The Dream's Illness[Free GdR]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Ritorno a Kiri


    Ben presto fummo alla vista di Kiri. Allora, senza perdere tempo mi rivolsi a SOjobo che era rimasto con me. Mi ripresi rapidamente durante le ore di viaggio verso la costa e sostanzialmente ero più scosso che ferito. Takuma del resto sembrava essere intero, ma il viaggio nel bijuu l'aveva segnato in un modo che non riuscivo a comprendere. C'erano due persone a Kiri che avrebbero potuto aiutarlo e le avrei disturbate entrambe ma per motivi diversi. Il primario avrebbe guarito Takuma, il Mizukage avrebbe saputo della sua esistenza.



    Evocai un Tengu di piccole dimensioni, Qan, che svolzzando con la sua voce gracchiante iniziò a girare per aria, attorno alla nave. Sojobo lo fissava, quasi con affetto: era il più piccolo dei suoi figli il giovanissimo Qan.
    Sojobo, a ta il compito di rintracciare Etsuko Akuma. Dovrebbe essere alle mura o in ospedale, digli che c'è bisogno del suo aiuto medico per un caso probabilmente urgente, digli che ci vediamo in ospedale.
    E se non dovesse essere lì?
    Qualche medico o infermiere ci sarà, sanno che è un mio ordine se ci vai tu. Se necessario trascinali, ma non credo che dovrai arrivare a tanto
    Sojobo annuì e spiccò un salto seguito da un possente battito d'ali. Veloce come il vento si diresse a Kiri, distanziando la barca assai velocemente.



    Qan atterrò dinanzi a me ed io mi inginocchiai alla sua altezza. Il suo compito non era altrettanto urgente, ma il Mizukage doveva conoscere la nuova identità del nuovo Jinchuuriki del Sanbi.
    Tu invece va al palazzo del Mizukage, lo sanno che sei una mia evocazione Qan quindi dubito avrai problemi a parlare con lui. Digli che in ospedale troverà il nuovo Sanbi, Takuma Marumasa. Digli anche che se vuole parlarmi di cos'è accaduto, di convocarmi per quando gli è più comodo.
    Ricevuto! e senza troppi complimenti, con andatura svolazzante tipica di un corvo, il piccolo Tengu si diresse verso Kiri, accingendosi ad andare a trovare il Kage.



    Nel frattempo la barca, lentamente arrancava verso Kiri. Giunti al porto l'enorme mole di Raishuu creò qualche allarmismo ma calmai il Tengu prima che all'allarmismo potesse rispondere con le fiamme. Dunque gli ordinai di portare me e Takuma in volo a Kiri. Il grosso Tengu non ebbe problemi a sollevare due pesi leggeri come me e il Marumasa e a trasportarci in volo a Kiri. Passai le mura senza far storie, a Kiri c'era un solo uomo che evocava Tengu e quell'uomo le governava quelle mura. Anzi, ricevetti qualche saluto che non percepii o che ignorai semplicemente, non seppi dirlo. Il mio pensiero andava su Takuma, al Sanbi e sul fatto che l'atturale Jinchuuriki era lì, semisvenuto, pronto a farsi squartare se non avesse resistito.



    Ero certo che non stava lottando realmente con il sanbi in quel momento. Ma se fosse divenuto troppo debole allora la bestia si sarebbe liberata e quella volta, dentro Kiri. Distolsi la mia mente da quei pensieri improbabili mentre Raishuu atterrava. Posò piano Takuma sulla strada ed io saltai da lui, pareggiando l'evocazione.



    Lì avrei trovato Etsuko.



    Avrei semplicemente rivolto un cenno all'Akuma e avrei dato una mano a sollevare il nuovo paziente se fosse stato necessario, ma poi avrei parlato direttamente con lui. Doveva sapere cos'era successo se voleva curarlo al meglio. Così mentre entravamo in ospedale preceduti dalla barella che trasportava Takuma raccontai brevemente cos'era successo.
    Siamo stati attaccati dal Sanbi dissi con voce un po' scombussolata. Il ricordo era tremendo.
    Lui è stato... divorato dal Sanbi. Credevo fosse morto e invece in qualche modo ora il Sanbi è dentro di lui lanciai una lunga ed eloquente occhiata all'Akuma Lui è il nuovo Jinchuuriki del Sanbi, Etsuko, quindi sta attento. Non si è più ripreso da quando il demone è sparito dentro di lui, non ho idea di cosa gli sia successo. Ha il battito debole e respira a malapena, non riprende conoscenza in nessun modo. Sei tu il dottore, io non so davvero che pesci prendere e nonostante le mie conoscenze sul mondo dei Jinchuuriki scossi il capo, impotente Non riesco a spiegarmi nulla di questa storia, spero che tu ci riesca



    Ed ero decisamente sconsolato, a quel punto.



    Sojobo mi si affiancò poco dopo e io rimasi fuori dall'ambiente dove i medici avrebbero agito. Sarei stato solo d'intralcio.
    Non ha una famiglia che dovrebbe sapere che è qui? mi chiese il Re ed io mi strinsi nelle spalle.
    Non ne ho idea, credo che avviseranno dall'ospedale dissi al Tengu che in tutta risposta annuii. Rimasi lì per qualche minuto ancora, aspettando che Etsuko mi dicesse qualcosa, se andare, rimanere, aspettare o se volesse sapere altro.



    Sperando che il Sanbi non avesse fatto una nuova vittima.




     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Quando rimpiangi una noiosa giornata

    Quando dici che le giornate prendono svolte che non ti aspetteresti…
    Eh si, proprio così, delle volte il volo degli uccelli rimanda la mente tra le distese azzurre del cielo,
    quel giorno tutto cominciò con il veder volare un oggetto non identificato giù per la finestra sino ad atterrare nell’atrio dell’ospedale. Che fosse un allucinazione?
    Beh, gli scherzi che la mia mente giocava dopo l’incontro con fujiko, erano si preoccupanti, ma non sino a quel punto.
    Mi spinsi alla finestra e lo notai, un Tengu, le dannate creature di Itai, cosa diavolo era successo ora?
    Percorsi con balzi che avrebbero fatto invidia ad un atleta di salto in lungo, la scalinata che portava al ricevimento, non volevo che quell’essere spaventasse i pazienti dell’ospedale.
    Con fare sgraziato e per niente cordiale mi avvicinai alla creatura che ora si trovava al banco del ricevimento, non gli diedi modo di parlare…

    Eh no… eh… se Itai pensa ancora di affibbiarmi un ulteriore turno di guardia alle mura, beh, si sbaglia di grosso, dovrà egli stesso venire a supplicarmi e questa volta farà i conti con me, quant’è vero che sono un Akuma …

    Lo sguardo perplesso dell’evocazione e dell’addetto del ricevimento mi suggerirono che il motivo di quella visita fosse tutt’altro.
    E le parole di quello subito dopo, lo confermarono.

    Etsuko sama, mi dispiace disturbare, no, non son qui per i turni di guardia alle mura, ma abbiamo un caso urgente da proporle ed urge la sua presenza, Itai arriverà presto qui e non è solo…

    ° Capisco °

    Seppur le gote tradissero un accenno paonazzo, lo sguardo era serio…

    ° cosa mai era potuto accadere? °
    L’avrei scoperto a breve…
    Preparate una barella, e mobilitate lo staff medico, abbiamo bisogno immediatamente di una sala operatoria, dite a Tobi che si occupi lui stesso dell’allestimento.

    Guardai nuovamente l’evocazione e notando che non espose alcuna riserba in merito, capì che le precauzioni adottate erano più che soddisfacenti.
    Mi lascia scortare fuori.

    […]

    Fu parecchio il tempo necessario, dovetti attendere a lungo e l’invidiabile loquacità di quel tengu, per utilizzare un ironico eufemismo, non mi fu affatto utile ad ingannare il tempo.
    Ma quando mi accorsi che l’ombra che ora aleggiava sopra e attorno a me non era causata da una eclissi, fu già tardi e l’enorme drago atterrò proprio davanti a me sollevando una grossa nuvola di polvere. Fui costretto a coprirmi gli occhi e quando finalmente l’atterraggio fu ultimato mi resi conto dell’effetto che aveva avuto sul mio camice, fortunatamente l’avevo indossato, ma soprattutto sui miei capelli…
    L’esclamazione successiva fu d’obbligo.

    Fottutissimi animali.

    Forse al tengu al mio fianco non sfuggì quella esclamazione data l’occhiataccia che mi rivolse poco dopo…
    Ma l’estensione del mio concetto precedente poteva farlo anche suo se avesse voluto muovere obbiezione.
    Mi avvicinai al corpo che ora giaceva al suolo…
    Guardai Itai e mi capì al volo…
    Mi espose immediatamente quello che era successo, poche ma proverbiali parole…

    Cosa?

    La mie espressione facciale non era affatto controllata e persino Itai forse non mi aveva mai visto così espressivo sino a quel momento.

