Quartiere - Aburame

[Ambientazione]

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    II ~ Delegazione al Quartiere Aburame: Matrimonio a sorpresa?


    L

    o sguardo di Ayuuki si alternava tra la porta dell’ufficio dell’Hokage e il volto di Hiro-kun. Il suo compagno di mille avventure sembrava più euforico ed emozionato di lei. Forse attendeva con ansia da tempo una convocazione di Raizen-sama. In realtà la Fuyutsuki aveva desiderato un incontro con il colosso da quando lo aveva intravisto in veste ufficiali all’inaugurazione del suo anno in Accademia. Alla cerimonia ufficiale l’aspirante Kunoichi era rimasta folgorata dalla sua selvaggia bellezza e i modi autoritari. Era un uomo di polso. Ed era stata affascinata dalla personalità dell’uomo che si celava sotto al cappello da Hokage.
    Come ogni cotta infantile nel corso dell’anno scolastico e anche dopo il suo diploma non era durata molto e si era lasciata corrompere dall’avvenenza degli allievi di Atasuke-sama. I suoi insuccessi amorosi erano stati argomenti di discussione con la sua amica Miyo-chan dopo le vacanze trascorse al Paese delle Sorgente Termali. Ma nonostante tutto la figura dell’Hokage le ispirava sempre un certo fascino. Era una ragazzina con la testa tra le nuvole e labile nei sentimenti, data la sua giovane età. E in quel momento si sentiva la donna più felice del Paese del Fuoco.
    Stava per diventare First Lady di Konoha. Immaginava già la sua mano in quella di Raizen-sama agli incontri formali in cui avrebbero dovuto presenziare. Sentiva già i profumo dei fiori d’arancio e i Kimoni cerimoniali per l’imminente matrimonio. Stava per sposarsi o fidanzarsi con l’Hokage in persona. Almeno era ciò che aveva immaginato nella sua testolina. La convocazione ufficiale era stata piuttosto formale ed essenziale. Il resto era stato tutto frutto della sua immaginazione.
    Sentì la mente più leggera non appena si chinò davanti all’imponente figura del colosso. Era al cospetto del suo promesso sposo. La donna ammantata in un angolo della stanza era sicuramente una sacerdotessa convocata per le nozze. Invece Hiro-kun era lì come testimone e caro amico di Ayuuki. Era tutto perfetto, almeno nella sua sognante testolina. Non riuscì a non arrossire come una sciocca. - … -
    Il discorso di Raizen-sama però non arrivò a nessuna conclusione. O almeno non a quella sperata dalla Fuyutsuki. Perché non le aveva chiesto la sua mano? Come mai era stata convocata ed era diretta al quartiere Aburame? Durante il breve cammino non proferì nessuna parola. Cercò di mantenere una certa compostezza e ritegno. Dietro al suo Kimono c’era il simbolo del suo clan. Non desiderava macchiare il buon nome della famiglia e lasciarsi andare ad un pianto liberatorio. Era stata rifiutata anche dall’Hokage.

    [ … ]

    Il suo rapporto con gli Aburame era stato piuttosto conflittuale. Non amava molto gli insetti e i ragni la inorridivano. In Accademia aveva avuto davvero poche occasioni per interagire con studenti o Chuunin appartenenti a questa discreta ed orgogliosa Casata. Nella sua classe non c’era nessun membro del Clan Aburame, ma il suo carattere socievole ed estroverso non le aveva mai procurato nessun problema a socializzare. Era stata ben educata dal Capo clan dei Fuyustuki, quindi conosceva a memoria le formalità e i riguardi da riservare ai Capo-clan di importanti famiglie del Paese del Fuoco.
    Non era affatto preoccupata per quell’incontro, nonostante non conoscesse la reale motivazione per cui era stata scelta come parte della delegazione nel quartiere Aburame. Il dolore al cuore, ormai a pezzi, era l’unica certezza di quella giornata. Ma con compostezza e serietà continuò ad avanzare insieme al resto del gruppo, preceduta solo dall’Hokage e dalla figura ammantata.
    Ora che poteva osservarla meglio, la donna non sembrava affatto una vecchietta. La sua figura non era incurvata come credeva e il bastone le faceva solo da supporto. Non riuscì ad intravedere il suo volto, vista la maschera sul suo volto, ma il suo corpo ero asciutto e non affatto decrepito come pensava. Evitò di osservarla con troppa insistenza, nonostante la curiosità era molta.
    Il Quartiere Aburame, mai visitato dalla Fuyutsuki, si dimostrò pieno di sorprese. Le modeste villette orientali in schiera nascondevano sul retro un sontuoso giardino e delle serre, dove i membri di quell’antico e rispettato Clan nutrivano le loro colonie d’insetti. Superarono il palazzo centrale, dove i membri più illustri e rispettati degli Aburame si riunivano per decidere delle sorti della famiglia. Dietro all’edificio c’era una modesta abitazione, sede del Capo-clan.
    - Ohayou Gozaimasu! - Salutò con un rispettoso inchino del busto e della testa. La Delegazione fu accolta da un gruppo di Ninja, due uomini e un’anziana donna. Solo in un secondo momento Ayuuki venne a conoscenza che l’anziana vecchietta era Yoko Aburame, moglie del Capo-Clan, e detentrice di una delle colonie più rare ed antiche d’insetti dell’intera Nazione del Fuoco. Per ora la neo-Genin si aggirava per i corridoi della villetta con aria incuriosita e confusa. Rimase in silenzio, abbozzando un lieve sorriso a chiunque incrociò il suo sguardo cristallino.
    La ragazza notò che Hiro-kun continuava a riservarle particolare attenzione, forse per non perdersi nelle mille formalità che richiedeva l’occasione. Rivolse quindi un sorriso complice, quasi per invitarlo a seguire i suoi gesti e i suoi modi cortesi. Non era difficile dopotutto, almeno per lei che era stata cresciuta come una fiera ed aristocratica Fuyutsuki. L’apparenza in queste situazioni era tutto. Tra nobili era più conveniente un falso e mite sorriso, che una parola di troppo. Il segreto era stare in silenzio, lanciare qualche occhiata in giro ed attendere di essere interpellati. - Sorridi e mostra il tuo miglior inchino. Non è difficile sai? - Si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli quelle poche parole. Cercò di rassicurare come poteva il figlio del pescatore Abe, che era meno avvezzo a queste formalità.
    La Sala da ricevimento era spaziosa ed accogliente, nonostante il temperamento timido e schivo degli Aburame. Al centro dell’ambiente principale in un tavolo quadrangolare c’era Shin Aburame, l’attuale Capo-Clan, che invitò i presenti a prendere posto per la riunione. Ayuuki lasciò le presentazioni all’Hokage, secondo gli usi e i costumi delle cerimonie ufficiali, e si limitò solo a chinare la testa in segno di rispetto e saluto. Abbozzò un timido sorriso senza perdere la sua compostezza. Si sedette tra Oboro ed Hiro-kun.

    [ … ]

    Ayuuki pensava di dover presenziare ad una noiosa e serissima riunione tra illustre figure del Villaggio. Ed invece ad un certo punto arrivarono teiere e tazzine con dei pasticcini per gli ospiti. Gli occhietti della Fuyutsuki s’illuminarono. Accettò ben volentieri quell’offerta. Afferrò uno degli stuzzichini vegetali e li portò alla bocca mangiandoli con compostezza e senza abbuffarsi. Non dimenticava di certo il compito rappresentativo che aveva assunto nella riunione.
    Non aveva nessuna voce in capitolo. Era lì solo per accompagnare l’Hokage, ma ormai era passato un bel po’ di tempo da quando un Fuyutsuki era riuscito a rappresentare la propria famiglia in un evento ufficiale della vita del Villaggio. L’incontro con gli Aburame, per quanto potesse essere riservato e tranquillo, sembrava molto importante per la pace di Konoha.
    La Genin ascoltò con attenzione il discorso del Capo-Clan e di Raizen-sama. Stavano per siglare un accordo di reciproca fiducia e collaborazione per il bene del Villaggio. La ragazza alzò la tazzina di sakè insieme agli altri per poter rendere omaggio alla rinnovata alleanza dei Ninja-insetto con l’amministrazione di Konoha. Brindò insieme al resto del Clan e a tutti i presenti. - Un altro brindisi? - Si guardò intorno quando i bicchieri con il sakè erano stati di nuovo levati in aria. Dopo trenta minuti Shi-sama ripropose il brindisi in onore del Villaggio e dell’Hokage. - Ancora? - Stavolta osservò Hiro-kun per capire se era uno scherzo. Di questo passo si sarebbe ubriacata e il rosso al suo fianco sembrava già brillo. Quindi brindò ma senza svuotare mai completamente il bicchiere.
    Alla fine il Clan Aburame prometteva di assicurare una fornitura di veleni ed antidoti prodotti dagli insetti al Villaggio in cambio di una migliore manutenzione delle serre del quartiere. Uno scambio equo e giusto. Almeno secondo l’opinione della Fuyutsuki. Ascoltò con velato interesse le parole di Raizen-sama. Il suo discorso era semplice ed essenziale. Andò dritto al punto della questione. E nonostante non avesse dimostrato grandi qualità nella dialettica, nella testolina di Ayuuki l’immagine dell’Hokage assumeva le caratteristiche di un forte Leader della Foglia, dotato d’indicibili qualità diplomatiche e di uno sconfinato carisma. Fu costretta ad abbassare lo sguardo per evitare di mostrare a tutti il rossore che invadeva le sue guance. - Ahw. - Sospirò.
    La sua attenzione fu ravvivata non appena il colosso si rivolse ai due Genin. Perché erano lì? Forse ogni speranza non era naufragata con l’incontro diplomatico con gli Aburame. Probabilmente l’Hokage aveva davvero intenzione di sposarla in segreto nell’abitazione di Shin-sama per uno strano motivo. Lanciò un’occhiata verso Hiro-kun ed allungò le mani verso le sue nella speranza di stringerle per l’emozione. - Forse stà per.. - Si avvicinò all’orecchio del Genin ancora una volta. Non riuscì a confessare tutto ciò che le ronzava in testa. E come sempre stava fraintendendo tutto.


     
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    La seconda parte dell'accordo




    Nel giro di pochi minuti, i due genin avrebbero potuto comprendere uno dei veri motivi di quell'improvviso e misterioso incontro, sulla loro pelle.
    Mentre i ragazzi alzavano senza nemmeno troppi convenevoli il gomito, Raizen rilanciò per cercare di rendere più ricco il suo piatto nei confronti degli Insettosi, e questo destò grande soddisfazione nel capoclan Shin, infatti come lui stesso avrebbe spiegato di lì a poco, non avevano mai azzardato una simile richiesta.

    [Capoclan] - Voi ci onorate Raizen-dono. Mai nessuno dei precedenti Kage aveva dimostrato un simile Acume. Certamente la ricerca sarebbe il primo tra i primi punti che un clan come il nostro porrebbe all'attenzione dell'amministrazione, ma non servono pochi fondi per portare avanti progetti simili, serve anche una certa apertura mentale, per questo ci siamo abituati ad avanzare richieste più umili, poichè nessuno dei suoi predecessori ci aveva mai posto davanti ad una simile possibilità. Non so cosa dire, se non che accettiamo le sue condizioni. -

    Riguardo all'usilio di una terza persona, Oboro, il capoclan non ebbe niente da obiettare dal momento che si rendeva ben conto che le conoscenze di un esterno al clan non potevano superare un certo limite, ma restava scettico sulla competenza di un eventuale aiutante, lui era certo che nessun membro del suo clan fosse alle dipendenze dirette dell'Hokage, e senza dubbio, era certo che nessun membro del suo clan, ad accezione di egli stesso, la moglie, e i due burocrati, fosse presente in quel momento in casa sua.

    [Capoclan] - Certamente nobile Hokage, la sua ammissione sui limiti delle sue padronanze aumenta il suo onore di uomo, saremo lieti di riferire al suo assistito tutte le delucidazioni in merito ai progetti di sviluppo che porteremo avanti, il mio unico dubbio rimane riguardo lei, signore. - Rivolto ad Oboro - Pensa di avere le conoscenze sufficienti a riportare correttamente i nostri dati al suo superiore? -

    In quel momento non fu la Vespa a rispondere. Fu proprio Oboro. La ribelle buttata fuori di casa. La sua reazione avrebbe causato un sorriso sul volto dell'anziana Yoko, una smorfia su quello di Shin, e forse avrebbe portato confusione nella mente di Raizen. Oboro non era tipa da rispondere ad un capoclan, il suo per altro, nel modo in cui avrebbe fatto di lì a poco, ma il gigante conosceva ormai la ninja abbastanza bene da sapere che le avrebbe spiegato lei stessa, più tardi, il motivo del suo comportamento. E non modificò nemmeno la voce, i ragazzi erano ormai troppo ubriachi per rendersi conto di dove si trovavano.

