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La seconda parte dell'accordo
Nel giro di pochi minuti, i due genin avrebbero potuto comprendere uno dei veri motivi di quell'improvviso e misterioso incontro, sulla loro pelle.
Mentre i ragazzi alzavano senza nemmeno troppi convenevoli il gomito, Raizen rilanciò per cercare di rendere più ricco il suo piatto nei confronti degli Insettosi, e questo destò grande soddisfazione nel capoclan Shin, infatti come lui stesso avrebbe spiegato di lì a poco, non avevano mai azzardato una simile richiesta.
[Capoclan] - Voi ci onorate Raizen-dono. Mai nessuno dei precedenti Kage aveva dimostrato un simile Acume. Certamente la ricerca sarebbe il primo tra i primi punti che un clan come il nostro porrebbe all'attenzione dell'amministrazione, ma non servono pochi fondi per portare avanti progetti simili, serve anche una certa apertura mentale, per questo ci siamo abituati ad avanzare richieste più umili, poichè nessuno dei suoi predecessori ci aveva mai posto davanti ad una simile possibilità. Non so cosa dire, se non che accettiamo le sue condizioni. -
Riguardo all'usilio di una terza persona, Oboro, il capoclan non ebbe niente da obiettare dal momento che si rendeva ben conto che le conoscenze di un esterno al clan non potevano superare un certo limite, ma restava scettico sulla competenza di un eventuale aiutante, lui era certo che nessun membro del suo clan fosse alle dipendenze dirette dell'Hokage, e senza dubbio, era certo che nessun membro del suo clan, ad accezione di egli stesso, la moglie, e i due burocrati, fosse presente in quel momento in casa sua.
[Capoclan] - Certamente nobile Hokage, la sua ammissione sui limiti delle sue padronanze aumenta il suo onore di uomo, saremo lieti di riferire al suo assistito tutte le delucidazioni in merito ai progetti di sviluppo che porteremo avanti, il mio unico dubbio rimane riguardo lei, signore. - Rivolto ad Oboro - Pensa di avere le conoscenze sufficienti a riportare correttamente i nostri dati al suo superiore? -
In quel momento non fu la Vespa a rispondere. Fu proprio Oboro. La ribelle buttata fuori di casa. La sua reazione avrebbe causato un sorriso sul volto dell'anziana Yoko, una smorfia su quello di Shin, e forse avrebbe portato confusione nella mente di Raizen. Oboro non era tipa da rispondere ad un capoclan, il suo per altro, nel modo in cui avrebbe fatto di lì a poco, ma il gigante conosceva ormai la ninja abbastanza bene da sapere che le avrebbe spiegato lei stessa, più tardi, il motivo del suo comportamento. E non modificò nemmeno la voce, i ragazzi erano ormai troppo ubriachi per rendersi conto di dove si trovavano.
- Puoi scommetterci vecchio. -
Voltata verso di lui, ma senza togliere la maschera. Oboro e il capoclan si fissarono per alcuni istanti, quindi lui strinse i denti e riacquistò la sua compostezza tipica del clan.
[Capoclan] - Molto bene, è deciso allora. Sviluppo di nuovi incroci e nuove sostante, in cambio di fondi per le stesse. Avrete i progetti a tempo debito. E per quanto riguarda l'altra questione, penso che ormai sia tutto pronto. -
Disse indicando i due ragazzi. A quel punto, dopo aver atteso l'autorizzazione dell'Hokage, Shin Aburame avrebbe schioccato le dita della mano destra, e la sbronza di Hiro e Ayuuki, sarebbe immediatamente scomparsa, rendendoli nuovamente lucidi come quando erano arrivati; lasciando al suo posto, nel giro di alcuni istanti, un dolore crescente allo stomaco e alle articolazioni, come durante una forte influenza, portandoli di lì a poco, a perdere conoscenza. Quando i ragazzi fossero svenuti, il capoclan avrebbe salutato i due burocrati, lasciati liberi di andare, i quali avrebbero rivolto i loro omaggi al gruppo di ninja, o almeno a metà di loro, quindi, l'anziana Yoko avrebbe aperto alcune porte per permettere il passaggio.
Oboro si sarebbe alzata e avrebbe preso di peso il corpo di Hiro, caricandoselo sulle spalle tipo sacco di patate, lasciando a Raizen l'incombenza di Ayuuki.
- Menomale sta dormendo, altrimenti se la farebbe addosso dall'emozione di starti sulla schiena. Ah! -
Oboro non aveva mai avuto molto tempo per le ragazze che pensavano sempre all'amore, era una tipa più pratica lei. Quando era ancora una ragazza dall'aspetto umano, aveva avuto un paio di storie, non aveva tempo per i sentimenti, doveva studiare gli insetti, quindi diciamo che aveva sfogato le necessità imposte dalla natura con qualche ragazzotto del clan assicurandosi che se avesse parlato, lei gli avrebbe fatto saltare i denti.
Il gruppo avrebbe portato i due ninja in una sala vicina, dove erano presenti due letti già preparati, e alcune teche contenenti insetti di vario tipo, oltre ad armadietti di pronto soccorso, e altro materiale medico. Shin si sarebbe congedato una volta arrivati lì.
