Tempio del vento

[Vario]

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    Esorcismi








    Accertamenti, questa era la motivazione di dover tornare in quel buco che a tutto gli effetti era stato il peggior periodo della sua malattia, ci pensò qualche giorno prima di recarsi in accademia a dare la sua disponibilità, non poche domande gli tornarono in mente, se dal giorno non avesse rievocato i draghi gli sarebbero venuti anche non pochi dubbi riguardo la loro esistenza. Nella sua prima visita aveva trovato le cose più assurde dentro al tempio, un drago che manipolava il tempo, un dio e… troppe cose.
    Si massaggiò lentamente le tempie mentre cercava di ricordare cosa era successo, era certo che ci fosse un qualche gruppo di archeologi che faceva qualche ricerca, ma tutto il resto?


    Sarà ora di esorcizzare questa piccola paura.

    Disse mentre si alzava dal sasso in cui aveva trovato ristoro. Era rimasto ad osservare il tramonto mentre rifletteva, e scelse di utilizzare quella missione come ultimo viaggio di cura, sapeva cosa si trovava in quel tempio: nulla. Avrebbe potuto addirittura svolgere la missione da solo, ma pareva che il suo visionario rapporto avesse disorientato l’accademia a sufficienza da assegnarli almeno un partner: un kiriano.
    Da ciò che lesse mentre era in fila per lo sportello delle accettazioni pareva avere un profilo abbastanza interessante.


    Beh, ciò non toglie che il suo viaggio sarà abbastanza lungo.

    Pensò mentre riorganizzava mentalmente il programma dei prossimi giorni, e visto che il tempio si trovava poco lontano da Konoha, soprattutto se paragonata la distanza da Kiri, per cui allungò di qualche giorno le sue ferie, giustificando l’attesa come “preparazione mentale”.
    Gli scappò un sorriso malinconico mentre pensava a Febh che si prodigava a raccontare cosa veramente accadde durante quei giorni, eppure nonostante l’impegno non riusciva ad avere delle immagini assimilabili ai racconti di Febh.

    [alba di due giorni dopo]

    Il ninja si svegliò con lo sgradevole suono della sveglia elettrica che gli violentava le orecchie.


    Maledette sveglie, sembra di avere una spada nelle orecchie! Gli otesi dovrebbero farci un pensierino su!

    Penso mentre andava via dall’ hotel senza pagare, troppo costoso per troppo poco.
    Arrivò al tempio con qualche ora di anticipo, era normale dopotutto, lui conosceva il luogo ed anche la strada più diretta per giungervi, trovare una montagnola del tutto anonima senza precise indicazioni non sarebbe stato troppo semplice.
    Mentre aspettava decise di dare uno sguardo attorno all’entrata per vedere se qualcosa era cambiato o qualcuno vi avesse fatto ritorno prima di lui, ma così non pareva.
    Tutto era immutato, come se qualcosa aspettasse il ritorno del Konohaniano.
    Guardò nuovamente il suo spartano orologio digitale.


    Mh, è quasi in ritardo.

    Affermò mentre si sedeva vicino all’entrata. Tanto sarebbe stato inutile inveire contro la porta, senza l’azione congiunta di due shinobi non si sarebbe smossa, memore di quell’esperienza, la prima cosa che Raizen avesse detto al suo partner sarebbe stata abbastanza singolare.

    Ei, fuscello, siediti qua, facciamo un giro a braccio di ferro.
    Se ti sembra strano sappi solo che serve per la missione, ti spiegherò dopo.


    Nel mentre che attendeva il canuto ninja aveva allestito un rozzissimo tavolino con un ciocco di legno secco dal diametro di 90 centimetri e due massi sufficientemente grandi per sedersi ai lati opposti del grosso pezzo di fusto.
    Il braccio del Colosso fece un suono sordo quando venne lasciato cadere a peso morto sul tronco, simile a quello che si sente compendo un quarto di bue, era decisamente su un’altra categoria rispetto a quello del kiriano, non solo nella lunghezza, ma anche in robustezza, e nell’apparenza. Il braccio di un guerriero.
    In un primo momento avrebbe concesso all’umidiccio il dubbio della vittoria, salvo poi far calare la mano con tutto il peso che la sua forza poteva sviluppare, stando tuttavia attento a non danneggiare oltre il dovuto il suo compagno.


    Devi fare del buon lavoro e ciccio.
    La piccola prova serviva per sapere chi dei due si deve adattare all’altro, il portone si apre solamente quando lo spinge da entrambi i lati con la medesima forza.


    Si diresse verso la grande porta attendendo che il suo compagno facesse eventuali domande o presentazioni, in modo da poter rispondere ad eventuali domande prima dell’inizio della missione.
     
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    Ma perché, cazzo…

    Son di quelle esclamazioni che non si possono contenere pur volendo, di quelle che devono trovar spazio e che dalla mente si fan strada sino alla bocca per poi far capolino.
    L’aveva persino udita l’impiegato, non che non fosse abituato a quel genere di imprecazione, anzi… decisamente ne aveva sentite di più rozze, ma non certamente dalla mia bocca.
    Così una espressione stupita si dipinse sul suo volto.

    È che più non vuoi avvicinarti ad un posto e più ti ci mandano…

    Avevo letto la missiva accademica, mi era stata affibbiata una missione nei pressi di Konoha, si esatto nei pressi, avete capito bene… neppure in città… ma la lettera accademica recitava proprio così. Un luogo disperso tra i monti del paese del fuoco, non troppo lontano dal villaggio della foglia.
    Cavoli che precisione… da quando i ninja accademici erano divenuti così approssimativi?
    Riuscì a capire che non sarei stato solo in quella missione, sarei stato affiancato da un chunin della foglia, un tipo Bizzarro, dalla descrizione l’avrei definito così.

    Beh, per lo meno non ci sarà da annoiarsi.

    Le parole si persero in quella sala, seppur rivolte all’impiegato, quello pareva completamente preso dagli affari burocratici che si era estraniato completamente.

    Maledetti topi di biblioteca.

    Uscì dalla sala.
    Se volevo arrivare in tempo mi sarei dovuto subito metter in marcia.

    [lo Sbarco]
    L’aria quella mattina era fredda, il clima umido di kiri era ormai solo un ricordo, la temperatura in quei luoghi era ben più mite e accogliente, nonostante tutto però riusciva a mettermi a disagio. Veder sorgere il sole dal ponte di quella nave mi dava idea di cambiamento e mai come quella mattina mi sentivo lontano dal mio villaggio.
    Mi guardavo attorno, i marinai di quella nave mercantile erano tutti in operosità, avevo appositamente scelto di viaggiare in una nave cargo, mi dava la possibilità di non chiacchierare troppo con fastidiosi viaggiatori e si sa, i marina non sono poi così loquaci… così avevo trascorso la durata del viaggio in totale tranquillità.
    Le vele erano ormai ammainate e si preparavano a gettare l’ancora, mi voltai in direzione della terra ferma, il porto era vicino, ormai non mancava tanto…

    [l’arrivo]
    Fortunatamente alcune delle merci contenute nel mercantile erano dirette alla foglia, così avevo sfruttato l’occasione, scroccando un passaggio e chiedendo informazioni su dove ero diretto a chi sicuramente conosceva la regione meglio di me… a dir la verità non fu così semplice ricevere indicazione, ma alla fine un vecchi commerciante conosceva il posto, pareva che vi si fosse imbattuto in uno dei suoi tanti viaggi, così per sbaglio, sai quando si dice il caso… le sue indicazioni alla fine si erano rivelate più utili del previso e nei pressi della foglia mi ero separato dal gruppo per viaggiare in solitaria.
    Quando mi ritrovai davanti a quell’immenso portone con un tizio dalla corporatura massiccia lì di fianco, capì che ero arrivato…
    Non passò troppo tempo e mi invitò a sedere in modo alquanto singolare

    Ah beh… iniziamo bene… ma com’è che voi fogliosi siete sempre così gentili e cordiali?
    Piacere tutto mio … Etsuko!


    Dissi mentre con fare rassegnato mi adagia sul pezzo di tronco improvvisato…

    Per la missione dici? Ah beh… se lo dici tu…

    Tanto valeva assecondarlo come si fa con i matti… o con i bambini…
    Il Braccio di ferro…
    “ Etsuko, ma come ti sei ridotto???”
    Fu questo il primo pensiero…
    Ovviamente non avrei avuto modo di averla vinta con quel bestione… è vero la forza bruta non è tutto e non assicura la vittoria, bisogna saperla usare, ma nel braccio di ferro avevo poche possibilità senza usare il chakra…
    Così mi impegnai non più di tanto e capì fin da subito che inizialmente non stava usando tutte le sue energie…

    Che fai mi lasci vincere? Non avevi detto che serviva per la missione?

    E infatti, notai la netta differenza, quando il bestione di cui, sinceramente non ricordavo il nome, decise di usare seriamente le sue energia, così non opposi troppa resistenza e lascia che mi battesse, preservando il mio arto…

    Ma, bravo!!!
    Osservai il portone dopo le sue parole…
    Ah beh… allora dovrò proprio impegnarmi e tu vedi di non esagerare altrimenti non potrò starti dietro, intesi?
    Io ero pronto, mi sarei messo in posizione non appena l’altro mi avrebbe fatto un cenno.


     
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    Trovare la giusta combinazione tra la forza di Raizen e quella di Etsuko non fu semplice per il Colosso, dovette aspettare qualche minuto per calibrare al meglio la sua forza, anche se l’istinto, contro l’opposizione della porta, era spingere ancora più forte, tuttavia tra l’uno che si sforzava e l’altro che tratteneva riuscirono a trovare un punto d’incontro.
    La porta si spostò raschiando sul ruvido pavimento, grossi blocchi di pietra lavorati alla perfezione, e che forte un tempo erano perfetti, ma quel tempo non era stato generoso ed aveva contribuito a consumarli e renderli ruvidi. Il primo spiraglio che il portone lasciò aperto risucchiò una grande quantità d’aria che in un primo momento quasi squilibrò Raizen.