    - Puoi scommetterci vecchio. -

    Voltata verso di lui, ma senza togliere la maschera. Oboro e il capoclan si fissarono per alcuni istanti, quindi lui strinse i denti e riacquistò la sua compostezza tipica del clan.

    [Capoclan] - Molto bene, è deciso allora. Sviluppo di nuovi incroci e nuove sostante, in cambio di fondi per le stesse. Avrete i progetti a tempo debito. E per quanto riguarda l'altra questione, penso che ormai sia tutto pronto. -

    Disse indicando i due ragazzi. A quel punto, dopo aver atteso l'autorizzazione dell'Hokage, Shin Aburame avrebbe schioccato le dita della mano destra, e la sbronza di Hiro e Ayuuki, sarebbe immediatamente scomparsa, rendendoli nuovamente lucidi come quando erano arrivati; lasciando al suo posto, nel giro di alcuni istanti, un dolore crescente allo stomaco e alle articolazioni, come durante una forte influenza, portandoli di lì a poco, a perdere conoscenza. Quando i ragazzi fossero svenuti, il capoclan avrebbe salutato i due burocrati, lasciati liberi di andare, i quali avrebbero rivolto i loro omaggi al gruppo di ninja, o almeno a metà di loro, quindi, l'anziana Yoko avrebbe aperto alcune porte per permettere il passaggio.
    Oboro si sarebbe alzata e avrebbe preso di peso il corpo di Hiro, caricandoselo sulle spalle tipo sacco di patate, lasciando a Raizen l'incombenza di Ayuuki.

    - Menomale sta dormendo, altrimenti se la farebbe addosso dall'emozione di starti sulla schiena. Ah! -

    Oboro non aveva mai avuto molto tempo per le ragazze che pensavano sempre all'amore, era una tipa più pratica lei. Quando era ancora una ragazza dall'aspetto umano, aveva avuto un paio di storie, non aveva tempo per i sentimenti, doveva studiare gli insetti, quindi diciamo che aveva sfogato le necessità imposte dalla natura con qualche ragazzotto del clan assicurandosi che se avesse parlato, lei gli avrebbe fatto saltare i denti.
    Il gruppo avrebbe portato i due ninja in una sala vicina, dove erano presenti due letti già preparati, e alcune teche contenenti insetti di vario tipo, oltre ad armadietti di pronto soccorso, e altro materiale medico. Shin si sarebbe congedato una volta arrivati lì.

    [Capoclan]- Nobile Hokage, i miei doveri mi impongono di tornare al lavoro, mia moglie Yoko si occuperà di voi, è stato un onore incontrarla. - E uscì

    Mentre Yoko si trovava nella sala accanto a preparare la sua colonia, approfittando dello stato di incoscenza dei due ragazzi, Oboro avrebbe spiegato a Raizen il perchè del suo comportamento di pochi minuti prima, con il capoclan.

    - Ti presento mio padre, Shin Aburame, che per sposare Yoko e diventare capo del clan, ha rigettato la sua prima moglie, mia madre, assieme alla loro figlia. Ci sono molti Aburame più rachitici di me accolti nelle braccia del clan, eccoti il motivo del mio rifiuto all'iniziazione. Non lo troveresti in nessun archivio, te lo garantisco. Quello schifoso. Se non fosse stato per Yoko, che per me è stata come una seconda madre, oggi non sarei nemmeno qui. Almeno adesso è molto cambiato, rispetto a quando era un giovane alla ricerca di affermazione. - Si, era decisamente amareggiata adesso.

    Quando i ragazzi si fossero svegliati, avrebbero trovato Raizen e la donna mascherata davanti a loro, pronti a spiegare che, a parte l'abbuffata e la sbronza, erano stati portati lì per prendere parte ad un progetto segreto, portato avanti dall'amministrazione e dagli Aburame.
    Il Kage avrebbe spiegato loro il resto.


     
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    Prova a Sorpresa








    Raizen annuì alle parole del capoclan, restandone piacevolmente sorpreso, non gli succedeva spesso di ricevere dei complimenti.

    Al servizio della crescita, Shin-san.

    Concluse con un sorriso, mentre con la testa faceva un cenno al capoclan, facendogli attivare il veleno che avrebbe portato i due genin all’incoscienza.
    Sospirò alle parole di Oboro.

    Bof, il peccato è che è troppo piccola.
    E poi chi glielo spiega che deve tenere la bocca chiusa?
    No no, se gli poggio una mano addosso mi ritrovo appeso al mio stesso naso per il pisello dopo un paio d’ore.
    E se non fossi io potrebbe essere lei, il che sarebbe peggio.


    Prese la genin poggiandosela sulla spalla come un sacco per poi batterle sulle natiche.

    No, fortunatamente non saprà mai nulla.

    Portarono i due pacchi nella sala appositamente preparata dal capoclan, li poggiarono sui letti e si congedarono da Shin.

    La ringrazio nuovamente per l’opportunità, le faremmo sapere come finirà l’addestramento.

    Una volta uscito il capoclan aspettarono il risveglio dei due, intervallandolo con qualche chiacchiera.

    Beh, considerando cosa sei adesso, se può consolarti, quello ERA tuo padre.
    Penso che attualmente al tuo interno hai più roba mia che sua. Vuoi essere mia figlia?


    Fece un alzata di spalle mentre sorrideva, riuscendo quasi a mostrarsi compassionevole con quelle frasi. Certo fino a quando non si stufò di aspettare che i due si risvegliassero.

    Sai cosa?
    È da un pezzo che non vedo uno shinobi spaventato, stanno sempre pronti, sempre a dire che avevano un piano B per smascherare i più subdoli intenti degli avversari per poi restarci secchi.
    L’assenza di paura è scarsamente propedeutica a questa professione, già che ci siamo gli diamo un assaggio, che dici?


    Si stava preparando a rilasciare il chakra, per far assaggiare ai due un po’ di terrore vecchio stile quando si ricordò il trambusto che aveva creato durante il corso genin di Shizuka, una pessima serata, probabilmente inutile.

    Anzi, meglio di no.

    Disse facendo retromarcia con un po’ di delusione nella voce, segno evidente che rinunciare a quel piccolo divertimento lo intristiva.
    Quando i due si svegliarono Raizen era tra i due letti a braccia conserte, in piedi e serio nel viso.

    Ben svegliati.
    Vi sentirete probabilmente strani, doloranti forse.
    Ma non temete, siete sotto controllo.
    Forse.
    Non so a cosa vi abbiano abituato in accademia, a cosa abbiate provato o sperimentato fino ad ora durante i vostri allenamenti, ma una cosa è certa, qui a Konoha le cose sono lievemente cambiate recentemente.
    Si è accettato il fatto che senza dolore non c’è crescita, l’ho imparato io e con qualche sacrificio lo imparerete anche voi, per il vostro bene.
    Non vorreste soffrire mentre siete da soli, magari al freddo, durante una missione che va sempre peggio…
    Per un'unica ragione, il dolore, e la necessità che da esso scaturisce è l’unico modo di innescare l’ingegno, l’evoluzione.
    Prima lo accetterete, prima sarete in grado di crescere.


    Pose un particolare accento sull’ultima parola mentre guardava Ayuuki, difficile dire se ci fosse malizia, complicità o semplice divertimento, anche se a giudicare da quanto detto ad Oboro poco prima era proprio divertimento, con scarse possibilità di errore. Certo, questo la neo genin non poteva saperlo.

    Siete qui perché sarete i primi due elementi di un importante squadra, un progetto per essere più precisi, che reintrodurrà Konoha nel delicato ambiente dei veleni, degli antidoti e ovviamente degli avvelenatori e curatori. Da troppo tempo siamo rimasti fuori da questo scenario così fine e subdolo, quasi dimenticandoci quanto fosse utile e facendoci scavalcare da qualche altro villaggio che della materia conosce a stento il nome e la nomea che gli hanno dato a riguardo.
    Voi sarete il nostro primo fiore all’occhiello nel campo dei veleni, certo, sempre che ne usciate vivi.
    Ciò che avete ingerito prima erano nano insetti, tra le altre cose, e non vi siete ubriacati, o meglio, gli insetti hanno simulato quella sensazione mentre vi infettavano.
    Tuttavia non sono una vera e propria malattia, al momento stanno secernendo il veleno indisturbati dentro al vostro organismo.
    Direi che è il momento di fermarli se non volete che il dolore aumenti, o peggio che finiate definitivamente intossicati.
    Un tempo, quando ero più dedito alle mani che al chakra usavo un curioso metodo per alleviare il dolore: il chakra stesso.
    Se impastato in un certo modo mi permetteva di ignorare momentaneamente il dolore, niente di eclatante, ma saperlo forse potrebbe farvi venire qualche idea, tenete conto che gli insetti possono secernere veleno perché addestrati a farlo mediante il chakra, ma soprattutto che è il flusso sanguigno a distribuire il veleno nei corpi, a quest’ora non dovrebbe ancora essere giunto ad intossicare completamente gli organi vitali, provate a rallentarlo o a salvarvi.


    Sorrise rassicurante, quasi come se non stesse dando un compito che non ammetteva il benché minimo errore.
    Si voltò verso Oboro mettendogli una mano sulla spalla.

    Non essere severa, non troppo almeno.
    Lascio a te i controlli, hai il necessario per non farli stramazzare.
    Eventualmente qui c’è un numero, chiama li, è la mia guardia medica personale, sono costantemente in allerta e pronti a muoversi all’istante se servisse.


    Già, pareva l’avesse organizzata bene.

    Crescita è potere.

    Sottolineò mentre usciva dalla stanza e poi dalla magione.
     
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  4. **Kat**
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    III ~ La fine del Summit: Cavie


    I

    l Summit tra l’Hokage e gli esponenti più importanti ed illustri del Clan Aburame stava prendendo una piega piuttosto strana, o almeno questo era il punto di vista di una ragazzina poco interessata ai trattati diplomatici e alle formalità. La più piccola dei Fuyutsuki in passato aveva partecipato a molti eventi importanti nelle vesti di secondogenita del Capo-Clan Ryuhei-sama. Negli eventi ufficiali di Konoha, quando il buon nome della famiglia non era ancora compromesso dal tradimento di Ai-chan, l’intero Clan si presentava con i Kimono cerimoniali per affiancare le figure più importanti del villaggio e rappresentare parte della nobiltà del Paese del Fuoco.
    I ricordi di quelle riunioni erano ancora piuttosto vividi nella mente di Ayuuki. Non ricordava i volti delle famiglie nobiliari di Konoha e nemmeno gli argomenti di cui il padre era chiamato a trattare e discutere. Questi erano solo dettagli agli occhi di una bambina, che ammirava il rispetto e il clima di serenità che avvolgeva i Fuyutsuki. Il candore dei loro Kimoni rappresentava l’immacolata fedeltà che ogni membro del Clan custodiva per Konoha, invece il simbolo simile ad un bocciolo di ciliegio testimoniava che quel “seme” della Volontà del Fuoco era ben radicato nell’animo di ogni esponente dei Fuyutsuki.
    A quei tempi la neo-Genin era più interessata alla fierezza con cui suo Padre avanzava insieme alla consorte, bella e composta, che alle formalità. Seguiti in ogni occasione dalle due figlie, la maggiore orgogliosa quanto il padre, invece la più piccola emozionata e curiosa come nessun’altro.
    Quei tempi erano ormai lontani e tra una bevuta di Sakè e l’altra la ragazza non riuscì a non far affiorare quei dolci ricordi, nonostante il dolore e il rammarico che poteva provocare la loro rievocazione. Si sentì brilla. Non era completamente ubriaca, ma i continui brindisi e gli sguardi degli Aburame, coperti dalle lenti scure, la costrinsero ad alzare il gomito. I pensieri diventarono sempre più confusi ed ogni emozione venne esternata con meno imbarazzo. - Che divertente riunione! - Proferì con gioia non appena gli Aburame alzarono per l’ennesima volta il calice per brindare in onore dell’Hokage e di Shin-sama.
    In tutto ciò aveva completamente perso il filo del discorso tra i due distinti uomini. In realtà non riusciva più a comprendere quei discorsi di affari, denaro e veleni, nonostante la neo-Genin si sforzasse di mantenere la concentrazione. Era pur sempre un Summit, non una taverna qualsiasi dove poteva permettersi di ubriacarsi o annebbiare la propria mente.
    Strinse con forza le mano di Hiro-kun. Era quasi convinta che Raizen-sama stava per rivelare a tutti del suo imminente fidanzamento con una Kunoichi della Foglia. E sperava vivamente di essere lei. - Allora? - Chiese in giro. Non aveva sentito la risposta dell’energumeno. Erano finalmente fidanzati? Iniziò a guardarsi intorno con sguardo vuoto. Aveva perso il contatto con la realtà. Le immagini si facevano sempre più sfocate e i fiumi di parole dell’Hokage divennero sussurri. Vuoto e silenzio. Perse i sensi.