    Dal Sanbi? Sapevo che il demone era irreperibile …

    Ciò che mi sconvolse ancora di più furono le parole successive.
    Abbassai lo sguardo, osservai il ragazzo, non era ridotto bene …
    Se il sistema immunitario e i parametri fisici avrebbero superato la soglia limite, il biju, si sarebbe liberato, questo avrebbe significato 2 cose, l’una dall’effetto catastrofico per il giovane, ovvero la sua morte, l’altra per il villaggio, una forza portante libera proprio al centro di Kiri?
    Altro che attentato…

    Veloci, da questa parte, non c’è tempo da perdere…

    Feci cenno allo staff medico che attendeva. Posizionarono la barella e con il mio aiuto e quello di Itai, il ragazzo che non aveva un nome per me ma solo un volto, quello del Sanbi, fu accompagnato in sala operatoria.

    [Ora X]

    Lasciai Itai alle mie spalle e la porta dell’anticamera operatoria, si chiuse dietro di me…
    Monitoriamo attentamente tutti i parametri vitali, voglio una anamnesi completa sullo stato di salute del paziente, voglio un esame a contrasto sul sistema circolatorio del ragazzo, se è vero che il biju è dentro di lui, vediamo cosa diavolo gli ha combinato…


    [2 Ore Dopo…]

    Etsuko, dovremmo provare a Svegliarlo, non crede sia meglio?

    Tobi mi fissava dritto negli occhi. Sapevo quello che dovevo fare, ma stavo cercando di prendere tutte le precauzioni in merito.
    Avevo tra le mani i risultati dei test a contrasto sul sistema circolatorio del giovane, il normale flusso circolatorio era stato alterato, discrepanze ondulatorie si notavano in tutto il sistema, la normale dinamica dei fluidi era stata completamente sovvertita, era spaventoso. Seppur da una parte sapevo che in quelle condizioni sarebbe stato rischioso per chiunque utilizzare il chakra per tentare di confinare la forza del demone, dall’altra, tenere ancora il ragazzo in coma farmacologico avrebbe significato, lasciar piede libero al Sanbi, che si sarebbe potuto ribellare da un momento all’altro.
    La scelta fu obbligata.

    Proviamo a svegliare il ragazzo…

    [2 ore e 30 minuti dopo]

    Buongiorno…

    Accompagnai così il risveglio del ragazzo, pareva assente a tratti, forse non capiva dove si trovava e quello non era il paradiso, benchè il bianco asettico di quella stanza sterile, potesse lasciarlo presagire e io, nonostante la bellezza sconvolgente, non ero un angelo.

    Tranquillo, sei a Kiri al sicuro, Itai ti ha condotto in ospedale, io sono Etsuko, il primario e seguo personalmente il tuo caso, forse sarai già a conoscenza di questo, ma un orribile creatura è assopita dentro di te, sarò franco, la cosa mi preoccupa e non poco. Nelle situazioni in cui versa il tuo sistema circolatorio non so quale soglia di sopportazione tu riesca a contenere prima che il Sanbi prenda il sopravvento.
    Non so quanto tu capisca di queste mie parole in quanto sedato, probabilmente il 10%, ma attualmente il tuo grado recettivo proprio non mi interessa…
    Adesso interverremo stimolando il tuo sistema nervoso andando a valutare la soglia limite e per farlo abbiamo bisogno di somministrarti adrenalina, cerca di controllarti il più possibile.
    Inizieremo dalla soglia base, vai Tobi…
    5 cc di Adrenalina…
    Intanto prepara la prossima, 10 cc…


    Ma presto avvenne l’impensabile, mai nella mia carriera medica mi sarei atteso qualcosa di simile, ne avrei potuto immaginare che la soglia di sopportazione risultasse così bassa.
    Il corpo del giovane si avvolse completamente di un aurea demoniaca, mandando in frantumi i vetri compresi in un metro di distanza del paziente.
    Ma non era il momento di sorprendersi, solo di agire, per il bene di Kiri…
    Tobi 20 cc di morfina… subito…
    La cannula attaccata all’ago a farfalla infilzo nel braccio del giovane, lascò scorrere il farmaco. L’aura continuava a farsi più intensa e il tremore nella stanza aumentavano, quella enorme massa di chakra liberata mandava in tilt i macchinari e i diversi sistemi d’allarme si attivarono.
    ° Porc… Troia…°
    Ora o mai più.
    Lasciai che un basso di chakra fluisse nelle mie mani…
    Avrei provato a ristabilire il normale flusso circolatorio del ragazzo, immettendo una consistente quantità del mio chakra più vicino possibile al fulcro mediale.
    Poggiai le mie mani sul torace e come un defibrillatore liberai…
    Appena in tempo, un secondo dopo fui scaraventato indietro da una spaventosa quantità di chakra, liberata per legge fisica “ad una pressione o forza somministrata, ne corrisponde una liberata, uguale e contraria”
    L’effetto fortunatamente fu quello sperato, il flusso si riattivò e l’aura demoniaca, prima si affievolì per poi scomparire definitivamente.
    Solo ora mi ero accorto di come le mie mani fossero ridotte. Ustioni di 2° laceravano la pelle, ma il peggio era stato evitato.

    [4 ore dopo…]

    La porta che solo 4 ore prima si era chiusa alle mie spalle si riaprì e lì trovai lo stesso volto che avevo lasciato qualche tempo prima.
    Il mio viso era segnato dall’ira, reggevo la cartella del paziente, finalmente quel tale aveva un nome e non solo… fu quel non solo che mi spinse a rivolgermi in quel tono con il jonin …

    Takuma eh… ?
    Ma come diavolo ti è passato per la mente di portare un ninja di tale esperienza in una missione con un rischio simile?
    Adesso per questo tuo colpo di testa, tutto il villaggio è in pericolo…

    Il mio sguardo da professore incazzato fissava il Nara.
    Ho 2 notizie… una buona e una cattiva.
    La buona è che il ragazzo fisicamente sta bene, la cattiva invece è che il sistema circolatorio è completamente in tilt… il che di per se non sarebbe grave se il ragazzo non contenesse dentro di se una creatura famelica pronta a distruggere il villaggio.
    La cosa peggiore?
    Guarda le mie mani…

    Completamente ricoperte di bende, guardare le ferite al di sotto era praticamente impossibile.
    Dai nostri test risulta che il ragazzo non è assolutamente in grado di gestire emozioni… e con emozioni non intendo l’ira, come nel caso comune di tutti contenitori di biju, ma nel vero senso della parola. Qualunque emozione un po’ più intensa provoca l’attivazione dello stato demoniaco…
    E tu sai bene cosa significa vero?
    Bene… adesso io son qui, da te… per capire come agire.
    Ci sono farmaci che inibirebbero completamente il sistema circolatorio, ma in quel caso Sanbi avrebbe carta bianca. L’unica soluzione? Io credo sia un sigillo, che consenta il confinamento del demone, un confinamento forzato… non vedo altra soluzione, dimmi tu Itai…
    Sei tu l’esperto.

     
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    Sconcertanti verita'


    Rimasi dietro la porta ad aspettare che Etsuko facesse qualcosa per qualche minuto poi, impaziente, iniziai a camminare. Sentivo l'adrenalina scorremi a fiumi nelle vene, i sensi pronti a captare ogni minimo pericolo: se fosse stato necessario avrei dovuto affrontare di nuovo il Sanbi e per quanto non mi piacesse se necessario sarebbe stata la cosa che andava fatta. Sojobo del resto restò a guardarmi per qualche minuto poi si voltò, incamminandosi senza dir nulla verso l'uscita dell'ospedale, attirandosi la sguardo di parecchie persone.
    Dove vai?
    A chiamare Ayame rispose il re senza troppi giri di parole. Sorrisi appena, evidentemente aveva capito che in quel momento rivederla era la cosa che più volevo al mondo. Ma non volevo metterla in ansia e sopratutto non volevo che fosse proprio al centro di un eventuale pericolo.



    Come se ci potessero essere zone sicure, poi.



    Mi sedetti sulla prima sedia libera che trovai, passandomi una mano tra i capelli. Attesi circa mezz'ora prima che i passi veloci di una persoa si dirigessero verso di me. Ayame mi buttò le braccia al collo ed io l'abbraccia, sollevvandola. Dinanzi alla bestia la mia più grande paura era non rivedere più lei e le bambine. Eppure eravamo lì e nutrivo grosse speranze in Etsuko.
    Sojobo mi ha raccontato, brutto idiota disse a bassa voce, prima di darmi un lungo bacio sulle labbra al quale risposi con trasporto. Avevo temuto di perderla poche ore prima, non volevo che accadesse di nuovo.
    Bé, io andrei disse Sojobo con voce pacata, sparendo subito dopo.
    Scusami Ayame dissi piano Non avrei dovuto imbarcarmi in questa follia strinsi le mie dita attorno al tessuto del suo cappotto E le bambine?
    Sono a casa, ho chiamato Hana Hana era la baby sitter che ogni tanto si occupava delle due pesti quando io e Ayame eravamo entrambi impegnati. Una brava ragazza della quale avevamo fiducia Come ti senti? mi disse Ayame sfiorandomi i capelli.
    Bene, io bene ma quel povero ragazzo... diavolo amore, è stato mangiato dal Sanbi



    Ayame non disse nulla. Sorrise mestamente e si sedette sulla sedia di fianco alla mia. Io mi sedetti affianco a lei, stringendole le mani delicatamente. Quanto tempo avrebbe resistito Hana con quelle due pesti? Speravo il più a lungo possibile, ma nel peggiore dei casi avrei mandato una copia ad occuparmi di Jukyu e Nana: non volevo andare via e non volevo che Ayame mi lasciasse solo più a lungo del necessario.



