[Team 23] Più strani non si può

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]

    Corso Genin Team 23 - Più strani non si può


    ~Contatto dall'accademia~


    Come di consueto, Atasuke stava lavorando al giardino della sua casa potando le piante e tosando l'erba prestando particolare attenzione ai fiori che iniziavano a sbocciare in quel periodo primaverile. Adorava questa sua piccola eredità da parte della sua madre biologica, poichè seppure sapeva bene di non averla mai potuta conoscere la sentiva più vicina a se ogni volta che curava quello che lei stessa aveva piantato e curato a casa del marito nel clan Uchiha. la casa dove Atasuke era nato e dove ora viveva. Come di consueto poi, mentre si godeva la pace che aveva finalmente raggiunto, ma che ancora doveva essere perfezionata, venne interrotto dal consueto messo accademico. Pareva quasi una maledizione o una sorta di complotto. Ogni volta che dedicava qualche istante a se stesso o alla sua abitazione ecco spuntare un messaggio urgente dall'accademia. Iniziava ad odiarla per questo.
    Come al solito ringraziò cortesemente il postino e lese ciò che l'accademia gli inviava con tanta celerità. A conti fatti aveva tra le mani la richiesta della gestione di un altro corso genin completo di studenti e delle relative schede con informazioni sommarie, tuttavia precise e sufficenti per inquadrare i tre elementi che gli erano satti assegnati.

    °Bene, finalmente... iniziavo a stufarmi delle ultime 4 ore passate a casa in pace... Era ora che l'accademia richiedesse la mia presenza altrove°


    Pensò sbuffando mentre si dirigeva in sala per prendere carta e penna. Data la disomogeneità tra i suoi tre studenti, decise di scrivere tre lettere separate dal contenuto personalizzato per ogniuno dei suoi tre studenti. Apparentemente aveva tra i suoi ben due ragazze, rispettivamente di 16 e 17 anni. Cosa inconsueta, tuttavia interessante, dato che per la prima volta avrebbe insegnato, non solo ad una, ma ben a due giovani promesse femminili della Foglia.

    CITAZIONE
    Cara Misaka,
    è con piacere che ti scrivo questa lettera. Sei stata selezionata per entrare a far parte del team accademico 23 sotto la giuda di un sensei, nella fattispecie, del sottoscritto Atasuke Uchiha. Sei quindi pregata di presentarti alle mura di konoha in data XX/XX/XX alle ore 7:00 del mattino. Li verrai raggiunta dal resto del team e mi incontrerete ad un campo situato poco più a nord nelal foresta come segnato nella allegata mappa. Buon corso!

    CITAZIONE
    Cara Hime Aizawa,
    Sei stata selezionata dall'accademia per partecipare ad un corso genin nel team 23 sotto la guida di Atasuke Uchiha, Genin della Foglia. Con questa lettera sei invitata a presentarti alle porte del villaggio dove incontrerai il resto del team. L'incontro è previsto in data XX/XX/XX alle ore 7:00 del mattino. Una volta raggruppati dovrete raggiungere un capo posto nella foresta poco a nord delle porte. Seguite la mappa allegata e non ci saranno problemi

    CITAZIONE
    Morinagi Kobayashi,
    Sei stato selezionato per partecipare al corso genin nel team 23. Il tuo obbiettivo è di raggiungere i tuoi compagni di corso alle mura di Konoha entro le ore 7:00 del giorno XX/XX/XX. Non saranno ammessi ritardi di sorta. Una volta raggruppata la squadra, vi dirigerete a nord seguendo le indicazioni della mappa allegata. Li troverete il vostro sensei.

    La mappa allegata tracciava solo una piccola area nei dintorni di Konoha, riconoscibile solo dal disegno delle mura che facevano capolino ai limiti della mappa, mentre al centro della stessa si ergeva un piccolo sentiero intricato che si snodava nella foresta a partire dalla strada principale che conduceva al villaggio.
    Tre lettere diverse per tre persone completamente diverse. Ecco come aveva deciso di iniziare la gestione di quello strano team a cui era stato assegnato. L'unica cosa certa era che non sarebbe stato facile con una 14 che lavora in locali per soli uomini ed una giovane definita "difficile" senza spiegazioni più dettagliate unitamente ad un ragazzo otese di cui si era a conoscenza di poco o nulla.

    [...]


    ~Campo - In Attesa degli Studenti~


    Atasuke era la, ben eretto con le gambe leggermente allargate e flesse in atetsa dell'arrivo dei suoi tre studenti. Al loro arrivo, oltre al sensei in tenuta "comune" avrebbero trovato anche un piccolo accampamento ricavato da uno spiazzo nella foresta composto da sole 2 tende, un piccolo braciere ancora ardente su cui Poco prima Atasuke si era preparato la colazione. Tutto attorno vi era solo fitta foresta ad eccezione del piccolo sentiero da cui i tre sarebbero passati per giungere in quel luogo. Il silenzio la faceva da parone in quel posto, nonostante il villaggio con i suoi rumori non distasse molto in linea d'aria.
    Solo quando l'intero team fosse giunto Atasuke si sarebbe presenteto ai giovani chiedendo loro di fare la stessa cosa.

    «Bene arrivati Misaka, Hime e Morinagi. Io sono Atasuke Uchiha e sarò il vostro sensei per questo breve corso. Per quanto vi possa interessare sono un Genin di Konoha, abile cuoco ed amante della natura, oltre che delle bellezze in generale. Sono lieto di fare la vostra conoscenza... Tuttava, io conosco solo i vostri nomi ed a parte Morinagi che è l'unico maschio, ignoro chi di voi sia Misaka e chi Hime. Quindi cosa ne direste di presentarvi a vostra volta raccontandomi qualcosa di voi?»


    Uno sguardo sinceramente lieto si dipinse sul suo volto, mentre un rassicurante sorriso nasceva dalle sue labbra come invito a parlare liberamente.


    OT - Ok, eccoci alla fine all'inizio di questo corso. Molto banalmente ecco a voi il primo post di presentazione. Il mio post non era un gran che, ma i vostri devono essere fiQuerrimi. Scherzi a parte, voglio che vi sentiate liberi di esprimervi come meglio preferite. A voi decidere come vi arriva la lettera, cosa fate, cosa pensate, come vi organizzate per il viaggio, come interagite, etc...
    In breve avete massima libertà d'azione su qualunque cosa non sia satta specificata/descritta dal mio post. per quanto riguarda gli abiti del mio pg (se volete farci caso) trovate la descrizione nella scheda cliccando su "Abiti PG". la descrizione che vi interessa è l'abito comune.
    Detto ciò buon corso team 23 :riot:
    - /OT
     
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  2. Caramel Biscuit
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    CITAZIONE

    Narrato
    Parlato Hime
    Parlato altrui
    Pensato


    I



    Sebbene - almeno in teoria - fosse ancora inverno, quella mattina il sole irradiava il suo calore indisturbato: il cielo era più che sereno, di un azzurro quasi accecante. Sembrava che l'animata periferia di Konoha si stesse finalmente risvegliando dall'interminabile torpore invernale. Tutto pareva avere un colore più vivido, gli abitanti erano accaldati, più allegri e loquaci.
    In una giornata del genere, stare rinchiusa in quella cella che Hime era costretta a chiamare "appartamento" sarebbe stato un vero peccato, per non dire altro... Fu così che, presa da casa sua una misera seggiola di legno che sembrava reggere a malapena, si piazzò nel cortiletto antistante al condominio a godersi la bella stagione. Circondata da erba incolta e inquietanti pali di legno conficcati nel terreno a far finta di formare una staccionata, se ne stava con gli occhi chiusi, (quasi) distesa come una lucertola al sole... Un quadretto idilliaco, se non fosse stato per i rumori molesti che provenivano dalla strada, e soprattutto da casa sua, dal condominio: un uomo che imprecava, un bambino che piangeva, qualcosa che si frammentava in mille pezzi cadendo a terra, una donna stonata che cantava... Ma se si concentrava bene, Hime riusciva quasi a sentire il canto delle prime rondini...
    Abituata com'era ormai da anni a vivere in mezzo al caos più totale, nonostante quel chiasso Hime riuscì quasi ad assopirsi. Ma proprio quando stava per perdere la parziale contezza di quello che la circondava, sentì l'inquietante cigolio rugginoso del cancelletto che separava il cortile dal marciapiede.
    Desiderosa di apparire composta, si rimise seduta in una posizione decente con uno scatto fin troppo concitato.
    Era arrivato... un postino?
    - Ah! Buongiorno signor postino! Per chi è quella lettera? - e subito si sporse dalla sedia per cercare di individuare il nome del destinatario...
    - Buongiorno, signorina... cerco una cera Aizawa Hime. E' da parte dell'Accademia -
    Hime balzò in piedi. Era per lei, era per lei! Erano un pò di giorni che aspettava notizie dall'Accademia.
    - Sono io, sono io! Dammela! - e cercò di strappargliela dalle mani. Il postino non sembrò crederle, e la schivò con aria seccata.
    - Suvvia, non farmi perdere tempo! Dimmi dov'è Aizawa Hi... - con un ultimo scatto, Hime era riuscita ad impossessarsi della lettera. Facendo per aprirla, diede le spalle a quell'irritante individuo, poi si voltò e gli disse, cacciando la lingua.
    - Sono io Hime Aizawa, capito? Che c'è, non ti sembro una che può ricevere posta dall'Accademia ninja? -
    Il ragazzo fece una faccia scettica. Dopodiché, fece finta di scusarsi e si congedò. Una volta che il postino fu sul marciapiede, Hime gli indirizzò un'ultima linguaccia.
    - Finalmente sola con la lettera... -
    Con mani tremanti, l'aprì. Gli occhi scorsero rapidi le poche righe.
    CITAZIONE
    Cara Hime Aizawa,
    Sei stata selezionata dall'accademia per partecipare ad un corso genin nel team 23 sotto la guida di Atasuke Uchiha, Genin della Foglia. Con questa lettera sei invitata a presentarti alle porte del villaggio dove incontrerai il resto del team. L'incontro è previsto in data XX/XX/XX alle ore 7:00 del mattino. Una volta raggruppati dovrete raggiungere un capo posto nella foresta poco a nord delle porte. Seguite la mappa allegata e non ci saranno problemi.

