dal constatare, attraverso la sua voce, che l’individuo che si celava sotto la maschera era di sesso femminile.

    Forse è per questo che ha la schiena curva.. un poco come la nonna

    Il resto della camminata continuò senza nulla degno di nota.
    Una volta raggiunta la destinazione, una villetta appartenuta sempre agli Aburame, iniziarono a svolgersi le classiche formalità. Dal canto mio, non essendo istruito ai comportamenti da tenere in queste occasioni, mi limitai a seguire quanto fatto da Ayuuki. Inchinandomi quando si inchinava lei, sedendole vicino, ma alzando il gomito con più felicità di quanto facesse la ragazza. Leggermente brillo ascoltai i discorsi in merito a finanziamenti, lealtà e altre cose a me distanti, trovando il tutto, per merito dell’alcol, estremamente divertente. Un piccolo sorriso da ebete mi rimase stampato in faccia sino a quando Raizen non mi indicò. Subito mi sforzai di acquisire un’espressione seria ed interessata, non volendo apparire ai presenti come un deficiente.

    O cavolo che ha detto?
    Vuole qualcosa da noi?


    Mi chiesi fra me e me leggermente spaventato.
    Ancora una volta mi rivolsi verso Ayuuki, nella speranza che il suo atteggiamento mi potesse dare indizi su come agire.



     
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