    Per fortuna che non fu così. Rimanemmo lì in attesa, parlando e le raccontai nei minimi dettagli cos'era accaduto nell'oceano. Lei mi schiaffeggiò debolmente e tirò un pugno delicato sulla pancia, quasi a volersela prendere con Kaku.
    Brutto idiota se metti un'altra volta Itai in pericolo in questo modo... mi sussurrò all'orecchio, con l'intento di dirigere verso Kaku quelle parole. Risi appena e le diedi un bacio sulla fronte.



    Dopo un numero imprecisato di ore Etsuko uscì di gran carriera. Sembrava scosso e aveva le mani fasciate. Ayame lasciò le mie mani e si alzò quasi prima di me. Mi diressi verso il primario di Kiri che non appena iniziammo a parlare quasi si meritò un cazzotto. In compenso, alzai una mano a "come ti è venuto in mente..." per bloccare sul nascere eventuali rimostranze sulla presenza di Takuma lì.
    Lui è l'unico ninja di Kiri che sa usare una barca e di mercanti che volessero fare quella rotta non ce n'erano. Le mie evocazioni volanti mi servivano per combattere, non volevo rischiare di farle stancare e lui doveva rimanere distante dalla battaglia sospirai appena possandomi le mani sul volto al ricordo Il Sanbi era concentrato su di me quando lo scontro tra i nostri jutsu ha creato una fittissima nebbia. Allora si è voltato, forse confuso e ha attaccato la prima cosa che c'era ancora viva. Takuma era distante, lui non doveva venire a conttato con il Sanbi invece era andato tutto a rotoli nel momento in cui l'enorme demone si era voltato, inghiottendolo.



    Adesso il Sanbi era dentro Takuma per un motivo inspiegabile e lui sembrava soffrirne particolarmente. Le parole che però Etsuko pronunciò dopo mi scossero nel profondo. Ayame parve notarlo nell'aria e strinse un mio braccio con la sua mano, ma l'altra andò a coprire la bocca in un gesto di sorpresa e estrema tristezza. Ma conoscevo già la risposta.
    Vieni Etsuko dissi al primario, conducendolo - seguiti da Ayame - nella stanza di Takuma. Chiusi la porta e lì scoprii il paziente, alzando la sua maglia quando bastava per mostrare il ventre perfettamente... pulito. Allora usai una minima quantità di chakra per mostrare il sigillo che in quel momento teneva già confinato il demone. Tendevano a sbadirsi, ma ricomparivano se si utilizzava chakra. Allora alzai la mia di maglia, mostrando lo stesso identico sigillo su di me. Un sigillo indetico al mio voleva dire un sigillo perfettamente funzionale.
    Lui il sigillo ce l'ha già, Etsuko. Credo anche di sapere come sia successo ma non ha importanza mi passai una mano tra i capelli Dopo la fusione con un Jinchuuriki si è sempre abbastanza insabili nei primi tempi. Questa è avvenuta in maniera particolarmente traumatica, forse richiede semplicemente un periodo di calma più lungo. Mi dispiace per le tue mani, non credevo che la situazione fosse così pericolosa... ma non rifare più cose del genere finché lui è in cura. Ogni giorno, io e tu, proveremo a vedere se migliora. Lo bloccherò io, così nessuno si farà del male, forse un po' di riposo basterà a farlo rimettere. Il sigillo è completo, non c'è modo di tornare indietro. speravo di avere ragione. Persino io ero stato facile all'ira in quei primi momento con Kaku, ma poi, grazie all'esperienza e al tempo, quell'impulso si era calmato. Per Takuma non c'era modo di fare esperienza, ma c'era modo di riposare e di riposare molto.



    Un'infermiera entrò nella stanza dopo aver bussato e aggrottò le sopracciglia nel vedere i due visitatori nella stanza. Ignorò la cosa e si rivolse ad Etsuko.
    Etsuko-sama ci sono i genitori del ragazzo... ci mancò poco che a quelle parole un'imprecazione scivolasse dalle mie labbra. Avrei preferito qualsiasi cosa piuttosto che dover spiegare loro che nella sua prima missione ufficiale Takuma era quasi morto e in quel momento era una bomba ad orologeria pronta a esplodere. I genitori erano le persone più adatte a emozionare Takuma: non andava affatto bene.





     
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  4. Akashi
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    Lacrime di Coccodrillo



    Ikkaku Muramasa cadde a terra sconvolto. Persino per un uomo fermo come lui in quel frangente fu difficile non perdere il controllo: si fece pallido in volto, prese a sudar freddo ed annaspando provò a rimettersi in piedi, ma nel farlo fece inavvertitamente cadere per terra un grosso vaso di porcellana, mandandolo in mille pezzi. Quasi come se nulla fosse successo, prese a camminare respirando affannosamente verso la scala che portava al piano superiore, quello riservato alle camere da letto: sua moglie non sapeva ancora nulla, ed andava avvisata. Ma come dire una cosa del genere alla propria consorte? Come spiegare cosa fosse accaduto, e soprattutto come fare a spiegare che in buona parte il responsabile di tutto era lui? Si fermò a qualche passo dalla scala, voltandosi ed allontanandosi dalla stessa.


    Fermandosi a guardare fuori dalla finestra si rese conto solo in quel frangente che non avrebbe dovuto mandare Takuma per mare al seguito di quel Jonin: Takuma poteva anche essere un buon navigatore visto tutto il tempo che sottraeva agli allenamenti per far pratica con la barca, ma se il Villaggio aveva mandato un Jonin, c'era da aspettarsi qualche rischio dalla missione. Era stato uno stupido errore, ed ora lui se ne sentiva il responsabile.


    Per un attimo Ikkaku pensò che non era il caso di allarmare anche sua moglie: pensò che avrebbe potuto tranquillamente andare lui in ospedale, senza dirle nulla, tornando a casa solo con qualche notizia in più, positivo o negativo che fosse. Pensò che era una buona trovata, e l'avrebbe anche messa in atto, ma qualcosa andò storta: una mano toccò la sua spalla, facendolo sussultare.


    Sua moglie l'aveva raggiunto, probabilmente allarmata dal rumore del vaso infranto. Lui, madido di sudore la guardò col terrore negli occhi. Non poteva più andare solo in ospedale. Non poteva più tenerle nascosto lo stato di Takuma: le raccontò tutto, confessando di essere stato lui a spingere loro figlio verso quella missione.


    Hinata Madarame era una donna forte, altrettanto ferma quanto il marito, ma a differenza sua molto più emotiva. Tuttavia in quel frangente mantenne la calma, e rassicurando il marito dicendogli che non poteva ritenersi il responsabile di quanto era accaduto corse ad infilarsi le scarpe per uscire. Dovevano raggiungere Takuma al più presto.

     
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    Una nuova vita



    Non seppi quanto tempo rimasi ad attendere lì, in attesa che Etsuko completasse qualche esame. Una mia copia andò a casa e seppi che le bambine stavano bene, dormivano e che Hana si stava prendendo cura di loro. Così Ayame rimase con me, rassicurandomi sul fatto che tutto ciò che era successo non avrei potuto prevederlo. Era un mantra che ripetesa da quasi un'ora ormai, ma sapevo bene che non era proprio così. Avevo trascinato un Genin in una missione da Jonin, seppure con tutte le cautele del caso. Era fortunato ad avere dinanzi la vita di un Jinchuuriki: l'alternativa sarebbe stata la morte.



    Ad un tratto avvertii un rumore di passi affrettato. C'erano due persone, un uomo e una donna, che si dirigevano di gran carriera verso la stanza di Takuma (e quindi verso di me). Notai qualche vaga somiglianza con il ragazzo e dedussi che dovevano essere i suoi genitori. M'ignorarono, perché non ero un medico e fecero per entrar enella stanza da Takuma, ma bloccai loro l'ingresso posando una mano sulla porta quando già Ikkaku aveva la mano sulla maniglia. L'uomo mi fissò stranito e sorpreso e si rivolse a me più confuso che arrabbiato.
    Prego?
    Non è il momento di entrare da Takuma guardai il volto della madre Prima devo parlarvi
    Mi perdoni ma... mi guardò Chi cazzo sei tu?



    Quella del resto era un reazione comprensibile. Lui non mi conosceva direttamente del resto. Ayame strinse una mano attorno al mio braccio, per bloccare qualsiasi mio tentativo di reazione che non sarebbe comunque arrivato. Comprendevo benisso lo stato d'animo dei genitori di Takuma, del resto, avevo due figlie anche io.
    Sono Itai Nara, il ninja che è andato in missione con Takuma e attualmente, l'unico che può dirvi chiaramente come sono andate le cose e sopratutto dirvi qualcosa di essenziale per la sicurezza di Takuma ma sopratutto la vostra
    La... la nostra? Non capisco
    Allontaniamoci di qui. Lei è Ayame, mia moglie Ayame chinò il capo in segno di saluto ma restò in silenzio. I due mi seguirono lungo il corridoio e mentre camminavamo iniziai a parlare di quanto era accaduto.