    Incredula, diede un'occhiata alla mappa, fatta (neanche troppo bene) a mano. Ma in quel momento, Hime non ci fece caso.
    Era stata assegnata ad un team! L'indomani sarebbe andata incontro all'opportunità che stava aspettando da una vita.
    ...
    Quella notte, Hime non riuscì a chiudere occhio.
    Avvolta da un lunga vestaglia bianca, se ne stava alla finestrella del suo tugurio, la lettera sulla mensola, a guardare la luna piena e l'inquietante luce argentea che gettava sul panorama e a giocherellare con i capelli, attorcigliandoseli ad un indice.
    C'era una strana calma, disturbata lievemente solo dai rumori attutiti dei festeggiamenti dei coinquilini del piano di sopra.
    Ad un tratto, si buttò distesa sul letto - che, trovandosi sotto la finestra, era il punto in cui realtà sedeva - e chiuse gli occhi.
    Chissà, quando li apro, magari, è già l'alba...
    ...
    In realtà, così non fu. La notte si rivelò essere infinita, come molte altre notti della sua vita.
    Ma alla fine, l'alba giunse, e Hime poté cominciare a prepararsi.
    Decise di vestirsi in modo "comodo e leggero", considerando che dalla mappa le era parso di capire che sarebbero andati a finire nel bel mezzo della foresta, e prevedendo che il clima fosse come quello della giornata precedente: mise una semplice canottiera bianca, una sottospecie di giacca di seta a fiori molto colorata sopra, dei pantaloncini verde militare abbastanza corti, e sandali alla schiava di legno... Ora, forse quell'abbigliamento non era il massimo per una scampagnata, ma Hime non era certo avvezza a quel genere di situazioni e non riusciva mai a liberarsi da quella atavica cura per l'aspetto estetico a cui aveva dovuto fare il callo nella sua vita precedente... Infine, prese una tracolla verde e ci schiaffò dentro una borraccia e una banana, che d'altronde era parte delle poche vivande che ormai le erano rimaste.
    - Non si sa mai...! -
    Si diede un'ultima occhiata allo specchio.
    - Si partee! -
    ...
    Senza offesa per il sensei - che era un Uchiha, oltretutto, gente permalosa - ma quel disegnino...
    Sebbene la strada fosse relativamente facile da seguire, Hime aveva dovuto combattere con l'ansia di perdersi e non arrivare in orario durante tutto il viaggio. A quell'ora, per di più, le strade erano quasi deserte e tutto era avvolto da un'azzurrina calma spettrale.
    Il panico di Hime crebbe quando dovette inoltrarsi nel fitto della Foresta: le chiome verdeggianti degli alberi chiusero il cielo, proiettando inquietanti macchie di luce sulle foglie morte e i rami secchi che scricchiolavano ad ogni suo passo; il rassicurante frastuono del Villaggio era ormai sovrastato da suoni e versi d'origine per lei misteriosa.
    Sebbene la natura, in genere, avesse sempre avuto il grande e raro potere di calmarla, la ragazza non aveva mai avuto molte occasioni di avventurarsi fra quelle fronde. Quando stava al collegio, durante le rare gite fuori Konoha, per scoraggiare le bravate delle bambine le istitutrici raccontavano storie molto tetre su quel posto, e Hime non si era mai realmente liberata di quell'ansia infantile.
    Dopo un tempo che parve interminabile, Hime vide aprirsi davanti a se una radura, che sembrava il sito di una specie di accampamento: due tende, un braciere ancora ardente...
    - Sono arrivata...? -
    Buttò un occhio alla "mappa": pareva di sì...
    Poi, finalmente, vide il Sensei...
    ...
    Atasuke Uchiha era alto, capelli e occhi neri, corporatura snella ed elegante, anche per via del modo in cui era vestito. Per fortuna, sembrava anche un tipo cordiale, a giudicare dal sorriso che portava in volto.
    Agli occhi di Hime, sembrò un'ancora di salvezza, in mezzo a quella natura incontaminata. Ce l'aveva fatta! Anzi, era addirittura la prima... strano! Sicuri che non avesse cannato qualcosa? Per fortuna, le parole del ninja la tranquillizzarono definitivamente.
    «Bene arrivati Misaka, Hime e Morinagi. Io sono Atasuke Uchiha e sarò il vostro sensei per questo breve corso. Per quanto vi possa interessare sono un Genin di Konoha, abile cuoco ed amante della natura, oltre che delle bellezze in generale. Sono lieto di fare la vostra conoscenza... Tuttava, io conosco solo i vostri nomi ed a parte Morinagi che è l'unico maschio, ignoro chi di voi sia Misaka e chi Hime. Quindi cosa ne direste di presentarvi a vostra volta raccontandomi qualcosa di voi?»
    Hime mise una mano dietro la nuca, e fece un sorriso un pò ebete, cercando le cose giuste da dire. Per fortuna, come suo solito, le parole non ci misero molto tempo ad arrivare.
    - Salve, Atasuke-sama! - Hime non è certo il massimo nelle formalità - Sono io Hime Aizawa, anche se qualcuno mi chiama Rabbit... E' una storia lunga! - fece, con aria compassata, per fomentare l'interesse degli ascoltatori.
    - Per il resto, ho sedici anni e vivo a Konoha...! Quello che amo fare è stare in compagnia e mangiare, quindi, dato che sei un ottimo cuoco, mi troverò bene con te, sensei! Eheh! -
    Dopodichè concluse quella pacchiana presentazione, con un inchino, sorridendo.

    // OT: Spero non faccia troppa pena ò__ò //
     
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    Sensei (?)



    Misaka-san, c'è una missiva per voi.

    Con queste parole si aprì la sua giornata. Prima che il ragazzo bussasse alla porta della sua stanza, era semplicemente intenta ad analizzare il suo nuovo equipaggiamento da kunoichi. Conoscere i pro e i contro del materiale a sua disposizione, avrebbe potuto aiutarla in caso di necessità. Posò sul tavolino in legno il kunai che teneva nella mano destra e si alzò. Andò alla porta tenendo con la mano sinistra, nascosta dietro la schiena, un secondo pugnale da lancio. Infilò le dita nell'incavo della serratura, sbloccò il meccanismo e fece scorrere la porta in carta di riso e legno rivelando la figura di colui che aveva parlato. Susumu, uno dei tutori di Miyori Uchiha, o comunque qualcosa di simile, era lì, di fronte a lei, in piedi mentre le porgeva una lettera. Si limitò a fissarlo, in silenzio. Tentava di capire le sue intenzioni, era davvero solo una lettera? Non si fidava, non si fidava per niente.

    Con permesso.

    Tenendo sempre nascosta l'arma dietro la schiena e provando ad uccidere i suoi dubbi e sospetti, la giovane prese quel pezzo di carta con l'altra mano, dopodiché il ragazzo si congedò con un inchino tornando alle sue mansioni. Misaka richiuse la porta dietro di sé e si sedette su uno dei tatami di fronte al tavolino. Era ormai qualche giorno che viveva nella casa dell'Uchiha, per lei era tutto una novità. Le pareva una villa da gente ricca, troppo ricca per i suoi gusti e ciò la metteva a disagio. Mai quanto i suoi coinquilini, naturalmente. Miyori le aveva offerto quel posto dove stare senza apparentemente volere nulla in cambio e ciò la insospettiva, in ogni caso l'offerta le era parsa abbastanza buona e quindi eccola lì, in una casa fin troppo lussuosa per lei. Benché avesse accettato di abitare con altra gente, la giovane di sangue Hyuga era comunque ancora molto diffidente nei confronti di chiunque, ed aver aperto a Susumu con un kunai dietro la schiena ne era un chiaro esempio. In ogni caso, anche se non poteva e non voleva girare le spalle a quella gente, Misaka gradiva abbastanza il comportamento che tenevano nei suoi confronti. Nessuna domanda, nessuna seccatura. La convinceva quasi a pensare che Miyori avesse aperto le porte della sua abitazione senza davvero voler nulla. Ma lungi da lei fidarsi delle apparenze! Non avrebbe ceduto per così poco. Far sì che la vittima si fidi, è una tattica basilare per portare a termine un inganno ben congegnato.
    In ogni caso, poggiò il kunai che aveva in mano sul tavolo, di fianco agli altri allineati. Con estrema calma aprì la lettera e lentamente iniziò a leggerne il contenuto.

    CITAZIONE
    Cara Misaka,
    è con piacere che ti scrivo questa lettera. Sei stata selezionata per entrare a far parte del team accademico 23 sotto la giuda di un sensei, nella fattispecie, del sottoscritto Atasuke Uchiha. Sei quindi pregata di presentarti alle mura di konoha in data XX/XX/XX alle ore 7:00 del mattino. Li verrai raggiunta dal resto del team e mi incontrerete ad un campo situato poco più a nord nelal foresta come segnato nella allegata mappa. Buon corso!

    Per quanto avesse gradito l'estromissione del cognome, la giovane si ritrovò un po' stizzita dal tono quasi dolce delle parole. "...è con piacere che ti scrivo questa lettera..." Tsk! Non poteva negarlo, un po' di formalità in più non avrebbe guastato, certo, non chiedeva di comportarsi come Susumu, troppo formale, veramente troppo. Però un minimo era gradito dato che si parlava con un estraneo, dopotutto. Ma va beh, oh, finché non le fanno domande personali a lei le si può dire praticamente di tutto e nei modi più svariati. Fossero due paroline dette nel modo sbagliato i problemi della vita!
    Prese le informazioni e memorizzate, accantonò mentalmente l'argomento "lettera" e poggiò quel foglio per terra, sul tatami di fianco a lei, mentre spostò la sua attenzione verso la mappa allegata. Non poteva certo lamentarsi dei tempi coi quali le è stato fornito il vario materiale, infondo erano solo pochi giorni che era a casa Uchiha e all'interno del villaggio. Sospettava addirittura che i tempi siano stati così stretti per via dell'influenza dei vari Chunin che abitavano con lei. Ma non era grata ne niente, non sapeva nemmeno se avessero fatto effettivamente qualcosa per accelerare la sua iscrizione all'anagrafe della foglia prima, all'accademia ninja poi.
    In ogni caso, l'arrivo di quel foglio di carta, per lei significò qualcosa di più di "Iniziano i corsi" e "Sei stata assegnata ad un Team". Era un primo passo importante verso quello che lei riteneva il suo obiettivo. Ora conosceva ciò che sarebbe stato da il suo futuro nei giorni successivi. Doveva ammettere, infatti, che da quando era riuscita ad entrare a Konoha, a trovare un posto dove stare, iscriversi all'accademia e via dicendo, non aveva la più pallida idea di come procedere per coltivare il suo desiderio. Ma ora si... sapeva cosa fare. Semplicemente fare ciò che le veniva detto, per lei, era già un qualcosa. Almeno, non rischiava di buttare le sue giornate nel nulla totale.

    [...]


    Il giorno stabilito non tardò molto ad arrivare. Le via di Konoha erano affollate come sempre e la giovane Misaka Hyuga che per l'occasione vestiva di una nuovissima tuta grigio-nera che contava tra felpa e pantaloni innumerevoli tasche, avanzava sicura tra la gente. Quasi come per dimenticare l'atteggiamento più che sospetto che aveva tenuto qualche giorno prima dirigendosi verso le mura, per entrare però. L'altra volta, quando incontrò Miyori e Hakuya era conciata peggio di una barbona. Sporca, non si lavava da giorni, mangiava un giorno sì e due no. Pareva quasi miracoloso il cambiamento. Ora avanzava a testa alta, sicura. Sguardo fiero, solitario e colmo di dolore e rabbia, come quello di una regina decaduta, tradita da tutto e tutti che rifiutava di ammettere la sconfitta. Era bellissima. Molti uomini si giravano a guardarla, anche in quella tuta così scialba. Fu quasi ironico il momento in cui passò accanto a quella stessa madre che pochi giorni prima trascinò il figlio, che le si era avvicinato troppo per raccogliere quella famosa arancia, lontano da lei per paura che potesse fargli del male. Infondo, non se ne curò di quel cambio d'atteggiamento da parte della donna. Dopotutto era probabile non l'avesse nemmeno riconosciuta.
    Comunque, per quanto la riguardava, aveva altro a cui pensare. Non poteva nemmeno negare di sentirsi un po' in ansia per l'inizio del corso Genin. Non aveva la più pallida idea di cosa la stesse aspettando, e nemmeno di chi la stesse aspettando. "Li verrai raggiunta dal resto del team" Non era una grande informazione, a pensarci bene. Chi erano gli altri? Ignoto. Quanti erano gli altri? Ignoto anche quello. L'unica cosa che sapeva era che aveva un sensei che tentava troppo facilmente di entrare in confidenza. Wow. Peggio di così!
    Mentre si era persa nelle svariate ipotesi riguardanti le persone con cui avrebbe potuto avere a che fare quel giorno, la giovane giunse alle mura del villaggio. Quelle stesse mura alle quali incontrò la "padrona di casa". In quel lasso di tempo la sua vita era cambiata parecchio, dalle stalle alle stelle. Ma accantonò presto questi pensieri inutili e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi compagni di squadra. Cosa ridicola, infondo, dato che non conosceva nulla di loro. Ne i loro volti, ne i loro nomi, ne da dove venivano... insomma, nulla. Le apparve persino strano il dover attendere per gente sconosciuta. Col via vai che c'è sempre all'ingresso del villaggio era persino difficile capire chi stesse aspettando chi. Ma in ogni caso, se c'era qualcuno che attendeva come un ebete guardandosi in giro -come stava facendo lei, d'altronde- e non aveva un coprifronte col simbolo del villaggio, allora la probabilità che fosse un suo compagno era elevata. O almeno, se non elevata, c'era.

    Le serve qualcosa, signorina?