[Capoclan]- Nobile Hokage, i miei doveri mi impongono di tornare al lavoro, mia moglie Yoko si occuperà di voi, è stato un onore incontrarla. - E uscì
Mentre Yoko si trovava nella sala accanto a preparare la sua colonia, approfittando dello stato di incoscenza dei due ragazzi, Oboro avrebbe spiegato a Raizen il perchè del suo comportamento di pochi minuti prima, con il capoclan.
- Ti presento mio padre, Shin Aburame, che per sposare Yoko e diventare capo del clan, ha rigettato la sua prima moglie, mia madre, assieme alla loro figlia. Ci sono molti Aburame più rachitici di me accolti nelle braccia del clan, eccoti il motivo del mio rifiuto all'iniziazione. Non lo troveresti in nessun archivio, te lo garantisco. Quello schifoso. Se non fosse stato per Yoko, che per me è stata come una seconda madre, oggi non sarei nemmeno qui. Almeno adesso è molto cambiato, rispetto a quando era un giovane alla ricerca di affermazione. - Si, era decisamente amareggiata adesso.
Quando i ragazzi si fossero svegliati, avrebbero trovato Raizen e la donna mascherata davanti a loro, pronti a spiegare che, a parte l'abbuffata e la sbronza, erano stati portati lì per prendere parte ad un progetto segreto, portato avanti dall'amministrazione e dagli Aburame.
Il Kage avrebbe spiegato loro il resto.
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Prova a Sorpresa
Raizen annuì alle parole del capoclan, restandone piacevolmente sorpreso, non gli succedeva spesso di ricevere dei complimenti.
Al servizio della crescita, Shin-san.
Concluse con un sorriso, mentre con la testa faceva un cenno al capoclan, facendogli attivare il veleno che avrebbe portato i due genin all’incoscienza.
Sospirò alle parole di Oboro.
Bof, il peccato è che è troppo piccola.
E poi chi glielo spiega che deve tenere la bocca chiusa?
No no, se gli poggio una mano addosso mi ritrovo appeso al mio stesso naso per il pisello dopo un paio d’ore.
E se non fossi io potrebbe essere lei, il che sarebbe peggio.
Prese la genin poggiandosela sulla spalla come un sacco per poi batterle sulle natiche.
No, fortunatamente non saprà mai nulla.
Portarono i due pacchi nella sala appositamente preparata dal capoclan, li poggiarono sui letti e si congedarono da Shin.
La ringrazio nuovamente per l’opportunità, le faremmo sapere come finirà l’addestramento.
Una volta uscito il capoclan aspettarono il risveglio dei due, intervallandolo con qualche chiacchiera.
Beh, considerando cosa sei adesso, se può consolarti, quello ERA tuo padre.
Penso che attualmente al tuo interno hai più roba mia che sua. Vuoi essere mia figlia?
Fece un alzata di spalle mentre sorrideva, riuscendo quasi a mostrarsi compassionevole con quelle frasi. Certo fino a quando non si stufò di aspettare che i due si risvegliassero.
Sai cosa?
È da un pezzo che non vedo uno shinobi spaventato, stanno sempre pronti, sempre a dire che avevano un piano B per smascherare i più subdoli intenti degli avversari per poi restarci secchi.
L’assenza di paura è scarsamente propedeutica a questa professione, già che ci siamo gli diamo un assaggio, che dici?
Si stava preparando a rilasciare il chakra, per far assaggiare ai due un po’ di terrore vecchio stile quando si ricordò il trambusto che aveva creato durante il corso genin di Shizuka, una pessima serata, probabilmente inutile.
Anzi, meglio di no.
Disse facendo retromarcia con un po’ di delusione nella voce, segno evidente che rinunciare a quel piccolo divertimento lo intristiva.
Quando i due si svegliarono Raizen era tra i due letti a braccia conserte, in piedi e serio nel viso.
Ben svegliati.
Vi sentirete probabilmente strani, doloranti forse.
Ma non temete, siete sotto controllo.
Forse.
Non so a cosa vi abbiano abituato in accademia, a cosa abbiate provato o sperimentato fino ad ora durante i vostri allenamenti, ma una cosa è certa, qui a Konoha le cose sono lievemente cambiate recentemente.
Si è accettato il fatto che senza dolore non c’è crescita, l’ho imparato io e con qualche sacrificio lo imparerete anche voi, per il vostro bene.
Non vorreste soffrire mentre siete da soli, magari al freddo, durante una missione che va sempre peggio…
Per un'unica ragione, il dolore, e la necessità che da esso scaturisce è l’unico modo di innescare l’ingegno, l’evoluzione.
Prima lo accetterete, prima sarete in grado di crescere.
Pose un particolare accento sull’ultima parola mentre guardava Ayuuki, difficile dire se ci fosse malizia, complicità o semplice divertimento, anche se a giudicare da quanto detto ad Oboro poco prima era proprio divertimento, con scarse possibilità di errore. Certo, questo la neo genin non poteva saperlo.
Siete qui perché sarete i primi due elementi di un importante squadra, un progetto per essere più precisi, che reintrodurrà Konoha nel delicato ambiente dei veleni, degli antidoti e ovviamente degli avvelenatori e curatori. Da troppo tempo siamo rimasti fuori da questo scenario così fine e subdolo, quasi dimenticandoci quanto fosse utile e facendoci scavalcare da qualche altro villaggio che della materia conosce a stento il nome e la nomea che gli hanno dato a riguardo.
Voi sarete il nostro primo fiore all’occhiello nel campo dei veleni, certo, sempre che ne usciate vivi.