    Raccontai della missione, del viaggio, della giara e dell'incontro con il Sanbi. Ikkaku a quel punto avrebbe voluto strozzarmi e gli occhi della madre di Takuma erano pieni di lacrime. Ignorai quelle reazioni quasi fisiologiche e mi apprestai a raccontare la parte più dura.
    Takuma è stato mangiato dal Sanbi dissi senza preamboli E poi, non so come, è riuscito a sigillarlo dentro di se. Vostro figlio... sentii la mano di Ayame scivolare nella mia, infondendomi il coraggio di dare quella notizia Vostro figlio è il Jinchuuriki del Sanbi.



    Quelle parole aleggiarono tra noi in un silenzio assordante. I rumori dell'ospedale, il vociare dei medici e dei pazienti, il suono degli strumenti, qualsiasi minimo suono o rumore divenne incosistente. Non era facile da accettare una cosa del genere. Fu così che Hinata scoppiò in un pianto sommosso ma carico di dolore e Ikkaku picchiò un pugno contro il muro.
    Com'è... com'è potuto succedere! Non sarebbe mai dovuto essere lì il tono di voce dell'uomo si era inevitabilmente alzato. Era furioso, ma con se stesso.
    E' successo. E questa furia non servirà a nulla io ero un Jinchuuriki. Ero felice. Avevo una famiglia ed ero riuscito a sopravvivere a tutto. E di speciale avevo fin troppo poco per essere considerato avvantaggiato nel tentativo di controllare i poteri del Bijuu. Sapevi a priori che Takuma aveva la possibilità di avere una vita normale, ma nell'immaginario comune per Takuma i giorni felici erano finiti. Il dolore dei genitori non serviva a nulla.
    Che ne sai... mi sibilò contro Ikkaku Cosa ne puoi sapere... possibile che non sapesse chi ero? Lanciai uno sguardo alla moglie dell'uomo poi mi voltai verso Ayame. Lei sapeva cosa dirle.
    Ayame dissi con voce sommessa Va con Hinata-san, io devo parlare con Ikkaku-san



    Ayame mi lanciò una lunga occhiata poi annuì, allontanandosi insieme alla donna che non oppose resistenza a quell'allontanamento dal marito. Ayame le avrebbe mostrato che i Jinchuuriki potevano essere figli, ragazzi, uomini, mariti padri e qualsiasi altra cosa avessero desiderato essere. Ma io dovevo parlare con Ikkaku, scrollargli di dosso quell'innaturale senso di colpa.
    Tuo figlio durante il viaggio mi a parlato di te eliminai qualsiasi forma di convenienza E di come fosse oppresso dalle tue aspettative
    Come...
    Ti prego, risparmia i paroloni, con me non attaccano. So ben più di quanto tu possa anche solo lontanamente immaginare Ikkaku e stammi a sentire feci una piccola pausa Tu hai spinto Takuma a diventare un ninja lui l'è diventato. Si è ninja e quindi la morte è dietro l'angolo, sempre, ogni giorno, ogni ora di questa nostra vita. E' la sua vita e non devi biasimarti perché l'ha rischiata in una missione che avrebbe potuto rifiutare perché sì, Ikkaku, ha avuto occasione di rifiutarla non gli diedi tempo di replicare E tu mi chiedevi che cosa ne sapessi? Se sforzi la memoria ricorderai chi è l'altro Jinchuuriki di Kiri e la memoria gli tornò. Sbiancò per tutte quelle parole che gli avevo detto e si sedette su una sedia lì vicino, con le mani tra i capelli. Mi sedetti sulla sedia di fianco alla sua, posando una mano sulla sua spalla, parlando con fare più rassicurante.
    Sii orgoglioso di Takuma, è un ragazzo coraggioso e da ora in poi è anche uno dei ninja più preziosi di Kiri, ma all'inizio sarà dura, e non ha bisgno di un padre che si sentirà in colpoa ogni volta che lo vedrà. Io, del resto, non ho intenzione di abbandonarlo al suo destino. Senza falsa modestia so di essere attualmente il Jinchuuriki più esperto del continente, a meno che negli ultimi anni non sia resuscitato qualche morto, quindi aiuterò Takuma con il Sanbi. Quindi, stia tranquillo



    Un sorriso e un ringraziamento silenzioso. Forse aveva capito.





    Ayame si diresse dalla parte opposta rispetto alla mia. Hinata si pulì gli occhi con un fazzoletto e crollò su una sedia. Ayame si sedette di fianco a lei e le prese le mani nelle sue.
    Perdonami, non dovrei reagire così sospirai Questo è il lavoro di Takuma i rischi ci sono sempre... dovrei essere più forte, con tre figli ninja
    Invece credo che sia normale stare così disse Ayame con tono rassicurante Ma Takuma sta bene Hinata. E' un Jinchuuriki ma sta bene. Sopravvivrà a tutto questo... ha solo subito un trauma di una certa entità ma Itai è sicuro che si rimetterà presto altre lacrime riempirono gli occhi della donna Non sarà mai più come prima... mai più
    Senza dubbio Hinata, non sarà mai più come prima
    La sua vita... è rovinata... Ayame scosse il capo con decisione, quasi con rabbia a quelle parole. Lei era una madre e poteva capire cosa spingesse Hinata a piangere così disperatamente in quel momento: l'incondizionato amore materno, che creava quella simbiosi dolorosa tra madre e figlio per cui il dolore di uno era anche il dolore dell'altra.
    No, non lo è... La sua vita è cambiata, ma cambiata è diverso da rovinata
    Com'è possibile... un bijuu...



    Le storie che giaravano sui bijuu del resto erano poco rassicuranti. Ma Ayame aveva una ragione in più rispetto a tutti gli altri per essere sicura delle sue parole.
    Lui vivrà e vivrà una vita normale, lui farà tutto quello che vuole fare e non sarà il bijuu a impedirglielo rispose decisa Ayame con una tale convinzione che Hinata la guardò con rinata speranza.
    Come... come fai ad esserne così sicura?



    Ayame allora cercò nella sua piccola borsa una foto. Ritraeva due bambine di poco più di un anno, identiche in ogni particolare se non nei vestiti. Hinata le prese e un sorriso nacque sulle sue labbra umide di lacrime.
    Sono bellissime...
    Sono le mie bambine, e sono le bambine di Itai. E sono la prova vivente che Takuma può farcela sorrise appena Perché anche Itai è un Jinchuuriki e fidati di quello che dico, se Takuma decide di farcela, ce la farà.



    Ayame sapeva bene che il destino di un Jinchuuriki era solo nelle sue mani.






    Da quella discussione passò una settimana.



    Dopo una settimana, Takuma riaprì gli occhi. E accanto a lui c'era tutta la sua famiglia.






    Edited by -Max - 26/4/2012, 00:25
     
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  6. Akashi
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    Scommesse Mortali



    Tutto aveva avuto fine con una scommessa vinta. Si, una scommessa tra me ed il fato che io avevo vinto.


    Il rapporto tra me ed il Sanbi, non era iniziato nel migliore dei modi: lui mi aveva letteralmente mangiato, ed io pur di uscirmene dal suo stomaco avevo deciso…beh di mangiare lui, se pur in senso figurato. Ero diventato una giara ambulante, contenevo in me un demone che l'immagine sbiadita di un un ex-Jinchuuriki aveva sigillato nel mio stomaco e lui, ovviamente non contento di ciò, mi aveva sfidato.


    Mi aveva chiesto di fornirgli un valido motivo per non dilaniarmi: se avessi risposto in maniera soddisfacente se ne sarebbe rimasto fermo a guardare per un po' di tempo mentre io lo portavo a spasso per farlo divertire. Fu così che quindi avevo deciso di sfidarlo nell'orgoglio, quasi mettendomi al suo livello dicendogli chiaramente che pensavo che in ogni caso mi avrebbe lasciato vivere poiché c'era più vantaggio da trarre da un umano vivo, che da un umano morto.


    E quindi, come dicevo, la scommessa l'avevo vinta io: al demone la mia arroganza piaceva molto, e così mi lasciò in vita.


    Non lo sapevo, e non avevo modo di saperlo, ma il mio risveglio avvenne dopo molto tempo.


    Pian piano presi ad aprire gli occhi, ma non appena il primo raggio di luce filtrò attraverso le palpebre ebbi il gesto istintivo di portare la mano sinistra a copertura degli occhi: quanto tempo senza luce ero stato? Come mai i miei occhi erano così sensibili alla luce?


    Nel farlo, tuttavia, avvertii che qualcosa impediva il pieno movimento del mio braccio: le cannule delle flebo erano molto fastidiose. Pian piano la mia vista andava progressivamente abituandosi alla luce esterna e mentre questo accadeva i contorni sfocati di due individui andavano via via diventato sempre più nitidi: erano i miei genitori, e come ebbi modo di constatare io mi trovai in un letto d'ospedale. Che diamine mi era successo? Ricordavo chiaramente che l'ultima cose che avevo visto era il cancello dietro il quale si celava il demone.