    La voce provenne da un non meglio precisato punto dietro di lei. Si voltò di scatto, infuriata con sé stessa per non aver percepito l'avvicinamento di colui che aveva parlato. Si ritrovò dinnanzi un uomo piuttosto robusto, sul metro e novanta che, cosa più importante, indossava il coprifronte. Doveva per forza di cose essere una delle sentinelle che periodicamente pattugliavano il perimetro di Konoha delimitato dalle mura, attirato dalla ragazza che, dopotutto, se ne stava semplicemente ferma, in piedi di fronte al gigantesco portone d'ingresso del villaggio guardandosi attorno. E quel comportamento, non era sfuggito alle guardie. In ogni caso, la giovane lo guardò impassibile, senza dire una parola.

    Non ha nulla in contrario se le chiedo di seguirmi, vero?

    Il tono infastidito del ninja suonò dentro di lei come un campanello d'allarme. Andare a muso duro contro quel tipo, in quella situazione era decisamente controproducente. Non appena quell'uomo fece per allungare una mano verso di lei per costringerla a seguirlo per l'eventuale interrogatorio, con un gesto rapido la giovane tirò fuori da una delle tasche della felpa la lettera che si riferiva al corso genin. Quel gesto, tuttavia, in un primo momento venne interpretato nel modo più sbagliato dal ninja, come se Misaka stesse estraendo un'arma, infatti, l'uomo si era ritratto velocemente assumendo un espressione decisamente aggressiva. Solo in un secondo momento e dopo le dovute spiegazioni le acque si calmarono un poco.

    Sono Misaka Hyuga, sto aspettando i miei compagni di squadra per il corso genin, ma non ho la più pallida idea di chi siano.

    Mentre parlava, la giovane porse al ninja la lettera. Lui lesse rapidamente il foglio e sembrò fare finalmente attenzione agli occhi perlacei della giovane che, in parte, lo rassicurarono sull'effettiva verità delle sue parole, ma dall'altra lo imbambolarono un po', come se si fosse reso conto di aver mancato di rispetto ad un esponente della nobiltà. Probabilmente non erano solo gli occhi in sé ad averlo costretto a quel comportamento, ma anche lo sguardo della ragazza che, seppur inespressivo, apparve colmo di odio, rabbia e sofferenza.

    Beh? Devo ancora seguirla?

    No, non ce n'è bisogno. Si assicuri però di mantenere un comportamento più consono alla sua posizione.

    Dopo aver infastidito la ragazza con queste parole, il ninja si congedò. Posizione. Quale posizione? Ma che ne sapeva lui di lei? Niente. Certo, gli Hyuga sono rispettati e sono uno dei motivi d'orgoglio di Konoha, ma lei era convinta che ciò non la riguardasse. Non era forse stato uno di loro a gettarla via come spazzatura solo per mantenere quella sua "posizione"? Odiava davvero quei discorsi. Posizioni sociali e cazzate varie... contano davvero più della vita di propria figlia per un certo Hyuga? Evidentemente sì. Che schifo.
    In ogni caso, quella sua discussione con l'anonimo ninja della sicurezza avrebbe forse smosso un po' le acque. Se uno dei suoi compagni di squadra fosse stato presente, almeno lui avrebbe avuto l'occasione di individuare uno dei membri del neo-formato e non ancora riunito Team 23.

    [...]


    Il Team 23, se già così lo si poteva chiamare vista la gente che lo componeva, giunse nel luogo indicato dalla mappa allegata alla lettera senza particolari problemi, percorrendo un sentiero che si diramava attraverso la boscaglia dalla strada principale che portava a Konoha. Era uno spiazzo nella foresta in cui li attendevano una coppia di tende, il tenue fumo di un braciere ancora ardente e sopratutto lui. Uno strano tipo che tutto poteva apparire, tranne che come sensei. Già dal primo impatto, Misaka storse il naso. Si aspettava almeno un individuo serio, vestito da ninja e invece... invece si era ritrovata di fronte un tipo indistinguibile da un regolare civile. Beh, se era partita col piede sbagliato con il sensei, la sua prima impressione riguardo i suoi compagni non era stata da meno. Una tipa che più che aspirante ninja, sembrava stesse andando ad un colloquio di lavoro per diventare una di quelle cameriere per locali di soli adulti, e un tizio che agli occhi di Misaka non sembrava avere nulla di particolare, ma proprio niente! Si chiedeva se davvero quella gente aspirava a diventare armi da guerra, soldati, assassini e via dicendo. Perché sul serio, non le sembrava affatto possibile.

    Bene arrivati Misaka, Hime e Morinagi. Io sono Atasuke Uchiha e sarò il vostro sensei per questo breve corso. Per quanto vi possa interessare sono un Genin di Konoha, abile cuoco ed amante della natura, oltre che delle bellezze in generale. Sono lieto di fare la vostra conoscenza... Tuttava, io conosco solo i vostri nomi ed a parte Morinagi che è l'unico maschio, ignoro chi di voi sia Misaka e chi Hime. Quindi cosa ne direste di presentarvi a vostra volta raccontandomi qualcosa di voi?

    Per quanto riguardava le sue prime impressioni, quello che doveva essere il suo sensei gettò benzina sul fuoco. Rimase impassibile di fronte a lui mentre gli puntava addosso i suoi occhi color perla. Nel frattempo, però, iniziò a pensare i peggiori insulti. Era davvero così stupido da non rendersi conto chi era Misaka Hyuga pur ritrovandosi davanti quegli occhi bianchi? O, più semplicemente anche se era poco probabile, non era al corrente del suo cognome? Beh... poco importava. Probabilmente ciò che lei trovò davvero fastidioso risiedeva nell'ultima parte... quella riguardante il "...raccontandomi qualcosa di voi?"
    Detestava parlare di sé, era mostrarsi deboli, fornire informazioni che il nemico avrebbe potuto usare a proprio vantaggio per ingannare. L'aveva fatto una volta, e non era finita bene.

    Salve, Atasuke-sama! Sono io Hime Aizawa, anche se qualcuno mi chiama Rabbit... E' una storia lunga! Per il resto, ho sedici anni e vivo a Konoha...! Quello che amo fare è stare in compagnia e mangiare, quindi, dato che sei un ottimo cuoco, mi troverò bene con te, sensei! Eheh!

    Impassibile, Misaka spostò il suo sguardo sull'altra ragazza del gruppo. Davvero, non sapeva cosa pensare. "Atasuke-sama!" Oddio... In più c'era la parte riguardante il modo in cui qualcuno la chiama "Rabbit". Quei pensieri che prima sembravano tanto ridicoli, assunsero una connotazione più realistica, come se davvero la ragazza avesse lavorato in quel genere di locali. In ogni caso, un pizzico di gratitudine per esser stata la prima a dire qualcosa ed aver calmato l'istinto della Hyuga ad insultare il suo sensei, non poteva non provarlo. Tuttavia, ciò fu sufficiente a farla rimanere completamente zitta e in un modo o nell'altro, pur misurando le parole per convenienza, sentiva il bisogno di sfogarsi riguardo le sue aspettative ormai andate in frantumi.

    Atasuke-sensei quindi... Mi sta mettendo alla prova? O non le hanno dato le schede con tanto di "nome e cognome"? No, sa, mi risulta difficile credere che un genin della foglia non sia abbastanza sveglio da non capire chi diavolo tra me e questa ragazza ha sangue Hyuga. Non lo si vede già dagli occhi?

    Le prime parole della ragazza, benché educate, risultarono essere un attacco a quella che poteva essere probabilmente solo una svista. In ogni caso, si poteva chiaramente dire che lei con quel sensei del clan Uchiha era partita decisamente col piede sbagliato. Ma infondo non le importava. Doveva solo addestrarla, darle le conoscenze necessarie per diventare anche lei un genin della foglia, nulla più. Che ci fosse un bel rapporto o meno era superfluo.

    In ogni caso, il mio nome è Misaka Hyuga e a parte questo, ciò che ha a che fare con me e la mia vita non la riguarda.

    Mentre la giovane Hyuga parlava, non ci fu il minimo cambio d'espressione. Lo sguardo calmo e inespressivo già dicevano tutto. "Non insistere". Comunque, in fondo ciò che la giovane disse era vero e sempre al punto. Lui doveva limitarsi a fare il suo dovere, lei altrettanto. Era una cosa naturale per lei. E comunque non intendeva certo lasciare che una persona appena incontrata ficcasse il naso nella sua vita, chi era lui infondo? Solo un sensei per lei. Doveva insegnarle ciò che le serviva per diventare una kunoichi e nient'altro.
     
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    Le cose noiose
    Capitolo 1


    - Chi saresti tu? -

    La voce dello sconosciuto, facilmente individuabile come "postino", gli confermò l'evidenza. Ma Morinagi non era certo tipo da farsi sconfiggere così semplicemente.

    - Non ti credo! Perché mai un postino dovrebbe venire qua, a bussare alla porta di questa casa in cui evidentemente non c'è nessuno. -

    Il postino si sentì in dovere di obiettare che, se lui gli stava rispondendo, qualcuno c'era. E se quel qualcuno rispondeva al nome di Kobayashi Morinagi, allora aveva una lettera da consegnargli. Guardandolo al sicuro da dietro le pesanti tende della finestra della cucina, Morinagi sorrise. Povero postino, certamente quella giornata gli sarebbe parsa più lunga del dovuto. Molto più lunga. Mooooolto più lunga.

    - Ah, e perché non l'ha detto subito! Lei aveva iniziato chiedendo "c'è nessuno?", e Nessuno in questo momento non c'è. Però se la lettera è per Morinagi allora non c'è nemmeno lui. Però forse tra un po' Nessuno torna, quindi magari ha voglia di aspettare. Vuole un tè nel frattempo? -

    Il postino cominciò a interiorizzare il fatto che stava venendo preso vagamente per il culo, e cominciò a scaldarsi. In ogni caso, da persona professionale e emotivamente stabile, decise di non reagire. Non ancora. Si limitò a chiedere con chi stesse parlando, se Nessuno e Morinagi erano fuori entrambi.

    - Oh, ha fatto bene a chiederlo! È una domanda molto intelligente e sagace. Io, vede, sono Kobayashi, come Kobayashi che cerca lei, e mi chiamo Morinagi, proprio come il Morinagi di cui ha chiesto poc'anzi...In sostanza sono Morinagi Kobayashi. Ma non quello che cerca lei. No, questo proprio no. Il Morinagi Kibayashi che cerca lei è fuori, gliel'ho detto. -

    Anche la pazienza del più pacato degli uomini ha un limite, e il giovane doveva aver superato quello del malcapitato postino. Altrimenti non si spiega come mai quest'ultimo se ne andò gettando la lettera a terra e bestemmiando contro gli idioti perditempo, gli omonimi e i vecchi capolavori della cultura antica d'oltreoceano.
    Compiaciuto del suo operato, Morinagi uscì di casa e raccolse la lettera. Recava impresso il sigillo dell'Accademia. Iniziò a fiutare aria di noie e di rogne prima ancora di poterla aprire. Alzò lo sguardo verso le immancabili nuvole malinconiche e sospirò in modo del tutto consono alla situazione.

    [...]


    "Perché cazzo il sensei doveva mettere questo dannatissimo corso vicino a Konoha, e per di più in una fottutissima foresta!?!"

    Morinagi stava cercando di farsi strada nella fitta vegetazione, tagliando cespugli e rovi con violenti colpi di entrambe le lame impiantate nelle sue braccia. Le due armi, che spuntandogli dal polso gli superavano di poco la punta delle dita, gli facevano schizzare sui palmi delle mani linfa appiccicosa e resina puzzolente, alle quali si attaccavano foglie, rametti e frammenti di terriccio. E Mori odiava avere le mani sporche. Per un cuoco è fondamentale curare le mani, tenerle in buono stato. Avrebbe potuto indossare i suoi guanti speciali delle grandi occasioni, ma non voleva rovinarli (erano costati troppo per utilizzarli come protezione in quello schifo di foresta). Forse però a questo punto sarebbe necessario un flashback.