Ciò che avete ingerito prima erano nano insetti, tra le altre cose, e non vi siete ubriacati, o meglio, gli insetti hanno simulato quella sensazione mentre vi infettavano.
Tuttavia non sono una vera e propria malattia, al momento stanno secernendo il veleno indisturbati dentro al vostro organismo.
Direi che è il momento di fermarli se non volete che il dolore aumenti, o peggio che finiate definitivamente intossicati.
Un tempo, quando ero più dedito alle mani che al chakra usavo un curioso metodo per alleviare il dolore: il chakra stesso.
Se impastato in un certo modo mi permetteva di ignorare momentaneamente il dolore, niente di eclatante, ma saperlo forse potrebbe farvi venire qualche idea, tenete conto che gli insetti possono secernere veleno perché addestrati a farlo mediante il chakra, ma soprattutto che è il flusso sanguigno a distribuire il veleno nei corpi, a quest’ora non dovrebbe ancora essere giunto ad intossicare completamente gli organi vitali, provate a rallentarlo o a salvarvi.
Sorrise rassicurante, quasi come se non stesse dando un compito che non ammetteva il benché minimo errore.
Si voltò verso Oboro mettendogli una mano sulla spalla.
Non essere severa, non troppo almeno.
Lascio a te i controlli, hai il necessario per non farli stramazzare.
Eventualmente qui c’è un numero, chiama li, è la mia guardia medica personale, sono costantemente in allerta e pronti a muoversi all’istante se servisse.
Già, pareva l’avesse organizzata bene.
Crescita è potere.
Sottolineò mentre usciva dalla stanza e poi dalla magione.. -
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Mberu.
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Poison Hiro
III Post
I discorsi procedevano a ritmo spedito o almeno così mi sembrava.
Potenziare gli allevamenti? Investire nell’innovazione?
Poco mi importava, non ero sicuramente lì per fare da segretario, di quelli Raizen ne aveva a sufficienza. Con tranquillità mi godevo quei momenti di poca lucidità, un sorrisetto contento sulle labbra, copiando Ayuuki nei modi di rapportarsi con gli altri.
Ad un tratto sentì la mano della mia compagna stringere la mia.
Ehi Ayuuki ma che diamine fai?
Dissi soffocando una risatina da ebete.
Fortunatamente non mi dovetti sforzare troppo, uno schiocco di dita portò via gli effetti dell’alcol.
Al loro posto, crescenti dolori si dislocavano in tutte le ossa.
Caddi nel sonno, finendo di indossare la maschera del diplomatico alla corte degli aburame.
[…]
Quando mi svegliai non aprì immediatamente gli occhi.
Mi sentivo come dopo aver preso una febbre da cavallo. In quei momenti passo tutta la giornata a letto, con gli occhi chiusi per non risvegliare il mal di testa.
Raizen, e probabilmente pure l’Anbu, capirono che ero sveglio, iniziando a parlare.
Udendo la voce del capo villaggio capì che non ero a casa e non avevo avuto la febbre. Qualche tecnica strana mi aveva fregato.
Avevo difficoltà a seguire l’Hokage, capivo una frase ma mi dovevo sforzare nel tentativo di collegarla a quella precedente. Mi misi seduto sul lettino, più il tempo passava, più mi sentivo meglio ed ero capace di seguire i discorsi di Raizen. Avrei fatto parte di un team specializzato in veleni. L’intorpidimento non mi impedì di provare curiosità per le nuove porte che si stavano aprendo. Ora che il capo villaggio mi aveva rivelato la soluzione, tutto mi sembrava chiaro e lineare. Che stupidi che eravamo stati nel bere in quel modo così sconsiderato. Ma del resto, come avremmo potuto sospettare diversamente? Non provai rabbia nei confronti del kage, né tantomeno nei confronti dell’Anbu. Se eravamo lì era perché eravamo stati scelti fra tanti per le nostre capacità. Era un allenamento speciale e come tale lo erano anche le sue metodologie.
In più conoscevo Raizen e i suoi metodi non canonici, motivo per cui ero partito predisposto ad un eventuale colpo di scena.
Mentre il colosso parlava di come sconfiggere gli insetti che ci stavano causando quel malessere, Ayuuki dimostrò il suo dissenso rigurgitando non poca roba. Se fossimo stati in un momento diverso mi sarei buttato a tenerle la fronte, ora invece guardavo fisso Raizen, concentrato sulla nuova sfida che mi stava venendo posta.
Quando l’Hokage uscì dalla stanza, delegando ad Oboro il nostro controllo, mi misi immediatamente in posizione di meditazione senza spiaccicare una parola. Pur avendo chiuso gli occhi ci misi più del solito a trovare la concentrazione, un poco per i dolori che non mi mollavano, un poco per le domande che Ayuuki poneva. Ancora doveva entrare nelle macchiniche di questi addestramenti, ogni parola era essenziale per la riuscita o il fallimento dell’addestramento. Se il colosso aveva detto di usare il chakra, beh dovevamo usare il chakra.
Iniziai a manipolarlo dentro me, facendogli compiere dei piccoli spostamenti.
Il solito riscaldamento, che ero solito fare prima di testare qualcosa di nuovo. Sta volta ovviamente dovevo mettere più impegno nel tentativo di controllarlo al meglio, i dolori mi costringevano a stringere i denti di continuo.
