Prigioni di Konoha

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»


    "Sei un traditore" - gli risuonò nella mente.
    Non stette nemmeno ad ascoltare le parole dell'Hokage: erano veleno che veniva sputato ovunque. Certo, era il re li. Era lui che comandava. Offrire la possibilità di vedere le reali intenzioni di Itai Nara sarebbe servito a poco e a nulla. Avrebbe potuto manipolarli a piacere suo, e tornare a usare Seinji Akuma come una pedina e poi conficcargli nella schiena un pugnale proprio come faceva con i suoi alleati, o con le persone alle quali gettava la sabbia negli occhi. Inoltre non voleva nessun tipo di aiuto da quel tizio, né da Konoha in generale. La sola idea di dover chiedere aiuto a un tizio che gli aveva tagliato un braccio gli faceva un ribrezzo incredibile, facendogli pensare che sì. Sarebbe stato meglio se fosse per sempre rimasto ad Ame, o col Mikawa.
    «Come ho già detto, scelgo la morte. Qui e ora. Non voglio tornare a Kiri per sottostare a una persona che mi ha tradito, e non voglio nemmeno tornare dal Mikawa per allearmi contro Kiri. Non sono un traditore; casomai è Itai Nara l'unico a essere traditore qui. Io invece sono il tradito.» - Il suo sguardo allora si posò sul Kage kiriano.
    "Forse dice la verità Seinji. A che pro chiedere all'Hokage di finirti?.. Avebbe potuto ficcarti una katana nel collo mentre dormivi."
    "E il fatto che mi abbia mandato a portare una lettera verso qualcuno che conosceva il mio odore di nukenin? E il fatto che, pur cambiandomi il volto, non mi ha comunque cambiato l'odore? Quando poi? Quando ho ormai svolto diverse missioni per il bene del villaggio... E' triste."
    "Sì, lo è"
    «No, non basta Itai. Il fatto che tu sia qui conferma quanto penso: non sei venuto per salvarmi, né per farmi capire colpe che non ho. Sei venuto per uccidermi. Per sbarazzarti di me dopo avermi usato. Beh, questo sì: è una colpa mia l'aver creduto alle tue belle parole. Avrei dovuto immaginare che un giorno mi avresti comunque incastrato. E tutte le buone cose che ho fatto per Kiri, Itai? E tutte le volte che sono stato ferito per Kiri, Itai? Io sono morto da Seinji Akuma e sono resuscitato da Seinji Akuma per il bene di Kiri, e cosa ho in cambio? Dopo aver svolto diverse missioni al tuo fianco, come tuo supporto e come tua spalla, mi vieni a dire che ho sbagliato per aver portato a termine, a costo quasi della mia stessa vita, la missione che mi hai assegnato. No. Non ho fallito. La missione è stata conclusa positivamente: se non sbaglio Raizen ha ricevuto la tua missiva. Se invece mi accusi di non aver nascosto meglio la mia identità, beh... lo sapevi da chi vado, e lo sapevi con quali mezzi ci vado. E no, non ci credo che Raizen non sappia riconoscere il chakra: del resto Atasuke Uchiha non mi ha riconosciuto, nonostante avessi svolto una missione anche con lui.» - Tutta quella faccenda stava prendendo una piega troppo lenta, e ovviamente si stava piano avviando verso la fine.
    «Hai messo in dubbio la mia furbizia, dici. D'accordo. Allora uccidi qualcuno che tutti questi mesi ti ha aiutato soltanto perché ha peccato di... furbizia. » - Si fermò un attimo, quasi cercando di pensare quanto assurdo fosse tutto quello. - «Furbizia.» - Ribatté, per poi cambiare il volto. - «NON HO MAI SMESSO DI ESSERE FEDELE A KIRI. IO TI AVREI SEGUITO, ITAI, ANCHE NELLA MORTE. IO AVREI DATO LA VITA PER PROTEGGERTI, COME HO FATTO ANCHE CON RAIZEN. IO SAREI MORTO PER PORTARE A TERMINE IL TUO ORDINE - Gli urlò in faccia, tra le lacrime che gli scorrevano lungo le guance. Sì, non avrebbe mai dovuto credergli. Non avrebbe mai dovuto seguirlo. Era quella la moneta con cui ripagava i propri compagni di missione. Eliminandoli quando diventavano scomodi. Le sue idee primarie erano quelle giuste; il resto erano solo bugie di convenienza.
    «E come posso capire, Itai, se quei ricordi non sono manipolati?.. E, d'altro canto, cosa vuoi? Che ritorni a Kiri dopo tutti gli insulti che ho ricevuto? A fare il "bravo bambino"? Perché tu mi hai mandato da qualcuno che sapeva chi sono sin dal principio solo... annusandomi? No.»
    La risposta era dunque chiara, e non rimaneva altro che ricevere il proprio verdetto. Questo Seinji lo fece in silenzio (quasi) totale. Aveva ormai detto tutto quello che aveva da dire, aveva commesso l'errore di fidarsi dell'uomo sbagliato e di seguire i suoi ordini, e ora avrebbe pagato quell'errore. Non avrebbe mai potuto sapere che Raizen conosceva il suo odore, o aveva sentito il tono della sua voce. Non avrebbe potuto saperlo.
    «Balle. Io non ho scelto niente. Io ho seguito i tuoi ordini fino alla fine.» - Sussurrò soltanto, per poi ricevere il suo verdetto. Lo avrebbe ricevuto col viso sereno, e la voce calma. Troppo era stato detto ormai, e poco avrebbe potuto permettergli di cambiare idea. Forse sì. Forse si sbagliava. Forse Itai non lo aveva mandato da Raizen in malafede. Forse era stato un grosso equivoco, ma al più dopo tutte le cose dette non aveva voglia di essere un ninja.
    Non aveva voglia di essere un ninja di Kiri.


    [Dichiaro il PG Deceduto?]
     
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