    [...]


    Subito dopo aver ricevuto la lettera Morinagi aveva sentito il bisogno di farsi un buon caffè, forte, nero e assolutamente senza zucchero. E magari con quello mangiare un po' della torta al cioccolato che aveva appena sfornato. Gli avrebbe dato la giusta carica per reggere la mazzata psicologica che sentiva in agguanto dentro quel misero foglio di carta. Mentre tritava finemente la polvere di caffè (una primizia che si era fatto arrivare dall'esterno, dall'aroma pieno corposo), ripensò al motivo per cui lo aveva fatto. Si accorse con stupore di non ricordarlo. Un motivo ci doveva essere per forza, però. Non si decide di diventare uno shinobi così, a casaccio. Ma non riusciva proprio a ricordare. Forse aveva mangiato qualcosa che gli era rimasto indigesto e lo aveva spinto, preda delle visioni da digestione difficoltosa, a iscriversi all'Accademia. Chi lo sa...Lui, no di sicuro.

    Quando il caffè fu pronto e bevuto e la torta tagliata e mangiata, Morinagi si decise finalmente ad aprire la lettera. Conteneva un semplice cartiglio, e un disegno piuttosto abbozzato che avrebbe tanto voluto essere una mappa. Lesse il cartiglio più rapidamente che poté. Non capì niente e lo rilesse più con calma. Assimilò le parole Corso Genin, Konoha, 7.00 di mattina. Rilesse di nuovo il tutto. Poi, come spesso faceva, si mise a parlare da solo.

    - Morinagi, Morinagi, vecchio mio. A volte mi domando perché fai le cose senza pensare. E dire che ti ritieni più intelligente della maggior parte della feccia che abita questo povero pianeta. Quando ti cacci in queste situazioni mi viene fortemente da dubitare delle tue effettive capacità mentali. Ti sei rincoglionito? Adesso ti toccherà andare fino a Konoha, che è lontana come l'Inferno, trovarti con altri tipi sconosciuti (e sicuramente poco simpatici) per fare chissà che genere di stupidate magiche, quando avresti potuto impiegare meglio il tuo tempo cucinando e preparando buoni manicaretti. O cominciando a organizzarti per quel ristornate che vuoi aprire. Invece no, ti sei ficcato in questo casino, e mi sa che ti tocca andare fino in fondo. I ninja sono gente permalosa. Ormai sei in ballo, e ti toccherà ballare, bello! Peccato tu sia scoordinato come ippopotamo zoppo. -

    Ogni volta che terminava uno di quei suoi monologhi con se stesso Morinagi si sentiva meglio, anche se con una strana sensazione di sdoppiamento. Un giorno o l'altro avrebbe davvero sviluppato due personalità. Forse si sarebbe sentito meno solo da schizofrenico. Sorrise al pensiero. Impossibile, avrebbe trovato il modo di detestare entrambi i S. Chissà che bei litigi ne sarebbero venuti fuori.
    Altra occhiata alle nuvole minacciose fuori dalla finestra. Altro sospirone malinconico.
    Dissolvenza in nero. Ultima inquadratura sull'occhio languido.
    La scena si sposta.

    [...]


    Morinagi si rese conto di quanto grave fosse la sua situazione. Oltre a essere completamente inzaccherato, adesso stava pure cominciando a mettere effetti cinematografici ai suoi flashback.

    "Ancora un po' così, e va a a finire che comincerò a canticchiarmi pure la colonna sonora..."

    Dopo essersi messo in viaggio, ovviamente, si era annoiato a morte per buona parte della strada. Aveva deciso i non recarsi al punto di ritrovo convenuto sotto le mura (troppo lontane e troppa perdita di tempo): si sarebbe unito agli altri direttamente nella foresta. Stando alla mappa, la strada non doveva essere troppo difficile. Niente di più falso. La foresta si era rivelata più fitta del previsto, piena di bestiacce interessanti dal punto di vista culinario ma decisamente poco propense a farsi cucinare.
    Così, nonostante fosse partito con abbondante vantaggio, fu un miracolo riuscire ad arrivare perfettamente in orario alle sette del mattino, dopo l'ennesima notte infernale passata a ballare merengue con le zanzare.
    Quando sbucò nella radura, con gli occhi pesti dal sonno e le ogni centimetro di pelle verde per la linfa, si stupì immensamente nel constatare che, con perfetto sincronismo cinematografico, due ragazze stavano sbucando a loro volta. Da un sentiero però.

    "Oh, che immensa gioia. Altre donne...Dei, che cosa ho fatto io di male?"

    Quando furono tutti radunati, Mori si rese conto del quarto individuo, quello che doveva essere il maestro. Non sembrava troppo più vecchio di lui. Anzi, forse non lo era proprio. Però aveva una faccia cordiale, nonostante l'aria un po' da figo. Quando parlò dando loro il benvenuto, però, i suoi occhi si illuminarono. Aveva detto di essere un cuoco! Oh, sublime gioia! Finalmente qualcuno con cui poter parlare di cose che a nessun altro piacevano! Stava per iniziare a rispondere, con l'intenzione di presentarsi e di spostare il discorso sull'argomento cucina, quando le due ragazze lo interruppero. Cosa che avveniva un po' troppo spesso per i suoi gusti.
    La prima, una ragazza abbastanza anonima, disse di chiamarsi Aizawa, o anche Rabbit ("Chissà che vuol dire?", si chiese Morinagi), di avere sedici anni e di venire da Konoha. Disse anche di adorare il cibo e, per questo, i cuochi. Nonostante sembrasse proprio nella media delle persone mediocri e noiose che Morinagi odiava, fu almeno contento nel constatare che non era una pazza, né un mostro, né un'attaccabrighe. E quella sua passione per la cucina poteva forse renderla un pochino interessante. Forse.
    La seconda incalzò la prima dopo un istante. Un istante in cui le lanciò un'occhiata di profondo disprezzo. L'interesse di Morinagi si risvegliò, nella speranza di aver trovato un'anima affine, per poi tornare a dormire profondamente non appena la sentì parlare. Prima ancora di presentarsi, si lanciò in un'educata invettiva priva di stile contro il Sensei (che comunque sembrava un tipo apposto), parlando di test, e accennando al fatto che si era rivolto alle due ragazze senza sapere chi fosse chi. Terminò dicendo qualcosa a proposito dei suoi occhi, che, come Morinagi poté constatare, ero candidi.

    "Oh bene, un altro mostro! Ma che, la normale gente noiosa l'hanno tolta dal commercio?"

    Dopo questo attacco iniziale, si presentò come Misaka Hyuga e si rifiutò con sdegno di parlare di sé. Morinagi la bollò e catalogò nelle sezione "ragazze borioso" e "persone antipatiche".
    Quando fu sicuro che avesse finito, si presentò a sua volta. Nonostante lo sporco e la stanchezza, sfoderò uno sguardo di pigra sicurezza e il suo solito sorrisetto laterale. Si sedette su un masso e parlò.

    - Visto che la signorina Misaka Hyuga ci priva dell'interessantissimo racconto della sua vita, mi presento io. Sono Morinagi Kobayashi, ma chiamatemi pure Mori. Vengo da Oto, e sono qua perché mi ci ha chiamato lei, Uchiha-sensei. Nella vita faccio il cuoco a tempo pieno, e ho diciotto anni. Per ora non svelo altro, però sono disponibile per eventuali domande. Ah, un ultima cosa, un piccolo consiglio per te, Hyuga-san: non fare così la sbruffoncella con chi è indubbiamente superiore a te per capacità. Il rango non conta molto nella vita. E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san. -

    Rimase lì seduto con aria trasognata, guardando il Sensei e cominciando a girarsi una sigaretta, un vizietto che aveva scoperto da poco ma che lo aveva conquistato. Aveva anche provato a inserire foglie di tabacco fresche in qualche ricetta, ma doveva ancora migliorare quel punto. Però il sapore gli piaceva, e fu una liberazione dall'antipatia suscitatagli dalla sapientina riuscire finalmente a inalare in denso fumo della sigaretta. Fiuuuuuuuhhh!

     
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  5. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Presentazioni - Cominciamo Male...~


    La prima del trio a giungere fu la "svampita", o almeno così era scritto nel suo profilo ed il suo modo di agire, unito al vestiario certamente poco consono a muoversi nella foresta ne davano ulteriore prova. Ella per prima si presentò, in una maniera a dir poco stramba, fin troppo aperta verso un nuovo sconosciuto, tuttavia ciò non era necessariamente un male.

    "Salve, Atasuke-sama! Sono io Hime Aizawa, anche se qualcuno mi chiama Rabbit... E' una storia lunga! Per il resto, ho sedici anni e vivo a Konoha...! Quello che amo fare è stare in compagnia e mangiare, quindi, dato che sei un ottimo cuoco, mi troverò bene con te, sensei! Eheh!"

    «Lieto di Conoscerti Hime... tuttavia perdonami una cosa... Chi ti ha detto che sono un ottimo cuoco? Io vi ho solo detto che sono abile... L'ottimo è ben lungi dal mio livello, o almeno ne ero convinto fino a poco tempo fa... Anche se in effetti sono molti coloro che hanno definito i miei pasti Ottimi...»


    Chiese con aria curiosa, dato che in effetti ignorava che in giro potesse girare una tale voce, soprattutto dato che non era lei quella che abitava con Myori, la quale era l'unica oltre a Shay a conoscenza delle sue capacità culinarie definite "ottime". Dopo di lei, con toni ben meno estrosi e gentili si presentò l'altra ragazza, quella "problematica" la quale con ben poca gentilezza cercò di tagliare corto il discorso sottolineando che non voleva dire nulla di se.

    "Atasuke-sensei quindi... Mi sta mettendo alla prova? O non le hanno dato le schede con tanto di "nome e cognome"? No, sa, mi risulta difficile credere che un genin della foglia non sia abbastanza sveglio da non capire chi diavolo tra me e questa ragazza ha sangue Hyuga. Non lo si vede già dagli occhi? ... In ogni caso, il mio nome è Misaka Hyuga e a parte questo, ciò che ha a che fare con me e la mia vita non la riguarda."

    «Senza offesa... Ma se questo fosse stato realmente un test, tu lo avresti banalmente fallito. La mia era semplicemente una normale richiesta di presentazioni, per gentilezza. Certo, è ovvio notare il tuo sangue Hyuga... Inoltre è estremamente scortese non presentarsi... Anche tra nemici, non credi?»


    Il suo tono era calmo e dolce, mentre il suo sorriso si manteneva solido senza svanire in una smorfia di tristezza nata nel vedere quella ragazza. In lei aveva riconosciuto se stesso di tempo addietro. In lei e nel suo sguardo intravedeva un ombra di paura e di sofferenza. un ombra che anche lui aveva, ma che per una lunga serie di eventi era finalmente svanita.
    Ultimo, ma non ultimo si presentò anche l'otese, il quale mosse una particolare presentazione, fin più strana della prima ragazza.

    "Visto che la signorina Misaka Hyuga ci priva dell'interessantissimo racconto della sua vita, mi presento io. Sono Morinagi Kobayashi, ma chiamatemi pure Mori. Vengo da Oto, e sono qua perché mi ci ha chiamato lei, Uchiha-sensei. Nella vita faccio il cuoco a tempo pieno, e ho diciotto anni. Per ora non svelo altro, però sono disponibile per eventuali domande. Ah, un ultima cosa, un piccolo consiglio per te, Hyuga-san: non fare così la sbruffoncella con chi è indubbiamente superiore a te per capacità. Il rango non conta molto nella vita. E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san."

    «Beh, un interessante presentazione, non c'è che dire... Ti ringrazio poi se quella tua nota verso la tua compagna era una sorta di complimento, tuttavia cerca di non essere così scortese con lei. Se non vuole raccontare nulla del suo passato, ha il diritto di farlo entro i limiti del possibile... Poi spiegami che cosa intendi con "Pensavo che la principessa fosse Aizawa"»


    [...]