Quando mi accorsi di avere un controllo sufficiente iniziai a spostarne quantità più ingenti.
Al contempo cercavo di rivolgere la mia attenzione nello scovare quelle maledette creaturine. Gli insetti dovevano essere minuscoli ma tanti. Con gli sposamenti del mio chakra che compivo di continuo prima o poi avrei sentito dei flussi opposti a quelli da me imposti. Se fossi stato in grado di trovarli per come speravo avrei prima di tutto cercato di capire se si trovassero in un posto specifico del mio corpo o se, come più probabile, si trovassero un po’ da per tutto.
Quindi avrei aumentato quasi al limite delle mie possibilità la quantità di chakra irrorata.
Dall’esterno con molta facilità chiunque si sarebbe reso conto di come il mio corpo era teso dallo sforzo e dai dolori causati dal veleno. L’espressione era corrucciata, adornata da una vena che pulsava visibilmente sulla tempia.
Il mio obbiettivo era “schiacciare” o quanto meno far annegare gli insetti nel mio chakra non facendolo uscire verso l’esterno. Aumentando la quantità di chakra all’interno del mio corpo la pressione sarebbe aumentata notevolmente a sua volta, forse abbastanza da fargli fare la fine che meritavano.. -
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Resistere al veleno
Raizen non prese troppo sul serio la discussione sul capoclan, e da un certo punto di vista fu meglio così. Oboro non aveva voglia di intavolare un discorso su questo argomento più del dovuto. La successiva idea dell'Hokage invece, sarebbe stata parecchio da discutere. Oboro lo sentì concentrare il chakra di Kurama per spaventare i ragazzi. Il collegamento che aveva con Raizen le permetteva di percepire questa cosa molto repentinamente. Vibrò un possente scapaccione sul collo del Kage, ovviamente saltando per arrivarci, e lui si rese conto che l'idea era davvero pessima.
- Giocare col Kyubi in un laboratorio medico. Ora mi ricordo perchè io non ti ho votato come Kage. -
Quindi Raizen si pronunciò spiegando il significato dei sintomi percepiti dai ragazzi, spiegando loro che un minimo di dolore, in una situazione controllata, era necessario per poter crescere; ovviamente sull'ultima frase rivolta alla ragazza, Oboro si esibì in una smorfia sotto alla maschera ocra. Quindi ne seguì una spiegazione di come quell'esperimento avrebbe creato una nuova squadra in grado di cavarsela contro degli assalti biologici e in grado di combattere come avvelenatori. Certo, sempre che i ragazzi fossero stati in grado di resistere, poichè essendo un progetto segreto, non erano ammessi fallimenti in grado però di testimoniare l'accaduto. Ovviamente un antidoto sarebbe stato somministrato loro, non lo avremmo lasciati morire lì, non siamo mica Otesi. Ma questo i ragazzi non avrebbero dovuto saperlo. Ad Oboro uscì un colpo di tosse quando Raizen disse "un tempo, quando ero più dedito alle mani". Come se non passasse il suo tempo a risolvere a pugni i suoi problemi. Sembrava una copia meno scusa del Raikage che un tempo regnava su Kumo.
Quindi se ne andò, lasciando ad Oboro le disposizioni, e un eventuale recapito medico, anche se con Yoko lì presente, non ne avrebbero avuto bisogno.
Al suo risveglio, Ayuuki sembrò chiaramente alterata dal veleno, e iniziò a rimettere per terra, Oboro calciando un secchio, lo fece scivolare fin sotto la ragazza, in modo da raccogliere con decenza la produzione gastrica. Quindi rispose alla ragazza, che si chiedeva come mai fossero stati scelti loro, piuttosto che altri. La Vespa sapeva bene che la scelta si era basata sul fatto che i due ragazzi erano tra i genin più promettenti al momento, ma non voleva generare questo sentimento, non voleva farli adagiare sugli allori, quindi inventò una scemenza. - Abbiamo scelto a caso con dei bigliettini mentre il Kage era ubriaco di sakè alla pesca. -
Quindi alla successiva domanda rispose di sì, semplicemente con il movimento della testa. Per il momento dovevano preoccuparsi di resistere al dolore e al veleno, poi sarebbe venuto il momento di preparare un antidoto.
Al contrario, Hiro si concentrò sull'utilizzare il suo chakra per interagire con gli insetti, iniziando subito con il compito assegnato, senza perdere tempo. Lo scopo della prova era di riuscire a concentrare il chakra anche sotto sforzo biologico dato dal veleno. Impastare una grossa quantità di chakra in maniera sensata avrebbe causato l'allontanamento degli insetti, che sarebbero usciti dalla bocca dei ragazzi, e anche dall'orifizio opposto. Dopo parecchi minuti di concentrazione, dal corpo di Hiro iniziarono ad uscire dei minuscoli insetti, quasi impercettibili e certamente invisibili per il ragazzo, che si sarebbero allontanati dal suo letto, per recarsi presso Yoko, seduta vicina ai ragazzi.