    Chiuso da un po’ di tempo eh?

    Disse al kiriano mentre tra se e se pensava che poi non era troppo difficile per un folle andare a pensare cose strane, come un dio dei venti, se già l’accoglienza al tempio era quella.
    Entrando non era troppo semplice riconoscere in quel salone l’unica immagine precisa che aveva quel tempio: antico, incredibilmente. In ogni angolo ristagnava quello strano luogo di chiuso che gli edifici assumono dopo tempo immemore, dopo che l’aria viziata svanisce assorbita dalle pietre, quando rimane solo il respiro dei muri, e i sussurri della polvere.
    Dopo qualche secondo il portone sbattè alle loro spalle col gigantesco fragore che ci si aspetterebbe da quelle colossali ante.
    Regnava il silenzio.


    Seguimi fuscello, prima che il vento ti porti via.

    Non ricordava troppo bene il nome del kiriano, per cui gli assegnò un comodo soprannome, probabilmente presto avrebbe dimenticato pure quello, ma fortunatamente la sua fantasia, e qualche evento particolare (che in una missione non manca mai) glielo avrebbero fatto sostituire rapidamente.
    Giunsero al centro della stanza al buio, non era troppo complesso vista la scarsità di ostacoli, inoltre la luce era ancora andata via e cercando un po’ si poteva ancora intravedere la stanza impressa nella retina.


    Non so bene chi ha costruito il tempio, ma facendo una ri-analisi direi che un tempo le bestiole che ho imparato ad evocare fossero venerate.
    Vediamo di ripercorrere i passi dei vecchi fedeli.


    Si udì un sonoro “clack”, il Colosso aveva attivato l’illuminazione del tempio, un preciso meccanismo che fece ruotare un unico specchio che concluso il suo moto si orientò con un foro sul soffitto delle sue stesse dimensioni, lo specchio attivò un sottile gioco di riflessi che portò il sottile raggio ad illuminare tutta la stanza, uno spettacolo che lasciò il Colosso moderatamente sorpreso. Il raggio impiegò il tempo della luce a viaggiare dal primo all’ultimo specchio , ma l’effetto dato era abbastanza scenico da farla rallentare abbastanza da far percepire ai due la magnificenza di quell’idea così elementare, dal primo specchio convesso per raccogliere più raggi possibile, all’ultimo, concavo per spargere ulteriormente il primo raggio.

    Ci sapevano fare un tempo eh?
    Cento metri quadri e neanche una lampadina.


    Finalmente i due si sarebbero potuti guardare intorno, apprezzando i fini bassorilievi dei muri, una storia lunga, narrato nell’antico linguaggio dei disegni, fini ed esili uomini si battevano con gli elementi e con creature troppo grandi per uscirne vittoriosi, sino a quando uno dei loro eremiti non trova la risposta in un’alta montagna del nord e porta con se preziosi alleati.

    Tra i vari disegni ce ne sta qualcuno che trova incastro in questa pietra, probabile che siano i passaggi principali della storia, rintracciarli sarà complesso.

    Il muro non aveva valenza artistica per quando le immagini fossero fedeli alla realtà, bensì per come i loro creatori vi avessero faticato, ad una prima occhiata poteva sembrare un groviglio di rovi che si estendeva per tutto il muro, e solo ad un occhiata più attenta se ne poteva carpire la vita e la storia che vi brulicava.

    Attivare questo passaggio è un po’ più complesso che una semplice evocazione, praticamente è l’unica cosa che permette di entrare in contatto con i draghi pur non avendo firmato il contratto.
    Nel mentre che io inizio le prime procedure tu cerca le tre pietre.


    Avrebbe lasciato ad Etsuko il compito più noioso, peregrinare per tutti quei metri quadri ala ricerca di tre pietre praticamente uguali al resto della trama e che al contempo ne riassumessero i punti salienti era cosa lunga, lui, si mise dinnanzi alla pietra d’evocazione e munito d’inchiostro rispolverò il fuuinjutsu d’attivazione.


    CITAZIONE
    Bene, ci “dividiamo” i compiti, a te un accurata descrizione della parete, delle tre pietre e del loro contenuto, e se vuoi anche del meccanismo di attivazione ;)

     
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    E alla fine la porta si spalancò, avevo usato buona parte delle mie forze ed ora una goccia di sudore mi scendeva sulla guancia, presto utilizzai la spalla per asciugarla, non volevo mostrare al colosso sbruffone di Konoha il minimo segno di cedimento.
    Fui quasi risucchiato, probabilmente quel posto era rimasto al chiuso per troppo tempo ed ora reclamava respiro, annaspava come un apneista in cerca estrema di aria fresca. Passarono pochi secondi è quel profondo respiro cessò.
    Prima però uno sbuffo improvviso aveva spostato il folto strato di polvere che stazionava su quella porta, che data la mia fortuna degli ultimi tempi, aveva deciso di adagiarsi su di me, prestandomi un effetto vintage, ora il mio kimono che prima appariva di un nero profondo si era trasformato in gessato…

    Ma che due palle…

    Avevo tossito non riuscendo a trattenermi…


    Chiuso da un po’ di tempo eh?

    Hem… si, diciamo che l’ho notato…

    Guardai il bestione per poi attirare la sua attenzione sul mio nuovo colorito.

    Lascia perdere che ultimamente la sfiga mi perseguita…

    Ma non persi altro tempo ed entrammo. L’ambiente era terribilmente buio, tutto appariva appannato, così antico, quasi irreale, l’odore stantio era pungente, seppur non si percepisse alcun profumo sgradevole o no.
    Pochi passi mossi in una direzione indefinita.
    La bestia che mi era davanti pareva sapere come muoversi e decisamente sapeva molto più di me riguardo a quella missione.

    Quando ti deciderai di mettermi a corrente del perché siamo qui?

    Non finì la frase e subito un’altra ventata mi spinse leggermente in avanti…

    ° ma che diav- °

    Mi girai improvvisamente… mai l’avessi fatto… perché un’altra nuvola di polvere mi avvolse completamente, questa volta quella conservata all’interno del portone d’ingresso che ora era completamente chiuso, bloccando l’accesso alla poca luce che prima vi filtrava…
    Non mi vedevo chiaramente ma ora sicuramente, dovevo essere completamente impolverato…

    Ma porca miseria… allora ce l’hai con me…

    Inveì come uno stupido verso il portone

    Questo posto mi innervosisce…

    E a peggiorare la situazione ci pensò il gorilla e i suoi infantili appellativi

    Seguimi fuscello, prima che il vento ti porti via.
    Etsuko, mi chiamo Etuko… riuscirai a memorizzarlo oppure il fruscio che sento è il vento che ti scorre tra le orecchie visto nessun impedimento che trova nel mezzo?

    Nonostante tutto quel tizio mi stava simpatico, lo seguì fino a portarci al centro della stanza, non fu difficile nonostante il buio, avevo notato l’assenza di mobilio e di colonnati tutto davanti a noi.

    Bestiole… vecchi fedeli?

    Non avevo idea di cosa parlasse, avevo avuto pochissime istruzioni sulla missione, mi era stato detto che non ne avrei avuto bisogno, che avrei avuto un accompagnatore che mi avrebbe ragguagliato su tutto ciò che vi era da sapere, ma fino ad ora non era stato molto loquace…
    Ma non dovetti attendere oltre, perché a ragguagliarmi ci avrebbero pensato i rilievi su le pareti del tempio.
    Un sonoro Click, qualcosa che ruotava e con la vista ripercorsi il fascio di luce che si spostava di parete in parete, sino a formare una intricata rete di fasci luminosi e in pochi istanti luce fu.

    Eh si… tecniche d’illuminazione arcaiche, almeno risparmiavano sulla energia elettrica…

    Mentre ancora pronunciavo quelle parole, ora la mia attenzione si stava spostando dall’ingegnosa progettazione del sistema a specchi ai fini bassorilievi sui muri… raccontavano la storia, leggende passate o semplicemente fatti vissuti? Chi avrebbe potuto dirlo…?
    In principio narrava della battaglia tra uomini, difficile risalire all’epoca, nella raffigurazione parevano incappucciati e in lotta con delle creature gigantesche, raccontavano di carneficine, di morte e distruzione…
    Scorrevo lateralmente sui muri sfiorando con le dita le immagini, mi pareva di riviverle nella mente, avevano un non so che di magico.
    Poi la svolta, la scoperta di un tempio… di creature amiche, molto simili a dei draghi, ve ne erano parecchi, risvegliati da vecchi saggi in cerchio attorno a qualcosa, pareva un sasso, una pietra.
    E poi l’epilogo, draghi e uomini combattevano insieme, alcuni solcavano i celi, cavalcando le nuvole, forze elementari si scontravano , altri combattevano sulla terra avvolti da fiammeggianti spiri…
    Poi l’epilogo, la vittoria e la venerazione di tali esseri.

    Le parole del colosso mi portarono alla realtà.

    Co-Cosa?

    Mi girai verso di lui… era di fronte ad una pietra, notai 3 incavi e capì cosa aveva voluto dirmi.

    Ah… si, si…
    Mi metto a lavoro…


    Mi spostai ancora lungo la parete… e non fu troppo difficili trovare le prime 2 corrispondenze, la prima corrispondeva ad un rilievo di uomini incappucciati in preghiera… delicatamente lo tirai fuori dal suo posizionamento originario e mi spostai verso il ninja della foglia, non aggiunsi altro, ero impegnato nella ricerca, mi limitai a cedere il pezzo.
    Il secondo ci volle un po’ di più del primo, ma come in un gioco d’abilità trovai presto l’incastro. Questa volta la raffigurazione era di un portale, non una porta qualunque, un sole splendente primeggiava su di essa, quasi avesse parvenze ultraterrene.
    Le cose furono molto più difficili per la terza corrispondenza, ma non per la difficoltà nel trovarla, quanto perché non ve n’era solo 1, ma più di una… e questa mi provocava imbarazzo nella scelta.
    Sebbene il tema fosse comune… una grande creatura mitologica, simile ad un drago, ognuno si differenziava dalle altre per un aspetto, un dettaglio.
    Vi era un drago completamente bianco, oppure vi era una modifica nella conformazione alare, alcuni più robusti, altri invece più snelli e aereodinamici, in tutto vi erano 5 possibili possibilità…
    Alla fine scelsi quella che più mi assomigliava. Mi colpì sin da subito e sebbene era quella che avevo scovato per ultima, fu la mia scelta.
    Raffigurava un essere gigante, un drago presumibilmente, ma la peculiarità che lo differenziava dagli altri era il colore degli occhi… rossi, del colore dell’inferno, profondi e torbidi come la lava di un vulcano.
    Mi avvicinai al colosso, adagia l’ultimo pezzo nella posizione, la pietra era completa adesso.
    Mi girai verso il mio compagno di disavventure…

    Tu? L’hai fatto il tuo…?

