Ken D'Anauroch.

[Flashback per Shuh]

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  1. The Retribution
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    Ken D'Anauroch

    Le notti ad Ovest sono fredde.
    Le giornate calde e torride.
    Ma gli animi sono sempre cortesi.


    Seduta in quel locale ascoltavo Kensuke parlare di parte del suo passato. Era un qualcosa di molto interessante a dire il vero e sorseggiavo con la cannuccia la limonata ghiacciata, giusto per non morire sotto i primi soli estivi, nel Bar dell'accademia. Ci eravamo dati appuntamento li per poterci rivedere a distanza di qualche settimana dal nostro incontro, il che mi stava dignitosamente bene, e se potevo anche sentire una bella storia sull'incantevole deserto Sunese - che mancavo ancora di vedere - era anche meglio.

    - Cioè fammi capire, sul serio sei arrivato in mezzo al deserto senza cibo ne acqua? E' inquietante, devi considerarti fortunato, molti non avrebbero mica saputo sopravvivere. Qualcuno ti ha vegliato, dammi retta. - Sorso di limonata. - E poi, quella ragazza, come si chiamava, Kaygura? Beh non so come siano le ragazze a Suna, ma sicuramente è degna delle tue attenzioni. -Gli feci l'occhiolino, un pochino cafona nella mia giocosa allusione. - E così sei arrivato nel cuore del deserto da solo e hai trovato l'Oasi.. -

    [ ... ]



    Deserto a Sud-Overt di Suna, Qualche mese prima.

    Il sole era da poco giunto allo Zenit, il suo calore implacabile distruggeva persino la stessa sabbia, e solo una piccola oasi con qualche albero di palma solitario si ergeva come baluardo tra la vita e la morte di quei pochi, incauti, all'esterno e senza provviste. Il corpo di Ken era ridotto all'osso, sia dalla fame che dalla disidratazione di giorni di cammino e quando gli si parò davanti agli occhi la possibilità di abbeverarsi in quella deliziosa acqua fresca la cosa gli sembrò un mero miraggio. Poi crollò. Stremato, morente.

    Kyagura_zps6dd5ccd2
    - Hey, viaggiatore, sei vivo? Su apri gli occhi! - Una voce morbida, tranquilla, ed un sentore di umido e fresco accarezzò il volto dello smemorato viandante. Aprendo gli occhi una ragazza, giovane e formosa, con la pelle abbronzata dal sole e vestita in semplici vesti di seta bianca lo avrebbe accolto con un sorriso splendente e sincero. - Sono lieta di vedere che stai bene, viandante, stai tranquillo ti ho trovato riverso qui vicino, hai rischiato la vita la fuori sai? E' prevista una tempesta di sabbia da qui a qualche ora quindi riposati che poi dovrai aiutarmi a sistemare l'Oasi! - E solo in quel momento, sebbene quasi per inerzia tanta era la stanchezza, la sensazione di torpore e rilassamento si intensificò quando la donna lo aiutò a bere da una ciotola dell'acqua. Ne offrì con parsimonia, sapeva bene i rischi di reintegrare troppi liquidi tutti assieme dopo un periodo di disidratazione! Mentre aspettava che il corpo del suo ospite ritornasse alle normali funzioni, tra cui la parola e le capacità motorie, si sedette sotto una delle palme che le faceva un filo d'ombra, iniziando a tagliare un dolcissimo frutto dall'aspetto strano. Somigliava ad un melone, ma era molto più grande e dall'odore zuccherino e pungente. Qualcosa che invitava ad essere mangiato insomma. Ne taglio alcune fette con una grossa lama ricurva porgendone una a Kensuke. - Mangia, questo ti aiuterà a tornare in forze. Si chiama Papaya dell'Oasi, è un frutto molto raro da queste parti ed una vera delizia per il palato. - Sorrise genuinamente. Sembrava non avere paura del passato di quello sconosciuto o delle sue intenzioni, era come se la sua innata fiducia, o forse il forzato isolazionismo del deserto, le avessero gettato addosso un illimitato desiderio di avere qualcuno con cui parlare.

