Prigioni di Konoha[Gestionale]

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  1. Casìn
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    Incontri di Sangue
    Vecchi risorti e primi movimenti



    Ed era sempre lì, nella piazza ad aspettare l'arrivo dei suoi nuovi compagni. Svegliarsi e presentarsi così in anticipo non fu una mossa geniale, soprattutto dopo una sbornia, ma almeno poté evitare il peggio: non presentarsi. Durante la sua attesa non vide particolari movimenti in quella piazza, infatti non serviva essere al cento per cento della forma fisica per accorgersi che gli unici a muoversi a quell'ora di notte sono barboni, persone ubriache come lui e barboni ubriachi. In quelle ore proprio poteva respirare una diversa atmosfera, era abituato a passare notti da urlo, dato che i sintomi dello sballo pomeridiano avevano effetto prevalentemente verso quelle ore. Non gli dispiaceva un assaggio di quella che poteva essere la vita di una persona sobria, ma gli ci volle poco per rendersi conto che ormai quella vita non era più tagliata per la sua persona. Il desiderio di bere nuovamente si era fatto di nuovo vivo, proprio mentre gli era stata affidata una responsabilità e proprio quando si era promesso di portarla a termine. Buffo, no? Sul viso gli si stampò un leggero sorriso sbeffeggiatore. In tutto questo tempo non si era accorto che ubriacarsi, o fingersi ubriaco, era soltanto un modo per scappare da responsabilità come quella che stava avendo adesso. Stavolta non avrebbe bevuto, almeno per il momento, e avrebbe cercato di rimanere il più lucido possibile. Avrebbe e dimostrato, e voleva dimostrarsi, che poteva nuovamente essere affidabile nei momenti del bisogno, proprio come un vero shinobi. Per bere avrebbe avuto tutto il tempo che voleva, magari per festeggiare dopo la missione.

    Il momento di arrivo dei due fratelli Saitama fu scandito dal tentativo di comunicazione mentale da parte del più giovane dei due. Nessuno dei due aveva il solito aspetto, probabilmente aveva assunto quelle sembianze per rendere più difficile la loro identificazione. Oda, dava tutta l'aria di aver scelto un barbone come modello di sembianza, mentre suo fratello sembrava essere un'anziana signore, data la schiena imbarcata e i fragorosi colpi di tosse. Una discreta imitazione. Ryo non si fece troppi problemi: non pensava che la gente fosse stata in grado di riconoscerlo e, nel caso fosse stato un volto conosciuto non si sarebbe minimamente ricordato l'occasione, probabilmente una delle sue ubriache avventure. Avrebbe comunque tenuto le distanze dai due, tenendo invece gli occhi puntati sui due ubriachi che se la ridevano di gusto mentre si rotolavano sul pavimento. A lui non capitava mai di ridere così tanto da ubriaco e, pensandoci meglio, gli sembrava perfino eccessivo. Ma, dopotutto, erano ubriachi anche loro e, da ubriachi, avevano comunque i loro ubriachi diritti. Più lontano poteva intravedere la sagoma di una ragazza, anch'essa vestita di stracci, non sembrava spassarsela come gli altri due. Assorto nei suoi pensieri, si dimenticò di rispondere alla chiamata di Sho.
    Passò ancora del tempo e della kuonoichi, che aveva precedentemente incontrato, non vi era ancora nessun segno. Che avesse aspettato il momento per effettuare un'entrata in scena come il precedente episodio? Non era dato a lui saperlo, anche se non avrebbe gradito osservare un'altra testa rotolare ai suoi piedi. Ora che era sobrio non voleva trovare altri motivi per bere.
    Dopo pochi istanti, un'altra figura fece il suo ingresso in scena. Inizialmente non riuscì a distinguere bene il volto, data la lontananza, ma vide quelli che sembravano i tratti di un uomo. Egli si sedette sulla panchina davanti alla ragazza, quest'ultima di tutta risposta si recò verso di lui. «Ehi ma che...» Ci mise un po' di tempo, ma non poteva credere ai suoi occhi. L'uomo seduto non era altri che il poveraccio che era morto davanti ai suoi occhi la precedente serata. Non era ubriaco, ne era certo, ma adesso iniziava anche a dubitarne. Che avesse bevuto così tanto alcool da essere entrato in un perenne stato di ebrezza? No, impossibile. Forse aveva sonno, dopotutto erano le quattro del mattino e aveva riposato solo per qualche ora. No, no, non se lo stava immaginando. Era proprio quell'ometto. Rimase per qualche minuto a bocca aperta, cercando di spiegarsi quell'avvenimento.
    Non ebbe molto tempo per pensare, infatti, l'uomo sembrò allungare alla donna quel che sembrava una busta. Sì, adesso era tutto più chiaro. Sospirò sollevato. Si trattava, forse, della ragazza che aveva affidato loro la missione sotto la Henge come gli atri due suoi compagni. Una mossa astuta, soprattutto se vuoi instradare la missione sulla furtività. Non riuscì a sentire le frasi pronunciate dalla donna, ma quest'ultima sembrò alzarsi ed andarsene. Rimase fermo, indeciso se avvicinarsi e rischiare di compromettere la copertura degli altri ninja, oppure attendere ordini o segnali. Fortunatamente, le direttive non tardarono ad arrivare. Sentì chiaramente la voce di Sho rimbombare nella sua testa: a quanto pare avrebbero veramente incentrato la missione sulla furtività. Non la sua specialità, ma stette comunque al gioco, dato che la sua posizione non gli avrebbe permesso azioni immediate.

    Si sarebbe subito recato, a passo decisamente svelto, verso una via parallela, non curandosi di mantenere il contatto visivo con il bersaglio o con i due fratelli. Confidava sul fatto che gli avrebbero fornito le giuste informazioni, quelle strade le conosceva bene da ubriaco, ma, ironia della sorte, da sobrio non riusciva ad elaborare bene le vie. Si incamminò quindi verso quelle strade, avendo cura di non fare troppo rumore e tenendosi sempre all'arte per futuri ordini e minacce. Erano appena entrati nel vivo dell'azione e già poté sentire quell'iniezione di adrenalina che si era generata, era da tanto tempo che non provava qualcosa di simile e una paura cominciava a farsi strada. La paura di fallire nuovamente, stavolta non ci sarebbe stata la bottiglia a metterla a tacere.
     
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