    Col tono di voce tipico di chi si sente disorientato e smarrito, dissi ai miei genitori: Mamma, pap..Padre, che ci fate qui? Che ci faccio io qui? Un attimo di pausa, prima che potesse venirmi in mente di dar loro la "lieta" notizia: sollevando la maglietta dissi sorridendo Sono diventato un Jinchuuriki! Sono uno dei Nove, finalmente potrete essere fieri di me!

     
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    Riunione di Famiglia



    A dire il vero accanto a Takuma in quel momento c'era ben più di sua madre e suo padre. Suo fratello minore e sua sorella erano in fondo alla stanza, fissandolo con sguardo enigmatico. Se i genitori avevano ricevuto rassicurazioni Ami e Hanzo non ancora e sembravano temere, almeno con lo sguardo, ciò che il loro fino a qualche tempo prima innocuo fratello era diventato. Ma rimaneva pur sempre loro fratello.



    Così, mentre Takuma si svegliava e con una frase sembrava inorgogliorsi di ciò che gli era accaduto (cosa strana, visto che i più lo considerano una sciagura) gli occhi di sua madre si inondarono di lacrime e suo padre, per una volta, si sciolse. così Hinata Marumasa si gettò sul figlio stringendolo in un abbraccio stritacostole) mentre suo padre si sedette sul letto, affianco al figlio, stringendo una sua spalla con la mano con decisione. Possibile che non si rendesse conto del pericolo che aveva passato?



    La madre si separò dal figlio non prima di avergli lasciato un umido (di lacrime) ma lungo e affettuoso bacio sulla guancia, quindi si ridiede un minimo di contegno. Probabilmente Takuma non aveva nemmeno idea di quanto era stato addormentato.
    Una settimana, sei rimasto qui per una settimana disse Ikkaku Sei sveglio e sembri stare bene per fortuna. Non hai idea di quanto abbiamo temuto per te, figliolo, ma sei vivo, e siamo così fieri di te
    Già, da quanto ne so, hai rischiato davvero molto e le dita della madre cercarono la mano del figlio E diventare Jinchuuriki è la cosa migliore che potesse capitarti
    Sempre se non sbrocchi



    A pronunciare quell'augurio così sentito era stata Ami, che si era avvicinata nel frattempo al letto del fratello minore, scompigliandole i capelli.
    Hai avuto fortuna, piccolo idiota sai? Non tutti possono racocntare di essere stati mangiati da un Bijuu
    Anche Hanzo, forse incoraggiato dall'atteggiamento della sorella, si avvicinò.
    Già, e che hai sentito? Voglio dire? Dentro sono fatti come noi i Bijuu?
    Che razza di domande disgustose...
    Voglio solo sapere!



    Una risata di Hinata accompagnò quel risveglio di Takuma, che in un giorno aveva rischiato più di sua sorella e suo fratello, ninja da più tempo di loro in tutta la loro carriera ninja. Eppure vi era un'ombra in quella felicità, ombra che si stava per materializzare sottoforma di un ragazzo biondo, con una cicatrice sull'occhio destro e una brutta notizia.



    Ma per il momento, tantovaleva godersi un po' di ritrovata felicità.



     
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  8. Akashi
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    Tutti Insieme Appassionatamente



    Mamma scoppiò a piangere buttando le braccia attorno al mio collo, papà si mise a sedere sul letto accanto a me, tenendo una mano sulla mia spalla. Non sapevano come avevo vissuto il viaggio nel ventre della bestia, non potevano capire che, almeno in quel momento, il peggio era passato. Era l'incoscienza a rendermi tranquillo, non sapere cosa "essere Jinchuuriki" significasse mi aveva permesso di restare calmo in situazioni in cui chiunque sarebbe scappato a gambe levate senza destinazione ed urlando a più non posso.


    Seppi da mio padre che era passata una lunga settimana da quando mi ero fuso con il demone. Seppi anche che erano stati in pensiero per me, come ogni buon genitore farebbe, e seppi anche che ciò che ero diventato li rendeva fieri. Sentir dire tutte quelle cose da mio padre era la cosa che più mi rincuorava in quel momento: della serie "come una stupida uscita in barca può cambiarti la vita". Probabilmente i litigi tra me e mio padre erano per davvero giunti al termine.


    Poi, pungente come sempre, la voce di mia sorella Ami giunse alle mie orecchie. Avvertii una nota calorosa nelle sue punzecchianti parole, e così decisi di risponderle punzecchiandola, cosa che assai spesso facevo:

    Già sorellona, hai visto? Se sono riuscito io nell'impresa di venir fuori dalla pancia di una bestia del genere, di sicuro tu hai speranze nel riuscire nell'impresa di trovare marito! Forza e Coraggio, avanti!


    Sapevo che mi avrebbe picchiato per quello che avevo detto: non in quel frangente dato che ero ancora molto fragile, ma di certo lo avrebbe fatto un giorno, mentre mamma e papà non c'erano: lei non si scordava nulla, men che meno di quando la prendevo in giro.


    Anche Hanzo era li, e mi raggiunse chiedendomi di come erano fatti da dentro i Bijuu: Ami, come suo solito, mostrò disgusto per le domande di mio fratello mentre io approvavo la sua disgustosa curiosità. Zittendo Ami con un gesto della mano mi rivolsi ad Hanzo dicendo lui:

    Lascia perdere tua sorella, hai fatto bene a chiedermelo! Dentro sono più...come dire...più affollati di quanto si possa credere. Eravamo parecchi li dentro!



    Proprio in quel frangente, ricordando delle immagini sfocate dei due precedenti jinchuuriki del Sanbi, mi tornarono in mente alcune delle ultime parole che uno di loro mi aveva detto: dovevo salutare Itai da parte di Ryo Aokawa, dicendogli che era un folle come sempre. Ma dov'era Itai? Che fosse rimasto ferito dal Demone?

     
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    Racconti



    Mi diressi lentamente verso l'ospedale non appena fui avvisato che Takuma aveva ripreso conoscenza. Non avevo fretta di comunicargli ciò che avevamo stabilito con giorni di analisi e di osservazioni accurate. Non era assolutamente una buona notizia per lui ed io, alla fin fine, volevo evitare di procuragli altro dolore. Non avrei sopportato che per risolvere il problema che era sorto in lui dopol'aggressione del Sanbi rischiasse ancora la sua vita. Una volta era sufficente.



    Entrai in ospedale, camminando tra gente malata, dottori che affannati andavano per le stanze e infermieri impegnati, ripercorrendo la strada che per quella settimana avevo fatto ogni giorno. Salii le scale e mi diressi al secondo piano dell'edificio e mi fermai dietro la porta, udendo le voci della famiglia di Takuma. E la sua voce. Sorrisi appena, notando che era più allegro di quanto mi aspettassi. Forse non andava così male.



    La mia mano pronta a bussare, ma attesi che continuassero a parlare. Se Takuma stava così bene voleva dire qualcosa? Assolutamente no. La sua condizione non avrebbe certo influito sul modo in cui parlava ai suoi genitori. La questione era ben diversa. Era colpa del suo sigillo e della sua instabilità. Era colpa di quel traumatico avvenimento che l'aveva portato ad essere Jinchuuriki. Tutto ciò era avvenuto per quella mia stolta decisione di recuperare il Sanbi. La colpa di ciò che era diventato era solo mia.



    Bussai, attesi qualche istante e poi aprii la porta, venendo inondato da un calore di famiglia che mi mise l'apprensione addosso. Forse Takuma mi aspettava, forse no. I suoi genitori mi guardarono e sembrarono preoccuparsi appena. I due fratelli del Marumasa invece mi fissavano incuriositi in quanto non indossavo un camico da medico ne la divisa degli infermieri. Ero semplicemente un giovane uomo con un paio di jeans e una maglietta completamente nera.
    Ciao Takuma fu la prima cose che dissi al ragazzo non appena si risvegliò Salve a tutti quanti. Scusate l'intromissione, ma vorrei parlare con Takuma da solo.



    I fratelli di Takuma insorsero. Chi era, del resto, quel perfetto sconosciuto che nemmeno era un medico per venire lì e dire loro di togliersi dai piedi dopo che il loro fratello era stato praticamente mangiato da un Bijuu e per questo, era vivo solo per un fortuito miracolo?
    Scusa, ma chi sei? fu la sorella più grande di Takuma a parlarmi. Le lanciai un'occhiata in tralice, ma parve non desistere dal suo intento. Fortunatamente suo padre Ikkaku prese in mano la situazione.
    Usciamo, ora. Itai-san, non metterci troppo. Siamo stati in apprensione per lui in questa settimana il suo tono era duro, ma anche sincero. Annuii con un cenno del capo per tranquillizarlo.
    Ci metterò davvero poco. Ma ci sono cose che Takuma deve sapere, ma che solo lui può decidere se rivelarvi. il padre restò fermo sulla soglia per un istante e poi annuì, uscendo dalla stanza, seguito dal figlio minore. Ami però insisteva a rimanere e sua madre aspettava che la figlia uscisse dalla stanza.
    Ma si può sapere chi diavolo è lui? Papà? Mamma? domanda più che sensata, del resto. Feci per parlare, ma la madre di Takuma anticipò le mie parole.
    Lui è l'unica persona che sa cos'è successo a Takuma, perché era con lui. Usciamo e ti spiegherò tutto Ami.