- Ayuuki, inizia anche tu ad utilizzare il chakra per invitare gli insetti ad uscire, puoi farlo impastando e rilasciando grosse quantità per spaventarli oppure con una flebile ma costante quantità in modo da guidarli all'esterno. Quello che ci interessa è insegnarvi a usare il chakra anche sotto l'effetto di veleni debilitanti. Dal momento che Hiro ha già iniziato, se dovesse finire prima di te, inizierà la prova successiva in anticipo. -
Quello che ancora non era stato chiarito ai ragazzi, era che gli insetti fungevano da veicolo per il veleno, non erano essi stessi il corpo esterno che li stava avvelenando, quindi, quando i ragazzi li avessero interamente scacciati, cosa che avrebbe richiesto circa due ore, nel caso dell'approccio di Hiro, o circa il doppio, in caso i ragazzi avessero adottato il metodo lento; avrebbero quindi dovuto passare alla resistenza. Il successivo scopo della prova era fare in modo che i ragazzi sintetizzassero da soli un antidoto, ma prima dovevano essere in grado di resistere ai sintomi per poter lavorare, quindi avrebbero dovuto passare i successivi 3 giorni a letto, a fare il callo al dolore. Oboro e Yoko avrebbero aiutato i ragazzi con il cibo e l'acqua, se l'avessero richiesto, e avrebbero aiutato i due ad alzarsi e a recarsi al bagno, che al contrario di ogni privacy, era nella stessa stanza, dietro a una semplice tenda. Dovevano iniziare a prendere confidenza tra di loro, non c'era tempo per i convenevoli in quella situazione.
Oboro aveva preventivato un'attesa di tre giorni, prima che i due potessero agire da soli resistendo al veleno e potendo pensare a mente lucida nonostante l'effetto delle debilitazioni; se il processo avesse richiesto più tempo, avrebbe atteso più a lungo.
- Quando sarete in grado di camminare, pensare, e sintetizzare un antidoto, senza vomitare o svenire, vi aiuteremo a farlo. Per adesso pensate a vomitare e svenire, resistendo il più possibile nei dolori. Vi avverto che cercare di reprimere gli effetti con il chakra o altre abilità, le renderà solo più virulente, lo scopo della prova e farvi provare dolore e sofferenza, non insegnarvi ad evitarle. -. -
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Lotta intestina
IV Post
Definirci nella merda era un complimento a quella situazione.
Ho sempre pensato che i metodi di addestramento più duri erano portati avanti ad Oto, al massimo a Kiri nei suoi momenti più bui. Ma evidentemente mi sbagliavo.
Mi trovavo su un lettino medico, vestito di tutto punto per una cerimonia, a soffrire come un cane.
Perché? Perché dovevo soffrire, solo attraverso la sofferenza sarei diventato più forte.
Forse a questi due non gli hanno detto che non sono una cazzo di fenice, pur avendo i capelli rossi.
Oh beh certo, non ero stato scelto per i miei capelli rossi.
Ci avevano pensato i bigliettini. Ma quant’è simpatica la fortuna?
Quando si tratta di vincere ai giochi d’azzardo a capodanno è brava a prenderti a calci in culo, quando però c’è da sputare sangue, le cose non cambiano.
Grazie però al mio controllo del chakra non stavo sputando sangue, bensì insetti minuscoli che a causa degli occhi rossi e pieni di lacrime per lo sforzo non riuscivo nemmeno a vedere.
Fottuti parassiti
Ovviamente però il giro di giostra non era finito. Sarebbe stato troppo facile sennò!
A confermarlo ci pensò Oboro. Secondo l’affabile signorina infatti avevo solo “iniziato”, per finire mi sarei dovuto ancora impegnare un poco.
Dopo aver però vomitato la prima ondata di insetti mi ero indebolito troppo per poter manipolare immediatamente il chakra come in precedenza. Motivo per cui mi presi qualche minuto di pausa, ansimando sul letto e tentando di trattenere i conati. Più però il tempo passava più gli insetti rimasti al mio interno mi rendevano la vita impossibile, volevo lasciarmi andare al dolore e svenire.
Appellandomi però più alla mia forza di volontà che alla mia effettiva resistenza fisica strinsi i denti ancora una volta e con gli occhi chiusi ripresi a manipolare il chakra come in precedenza. Prima in maniera lenta e poi in modo più veloce ma non per questo meno preciso. I movimenti che compievo erano i medesimi. Ovviamente a causa del tempo trascorso la difficoltà dell’esercizio era aumentata. Al contempo però, l’assenza del gruppetto di parassiti che avevo espulso mi permise di vomitarne un’altra ondata. Poi, come aveva preannunciato Oboro, svenni.
Di punto in bianco ripresi coscienza, mi muovevo in maniera convulsa, non riuscì a respirare.
Il panico iniziò a prendere il sopravvento, oltre alla mancanza d’aria, delle fitte in tutto il corpo mi stavano facendo uscire gli occhi dalle orbite. Ero a testa in su e il vomito mi usciva dalla bocca come una fontana e mi ricopriva tutta la faccia, compreso il naso, rendendomi impossibile il respirare. Disperato, muovevo le mani sul lettino, alla ricerca di chissà quale appiglio. Un'altra ondata di vomito misto ai dolori causati dal veleno mi fece piegare in due, finendo per cadere dal lettino. La testa e il resto del corpo sbatterono violentemente sul pavimento, finalmente però il vomito usciva dalla bocca finendo per riversarsi per terra, permettendomi quindi di respirare. Svenni di nuovo.
Quando ripresi conoscenza ero di nuovo nel lettino, avevo le labbra secca e molta sete.