    [ … ]

    Era difficile interpretare i sogni o gli incubi della Fuyutsuki quando perse conoscenza. Il Veleno presente nel calice era entrato in circolo. Nessuno, a parte lei, poteva affrontare i demoni che agitavano il suo sonno. O semplicemente stava sognando il suono delle campane e il profumo dei fiori d’arancio mentre mano nella mano camminava lungo il viale dei Ciliegi per essere unita in matrimonio al suo adorato Raizen-sama. Dopo un po’ iniziò a riprendere conoscenza.
    Fu accecata dalla luce che filtrava dalla stanza medica in cui era stata portata. Fu impossibile per lei, almeno all’inizio, comprendere dove si trovasse. Le sue mani afferrarono istintivamente le lenzuola del letto e la testa iniziò ad agitarsi sul cuscino irrequieta, forse per il senso di malessere e dolore generale. - D..Dove sono? - Strizzò gli occhi per mettere a fuoco tutto ciò che la circondava. Davanti a sé notò alcune figure dai tratti confusi. Il Veleno le aveva offuscato la mente e il pensiero. All’inizio apparve alquanto spaventata. Forse era caduta in un complotto degli Aburame? Il Clan si era ribellato tessendo una trappola al loro Hokage? Opzioni che non si sentì di scartare, almeno fino a quando la sua vista non si fece più nitida. Passarono alcuni minuti prima di mettere a fuoco l’imponente figura di Raizen-sama e della donna mascherata. Si tranquillizzò, anche se il dolore persisteva.
    - Kyaaaaaa! - Si voltò improvvisamente e soffocò un suo urlo nel cuscino, stringendolo con ambedue le mani e sbattendo i piedi contro le lenzuola. Stava per avere un attacco isterico? Non appena aveva notato il letto e l’imponente figura dell’Hokage aveva collegato “scaltramente” le due cose. Si trovava sul letto matrimoniale pronta ad essere benedetta nel nome dei Kami dalla sacerdotessa mascherata Oboro. E perché non ricordava nulla della cerimonia? Avvampò per l’imbarazzo. Non a caso aveva coperto il volto con il cuscino nella speranza di riprendersi. In sintesi non aveva minimamente compreso la situazione. - Io e.. Hokage-sama.. - Era in procinto di svenire non tanto per il dolore ma per l’emozione.
    Tutti i suoi sogni idilliaci vennero frantumati dallo stesso Hokage che con serietà spiegò la situazione alle due cavie. A quanto pare erano stati selezionati per prendere parte ad un Team di specialisti nei veleni. E la Fuyutsuki non sapeva bene se gioirne o esserne seriamente spaventata. - Il dolore? - Iniziò a guardarsi intorno. Stavolta mise a fuoco ogni dettaglio di quella stanza medica e anche le teche degli insetti. In realtà gli aracnidi non le erano mai stati molto simpatici, ma fortunatamente in quella teca c’era di tutto tranne che ragni.
    La confusione lasciò spazio all’amara consapevolezza di essere stata avvelenata con l’inganno. Ora comprendeva la ragione per cui i membri del Clan Aburame la incitavano a bare il contenuto del suo bicchiere ogni qual volta Shin-sama proponeva un brindisi. La rabbia per la leggerezza con cui era stata tratta in inganno s’impossessò per alcuni secondi del suo animo. Strinse i pugni, mentre si piegava in due per il dolore. Non era una sensazione dolorosa lancinante, almeno per ora, ma si sentiva strana. Un malessere generale che unita alla paura rendeva il suo corpo ingestibile. Ma nonostante tutto non ebbe il coraggio d’interrompere il possente uomo. Ascoltò in silenzio la sua spiegazione.
    L’idea di aver ingerito degli insetti la nauseò. Cercò di trattenersi vista la presenza di Raizen-sama, la mano destra, quella libera visto che la gemella stringeva la pancia dolorante, cercò di trattenere un conato di vomito. *Hurk!* Dovette chinarsi su un lato del letto per poter vomitare un po’ di saliva e secrezioni gastriche. Era nauseata, disgustata ed avvelenata. Gli occhi si arrossarono per lo sforzo e asciugò le labbra con la mano destra.
    Nonostante il dolore e il senso di malessere generale riuscì ad ascoltare attentamente i consigli dell’Hokage. Ammirava quell’uomo, desiderava ancora sposarlo, ma anche dargli due ceffoni. Purtroppo non ne aveva le forze, o almeno desiderava conservare le forze che le rimanevano per poter manipolare il Chakra ed eliminare gli insetti nel suo organismo. Raizen-sama ben presto lasciò la stanza e gli occhi della ragazza si soffermarono istintivamente verso la donna mascherata in cerca forse di risposte.
    - Perché proprio noi? - Forse poteva comprendere la scelta nella Fuyutsuki, ma nell’Abe? Sua madre era un’abile Kunoichi dell’Ospedale di Konoha prima di ritirarsi dalla vita Ninja, dopo il tradimento di Ai-chan. Aveva studiato i rudimenti dei veleni e degli antidoti con la donna. Sapeva come utilizzarli e come non utilizzarli. Inoltre padroneggiava discretamente le arti mediche. Aveva semplicemente avuto la sfortuna di essere selezionata per quell’esperimento. - Abbiamo delle erbe o degli ingredienti per preparare un antidoto? - Intorno a sé notò solo le teche degli insetti. Davvero si aspettavano che due inesperti Genin sarebbero riusciti ad isolare il veleno solo con il controllo del Chakra?


     
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  5. Mberu
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    Poison Hiro

    III Post



    I discorsi procedevano a ritmo spedito o almeno così mi sembrava.
    Potenziare gli allevamenti? Investire nell’innovazione?
    Poco mi importava, non ero sicuramente lì per fare da segretario, di quelli Raizen ne aveva a sufficienza. Con tranquillità mi godevo quei momenti di poca lucidità, un sorrisetto contento sulle labbra, copiando Ayuuki nei modi di rapportarsi con gli altri.

    Ad un tratto sentì la mano della mia compagna stringere la mia.

    Ehi Ayuuki ma che diamine fai?

    Dissi soffocando una risatina da ebete.
    Fortunatamente non mi dovetti sforzare troppo, uno schiocco di dita portò via gli effetti dell’alcol.
    Al loro posto, crescenti dolori si dislocavano in tutte le ossa.
    Caddi nel sonno, finendo di indossare la maschera del diplomatico alla corte degli aburame.

    […]

    Quando mi svegliai non aprì immediatamente gli occhi.
    Mi sentivo come dopo aver preso una febbre da cavallo. In quei momenti passo tutta la giornata a letto, con gli occhi chiusi per non risvegliare il mal di testa.
    Raizen, e probabilmente pure l’Anbu, capirono che ero sveglio, iniziando a parlare.
    Udendo la voce del capo villaggio capì che non ero a casa e non avevo avuto la febbre. Qualche tecnica strana mi aveva fregato.

    Avevo difficoltà a seguire l’Hokage, capivo una frase ma mi dovevo sforzare nel tentativo di collegarla a quella precedente. Mi misi seduto sul lettino, più il tempo passava, più mi sentivo meglio ed ero capace di seguire i discorsi di Raizen. Avrei fatto parte di un team specializzato in veleni. L’intorpidimento non mi impedì di provare curiosità per le nuove porte che si stavano aprendo. Ora che il capo villaggio mi aveva rivelato la soluzione, tutto mi sembrava chiaro e lineare. Che stupidi che eravamo stati nel bere in quel modo così sconsiderato. Ma del resto, come avremmo potuto sospettare diversamente? Non provai rabbia nei confronti del kage, né tantomeno nei confronti dell’Anbu. Se eravamo lì era perché eravamo stati scelti fra tanti per le nostre capacità. Era un allenamento speciale e come tale lo erano anche le sue metodologie.
    In più conoscevo Raizen e i suoi metodi non canonici, motivo per cui ero partito predisposto ad un eventuale colpo di scena.

    Mentre il colosso parlava di come sconfiggere gli insetti che ci stavano causando quel malessere, Ayuuki dimostrò il suo dissenso rigurgitando non poca roba. Se fossimo stati in un momento diverso mi sarei buttato a tenerle la fronte, ora invece guardavo fisso Raizen, concentrato sulla nuova sfida che mi stava venendo posta.

    Quando l’Hokage uscì dalla stanza, delegando ad Oboro il nostro controllo, mi misi immediatamente in posizione di meditazione senza spiaccicare una parola. Pur avendo chiuso gli occhi ci misi più del solito a trovare la concentrazione, un poco per i dolori che non mi mollavano, un poco per le domande che Ayuuki poneva. Ancora doveva entrare nelle macchiniche di questi addestramenti, ogni parola era essenziale per la riuscita o il fallimento dell’addestramento. Se il colosso aveva detto di usare il chakra, beh dovevamo usare il chakra.

    Iniziai a manipolarlo dentro me, facendogli compiere dei piccoli spostamenti.
    Il solito riscaldamento, che ero solito fare prima di testare qualcosa di nuovo. Sta volta ovviamente dovevo mettere più impegno nel tentativo di controllarlo al meglio, i dolori mi costringevano a stringere i denti di continuo.

    Quando mi accorsi di avere un controllo sufficiente iniziai a spostarne quantità più ingenti.
    Al contempo cercavo di rivolgere la mia attenzione nello scovare quelle maledette creaturine. Gli insetti dovevano essere minuscoli ma tanti. Con gli sposamenti del mio chakra che compivo di continuo prima o poi avrei sentito dei flussi opposti a quelli da me imposti. Se fossi stato in grado di trovarli per come speravo avrei prima di tutto cercato di capire se si trovassero in un posto specifico del mio corpo o se, come più probabile, si trovassero un po’ da per tutto.

    Quindi avrei aumentato quasi al limite delle mie possibilità la quantità di chakra irrorata.
    Dall’esterno con molta facilità chiunque si sarebbe reso conto di come il mio corpo era teso dallo sforzo e dai dolori causati dal veleno. L’espressione era corrucciata, adornata da una vena che pulsava visibilmente sulla tempia.
    Il mio obbiettivo era “schiacciare” o quanto meno far annegare gli insetti nel mio chakra non facendolo uscire verso l’esterno. Aumentando la quantità di chakra all’interno del mio corpo la pressione sarebbe aumentata notevolmente a sua volta, forse abbastanza da fargli fare la fine che meritavano.




     
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    Resistere al veleno





    Raizen non prese troppo sul serio la discussione sul capoclan, e da un certo punto di vista fu meglio così. Oboro non aveva voglia di intavolare un discorso su questo argomento più del dovuto. La successiva idea dell'Hokage invece, sarebbe stata parecchio da discutere. Oboro lo sentì concentrare il chakra di Kurama per spaventare i ragazzi. Il collegamento che aveva con Raizen le permetteva di percepire questa cosa molto repentinamente. Vibrò un possente scapaccione sul collo del Kage, ovviamente saltando per arrivarci, e lui si rese conto che l'idea era davvero pessima.
    - Giocare col Kyubi in un laboratorio medico. Ora mi ricordo perchè io non ti ho votato come Kage. -

    Quindi Raizen si pronunciò spiegando il significato dei sintomi percepiti dai ragazzi, spiegando loro che un minimo di dolore, in una situazione controllata, era necessario per poter crescere; ovviamente sull'ultima frase rivolta alla ragazza, Oboro si esibì in una smorfia sotto alla maschera ocra. Quindi ne seguì una spiegazione di come quell'esperimento avrebbe creato una nuova squadra in grado di cavarsela contro degli assalti biologici e in grado di combattere come avvelenatori. Certo, sempre che i ragazzi fossero stati in grado di resistere, poichè essendo un progetto segreto, non erano ammessi fallimenti in grado però di testimoniare l'accaduto. Ovviamente un antidoto sarebbe stato somministrato loro, non lo avremmo lasciati morire lì, non siamo mica Otesi. Ma questo i ragazzi non avrebbero dovuto saperlo. Ad Oboro uscì un colpo di tosse quando Raizen disse "un tempo, quando ero più dedito alle mani". Come se non passasse il suo tempo a risolvere a pugni i suoi problemi. Sembrava una copia meno scusa del Raikage che un tempo regnava su Kumo.
    Quindi se ne andò, lasciando ad Oboro le disposizioni, e un eventuale recapito medico, anche se con Yoko lì presente, non ne avrebbero avuto bisogno.
    Al suo risveglio, Ayuuki sembrò chiaramente alterata dal veleno, e iniziò a rimettere per terra, Oboro calciando un secchio, lo fece scivolare fin sotto la ragazza, in modo da raccogliere con decenza la produzione gastrica. Quindi rispose alla ragazza, che si chiedeva come mai fossero stati scelti loro, piuttosto che altri. La Vespa sapeva bene che la scelta si era basata sul fatto che i due ragazzi erano tra i genin più promettenti al momento, ma non voleva generare questo sentimento, non voleva farli adagiare sugli allori, quindi inventò una scemenza. - Abbiamo scelto a caso con dei bigliettini mentre il Kage era ubriaco di sakè alla pesca. -
    Quindi alla successiva domanda rispose di sì, semplicemente con il movimento della testa. Per il momento dovevano preoccuparsi di resistere al dolore e al veleno, poi sarebbe venuto il momento di preparare un antidoto.
    Al contrario, Hiro si concentrò sull'utilizzare il suo chakra per interagire con gli insetti, iniziando subito con il compito assegnato, senza perdere tempo. Lo scopo della prova era di riuscire a concentrare il chakra anche sotto sforzo biologico dato dal veleno. Impastare una grossa quantità di chakra in maniera sensata avrebbe causato l'allontanamento degli insetti, che sarebbero usciti dalla bocca dei ragazzi, e anche dall'orifizio opposto. Dopo parecchi minuti di concentrazione, dal corpo di Hiro iniziarono ad uscire dei minuscoli insetti, quasi impercettibili e certamente invisibili per il ragazzo, che si sarebbero allontanati dal suo letto, per recarsi presso Yoko, seduta vicina ai ragazzi.