    Lo squadravo, incerto su come e cosa sarebbe successo
    E se si fosse trattato solo di una leggenda?


     
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    È colpa tua. Ratty

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    [La Tempesta Perfetta]

    Dopo qualche secondo all'interno del tempio, i due profanatori avrebbero iniziato a sentirsi un pò strani, come se una lieve vena di euforia stesse prendendo piede nel loro animo, non abbastanza forte da manipolare le loro azioni ma sufficiente a renderli di ottimo umore, oltre che rimpolpare la loro fiducia in sè stessi. Raizen in passato aveva percepito quella stessa sensazione come un atroce dolore, mentre il flusso del suo chakra accelerava mostruosamente fino a distruggere ogni sua cellula, ma ora, come in ogni persona normale, quella strana energia non poteva che essere un fattore benefico [Entrambi 10 bassi temporanei extra alla riserva]

    Così, in quella stanza che poteva passare dalla luce al buio con un solo meccanismo, il duo era occupato a cercare l'apertura verso le zone più interne del tempio. La precedente visita di Raizen era stata un trip onirico, e certo non poteva ricordare la ricerca del gruppo di archeologi e i vari tentativi che avevano portato all'attivazione dell'antico marchingegno a guardia della porta. Forse anche a causa delle sue informazioni errate, le tre pietre che Etsuko andò a posizionare sul muro non diedero il risultato sperato: non fu il muro a spalancarsi, nè ci fu un qualche fenomeno di Richiamo o affini: semplicemente, con un lento e cigolante stridìo, una delle pietre al centro della stanza si abbassò, lasciando il posto a un pozzo di tenebra da cui proveniva una sorda vibrazione: forse si trattava di un fiume sotterraneo. Certo, Raizen non poteva sapere che quella non era la stessa entrata attraversata in passato, e dato che non si era aperto nient'altro, quella non poteva che essere la via ideale.

    Non c'era luce oltre quel quadrato nel pavimento, e non sarebbe certo stato facile scendere senza l'ausilio di una corda, a meno di sfruttare il chakra adesivo per muoversi nello stretto cunicolo, in ogni caso il condotto proseguiva per almeno quaranta metri se non di più (gettando una pietra il tonfo su qualcosa di solido si sarebbe sentito dopo un tempo che suggeriva quella distanza), e non era possibile identificare con esattezza l'origine delle vibrazioni. Come se non bastasse, a metà circa del condotto, una singola goccia d'acqua avrebbe raggiunto la testa di uno dei due esploratori, caduta dall'alto dove la luce si faceva sempre più fioca, per non parlare del fatto che sembrava esserci una vibrazione analoga a quella che inseguivano proprio in quella direzione. In buona sostanza: aveva iniziato a piovere, e ben presto le gocce avrebbero bombardato i due ninja dall'alto, mentre ogni luce veniva negata sia in alto che in basso. Continuando a scendere nell'oscurità (o anche usando una qualche luce da loro stessi creata) ben presto avrebbero sperimentato quella bizzarra sensazione di vuoto che può cogliere che si muove per lungo tempo in un condotto orizzontale privo di qualsiasi segno di orientamento

    Le pareti del condotto erano lisce, ora bagnate per la pioggia, e senza la luce in alto e in basso era impossibile capire di quanto si stavano spostando, in ogni caso man mano che andavano avanti si sarebbero trovati sempre più fradici di acqua e polvere (a meno di ripararsi in qualche modo) fin quasi a sentire che la pioggia arrivava sia dall'alto che dal basso, tanto era intensa in quel condotto la caduta delle gocce. Ed ecco che, dopo quasi un'ora di scalata (possibile che fossero davvero solo quaranta metri?) i due avrebbero percepito, sotto l'acqua grondante, una seconda apertura quadrata, simile alla prima, e tuttavia uscendone si sarebbero trovati di fronte a una stanza del tutto identica alla precedente...con l'unico problema che la gravità sembrava essersi invertita in qualche momento durante la scalata, perchè di fatto una volta attraversato il condotto si sarebbero ritrovati ad insistere sulla superficie in cui si trovava l'apertura, senza dover sfruttare il chakra o altri sistemi!

    Cosa poteva essere accaduto? E come mai pioveva dall'alto (ma non doveva essere il basso) in quella stanza del tutto identica a quella di partenza? Possibile che ad un certo punto si fossero disorientati, cominciando a salire invece che scendere? Nel buio e nella pioggia fitta non sarebbe stato facile orientarsi, e forse quel posto non era proprio lo stesso...tanto per cominciare i tre incavi erano vuoti, e i bassorilievi sembravano un pò diversi, se osservati con attenzione: mostravano draghi imprigionati in grandi fosse, con museruole e catene, mentre gli uomini pregavano inginocchiati davanti ad essi. Allora i draghi gridavano, e il cielo si faceva carico di nubi nere e temporalesche, che distruggevano quelli che sembravano essere dei soldati e al contempo bagnavano i campi coltivati. Allora gli uomini esultavano e mettevano altre catene sui draghi, per poi strappare il cuore a uno di essi e condividerlo tra tutti i membri della comunità, mentre altri draghi, neri stavolta, volavano sulle loro teste.

    Ci fu un lampo abbagliante in quel momento, seguito da un tuono terribile, tanto forte che avrebbe potuto sbattere a terra degli uomini comuni...ma la cosa più strana fu il lampo che seguì quel rumore, poichè alzando gli occhi al cielo in quel momento, i due avrebbero potuto scorgere un drago aggrappato al foro sul soffitto da cui pioveva. Un Drago completamente nero e con gli occhi rossi, che sembrava sogghignare. Eppure le luci successive non mostrarono i quell'animale, e per qualche motivo cercare di attraversare di nuovo il condotto avrebbe portato nuovamente i due ninja nella stanza coi bassorilievi dei draghi incatenati. E provare nuovamente ad aprire la porta d'ingresso del tempio non avrebbe funzionato: pareggiare la forza non serviva a nulla...possibile che quella NON fosse la stessa porta, e dunque che quello NON fosse lo stesso tempio?
     
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    Nuove stanze, Nuovi problemi







    Il Colosso aveva del tutto dimenticato una delle peculiarità più fantastiche del tempio: l’innalzamento del chakra nel sistema circolatorio, la prima volta che entrò in quel luogo per lui fu distruttivo, lo consumò quasi del tutto, portandolo alla morte, sino a portarlo a sviluppare un organismo ad esso più resistente, purtroppo il cervello non subì la stessa trasformazione, e non riuscì mai a curare in tempi utili la sua malattia.

    Ma ormai quel periodo è passato!

    Disse tra se e se, già ringalluzzito in corpo e spirito da quella sovrabbondanza così piacevole che quasi gli provocava gli stessi effetti di blandi stupefacenti. Così euforico prese in mano le mattonelle passate da Etsuko, posizionandole con cura sulla roccia d’evocazione, tuttavia il meccanismo non sortì gli effetti previsti, ed anziché evocare i draghi da lui desiderati l’unica cosa che fece fu aprire una botola nel terreno. Solo in quel momento il Colosso si rese conto che le mattonelle erano inesatte, l’ultima infatti non rappresentava i draghi giusti.

    Merda, umidiccio!
    Hai sbagliato le tesserine!


    Disse lievemente adirato, domandandosi perché avesse chiesto al kiriano di fare quella ricerca se in realtà era lui il più adatto.

    Ma non c’è problema coraggio! Possiamo sempre farcela no?
    Cioè, un ottimo medico e un ottimo guerriero, coraggio andiamo è meglio non lasciare quella botola aperta senza sapere cosa nasconde!


    Disse mentre si avvicinava alla botola, convinto del fatto che quella fosse la via errata, dopotutto, inconsciamente in quel momento, si basava ancora su i ricordi che Febh gli dimostrò essere sbagliati totalmente, o in parte. Senza interessarsi troppo di profondità vi si incamminò usando il chakra adesivo.

    Coraggio coraggio! Non bisogna lasciare nulla in sospeso!

    La botola era abbastanza profonda, la loro voce vagava per parecchio prima di tornare indietro, ma un simile luogo non era troppo strano trovarlo in quel tempio, era certo che fosse stato custodito per eliminare o scoraggiare eventuali impostori, calarsi li dentro per un normale uomo non era troppo semplice, senza contare che quel tempio aveva più trappole che corridoi sicuri.

    Attento a dove poggi le zampe, e cerca di acuire più che puoi i sensi, potremmo ritrovarci qualche sorpresina da un momento all’altro.

    Giunti a metà del percorso l’unica sorpresa che si presentò ai due fu un'unica e timida gocciolina d’acqua, che andò a schiantarsi contro la fronte del Colosso.

    Oh, una goccia d’acqua! Mi domando che diavolo ci faccia qui dentro.