    Quando ormai tutti avevano fatto, in un modo o nell'altro, la loro presentazione, Atasuke fece loro un cenno con la mano di sedersi su una delle sedie che prese da una delle tende.

    «Comunque sia, mia cara Hime, ci hai preso, ho delle discrete abilità come cuoco. Quindi se prima di proseguire voleste favorire la colazione, prendete pure. Se invece avete già fatto colazione, pazienza, ci sarà di più da mangiare a pranzo»


    Disse sorridendo ancora una volta per mettere a loro agio i suoi tre studenti prima di porgere loro un vassoio su cui erano presenti biscotti, una teiera di the, una caffettiera, una teiera ricolma di latte caldo, tre tazze e dei piccoli tramezzini.
    Tutto era ancora caldo, dato che il trio era arrivato in orario al punti di ritrovo e quindi i tempi previsti da Atasuke si erano incastrati alla perfezione. Sia che i suoi allievi avessero accettato o meno il pasto, Atasuke si sarebbe seduto poggiando da parte il vassoio ed iniziando a spiegare che cosa avrebbero dovuto fare inseguito e chiedendo loro ancora delle altre informazioni.

    «Bene... Dato che è da tempo che l'accademia non tiene più corsi come una volta, con lezioni in aula e quant'altro, anche questo "corso" sarà leggermente diverso. In breve, apprenderete quello che c'è da sapere direttamente sul campo assistendomi, o meglio, agendo con il mio supporto ad una reale missione di basso livello. Tuttavia prima di proseguire con i dettagli tecnici, per la gioia di Misaka, debbo chiedervi ancora delle cose. Quella di prima era una normale presentazione, tuttaavia questa volta devo sapere da vi qualcosa di più... intimo, se così si può dire... Quello che voglio sapere da voi sono le vostre ambizioni, i vostri obbiettivi... Per dirla in breve: Perchè avete deciso di diventare Ninja? Quali sono el vostre caratteristiche principali per aspirare ad un tale ruolo?»


    Prese una pausa sorseggiando un po di caffè dalla tazza che aveva usato in precedenza facendo colazione.

    «Ad esempio... Io sono diventato shinobi a causa di una spiacevole serie di eventi legati alla mia famiglia che tuttavia non voglio raccontarvi. Comunque sia il mio obbiettivo non è come si potrebbe pensare, un obbiettivo di vendetta, quanto piuttosto un obbiettivo di scoperta. Voglio infatti scoprire molte cose del mio passato, oltre che poter guardare in faccia il futuro, ma soprattutto voglio impedire che capitino ancora cose come quelle che mi sono capitate e voglio rendermi utile verso coloro che hanno un torbido passato come il mio senza che ne abbiano colpa alcuna... ma ora basta parlare di me. Io sono già un ninja... Ora tocca a voi raccontarmi qualcosa»


    Con l'orami consueto sorriso stampato in faccia cercò di invitare i suoi allievi a parlare per raccontare quello che molti definiscono "il credo ninja". Poi mentre raccontava girò i suoi occhi verso la giovane Hyuga lanciandole un semplice messaggio con lo sguardo che poteva essere sintetizzato in un: "so che cosa provi". Egli ignorava ovviamente la storia della ragazza, tuttavia, nella sua esperienza vissuta era in grado di comprendere senza grossa fatica quando una persona aveva avuto delle brutte seperienze in passato. Sapeva riconoscere uno sguardo triste, anche se mascherato da una apparente inespressività. Aveva imparato da tempo a non guardare solo le apparenze, ma a guardare dentro all'anima delle persone.


    OT - Bene, con questo post dovremmo terminare le presentazioni e dal prossimo iniziamo con l'azione ^^ O meglio... iniziamo propriamente con la mini-quest XD Per altre info e note, troverete tutto nell' OT del corso :zxc: - /OT


    Edited by Asgharel - 26/3/2012, 13:39
     
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    Le cose noiose
    Capitolo 2


    Le due ragazze non risposero. Specialmente la tipa strana con gli occhi bianchi. Non se la prese particolarmente a male, comunque. Era abituato al comportamento poco corretto della gente, e difficilmente si sarebbe stupito di fronte a questa ennesima conferma. Senza contare che la tipa già gli stava sulle palle. Oppure stava solo cercando qualcosa di altrettanto tagliente per rispondere, chissà. Il sensei, quel caro ragazzo dall'aria così bonaria, non gli diede modo di scoprirlo.

    "Che abbia giudicato troppo presto questo sensei? Pensavo fosse una personcina mediocre tendente al piacevole, ma si sta rivelando peggio di quello che pensavo..."

    A farlo pensare così furono le risposte che l'Uchiha dette ad ognuno di loro: un po' banalotte, senza la minima traccia di imposizione nel caso dell'insubordinazione gratuita di Misaka, e decisamente inappropriata quella data a lui. Si astenne dal rispondere correttamente e con la cattiveria che avrebbe voluto, e si limitò a dire poche parole.

    - No, niente, sensi. Ho sbagliato, mi scusi, non dovevo prendere in giro Misaka. Mi sono fatto trascinare. Da...mmm...dall'entusiasmo. -

    Lo disse, ovviamente, senza la minima traccia di entusiasmo nella voce. Quella cosa si stava rivelando più noiosa del previsto. E Morinagi l'aveva prevista mooolto noiosa. Tirò un lungo sospiro, che uscì accompagnato da una corposa scia di fumo.
    Spense la sigaretta sotto il tacco.

    "Che può andare peggio, in fondo? Ormai ci sono e mi tocca portarla in fondo..."

    Quando il sensei li invitò a sedere, Morinagi obbedì stranamente docile, e stette ad ascoltare quello che il sensei aveva da dire. Niente, ovviamente, gli venne da pensare. Le aspettative non vennero tradite. Come non ritenere interessante l'offerta di tè, biscotti e tramezzini? Forse adesso sarebbe opportuna una breve spiegazione, per coloro che provassero una strana sensazione di incongruenza. Ma Morinagi non era un cuoco? Non aveva poc'anzi detto che lo incuriosiva aver trovato uno spirito (abbastanza) affine? Non avrebbe dovuto essere felice di poter assaggiare qualcosa preparato da uno come lui?
    Ecco, se avete risposto sì, allora non avete capito niente. Non avete capito che Morinagi, nella sua piccola fortezza domestica, aveva già varcato da tempo il sottile confine tra cucina di sopravvivenza e arte. La sua cucina, già in una fase così prematura della sua carriera, aveva già raggiunto apici di grezza perfezione, che non potevano essere raggiunti da tè e biscotti. Buoni, per carità. Ma per una serata danzante tra ottantenni. Troppo semplici, sapori piatti, senza sperimentazione. Dall'alto delle sue torri d'arroganza culinaria, Morinagi non poteva nemmeno permettersi di considerare il sensei un cuoco.
    Risultato: Atasuke perse un sacco di punti, e le sue pietanze, sicuramente ottime per un pubblico normale, vennero snobbate con una misera alzata di spalle e una nuova sigaretta infilata in bocca. Mentre la accendeva, però, Morinagi si sentì in dovere di dire qualcosa.

    - Scusi, non se ne abbia a male, ma ora non ho appetito. E soprattutto ho la bocca che sa di fumo, e mi rovinerei l'aroma. E prima di tutto vorrei trovare un posto dove darmi una risciacquata rapida. Questa resina appiccica. E puzza. -

    [...]


    Terminato l'allegro spuntino, al quale Mori non prese parte, Atasuke parlò di nuovo. Morinagi lo giudicò un grave errore. Perché sforzarsi così tanto di cadere ancora più in basso?

    "Adesso se ne esce con queste boiate come il credo ninja? Le nostre caratteristiche per aspirare al grado nija? E...oddio, no...anche l'esempio personale no! Sembra la storia di una brutta telenovela zuccherata e fritta nel miele!"

    Non rispondere, o vomitare, o spegnersi la sigaretta in un occhio sarebbe però sembrato poco appropriato, e soprattutto poco rispettoso nei confronti del sensei,che evidentemente ce la stava mettendo tutta per interessarli. Senza grossi risultati, vabbé, ma non si dice che a volte basta il pensiero?
    Visto che quindi una risposta era d'obbligo, anche se Mori odiava parlare davanti a troppa gente di cose private, tirò un'ultima, lunga boccata dalla sua sigaretta, lasciò che il fumo acre gli uscisse dal naso per ricoprirgli la faccia e parlò.

    - Allora, Uchiha-sensei, la faccenda è un po' complicata. Partiamo dal presupposto che non so bene nemmeno io perché mi sono iscritto all'Accademia. Diciamo che sul momento mi è sembrata una buona idea. Lo è? Non lo è? Non so, forse alla fine di questo corso mi sarò fatto un'idea più precisa. Comunque, la motivazione di fondo credo che sia la mia passione per la cucina. Che c'entra? Tutto e niente. Tutto, perché nel mio villaggio ho sentito parlare di una tecnica che potrebbe tornarmi utile in cucina, e perché da ninja potrei mettere mano su ingredienti che adesso non riuscire a procurarmi; niente, perché mi sembra palese che il nesso tra arte culinaria e arte magica è piuttosto...come dire...labile. Caratteristiche particolari non ne ho, anche se devo dire che se mi incaponisco sulle cose di solito le porto avanti. Anche se non mi piacciono e mi annoiano a morte. -

    Bel discorsone. Serio, e quasi senza frecciatine. Morinagi si sentì fiero di sé, e nel contempo provò vergogna. Non resistette e lanciò un'ultima battutina.

    - Ah, e vorrei la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre. -

    Sfoderò il suo miglior sorriso fals-demente e scosse la cenere dalla punta della sigaretta. A volte bastava poco per farlo sentire meglio.

     
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    Senza offesa... Ma se questo fosse stato realmente un test, tu lo avresti banalmente fallito. La mia era semplicemente una normale richiesta di presentazioni, per gentilezza. Certo, è ovvio notare il tuo sangue Hyuga... Inoltre è estremamente scortese non presentarsi... Anche tra nemici, non credi?

    Rimase impassibile a fissarlo. Gli occhi immobili puntati su quell'uomo che avrebbe dovuto chiamare per forza di cose "sensei". Anche se lui si ostinava a cadere sempre più in basso di fronte alla giovane. Estremamente scortese non presentarsi? Anche tra nemici? Cazzate! Conoscere l'identità di un nemico è un vantaggio rilevante rispetto al non conoscerla. Solo il nome può rivelare alcuni punti di forza o debolezze in una persona, e nel caso di Misaka ciò era particolarmente in evidenza.

    Visto che la signorina Misaka Hyuga ci priva dell'interessantissimo racconto della sua vita, mi presento io. Sono Morinagi Kobayashi, ma chiamatemi pure Mori. Vengo da Oto, e sono qua perché mi ci ha chiamato lei, Uchiha-sensei. Nella vita faccio il cuoco a tempo pieno, e ho diciotto anni. Per ora non svelo altro, però sono disponibile per eventuali domande. Ah, un ultima cosa, un piccolo consiglio per te, Hyuga-san: non fare così la sbruffoncella con chi è indubbiamente superiore a te per capacità. Il rango non conta molto nella vita. E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san.

    Alle parole del ragazzo, la giovane di sangue Hyuga si limitò a spostare lo sguardo su di lui senza cambiare espressione o rispondere. Lo trattò come aria che parla. Lei, Misaka, una principessa? Beh, evidentemente aveva davvero capito molto poco, anzi, niente di lei. Il mondo era pieno di gente come quel Morinagi Kobayashi. C'erano troppi montati arroganti che si credono di sapere tutto, quando non sono nemmeno in grado di vedere il mondo per quello che è davvero. Spazzatura, agli occhi della giovane.

    Beh, un interessante presentazione, non c'è che dire... Ti ringrazio poi se quella tua nota verso la tua compagna era una sorta di complimento, tuttavia cerca di non essere così scortese con lei. Se non vuole raccontare nulla del suo passato, ha il diritto di farlo entro i limiti del possibile... Poi spiegami che cosa intendi con "Pensavo che la principessa fosse Aizawa"

    No, niente, sensi. Ho sbagliato, mi scusi, non dovevo prendere in giro Misaka. Mi sono fatto trascinare. Da...mmm...dall'entusiasmo.