    - Ayuuki, inizia anche tu ad utilizzare il chakra per invitare gli insetti ad uscire, puoi farlo impastando e rilasciando grosse quantità per spaventarli oppure con una flebile ma costante quantità in modo da guidarli all'esterno. Quello che ci interessa è insegnarvi a usare il chakra anche sotto l'effetto di veleni debilitanti. Dal momento che Hiro ha già iniziato, se dovesse finire prima di te, inizierà la prova successiva in anticipo. -

    Quello che ancora non era stato chiarito ai ragazzi, era che gli insetti fungevano da veicolo per il veleno, non erano essi stessi il corpo esterno che li stava avvelenando, quindi, quando i ragazzi li avessero interamente scacciati, cosa che avrebbe richiesto circa due ore, nel caso dell'approccio di Hiro, o circa il doppio, in caso i ragazzi avessero adottato il metodo lento; avrebbero quindi dovuto passare alla resistenza. Il successivo scopo della prova era fare in modo che i ragazzi sintetizzassero da soli un antidoto, ma prima dovevano essere in grado di resistere ai sintomi per poter lavorare, quindi avrebbero dovuto passare i successivi 3 giorni a letto, a fare il callo al dolore. Oboro e Yoko avrebbero aiutato i ragazzi con il cibo e l'acqua, se l'avessero richiesto, e avrebbero aiutato i due ad alzarsi e a recarsi al bagno, che al contrario di ogni privacy, era nella stessa stanza, dietro a una semplice tenda. Dovevano iniziare a prendere confidenza tra di loro, non c'era tempo per i convenevoli in quella situazione.
    Oboro aveva preventivato un'attesa di tre giorni, prima che i due potessero agire da soli resistendo al veleno e potendo pensare a mente lucida nonostante l'effetto delle debilitazioni; se il processo avesse richiesto più tempo, avrebbe atteso più a lungo.

    - Quando sarete in grado di camminare, pensare, e sintetizzare un antidoto, senza vomitare o svenire, vi aiuteremo a farlo. Per adesso pensate a vomitare e svenire, resistendo il più possibile nei dolori. Vi avverto che cercare di reprimere gli effetti con il chakra o altre abilità, le renderà solo più virulente, lo scopo della prova e farvi provare dolore e sofferenza, non insegnarvi ad evitarle. -



     
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  7. **Kat**
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    IV ~ Chakra e Spiedi: Dolore


    R

    aizen-sama era ormai lontano e con lui anche le ultime speranze matrimoniali della Genin di Konoha. Aveva sperato con tutto il suo cuore che l’importante carica del Villaggio si accorgesse della sua presenza. Ed invece era stata trascinata nei Quartieri degli Aburame per essere avvelenata e sottoposta ad un “esperimento”. Metodi decisamente poco ortodossi, che l’Hokage aveva definito come allenamenti. La situazione ora le era piuttosto chiara, anche se il veleno e i sedativi che aveva assunto la rendevano ancora piuttosto confusa e poco lucida.
    Tra tante Kunoichi del Paese del Fuoco era stata scelta, insieme a Hiro-kun, per diventare parte integrante di un team di Velenisti di Konoha. Era un progetto molto ambizioso, soprattutto per un Villaggio che aveva da sempre confidato sugli Aburame in materia di veleni. Raizen-sama era un uomo ambizioso che agiva, anche con metodi poco convenzionali, per il bene del Villaggio.
    Sicuramente questa esperienza l’avrebbe fortificata in ogni caso. Ma la delusione era ancora tanta. Non aveva avuto modo di confessare i suoi frivoli “sentimenti” per il colosso di Konoha e non era convinta di aver dato una buona immagine di sé. Quasi gli aveva rimesso addosso. Lo stomaco era decisamente la parte del corpo che le doleva di più. Probabilmente la maggior parte gli insetti era ancora nelle vie digestive, ma altri avevano già superato le barriere mucose per entrare nel torrente circolatorio.
    La sensazione di malessere era estesa a tutto il corpo. Sentiva poca forza negli arti inferiori ed iniziò a muovere le dita delle mani per essere sicura di avere ancora sensibilità in quelli superiori. Non conosceva il tipo di Veleno che le era stato iniettato, ma probabilmente gli Insetti degli Aburame si stavano nutrendo del suo Chakra per crescere e secernere ulteriore veleno. Il solo pensiero di avere parassiti dentro di sé le provocò un nuovo conato di vomito.
    Ma stavolta non fuoriuscì nulla dalla sua bocca. Solo saliva, che venne raccolto dal secchio offerto “gentilmente” dalla donna mascherata. Occhi che lacrimavano per il disgusto e il dolore. Le fitte allo stomaco si facevano sempre più frequenti e la mano sinistra teneva la pancia, assumendo quasi una posizione fetale, antalgica. Sospirò leggermente. Cercò informazioni dalla donna mascherata. - Quindi è la nostra giornata fortunata! - A quanto pare era stata scelta solo per puro caso. E non riuscì a trattenere un pizzico d’ironia.
    - Hiro-kun? - Il ragazzo era stato per tutto questo tempo al suo fianco. E a differenza sua, che sembrava leggermente preda del panico e della nausea, si era messo subito al lavoro nella manipolazione del Chakra. In quel momento capì che doveva dare il giusto peso alle parole dell’Hokage.
    Cercò di ricordare rapidamente il suo discorso. Si sentiva ancora confusa e poco lucida, ma doveva trovare necessariamente la forza dentro di sé per reagire alla situazione. Era la prima volta che si trovava realmente in pericolo di morte. Mai aveva assunto dei Veleni, nonostante ne faccia uso sulle sue armi. Inspirò profondamente e socchiuse gli occhi. Gli insetti si nutrivano di Chakra per secernere il loro Veleno, quindi la chiave di tutto era l’incorporea energia che fluiva nel suo sistema circolatorio. Strinse i denti, per ignorare il dolore.
    - … - Raizen-sama aveva parlato di un modo per poter ridurre la percezione dolorosa con il Chakra e forse grazie alle sue capacità mediche

    Conoscenza Medica (Base) [1]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare gli Status Leggeri; richiedono 3 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di ½ leggera ogni giorno. Possiede inoltre conoscenze anatomiche di base, potendo individuare con sicurezza la posizione degli organi interni, dei vasi e delle ossa.
    poteva trovare una soluzione. Il dolore di minuto in minuto si faceva sempre più insistente. L’astenia diventava quasi debilitante e si sentiva gradualmente svuotata di ogni forza. Per prima cosa decise di trovare la giusta concentrazione per manipolare le sue Energie. Aveva fin da subito dimostrato un perfetto controllo del Chakra ed era giunto il momento di dimostrare a tutti e a se stessa che questa era una qualità, non solo frutto del caso. La mano sinistra stringeva ancora lo stomaco. Il dolore le provocava deconcentrazione, ed iniziava ad essere un problema.
    Per questo focalizzò tutta la sua attenzione su un modo per ridurre la percezione dolorosa. Inspirò ed espirò lentamente per cercare la giusta concentrazione dentro di sé. Non era un Ninja Sensitivo, o almeno non aveva mai dimostrato una simile abilità, ma era certa che in una situazione di assoluta calma poteva avvertire i flussi di Chakra nel suo organismo. Poco sotto al centro del suo sistema circolatorio, la bocca dello stomaco, avvertì un’anormalità. Il flusso in quel punto diventava stranamente debole e turbolento. Altri piccoli gorghi di Chakra si trovavano disseminati per tutto il torrente circolatorio. Sospettò che in quei punti c’erano i nano-insetti che assorbivano Chakra e secernevano le loro sostanze tossiche. Cercò quindi di ridurre sensibilmente il flusso in quel punto. Nella sua testolina aumentare il flusso in un punto in cui c’erano esseri-mangia chakra era controproducente. Rischiava di esaurire le sue riserve di Chakra inutilmente.
    Per questa ragione diminuì il flusso in alcuni punti per poter ridurre l’apporto nutritivo agli insetti. Probabilmente si sarebbero spostati in altri distretti del corpo maggiormente irrorati, ma così facendo pensava di rallentare la produzione del Veleno e la diffusione dell’infezione. Provò a manipolare minuziosamente e con precisione quasi chirurgica il suo Chakra, evitando ogni spreco e mettendo in condizione gli insetti dentro di sé ridurre la loro fonte di sostentamento. Non era una soluzione definitiva, ma solo provvisoria.
    Ciò che premeva maggiormente l’interesse della Fuyutsuki erano le lancinanti fitte allo stomaco e la sensazione di malessere generale. Una smorfia di dolore deturpò il suo candido e giovanile viso. Si morse il labbro inferiore e cercò di elaborare rapidamente una strategia per alleviare quel dolore. Era fonte di disturbo per la Genin e manipolare il Chakra diventava sempre più difficoltoso. - Forse potrebbe essere utile. - Riaprì gli occhi ed afferrò uno spiedo
    Spiedi [Distanza]
    Simili a lance di piccolissime dimensioni, gli spiedi sono leggeri, veloci e possono raggiungere massimo 15 metri.
    Tipo: Da Lancio-Perforazione
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 5
    (Potenza: 5 | Durezza: 3 | Crediti: 5)
    dal suo Porta Kunai.
    Sembrava qualcosa di folle ed autolesionista, ma era sicura di poter stimolare i suoi nocicettori per alleviare quel dolore con il Chakra, proprio come aveva suggerito l’Hokage. Necessitava di una precisione accurata. Non poteva sbagliare. Le dita afferrarono saldamente quella sottile arma da lancio. Lasciò scorrere il Chakra dai polpastrelli verso il freddo metallo dello spiedo. Un flusso continuo e lo stabilizzò solo in un secondo mento. Confidava nella sua innata capacità di controllare il Chakra. Un’aura azzurrina testimoniò la buona riuscita dell’esperimento. Poteva essere un azzardo, ma confidava nelle sue discrete conoscenze mediche. Aveva buone nozioni sul sistema nervoso, anche se non conosceva perfettamente ogni nocicettore presente sulla sua pelle. Aprì la Zip della tuta ed alzò la maglietta per esporre l’addome. Era la parte più colpita dal veleno dei nano-insetti.
    - … - Trattenne un gemito di dolore non appena la lama di Chakra che era comparsa sullo spiedo iniziò a forarle la pelle. Solo successivamente lo spiedo penetrò appena lo strato più superficiale dell’epidermide. Il Chakra provò a stimolare i nocicettori e le fibre nervose per poter interferire con l’impulso elettrico e quindi isolare temporaneamente quelle fibre. L’impulso elettrico, impossibilitato ad uscire dal nocicettore, non sarebbe stato trasmesso al cervello e quindi la sensazione dolorosa dovrebbe svanire, almeno allo stomaco. Erano solo supposizioni le sue. Ma lo Spiedo non era pericoloso per la sua integrità cutanea, anzi era solo un “tramite” per rendere la manipolazione del Chakra ancora più minuziosa e precisa.
    Finalmente arrivò l’illuminante consiglio di Oboro. In realtà stava cercando un modo nella sua testolina per liberarsi di quei fastidiosi insetti, dopo aver provato ad attenuare in qualche modo un po’ il dolore. Socchiuse di nuovo gli occhi per poter cercare le energie nel suo corpo. Si accorse immediatamente che gli insetti erano migrati in altri distretti del corpo, dove il Chakra era maggiormente condensato. Le interferenze del flusso di energie testimoniavano la presenza di quei fastidiosi veicoli velenosi. Decise quindi di seguire alla lettera i consigli della donna mascherata.
    Impastò gradualmente ingenti quantità di Chakra per poter attirare gli insetti verso i suoi orifizi. In realtà l’idea di “vomitare” ed espellere degli esserini minuscoli e velenosi la disgustava, ma cercò di mantenere la concentrazione. Provò a sfruttare il suo perfetto controllo del Chakra allontanare gradualmente gli insetti dal suo organismo.
    Ingenti quantità di energie cercarono di spaventare gli insetti nel suo corpo e guidarli verso le uniche vie d’uscita. Era un processo lento e graduale. La turbolenza del Chakra avrebbe costretto gli insetti degli Aburame a trovare una via di fuga per evitare di venirne schiacciati. Probabilmente per la Fuyutsuki furono le quattro ore più lunghe ed estenuanti della sua vita. Era una lotta continua, contro un nemico invisibile e tenace. Bastava una piccola distrazione per fornire agli insetti un pretesto per secernere ulteriore veleno nel suo già debilitato organismo. Si sentiva sempre più stanca. E alla fine era anche troppo esausta e dolorante per rialzarsi da quel letto o proferire parola. Finì per chiudere gli occhi e perdere i sensi.