    Una goccia, da li a qualche secondo sarebbe stato riduttivo, presto sarebbe iniziata una vera e propria tempesta abbastanza forte da far credere al konohaniano che qualcuno da sopra si stesse dando da fare con delle secchiate d’acqua, fortunatamente il chakra adesivo non faceva conto delle pareti lisce e pesantemente bagnate, dopo qualche minuto neanche il mantello che il ninja aveva posto sopra la testa serviva a ripararlo, l’acqua pareva venire anche da sotto, e il tempo passato dentro quella botola pareva essersi dilatato immensamente facendogli addirittura perdere il senso dell’orientamento.
    Lievemente preoccupato continuò a mettere un piede davanti all’altro pensando che prima o poi sarebbe arrivato da qualche parte, il suo sesto senso gli suggerì di non fare dietro front, temendo di imboccare qualche cunicolo secondario da cui la discesa li aveva salvati.
    Dopo un tempo imprecisato riuscirono a giungere in un’altra stanza, il termine più corretto appena il colosso vi posò il piede era: disorientamento. Disorientamento sufficiente a mandarlo carponi appena mise entrambi i piedi sulla stanza.


    Ch…ch… che cazzo succede?!?

    Disse riprendendo la posizione eretta.

    Porca merda! Stavamo scendendo, perché diavolo mi ritrovo in piedi?

    Disse a voce alta, in modo da sovrastare lo scroscio della pioggia che cadeva incessante. Non aveva invertito il senso di marcia, altrimenti Etsuko sarebbe spuntato prima, e anche lui, che aveva proceduto a braccia larghe, si sarebbe accorto di essersi voltato. Era la gravità che per qualche assurda ragione si era rigirata, ma come era possibile?

    Fottuto tempio, ogni volta deve farmi credere di essere uno svitato.

    Prese a girare per la stanza a tentoni, lievemente agitato, toccando tutte le pareti e analizzando i muri come meglio poteva nell’oscurità, cercando di comprendere se quella fosse o meno la stanza da cui era arrivato, dal uio peso che vi albergava e dagli scarsi ostacoli incontrati (poiché l’aveva percorsa usando lo schema mentale che aveva della prima) parevano del tutto identiche. Per l’ultima verifica estrasse la lama dal fodero, ed attivando la tecnica che gli permetteva di tagliare l’aria ne illuminò il filo. Toccarlo in quel momento avrebbe significato salutare definitivamente la parte del corpo utilizzata, ma era facilmente immaginabile, per cui non stette ad avvisare il kiriano mentre si aggirava per i bassorilievi.

    Porcaccia zozza.

    Disse mentre comprendeva che quella stanza pur essendo uguale alla prima nella struttura era totalmente differente nel contenuto, i muri non parlavano della stessa storia raccontata nella sala precedente, bensì era qualcosa di estremamente crudele, come se la sala fosse l’opposto della precedente. Il Colosso si drizzò guardingo, chiedendosi quanto della sua immaginazione in quei giorni passati fosse falso, ci mise ben poco a connettere la prima sala alla stanza dell’essenza buona e quella attuale all’essenza nera e cattiva. Tuttavia in entrambi i bassorilievi non si parlava di nessuna essenza, erano i draghi il centro di tutto, e quella che stava li pareva essere una parte della storia che si voleva celare: draghi imprigionati, umani crudeli, fin troppo crudeli, e poi, verso la fine, draghi neri.
    Cosa potevano essere? I precedenti draghi corrotti? Oppure un secondo clan che aveva aiutato gli umani ad imprigionare quelli incatenati? Non lo sapeva. Doveva fermarsi e cercare una risposta alle sue domande.
    Non ne aveva troppissime a disposizione, partendo dal fatto che i draghi incatenati erano rappresentati esattamente come quelli che Raizen evocava e anche come quelli della precedente stanza, poteva solamente dedurne che quelli che ora stavano li incatenati erano agli effetti i suoi draghi, in un tempo remoto forse. Ma quelli che apparivano dopo? Sostavano sulle teste degli umani senza però danneggiarli, che il bassorilievo non fosse ultimato, e che quindi fossero giunti a salvare i bianchi? Oppure come aveva pensato prima erano dei nemici che traevano vantaggio dalla morte dei loro simili?
    Il fato però non era favorevole ai suoi pensieri, e un tuono, squarciando il cielo, lo rintronò, facendogli alzare istintivamente gli occhi sul soffitto della stanza, per notare su di esso u n grosso drago nero, dagli occhi rossi, proprio come quelli rappresentati nelle sculture.
    Non attese oltre, gli si precipitò alle calcagna quando quello sparì nella botola sul soffitto, eppure fu inutile, per quanto corresse si ritrovava, dopo neanche poco tempo, in quella stessa stanza.
    Che fosse stato seguito o meno da Etsuko in quei vincoli stramboidi alla fine del suo peregrinare sarebbe giunto nella stanza iracondo.


    Ei, pistolino, mi sono rotto i coglioni.

    Avrebbe detto mentre componeva i sigilli per evocare Kaze, il compagno a lui più affine.
    Senza badare troppo a cosa sarebbe successo avrebbe salutato con garbo Kaze per poi domandargli cosa stesse succedendo li dentro.


    Kaze, sai dirmi qualcosa di queste diavolo di storie che sono stampate sui muri? Inoltre poco fa un drago nero ci ha quasi attaccato! Non ci sto capendo più nulla! Al resto pensiamo dopo.

    Parlò per poi andare a ripararsi per quanto possibile intorno a qualche sporgenza del corpo del rettile. Avrebbe preferito chiedere l’aiuto di Tekuro, in quanto più anziano di Kaze, ma sicuramente anche quest’ultimo sarebbe stato in grado di dare una risposta a quella domanda, vista l’età che i draghi raggiungevano quelli rappresentati nei bassorilievi erano al massimo di una generazione precedente rispetto a quella del drago li presente, almeno secondo i ragionamenti del Colosso basandosi sull’antichità del tempio e sulle poche cose che sapeva dei draghi.
     
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    Nuovi mostri o nuove speranze?



    Fermo trattenni il respiro, come se a lungo avessi agognato quel momento, catturato dall’oscurità di quell’attimo, l’inconoscibile svelato. Tanti nella mia mente erano stati i possibili epiloghi, tutti diversi da quello che la cruda realtà come sempre riservava.
    Il fragore di una porta che si spalanca, mostrando esseri meravigliosi, venne presto cancellato da uno ben più tenue di rumore, quello di una pietra che si sposta e lo sguardo rapito da qualche movimento al centro della stanza.
    Un fosso, un semplice pozzo, era stato quello a risucchiare tutte le più rosee aspettative.
    Eppure qualcosa avvenne, se non fu la mente a giovare per qualcosa di svelato, fu invece il corpo, rinvigorito da qualcosa di stupefacente…
    Chakra…
    Mi sentì rafforzato
    Avrei voluto chiedere al mio compagno di viaggio, ma leggevo ira nei suoi occhi.

    ° ho sbagliato una delle tre pietre? I draghi non erano quelli giusti…? °
    Beh se solo avessi saputo quali erano quelli giusti…
    Per me quei draghi neri dagli occhi rossi erano i più giusti tra tutti i presenti.
    Da subito ne ero rimasto attratto come se qualcosa mi legasse a loro
    Una peculiarità fisica forse…
    ° Che fosse il semplice colore delle iridi? °


    Mi affaccia al fosso…
    Non sembrava profondo

    Non vorrai mica andar laggiù vero?


    Iniziò a scendere

    Ah ecco… proprio come pensavo!

    Concentrai il chakra adesivo nei piedi e seguì Raizen.
    L’oscurità era quasi assoluta e il puzzo di muffa non rendeva di certo quella discesa piacevole.

    Dove pensi che porti questo condotto?
    E perché ho l’impressione che sia più profondo di quello che avevamo stimato?


    Due gocce mi colpirono il viso, alzai lo sguardo e in progressione la pioggia si fece battente.

    ° ci mancava solo questa °
    Guarda il lato positivo Etsuko, almeno la povere verrà lavata via dai tuoi vestiti…
    ° E allora perché questa situazione non mi provoca alcun tipo di sollievo? °


    Abbassai lo sguardo, Raizen continuava la sua discesa negli abissi.
    L’acqua copiosa scendeva sulle guance, ne assaporavo il gusto amarognolo, la consistenza impregnata di polvere e terra.

    Al diamine…

    Portai una mano dietro la schiena e ne estrassi il mio ombrello nero, rinforzato, lo aprì, l’acqua iniziò a scivolarvi sopra e trovai un attimo di sollievo.
    Continuai imperterrito a scendere, finchè qualcosa non successe, lo avvertì primo nell’atteggiamento di chi mi precedeva, alla meta parve disorientato, lo sentì sussurrare qualcosa, poi mi resi conto del motivo.
    L’arrivo… com’era possibile? Che la gravità si fosse invertita?
    Perché mi ritrovavo in piedi?
    L’ambiente attorno era identico a quello che sopra avevamo abbandonato, che fossimo tornati indietro nella scalata? No era impossibile…
    Non ero un folle, ne il mio compagno uno sprovveduto. Quel tempio doveva essere pieno di misteri…

    Mantieni la Calma Raizen…

    Non appena notai la piccola lama di chakra e la fievole luce che emanava mi avvicinai per scorgere le raffigurazioni… tutto era mutato, i draghi, i draghi che prima erano stati scudo contro essere ignoti, ora erano intrappolati, una presenza oscura aleggiava attorno a loro, la stessa che si notava nelle rappresentazioni. Quei draghi neri che avevo scelto erano liberi… ma che ruolo ricoprivano in quella storia l’avremmo scoperto subito.
    Un lampo squarciò l’oscurità di quella stanza e spontaneamente portai gli occhi al soffitto, per un attimo lo vidi, immobile appiattito alla parete, in agguato, come un predatore osserva l’inerme preda. Gli occhi carmini erano fari nella semi-oscurità…
    Balzai all’indietro

    L’hai visto pure tu Raizen…

    Ma ormai il gigante era stanco, come dargli torto, lo vidi affrettarsi in una sua evocazione.
    Io da parte mia ero interessato a capire, la stanza il drago… che fossimo sotto l’effetto di un Genjutsu?
    Mi sarei affidato a mezzi più esperti per capirlo.
    Magan
    Il sangue irrorò completamente le iridi, la vista divenne ora ben più chiara, sulla mia spalla comparve un criceto. Non so perché proprio quell’animale, fu la prima cosa che mi venne in mente ed ebbe l’onore di essere la mia creazione demoniaca. Identificai subito l’energia vitale di Raizen, lo potevo vedere chiaramente… ma adesso nulla mi sarebbe più sfuggito, se in quella stanza o nell’arco di 3 km, vi fosse stato qualcuno, l’avrei sicuramente captato.