Lo stomaco però non reclamava cibo. Non mi ero mai sentito così male. Grazie all’aiuto di Oboro riuscì a buttare giù un poco d’acqua, poi sentì la necessità di andare al bagno. Quando mi alzarono dal lettino guardai Ayuuki, potei constatare con il briciolo di lucidità che possedevo che anche lei era messa male. Sforzandomi alzai gli angoli delle labbra, a mo’ di sorriso, anche se probabilmente l’espressione che avevo assunto era più simile ad una smorfia. Quando finalmente fui in posizione una poderosa scarica di diarrea mi fece vibrare il corpo. Con il loro tempismo perfetto i dolori si rimpadronirò del mio corpo, facendomi cadere nuovamente per terra. Dalle mie natiche il liquido maleodorante e fetido continuava a sgorgare, imbrattandomi tutte le gambe. Oboro si sarebbe divertito a pulirmi.
Quando mi svegliai per la seconda volta sentì subito che ero più lucido.
Non avevo la minima idea di quanto tempo fosse passato fra i periodi di veglia e quelli di sonno.
Iniziavo ad avere anche fame, evidentemente stavo migliorando. Decisi di mettermi in piedi, ma mi accorsi che le gambe non erano ancora in grado di reggere il mio peso, mi feci quindi portare da qualcosa da mettere sotto i denti. Mentre mangiavo sorrisi nuovamente d Ayuuki, sta volta il sorriso sarebbe stato meno alterato dai dolori. Già i dolori, pur avendo appetito quelli non mi lasciavano andare, non potevo in oltre dire se stavano diminuendo o meno, non ne avevo contezza. La loro costante presenza era snervante, mi stavano logorando a livello psicologico.
Dormire mi avrebbe permesso di non sentirli, ma causa loro non riuscivo a prendere sonno. La stanchezza del mio debole corpo iniziò ad accumularsi alle già presenti sofferenze. Pensavo che da un momento all’altro sarei impazzito.
Ora..
Ora…
Ora…
Mi continuavo a ripetere.
Ora sarei diventato pazzo. Poi non lo diventavo, allora ci provavo ad indovinare.
Ora!
Un poco come quando i bambini cercano di fingersi maghi e provano a predire quando i toast usciranno dal tostapane o il semaforo diventerà verde. Purtroppo per me però la pazzia non mi prendeva, rimanevo un lucido testimone dei miei dolori e della mia condizione pietosa. Quando ancora non ero in questo stato capivo il perché di quell’allenamento, ora invece avrei motivo per essere arrabbiato, ma non ne avevo la voglia.
Alternavo momenti di veglia lucida in cui soffrivo per i dolori a momenti in cui mi perdevo in sogni onirici ad occhi aperti. A causa di ciò, pur non avendo più dormito o perso conoscenza, non riuscivo a dire il giorno o l’ora in cui si svolgeva un determinato momento. In compenso però mangia e andai in bagno più frequentemente, riuscendo anche a muovere qualche passo con l’aiuto di qualcun altro. Grazie a questi progressi mi convinsi che stavo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel, anche se non ne avevo una reale necessità mi alzavo per andare in bagno. Ad un certo punto per alzare il morale anche ad Ayuuki mi misi a contare una vecchia canzone popolare insegnatami da mia nonna. Mi sorpresi quando riuscì a ricordarmi le parole. Stavo guadagnando terreno anche sul fronte intelletto.
Decisi quindi di alzarmi e con passo non del tutto fermo mi diressi verso Oboro.
A circa un metro da lei la indicai con l’indice dalla mano sinistra.
Direi che mi sono rotto il cazzo.
Che ne dici se ci mettessimo a cucinare un bel antidoto?. -
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Preparazioni e Misture
I tre giorni passarono molto, molto lentamente, tra i deliri di dolore e di sofferenza dei due ragazzi. Quella prova non li avrebbe resi più resistenti ai miliardi di tipologie di veleni in giro per il mondo, ma certamente li avrebbe aiutati ad affrontare i loro sintomi, a restare lucidi mente il corpo collassava, la temperatura saliva, il respiro diventava faticoso, gli occhi lacrimavano. Le scene furono piuttosto imbarazzanti, più che altro per Ayuuki, decisamente non abituata a dividere la stanza con un ragazzo, men che meno con un ragazzo che stava imbrattando un po' ovunque con le sue produzioni intestinali. Yoko si affrettò a soccorrere il ragazzo, portando con sè numerosi strappi di carta e un secchio dell'immondizia. Oboro invece afferrò delle lenzuola e alcuni fasci di plastica utilizzati nell'ospedale per coprire il letto dei malati che non erano in grado di tenere a freno i propri orifizi. Mentre Hiro finiva di svuotare presso la latrina quello che aveva di troppo in corpo, le due donne tolsero le lenzuola assieme alla nocciolata e le cambiarono, distendendo la traversa di plastica sopra di esse, in modo che, la volta successiva, solo quella sarebbe stata da cambiare. Spesso i ragazzi avevano la febbre, e le due donne si assicuravano di cambiare i fazzoletti di tessuto bagnato dalle loro fronti, facendo di tutto per rendere la loro permanenza più dura, cercando di tenerli svegli e lucidi fino a una loro eventuale perdita di coscienza. Dovevano attraversare il dolore, non dormire per farlo passare prima. Passati i 3 giorni, mentre Ayuuki cercava la forza di resistere senza passare tutto il tempo a vomitare, Hiro si fece avanti da solo, risultando decisamente stanco della situazione.