    [ … ]

    Le 72 ore che seguirono furono altrettanto infernali, estenuanti ed imbarazzanti. Il suo bel Kimono bianco con il simbolo dei Fuyutsuki alle spalle era ormai macchiato da vomito e della saliva. Aveva passato notte insonni e con violenti conati di vomito. Durante il giorno invece finiva per perdere conoscenza. Tutto ciò che metteva nello stomaco, grazie alle amorevoli cure di Yoko Aburame che provvedeva a nutrirla e dissetarla con pazienza, finiva nel secchio al lato del suo letto. Sentiva uno sgradevole bruciore lungo il collo. A quanto pare i suoi succhi gastrici stavano digerendo per fino le pareti del suo esofago.
    La nausea era accompagnata da un fastidioso dolore. Astenia e mialgia impedivano alla Fuyutsuki di muoversi liberamente nel letto. Anzi quel letto le sembrava così scomodo, che era costretta a girarsi e rigirarsi nella speranza di trovare un po’ di sollievo. Si rannicchiava e portava le gambe al petto. Una posizione antalgica, che le donava ben poco sollievo.
    La donna mascherata era stata molto chiara. Utilizzare il Chakra per ridurre il dolore era controproducente. Avrebbe intensificato lo stimolo doloroso. A quanto pare gli insetti non erano il principale veicolo del veleno. Avevano contaminato il loro sangue e il sistema immunitario faticava a trovare una giusta risposta. Doveva attendere, essere paziente.
    Ogni azione quotidiana, anche quella più “banale”, era un’impresa. Inoltre ogni norma di privacy era inesistente in quel laboratorio medico. - Hiro-kun.. girati! - Era certa che il ragazzo stesse affrontando le pene dell’inferno, come la Fuyutsuki del resto, ma si accertava sempre di non essere spiata. Oboro l’aiutò ad alzarsi per alcuni minuti almeno due volte al giorno per aiutarla nella ripresa delle facoltà motorie. Ogni movimento corrispondeva ad una fitta. I suoi nervi sembravano infiammati e conviveva con una sgradevole sensazione di decine di spilli conficcati nei muscoli. Si sentiva debole, troppo debole. E solo l’intervento provvidenziale della donna le impedì una brutta caduta, prima di perdere i sensi per l’ennesima volta.
    - Fa male. - Non smetteva di ripeterlo, soprattutto con il calare del sole quando rimaneva da sola con il suo dolore e i suoi pensieri. Cercò di mitigare quella sensazione ripensando al suo passato. Aveva affrontato dolori ben più grandi. Era così piccola ed ingenua a quell’epoca, quando Ai-chan passeggiava tranquillamente nel cortile di Villa Fuyutsuki. I fiori di ciliegio creavano un roseo tappeto sul prato curato, dove la bambina si divertiva a giocare. Sognava di essere una Kunoichi proprio come la sorella maggiore. A quel tempo essere Ninja aveva un altro significato per lei. Niente dolore, nessuna sofferenza e mai aveva pensato di rinunciare ai suoi sentimenti per i suoi desideri. Era tutto un gioco per lei.
    Ed invece ora quel dolore era reale. Dopo giorni e giorni quello stesso dolore stava rientrando nella sua normale routine. Stava imparando a conviverci, nonostante qualche volta si lasciava andare ad inutili sproloqui sul suo cuore spezzato e sullo stato psico-fisico in cui era costretta a sopravivere. Ma c’era qualcosa dentro di lei che le donava la determinazione per andare avanti. Non i sorrisi di Hiro-kun, che cercavano di rincuorarla, non le cure delle due donne, che la tenevano in vita, e forse nemmeno la lealtà verso Konoha.
    In passato aveva provato un dolore molto più grande di quello che stava percependo nelle ultime 72 ore. La sua anima era stata dilaniata dal tradimento di Ai-chan. Ricordava ancora quell’immenso dolore che l’aveva devastata quando aveva scoperto che sua sorella non sarebbe più tornata a Konoha. Non c’era dolore peggiore.
    - C’è dolore peggiore di questo! - Strinse i pugni, serrò le mascelle e soffermò lo sguardo serio verso le due donne. Finalmente era in piedi. Un lieve capogiro la destabilizzò per alcuni secondi. Ma era in piedi, anche se in un equilibrio precario. Era pronta a muovere i primi passi per raggiungere Ai-chan. A qualsiasi prezzo.


     
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  8. Mberu
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    Lotta intestina

    IV Post



    Definirci nella merda era un complimento a quella situazione.
    Ho sempre pensato che i metodi di addestramento più duri erano portati avanti ad Oto, al massimo a Kiri nei suoi momenti più bui. Ma evidentemente mi sbagliavo.
    Mi trovavo su un lettino medico, vestito di tutto punto per una cerimonia, a soffrire come un cane.
    Perché? Perché dovevo soffrire, solo attraverso la sofferenza sarei diventato più forte.

    Forse a questi due non gli hanno detto che non sono una cazzo di fenice, pur avendo i capelli rossi.

    Oh beh certo, non ero stato scelto per i miei capelli rossi.
    Ci avevano pensato i bigliettini. Ma quant’è simpatica la fortuna?
    Quando si tratta di vincere ai giochi d’azzardo a capodanno è brava a prenderti a calci in culo, quando però c’è da sputare sangue, le cose non cambiano.

    Grazie però al mio controllo del chakra non stavo sputando sangue, bensì insetti minuscoli che a causa degli occhi rossi e pieni di lacrime per lo sforzo non riuscivo nemmeno a vedere.

    Fottuti parassiti

    Ovviamente però il giro di giostra non era finito. Sarebbe stato troppo facile sennò!
    A confermarlo ci pensò Oboro. Secondo l’affabile signorina infatti avevo solo “iniziato”, per finire mi sarei dovuto ancora impegnare un poco.
    Dopo aver però vomitato la prima ondata di insetti mi ero indebolito troppo per poter manipolare immediatamente il chakra come in precedenza. Motivo per cui mi presi qualche minuto di pausa, ansimando sul letto e tentando di trattenere i conati. Più però il tempo passava più gli insetti rimasti al mio interno mi rendevano la vita impossibile, volevo lasciarmi andare al dolore e svenire.
    Appellandomi però più alla mia forza di volontà che alla mia effettiva resistenza fisica strinsi i denti ancora una volta e con gli occhi chiusi ripresi a manipolare il chakra come in precedenza. Prima in maniera lenta e poi in modo più veloce ma non per questo meno preciso. I movimenti che compievo erano i medesimi. Ovviamente a causa del tempo trascorso la difficoltà dell’esercizio era aumentata. Al contempo però, l’assenza del gruppetto di parassiti che avevo espulso mi permise di vomitarne un’altra ondata. Poi, come aveva preannunciato Oboro, svenni.

    Di punto in bianco ripresi coscienza, mi muovevo in maniera convulsa, non riuscì a respirare.
    Il panico iniziò a prendere il sopravvento, oltre alla mancanza d’aria, delle fitte in tutto il corpo mi stavano facendo uscire gli occhi dalle orbite. Ero a testa in su e il vomito mi usciva dalla bocca come una fontana e mi ricopriva tutta la faccia, compreso il naso, rendendomi impossibile il respirare. Disperato, muovevo le mani sul lettino, alla ricerca di chissà quale appiglio. Un'altra ondata di vomito misto ai dolori causati dal veleno mi fece piegare in due, finendo per cadere dal lettino. La testa e il resto del corpo sbatterono violentemente sul pavimento, finalmente però il vomito usciva dalla bocca finendo per riversarsi per terra, permettendomi quindi di respirare. Svenni di nuovo.

    Quando ripresi conoscenza ero di nuovo nel lettino, avevo le labbra secca e molta sete.
    Lo stomaco però non reclamava cibo. Non mi ero mai sentito così male. Grazie all’aiuto di Oboro riuscì a buttare giù un poco d’acqua, poi sentì la necessità di andare al bagno. Quando mi alzarono dal lettino guardai Ayuuki, potei constatare con il briciolo di lucidità che possedevo che anche lei era messa male. Sforzandomi alzai gli angoli delle labbra, a mo’ di sorriso, anche se probabilmente l’espressione che avevo assunto era più simile ad una smorfia. Quando finalmente fui in posizione una poderosa scarica di diarrea mi fece vibrare il corpo. Con il loro tempismo perfetto i dolori si rimpadronirò del mio corpo, facendomi cadere nuovamente per terra. Dalle mie natiche il liquido maleodorante e fetido continuava a sgorgare, imbrattandomi tutte le gambe. Oboro si sarebbe divertito a pulirmi.

    Quando mi svegliai per la seconda volta sentì subito che ero più lucido.
    Non avevo la minima idea di quanto tempo fosse passato fra i periodi di veglia e quelli di sonno.
    Iniziavo ad avere anche fame, evidentemente stavo migliorando. Decisi di mettermi in piedi, ma mi accorsi che le gambe non erano ancora in grado di reggere il mio peso, mi feci quindi portare da qualcosa da mettere sotto i denti. Mentre mangiavo sorrisi nuovamente d Ayuuki, sta volta il sorriso sarebbe stato meno alterato dai dolori. Già i dolori, pur avendo appetito quelli non mi lasciavano andare, non potevo in oltre dire se stavano diminuendo o meno, non ne avevo contezza. La loro costante presenza era snervante, mi stavano logorando a livello psicologico.
    Dormire mi avrebbe permesso di non sentirli, ma causa loro non riuscivo a prendere sonno. La stanchezza del mio debole corpo iniziò ad accumularsi alle già presenti sofferenze. Pensavo che da un momento all’altro sarei impazzito.

    Ora..
    Ora…
    Ora…


    Mi continuavo a ripetere.
    Ora sarei diventato pazzo. Poi non lo diventavo, allora ci provavo ad indovinare.

    Ora!

    Un poco come quando i bambini cercano di fingersi maghi e provano a predire quando i toast usciranno dal tostapane o il semaforo diventerà verde. Purtroppo per me però la pazzia non mi prendeva, rimanevo un lucido testimone dei miei dolori e della mia condizione pietosa. Quando ancora non ero in questo stato capivo il perché di quell’allenamento, ora invece avrei motivo per essere arrabbiato, ma non ne avevo la voglia.
    Alternavo momenti di veglia lucida in cui soffrivo per i dolori a momenti in cui mi perdevo in sogni onirici ad occhi aperti. A causa di ciò, pur non avendo più dormito o perso conoscenza, non riuscivo a dire il giorno o l’ora in cui si svolgeva un determinato momento. In compenso però mangia e andai in bagno più frequentemente, riuscendo anche a muovere qualche passo con l’aiuto di qualcun altro. Grazie a questi progressi mi convinsi che stavo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel, anche se non ne avevo una reale necessità mi alzavo per andare in bagno. Ad un certo punto per alzare il morale anche ad Ayuuki mi misi a contare una vecchia canzone popolare insegnatami da mia nonna. Mi sorpresi quando riuscì a ricordarmi le parole. Stavo guadagnando terreno anche sul fronte intelletto.

    Decisi quindi di alzarmi e con passo non del tutto fermo mi diressi verso Oboro.
    A circa un metro da lei la indicai con l’indice dalla mano sinistra.

    Direi che mi sono rotto il cazzo.
    Che ne dici se ci mettessimo a cucinare un bel antidoto?