    - Il mio nome è Kyagura, ma puoi chiamarmi Kya! benvenuto nell'Oasi di Ghemishiro, l'ultimo baluardo d'acqua prima dell'Anauroch e dei suoi diecimila giorni di cammino. - Quella dei diecimila giorni era solo una leggenda dei beduini delle sabbie. Coloro che si avventuravano nel deserto per lavoro o per tradizione, erano convinti che attraversare il deserto richiedesse diecimila giorni perchè esso obbligava a girare in tondo per mesi prima di riuscire a trovare l'uscita. - Posso sapere il tuo nome e cosa stavi facendo così lontano da Suna? - Domandò con qui suoi occhi ambrati e curiosi, era sola da diverso tempo, non ricordava nemmeno più lei da quanto, ed il fatto di poter conversare ed aiutare qualcuno in quella che lei oramai chiamava "casa" non le sembrava nemmeno vero. Una volta che l'acqua ed il Cibo avessero fatto effetto nel corpo del ragazzo, Kya lo avrebbe condotto sotto una grande tenda per farlo riposare in attesa della notte, facendogli altre domande riguardo al suo passato, al cosa lo aveva spinto a recarsi tanto lontano e si dimostrò molto curiosa nei riguardi della perdita di memoria. Ma per quella prima notte non disse ne fece altro che offrire un sacco a pelo e un ulteriore pasto, per poi coricarsi. All'esterno la tempesta di sabbia infuriò per ore e ore, urlando tra le pieghe della tenda la voce del deserto. L'unica cosa che disse la giovane, prima di addormentarsi fu:

    - Ascolta la tempesta, ascolta la voce del deserto, ti porta consiglio. -
     
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  2. Shuh
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    Ken D'Anauroch

    { Post Primo }


    { Bar accademico - Oggi }

    In una calda giornata d'estate cosa poteva esserci di meglio di passare una giornata nel bar dell'accademia a bere bibite gelate (giusto un riscaldamento per una calda serata alcolica) assieme ad una bella ragazza? Non che avessi quel genere di rapporto con Ren, tuttavia un po' di compagnia femminile faceva sempre bene all'animo. Ed, in effetti, era un po' buffo come in fondo la mia vita, per quanto breve, fosse stata segnata dalle donne. Arrivai per primo al bar, mi accomodai ed ordinai un te freddo con ghiaccio. Un paio di missioni e di scommessine andate a buon fine mi avevano riempito il portafogli e quale miglior modo di festeggiare questo momento di inaspettata ricchezza che bersi tutto quanto?

    Si, non ero mai stato un gran risparmiatore ma dopotutto non sapevo se avrei avuto delle altre amnesie. Per quel che ne sapevo avrei potuto avere un'altra amnesia tra una settimana, tra due giorni... tra due minuti. Per cui perché tentare di risparmiare per un futuro che forse non sarebbe neanche esistito?

    Il che era anche uno dei motivi per cui mi trovavo li. Ren era una delle poche persone che potevo definire amiche, di cui potevo fidarmi. A cui potevo sperare di strappare una promessa di aiuto. E una delle poche persone che potevo sperare mantenesse quella promessa.

    Era passata una mezz'ora da quando ero arrivato quando vidi arrivare Ren. Come sempre la prima cosa che notavo di lei erano quegli intensi occhi verdi. Seguiti dalla fulva chioma nera. Sarebbe stata affascinante se non si comportasse come un tipico balordo da bettola.
    Era vestita molto semplicemente, come sempre. Le feci un cenno e l'invitai a sedersi.

    - Ti trovo bene. Sono felice che tu sia venuta. -



    Dopo qualche convenevole chiarii il motivo per cui l'avevo invitata li.