    Assistette al seguito della conversazione come se stessero parlando di qualche argomento tanto noioso da non destare nemmeno il suo interesse. Il sensei che la "proteggeva", l'altro che la "attaccava", tutta roba superflua che non prese a cuore. Era fin troppo abituata a sentire la gente parlare e ormai, a meno che non prendesse direttamente parte al discorso di sua iniziativa, qualsiasi cosa veniva detta era come se non la riguardasse.

    [...]


    Comunque sia, mia cara Hime, ci hai preso, ho delle discrete abilità come cuoco. Quindi se prima di proseguire voleste favorire la colazione, prendete pure. Se invece avete già fatto colazione, pazienza, ci sarà di più da mangiare a pranzo

    La giovane accettò l'offerta mettendosi tranquillamente a sedere su una delle sedie portate dal sensei da una delle tende. Difficilmente riusciva a rifiutare del cibo, era ancora troppo abituata a vivere per la strada e certe sensazioni, certi comportamenti non si riescono ad accantonare solo perché qualche sconosciuto ti invita ad alloggiare in casa sua dandoti tutto ciò che ti serve per una vita normale. Il risultato è che non appena le venne allungato il vassoio, si appropriò di una quantità non certo elegante di cibo che iniziò a mangiare senza farsi troppi problemi. Dopotutto... come dire... "non sai mai quando sarà la prossima occasione in cui potrai mangiare". Ed ecco sfatato quel "E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san" nel caso ci fossero stati dubbi.

    Bene... Dato che è da tempo che l'accademia non tiene più corsi come una volta, con lezioni in aula e quant'altro, anche questo "corso" sarà leggermente diverso. In breve, apprenderete quello che c'è da sapere direttamente sul campo assistendomi, o meglio, agendo con il mio supporto ad una reale missione di basso livello. Tuttavia prima di proseguire con i dettagli tecnici, per la gioia di Misaka, debbo chiedervi ancora delle cose. Quella di prima era una normale presentazione, tuttaavia questa volta devo sapere da vi qualcosa di più... intimo, se così si può dire... Quello che voglio sapere da voi sono le vostre ambizioni, i vostri obbiettivi... Per dirla in breve: Perchè avete deciso di diventare Ninja? Quali sono el vostre caratteristiche principali per aspirare ad un tale ruolo?

    Un respiro un po' più profondo della giovane lasciò intendere, di nuovo, che non gradiva particolarmente rivelare informazioni che la riguardavano. In ogni caso, dato che non riguardavano necessariamente i suoi trascorsi passati, si arrese all'idea di parlare di sé, stando comunque attenta a non dire troppo. Comunque, prima che potesse rispondere si ritrovò anticipata dal sensei che aggiunse il suo caso personale... come se fregasse a qualcuno!

    Ad esempio... Io sono diventato shinobi a causa di una spiacevole serie di eventi legati alla mia famiglia che tuttavia non voglio raccontarvi. Comunque sia il mio obbiettivo non è come si potrebbe pensare, un obbiettivo di vendetta, quanto piuttosto un obbiettivo di scoperta. Voglio infatti scoprire molte cose del mio passato, oltre che poter guardare in faccia il futuro, ma soprattutto voglio impedire che capitino ancora cose come quelle che mi sono capitate e voglio rendermi utile verso coloro che hanno un torbido passato come il mio senza che ne abbiano colpa alcuna... ma ora basta parlare di me. Io sono già un ninja... Ora tocca a voi raccontarmi qualcosa

    Per alcuni secondi crollò il silenzio. Lei immobile che lo fissava senza fare una piega. Ciò che aveva detto le era entrato da un orecchio e uscito dall'altro. Per un istante, tuttavia, ebbe la sensazione che quell'Uchiha si stesse riferendo proprio a lei, e non in un discorso generale. Cosa che le impedì di accantonare completamente il discorso dell'Uchiha mentre iniziò a formulare il proprio di discorso.
    In ogni caso, prima che potesse rispondere, venne nuovamente anticipata, stavolta da Kobayashi.

    Allora, Uchiha-sensei, la faccenda è un po' complicata. Partiamo dal presupposto che non so bene nemmeno io perché mi sono iscritto all'Accademia. Diciamo che sul momento mi è sembrata una buona idea. Lo è? Non lo è? Non so, forse alla fine di questo corso mi sarò fatto un'idea più precisa. Comunque, la motivazione di fondo credo che sia la mia passione per la cucina. Che c'entra? Tutto e niente. Tutto, perché nel mio villaggio ho sentito parlare di una tecnica che potrebbe tornarmi utile in cucina, e perché da ninja potrei mettere mano su ingredienti che adesso non riuscire a procurarmi; niente, perché mi sembra palese che il nesso tra arte culinaria e arte magica è piuttosto...come dire...labile. Caratteristiche particolari non ne ho, anche se devo dire che se mi incaponisco sulle cose di solito le porto avanti. Anche se non mi piacciono e mi annoiano a morte.

    Spostò lo sguardo sul ragazzo senza fare una piega, come al solito. Vagamente irritata per essere stata interrotta prima ancora che potesse parlare, ma non lo diede a vedere. In ogni caso ascoltò il discorso trovando certi particolari piuttosto... ridicoli. Già, ridicoli. Non c'era nulla che destasse un vago interesse in lei, anzi, se qualcosa la incuriosì era proprio il non esserci nulla di interessante! Si chiedeva come un tipo come quello sarebbe potuto diventare davvero un ninja disposto a mettere in gioco la sua vita, il suo corpo, i suoi sogni e la sua passione. Non sembrava avere nulla per cui combattere e nemmeno le sembrava possibile rischiare la vita per apprendere un qualcosa per migliorare la sua cucina. Insomma, c'erano più rischi che vantaggi.
    Lei era diversa, a riguardo. Sapeva cos'era il dolore e aveva la determinazione necessaria per abbattere qualsiasi ostacolo. Non aveva nulla da perdere e nulla da sacrificare. Era quel tipo di persona che vorrebbero avere nell'esercito. Una recluta che se ben addestrata sarebbe potuta diventare un asso nella manica. Incapace di mostrare sentimenti, incapace di provare pietà.
    Comunque, non appena si figurò mentalmente il discorso da fare -di nuovo- e tentò di parlare venne interrotta nuovamente... da una cazzata, inutile stavolta.

    Ah, e vorrei la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre.

    Si stava davvero irritando. Sapeva che nessuno lo stava facendo apposta, ma era comunque irritante. In ogni caso, nascose quella sgradevole sensazione e iniziò ad esporre le sue ragioni con un tono stranamente disinteressato tanto da apparire innaturale. Come se stesse leggendo una pagina di un libro a voce alta, quasi come se stesse recitando una sorta di giuramento, cosa che infondo fece davvero per dirsi "Non puoi più tornare indietro, non puoi più rimandare".

    Ho tutta l'intenzione di diventare una kunoichi perché è l'unica via possibile per me. Io cerco forza. Nient'altro. Solo pura forza. E la via del ninja è certamente la più semplice da seguire, se non l'unica. E per questo motivo abbatterò qualsiasi ostacolo, con qualsiasi mezzo. Eseguirò gli incarichi che mi verranno assegnati con assoluta precisione, perché è la cosa più giusta da fare, la più utile per me e per tutti. Ciò che intendo fare una volta raggiunto quel traguardo è sfruttare ciò che ho appreso per realizzare i miei obiettivi.
    Riguardo alle mie caratteristiche... credo di non avere nulla di particolare...


    Si bloccò. Sapeva bene la ragione per cui i suoi occhi avevano quella tonalità perlacea. Sapeva bene cosa si nascondeva dietro la loro natura. Non era giunta a Konoha completamente ignorante. Si era informata sul suo clan, prima.
    Per un istante lo sguardo perse la sua inespressività e si caricò determinazione.

    ...per il momento.

    Dopo aver concluso il suo discorso tutta la determinazione mostrata svanì e tornò ad essere una specie di automa impassibile.



     
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  8. Asgharel
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    ~Ultimi dettagli - Diamo il via alle danze~


    Il corso pareva essere iniziato male, molto male. I suoi studenti chiaramente parevano non essere molto inclini a seguire questo suo metodo di spiegazione, in particolare il giovane otese che ad ogni istante si rendeva più odioso verso gli occhi del sensei e probabilmente anche delle compagne.
    Rammentava bene come era stato addestrarsi con Ledah e sapeva che gli otesi erano gente ben strana ed aggressiva oltre che ben poco rispettosa, tuttavia mai si sarebbe aspettato uno studente di quel tipo. Oltre a quel problema si aggiungeva la giovane "problematica" che come previsto risultò ancora dare dei problemi, non tanto nelle parole quanto piuttosto negli atteggiamenti chiaramente aggressivi verso Atasuke. Una frase però in particolare attirò la sua attenzione. Una frase che certamente era stata buttata li per mettersi in mostra in un qualche modo o per farsi vedere come "brave persone" o per cercare ancora una volta di sbruffoneggiare prendendo in giro qualcuno.

    "Ah, e vorrei la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre."


    Attese che anche le altre due si presentassero raccontando qualcosa di loro prima di rispondere alle varie affermazioni con lodi, insulti, consigli e quant'altro.

    «Interessante la tua ultima asserzione Morinagi... Quindi tu in breve vorresti essere disoccupato? Spero tu sia cosciente che senza guerre ed in particolar modo in un clima di pace totale come shinobi saremmo disoccupati? Comunque sia, poco importa, tanto sei un abile cuoco no? Quindi non avrai di certo problemi di disoccupazione...»


    Poi con tono ben più serio, tuttavia il più caldo ed accogliente che era in grado di sfoderare, cerco di guadagnarsi la fiducia della sua giovane compaesana "problematica".

    «è lodevole la tua determinazione Misaka... Tuttavia debbo contraddirti. Tra tutte la via del ninja non è di certo la più facile, soprattutto per acquisire la forza di cui tanto vai in cerca. Spero solo che questa tua ricerca di potere non ti porti ad avere "troppo" potere. Talmente tanto da non essere più in grado di controllarlo. Inoltre dopo vorrei parlarti in privato...»


    Ascoltò con attenzione le eventuali risposte dei suoi studenti cercando di carpire che cosa questi nascondessero dentro di loro per cercare di capire al meglio come organizzarli per far prendere loro parte alla missione che l'accademia aveva riservato loro.

    «Bene... Se questo quindi è tutto quello che avete da dirmi sul vostro conto, direi che possiamo iniziare con la missione. Per prima cosa la missione è una missione di grado D, quindi sarà una cosa facile facile. Il committente è un certo Jin-Lo, un tizio abbastanza strano, ma visto che ha pagato in anticipo e con una grossa somma, l'accademia ha deciso di prendere comunque in carico la missione. La missione è una breve missione di recupero. In pratica dovremmo recuperare una persona il cui nome ci è sconosciuto, o almeno credo che l'identificativo che ci hanno dato sia solo una specie di soprannome... Comunque sia, dovremo trovare e recuperare un certo Dovahkiin»


    Le sue parole erano particolarmente piatte, causa probabilmente dell'insoddisfazione che pareva aver iniziato ad aleggiare in quel luogo. Prese poi una breve pausa dal suo discorso osservando i volti dei suoi studenti nella speranza che qualcuno di questi desse un minimo segno di entusiasmo.

    «Per quanto possiate o meno avere domande, per ora non so dirvi altro. Gli altri dettagli sull'obbiettivo li scopriremo parlando con il committente questa sera quando ci raggiungerà in questo accampamento. Fino ad allora avrete tempo per socializzare con me, ma soprattutto fra voi. In particolare, mio caro Morinagi, TU ti sei guadagnato il compito di preparare il pranzo. Ci sono altre domande?»


    Il suo tono era deciso e preciso, come in ogni altra situazione in cui si trovava a dover organizzare una squadra. Particolare enfasi venne utilizzata nel sottolineare il "tu" diretto a Morinagi in modo che fosse chiaro il concetto di quel guadagno di lavoro extra come "test/punizione" per il suo comportamento tutto meno che corretto nei confronti di tutti i presenti.

