L' arena

Il cuore del torneo [I° Torneo di Oto]

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  1. -Gravies-
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    Prelevato dalla mia abitazione e condotto in una spaziosa sala, mi trovai d’innanzi diversi ninja: alcune facce conosciute, altre che non mi dicevano nulla.
    Il mio sguardo si mosse rapidamente tra la folla della stanza alla ricerca di spazio, non amavo stare ammucchiato con altra gente, specialmente se non era di mia conoscenza, odiavo sentire respirare chi mi stava accanto, odiavo sentirmi urtare anche solo accidentalmente, ciò mi avrebbe reso nervoso e avrei potuto anche reagire eccessivamente e questo non era proprio il caso.
    Guardai la guardia che mi aveva scortato sin li, i miei occhi freddi e colmi di odio le fecero capire che poteva lasciarmi, mi teneva stretto per un braccio come un cane al guinzaglio, eppure mi ero iscritto al torneo di mia spontanea volontà e di sicuro non avrei cercato di scappare, piuttosto la morte, il mio onore sarebbe rimasto alto qualsiasi cosa fosse successa.
    Con passo lento e con lo sguardo basso raggiunsi una piccola area della sala in cui nel raggio di 2 metri non vi era anima, tirai un sospiro di solievo, forse anche per rompere la tensione che mi stava assalendo.
    Appoggiai le spalle al muro, levai il piede sinistro da terra appoggiandolo a sua volta contro la parete, inclinai il capo verso il basso e sentii la frangia dei miei capelli calare sui miei occhi simile ad un velo che comunque mi permetteva di osservare ciò che mi circondava.
    Non c’erano molti ninja di Oto, quello che mi stupì fu appunto l’alta presenza di shinobi stranieri, tutti ammassati per tradire i loro rispettivi villaggi e diventare cosi servitori del sommo Orochimaru.
    Pensai a quanto fosse diversa quella gente da me, io non avrei mai tradito il mio paese, mentre la gran parte degli shinobi che mi stavano attorno erano disposti a farlo in cambio di maggior potere.
    Illusi, farò di tutto per non permettervi di ricevere il sigillo, le persone come voi non sono degne di fiducia e sarò addirittura disposto a rinunciare ad esso pur di non farlo cadere nelle vostre mani.
    Quei pensieri mi tranquillizzarono, ero convinto e determinato e nonostante aspettassi da molto quest’occasione non sembravo piu agitato del dovuto: il mio corpo era rimasto immobile e il mio viso in particolare sembrava essere rilassato, non teso per cosa avrei dovuto affrontare, ma calmo e tranquillo, intriso della consapevolezza di cosa stavo andando incontro.
    Ad un tratto la porta si spalancò, un intensa luce proveniente dall’esterno abbagliò il mio sguardo per un istante, fino a quel momento non mi ero accorto di quanto fosse stata soleggiata la giornata, anzi forse lo era eccessivamente, sentivo il calore fremere sulla mia pelle e tutte quelle persone attorno a me non potevano far altro che riscaldare la stanza rendendola ancora piu insopportabile.
    Le guardie ci ordinarono di uscire direttamente nell’arena, non mi ammucchiai nella massa, ma aspettai qualche secondo rimanendo nella mia postazione, attesi che “l’imbottigliamento” fosse terminato per poi allinearmi in coda, alla fila che si era successivamente creata.
    Il primo passo che mossi nell’arena mi fece inconsciamente sorridere, non riuscii spiegarmi quella reazione, forse ero semplicemente contento di trovarmi al centro dell’attenzione o forse era per il motivo che il fatidico giorno era giunto.
    Della polvere si alzò dalla terra battuta mentre i miei passi la percorrevano, un piacevole vento rendeva quel caldo afoso piu leggero, respirai intensamente il sapore della pace e della tranquillità che ancora per poco avrebbero albergato in quei luoghi.
    Seguendo la fila mi ritrovai disposto in riga di fronte alla tribuna, Orochimaru assieme alle sue guardie sedeva la in cima, con lo sguardo che imponente sovrastava tutta l’arena; nonostante fossi di Oto poter scorgere la sua figura era un evento assai raro, cosi rimasi a fissarlo intensamente come affascinato e incuriosito della sua persona di cui tanto avevo sentito parlare.

    -ASCOLTATE!

    Una voce femminile distolse la mia attenzione dal padrone dell’avvenimento, il mio sguardo venne immediatamente rapito da quella figura che per un istante ebbi l’impressione che stesse fissando proprio me.
    Mitarashi Anko che donna affascinante, quel singolo sguardo che forse era solo nato ed esistito nella mia immaginazione mi aveva ipnotizzato, avrei fatto qualsiasi cosa per lei e nemmeno la conoscevo, mi resi conto che per quanto avessi potuto diventare forte come shinobi, il mio animo da uomo era fragile e indifeso.
    Eppure non ero un tipo superficiale, quei pensieri non erano da me, dopo quel secondo in cui la mia mente e la immaginazione vacillarono, ritornai ferreo sul mio carattere come se in me albergassero due personalità.

    -UNO ALLA VOLTA, PASSO AVANTI, NOME E GRADO !

    Arrivò il mio turno, ultimo della fila, aspettavo con ansia il momento di poter enunciare con orgoglio il mio nome, momento che sembrava non giungere mai, lasciandomi leggermente in ansia.

    Feci un passo avanti e con tono forte e deciso dissi:

    “ Gravies, genin“

    [...]

    -Ora silenzio, ascoltiamo cosa hanno da dire i signori dei vostri villaggi.

    Spostai lo sguardo verso le tribune.
     
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