     
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    Preparazioni e Misture





    I tre giorni passarono molto, molto lentamente, tra i deliri di dolore e di sofferenza dei due ragazzi. Quella prova non li avrebbe resi più resistenti ai miliardi di tipologie di veleni in giro per il mondo, ma certamente li avrebbe aiutati ad affrontare i loro sintomi, a restare lucidi mente il corpo collassava, la temperatura saliva, il respiro diventava faticoso, gli occhi lacrimavano. Le scene furono piuttosto imbarazzanti, più che altro per Ayuuki, decisamente non abituata a dividere la stanza con un ragazzo, men che meno con un ragazzo che stava imbrattando un po' ovunque con le sue produzioni intestinali. Yoko si affrettò a soccorrere il ragazzo, portando con sè numerosi strappi di carta e un secchio dell'immondizia. Oboro invece afferrò delle lenzuola e alcuni fasci di plastica utilizzati nell'ospedale per coprire il letto dei malati che non erano in grado di tenere a freno i propri orifizi. Mentre Hiro finiva di svuotare presso la latrina quello che aveva di troppo in corpo, le due donne tolsero le lenzuola assieme alla nocciolata e le cambiarono, distendendo la traversa di plastica sopra di esse, in modo che, la volta successiva, solo quella sarebbe stata da cambiare. Spesso i ragazzi avevano la febbre, e le due donne si assicuravano di cambiare i fazzoletti di tessuto bagnato dalle loro fronti, facendo di tutto per rendere la loro permanenza più dura, cercando di tenerli svegli e lucidi fino a una loro eventuale perdita di coscienza. Dovevano attraversare il dolore, non dormire per farlo passare prima. Passati i 3 giorni, mentre Ayuuki cercava la forza di resistere senza passare tutto il tempo a vomitare, Hiro si fece avanti da solo, risultando decisamente stanco della situazione.

    - Ottimo, se stai in piedi puoi lavorare. -



    Lo avrebbe quindi condotto ad un tavolino presso Yoko, dove la moglie del capoclan già stava lavorando con un mortaio, quindi avrebbe spiegato al ragazzo la situazione. In quel momento anche la ragazzina si alzò, con difficoltà, quindi decise di aspettarla per proseguire nel discorso.

    - Ecco come funziona, qui avete a disposizione svariati materiali naturali per preparare un antidoto. I vostri due veleni sono diversi, quindi dovrete lavorare entrambi al meglio delle possibilità. Ci sono estratti liquidi vegetali, foglie di piante curative, e anche esemplari di insetti essiccati, il veleno che irradia i vostri corpi è un derivato della tossina dei ragni del muschio, presenti un po' ovunque nel paese del fuoco. E' un veleno estremamente debole, con una letalità quasi inesistente, ma come avete visto, manda in pappa i vostri corpi. Purtroppo gli effetti non se ne andranno spontaneamente, quindi dovrete necessariamente trovare un antidoto, i cui ingredienti sono qui presenti, ma dovrete capire da soli, sperimentando, come farli combaciare e come trattarli. Se passare nel mortaio le foglie oppure no, se far bollire gli insetti, se assumere le misture per bocca o tramite vena. Avete una settimana di tempo da adesso. Altrimenti allo scadere dei 7 giorni, io e Yoko prepareremo le misture e vi cureremo, decidendo noi, chi di voi due avrà avuto successo, e in quel caso la nostra piccola avventura si sarà conclusa qui. -



    OT
    A voi comprendere lo scopo di questo test

     
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    V ~ Veleno e Spiedi: L'Antidoto


    F

    urono tre giorni infernali. I due Genin vennero messi alla prova sia fisicamente che psicologicamente. Il corpo era in preda a forti crampi ed il veleno continuava a debilitare il loro stato di salute. Ma ciò che provava realmente l’equilibrio psico-fisico dei due ragazzi era il fatto che dovessero combattere contro nemici invisibili. Combattere contro l’ignoto era disarmante. La Fuyutsuki non conosceva le caratteristiche di quei nano-insetti e non poteva far altro che seguire le indicazioni della donna mascherata e di Raizen-sama. Aveva cercato di memorizzare ogni informazione possibile ed optare anche per metodi “inconsueti”, ma a quanto pare quel costante ed intenso dolore continuava a dilaniarle l’anima.
    Anche l’Abe sembrava devastato dall’esperimento a cui erano sottoposti. Stava male quanto lei, ma affrontava tutto con coraggio e un sorriso dipinto sulla labbra. Forse il suo era più un ghigno, trasfigurato dal dolore. Ma apprezzò comunque ogni tentativo da parte sua di rincuorarla o incoraggiarla. Aveva dentro di sé tanta determinazione, ma nel corso di quelle ore più volte pensò di mollare, di arrendersi. Solo l’orgoglio e le aspettative che la sua famiglia, la donna mascherata e l’Hokage nutrivano nei suoi confronti le impedirono di pronunciare parole di resa. Anzi strinse i pugni ad ogni fitta dolorosa all’addome, serrò i denti ad eventuali conati di vomito e ripensò al dolore che aveva provato quando Ai-chan aveva abbandonato il villaggio di Konoha.
    Nulla era paragonabile a quel dolore, così profondo, viscerale. Quello che stava provando per il veleno dei nano-insetti era solamente fisico, che portava all’esaurimento psico-emotivo. Ma l’abbandono di una sorella provocava un dolore ben peggiore, uno squarcio nell’anima. Non aveva mai avuto il coraggio di scegliere tra Konoha ed Ai-chan, e ciò triplicava le sue pene.
    Quindi ciò che stava provando in quelle 72 ore non era nulla. O almeno cercava di focalizzare i suoi pensieri verso altro e provare a resistere alla crescente astenia del suo corpo e i continui conati di vomito. Le sue sofferenze fisiche vennero lenite dalla canzoncina popolare improvvisata da Hiro-kun. Non conosceva le sue doti canore. Ed apprezzò quel gesto. Stava facendo davvero tanto, con i piccoli gesti e i sinceri sorrisi, per aiutarla a superare quella prova. - Grazie! - Abbozzò un sorriso.
    Con il trascorrere del tempo l’organismo si abituava a quel precario equilibrio tra dolore e sollievo. I momenti di pace erano davvero pochi, ma la Fuyutsuki stava imparando ad essere più “insensibile” almeno mentalmente al dolore. Cercava di alzare la soglia del dolore giorno dopo giorno. E finalmente riuscì a mettersi in piedi. Non aveva più bisogno dell’Aburame o della Donna mascherata per deambulare. Stava diventando lentamente auto-sufficiente.
    L’Abe fu sicuramente più determinato della ragazza, visto che riuscì a mettersi in piedi prima di lei. Fu condotto verso un tavolo da lavoro e Yoko-san iniziò con la spiegazione. Ciò fu un ulteriore incentivo per rialzarsi al più presto. Aveva promesso a Hiro-kun di dimostrargli che le Kunoichi erano di gran lunga superiori agli Shinobi in abilità e talento. Quindi non poteva assolutamente rimanere indietro nel doloroso addestramento.
    - Va bene. - La Genin preferiva essere poco loquace, senza privarsi di lanciare qualche sorriso in direzione del ragazzo dalla chioma scarlatta, per conservare le poche energie che le rimanevano. Quei sintomi dolorosi ed intestinali erano sfiancanti. La febbre sembrava leggermente più bassa del solito, permettendole di stare in piedi nonostante l’emicrania e l’astenia. Era devastata dal precario stato di salute in cui versava, ma era pronta a concentrarsi sulla creazione di un antidoto.
    Per prima cosa osservò attentamente tutto il materiale di cui disponeva la Fuyutsuki, almeno nella sua parte di tavolo. La metallica e lucida superficie del banco da lavoro era piena di provette, barattoli, ciotole in ceramica, pinze metalliche, bacchette in legno, bisturi con diverse lame, mortaio e pestello. C’era persino un alambicco in rame e dei recipienti in metallo per poter bollire i composti. Su un lato del tavolo erano disposte ordinatamente barattoli con insetti, parti di animali e vegetali con opportune etichette. Gli Aburame possedevano una nitrita e variegata dispensa d’ingredienti per antidoti e veleni. Si sentì quasi rassicurata e spaventata allo stesso tempo. In quelle provette c’era la cura al suo male, le era stata data un’occasione per alleviare le sue sofferenze. Ma non conosceva ogni singolo ingrediente e la scelta era pressoché abissale. Era confusa, molto confusa.
    Aveva imparato ad utilizzare i Veleni in battaglia, grazie agli insegnamenti di sua Madre, ex-Ninja Medico dell’Ospedale di Konoha. Ma non aveva mai prodotto direttamente antidoti con mortaio e pestello. In quel momento si morse il labbro inferiore. Aveva commesso una leggerezza. Utilizzare Veleni in battaglia poteva essere un’arma a doppio taglio senza opportune conoscenze. E lei non si era mai interessata ad approfondire gli studi su questi letali e preziosi composti.
    Era il momento di rimediare ai propri errori. Anche perché per quanti altri giorni avrebbe resistito ai fastidiosi sintomi del veleno? Stava temprando il proprio corpo e spirito, ma l’addestramento non l’avrebbe resa immune ai suoi effetti. Sospirò leggermente prima di mettersi all’opera. Decise di analizzare razionalmente tutti i sintomi di cui soffriva: Febbre, Dolore, Astenia e disturbi gastrointestinali. Doveva trovare un rimedio singolarmente ad ogni sintomo ed unirli in un unico composto. O almeno questa era la sua idea.
    Osservò con attenzione le etichette dei vari barattoli ed iniziò a prenderne alcuni. - Ali di Farfalla per alleggerire il carico intestinale. Succo di bacche selvatiche per la forza muscolare. Frutto del gelo per le sue proprietà antinfiammatorie ed antipiretiche. - Alzò le spalle prima di prelevare cinque ali di farfalla essiccate, due bacche selvatiche ed un frutto del gelo dai rispettivi barattoli. Afferrò un coltello ed iniziò a pulire con premura le bacche, privandole della buccia e spremendo la polpa all’interno di una ciotolina di ceramica. Con un mortaio ed un pestello iniziò a tritare e polverizzare le ali di farfalla, alcune di un colore azzurro ed altre gialle con macchie nere, ed aggiungerle all’interno della ciotola. Con un mestolo iniziò ad unire i due ingredienti, conservando la composizione liquida. Mise da parte la ciotola, e si concentrò sui frutti del Gelo. Li mise all’interno di una pentola con dell’acqua ed accese il fuoco per portarla al punto di ebollizione. I Frutti emisero un vapore bianco, che venne raccolto da un’ampolla dell’alambicco. Poi successivamente la Fuyutsuki lasciò bollire insieme i tre ingredienti, sperando che le tre fasi fisiche si unissero in un unico composto.
    Il primo tentativo fu alquanto deludente. Infatti la parte gassosa del composto non riuscì ad unirsi alle Ali di Farfalla ed alle bacche. Ciò creò solo un blando antidoto, che la Fuyutsuki decise di assumere per alleviare leggermente i sintomi gastrointestinali. Si sentì un po’ meglio, ma l’effetto era alquanto labile. Passati trenta minuti dovette rimettersi all’opera, visto che l’Antidoto era diventato inefficacie.
    - Uhm.. - Lanciò un’occhiata anche ad Hiro-kun per controllare il suo lavoro. Ma preferì non disturbarlo, visto che era alle prese con mortaio e pestello. La Genin decise di utilizzare ingredienti liquidi o solidi, per evitare lo stesso errore. - Stavolta uso.. Gusci di scarabeo reale. Se non sbaglio conferisce maggior resistenza al dolore. Invece i fiori di Asghard saranno utili per la febbre. - Per prima cosa ripeté il procedimento di tritatura delle Ali di Farfalla, ma stavolta aggiunse anche i gusci d’insetto, dopo averli puliti con un piccolo coltello. Creò una sottile polverina argentea e la mise da parte, per poter recuperare la polpa delle bacche e tagliare i petali dei candidi fiori di Asghard. Unì il tutto all’interno dell’alambicco ed attese il punto di ebollizione dell’acqua, per creare un composto liquido grigiastro. Non sembrava avere un buon sapore, ma la Fuyutsuki decise di provarlo. Le lasciò uno sgradevole retrogusto in gola e dopo alcuni minuti sentì le fitte allo stomaco peggiorare. - Argh! - Scosse la testa. - Forse c’è un’incompatibilità d’ingredienti. -
    La Ragazza dovette fermarsi per quasi un intero giorno, visto che lo passò sul WC ad espellere il composto che aveva ingerito. Aveva commesso un errore e ne stava pagando le conseguenze, rischiando anche una disidratazione. Riuscì a rialzarsi dal letto solo dopo 48h, ritrovando la forza dentro di sé per rimettersi in gioco. Stava male, ma non poteva arrendersi. Ritornò sul tavolo da lavoro, lanciando un sorriso all’Abe. - Ci vuole ben altro per mettermi K.O. - Precisò, quasi sentendosi in difetto verso l’altro Genin che aveva lavorato con molta più costanza di lei. Doveva recuperare. Scelse anche questa volta gli ingredienti, dopo che Yoko-san le fece notare che i gusci di scarabeo peggioravano le condizioni intestinali se associate alle bacche selvatiche. Scelse stavolta le radici di Amys, particolari piante che crescevano negli acquitrini ed abbastanza rari nel Paese del Fuoco.
    Estrasse uno Spiedo
    Spiedi [Distanza]
    Simili a lance di piccolissime dimensioni, gli spiedi sono leggeri, veloci e possono raggiungere massimo 15 metri.
    Tipo: Da Lancio-Perforazione
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 5
    (Potenza: 5 | Durezza: 3 | Crediti: 5)
    dal suo Porta-Kunai, legato all’altezza del quadricipite destro, e cercò dentro di sé la concentrazione necessaria per accumulare quanto più Chakra possibile nell’arma. Anche questa volta desiderava utilizzarlo come un catalizzatore delle sue energie. Spiedo che venne investito da un’aura azzurrina, che ne prolungava gli estremi in una lama di Chakra. Espose l’avambraccio sinistro e decise di sfruttare le sue conoscenze mediche

