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Yami Kaguya.
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La lunga Strada verso Casa
Taki. Un villaggio il cui nome, ora è sulla bocca di tutti. Una missione finita male, un rischio inutile, dei risultati catastrofici. Chi era sopravvissuto lo doveva solo a sè stesso, e appunto affidandosi solo alle proprie gambe, ognuno dei Ninja coinvolti non potè fare altro che tornare indietro, ritirarsi, e abbandonare quello che ormai era solo il teatro di una sconfitta che sarebbe potuta culminare con la propria morte.
Il piccolo Ryuhwan, tra questi, apparteneva a quella cerchia di Shinobi la cui "casa", era decisamente uno di quei luoghi che dalla Cascata, richiede numerosi giorni per poter essere raggiunta.
E come sà ogni guerriero la cui fazione viene sconfitta mentre lui è sul campo di battaglia, la ritirata può diventare una battaglia sanguinaria e feroce quanto lo scontro sul campo da cui si era appena usciti vivi.[...]
Siamo tristi. A tratti disperati, se volete. Ma soprattutto... siamo soli.
Forse voi non potete capire, la tragedia che ci ha colpiti. Nemmeno noi, lo capivamo, e di certo non è mai stato nostro desiderio apprendere cosa comporta questo stato d'animo.
Tuttavia, la tragedia ci ha colpiti. Il nostro protetto, è caduto alla Cascata. Ne abbiamo seguito le gesta per molto tempo, tanto da nutrire la più assoluta fiducia nelle sue capacità. Credevamo di poterlo seguire fino a una fine degna.
O se non altro, una fine che non arrivasse tanto presto.
Eppure, abbiamo dovuto assistere al colpo mortale, alla sua morte lenta e dolorosa. Abbiamo vegliato il suo cadavere sino a che qualcuno, oltre a noi, ha narrato le gesta di chi ha combattuto ed è caduto per ciò in cui credeva.
Dopodichè, abbiamo dovuto lasciarlo andare, e ora siamo qui, di nuovo con voi. A osservare un mondo, in cui il Singolo non esiste.
Sentiamo rumori di vita tutto attorno a noi, ma non ce ne preoccupiamo. Siamo intangibili, inudibili, invisibili... siamo spettatori senza possibilità di cambiare la trama dell'opera, e che non possono esserne influenzati.
A che scopo dunque preoccuparci, quando sentiamo dei passi dietro di noi? Non ci riguarda, non da quando Lui è morto, e noi non abbiamo nessuno.
Nulla, ha più importanza, quando ogni essere vivente ha ora ha la medesima importanza.
Eppure, il rumore non è solo di passi. Avvertiamo ansimi, un rumore simile a quello di un gufo... anzi, più di uno.
Fissiamo il cielo, notando il sole di mezzogiorno che cerca di proiettare un'ombra su dei corpi che non hanno corpo. E ragionando sulla rarità di sentire quello che sembra un branco di gufi dal rumore che provoca, ci voltiamo, diamo interesse a qualcosa.
E non ce ne pentiamo.[...]
Sono passate tre ore, da quando abbiamo iniziato a seguirlo. E di esse una è trascorsa, dal momento in cui ci siamo fermati di nuovo. Lui è fermo come noi, o meglio siamo noi a essere fermi perchè lo è Lui. E' in attesa... e non si muove. Chissà quanto a lungo rimarrà fermo qui. Non ci interessa, in quanto Lui, è ora ciò che ci interessa. Rimaniamo accanto a lui, ad osservare ciò che ha posto sul sentiero. Una piccola civetta, con un'ala dilaniata, e che pigola debolmente in cerca di aiuto o chissà, forse di una fine per quella tortura a cui è sottoposta.
Abbiamo assistito con interesse, alle sue preparazioni. Non proviamo pena per l'animale, quanto curiosità per quel bizzarro essere, quella bizzarra scelta che ha fatto, e oltremodo le sue bizzarre condizioni fisiche.
Tuttavia non è più ora di concentrarsi solo su di Lui. Qualcuno stà arrivando, lo percepiamo. E dunque rimaniamo in silenzio, per quanto non vi sia modo per noi di intralciare o fermare il nostro nuovo protetto.
Attendiamo, così come fà lui. E mentre la piccola civetta continua a pigolare, osserviamo come la nuova storia a cui stiamo assistendo, proseguirà nel prossimo capitolo con l'arrivo del co-protagonista..