     
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    [Gli Occhi Rossi]

    Al potente sguardo di Etsuko il mondo appariva ben diverso da come uno se lo poteva immaginare: tanto per cominciare riusciva a distinguere tutti i bassorilievi senza il minimo problema, come se in essi albergasse una qualche energia vitale, anche se impossibile da quantificare Quanto al cielo, in esso scorrevano, rapide come fulmini, sottili strie di energia vitale, intense e brillanti come vere folgori, ma certo appartenenti a creature viventi che si trovavano molto distanti e vagavano in cerchio sopra quel tempio, a volte più vicine e a volte più lontane. E a giudicare dalla forma affusolata potevano essere benissimo dei draghi...cinque, o dieci, forse addirittura venti, se non di più...a volte volavano oltre il raggio d'azione della Vista Vitale e vi rientravano poco dopo, quindi tenere il conto era impossibile. 'unica cosa certa era che all'interno della tempesta potevano viaggiare con una velocità straordinaria.

    Intanto il Colosso della foglia, per capire qualcosa di più, cercò di richiamare a sè uno dei suoi draghi anche se ci fu qualcosa di un pò diverso dal solito nella disposizione dei simboli e nel fumo che seguì la tecnica del richiamo: i sgilli scorrevano in linee irregolari, come zigzaganti, mentre il fumo era percorso da sottili scariche elettriche. Alla fine comunque le convolute spire del Drago fecero la loro comparsa in quel luogo, mentre le squame brillanti, percorse da una lieve scarica elettrica, illuminavano tepidamente l'ambiente. Kaze sembrava confuso, tuttavia.

    Raizen, ma dove siamo? L'evocazione mi è sembrata stran... Il Drago si interruppe di colpo, guardandosi intorno con crescente terrore. Ma...ma qui.... Portò gli occhi sul suo evocatore, con un senso di urgenza e ira. MA QUESTO E' IL FARO MERIDIONALE! COME TI E' SALTATO IN MENTE DI EVOCARMI QUI?? DEVO ANDARMENTE SUB... Non fece nemmeno in tempo a concludere la frase che un fulmine si abbattè dal cielo sul suo corpo serpentino, letteralmente inchiodandolo al suolo mentre le spire si dimenavano in preda al dolore. Le grida del drago erano un tormento per l'udito e il suo caldo sangue rosso stava schizzando ovunque. L'elettricità si avvolse intorno al suo corpo come una catena, impedendogli di librarsi per aria, e lentamente lo stritolava, sempre più forte, fino a che non sparì in un filo di fumo.

    Vista la situazione, nessuno dei draghi di Raizen avrebbe più risposto al Richiamo, almeno per un pò.

    Etsuko avrebbe presto visto la fonte di quel fulmine che si avvicinava con velocità crescente, fino a che un lampo mostrò nuovamente il nero dragone dagli occhi rossi che, fluido come un serpente, entrò dal foro nel soffitto assieme alla pioggia, subito addosandosi alle pareti fino a descrivere un cerchio che riempiva l'intero perimetro della stanza...quindi il maestoso volto dagli occhi rossi, abbastanza luminosi da delineare i lineamenti del rettile, andò a fermarsi proprio davanti agli incavi della porta, sollevandosi fino ad un metro sopra le loro teste. Nei suoi occhi si leggeva la più pura indignazione.

    Black_Dragon_Takarabria__ver_2_by_ShokokuPhoenix



    Non c'è posto per gli umani qui. Da dove siete arrivati? In effetti non sembrava esserci traccia della botola! E come avete osato evocare uno dei draghi Settentrionali qui nel nostro faro? La sua voce era come un tuono lontano, ma non per questo meno spaventoso. Posò poi il suo sguardo su Etsuko, soffermandosi a lungo sui suoi occhi, accesi di un rosso tanto simile a quello che ardeva nei suoi. I tuoi occhi...mi ricordano qualcosa, di tanti anni fa. Soffiò un getto di fumo nero dalle narici...anche se più probabilmente si trattava di una nuvola, dato che si condensò rapidamente in una forma circolare al cui interno presero a scorrere diversi fulmini, illuminando finalmente l'intera stanza. Pioveva nel centro, e a quella luce cangiante e sfrigolante il lungo corpo del drago sembrava ancor più minaccioso che nel buio, mentre sollevava uno degli artigli anteriori puntando Etsuko. I tuoi occhi...discendi forse da uno dei Profanatori? Cosa possono fare quelle due gemme rosse? Avrebbe avvicinato il suo volto allo shinobi. Li hai forse presi a uno della mia specie? Sussurrò quindi, minaccioso e letale.
     
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    Vento imprigionato






    Giunto sulla scena Kaze non reagì come suo solito, anzi, era insolitamente sovraeccitato, preoccupato, er il foglioso fu strano, non pensava che esistessero persone in grado di causare quello stato d’ansia al suo compagno.


    Aspetta, aspetta! Che diavolo dici?!? Che cazzo è il faro merdidion…!!!

    Forse era vero che non avrebbe dovuto richiamarlo, ad interromperlo fu un gigantesco strappo dell’aria, un “comune” fulmine, sufficiente a dilaniare le carni del drago e a far pareggiare il suo richiamo. Strinse i denti per tutto il tempo in cui il suo compagno subiva quella tortura, del tutto impotente dinnanzi a quella tecnica così improvvisa e potente: fu colto alla sprovvista, e non poteva far nulla per recuperare. Poteva solo grattare i denti, sino a sentir male. Sino a quando non recuperò la calma, poggiando la mano sull’elsa della spada.

    Scusami kaze.

    Pensò mentre un altro rettile si introduceva nella stanza, chiedendo, domandando, pretendendo e… Ignorandolo. Il Colosso era ben consapevole di non essere tra i migliori shinobi dell’accademia, ma ignorarlo, questo no, nessuno poteva permetterselo.

    Cosa, hai FATTO?!?

    La spada avrebbe brillato nuovamente, questa volta però il suo potere non sarebbe stato trattenuto, tantomeno quello del colosso, che sparò due rapidi e potenti fendenti (shinku rempa) uno verso l’a coda dell’essere cercando di danneggiare qualche ciuffo della stessa, mentre il secondo, una volta sorpreso l’avversario con quel primo improvviso bagliore, avrebbe cercato di sfruttare il momento per ferirne il volto.
    A pugni serrati il Colosso si rivolse al drago.


    NON voglio iniziare una guerra.

    Una frase parecchio contrastante con i suoi gesti, ma dopotutto, occhio per occhio, dente per dente, era quella la legge del Colosso , anzi, aveva pure fatto uno sconto, e spesso le sue mani parlavano ben prima della sua bocca, forse troppo spesso.

    Dimmi dove sono e fallo in fretta, se non vuoi ritornare a casa facendo il cosplay di un rotolo di sushi.
    Cosa sono i fari? E cosa cela questo tempio?


    Avrebbe fatto le sue domande se la reazione dell’animale l’avesse permesso, se si fosse rivelato troppo ostile e troppo poco comprensivo il Colosso si sarebbe messo in guardia, pronto a rendere lo stesso servizio dato a Kaze.

    Kiriano, non mi importa un fico secco dei tuoi occhi, ma non osare rispondere prima che lo abbia fatto lui, o la prossima portata dopo il sushi sarai tu.

    Serio, irremovibile, avrebbe scoccato solamente un occhiata al kiriano, per fargli comprendere quanto salato sarebbe stato il prezzo della disubbidienza in quel frangente. Con una voce ben diversa da quella udita sino ad ora da Etsuko, avrebbe potuto sentire in essa la potenza e la profondità del rancore che gli cresceva in petto, ed iniziava a tuonare all’esterno di sottofondo ai potenti tuoni del drago nero.
     
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    Come ti salta in Mente?



    tamahomemadwetImmediatamente la vista si fece chiara, le tenebre scomparvero lasciando spazio alla luce. Tutte le immagini dei bassorilievi prima solo intraviste grazie all’abilità di Raizen, ora erano nitidi quasi in essi albergasse una qualche forma vitale. Ma non fu questo a sorprendermi, quanto invece quello che vidi in cielo.
    Una marea di scie luminose, 5, 10, 20 o forse di più coloravano il cielo, ornandolo di luminescenze coreografiche, quasi come una pioggia di meteore attraversavano la volta celeste, si mischiavano all’acqua che scendeva al terreno, con le loro scie lucenti.
    ° Draghi … °
    Dovevano essere quelli presenti nelle raffigurazioni, ma mancavano tanti, troppi tasselli per ricostruire chiaramente la storia.
    Fui distolto nel mio intento da quello che successe in seguito, spostai lo sguardo sulla nuvola di fumo e le scariche elettriche che l’avvolgevano, era la tecnica del richiamo del foglioso, ne comparve un grosso drago dal colore scuro, indefinito, forse verde benchè a tratti risultasse grigio, due ampie corna.
    Hops… non credo sia una buona idea Raizen.
    E le miei parole risultarono oracolo di quello che successe di li a poco. Il drago parve scosso, confuso, fino a che non si rese conto di dove si trovasse, dando di matto e accusando il suo evocatore.
    Riuscì a dire poche parole “faro meridionale” prima di essere schiacciato da una potente scarica elettrica, come spire infatti il fulmine lo avvolse stritolandolo. Dovetti tapparmi le orecchie per non essere stordito dalle urla stridule e cariche di dolore di quel povero essere, che dopo attimi ti estrema agonia scomparve così come era apparso.
    Oh mio dio…
    Osservai lo sguardo del foglioso, era perplesso, scosso pure egli, incapace forse di spiegare cosa fosse accaduto. Girai lo sguardo in direzione di dove era giunto il fulmine e lo vidi, un grosso essere, un drago scuro nell’aspetto, ma potei da subito notare una peculiarità che ci distingueva, gli occhi… nel colore e nell’aspetto così simili. Entrò fluido dal soffitto sino nella stanza, circondò le pareti avvolgendoci a distanza nella sua morsa, era possente maestoso.
    Dall’alto della sua possenza ci scrutò, era indignato me ne accorsi, per lui eravamo invasori questo era ovvio e l’evocazione fatta da Raizen doveva averlo fatto incazzare oltremodo…
    Cercai di calmare le acque.