- Ottimo, se stai in piedi puoi lavorare. -
Lo avrebbe quindi condotto ad un tavolino presso Yoko, dove la moglie del capoclan già stava lavorando con un mortaio, quindi avrebbe spiegato al ragazzo la situazione. In quel momento anche la ragazzina si alzò, con difficoltà, quindi decise di aspettarla per proseguire nel discorso.
- Ecco come funziona, qui avete a disposizione svariati materiali naturali per preparare un antidoto. I vostri due veleni sono diversi, quindi dovrete lavorare entrambi al meglio delle possibilità. Ci sono estratti liquidi vegetali, foglie di piante curative, e anche esemplari di insetti essiccati, il veleno che irradia i vostri corpi è un derivato della tossina dei ragni del muschio, presenti un po' ovunque nel paese del fuoco. E' un veleno estremamente debole, con una letalità quasi inesistente, ma come avete visto, manda in pappa i vostri corpi. Purtroppo gli effetti non se ne andranno spontaneamente, quindi dovrete necessariamente trovare un antidoto, i cui ingredienti sono qui presenti, ma dovrete capire da soli, sperimentando, come farli combaciare e come trattarli. Se passare nel mortaio le foglie oppure no, se far bollire gli insetti, se assumere le misture per bocca o tramite vena. Avete una settimana di tempo da adesso. Altrimenti allo scadere dei 7 giorni, io e Yoko prepareremo le misture e vi cureremo, decidendo noi, chi di voi due avrà avuto successo, e in quel caso la nostra piccola avventura si sarà conclusa qui. -
OT
A voi comprendere lo scopo di questo test. -
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La prova finale
La prova più dura
Col passare del tempo, Ayuuki stava dando fondo a tutto il suo sapere e a quello dei tomi presenti sul posto. Hiro invece andava più a tentativi, mescolando cose e cercando di scoprirne gli effetti. Il tempo non sarebbe arrivato a scadere, Ayuuki alla fine scelse di iniettarsi il composto che aveva creato, in vena, Hiro scelse di ingurgitare una sbobba verdognola. Entrambi avrebbero sentito un certo torpore, e sarebbero stati aiutati a sedersi, aspettando l'effetto della sostanza. Oboro e Yuki erano pronte ad agire in caso di effetti collaterali, ma dopo aver seguito le preparazioni dei giovani, le due donne erano abbastanza sicure che non ci sarebbero stati problemi.
Nel giro di una mezzora, Ayuuki avrebbe sentito i fastidi abbandonare il proprio corpo, e le forze tornare lentamente. A quel punto la moglie del capoclan le avrebbe passato una tisana appena preparata per rincuorarle il fisico. Anche Hiro aveva creato una preparazione positiva, ma estremamente più lenta nell'agire, che lo avrebbe tenuto sul letto ancora per qualche ora, a quel punto, Oboro avrebbe raccolto le cose di Ayuuki, e le avrebbe passate alla ragazza: durante i giorni, gli abiti le erano stati lavati con cura; quindi si sarebbe rivolta a Hiro.
- Hai compiuto una buona prova, e in poche ore sarai nuovamente in forma. Da oggi avrai a disposizione le scorte che ti doneranno gli Aburame per creare dei tuoi composti, ma non ti assegnerò ancora dei nuovi compiti. Io cercò risultati impeccabili, non buoni. Ne riparleremo in futuro. -
Quindi avrebbe posato l'attenzione sulla ragazza, invitandola a seguirla, poichè ora la attendeva la prova più difficile da quando era diventata una ninja. Oboro salutò Yoko con un inchino, la donna si sarebbe presa cura di Hiro nelle ore successive, mentre la chunin e Ayuuki, avrebbero fatto rotta verso l'ufficio di Raizen, dove il kage le stava attendendo. Durante il tragitto, che avrebbero percorso saltando tra i tetti per arrivare prima, Oboro si sarebbe rivolta alla ragazza, per farle dono di una rivelazione.
- Ti aspetta un ultimo test prima di tornare a casa. Questa selezione aveva come scopo la creazione di una futura squadra speciale, diversa dagli Anbu che proteggono l'Hokage. O meglio, diciamo un compartimento di questi. L'ultimo test si basa su un giuramento, dovrai assicurare soprattutto a te stessa, che non violerai mai il segreto su cui si basa questo gruppo, ovvero la sua esistenza; solo così potremo continuare ad operare per il bene della foglia. -
Giunti da Raizen, sarebbero entrati dal balcone, per trovare il Kage seduto al suo posto, ad attenderli. Dopo essere entrati, Oboro si sarebbe tolta la maschera, rivelando il suo volto per la prima volta ad Ayuuki.
- Penso che ora questa non serva più.
Quindi Oboro avrebbe spiegato a Raizen il procedimento a cui la genin era stata sottoposta, descrivendo la tenacia che la ragazza aveva dimostrato, unita ad una eccezionale precisione che non lasciava ombra di dubbio sulle sue capacità. Se avesse accettato di prendere parte al gruppo, una stanza sarebbe stata liberata per lei nel vecchio covo sotto Konoha, e avrebbe trovato ad attenderla un laboratorio alchemico per la preparazione di veleni ed antidoti, costantemente rifornito dalle scorte degli Aburame. Doveva solo decidere se entrare nell'Alveare.. -
**Kat**.
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Fedeltà
Quando i due entrarono nell’ufficio Raizen si tirò su dalla scrivania, mettendo da parte i fogli e drizzandosi sulla schiena.