    Conoscenza Medica (Base) [1]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare gli Status Leggeri; richiedono 3 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di ½ leggera ogni giorno. Possiede inoltre conoscenze anatomiche di base, potendo individuare con sicurezza la posizione degli organi interni, dei vasi e delle ossa.
    per individuare le vene che decorrevano in quel punto. Con precisione introdusse l’ago in vena per poter prelevare un campione di veleno. Grazie ad una perfetta manipolazione del Chakra provò ad individuare nel suo circolo sanguigno sostanze estranee. Lentamente l’altra estremità dello Spiedo, quella non penetrata nelle carni della Fuyutsuki, si riempì di una sostanza nera insieme al suo Chakra. O almeno sperava di riuscirci. Così facendo avrebbe avuto un campione di Veleno per poterlo usare nella preparazione dell’antidoto. Era risaputo che i migliori antidoti provenivano dal veleno dei rettili ed insetti che lo producevano.
    Per questa ragione raccolse parte del suo sangue, misto a veleno, all’interno di una ciotola e facendola ruotare velocemente con un mestolo, cercò di separarne la parte liquida da quella corpuscolare. Introdusse il campione di veleno all’interno dell’alambicco ed iniziò a preparare gli altri ingredienti. Le radici di Amys furono tagliuzzate fino ad ottenere una sostanza oleosa verdastra. Poi unì tutti gli ingredienti e li mescolò lentamente. Il composto assunse una colorazione chiara, giallo paglierino. La Fuyutsuki travasò il tutto in una provetta con ago incorporato e decise d’iniettarselo in endovena.


     
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    La prova finale





    La prova più dura
    Col passare del tempo, Ayuuki stava dando fondo a tutto il suo sapere e a quello dei tomi presenti sul posto. Hiro invece andava più a tentativi, mescolando cose e cercando di scoprirne gli effetti. Il tempo non sarebbe arrivato a scadere, Ayuuki alla fine scelse di iniettarsi il composto che aveva creato, in vena, Hiro scelse di ingurgitare una sbobba verdognola. Entrambi avrebbero sentito un certo torpore, e sarebbero stati aiutati a sedersi, aspettando l'effetto della sostanza. Oboro e Yuki erano pronte ad agire in caso di effetti collaterali, ma dopo aver seguito le preparazioni dei giovani, le due donne erano abbastanza sicure che non ci sarebbero stati problemi.
    Nel giro di una mezzora, Ayuuki avrebbe sentito i fastidi abbandonare il proprio corpo, e le forze tornare lentamente. A quel punto la moglie del capoclan le avrebbe passato una tisana appena preparata per rincuorarle il fisico. Anche Hiro aveva creato una preparazione positiva, ma estremamente più lenta nell'agire, che lo avrebbe tenuto sul letto ancora per qualche ora, a quel punto, Oboro avrebbe raccolto le cose di Ayuuki, e le avrebbe passate alla ragazza: durante i giorni, gli abiti le erano stati lavati con cura; quindi si sarebbe rivolta a Hiro.

    - Hai compiuto una buona prova, e in poche ore sarai nuovamente in forma. Da oggi avrai a disposizione le scorte che ti doneranno gli Aburame per creare dei tuoi composti, ma non ti assegnerò ancora dei nuovi compiti. Io cercò risultati impeccabili, non buoni. Ne riparleremo in futuro. -

    Quindi avrebbe posato l'attenzione sulla ragazza, invitandola a seguirla, poichè ora la attendeva la prova più difficile da quando era diventata una ninja. Oboro salutò Yoko con un inchino, la donna si sarebbe presa cura di Hiro nelle ore successive, mentre la chunin e Ayuuki, avrebbero fatto rotta verso l'ufficio di Raizen, dove il kage le stava attendendo. Durante il tragitto, che avrebbero percorso saltando tra i tetti per arrivare prima, Oboro si sarebbe rivolta alla ragazza, per farle dono di una rivelazione.

    - Ti aspetta un ultimo test prima di tornare a casa. Questa selezione aveva come scopo la creazione di una futura squadra speciale, diversa dagli Anbu che proteggono l'Hokage. O meglio, diciamo un compartimento di questi. L'ultimo test si basa su un giuramento, dovrai assicurare soprattutto a te stessa, che non violerai mai il segreto su cui si basa questo gruppo, ovvero la sua esistenza; solo così potremo continuare ad operare per il bene della foglia. -



    Giunti da Raizen, sarebbero entrati dal balcone, per trovare il Kage seduto al suo posto, ad attenderli. Dopo essere entrati, Oboro si sarebbe tolta la maschera, rivelando il suo volto per la prima volta ad Ayuuki.

    - Penso che ora questa non serva più.

    Quindi Oboro avrebbe spiegato a Raizen il procedimento a cui la genin era stata sottoposta, descrivendo la tenacia che la ragazza aveva dimostrato, unita ad una eccezionale precisione che non lasciava ombra di dubbio sulle sue capacità. Se avesse accettato di prendere parte al gruppo, una stanza sarebbe stata liberata per lei nel vecchio covo sotto Konoha, e avrebbe trovato ad attenderla un laboratorio alchemico per la preparazione di veleni ed antidoti, costantemente rifornito dalle scorte degli Aburame. Doveva solo decidere se entrare nell'Alveare.





     
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    VI ~ La prova finale: L'incontro con l'Hokage


    O

    rmai l’organismo della Fuyutsuki sembrava al limite. Il dolore e la costante astenia che aveva provato in quei sette giorni avevano completamente logorato il suo animo. Si sentiva stanca, molto stanca. Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Aveva imparato a convivere con il dolore e sopportare gli effetti del Veleno degli Aburame. Era stata una prova molto dura, forse al limite dell’incoscienza. Il suo organismo poteva uscirne fortemente debilitato da quell’addestramento intensivo. Ora comprendeva le parole di Raizen-sama. Il dolore fortificava ed accelerava il processo di crescita.
    Si sentiva cambiata in un certo senso. Non esteriormente. Aveva imparato a superare le proprie “paure” e ad elevare la soglia del dolore. Prima d’ora non aveva mai pensato di resistere tanto a lungo agli effetti dei Veleni. Era stato un addestramento al limite della follia, che l’aveva formata. Era più consapevole di se stessa e della sua tenacia. Era sempre stata una Kunoichi forte e caparbia, ed in questo frangente era riuscita a riscoprire dentro di sé una forza di volontà ben superiore a quella che pensava di possedere. Bastava solo desiderarlo, tenere duro ed impegnarsi con tutte le proprie forze per raggiungere un obbiettivo. Forse tutto ciò l’avrebbe resa meno frivola o infantile.
    Ma a quanto pare le prove per la Fuyutsuki non erano ancora finite. Sicuramente doveva ringraziare Hiro-kun, per esserle stato accanto. La sua canzone popolare aveva risollevato il morale della ragazza, quasi sull’orlo della resa. Abbozzò un lieto sorriso in sua direzione, quando entrambi furono rimessi a letto con l’aiuto di Yoko-san ed Oboro. Entrambi avevano concluso la loro esercitazione con Antidoti e Veleni. Avevano consultato per molti giorni i Tomi e sperimentato diverse combinazioni d’ingredienti prima di arrivare alla formula giusta. Si distese sul letto e tirò un sospiro di sollievo quando sentì un piacevole torpore invadere il suo corpo. - Stò meglio. - Sperava che anche il ragazzo dalla chioma rossa provava la sua stessa sensazione, ma a quanto pare il composto che aveva preparato, una sostanza verdastra-melmosa, agiva più lentamente del suo estratto ad infusione endovenosa.
    Yoko-san passò ai due Genin una tisana per poter depurare il loro organismo dalle scorie del Veleno e ristabilire la normale osmosi cellulare, messa a dura prova dagli Insetti Aburame. Dopo solo trenta minuti la Fuyutsuki si sentì decisamente meglio. Non poteva dire lo stesso per Hiro-kun, che rimase a letto ancora un po’. Lanciò un’occhiata d’incoraggiamento. Il rosso aveva fatto tanto per lei in quei giorni, e stargli vicino era il minimo per sdebitarsi. Purtroppo non le fu concesso nemmeno questa opportunità, visto che la donna mascherata le restituì tutti i suoi averi, o almeno il Kimono di famiglia, gli anelli in ottone ed i sandali Ninja. - Ok! - Fu invitata a ricomporsi.
    Appoggiò tutte le sue cose su una sedia in legno ed iniziò a specchiarsi in uno specchio, situato in quello che era stato il loro “bagno”. Nemmeno questa volta le fu concessa la giusta privacy. Desiderava almeno un paravento, ma ormai avevano convissuto in quel laboratorio medico per più di una settimana con tutti i presenti. Avevano sofferto insieme. E non doveva essere più un problema per la Fuyutsuki, o almeno teoricamente. Lanciò un’occhiata imbarazzata verso Hiro-kun, intento a riposare. E decise di svestirsi rapidamente ed indossare il Kimono dai Fuyutsuki. Era stato pulito dalle tracce di vomito e saliva, che aveva macchiato il pregiato tessuto dell’abito cerimoniale. Tirò un sospiro di sollievo non appena indossò di nuovo il simbolo del suo Clan, un bocciolo rosa intento a fiorire. Fece un giro su se stessa e richiuse il Kimono con una cintura in seta, che s’intrecciava in un morbido fiocco alle spalle. Indossò anche i sandali bianchi e raccolse la chioma in una lunga treccia con i cinque anelli in ottone, un regalo di Ai-chan. Bagnò il viso con un po’ di acqua fresca, e nonostante le occhiaie ed il pallore del viso, decise di seguire Oboro.
    Aveva recuperato abbastanza energie da saltare da un tetto ad un altro con disinvoltura e rapidità, mantenendo il passo della Chuunin e stando ben attenta a non inciampare su un cornicione o un balcone. Riscoprì la piacevole sensazione di respirare l’aria fresca del mattino e le carezze sul volto dei raggi solari. Era stata segregata nel Laboratorio Medico degli Aburame per troppo tempo. Socchiuse gli occhi mentre compiva l’ennesimo salto per raggiungere il tetto del Negozio di rotoli Ninja, nel centro cittadino. Aprì le braccia per lasciarsi accarezzare dal vento ed assaporare quell’appagante sensazione di libertà. Sul suo volto comparve un cristallino sorriso.

    [ … ]

    S’introdussero nell’Ufficio dell’Hokage, attraverso l’ampio balcone della struttura. E trovarono Raizen-sama dietro alla scrivania. Oboro durante il tragitto le aveva già anticipato in cosa consisteva l’ultima prova della giornata. Era stato un addestramento molto duro ed ora l’attendeva una sorte di giuramento, forse una cerimonia per essere iniziata ad un gruppo segreto di Shinobi e Kunoichi disposti a proteggere l’Hokage e Konoha da ogni pericolo. Probabilmente il suo addestramento con i Veleni e gli Antidoti era propedeutico per poter ricoprire un ruolo ben preciso all’interno dell’organizzazione. La Fuyutsuki nascose la sorpresa o almeno tenne a bada la sua curiosità per tutto il tragitto. E sgranò gli occhietti cristallini non appena Oboro si privò della maschera e mostrò le sue fattezze. Non era una normale Kunoichi del Villaggio. Non la giudicava per il suo aspetto, ma probabilmente stava per essere coinvolta in qualcosa di molto serio. Non c’era più spazio per frivolezze o debolezze. Doveva essere forte.
    - O…Ohayou G…Gozaimasu! - Balbettò quello che sembrava un saluto, nei confronti del colosso di Konoha. Era confusa, molto confusa. Aveva bisogno di spiegazioni. Anzi pretendeva spiegazioni.


     
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    Fedeltà







    Quando i due entrarono nell’ufficio Raizen si tirò su dalla scrivania, mettendo da parte i fogli e drizzandosi sulla schiena.
    Rispose alla studentessa con un educato gesto del capo intanto che Oboro parlava.

    Insomma, pare che tu sia in grado di cavartela da sola.