    - Mi sono fatto fare un check-up all'ospedale di Suna. Ti ricordi quella cosa dell'amnesia vero? Beh mi hanno detto che non sanno perché. E che potrebbe ripetersi. Però... non sanno quando. Ma almeno io so che avverrà e quindi sto cercando di prendere delle... precauzioni. -



    E io che c'entro? Non puoi tenere un diario o qualcosa del genere?

    - Lo sto già facendo. Però... non so se mi potrei fidare di quello che ho scritto. Potrei persino credere che sia stato qualcun'altro a scriverlo. Non so quello che mi potrebbe succedere. Però so che mi sono sempre fidato di chi si dimostra leale con me. Ed inoltre... c'è il fattore combattimento. -



    finii il te ghiacciato e ne ordinai dell'altro.

    - Come ti ho detto qualche mia memoria si risveglia in certe occasioni, come quando combatto. E siccome noi due abbiamo già combattuto, speravo che se io perdessi la memoria, e tu mi venissi a picchiare... magari potrebbe funzionare. Potrei tornare ad essere io. Questo "me". Un po' di terapia d'urto. E poi diciamocelo, lo sappiamo che sono una testa dura. Un bel pestaggio è quello che mi ci vuole per raddrizzarmi, no? -



    Se vuoi ci possiamo mettere subito.

    - No, no, no. Mi è bastata l'ultima volta, grazie. -



    Sorseggiai.

    - Allora comincio dall'inizio. -



    chiusi gli occhi, cercando di ricordare. Andando indietro nella mente, alla ricerca del mio primo ricordo. Per molti si trattava di un qualche vagito, del volto della madre, della prima volta che il padre li aveva puniti. Per me era una gigantesca ed enorme distesa di sabbia.

    - La prima cosa che ricordo è il cielo azzurro. Così meraviglioso, bellissimo... epico. Sono felice che il mio primo ricordo siano le infinite distese azzurre che ricoprono l'Anauroch. -



    CITAZIONE
    { Anauroch - 3 mesi prima }

    Aprii gli occhi. Una mente libera da ogni preconcetto, da ogni insegnamento, da ogni corruzione umana, una lastra bianca su cui scrivere una nuova e meravigliosa storia.

    - Sabbia schifosa. -



    Ebbene si. Le prime parole di questo giovane senza memoria furono un'imprecazione come la sabbia. La definitiva prova della bassezza umana.

    Ma possiamo scusarlo. Dopotutto svegliarsi in mezzo al deserto, completamente soli e con il vuoto nella propria testa era abbastanza per far arrabbiare chiunque. Il giovane era smemorato ma non stupido. Sapeva che senza cibo e sopratutto senza acqua non sarebbe sopravvissuto a lungo. Era vestito di un lungo poncho bianco e, per qualche motivo, sentiva che nonostante il caldo non avrebbe dovuto abbandonare quel vestito. Non sapeva perché ma in quella situazione, con tutto quel caldo e l'inedia, l'unica cosa che poteva fare era fidarsi del suo istinto e continuare a camminare (in una direzione a caso) sperando di aver fatto la scelta giusta.
    Questa esperienza avrebbe forgiato il suo carattere, rendendolo deciso, duro e con la coscienza che la vita non è altro che un fuggevole momento e che il mondo non era altro che un infinito deserto, un luogo insidioso e pieno di nemici. Ma presto avrebbe capito che al mondo esistevano anche degli alleati, delle persone buone.

    Dopo un tempo che gli sembrava infinito, dopo un'eterno alternarsi del caldo giorno e della fredda notte, dopo un paesaggio sempre uguale, caldo e cedevole, dopo innumerevoli giorni passati solo a camminare, sempre nella stessa direzione, privandosi anche del sonno pur di aggrapparsi alle lieve speranza che non tutto fosse deserto. Un pensiero folle, si ripeteva più volte. Ma anche in quella situazione lo spirito di sopravvivenza degli esseri umani l'avrebbe avuta vinta. Ad un certo punto vide in lontananza qualcosa di... diverso. Non aveva ancora né le capacità visive né quelle cognitive per identificare che cos'era. Non sapeva che si trattava di un miraggio. Quando lo scoprì capì che il mondo era ingannevole, che non tutto era come appariva. Che persino il terreno cospirava contro di lui: una lezione che imparò perché sapeva che gli sarebbe servita in futuro. E dopo tutto questo tempo, dopo tutte queste lezioni che il mortale deserto Anauroch gli aveva insegnato, raggiunse un'oasi. Credeva che si trattasse dell'ennesimo miraggio ma alla fine si ricredette.