Rispose alla studentessa con un educato gesto del capo intanto che Oboro parlava.
Insomma, pare che tu sia in grado di cavartela da sola.
Sorrise sinceramente, era sempre un bene avere shinobi di talento, ed era sicuro che una volta passato il vaglio di Oboro c’erano ben pochi dubbi riguardo le loro capacità.
Incrociò le dita, osservandola quasi con sospetto.
Ma va bene, insomma, abbiamo capito tutti che sei brava
Siediti pure innanzitutto.
Disse mentre indicava una delle due sedie davanti alla scrivania.
Ma, c’è un ma, quanto sei fedele a questo villaggio Ayuuki?
La guardò sospettoso.
Bravura, talento, sono tutti punti a tuo favore, ma insomma manca il principale.
Tu, sei fedele?
Cominciò a giocare con una penna, un segno di disattenzione, di scarsa fiducia, come se non fosse quasi interessato ad una risposta che sarebbe stata poco soddisfacente.
È che una persona fedele nemmeno ha bisogno di dimostrare la sua fedeltà, lo è, semplicemente.
Ma a volte ciò che apprendiamo in una vita di indottrinazione può non essere sufficiente, alcuni segreti sono fatti per essere custoditi in casseforti invisibili: la mia mente, o quella di un alleato il cui cuore sia legato a me o al villaggio da... qualcosa di... incomprensibilmente grande ed irrinunciabile, un pezzo di se stesso senza il quale sarebbe monco.
La indicò con la penna.
Sapresti sorprendermi, qui e subito?
Poteva esserci una domanda più complessa di quella?
Era appena sopravvissuta ad un tentativo di avvelenamento e ad un addestramento incredibilmente doloroso che aveva come unico obiettivo la crescita per essere una kunoichi migliore per il suo villaggio.
C’era una risposta giusta a quella richiesta?
Sicuramente, ma trovarla non era da tutti.. -
**Kat**.
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Oltre il presente
Oltre lo scontato
Guardò la kunoichi mentre parlava, limando la durezza del suo sguardo.
Ayuuki.
Mise da parte la penna ed in parte quella piccola recita, forse lievemente troppo intensa per la situazione dalla quale la ragazza era appena uscita, ma purtroppo non era nelle corde di Raizen rendersi subito conto di quanto i suoi comportamenti erano scarsamente adatti alla maggior parte delle situazioni in cui si andava a cacciare.
Io sto parlando di te, e con te.
Non della tua famiglia.
Non mi interessa chi ti ha generato e chi ti assiste quando non indossi un coprifronte, chi sei tu puoi saperlo soltanto tu.
Il tuo sangue è soltanto tuo, non esiste alcun gene del tradimento e seppure potesse esistere è tua sorella ad averlo, ma i tuoi genitori e la tua famiglia non hanno colpe.
Tu sei tu e sei qui.
Lei è lei e beh, non è qui.
La puntò nuovamente con l’indice.
A me è del tuo onore che importa, la tua famiglia invece è la TUA guerra, se la vincerai potrò essere felice per te, ma in questo momento io sto chiedendo esclusivamente di te.
Pronunciata l’ultima parola alzò lievemente le spalle emettendo un piccolo sbuffo, come se stesse alleggerendo un argomento troppo reso inutilmente troppo pesante.
Le famiglie come la tua purtroppo sono tante, ma permettimi il “complimento”, sono stupide.
Come stupido è chi mette un muro tra se stesso e la famiglia per questo genere di motivi.
Puoi fare con loro ciò che vuoi, e visto che lei è ciò che è puoi avere il supporto del villaggio.
Per esser chiari, se tornasse qui, tu assicurassi per lei e si lasciasse interrogare per capire cosa ha detto del villaggio e a chi avrebbe la sua seconda possibilità. Ovviamente la seconda ed ultima, ma l’avrebbe.
Tu hai la mia fiducia, vorrei che lo comprendessi.
Sospirò, come se volesse riuscire ad esprimere un concetto complesso per cui non trovava le parole: diplomazia e parole, disciplina in cui gli addestramenti potevano far poco.
Non mi interessa cosa faresti venendo meno ai tuoi giuramenti, io voglio che nemmeno esista la possibilità che questo avvenisse, questo voglio che mi dimostri.
Nemmeno l’offerta della tua vita in questi termini è sufficiente, come ti ho detto, devi sorprendermi.
Vedi Oboro?
Ed indicò l’Essere.
Lei è riuscita in questo, ma senza pensarci, una cosa che ha fatto quasi d’istinto. Ed ora so di potergli affidare la mia anima senza remore.
Questo è che voglio da te, una prova, un segno.
Ma non penso che la tua storia, la tua vita fino a questo momento possano suggerirti un modo, è il tuo presente che ti rende la persona adatta a ricevere la mia fiducia.
Pensa a te stessa, a quale certezza, a quale assicurazione potresti darmi senza dover impegnare la tua vita.
Dopotutto, la vita di un buon alleato è preziosa.
Tornò ad attendere, più sereno, quasi ammorbidito, si fidava già della Genin, ma come aveva detto in precedenza c’erano segreti che richiedevano qualcosa di più..