    Le parole della donna ebbero l'effetto di calmare la figlia. Mi sedetti affianco al letto dove era disteso Takuma, mettendomi più comodo che potevo.
    Ci sono molte cose che voglio sapere, lo sai maledetto? Mi hai fatto prendere un colpo... risi appena Lo so che sei diventato un Jinchuuriki, credi che non me ne potessi accorgere? Avanti, voglio che mi racconti tutto, voglio che tu mi dica esattamente com'è andata lì dentro perché giuro che non ho mai visto un Bijuu sigillato in una persona che era stata da lui mangiata.



    A dirla così era divertente, ma ci tenevo a sapere che cos'era successo dentro al Sanbi. Dopo ci sarebbe stato tutto il tempoper dirgli delle conseguenze che il Sanbi aveva lasciato su di lui.




     
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  10. Akashi
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    A Tu Per Tu



    Mentre ridevo e scherzavo coi miei cari scorsi con la coda dell'occhio che la porta si stava aprendo. Mi aspettavo che fosse un inserviente, venuto per cambiarmi la flebo o semplicemente per controllarmi la temperatura, ma con mia gran sorpresa, non c'azzeccai.


    Era Itai, l'uomo per merito del quale (o a causa del quale, direbbero alcuni) ero diventato quel che ero, un Jinchuuriki. Guardandolo provai una strana sensazione. Era simile all'indifferenza, ma non quel tipo di indifferenza che si prova nel guardare qualcuno che si vuole ignorare, era quel tipo di indifferenza che si avverte quando in casa vedi passare tuo fratello mentre va da una stanza all'altra. Insomma, era indifferenza quotidiana, quel "nulla" che provi nel vedere qualcuno che consideri parte della tua quotidianità.


    Insomma, avvertivo inconsciamente che che quell'uomo era già entrato a fare parte della mia vita, nonostante fosse passato appena un giorno. O forse sarebbe meglio dire nonostante mi fosse sembrato che fosse passato appena un giorno.


    Quando fu dentro, chiese ai miei cari di poter essere lasciato solo con me. Aveva da parlarmi in privato, di certo riguardava il Demone, non era necessario essere un asso per immaginarselo. La reazione di mia sorella a quella richiesta fu oltremodo smisurata. Un comportamento tipico da parte sua, era partita sparata a mille senza sapere chi stava cercando di zittire. Sorrisi ad Itai mentre Ami lo maltrattava verbalmente: avrei potuto dirle di stare in silenzio, che era tutto ok, ma vederla arrabiarsi mi divertiva parecchio, quindi lasciai correre sino a quando non fu papà ad intervenire dicendo che era tutto apposto e che sarebbero tutti usciti senza fare storie.


    Quando fummo finalmente soli, Itai mi rivolse la parola dicendomi di voler sapere delle cose da me. Mi disse anche che gli avevo fatto prendere un colpo. Pensai subito che fosse abbastanza strano che qualcuno fosse stato in pensiero per me senza essere contestualmente arrabbiato con me. Non succedeva molto di frequente, in effetti. Poi le parole che seguirono parvero alludere al fatto che volessi nascondergli cosa ero diventato. Presi subito a giustificarmi: Sembra quasi che tu stia pensando che volessi nasconderti cosa sono, Itai dissi, Sono sincero quando ti dico che questo non era nelle mie intenzioni...semplicemente non avevo modo di dirtelo, legato qui al letto Sorrisi per sdrammatizzare. Poi dopo qualche secondo di riflessione, utili per capire da dove cominciare a raccontare il tutto, presi di nuovo la parola e dissi: Senti Itai...non so quanto di ciò che io abbia visto possa avere effettivamente un senso...Non so nemmeno quanto quello che possa ricordarmi sia reale e quanto sia frutto di un delirio del momento. Ciò che è certo è che se ciò che ho visto aveva un senso, io non l'ho colto. Per questo motivo, io mi limiterò a raccontarti quello che ricordo di aver vissuto in quegli attimi, poi però dovrai essere tu a fare le tue considerazioni da Jonin!Ripresi fiato per qualche secondo, poi ripresi: L'ultima immagine che ricordo di te, all'esterno della bestia, è quella di te a dorso di un dragone rosso. Quando ho capito che la situazione si stava mettendo male ho subito pensato che la giara doveva essere uno strumento importante. Ho pensato che poteva trattarsi di uno strumento unico nel suo genere, dopotutto non ho mai visto vendere giù al mercato delle giare intrappola-bijuu. Per questo motivo ho invertito la rotta e ho cominciato ad allontanarmi dando le spalle alla bestia conscio del fatto che tu facevi da diversivo. Non è stato il gesto più coraggioso della mia vita, ma ho pensato che se tu eri in difficoltà, io non avrei potuto nemmeno avvicinarmi alla bestia, quindi in qualche modo dovevo rendere la mia presenza li utile. Poco dopo, ero nel suo stomaco. E qui il racconto si fa cupo e sfocato. Innanzitutto devo dirti che non ho capito esattamente dove mi trovavo. A volte ero circondato da un'immenso blu...era simile ad un grande oceano, ma non era acqua, non mi bagnava. Doveva essere chakra con tutta probabilità. Ma questo non è importante: allo scenario blu se ne alternavano altri, una volta ad esempio mi sono trovato di fronte ad un enorme cancello scuro, un'altra volta mi sono ritrovato a....bhe a picchiarti a sangue. Ti ho ammazzato svariate volte mentre ero li dentro, sei davvero così debole? Risi allegramente, poi ripresi il discorso: Credo che se nessuno mai è riuscito a sigillare dentro se stesso il Bijuu che lo aveva ingoiato, è stato perchè nessuno mai prima di me si era trovato in una strana serie di circostanze. La Umibouzu era li con me, sai? E' stato un elemento sempre presente. Credo di averla usata anche per spaccarti la testa una volta, ora non ricordo bene. Ovviamente, assieme alla Umibouzu c'era anche il suo carico, quello che avevo invano cercato di proteggere. La giara. Insomma era li e l'ho usata per sigillare il demone. Ricordo abbastanza nitidamente di essermi...bhè, fuso con lei. Ad un tratto non avevo più le mani ed alla fine delle mie braccia al posto dei polsi avevo la giara. Approposito, un tale Ryo Aokawa mi manda a dirti che sei un folle, come sempre. Non so chi fosse, ma era li dentro. Ha detto di essere un precedente portatore del Sanbi, o meglio ciò che del suo chakra ancora restava. Assieme a lui c'era anche...com'è che si chiamava? Ah si, Ishimaru! Ishimaru Uchiha. Stessa cosa anche per lui, era l'ombra di chakra di qualcuno che in passato ha tenuto il Sanbi nel grembo. Sai, questa parte credo che sia la più inverosimile. Credo che sia tutto un delirio, cancella quello che ho detto, è sicuramente una cazzata. Fantasmi di chakra, naaaa, tutte cazzate. Cancella.


    Mi voltai a guardare fuori dalla finestra quasi vergognandomi di ciò che avevo detto. Mi ero reso conto troppo tardi del fatto che fosse un'assurdità.

     
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    E spiegazioni



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    Il suo racconto avrebbe avuto dell'incredibile se la maggior parte delle cose che disse non fossero propriamente plausibili all'interno di un bijuu. Che cosa avrei dovuto raccontare io, che grazie a Kaku avevo rivissuto battaglie con uomini morti ormai da tempo? Gli credevo fino in fondo e per quel motivo stavo quasi per cadere dalla sedia quando nonimò Ryo Aokawa e Ishimaru Uchiha. Tra tutte le cose di cui aveva parlato era la cosa a cui era più facile credere. Perché quei due erano stati vivi, amico e allievo per Ryo, coinquilino e amicom Ishimaru.