    Una bella domanda abitante di questi luoghi, siamo abitanti della superficie, ci siam ritrovati qua giù per una serie di eventi difficili da spiegare, ma materialmente siamo scesi attraverso una botola… senza sapere il luogo in cui ci stavamo recando…
    L’evocazione di poco fa è stato un errore, non pensavamo di arrecare oltraggio a questi luoghi, non è vero Raizen?


    Chiamai in causa il mio compagno di avventura, cercando conferma pure nelle sue parole, conferma che invece non arrivò. Ma non si fermò invece il drago, che ora si soffermava a lungo sulle mie iridi, per poi riprendere…

    Tanti anni fa? Non so a cosa tu faccia riferimento, ne chi siano i profanatori …

    Quella storia doveva trovare origini in tempi remoti, in cui persino la memoria fatica ad arrivare, che fossero stati i miei occhi così simili ai loro a tenerci ancora in vita? Beh l’avremmo scoperto presto…
    Mi chiese dei poteri che vi erano racchiusi e stavo per riprendere a parlare quando con tono imperioso e dando sfogo agli istinti, il colosso reagì, spinto più da sete di vendetta che da buon senso. Partirono così 2 fendenti rivolti verso il drago, atto a colpirlo, non riuscì a fare nulla per fermarlo, mi spostai indietro e scivolai sul pavimento cadendo per terra, nella fanghiglia che la pioggia aveva creato.
    Gli occhi gridavano vendetta, eravamo in missione in 2 ed egli sino a questo momento aveva sempre agito da solo, questo non era spirito di squadra, ma un atteggiamento di saccenza e superiorità che non potevo più tollerare… mi rialzai…
    E non badando alla reazione del drago urlai…

    Ma sei impazzito? Vuoi farci forse ammazzare…? Sono stanco dei tuoi atteggiamenti egocentrici e non ne tollererò altri, nessuno per quanto forte possa essere o per il ruolo che ricopre può permettersi di rivolgersi a me in quel tono.
    Se vorrai colpire ancora lui, dovrai prima colpire me, intesi? E non sto scherzando…


    Lasciai che la lama retrattile presente nel mio bracciale fuoriuscisse, inoltre 2 spiedi rinforzati fecero la loro apparizione nella mia mano, gli avrebbe potuti scorgere sicuramente a dimostrazione che non stavo scherzando. La luce sprigionata dalla nuvola creata dal drago illuminava tenue la stanza, io attendevo la mossa successiva… in mezzo a due fuochi, davanti a me, Raizen, dietro di me quel drago dagli occhi rossi…
    Parlò ancora il foglioso…

    ° ah… per fortuna non vuole scatenare una guerra… figuriamoci se avesse voluto farlo… °

    Sollevai lo sguardo per osservare la reazione degli altri abitanti del cielo.
    Beh a quel punto non restava che pregare, ma se avessi dovuto farlo, beh, avrei venduto cara la pelle.


     
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    [Sia la Guerra]

    La creatura dagli occhi rossi sembrò ascoltare l'uomo dalle iridi del medesimo colore mentre questi cercava di spiegarsi, ma era impossibile decifrare quel viso da rettile: poteva essere intento nell'accogliere le spiegazioni così come stare regustando di divorare le sue viscere. Non rispose comunque, anche se ebbe un sussulto quando Raizen partì all'attacco, ferendolo alla coda, fortunatamente solo in maniera superficiale, mentre levava l'artiglio avvolto da scariche elettriche per deviare il secondo colpo di spada verso il capo. Raizen era stato veloce, ma il drago non fu da meno, annullando l'offensiva e facendo perfino arretrare un poco il colosso di Konoha, per quanto il taglio al lungo corpo serpentino avesse strappato a quella gola un sibilo di dolore che non preannunciava niente di buono. Trasgressori e aggressori! SARETE PUNITI!

    Il drago stava per spalancare la bocca, scatenando un inferno elettrico simile a un temporale, quando ecco che il ninja dagli occhi rossi si frappose tra lui e l'insolente umano che aveva osato attaccarlo e minacciarlo. Parlò con sicurezza e coraggio, armi in ugno, e disse chiaramente che intendeva fare da scudo alla maestosa creatura. Il rettile rimase interdetto, per poi iniziare a ridacchiare in maniera molto umana, con tutto il corpo serpentino che si contraeva leggermente ad ogni piccola risata. Uh uh uh...un umano che difende un drago...anche questo mi riporta ai vecchi tempi. Bene. Il drago battè a terra un artiglio. E' un gioco che mi diverte! Sia la guerra allora! Una serie di fulmini accesero il cielo mentre le grida dei draghi si levavano come un tuono terrificante. Le pareti decorate intorno a loro iniziarono a vibrare, abbassandosi lentamente mosse da meccanismi che certo non erano stati più attivati da millenni, fino a mostrare due corridoi con delle scale che salivano.

    Di voi due, solo uno potrà raggiungere la cima e uscirne vivo. Ci furono due lampi, ed altrettanti draghi, assai più sottili di quello che parlava ma comunque neri e dotati di fiammeggianti occhi rossi comparvero vicino ai due Shinobi. Io sono Arashi. Disse quello accanto ad Etsuko. Io sono Yajirushi. Disse invece l'altro. Il Faro Meridionale è un luogo di guerra, di vendetta e di forza! Voi siete trasgressori, ma siete in disaccordo e questo mi diverte. Ci fu un nuovo fragore di fulmini nel cielo, mentre la pioggia cadeva ancora più forte. Sia dunque Guerra tra voi. Io sono Inazuma Sensoo, custode del Faro. Arashi e Yajirushi vi seguiranno e supporteranno nella vostra lotta per la cima del faro. Chi trionferà verrà perdonato per la trasgressione. Chi perderà verrà divorato dalla mia gente...certo, potrebbe comunque salvarsi combattendo contro tutti noi, ma non è detto.

    Oppure potreste unire le forze e affrontarci tutti...
    Uno stridìo dal'alto annunciò la discesa di non meno di dodici draghi, tutti neri e di dimensioni variabile, che appollaiati sul foro nel soffitto osservavano la scena con occhi rossi e brillanti, mentre tra i denti candidi scivolavano letali scariche elettriche. Se avessero voluto, quella stanza sarebbe diventata un inferno di fulmini assolutamente devastante. Arriva in cima, invasore amico dei Draghi Settentrionali, e avrai le tue risposte e la libertà. Mentre tu, uomo con gli Occhi dei Profanatori che tuttavia si erge a difesa dei Draghi Meridionali, potrai avere quello che desideri, oltre alla libertà. Così ho deciso, questa è la punizione per essere entrati nel Faro Meridionale!

    Quale sarebbe stata la scelta dei due ninja? Il loro litigio aveva fatto iniziare quella specie di ridicola gara, ma come cavarsela da quell'impiccio? Se avessero rifiutato, o provato a percorrere la stessa strada, il fulmini di quelle creature avrebbero danzato nella stanza in uno spettacol tanto meraviglioso quanto letale, distruggendo probabilmente i loro corpi prima ancora che potessero spostarsi [Dodici attacchi simultanei, potenza complessiva 650] a cui sarebbero certamente seguiti attacchi altrettanto devastanti, dopotutto erano circondati!
     
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    Tamburi di guerra






    Il Colosso si sarebbe potuto aspettare un rifiuto, una risposta poco accomodante da parte di Etsuko, anche un qualche tipo di minaccia, ma porsi addirittura tra lui e il suo obiettivo, forse era davvero un po’ troppo.

    Ho detto che il tuo turno veniva dopo, non ti funzionano le orecchie oltre che il cervello?

    Assicurò la presa sulla spada al meglio, strofinando lievemente la mano su di essa per poi stringerla a dovere.

    Ma visto che sei così coraggioso non posso proprio ignorarti, non ho mai alzato le mani su un ninja accademico, ma… beh, qui le cose si fanno serie.

    Sarebbe scattato verso il kiriano, ruotando la lama in modo da colpirlo, eventualmente, col il dorso della lama, non correndo quindi il rischio di ferirlo in maniera irreparabile, tuttavia il drago nero decise che quello scontro era divertente, che vedere due compagni che si prendono a botte era estremamente sollazzante e il Colosso non poteva sopportare oltre quella risata, per cui poco prima di raggiungere Etsuco avrebbe attivato la sunshin per oltrepassarlo e ritrovarsi a pochi metri dal drago. Certo, lo avrebbe fatto, se questo non avesse spezzato il climax spezzando il cielo con una serie di fulmini che il Colosso non poteva permettersi di ignorare.
    Dalla moltidudine se ne separarono due, esili, o meglio, giovani, ricordavano tanto Kubomi.
    Ne seguì una lunga spiegazione, e un offerta che per il Colosso non era certamente da poco: risposte.
    Ripose la lama con un tranquillo “clack” come se con quel gesto rinchiudesse nel fodero anche la sua ira.
    Non badò alle punizioni, non badò ad Etsuko, non finì di ascoltare, coprì solamente il piccolo drago e voltò le spalle al gruppo, la discesa dei draghi dopotutto, era decisamente troppo, anche per lui, e non avere mai paura era da sciocchi.


    Bene signorino, io sono Raizen, stai fermo dove sei, portami rapidamente in cima e potremmo diventare amici forse.

    Prese a correre rapido come il vento, ed a guardarlo, nella sua piccola aura di vento che impediva alla pioggia di bagnarlo sino alle ossa, non c’era da fare troppi errori a considerarlo tale mentre persino l’acqua si scostava dalla sua figura quando camminava in mezzo al temporale.
    Poco prima di imboccare le scale parlò, scandendo le parole.


