Prigioni di Konoha

[Gestionale]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. S h o !
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Staff GdR
    Posts
    2,636
    Reputation
    +223

    Status
    Offline

    Tortura





    Si cominciava male, il prigioniero non sembrava nemmeno voler rispondere ai saluti. Certo, era evidente che fosse a conoscenza della situazione in cui si trovava e di quello che di lì a poco sarebbe accaduto, eppure non sembrava importargli, che avesse semplicemente accettato il suo destino? O magari la sua fede per il culto era talmente forte da sostenere la sua forza di volontà, povero sciocco, tutti cedono prima o poi.
    Dato che il prigioniero non sembrava intenzionato a parlare non lo avrei importunato oltre con discorsi vuoti e mi sarei limitato a fare il mio lavoro in silenzio.
    Invitaii con un gesto della mano le guardie a posizionare il soggetto sul tavolo al centro della stanza ed a fermare ad esso i suoi arti con delle cinghie strette a metà dell'omero e poco sotto il ginocchio. Dopodiché utilizzai un'ulteriore cinghia per fissare la testa del prigioniero in modo che stesse ben ferma e direzionata verso l'alto, il tocco sarebbe stato estremamente gentile, non certo quello che ci si aspetterebbe da un torturatore.
    Sul soffitto sopra di lui vi era uno specchio su cui si rifletteva l'immagine del suo corpo legato ed impotente. Più di una volta da piccoli capita di farsi male e di non mettersi a piangere fino a che non si vede effettivamente la ferita che ci si è procurati, è la presa di coscienza del danno che aumenta esponenzialmente il dolore e che, sommata a quella della completa impotenza di quel momento, speravo convincesse il poveraccio a parlare assai più in fretta.
    Lentamente e con delicatezza tagliai gli stracci che coprivano il suo corpo e li rimossi in modo da lasciarlo completamente nudo; il suo corpo, assai magro, mi permetteva di vedere bene l'inserzione dei vari muscoli sulle ossa e le articolazioni, anche l'epitelio sembrava estremamente anemico e sottile e lasciava intravedere i vasi più superficiali che assumevano una tipica colorazione bluastra.
    Mi scostai quindi dal tavolo e cercai nell'armadietto lì a fianco uno strumento che mi sarebbe servito.
    Aveva un aspetto assai peculiare, aveva l'aspetto di un binocolo legato ad un microscopio, ma la sua funzione era assai più simile a quella di una clessidra: era infatti un'oggetto progettato per rilasciare, dopo un tempo regolabile, delle gocce di soluzione fisiologia.
    Posizionai quindi l'oggetto poco al di sopra della testa del prigioniero in modo che le gocce di liquido cadessero esattamente sugli occhi, quindi impostai il tempo, quindici secondi.
    Lo strumento non serviva per dar fastidio, anzi, sarebbe stato assai utile al prigioniero di lì a poco: il bulbo oculare necessita infatti di una costante idratazione che normalmente viene eseguita tramite la chiusura delle palpebre, ma se gli avessi permesso di farlo avrebbe potuto non guardare lo specchio e quindi quello che gli stavo facendo e questo certo non lo avrei permesso.
    Rapido ed impassibile, senza proferire parola, tagliai all'uomo entrambe le palpebre superiori con l'utilizzo di un bisturi ad induzione in modo da cauterizzare al contempo la ferita.
    Il puzzo di carne bruciata cominciò ad invadere la stanza e la tortura ancora doveva cominciare, sul mio volto intanto non sarebbe comparsa alcuna espressione e dalla mia bocca non sarebbe ancora stata proferita parola.
    Presi quindi delle grosse forbici simili a trinciapollo e cominciai a tagliare le falangi distali della mano sinistra in direzione lateromediale.
    Concluso con essa sarei passato all'altra mano e quindi ad entrambi i piedi.
    Finito il primo giro sarei tornato sulla mano sinistra ed avrei cominciato a rimuovere le falangi intermedie per poi passare anche alla mano destra ed eseguire la stessa operazione, ancora nessuna parola sarebbe uscita dalla mia bocca, qualunque fossero state le reazioni dell'uomo.
    Finito quel procedimento avrei quindi atteso qualche minuti, sempre in silenzio, volevo che prendesse visione del mio lavoro e che vedesse cosa era il suo corpo adesso.
    Presi quindi dei chiudi lunghi circa dieci centimetri ed un martelletto che utilizzai per inchiodare entrambi i testicoli dell'uomo al tavolo su cui si trovava, due chiodi per ognuno di essi.
    Attesi un'altra volta in silenzio che prendesse visione di quello che avevo fatto e poi cauterizzai le ferite utilizzando un ferro incandescente, non volevo certo che morisse dissanguato, ancora una volta la stanza fu invasa dall'odore di carne bruciata.
    Posai quindi per un attimo gli strumenti e, finalmente, parlai.

    -Se adesso pensi di aver ritrovato l'educazione ed il senno ti pregherei di rispondere alle domande della signorina, altrimenti continueremo con la procedura... ah, a proposito,bel tatuaggio, starebbe bene su una lampada.-

    Dopo la frase, espressa con un tono quasi del tutti atonale e freddo, mi sarei quindi rivolto alla kunoichi e le avrei fatto cenno con la mano destra di avvicinarsi, esattamente come le avevo chiesto era rimasta in silenzio fino ad allora, si era quindi guadagnata il diritto di far lei le domande al prigioniero, alla fine era la sua missione.
     
    .
46 replies since 31/12/2005, 18:09   1327 views
  Share  
.