    Non potevo credere che la vita di quei due fosse in qualche modo continuata grazie al loro chakra dentro il Sanbi. Mi ritrovai a pensare, con una certa nostalgia, ad Ishimaru e alla nostra condizione di reietti e traditori. A Ryo, con i suoi sogni incredibilmnte ardui a una esubrenza incredibile... era stato il mio miglior allievo, tuttavia morto, quando non era stato in grado di competere con la straripante forza del Sanbi. A ben pensarci, quanti amici mi aveva portato via quella bestia?
    Ryo... Ishimaru... sorrisi in maniera nostalgica Erano veri, i fantasmi intendo. Ryo Aokawa è stato il precedente Jinchuuriki del Sanbi, prima di te. Ishimaru Uchiha prima di lui. Ryo Aokawa era mio allievo, ma non riuscì a controllare il Sanbi. Ishimaru viveva con me prima che conoscessi mia moglie... a dire il vero, è morto anche prima, sempre per lo stesso motivo. questo la diceva lunga su quanto pericolosa fosse la bestia che portava legata a se E così Ryo mi manda a dire che sono un pazzo? Lui, che la prima volta che lo vidi urlava a squarciagola per difendere un povero impiegato a cui avevo chiesto un compagno per una missione risi appena, rischiando nuovamente di cadere dalla sedia



    Mi ricomposi, ricordando quasi subito che non ero lì per dare buone notizie. Ma prima di parlare delle conseguenze della fusione con il Bijuu, avrei voluto spiegargli un po' di cose che erano successe.
    Quante volte credi di avermi ammazzato se sono qui a parlarti? domanda retorica Sentendo il tuo racconto, posso azzardare a un'ipotesi su cosa è successo. TI racconto cos'è successo dopo che ti sei allontanato con la Umibozu. Il Sanbi ti ha mangiato e ti sei ritrovato dentro di lui, Umibozu e giara compresa. La Umibozu non ha una reale importanza nella storia, ma la giara sì. La giara era un artefatto potente e credo che l'aria alquanto poco normale all'interno del Bijuu abbia fatto sì che si fondesse con te e che tu riuscissi a sigillarlo. Man mano che sigillavi il chakra del demone dentro di te, difatti, si rimpiccioliva. aggrottai le sopracciglia Credo che tu sia stato il primo a iniziare partendo dalla trasformazione in demone e regredendo mano a mano. Per questo non è stata normale e per questo Takuma, avrai qualche problema sospirai appena preparandomi alla brutta notizia.



    Non è mai facile dire a una persona che avrebbe sofferto. Non invidiai affatto i medici che dovevano fare quel funesto lavoro un giorno sì e l'altro pure.
    Non è stata un'unione facile, quella tua e del Sanbi. Non appena Etsuko ha provato a rianimarti, gli hai spellato le mani con un getto di chakra. Sono molto incline a ritenere che il sigillo ci sia, sia formato ma che tu abbia seri problemi nel gestirlo. Takuma, il tuo sigillo si è formato con un procedimento strano, inedito e forse non adatto alla fisionomia umana. Tu rechi dentro di te il sigillo adatto... a una giara, Takuma. E tu non sei una giara. feci una pausa Non voglio, assolutamente, che tu usi chakra a meno che non ci sia io nei paraggi. Non voglio assolutamente che ti arrabbi. Rischieresti di evocare il demone e al tuo livello usare quel chakra ti farebbe anche perdere il controllo, feriresti gente innocente Takuma. Potrei aiutarti, ma non voglio che tu affronti il demone così presto. Rischieresti seriamente la vita. Vivi per qualche tempo tranquillamente, capito? mi alzai e posai una mano sulla sua spalla, stringendola appena Non fare missioni, niente. Ogni giorno voglio che ci vediamo fuoi dalle mura, dove non c'è nessuno, i guardiani ti lasceranno passare. Non posso farti affrontare il demone ancora, ma voglio che tu impari a capire come controllare questo sigillo, intesi? gli sorrisi appena, con fare più rassicurante. Non erano proprio buone notizie quelle che gli avevo dato, ma non era nemmeno la fine del mondo. Si trattava solamente di qualche settimana di adattamento. E poi sarebbe tornato tutto come prima.



    Giusto?





     
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  12. Akashi
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    L'uomo Giara



    Rimasi perplesso nello scoprire che quelle immagini...beh erano esattamente quello che sembravano essere, proiezioni dì volontà altrui manifeste attraverso il chakra. Non avevo una esatta idea delle proporzioni del potere dei Bijuu, non avevo una esatta idea di cosa erano in grado di fare, e per questo tutto quello che ricordavo mi pareva inverosimile. Del resto, noi jinchuuriki siamo al più in nove, nove tra miliardi di persone: vuoi che ci si trovi un capitolo intero sui libri Accademici? E lo stesso si può dire per gli "incontri occasionali": quanto raro può essere l'avvistamento di un jinchuuriki? È chiaro che tra i comuni mortali ben poche cose trapelavano.


    Non sapendo che rispondere quando Itai mi spiegò chi erano quelli che mi avevano aiutato, mi limitai ad annuire in silenzio. Era davvero così potente la bestia che portavo dentro? Strano, tra quelle poche cose che sapevo, più code voleva dire più potere: se il Tre Code faceva così tanti morti, che cosa succedeva quando si tentava di sigillare Sette, Otto e Nove code? Immaginai tutti gli aspiranti jinchuuriki in fila col numerino in sala d'attesa mentre ogni tanto un inserviente gridava "Avanti un altrooo"


    Poi l'incalzare del discorso di Itai interruppe il flusso di stupidi pe sieri per riallacciarmi alla realtà. Così come io avevo raccontato l'accaduto ad Itai dal mio...punto di vista, Itai avrebbe provveduto a fornirmi il racconto del suo. Mentre io giocavo tra le interiora del demone, nel mare aperto Itai se l'era vista con una versione verdognola e simil-tarteruga gigante di me. Ad ogni botta che gli davo dall'interno il demone fuori perdeva potenza, sino a quando non rappresentò più una minaccia.


    Rimasi ancora perplesso circa il fatto che mi trovassi in 2 posti contemporaneamente, fino a quel momento, da che mi risultasse, non avevo mai posseduto il dono dell'ubiquità, e per qualche istante cercai di far quadrare il conto del "sono dentro un demone che contestualmente è me, almeno esteriormente".


    Infine il discorso si fece serio,ed Itai mi spiego prima quali erano i rischi, poi mi illustro come sarebbe cambiata la mia vita nelle settimane a venire. Probabilmente proprio in seguito alla mia ingenuità mi limitai a dirgli:Non è un problema Itai-Sama. Non mi importa, è già un onore per me aver difeso il mio villaggio dalla belva, dovessi morire a causa sua, lo farei accettando il mio destino conscio del fatto che ci sei tu accanto: se lo hai fermato una volta puoi farlo ancora, no? Saró forte, staró lontano dallo stress. In ogni caso, voglio che tu sappia che non ce l'ho con te per quello che mi è successo: non ti conosco abbastanza da poter immaginare come ti senti, ma se la tua sensibilità eguaglia almeno quella dell'uomo medio, sono certo del fatto che stai morendo dentro, sentendoti in colpa. In realtà mi hai reso speciale, diverso. Nel bene o nel male ho reso fieri di me i miei genitori e ora voglio continuare a farlo. Devo essenzialmente...ringraziarti: sono uno di nove tra miliardi di persone, sono più unico che raro. Conscio quindi dei rischi, non mi resta che dirti: quando cominciamo? Non mi va di fare da giara semovente, questo potere può e deve essere utilizzato!


    Ah, la spensieratezza e l'ignoranza! È bello essere felici di qualcosa che può ammazzarti semplicemente perché non sai che potrebbe farlo...chissà cosa Itai avrebbe pensato di quel ragazzino che gli diceva quelle cose col sorriso sulla bocca...

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Incauto ottimismo



    Vedere la sua reazione positiva alla notiza fu piacevole, ma l'inesperienza era evidente. Lo faceva sntire sicuro, più sicuro di quello che avrebbe dovuto essere avendo un Bijuu dentro di se. Ricordai l'occasione in cui, per la prima volta, avevo affrontato Kaku. Allora ero in catene e avevo bisogno di più potere per liberare me e una giovane ragazza tenuta prigioniera e sistematicamente violentata dai suoi aguzzini. Quanto dolore avevo provato per ottenere quel potere di cui avevo così disperatamente bisogno?



    E poi la seconda volta, sempre in catene, sempre la stessa ragazza in pericolo. Solo che quella volta io l'amavo e lei portava in grembo quello che sarebbe potuto essere mio figlio. Cos'era successo allora? Mi aveva volutamente impedito di ricorrere ai suoi potere e solo quando avevo visto morire Yui aveva acconsentito a ritornare, seppur più forte di prima.



    Infine la terza volta. L'infame combattimento contro i suoi precedenti Jinchuuriki, con la consapevolezza che non solo la mia vita era appesa a un filo ma anche quella di Ayame, Jukyu, Nana, Hanako, Maku e molta altra gente. Era stata la prova più dolorosa alla quale ero stato sottoposto in vita mia e anche se il mio corpo non era uscito ferito all'esterno ero ancora scosso al ricordo di quelle esplosioni, dei tagli, del colpi subiti, della totale debilitazione provata per colpa del capriccio di Kaku.



    No. Non era una strada facile quella del Jinchuuriki. C'era la gente che aveva paura di te. Le sofferenze, l'insonnia e l'immenso dolore. Eppure se ne poteva venir fuori. Io e Ayame glie l'avevamo spiegato ai genitori di Takuma.
    Sei ottimista sorrisi appena a quelle parole Non intendo criticarti per questo. Ma ecco la mia prima lezione sospirai appena, pronto all'amara verità Sei speciale perché sei un'arma Takuma. L'arma di questo villaggio, come lo sono io. La gente da ora in poi avrà paura di te. La tua vità sarà più difficile, ma se sarai forte, sarà una bella vita.