    Sorrise sinceramente, era sempre un bene avere shinobi di talento, ed era sicuro che una volta passato il vaglio di Oboro c’erano ben pochi dubbi riguardo le loro capacità.
    Incrociò le dita, osservandola quasi con sospetto.

    Ma va bene, insomma, abbiamo capito tutti che sei brava
    Siediti pure innanzitutto.


    Disse mentre indicava una delle due sedie davanti alla scrivania.

    Ma, c’è un ma, quanto sei fedele a questo villaggio Ayuuki?

    La guardò sospettoso.

    Bravura, talento, sono tutti punti a tuo favore, ma insomma manca il principale.
    Tu, sei fedele?


    Cominciò a giocare con una penna, un segno di disattenzione, di scarsa fiducia, come se non fosse quasi interessato ad una risposta che sarebbe stata poco soddisfacente.

    È che una persona fedele nemmeno ha bisogno di dimostrare la sua fedeltà, lo è, semplicemente.
    Ma a volte ciò che apprendiamo in una vita di indottrinazione può non essere sufficiente, alcuni segreti sono fatti per essere custoditi in casseforti invisibili: la mia mente, o quella di un alleato il cui cuore sia legato a me o al villaggio da... qualcosa di... incomprensibilmente grande ed irrinunciabile, un pezzo di se stesso senza il quale sarebbe monco.


    La indicò con la penna.

    Sapresti sorprendermi, qui e subito?

    Poteva esserci una domanda più complessa di quella?
    Era appena sopravvissuta ad un tentativo di avvelenamento e ad un addestramento incredibilmente doloroso che aveva come unico obiettivo la crescita per essere una kunoichi migliore per il suo villaggio.
    C’era una risposta giusta a quella richiesta?
    Sicuramente, ma trovarla non era da tutti.
     
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    VII ~ Fedeltà: Ha no me


    I

    niziava ad essere molto confusa. A quanto pare il suo addestramento non si era ancora concluso. Era stata invitata al Summit nel Quartiere degli Aburame per scortare l’Hokage, per poi essere avvelenata a tradimento e passare le successive settimane a combattere tra la vita e la morte. Era stata un’esperienza molto forte, che l’aveva segnata e fatta crescere. Aveva dovuto combattere contro le sue paure e superare l’angoscia per i continui cambiamenti che stravolgevano gli equilibri del suo corpo. Era stata costretta a stare distesa su un letto per interi giorni, tra dolori e nausea. E alla fine era riuscita, combinando conoscenze ed intuito, l’antidoto più efficacie per debellare ogni traccia dei nano-insetti di Yoko Aburame.
    Non si aspettava di certo un’ennesima prova da superare. A quanto pare c’era ben altro dietro. Quello che aveva appena affrontato era solo uno “step” propedeutico per entrare a far parte di una organizzazione segreta della Foglia. Ed ora si ritrovava di fronte al colosso di Konoha, in attesa di direttive, di dovute spiegazioni.
    Lo sguardo cristallino della Fuyutsuki vagava un po’ ovunque all’interno dell’ufficio dell’Hokage. Continuava a non capire, o almeno non era pronta ad affrontare ulteriori prove dopo il dolore e la sofferenza che aveva patito insieme ad Hiro-kun. Il suo pensiero era rivolto inevitabilmente al suo compagno di disavventura. In realtà provava anche un po’ di risentimento nei confronti di Raizen-sama. Era stata avvelenata con l’inganno il giorno delle sue presunte nozze dall’uomo di cui si era infatuata sin dal primo giorno di Accademia. Ma dettagli.
    Lasciò parlare Oboro, mentre la Genin rimase ferma e visibilmente confusa. Quasi rabbrividiva al solo pensiero di essere riuscita ad affrontare quel durissimo addestramento. Ascoltò con interesse il resoconto della donna mascherata, che per la prima volta aveva mostrato il suo volto. Un punto interrogativo in più per la Fuyutsuki. Non aveva mai visto una Kunoichi con quelle fattezze, quasi inumane. A quanto pare l’Hokage amava circondarsi di persone fuori dall’ordinario, dotate di capacità utili alla salvaguardia della Volontà del Fuoco. E lei cosa aveva di speciale?
    - … - Si sentì avvampare non appena Raizen-sama riconobbe la sua bravura. Aveva aspettato da così tanto tempo quel momento. Finalmente il colosso della Foglia si accorgeva della sua presenza, del suo valore. Poteva tenere tutto per sé quello sguardo scarlatto. Non doveva condividerlo con nessuno. Aveva le attenzioni dell’Hokage tutte per sé. La “vecchia” Ayuuki sarebbe saltata dalla gioia. E nemmeno la “nuova” Ayuuki non riuscì a trattenere un piacevole rossore sulle sue guance. Ma cercò di mantenere un certo contegno, mentre si sedeva sulla sedia che le fu indicata e tenne lo sguardo basso. Era imbarazzata, ma anche confusa ed imbronciata. Probabilmente se schiaffeggiare l’Hokage non le avesse garantito un viaggio di sola andata per le segrete di Konohagakure no Sato, lo avrebbe fatto volentieri.
    Ma quando l’uomo parlò di lealtà la Fuyutsuki perse improvvisamente quell’aria sognante e di apparente serenità. Cercò comunque di sorridere e apparire quanto più naturale possibile. Ma a quanto pare aveva già capito dove Raizen-sama voleva andare a parare. Rimase in silenzio alzando leggermente lo sguardo, per osservare con attenzione il volto della carica più importante del Villaggio. Improvvisamente iniziò a giocherellare distrattamente con una penna, quasi attendendo una risposta. - Non vi biasimo se avete perso fiducia nei confronti della nostra famiglia, del Clan dei Fuyutsuki.. dopo il tradimento di Ai-chan. - Proferire quelle parole fu quasi come una pugnalata al cuore. Non provava vergogna per sua sorella, una Nukenin disprezzata dall’intero Villaggio, che aveva rinnegato la volontà del Fuoco. Dalla sua promozione a Genin, da quando aveva ottenuto il coprifronte della Foglia, si era fatta carico delle aspettative paterne, delle sorti del Clan e del raggiungimento del suo obbiettivo: Riportare a casa Ai.
    Non conosceva le intenzioni dell’Hokage nei confronti della sorella, ma la più piccola dei Fuyutsuki aveva le idee molto chiare in merito. - Sulla nostra reputazione c’è una grande ombra. Il dolore del tradimento ha macchiato la nostra immagine, ma non ha mai fatto vacillare la volontà del Fuoco dentro di noi. Dentro di me! - Probabilmente Raizen-sama era informato sul ritiro di Natsumi e Ryuhei Fuyutsuki dalla vita da Shinobi dopo la scomparsa di Ai-chan. Sicuramente era al corrente di tutto. Il nuovo germoglio del Clan avrebbe seguito le orme della sorella maggiore?
    La amava. Nutriva ancora forti sentimenti verso la Nukenin. Era impossibile per lei ignorare quel legame. E convivere con la lealtà verso Konogakure no Sato era altrettanto difficile, ma non impossibile. Desiderava solo conoscere la verità e trovare un modo per ricostruire la sua felicità, la sua famiglia. - Non posso rispondere alla vostra domanda… Hokage-sama! Potrei giurarvi fedeltà per l’eternità, ma l’onore dei Fuyutsuki va ripulito con i fatti, con l’azione e con la purezza dei sentimenti. - Annuisce alle successive parole del colosso, che la invita infine a fare qualcosa per stupirlo. Qualcosa che dimostrasse la sua fedeltà verso il villaggio.
    Decise di alzarsi in piedi per poter voltare le spalle all’uomo e scostare la fluente chioma dal Kimono. Il simboloNyan dei Fuyutsuki venne mostrato al colosso, mentre con la coda dell’occhio la Genin cercava lo sguardo scarlatto del suo interlocutore. - Un germoglio. Un germoglio pronto a sbocciare. - Indicò con il pollice il simbolo del suo Clan. - Il Villaggio è formato da tante Foglie, che custodiscono dentro di sé la Volontà del Fuoco. Ed è sostenuto da radice ben profonde, che sorreggono a loro volta il tronco di questo grande Albero. - Metafora abbastanza chiara. - Sarò il germoglio che perpetuerà questa catena, che alimenterà la Volontà del Fuoco, anche dove sembra ormai spenta. - Indirettamente stava cercando di ottenere una possibilità, una singola possibilità per poter salvare sua sorella e riscattare l’onore dei Fuyutsuki.
    Si girò a questo punto mentre dal suo Porta Kunai estrasse uno spiedi. Lo tenne in alto con l’indice ed il pollice della mano destra. Come aveva fatto durante l’addestramento provò a convogliare una discreta quantità di Chakra, grazie ad un suo controllo pressoché perfetto. L’arma iniziò ad assumere un’aura azzurrina, creando una sorta di lama. Il Chakra fluiva armonioso e controllato all’interno del metallo dello Spiedo. - Concedetemi la fiducia che un tempo Konoha nutriva verso i Fuyutsuki. Permettetemi di debellare le ombre dalla Foglia e di salvare mia sorella. In cambio servirò fedelmente il Paese del Fuoco e sarò al vostro fianco, ed al fianco dei cittadini del villaggio quando avranno bisogno dei miei Ninjutsu Medici, dell’ardore dei miei sentimenti o semplicemente del mio silenzio. - L’Hokage le aveva chiesto di sorprenderlo e la Fuyutsuki aveva confessato un suo segreto. Avrebbe provato a salvato Ai-chan con o senza l’appoggio del Villaggio. - Qualora venissi meno ai miei giuramenti, ai miei stessi sentimenti, sarò io stessa a conficcare questo spiedo nel mio cuore. -


     
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    Guardò la kunoichi mentre parlava, limando la durezza del suo sguardo.

    Ayuuki.

    Mise da parte la penna ed in parte quella piccola recita, forse lievemente troppo intensa per la situazione dalla quale la ragazza era appena uscita, ma purtroppo non era nelle corde di Raizen rendersi subito conto di quanto i suoi comportamenti erano scarsamente adatti alla maggior parte delle situazioni in cui si andava a cacciare.

    Io sto parlando di te, e con te.
    Non della tua famiglia.
    Non mi interessa chi ti ha generato e chi ti assiste quando non indossi un coprifronte, chi sei tu puoi saperlo soltanto tu.
    Il tuo sangue è soltanto tuo, non esiste alcun gene del tradimento e seppure potesse esistere è tua sorella ad averlo, ma i tuoi genitori e la tua famiglia non hanno colpe.
    Tu sei tu e sei qui.
    Lei è lei e beh, non è qui.


    La puntò nuovamente con l’indice.

    A me è del tuo onore che importa, la tua famiglia invece è la TUA guerra, se la vincerai potrò essere felice per te, ma in questo momento io sto chiedendo esclusivamente di te.

    Pronunciata l’ultima parola alzò lievemente le spalle emettendo un piccolo sbuffo, come se stesse alleggerendo un argomento troppo reso inutilmente troppo pesante.

    Le famiglie come la tua purtroppo sono tante, ma permettimi il “complimento”, sono stupide.
    Come stupido è chi mette un muro tra se stesso e la famiglia per questo genere di motivi.
    Puoi fare con loro ciò che vuoi, e visto che lei è ciò che è puoi avere il supporto del villaggio.
    Per esser chiari, se tornasse qui, tu assicurassi per lei e si lasciasse interrogare per capire cosa ha detto del villaggio e a chi avrebbe la sua seconda possibilità. Ovviamente la seconda ed ultima, ma l’avrebbe.
    Tu hai la mia fiducia, vorrei che lo comprendessi.


    Sospirò, come se volesse riuscire ad esprimere un concetto complesso per cui non trovava le parole: diplomazia e parole, disciplina in cui gli addestramenti potevano far poco.

    Non mi interessa cosa faresti venendo meno ai tuoi giuramenti, io voglio che nemmeno esista la possibilità che questo avvenisse, questo voglio che mi dimostri.
    Nemmeno l’offerta della tua vita in questi termini è sufficiente, come ti ho detto, devi sorprendermi.
    Vedi Oboro?


    Ed indicò l’Essere.

    Lei è riuscita in questo, ma senza pensarci, una cosa che ha fatto quasi d’istinto. Ed ora so di potergli affidare la mia anima senza remore.
    Questo è che voglio da te, una prova, un segno.
    Ma non penso che la tua storia, la tua vita fino a questo momento possano suggerirti un modo, è il tuo presente che ti rende la persona adatta a ricevere la mia fiducia.
    Pensa a te stessa, a quale certezza, a quale assicurazione potresti darmi senza dover impegnare la tua vita.
    Dopotutto, la vita di un buon alleato è preziosa.


    Tornò ad attendere, più sereno, quasi ammorbidito, si fidava già della Genin, ma come aveva detto in precedenza c’erano segreti che richiedevano qualcosa di più.
     
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