Prigioni di Konoha

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    Interrogatorio


    Parte II - Sofferenza




    "Non è per proteggere mio fratello che lo faccio."

    Comunicai mentalmente ad Oboro, era un atto egoistico il mio, sapevo che mio fratello avrebbe potuto tollerare tale vista, ero io che temevo di non poterlo più guardare successivamente.
    Era infine giunto il momento di cominciare, era la prima persona che avrei effettivamente torturato, mi sentivo infatti cogliere da molteplici emozioni come preoccupazione, per dover fare bene, ma anche degli insoliti sensi di gioia ed eccitazione.
    Sentivo i brividi percorrermi il corpo mentre toccavo gli oggetti di tortura delicatamente, quasi come se gli accarezzassi.
    La donna si stava svegliando ma sembrava ancora confusa, era tempo di agire.
    Presi uno straccio e glielo conficcai bene in bocca in modo che non potesse parlare, poi presi della corda e gliela passai intorno alla testa per poi legargliela a livello della nuca, in modo che non potesse sputare fuori il pezzo di tessuto; concluso ciò la colpii con due sonori ceffoni sul volto, in modo che si destasse per bene.
    Immediatamente provò a liberarsi , ma i nodi di mio fratello erano ben oltre le sue possibilità, inoltre gli insetti di Oboro le impedivano strane mosse; la malcapitata si guardava attorno, cercando di capire cosa stesse succedendo e dove si trovasse, emetteva inoltre dei mugolii avendoli io impedito di parlare.

    -Aaaaaallora!-

    Dissi sorridente posando le mie mani su quelle della donna e portando la mia faccia a poi centimetri dalla sua.

    -Chi siamo? Cosa sta succedendo? Mi immagino tu ti stia chiedendo questo.-

    Mi discostai da lei e cominciai a girarle attorno.

    -Semplice, noi siamo i buoni, cioè, ovviamente non per te ahahahahaha.... Comunque, da te vogliamo alcune informazioni, e allora perchè il fazzoletto nella bocca ti chiederai, beh, è piuttosto semplice in realtà.-

    Mi fermai davanti a lei e mi sedetti sul tavolo, accanto agli oggetti che avevo preparato.

    -Vedi, se adesso io mi mettessi a farti delle domande, non potrei sapere se mi stai mentendo, non trovi? Non ci conosciamo nemmeno d'altronde, perché mai dovresti essere onesta con me? Per questo il fazzoletto, non voglio che tu mi dica cose di cui poi ti potresti pentire, voglio essere sicuro che quando parlerai sarà per dirmi la verità.-

    Presi in mano un martello e lo mossi per l'aria per mostrarglielo, la donna ebbe i primi sussulti, sudore cominciava a sgorgarle dalla fronte.

    -Come ti ho detto per ora non ci conosciamo, ma quando avrò finito con questo potremmo dire di essere già più intimi.-

    Sorrisi e posai il martello per prendere delle pinze e mostrargliele.

    -Quando invece avrò finito con queste potrò dire che siamo addirittura amici Non è forse pazzesco ahahahaahahah!-

    Posai le pinze e presi un piccolo bisturi dalla lama sottile e terribilmente affilata, la mia espressione si fece seria e minacciosa, così come il tono delle parole che seguirono.

    -Quando infine avremo concluso anche con questo, a quel punto ti crederò come ad un fratello, solo a quel punto potrai parlare.-

    Scesi dal tavolo e posai il bisturi per riprendere il martello, mi avvicinai quindi alla donna.

    -Ora capisci cosa sta succedendo?-

    Guardai le donna negli occhi mentre proferivo quelle parole.
    Accarezzai quindi dolcemente la sua mano destra, pochi istanti dopo abbattei con forza il martello sulla falange prossimale del suo mignolo che si frantumò all'istante.
    La donna gemette e le prime lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi mentre tentava invano di sottrarsi dalle mie grinfie.
    Non passarono che pochi secondi prima che la seconda falange del mignolo venisse frantumata, così come la terza dopo di essa, non mi sarei fermato finché tutte le dita delle sue mani non fossero state spezzate in vari punti.
    Dopo che ebbi finito con quella parte il volto della donna era completamente bagnato dalle lacrime mentre dei forti gemiti sembravano chiedermi pietà.