    < Quindi esistono anche luoghi di questo genere? >



    Quello fu il suo ultimo pensiero prima di svenire. Era salvo e questa conoscenza fece crollare il suo corpo.

    - E dopo essermi dolcemente addormentato, conscio oramai di essere salvo, Kyagura arrivò all'oasi e, credendo erroneamente che fossi svenuto, si mise a farmi rinvenire. Una visione, te lo dico. Era totalmente coperta anche lei da un poncho ma quegli occhi. Erano così intensi che avrebbero potuto fare innamorare qualunque uomo. Dentro a quegli occhi c'era un mondo... come posso spiegarlo? Era come se nel mio corpo fosse impresso tutto il dolore che il deserto poteva infliggere ad un uomo. L'arsura, le illusioni. Ma in quegli occhi c'era una dolcezza che derivava da quei luoghi, come se una fresca brezza fosse scesa su di me. -



    Qui interruppi il mio racconto, bevvi un bicchiere di aranciata (terminandola) ed invitai Ren per una piccola passeggiata. Ero stanco di parlare e stare seduto tutto quel tempo mi dava fastidio. Tutto quel parlare di camminare mi aveva fatto venire voglia di muovermi un po'.

    - E tu Ren? Non hai niente da raccontarmi? -



    Dopo una lunga passeggiata tornammo al bar e sedemmo nuovamente al nostro posto.

    - Posso riprendere il mio racconto, o c'è qualche domanda che devi farmi? -



    - Cioè fammi capire, sul serio sei arrivato in mezzo al deserto senza cibo ne acqua? E' inquietante, devi considerarti fortunato, molti non avrebbero mica saputo sopravvivere. Qualcuno ti ha vegliato, dammi retta. E poi, quella ragazza, come si chiamava, Kaygura? Beh non so come siano le ragazze a Suna, ma sicuramente è degna delle tue attenzioni. E così sei arrivato nel cuore del deserto da solo e hai trovato l'Oasi.. -

    - Esatto. Ma con lei non è successo nulla del genere. -



    Si vedeva che ero visibilmente imbarazzato, ma non diedi tempo a Ren di continuare ad incalzarmi su quell'argomento. Certe cose era meglio non raccontarle. Specialmente non di Kyagura.


    CITAZIONE
    - Hey, viaggiatore, sei vivo? Su apri gli occhi! -

    Riguardo a Kyagura Kensuke aveva detto qualche bugia a Ren. Innanzitutto la verità era che lui era svenuto non appena raggiunta l'oasi e lei lo aveva soccorso. Inoltre non era affatto coperta da un lungo poncho che la copriva interamente. Anzi. Aveva solo due pezzi di seta che le coprivano a malapena ciò che una donna non doveva mostrare, almeno secondo la comune morale.
    Ma su una cosa non aveva mentito. Sull'intensità di quegli occhi. Sulle sensazioni che avevano risvegliato in Kensuke, che ancora ignorava il proprio nome.

    Tuttavia aveva mentito sulla cosa più importante. Aveva mentito sulle prime parole che avesse mai rivolto ad un essere umano.

