Danni Collaterali

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  1. Kei Hajime
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    Danni Collaterali

    Parole. Parole.




    Davanti a noi si estendeva il villaggio dentro cui avremmo dovuto penetrare. Ora sapevamo più o meno le capacità di ogni membro del gruppo e non sarebbe stato troppo difficile elaborare una strategia, soprattutto considerando il fatto che dall'alto della nostra posizione potevamo facilmente scorgere la disposizione e la struttura del caseggiato. C'erano due posti di guardia: uno ad una trentina di metri e l'altro all'incirca a duecento. Alla luce di quelle nuove informazioni e all'ombra dai possibili occhi indiscreti del nemico, il piccolo gruppo che avevamo formato cominciò a ragionare sul da farsi, suggerendo tempistiche, divisioni, modalità di penetrazione. Il primo a parlare stavolta fu Masayuki. Il suo piano era quello di dividerci in due squadre formate da me e Kuroi Gumo, il caposquadra con sei braccia, e da lui e Ichiro. A quel punto ognuna delle due squadre avrebbe messo fuori combattimento silenziosamente le guardie ai due posti di blocco. Pensai alla sua proposta, ma le mie riflessioni vennero spezzate dalla voce di Ichiro, il quale stava già esponendo un'alternativa ed aveva nel frattempo disegnato una mappa della zona. Convenne con la divisione della squadra nei due gruppi più piccoli, ma invertì i rispettivi target. Aggiunse di utilizzare un'esplosione come diversivo, in modo da attirare un'ipotetico manipolo di uomini di ricognizione dall'interno del villaggio. A quel punto, secondo lui, avremmo potuto eliminare quest'ultimo gruppo, dopo aver neutralizzato le due postazioni di guardia, e, interpretando i loro ruoli, usarlo per introdurci nel villaggio. Immaginai la situazione. Se i miei compagni avessero notato la mia espressione, avrebbero visto una faccia paralizzata, occhi aperti, nessun battito di ciglia, fissare un punto imprecisato oltre tutti loro. Poi parlai, improvvisamente.

    Esplosione? Non esiste. Eliminiamoli. Sfruttiamo il buio.

    Non ero un gran chiacchierone ma purtroppo dovevo in qualche modo comunicare con i miei compagni. Se intendevo fare qualcosa dovevo renderli partecipi o quanto meno avvertirli. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere e notai subito come il mio cervello riuscisse ad intervenire andando a schematizzare varie opzioni utili. Dopotutto la mia lacuna emotiva aveva prodotto qualche minimo vantaggio. O almeno così credevo.

    Possiamo utilizzare le loro vesti e memorizzare i loro volti. Se qualcuno ci osserva da lontano penserà che siamo alcuni di loro. Se invece vediamo qualcuno e dobbiamo avvicinarci possiamo usare la tecnica della trasformazione. Eviteremo di sprecare chakra inutilmente.

    Era tutto qui quello che avevo da dire. Non c'era altro, non ora. L'ultima parola sarebbe spettata a Kuroi Gumo.
     
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