Quartiere - Aburame

[Ambientazione]

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  1. Mberu
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    Lotta intestina

    IV Post



    Definirci nella merda era un complimento a quella situazione.
    Ho sempre pensato che i metodi di addestramento più duri erano portati avanti ad Oto, al massimo a Kiri nei suoi momenti più bui. Ma evidentemente mi sbagliavo.
    Mi trovavo su un lettino medico, vestito di tutto punto per una cerimonia, a soffrire come un cane.
    Perché? Perché dovevo soffrire, solo attraverso la sofferenza sarei diventato più forte.

    Forse a questi due non gli hanno detto che non sono una cazzo di fenice, pur avendo i capelli rossi.

    Oh beh certo, non ero stato scelto per i miei capelli rossi.
    Ci avevano pensato i bigliettini. Ma quant’è simpatica la fortuna?
    Quando si tratta di vincere ai giochi d’azzardo a capodanno è brava a prenderti a calci in culo, quando però c’è da sputare sangue, le cose non cambiano.

    Grazie però al mio controllo del chakra non stavo sputando sangue, bensì insetti minuscoli che a causa degli occhi rossi e pieni di lacrime per lo sforzo non riuscivo nemmeno a vedere.

    Fottuti parassiti

    Ovviamente però il giro di giostra non era finito. Sarebbe stato troppo facile sennò!
    A confermarlo ci pensò Oboro. Secondo l’affabile signorina infatti avevo solo “iniziato”, per finire mi sarei dovuto ancora impegnare un poco.
    Dopo aver però vomitato la prima ondata di insetti mi ero indebolito troppo per poter manipolare immediatamente il chakra come in precedenza. Motivo per cui mi presi qualche minuto di pausa, ansimando sul letto e tentando di trattenere i conati. Più però il tempo passava più gli insetti rimasti al mio interno mi rendevano la vita impossibile, volevo lasciarmi andare al dolore e svenire.
    Appellandomi però più alla mia forza di volontà che alla mia effettiva resistenza fisica strinsi i denti ancora una volta e con gli occhi chiusi ripresi a manipolare il chakra come in precedenza. Prima in maniera lenta e poi in modo più veloce ma non per questo meno preciso. I movimenti che compievo erano i medesimi. Ovviamente a causa del tempo trascorso la difficoltà dell’esercizio era aumentata. Al contempo però, l’assenza del gruppetto di parassiti che avevo espulso mi permise di vomitarne un’altra ondata. Poi, come aveva preannunciato Oboro, svenni.

    Di punto in bianco ripresi coscienza, mi muovevo in maniera convulsa, non riuscì a respirare.
    Il panico iniziò a prendere il sopravvento, oltre alla mancanza d’aria, delle fitte in tutto il corpo mi stavano facendo uscire gli occhi dalle orbite. Ero a testa in su e il vomito mi usciva dalla bocca come una fontana e mi ricopriva tutta la faccia, compreso il naso, rendendomi impossibile il respirare. Disperato, muovevo le mani sul lettino, alla ricerca di chissà quale appiglio. Un'altra ondata di vomito misto ai dolori causati dal veleno mi fece piegare in due, finendo per cadere dal lettino. La testa e il resto del corpo sbatterono violentemente sul pavimento, finalmente però il vomito usciva dalla bocca finendo per riversarsi per terra, permettendomi quindi di respirare. Svenni di nuovo.

    Quando ripresi conoscenza ero di nuovo nel lettino, avevo le labbra secca e molta sete.
    Lo stomaco però non reclamava cibo. Non mi ero mai sentito così male. Grazie all’aiuto di Oboro riuscì a buttare giù un poco d’acqua, poi sentì la necessità di andare al bagno. Quando mi alzarono dal lettino guardai Ayuuki, potei constatare con il briciolo di lucidità che possedevo che anche lei era messa male. Sforzandomi alzai gli angoli delle labbra, a mo’ di sorriso, anche se probabilmente l’espressione che avevo assunto era più simile ad una smorfia. Quando finalmente fui in posizione una poderosa scarica di diarrea mi fece vibrare il corpo. Con il loro tempismo perfetto i dolori si rimpadronirò del mio corpo, facendomi cadere nuovamente per terra. Dalle mie natiche il liquido maleodorante e fetido continuava a sgorgare, imbrattandomi tutte le gambe. Oboro si sarebbe divertito a pulirmi.

    Quando mi svegliai per la seconda volta sentì subito che ero più lucido.
    Non avevo la minima idea di quanto tempo fosse passato fra i periodi di veglia e quelli di sonno.
    Iniziavo ad avere anche fame, evidentemente stavo migliorando. Decisi di mettermi in piedi, ma mi accorsi che le gambe non erano ancora in grado di reggere il mio peso, mi feci quindi portare da qualcosa da mettere sotto i denti. Mentre mangiavo sorrisi nuovamente d Ayuuki, sta volta il sorriso sarebbe stato meno alterato dai dolori. Già i dolori, pur avendo appetito quelli non mi lasciavano andare, non potevo in oltre dire se stavano diminuendo o meno, non ne avevo contezza. La loro costante presenza era snervante, mi stavano logorando a livello psicologico.
    Dormire mi avrebbe permesso di non sentirli, ma causa loro non riuscivo a prendere sonno. La stanchezza del mio debole corpo iniziò ad accumularsi alle già presenti sofferenze. Pensavo che da un momento all’altro sarei impazzito.

    Ora..
    Ora…
    Ora…


    Mi continuavo a ripetere.
    Ora sarei diventato pazzo. Poi non lo diventavo, allora ci provavo ad indovinare.

    Ora!

    Un poco come quando i bambini cercano di fingersi maghi e provano a predire quando i toast usciranno dal tostapane o il semaforo diventerà verde. Purtroppo per me però la pazzia non mi prendeva, rimanevo un lucido testimone dei miei dolori e della mia condizione pietosa. Quando ancora non ero in questo stato capivo il perché di quell’allenamento, ora invece avrei motivo per essere arrabbiato, ma non ne avevo la voglia.
    Alternavo momenti di veglia lucida in cui soffrivo per i dolori a momenti in cui mi perdevo in sogni onirici ad occhi aperti. A causa di ciò, pur non avendo più dormito o perso conoscenza, non riuscivo a dire il giorno o l’ora in cui si svolgeva un determinato momento. In compenso però mangia e andai in bagno più frequentemente, riuscendo anche a muovere qualche passo con l’aiuto di qualcun altro. Grazie a questi progressi mi convinsi che stavo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel, anche se non ne avevo una reale necessità mi alzavo per andare in bagno. Ad un certo punto per alzare il morale anche ad Ayuuki mi misi a contare una vecchia canzone popolare insegnatami da mia nonna. Mi sorpresi quando riuscì a ricordarmi le parole. Stavo guadagnando terreno anche sul fronte intelletto.

    Decisi quindi di alzarmi e con passo non del tutto fermo mi diressi verso Oboro.
    A circa un metro da lei la indicai con l’indice dalla mano sinistra.

    Direi che mi sono rotto il cazzo.
    Che ne dici se ci mettessimo a cucinare un bel antidoto?




     
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34 replies since 28/12/2005, 23:27   622 views
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