    Le menzogne ti porterebbero la guerra che tanto desideri, attento a non desiderare troppo cose infauste come la battaglia.

    Scomparì, lasciando alle sue spalle solamente il suono del temporale, e forse la voce di Etsuko, dopotutto in cima ad esse, forse, c’era ben più della sua salvezza. C’era il significato di parte della sua vita, in troppi sapevano troppe della sua vita che lui ignorava, e non era la prima volta che il randagio correva verso il pericolo cosciente dello stesso.
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    La Vendetta del Drago

    fytama0045Ero immobile consapevole che con il mio gesto avrei almeno in parte arrestato l’impulsività di Raizen ma mi sbagliavo e lo capì non appena si mosse, spada in pugno, per colpire, per placare la sua ira, rendendomi a mio discapito oggetto delle sue perversioni.
    Fermati Raizen sei ancora in tempo… urlai nella foga del momento, pronto a lanciare i miei spiedi e direzionarli alle gambe, per arrestare almeno in parte, il folle incedere. Così come si arresta l’incedere dei cavalieri colpendo le zampe dei loro destrieri.
    Non fu necessario per due motivi, il primo, fu il fatto che la risata del drago che si prendeva gioco di noi, probabilmente infastidiva, il colosso dalla testa di piombo molto di più della mia soggettiva insolenza, tanto da spostare l’obbiettivo dell’attacco del foglioso su se stesso.
    Il secondo non meno importante fu la pioggia di fulmini che letteralmente piombarono attorno a noi e l’evocazione di quelle due, almeno nell’aspetto, graziose creature.
    ° Eccoci… ci risiamo… °
    Fu l’unico pensiero dopo aver udito le parole di quell’essere. Tanto solenni quando si riferivano a quel luogo, ma che in definitiva lo presentavano come una spartana arena, in cui noi umani non saremmo stati annoiati spettatori, quanto invece gli spennati o da spennare galli che si danno lotta in una guerra tra polli. E in quel frangente elaborai il bizzarro pensiero di chi tra i draghi presenti in cielo avrebbe scommesso su di me, chi quel folle che avrebbe azzardato una qualche moneta di scambio su quello fisicamente svantaggiato, un pensiero più che lecito se ci si basava semplicemente sulla mole del colosso e colosso di certo non era un eufemismo, anche se l’impulsività gli stava giocando parecchi scherzetti.
    Non fare più stronzate Raizen… riflettiamo e non agire con quella testa piena d’acqua che ti ritrovi.
    Ma io parlavo al vento, nel vero senso della parola, perché le mia parole a niente servirono se non a dar aria e anche un po’ d’acqua, vista la pioggia scrosciante, alla mia bocca.
    Ci risiamo…
    Che si fosse offeso come un adolescente in una piena crisi ormonale o che fosse così accanitamente offuscato dalla sete di conoscenza o che semplicemente ci tenesse così ardentemente alla sua pellaccia, non l’avrei saputo in quel frangente e forse non l’avrei saputo mai, visto quel che attendeva chi sarebbe arrivato per ultimo al faro meridionale. Cosa avremmo mai concluso senza un buon senjutsu? L’avrei proposto se solo in quegli stessi attimi quello non fosse fuggito via con evocazione al seguito senza dire una parola, lasciandomi interdetto. Stato d’animo che durò esattamente 2 secondi… mi girai in direzione di quel draghetto occhi rossi.
    Arashi vero? Io sono Etsuko, guarda in altre occasioni mi sarei perso nel parlare un po’ di noi ma vogliamo farci battere da quello zuccone testa vuota? Andiamo…
    E così facendo avrei intrapreso l’altra scala che miracolosamente il meccanismo messo in funzione aveva fatto apparire.
    ° Maledetto Armadio tutto muscoli e senza cervello… °
    Il mio pensiero tornava sempre in quella direzione, forse inutilmente, Raizen probabilmente non si sarebbe fatto scrupoli nel trasformarmi cibo per draghi, ora però era tempo di scalate, all’immediato futuro c’avrei pensato a tempo debito e quel tempo era sfortunatamente poco.

     
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    È colpa tua. Ratty

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    La cosa più divertente sarebbe che non comunicaste tra voi durante questa giocata nè leggeste la parte di post dell'avversario, così da vivere la sopresa delle decisioni avversarie :guru:

    [Le Scalinate]

    La battaglia sarà assolutamente equa, non temere. Disse Yajirushi a Raizen. La Spirale della Guera è un rituale molto antico per noi Draghi Meridionali, ripercorre le vicende che hanno portato allo Scisma e ti assicuro che intendo vincere. Il Drago arricciò appena le labbra serpentine, lasciando che un poco di vapore acqueo uscisse a mò di nuvola dalle narici. Sempre che tu faccia le giuste scelte...disgraziatamente non conterà tanto la tua velocità di movimento. Ma non disse cosa importava, almeno fino a che, dopo aver percorso una lunga ed apparentemente infinita scala a chiocciola, si trovarono di fronte ad una porta metallica su cui erano incisi quattro draghi con le code intrecciate.

    Lo prendi come un gioco. Un'approccio interessante se contiamo che ti stai giocando la vita, Etsuko. Ma forse non c'è tra te e il tuo compagno un legame così forte che pensava Inazuma Sensoo. Il Drago nero, avvolto da sottili scariche elettriche, seguì il Kiriano lungo la scala a chioccioa che saliva per un numero assurdamente alto di scalini. I tuoi occhi rossi ricordamo molto quelli dei Profanatori, ma non mi trasmetti la stessa impressione. Mi chiedo da dove siano nati occhi così simili ai loro...in ogni caso, se arriviamo per primi anche io riceverò un premio, quindi cerchiamo di spazzare via l'avversario. Nel modo in cui lo disse c'era una vena di crudeltà, ma non c'era motivo di parlare ancora, perchè si trovarono infine di fronte ad una porta metallica su cui erano incisi quattro draghi con le code intrecciate.

    In origine eravamo un solo popolo. Legati nel bene e nel male, custodi dei punti cardinali ma sempre legati al tempio centrale, il nido in cui eravamo nati. Recitarono all'unisono Yajirushi e Arashi, sebbene in luoghi separati, muovendosi sinuosamente intorno a Raizen e Etsuko, rispettivamente, con l'odore vagamente metallico dell'aria ionizzata che li circondava. Se vuoi andare avanti apri la porta, ma questo creerà un Equilibrio, tra te e il tuo avversario, come due poli opposti di un magnete. Non aprirla però, è come rinunciare.

    Al solo contatto con la porta, entrambi i ninja avrebbero sentito come una breve scarica di elettricità statica, non più di un pizzicotto, prima che si aprissero a loro due lunghi e oscuri corridoi

    [Il Corridoio Occidentale - Raizen]

    Raizen si trovò in un ambiente umido, con le pareti cariche di muffa verdognola che si estendeva persino al paviemento ed al soffitto da cui gocciolavano incessantemente le infiltrazioni d'acqua dovute alla pioggia. Ci vorrebbe un pò di manutenzione, suppongo, ma proseguiamo, in fondo al corridoio c'è una scala che porta al piano superiore. Yajirushi guidò il ninja della foglia nell'unica direzione posibile, quando improvvisamente lo shinobi avrebbe avvertito un peso al centro del petto, assieme ad un brutale blocco del respiro. A quanto pare per voi umani queste muffe non sono salutari. Sussurrò il drago, ancora con quel sorriso malevolo tra le zanne illuminate dal fulmine. Per noi non sono altro che un fastidio, ma vedo che su di te gli effetti sono piuttosto intensi. [Veleno Dannoso Superiore - Due dosi separate]

    Tuttavia questa è la prima fase della Guerra. Il Drago, sinuoso e sinistro come un diavolo tentatore si mosse quasi nuotando in quell'aria carica di veleno, spiegando per la prima volta le regole di quella crudele gara tra due ninja. In origine eravamo uniti, ma poi i Draghi dell'Ovest separarono la loro coda dal centro, isolandosi rispetto a tutti noi. Nessuna spedizione riuscì a chiarire cosa stava accadendo, e il loro capo non era più in comunicazione con gli altri. Un terribile silenzio giungeva da occidente, mentre gli umani del tempio centrale cominciavano a parlare di maledizioni e malattie. E la malattia giunse, uccidendo alcuni tra i giovani. C'era un solo modo per eliminarla, o almeno così dissero gli umani: convogliarla tutta in una sola delle tribù.

    Ci furono molte discussioni, ed alla fine fummo scelti noi draghi meridionali, perchè eravamo abituati a venti più forti, e potevamo resistere, o così pensavano. Molti di noi morirono, ma ci furono dei sopravvissuti che fecero propria la malattia, diventando immuni, anche se con un terribile prezzo. Le nostre squame divennero scure, molto più di quelle dei nostri fratellli, ma ancora risplendevano durante le tempeste. Ci rendevano diversi, ma al contempo ci avevano permesso di salvare tutti.

    Ora, la malattia è anche in te. Scegli: vuoi sopportarla ed andare avanti, sapendo che potrebbe ucciderti....o vuoi esserne immune?
    La pelle di Raizen, sotto gli effetti del veleno, stava diventando scura, quasi nera, e bruciava terribilmente. Non devi fare altro che trasmetterla al tuo nemico. Tu sarai immune, ma lui sarà colpito. Cosa scegli?

    A meno di essere immune, man mano che avanzava Raizen avrebbe subito una terza volta gli effetti di quel crudele veleno, perchè esso entrava nel corpo sia col respiro che con la pelle e gli occhi. Non c'era salvezza contro di esso.

    In un modo o nell'altro, giunto alla fine del corridoio, avrebbe trovato una seconda porta ad accoglierlo, simile alla precedente, ma con tre draghi soltanto incisi, uno dei quali aveva delle macchie, come di ruggine, su tutta la superficie. E' richiesto un tributo per continuare [Consumo MedioAlto] Desideri essere tu a pagarlo, o forse preferisci che lo paghi il tuo avversario?