    [...]


    ~Uno ad Uno - Cerchiamo di capire~


    Quando ormai tutti i punti furono chiariti, Atasuke chiamò a se la giovane Hyuga per andare a parlare con lei in privato.

    «Misaka, potresti venire con me un istante? è giunto il momento di parlare in privato»


    Era ovvio che se ella si fosse rifiutata l'avrebbe presa con se con un ordine diretto a cui non poteva sottrarsi, tuttavia sperava di non dover arrivare a tanto.
    Mentre i due si allontanavano un poco nella foresta cercando di evitare di restare ancora a contatto con i due compagni, Atasuke si sarebbe osservato discretamente alle spalle per essere sicuro che nessun'altro degli studenti li seguisse in modo che la ragazza potesse sentirsi un po più a suo agio.

    «Bene... Direi che qui dovrebbe andar bene... Possiamo fermarci.»


    A quel punto le puntò il suo sguardo dritto negli occhi con sguardo rassicurante, cercando ulteriormente di non metterla in agitazione, anche se non poteva esserne certo.

    «Allora... Io non so molto di te e da quello che mi pare di capire tu stessa non vuoi che gli altri sappiano praticamente nulla di te e del tuo passato. Più che giusto, come ho detto in precedenza, neppure io voglio che la gente sappia i fattacci miei. Tuttavia vorrei capire perchè ti ostini ad avere un ateggiamento così chiaramente aggressivo verso gli altri. Non credere che non mi sia accorto dei tuoi sguardi di sfida o di come ti sei innervosita verso l'otese... Ammetto che non piace molto neppure a me, soprattutto per i suoi modi di fare, tuttavia in un team è fondamentale potersi fidare degli altri... Che cosa ne pensi al riguardo?»


    Attese sorridendo una risposta dalla sua allieva per poi incalzare ulteriormente la dose con altre piccole domande inerenti alla situazione.

    «Poi vorrei parlare della tua ricerca di forza... Sai, un discorso simile l'ho già sentito dire da un Kiriano. Ricordo bene come era attaccato a questo suo obbiettivo e alle sue convinzioni e... come dire... nelle tue parole mi sembra di risentire la sua voce ed il suo passato.è chiaro che questo tuo obbiettivo sia guidato da qualche avvenimento triste del tuo passato di cui probabilmente non vuoi parlare. Rispetto il tuo silenzio a riguardo, tuttavia ti do un consiglio, dato che anche io ci son passato di mezzo... Non lasciarti dominare dalle tue emozioni, ricorda chi sei e chi eri, ma soprattutto non agire solo per vendetta. Credimi, lo so per esperienza... Bramare la vendetta non porta assolutamente a nulla, eccetto forse ad altro dolore. Poi fai come credi...»


    In segno di amicizia le rivolse la amno destra nella speranza di una breve stretta di mano d'intesa.

    [...]


    Sia che lei avesse accettato la stretta di mano, sia che non lo avesse fatto, l'avrebbe poi congedata chiedendole di mandargli Morinagi dato che doveva parlare anche con lui.
    Quando egli fosse arrivato, avrebbe trovato Atasuke seduto su una roccia li accanto che lo aspettava paziente giocherellando con il suo tanto.

    «Bene arrivato Morinagi... Tutto a posto? Non mi sembri affatto contento di aver preso parte a questo corso, o sbaglio? Finora ho notato che hai avuto un tono... come dire... piatto, annoiato, irriverente?. C'è forse qualcosa che non ti va a genio di questo corso? Nel caso possiamo parlarne, in fondo se sei abile come credo come cuoco possiamo perdere qui quasi tutta la mattinata a discuterne, quindi non hai di che preoccuparti per quanto riguarda il pranzo...»


    Prese una pausa attendendo le eventuali lamentele dello studente per poi rispondere alle stesse e porre successive altre domande rapide.

    «Poi... Che ti è saltato in mente? Eh? Che cosa credi sia fare il ninja? Svegliarsi una amttina e fare una domanda così, tanto per fare? Sei sicuro che sia questo il modo di comportarsi? Se è così fai pure armi e bagagli e tornatene a casa, tu con me non diventerai mai un ninja. La prima delle cose che dovreste imparare è il lavoro di squadra e con i tuoi modi di fare iniziamo dannatamente male. Se continui così non riuscirete mai a fare squadra e per quanto la missione possa essere semplice e banale rischiate di non uscirne vivi, o comunque rischiate di uscirne pagando voi il conto anzichè essere pagati, sono stato chiaro? Quindi ora piantala di fare lo scazzato e metti un po di impegno nelle tue azioni!»


    Il suo consueto sorriso era scomparso ed al posto si era piantato un volto molto serio in cui si delineava uno sguardo quasi minaccioso rivolto verso al suo studente. Con quello sguardo fisso attese eventuali reazioni del suo studente per poi tornare al campo con l'otese alle sue spalle pronto ad osservare come i tre avrebbero proseguito cercando di socializzare, ma soprattutto osservando l'otese mentre svolgeva il suo compito obbligato di cuoco.


    OT - Sfortunatamente la scomparsa di biscuit mi costringe a dover posticipare l'inizio delle danze di un giro, tuttavia da qui si può già iniziare ad intuire che le cose dovrebbero farsi più o meno divertenti.
    Uniche note che vi lascio: Rispondete alle mie domande ed alle mie frasi, ma non inventatevi frasi del mio pg (neanche quando vi chiedo di chiarame uno dei vostri compagni); Cercate, se possibile di fare una piccola fase di interazione tra voi (fate voi se preferite uno o due interpost o se vi mettete d'accordo e fate discorsi incrociati, ma nel primo caso avvisate che fate degli interpost XD) e soprattutto cercate di divertirvi. Se non riuscite a stera nei 7 giorni avvisate prima in OT. a questo giro premetto che senza avvisi di ritardo non vi aspetto, anche a costo di chiudere il corso :zxc:
    - /OT
     
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    E' lodevole la tua determinazione Misaka... Tuttavia debbo contraddirti. Tra tutte la via del ninja non è di certo la più facile, soprattutto per acquisire la forza di cui tanto vai in cerca. Spero solo che questa tua ricerca di potere non ti porti ad avere "troppo" potere. Talmente tanto da non essere più in grado di controllarlo. Inoltre dopo vorrei parlarti in privato...

    Che ne sapeva lui? Che ne sapeva lui della forza di cui la giovane Hyuga era in cerca. Parlava come se la forza fosse un concetto universale, cosa per lei sbagliatissima. La forza non è solo fisica, è anche spirituale, emotiva. E la via del ninja era sicuramente la strada più facile per conseguire quella forza di cui lei era in cerca. Ecco perché scelse proprio quella via... perché l'avrebbe fatta crescere. Fisicamente, spiritualmente, emotivamente. L'avrebbe semplicemente resa una persona più forte, più difficile da "rompere". Ed era ciò che le serviva, ciò che desiderava.
    Comunque, pur trovandosi in completo disaccordo, o quasi, col suo insegnante, decise di non rispondere. C'era tempo dopo, eventualmente. Rimase immobile a fissarlo negli occhi con aria impassibile. Era come una statua. Sguardo freddo che non rifletteva nessuna emozione.

    Bene... Se questo quindi è tutto quello che avete da dirmi sul vostro conto, direi che possiamo iniziare con la missione. Per prima cosa la missione è una missione di grado D, quindi sarà una cosa facile facile. Il committente è un certo Jin-Lo, un tizio abbastanza strano, ma visto che ha pagato in anticipo e con una grossa somma, l'accademia ha deciso di prendere comunque in carico la missione. La missione è una breve missione di recupero. In pratica dovremmo recuperare una persona il cui nome ci è sconosciuto, o almeno credo che l'identificativo che ci hanno dato sia solo una specie di soprannome... Comunque sia, dovremo trovare e recuperare un certo Dovahkiin

    Per un attimo nella sua testa girarono solo insulti. Insulti che morirono nella mente senza mai uscire dalla bocca. Tempo perso. Ecco cosa significava per lei quel discorso. Se il committente sarebbe giunto solo di sera, perché incontrarsi di mattina e sprecare il resto della giornata? Certo, dato che c'era un sensei c'erano molte cose che avrebbe potuto imparare dal lato pratico, ma questo insisteva con un approccio più diplomatico al team assegnatogli. Interagire, socializzare. E' così simile ad un gioco essere un ninja?

    Per quanto possiate o meno avere domande, per ora non so dirvi altro. Gli altri dettagli sull'obbiettivo li scopriremo parlando con il committente questa sera quando ci raggiungerà in questo accampamento. Fino ad allora avrete tempo per socializzare con me, ma soprattutto fra voi. In particolare, mio caro Morinagi, TU ti sei guadagnato il compito di preparare il pranzo. Ci sono altre domande?

    Infine era tempo perso. Sul serio. Morinagi si sarebbe occupato del pranzo... e lei? Nulla. Non aveva nulla da fare! Non poteva negare di sentirsi vagamente irritata dalla situazione in cui era finita, dalle persone con cui aveva a che fare. Eppure doveva sopportare. Non aveva altra scelta se voleva davvero diventare una kunoichi.

    [...]


    Misaka, potresti venire con me un istante? è giunto il momento di parlare in privato.

    Si alzò in silenzio dalla sedia e si limitò con estrema calma a seguire quell'uomo che si atteggiava da so-tutto-io solo perché aveva già ottenuto un grado ninja. Lo seguì da tre o quattro metri di distanza. Si addentrarono nella foresta e la ragazza iniziava ad agitarsi. In ogni caso doveva rimanere a mente lucida, non poteva permettersi di farsi cogliere impreparata. Era pronta a prendere le armi, in caso di necessità.
    Passo dopo passo era sempre più nervosa. Eppure il suo volto rimaneva freddo ed impassibile. Tensione.

    Bene... Direi che qui dovrebbe andar bene... Possiamo fermarci.

    L'uomo si voltò ed iniziò a fissarla negli occhi con aria calma di chi vuole mettere a suo agio una persona. Ma lei non era così semplice da ingannare. Non si sarebbe lasciata fregare da un po' di gentilezza. No, sarebbe rimasta in allerta, pronta a tutto.

    Allora... Io non so molto di te e da quello che mi pare di capire tu stessa non vuoi che gli altri sappiano praticamente nulla di te e del tuo passato. Più che giusto, come ho detto in precedenza, neppure io voglio che la gente sappia i fattacci miei. Tuttavia vorrei capire perchè ti ostini ad avere un ateggiamento così chiaramente aggressivo verso gli altri.

    Aggressivo? Atteggiamento aggressivo? Così definiva il suo "stare-zitta-per-evitare-scontri" come un atteggiamento aggressivo? Un atteggiamento aggressivo sarebbe stato rispondere dicendo esattamente ciò che pensava o lanciargli uno shuriken in mezzo alla fronte. Non fare finta di nulla!
    Quella breve definizione, però, permise a Misaka di inquadrare un pochino meglio il suo sensei. Ai suoi occhi era solo un pacifista, o qualcosa di simile. Uno la cui anima non era mai "morta" e tornata indietro solo grazie al dolore. Ne era convinta, più o meno. Qualsiasi fossero gli "eventi spiacevoli" non erano capitati a lui, al suo corpo, almeno.

    Non credere che non mi sia accorto dei tuoi sguardi di sfida o di come ti sei innervosita verso l'otese... Ammetto che non piace molto neppure a me, soprattutto per i suoi modi di fare, tuttavia in un team è fondamentale potersi fidare degli altri... Che cosa ne pensi al riguardo?

    Rimase in silenzio a fissarlo come se non avesse capito una parola di ciò che aveva detto. Come se non lo avesse nemmeno sentito. Per quanto la riguardava, l'otese Morinagi, non le faceva ne caldo ne freddo. Non poteva dire di apprezzarlo, ma nemmeno di detestarlo. Gli era completamente indifferente. Quasi non esistesse. E per quanto riguardava il discorso della fiducia, lasciò scorrere qualche altro secondo, forse una decina, prima di rispondere.