    - Sono lieta di vedere che stai bene, viandante, stai tranquillo ti ho trovato riverso qui vicino, hai rischiato la vita la fuori sai? E' prevista una tempesta di sabbia da qui a qualche ora quindi riposati che poi dovrai aiutarmi a sistemare l'Oasi! -

    - Credo di amarti. -



    Stava chiaramente vaneggiando. O forse aveva solo confuso con amore quello che in realtà era un insieme di appagamento, rilassamento e un'emozione difficile da comprendere per una persona normale. Immaginate di aver passato tutta la vostra vita in un deserto, da soli, a soffrire. Come vi sentireste se scoprireste di non essere l'unico umano sulla terra? Ecco, così era come si sentiva Kensuke.

    Bevve quasi con avidità. Era qualcosa di strano, per lui. Ma sentiva che era piacevole. Poi ricevette un'altro dono, una fetta di frutto. La "mangiò". Non sapeva che cosa significasse ma il suo corpo si mosse in modo istintivo. La sua mente poteva aver dimenticato, ma il suo corpo ricordava. Fu in quel momento che capì che doveva fidarsi del suo istinto, del suo corpo, per trovare se stesso.
    Il sorriso della donna lo rinfrancò. Provò a sorriderle ma gli sembrava... strano. Mantenne il suo solito viso, una specie di grugno violento e triste allo stesso tempo.

    - Il mio nome è Kyagura, ma puoi chiamarmi Kya! benvenuto nell'Oasi di Ghemishiro, l'ultimo baluardo d'acqua prima dell'Anauroch e dei suoi diecimila giorni di cammino. -

    - Grazie, Kya. -



    Le parole gli fecero tornare in mente parte del suo vocabolario e delle comuni interazioni sociali.

    - Posso sapere il tuo nome e cosa stavi facendo così lontano da Suna? -

    - Beh, non so se mi crederai ma non posso rispondere a nessuna delle tue domande. Non ho nome. E le uniche due cose che ricordo sono il deserto, e te. Non che ci siamo mai incontrati prima, almeno credo. Ci siamo mai incontrati prima? -



    Era inutile nasconderlo. Stare da solo così tanto tempo lo aveva reso felice anche solo di parlare. Anche solo di vedere un'altra persona. E questa cosa l'avrebbe sempre accompagnato. Questa felicità, delizia dei suoi amici e rabbia dei suoi nemici. Perché lui era contento persino di vedere i suoi nemici, persino di picchiarsi con loro. Persino di essere ferito.
    La bellissima giovane (perché era inutile negarlo, era davvero bellissima ed affascinante anche se Kensuke non lo avrebbe mai ammesso troppo apertamente con Ren) lo condusse sotto la tenda. La notte e la tempesta di sabbia si stavano avvicinando ma fortunatamente c'era una tenda all'interno della quale i due si coricarono e riposarono.

    - E tu Kya? Cosa mi racconti di te? Io non ricordo niente per cui ti prego... dimmi qualcosa. -



    Era disperato (un'altro dettaglio che avrebbe nascosto a Ren, dicendo che era stata mera curiosità), non sapeva niente di niente e l'unica persona che conosceva era quella ragazza. Agognava di sapere che esisteva qualcosa di diverso dal deserto e di quell'oasi. Era felice però di aver conosciuto Kya.
    Alla fine la tempesta e dopo di quella la notte giunsero.

    Di fianco a Kensuke la voce di Kya si levò per l'ultima volta in quella giornata.

    - Ascolta la tempesta, ascolta la voce del deserto, ti porta consiglio. -

    Un consiglio però che Kensuke non avrebbe seguito. Il deserto gli aveva portato solo dolore e morte, aveva ancora una gigantesca rabbia dentro di se contro il mondo che lo circondava.

    Una rabbia che Kyagura avrebbe fatto svanire, col tempo.

    - E così finisce il racconto del primissimo tempo della mia vita. Della mia... infanzia, se così vogliamo chiamarla. Che ne pensi Ren? Vuoi che vada avanti o preferisci interrompere qua per il momento? Ho una gran voglia di bere. E qualcosa di forte. Ci stai? -






    OT l'utilizzo del pg di Ren è stato concordato con l'utente /OT
     
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