    Pensai ad Ayame. Alle mie bambine e a quanta gioia riuscivano a darmi. Ma anche preoccupazione, dolore. Mi avevano dato ciò che a un Jinchuuriki è normalmente precluso.
    Resterai qui il tempo di rimetterti in forze. Per ora il tuo sistema circolatorio è del tutto inibito, ma una volta qui fuori non potrai continuare a imbottirti di farmaci se vuoi imparare. Saprò quando sarai evaso da questo carcere asettico Takuma, vieni a cercarmi alle mura allora. feci per voltarmi, ma poi ricordai l'ultima cosa che dovevo dirgli Ciò che ti ho detto i tuoi genitori non lo sanno. Decidi tu se dire loro della tua difficoltà, penso che sia giusto che decida tu.



    Dopo quelle parole voltai la schiena al Marumasa e uscii dalla stanza, permettendo alla sua famiglia di rientrare. Sua madre si sedette sul letto, accarezzando i capelli biondi degl figlio. Il padre era invece in piedi, dalla parte opposta mentre i suoi fratello guardavano Takuma interrogativi. C'era stato un discorso forse nemmeno troppo breve tra me e lui. Erano evidentemente curiosi di sapere tutto!



    Decidi se dire questo alla tua famiglia, poi direttamente il salto temporale! Fa venire il tuo pg alle mura


     
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    Bomba



    Non era un gioco, il rischio era più concreto di quanto potessi immaginare. Ma non me ne rendevo ancora conto, non avrei potuto rendermene conto in alcun modo sino al momento in cui non avessi visto coi miei occhi quello di cui un Bijuu fuori controllo poteva farlo. Il mio ottimismo ottuso doveva rendermi assai stupido agli occhi di Itai, ma lì per lì non avrei potuto immaginare nemmeno quello


    Dirlo o non dirlo? Non era un gran dilemma. Anche col mio stupido ottimismo dettato dall'incoscienza ero in grado di comprendere quanto importante fosse che i miei cari - le persone a me più vicine - sapessero che ero essenzialmente più vicino ad una bomba che ad un essere umano. Era importante che sapessero che avrei potuto...bhe, sarei potuto esplodere da un momento all'altro. Se non altro, mi avrebbero lasciato in pace per evitarmi ogni forma di stress. Se non altro, in caso di...ehm...incidenti, avrei avuto la coscienza pulita.


    Si, perchè sapevo che nel bene o nel male, bomba o non bomba, i miei cari non avrebbero preso le distanze da me. Mi sarebbero stati comunque vicini ed anzi, consci della mia condizione si sarebbero stretti ancor più fortemente attorno a me. Che senso aveva tener nascosto il contenuto di quella conversazione con Itai? Raccontai dunque di quali sarebbero state le mie difficoltà e di quali sarebbero stati gli accorgimenti da adottare. Il risultato fu un caloroso abbraccio, abbraccio dal quale riuscii a correre una vena di preoccupazione nell'animo di tutti i miei cari. Mi dissi che dopotutto era normale: dovevano sentirsi come l'artificiere che va faccia a faccia con la bomba per disinnescarla. Solo che loro non ne sapevano niente di bombe ed io...bhe non potevo essere disinnescato.

    ...

    Uscii dall'ospedale molto prima di quanto sia io che i miei genitori avessimo preventivato. Stando a quello che dicevano i medici, è nella norma in coloro che...bhe, in coloro che convivono con un Bijuu. Del resto, mi spiegarono, si tratta di una sorta di simbiosi, qualcosa fondata sul principio di scambio equivalente ma pur sempre finalizzata alla realizzazione della volontà di evadere del demone. Insomma, i Bijuu erano una specie di...prigionieri molto collaborativi ed incredibilmente forti.


    Non appena mi sentii in forze dunque, mi incamminai verso le mura del Villaggio. Una volta giunto là dove mi era stato indicato, i guardiani non esitarono a lasciarmi passare: era evidente che la notizia riguardante la nuova identità del Jinchuuriki del Sanbi aveva corso molto in fretta, tanto in fretta che ormai doveva essere di dominio pubblico chi fossi sul serio. In cuor mio sperai solo che la notizia della mia possibile esplosione non fosse divenuta altrettanto pubblica: ripensai alle parole che Itai mi aveva detto in ospedale al mio risveglio, "vita difficile". Comprendevo solo in quel frangente quanto fossero fondate le sue raccomandazioni, realizzai solo in quel momento che anche io mi terrei più alla larga possibile da una bomba che cammina. Non avrebbero avuto tutti i torti ad isolarmi, qualora lo avessero fatto.


    Ma sino a quel momento, non lo avevano ancora fatto. Ero ancora in tempo.

     
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    Sigillo perfettamente imperfetto - Parte Prima



    Sojobo, con la spada sguainata davanti a me, ansimava quasi quanto ansimavo io. Con la decisione di non utilizzare il chakra del demone per allenarsi sconfiggere un Tengu nell'arte della spada era difficile, sconfiggere quel Tengu aveva dell'impossibile. Alla fine, stanco, rinfoderai Garyuka e lui fece lo stesso con la sua arma. Quindi, tanto per cambiare, si mise a tracannare Sakè in grosse quantità dalla fiaschetta che portava al collo. Una caratteristica fisiologica dei Tengu era proprio quella di non avere un fegato normale, ma posseduto da qualche strano spirito divoratore. Riuscivano a ingurgitare quantità di Sakè semplicemente assurde.
    Vuoi? disse Sojobo, notando che lo stavo fissando, porgendomi nel contempo il fiasco di Sakè?
    Alle nove del mattino Sojobo? Vuoi che mi senta male? rispose con una leggera risatina, ottenendo come risposta uno sbuffo e qualche borbottio.



    Solo dopo mi accorsi che dietro di me c'era qualcuno. Era Takuma. Sapevo che era stato dimesso dall'ospedale ma a dirla tutta mi aspettavo che non fosse ancora fisicamente pronto ad allenarsi. Meglio così, dopotutto.
    Ciao Takuma, vedo che finalmente cammini sulle tue gambe dissi allora al Marumasa.
    Oh, ragazzo, che piacere vederrti sano e salvo! Gradisci del sakè?
    No Sojobo, non lo gradisce sospirai divertito. Ero abbastanza certo che il vecchio Tengu mi stesse prendendo in giro. O che volesse essere cortese, solo che in genere il Saké dei Tengu portava a un'ubriacatura da "non-ricordo-nulla-la-mattina-dopo" con soli due bicchieri di celestiale nettare rosa.



    Mi avvicinai a Takuma e lo squadrai per un momento. Se era venuto lì era sicuramente per iniziare quell'allenamento che gli avrebbe impedito di esplodere come la peggiore delle bombe ad olorogeria.
    Non ti chiederò se va tutto bene Takuma, probabilmente tra poco non sarà così le mie parole erano tanto minacciose quanto sincere Spero non sia accaduto nulla questi giorni. Immagino di no, ti vedo tranquillo e non ho avuto notizia di particolari disastri per fortuna.
    Come ti ho già detto in ospedale, tenteremo di farti abituare al sigillo e quindi a controllare quando richiedere il chakra del demone gli lanciai un'occhiata in tralice Finché sei con me, non devi preoccuparti di ferire me o chiunque altro. Usa chakra... usa tecniche, quante più ne puoi, voglio vedere che succede.



    Alla seconda tecnica usata da Takuma qualcosa sarebbe accaduto. Il giovane Marumasa avrebbe avvertito una potente pressione provenire dal suo interno poi il mondo si sarebbe tinto di rosso. Rabbioso, il suo obiettivo sarebbe stato cercare di uccidermi ma non aveva poi molte speranze.





    Si sarebbe risvegliato dopo mezz'ora. Ero seduto sotto un albero, nelle sue vicinanze, con la spada sulle gambe. Sojobo continuava a bere a poca distanza.
    Non appena Takuma si riebbe del tutto gli parlai riguardo quanto accaduto.
    Se usi troppo chakra in una volta, il demone esce ero però tranquillo, e fiducioso Sono certo però che è un difetto che puoi correggere. Hai tempo da perdere, vero? Bene, voglio che continui a cercare di forzare l'evocazione del demone Takuma proprio come hai fatto. So che è difficile, ma devi contrastare il demone quando accade finché non riuscirai a ricacciarlo in maniera automatica. Avanti... non preoccuparti, se diventi troppo fastidioso, ti stendo. e non scherzavo affatto a riguardo.





    Era l'ora di pranzo quando diedi tregua a Takuma. Lo feci risposare per quasi un'ora prima di concedergli di andare via. Progressi? Quasi nessuno, ma probabilmente era troppo presto per vederne di concreti. Non era qualcosa di semplice tagliare fuori dalla propria coscienza una creatura tremendamente infida come il Sanbi. Quando decisi che aveva riposato abbastanza, rientrammo insieme al villaggio.
    Non pensare troppo ai risultati di oggi Takuma, non ti farà bene alludevo al fatto che avrebbe potuto innervosirsi Ma migliorerai, ne sono certo. Domani, nonostante i dolori, voglio che ci vediamo allo stesso posto e alla stessa ora, intesi non era un tono che ammetteva un "no" come risposta. Nemmeno le tre bastonate in testa, il pugno nello stomaco e uno schiaffo che aveva rischiato di fargli perdere qualche dente sarebbero serviti come scusa.





    Ferma la narrazione al giorno dopo, quando si presenta da Itai :guru:


     
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