    -Ti ho già detto che ci sarà un momento in cui potrai parlare, ma non adesso.-

    Frantumai quindi entrambe le rotule della donna con vari e poderosi colpi di martello prima di posarlo sul tavolo e prendere ago e filo.

    -Tu, renditi utile.-

    Dissi al ninja che stava cominciando a bere dalla sua bottiglia porgendogli una fiala, non ero mai stato serio come allora in vita mia, non avrei tollerato che continuasse a bere.

    -Mettile una goccia di questa in entrambi gli occhi ogni 10 secondi, deve vedere cosa sta per succedere.-

    Colpii la donna con due pugni nella mandibola in modo da confonderla il tempo necessario per bloccarle la testa, procedetti quidni a cucirle le palpebre in modo che gli occhi rimanessero per forza aperti.
    Presi quindi le pinze dal tavolo , posando ago e filo, e mi avvicinai nuovamente alla donna.

    -Fase due.-

    Strinsi le pinze attorno alla radice del suo indice sinistro e cominciai a ruotarlo e tirarlo lungo il suo asse principale finché non si strappò dalla mano della donna.
    Urla terribili ma soffocate provennero dalla sua bocca.
    Procedetti con lo stesso movimento per il mignolo della medesima mano e l'anulare dell'altra, in poco tempo il pavimento si riempì di sangue.
    Passai quindi delicatamente le pinze sul suo avambraccio destro per fermarmi all'altezza di metà del radio, stringi quindi con forza le pinze, utilizzando anche il chakra [Mediobasso Forza 400] fino a che le pinze non si chiusero completamente porando via pelle, muscoli tendini ed ossa con miriadi di schizzi di sangue che mi bagnarono i vestiti ed il volto, anche Ryo fu coinvolto.

    -Bene amica mia, è l'ora della fase tre.-

    Dissi posando le pinza e prendendo il piccolo bisturi.
    Mi avvicinai quinci all'avambraccio sano e vi ci praticai un taglio attorno al gomito, presi quindi con forza il braccio della donna all'altezza dell'omero con la mano sinistra, per assicurarmi che stesse ben fermo, mentre con la mano destra feci penetrare il bisturi sotto al taglio in modo da distaccare l'epidermide dai muscoli sottostanti.
    La lama creò uno spazio lungo circa due centimetri tutto intorno al taglio, presi quindi con le mani i lembi di pelle distaccata e cominciai a tirarla lentamente e molto delicatamente in direzione del polso, quasi come se le stessi togliendo un guanto.
    Il dolori di essere spellati vivi era così forte che più volte dovetti far riprendere la donna dallo svenimento.
    usai lo stesso trattamento anche per entrambe le gambe, partendo dal ginocchio e fermandomi alla caviglia, solo allora mi ritenni soddisfatto.
    Posai quindi il bisturi e mi pulii il volto e le mani con un panno per poi rimuovere i punti si sutura che tenevano aperti gli occhi della donna e toglierle la corda ed il fazzoletto che le impedivano di parlare, leggevo la morte nei suoi occhi.
    Mi avvicinai al suo volto fino a che i nostri nasi non furono a circa 2 centimetri di distanza e dissi:

    -Dunque, sorella, dove sono i tuoi compagni? Quanti siete? Dove dobbiamo colpirvi per distruggervi?-

    Attesi quindi una risposta dalla donna, il mio sguardo le avrebbe fatto capire che una qualsiasi irisposta al di fuori della verità avrebbe fatto ricominciare il tutto da principio, era disposta a sopportarlo?
     
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