    Non penso niente. Semplicemente non credo che la fiducia centri qualcosa. In un Team ognuno è tenuto a svolgere con precisione il suo compito, qualunque esso sia. Tutto qui. Non è necessario fidarsi degli altri, è sufficiente fare ciò che si deve fare senza lasciarsi condizionare da altro. Se un mio compagno di squadra deve guardarmi le spalle, semplicemente lascerò che si occupi lui della mia protezione. Non è necessario fidarsi, perché quello è il suo compito ed è ciò che deve fare. Anche a costo della vita.

    Disse tutto con estrema calma, con estrema lentezza e chiarezza mentre il suo sguardo si fece, se possibile, ancora più freddo.

    Poi vorrei parlare della tua ricerca di forza... Sai, un discorso simile l'ho già sentito dire da un Kiriano. Ricordo bene come era attaccato a questo suo obbiettivo e alle sue convinzioni e... come dire... nelle tue parole mi sembra di risentire la sua voce ed il suo passato.è chiaro che questo tuo obbiettivo sia guidato da qualche avvenimento triste del tuo passato di cui probabilmente non vuoi parlare. Rispetto il tuo silenzio a riguardo, tuttavia ti do un consiglio, dato che anche io ci son passato di mezzo... Non lasciarti dominare dalle tue emozioni, ricorda chi sei e chi eri, ma soprattutto non agire solo per vendetta. Credimi, lo so per esperienza... Bramare la vendetta non porta assolutamente a nulla, eccetto forse ad altro dolore. Poi fai come credi...

    Rimase in silenzio e non replicò. Perché non avrebbe avuto senso. Un idiota che crede di sapere tutto, non accetterebbe mai lezioni da qualcuno a cui sta tentando di darne una. Per certe persone... il dolore è l'unica cosa che le permette loro di dire: "sono vivo". Ma non si stava facendo dominare dalle emozioni, solamente si stava aggrappando alla vendetta per sopravvivere. Perché senza quella sarebbe già morta.
    In ogni caso, non appena vide la mano del sensei avanzare verso di lei, per un istante ebbe l'impulso di indietreggiare ed estrarre un kunai o un qualcosa con cui difendersi, ma prima di cedere alla sua tentazione di autodifesa realizzò l'intento non offensivo dell'Uchiha. Semplicemente voleva darle la mano. In un certo senso percepì tale gesto come una sfida. Tirarsi indietro e mostrare le sue paure dandogliela vinta? O accettare la stretta di mano e fare un primo passo verso la forza che lei cercava? Scelse la seconda. Fece un passo in avanti e con la mano destra afferrò quella del sensei in una stretta che non lasciava spazio ad insicurezze.

    [...]


    Dopo che fu congedata con l'ordine di spedirgli Morinagi, la giovane si diresse alla "base". Individuato l'otese, gli si avvicinò con calma e lentezza con il suo solito modo di fare sicuro. Come se non avesse mai sentito quelle parole pungenti che le aveva rivolto poco prima.

    L'Uchiha ti sta cercando. Vai da lui, è nella foresta.

    Si rivolse a lui con estrema freddezza e non si degnò nemmeno di ascoltare un'eventuale risposta. Si voltò e se ne andò per i fattacci suoi, così come era venuta. Infondo il suo dovere l'aveva fatto, che lui avesse eseguito l'ordine del sensei o meno, non era più affar suo. Si sedette su una roccia vicino alle tende, e lì attese quello che poi sarebbe successo.
     
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    ~Uno ad Uno - Quando le cose non vanno proprio come Vorresti~


    Misaka lo aveva seguito, tuttavia non si era rilassata come sperava, anzi, aveva mantenuto il suo solito tono e lo stesso distacco che aveva avuto sino a quel momento nei suoi confronti ed in quelli del resto del team. Ella tacque a lungo restando, almeno all'apparenza, concentrata sulle parole di Atasuke, per poi esporre rapidamente una sua opinione sulla fiducia nei riguardi del resto della squadra. A una prima analisi le sue parole erano corrette ed il ragionamento non faceva una piega, tuttavia quel discorso faceva acqua da tutte le parti.

    «Hummm... Mi spiace che tu la prenda così Misaka. In fondo quel che dici è giusto, in un team chi ha un compito deve fare quello, fiducia o non fiducia, e quindi, se si osserva la cosa dall'esterno ha senso quello che dici. Tuttavia, una volta che sei dentyro ad una squadra, comprendi come non sia così facile e banale cooperare con gli altri, soprattutto se non ci si fida a sufficenza... Ma credo che avrai tempo a sufficenza per comprendere questo. Spero solo tu possa comprenderlo prima che sia troppo tardi e che qualcuno ne paghi le conseguenze»


    Le sue parole ancora una volta restarono calme e pacifiche come quelle di un maestro che insegna al proprio allievo. Una breve pausa e poi il discorso proseguì. Ella come da quasi tutta la giornata si richiuse di nuovo in una sorta di mutismo. Quando poi Atasuke decise di congenadra offrendole la mano, ella esitò un istante, come se stesse cercando di frenare un suo impulso o cercando di decidere quale fosse la cosa migliore da fare. Dato che non vi fu altro da aggiungere la laciò andare ed attese l'arrivo di Morinagi.
    Passarono svariati minuti da quando la ragazza era stata congedata, tuttavia di Morinagi non vi era ancora neppure l'ombra. A quel punto le possibilità erano soltanto due: O la giovane aveva deciso di non eseguire l'ordine, o Morinagi ancora una volta si comportava da irriverente quale era ed aveva deciso di non presentarsi alla chiamata. Atasuke attese tuttavia pazientemente per poi stufarsi definitivamente dirigendosi nuovamente all'accampamento.
    Al suo arrivo, quello che si trovò davanti non gli piacque affatto. Da una parte era seduta Misaka intenta a farsi i fatti propri mentre dall'altra parte, nei pressi dei "fornelli" si trovava disteso a terra Morinagi nel pieno di un pisolino, ignaro di quello che sarebbe potuto capitare di li a poco.
    La sua prima reazione fu quella di iniziare ad urlare come un pazzo per svegliare l'irriverente otese, ma poi decise per una linea più morbida. Si diresse quindi da Misaka e con gentilezza le chiese che cosa fosse capitato e perchè Morinagi stesse poltrendo in quel modo.

    «Scusa una domanda Misaka... Sai che fine ha fatto la tua compagna di corso? Qui intorno non la vedo e sarebbe utile capire che fine abbia fatto... Poi... sai dirmi per quale motivo Morinagi non è venuto da me? E per quale motivo ha preferito starsene li a poltrire?»


    Attese delle risposte, ma qualunque esse potessero essere, si sarebbe poi diretto con calma e disinvoltura verso il sopito Morinagi stando bene attento a non svegliarlo durante l'avvicinamento di soppiatto. Raggiunto infine il suo studente, si fece schioccare le mani e si preparò a svegliare brutalmente il giovane. Poi come in un lampo si mise ad urlare a pochi centimenti dall'orecchio dell'otese sfruttando il punto di forza di quel villaggio contro il suo studente.

    «Allora! Razza di piccolo bastardo, mettiti subito in riga, o giuro che prendo a calci quel tuo culo otese finchè non arriverà il nostro cliente, sono stato chiaro!?»


    Morinagi balzò in aria come un gatto spaventato non aspettandosi un tale risveglio e davanti a se si sarebbe trovato Atasuke che anzichè avere un'aria omicida, come ci si sarebbe aspettati da quel tono, dimostrava un atteggiamento amichevole e pacifico, con un gentile sorriso stampato in faccia.

    «Ora Morinagi... Mi spiegheresti che cosa ti è saltato in mente di fare? Non ti ha detto Misaka che dovevi raggiungermi nella foresta dacchè dovevo parlare anche con te? E soprattutto... Che fine ha fatto Hime?»


    Il suo tono era falsamente calmo per cercare di mandare ancora più in confusione il "povero" morinagi, il quale mai avrebbe potuto capire che in realtà il suo sensei stava solo recitando per metterlo in crisi. [Abilità]

    [...]


    ~Diamo il via alle danze~


    La giornata alla fin fine in un modo o nell'altro era trascorsa. Di Hime non vi fù più traccia e divenne quindi palese il suo abbandono della missione prima ancora dell'inizio della stessa. Evidenteemnte la ragazza aveva compreso che quella forse non era la vita adatta a lei, o semplicemente si era fatta intimorire da qualcosa e quindi aveva deciso di rinunciare. Morinagi si era beccato una bella sgridata ed oltre al pranzo si era guadagnato anche il turno di pulizia di armi, stoviglie ed equipaggiamento vario. In breve la sua prima giornata consisteva in meri lavori forzati.
    Misaka invece avrebbe potuto afre ciò che più desiderava. Aiutare Morinagi, chiedere delle lezioni ad Atasuke o poltrire tutto il giorno. Qualunque cosa avesse fatto non ci sarebbero stati problemi, forse...

    [...]


    Il sole era ormai calato ed all'orizzonte vi era solo un rosso alone che contornava il terreno e la foresta che lo sovrastava in lontananza. Un uomo incappucciato si avvicinava guardingo all'accampamento tra lo stupore o l'indifferenza dei presenti. Quando questi giunse al campo non rispose a domanda alcuna da parte degli studenti, o almeno non lo avrebbe fatto prima delle dovute presentazioni.

    «Bene arrivato signor Toshi, spero non abbia avuto problemi di sorta per arrivare fin qui...»


    A quelle parole l'incappucciato si fermò levandosi dalla testa il cappuccio e mostrando a tutti il suo volto. Dall'aspetto il cliente era un adulto sulla cinquantina, dai capelli brizzolati e con il volto solcato dalle rughe.

    "Si, si, grazie... E lei chi sarebbe? Un venditore ambulante?"


    Il suo tono era confuso, quasi stralunato, goffo. Mentre parlava poi i suoi folti baffi brizzolati sballonzolavano seguendo i rapidi movimenti delle sue labbra andando non poche volte a solleticargli il naso portandolo a grattarselo circa cogni tre parole.

    «Mi perdoni, io sono Atasuke Uchiha, shinobi di Konoha, oltre che genin assegnato come caposquadra per la missione che lei ha richiesto all'accademia. Gli altri presenti sono la mia squadra...»


    Un sincero sorriso si dipinse sulle sue labbra per cercare di tenere calme le acque mentre con la mano destra indicava il resto del team, o meglio, di quello che ne restava.

    "Ah, molto bene, molto bene... Quindi voi sareste le mezzeseghe per cui ho sborsato tanti soldi? Ah, bene... Speravo almeno in qualche jonin data la cifra... Spero solo non siate soldi buttati... Altrimenti giuro che vi faccio ripagare il prezzo centesimo per centesimo... HA!"


    Il vecchio committente era chiaramente fuori di testa, oltre che una persona dall'apparenza insopportabile, tuttavia questo era quanto l'accademia aveva selezionato come prima missione per il team 23 ed ora stava al team trattare con quell'uomo e cercare di risolvere il mistero di Dovahkiin.


    OT - Ok, come detto in OT caramel è fuori e stiamo in attesa ancora di conferma per racoon. Per questo giro è pngzzato in maniera lieve. Ogni interazione ancora presente è a sua discrezione, se anche questo giro salta e/o mi conferma che non può continueremo in due. Siate liberi di interagire come volete lungo la giornata e con il cliente, ma ricordatevi che trattare male un cliente è mooolto male per la vostra salute e per la sopravvivenza dei vostri pg (più che altro perchè se siete senza clienti siete senza soldi, se siete senza soldi crepate di fame). A voi fare le domande potenzialmente utili per il vostro obbiettivo, quindi chiedete tutto quello che vorreste sapere/ritenete utile sapere per trovare un tizio/tizia denominato/a Dovahkiin - /OT
     
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  11. Asgharel
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    Corso chiuso per abbandono. Nessun utente può ricevere stemmi da questa giocata.
     
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