    CITAZIONE
    Veleno Dannoso Superiore [Veleno]
    Effetto Primario: Stordimento leggero, semiparalisi della zona colpita per 5 slot azione.
    Effetto Secondario: Danno aggiuntivo pari ad una ferita medio; il danno non si disattiva al termine dell'effetto secondario.
    Effetto Terziario: Dolore pari ad una ferita medioleggera aggiuntiva, dolore doppio per qualsiasi attacco nella stessa zona. Ogni dose causa un effetto secondario indipendente. Tipo: Speciale - Supporto
    Dimensione: Minuscola
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Usura: 5 | Crediti: 40 )
    [Da jonin in su]



    [Il Corridoio Orientale - Etsuko]

    Etsuko e Arashi si trovarono di fronte ad un corridoio vagamente illuminato da alcune finestrelle orizzontali, molto sottili, nella parte alta del muro, da cui si poteva vedere la pioggia che cadeva incessante, intervallata ogni tanto da un lampo di luce. Con quella lieve e intermittente illuminazione, unita alle scariche elettriche di Arashi, non era affatto difficile vedere dove si andava, e certo Etsuko avrebbe notato come a terra ci fossero delle canalette laterali, certamente utilizzate per far colare l'acqua in alcune grate che ogni tanto interrompevano la pavimentazione in pietra.

    In fondo al corridoio c'è una porta, e dovrai pagare un tributo in chakra per continuare...anche se c'è un'alternativa, ma te lo spiegherò una volta raggiunta. Il corridoio non era più lungo di duecento metri, e sembrava del tutto sicuro da attraversare, anche ad alta velocità, ma circa alla metà del tragitto Arashi si sarebbe frapposto all'avanzata di Etsuko con un guizzo! Fermo! Vedi la striscia rossa sul terreno? Fu un lampo di luce dalle finestrelle a renderla più evidente: una sottile linea rosso scuro che si estendeva su tutte le pareti del corridoio, come a limitare due diverse zone. E' una trappola: se la attraversi, il tuo corpo verrà bersagliato da scariche elettriche fino a quando non raggiungerai la porta sul fondo, e anche se per un Drago l'effetto è molto limitato, sospetto che su di un umano ci saranno conseguenze [Danno Medio diffuso, riduzione di 1 tacca a velocità, riflessi e forza per un giorno]

    Il Confine della Tempesta si rifà alla storia della Guerra che voi state ripercorrendo. Un tempo eravamo uniti, ma i Draghi occidentali improvvisamente interruppero ogni legame, e mentre la nostra razza aveva a che fare con una terribile pestilenza, alcuni draghi sani da ogni tribù partirono per cercare di contattare i draghi dell'ovest che erano scomparsi. Uno veniva dal nord, uno dall'est e uno dal sud. Si incontrarono al tempio centrale e quindi partirono verso occidente, solcando i cieli ben nascosti dalle tempeste che usavano come mezzi di trasporto.

    Ma quando arrivarono nei pressi del Faro Occidentale, improvvisamente una strana tempesta bloccò il loro cammino: una tempesta composta da nuvole rosse come il sangue, disposta come un circolo intorno alla loro meta. Cercarono di aggirarla, non fidandosi, ma qualunque cosa facessero i banchi di nuvole rosse si trovavano sempre sul loro cammino. Provarono poi ad attraversarla, ma i loro corpi furono bersagliati da folgori di un colore cremisi intenso, ben più potenti di quelle che loro stessi potevano generare, e ne furono respinti. Doloranti, cercarono di elaborare una via per superare l'ostacolo, ed il drago del nord propose di cercare di sfondare l'ostacolo: uno fra loro doveva sacrificarsi facendo da apripista e scatenando quanta più elettricità poteva tutto intorno, creando così un varco fra i fulmini rossi mentre gli altri due lo avrebbero seguiti a breve distanza, approfittando dell'apertura. Il Drago del Nord si offrì volontario, ma alla fine lo convinsero a tirare a sorte...e vinse il drago del Sud. Riuscirono nel loro intento, ma il Drago del Sud fu ferito e sfigurato in maniera terribile...tanto che i segni delle sue ferite ancora esistono sulla nostra pelle, come saette rosse che si intrecciano tra le squame.

    Ma ora è il momento di decidere come quei draghi: Per andare avanti devi superare il Confine della Tempesta e subirne lo conseguenze. Tuttavia puoi decidere di ignorarne gli effetti, lasciando che sia il tuo avversario a soffrire. La scelta, tuttavia, è solo tua. Tu o Lui. Cosa decidi?
    Gli occhi rossi del drago brillavano di divertimenti, nel porre il giovane Kiriano davanti a quella scelta.

    In un modo o nell'altro, giunto alla fine del corridoio, Etsuko avrebbe trovato la seconda porta ad accoglierlo, con tre draghi soltanto incisi, uno dei quali aveva delle macchie, come di ruggine, su tutta la superficie. Questa è la porta che ti dicevo...dovai offrirle il tuo chakra per aprirla [Consumo MedioAlto] Desideri essere tu a pagarlo, o forse preferisci che lo paghi il tuo avversario?
     
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    Il primo veleno
    Non si scorda mai







    Dopo che il Colosso ebbe imboccato le scale il piccolo drago si fece sentire, era molto vicino a Kubomi per le sue dimensioni, ma il carattere era differente, Raizen pensò che fosse da attribuirsi alla vita differente condotta dai due, ed era possibile che, circondato da invasati quali erano i draghi neri, Yajirushi fosse cresciuto più in fretta, o quantomeno credeva così.
    Per cui decise di evitare una sequela di quelle battute in “agriturismo style” in cui il drago figurava come un corpo oblungo che rivaleggiava in dimensioni col suo pisello, poco dopo alzò gli occhi al cielo, pensando che a volte la sua cafonaggine fosse decisamente troppa.


    Ah, bene, se mi dici così allora posso anche rallentare un po’ il passo.

    Interloquì mentre rallentava, per poi trovarsi qualche tempo dopo dinnanzi ad una porta metallica su cui erano scolpiti quattro dragoni. Ascoltò con attenzione il piccolo drago mentre parlava, rinunciando a seguirlo con lo sguardo nel suo svolazzare, e concentrandosi sulla porta.

    Capisco, mi sembra ovvio che dovrò aprirla quindi, altrimenti non sarei salito sino a qui.

    In realtà oltre la condizione di equilibrio non gli erano chiare poi troppe cose, tra cui la scissione di cui il piccolo rettile aveva parlato.

    Scissione? Già la parola la dice lunga sul fatto che i miei draghi non siano gli unici a circolare per questo tempio. Dimmi qualcosa in più, cosa è la scissione? O meglio, cosa l'ha causata?

    Chiese mentre accedeva alla stanza, un ambiente per nulla piacevole, e ben poco salubre, peggio di una grotta e parecchio più umida.

    Si, un bel luogo di villeggiatura si direbbe.

    Disse ironico mentre avanzava di qualche passo. Seguì le indicazioni della sua guida, salvo poi sentire una stretta al petto, pesante come un macigno, le parole del rettile furono illuminanti, ma non vennero accolte troppo bene.

    Lurida bestiaccia.

    La sua mano sarebbe scattata avanti, e se quel drago aveva delle abilità equiparabili a quelle di Kubomi sarebbe stato fortunato a vedere il gesto prima di sentirsi una morsa d’acciaio sul collo, senza però soffocarlo, voleva solamente mostrargli che avrebbe potuto torcergli il collo con un battito di ciglia.

    Tirami un altro scherzo simile e farò in modo di farti diventare una pratica borsetta, vedi di mettere da parte il tuo umor, se vuoi vincere.

    Già sfiancato dal dolore lasciò la presa, procedendo quasi a carponi nel tunnel, sorreggendosi con forza il petto come se volesse strapparne via il dolore.

    Passare questo schifo a qualcun altro, per chi mi hai preso fetente?

    Disse il Colosso della foglia, dopotutto la scalata era la sua, e le sue stesse disavventure gli avevano insegnato che il dolore e la fatica erano l'unica moneta con cui si poteva pagare la vittoria. Sputò violentemente del sangue a terra, voltandosi lievemente per non colpire il piccolo drago, non sapeva cosa fosse quella muffa, ma lo stava corrodendo dall’interno, ed anche con una certa efficacia, l’avrebbe prelevato per darci un occhiata con più calma se solo non avesse corso il rischio di rendere ancora più doloroso l’effetto del veleno.
    Solo quando portò una mano davanti al viso notò come la pelle si inscurisse mediante chiazze che andavano ingrandendosi sempre più, come se fossero degli ematomi, cambiando la sua cute in modo drastico, e facendola somigliare a quella del drago che lo scortava. Ora comprendeva il dolore di quelle bestie, e cosa potevano provare a vedere i loro compagni morire in una maniera così dolorosa.


    Potrebbe anche dispiacermi per il vostro fato sai?
    Purtroppo però non mi va giù che debba subirlo pure io, sai com’è, il dolore proprio mi sta antipatico.


    Disse ansimando con la voce spezzata di tanto in tanto dal dolore. La pelle bruciava come se il veleno aggredisse tutte le sue terminazioni nervose, quasi come se il cambio del colore della pelle fosse dovuto alla carbonizzazione della stessa.
    Quasi strisciando giunse alla seconda porta, in cui l’aria pareva essere più libera dall’azione della muffa, tuttavia il suo fisico era già decisamente provato da quel passaggio e sarebbe stato costretto a riposarsi se solo il temere altre inalazioni di quel tunnel non l’avesse spinto qualche passo più in la.


    Mh, si, allora direi che di chakra ancora ce ne sta a sufficienza.

    Era il Colosso della foglia. Niente e nessuno l’avrebbe aiutato. Anche se nonostante tutto sperava che non ci dovessero essere altre prove simili, il suo corpo era già decisamente provato, il veleno l’aveva distrutto con una minuzia invidiabile, gli sarebbe presto servito qualcosa che agisse in maniera del tutto opposta.
     
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