Vuoto di Luna negli Occhi

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  1. Boreanz
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    Le nocche dell'Immortale impattarono con violenza sulla guancia del nukenin, incontrando - doveva ammetterlo - una resistenza notevole. Quasi contemporaneamente l'uomo sferrò a sua volta un terribile pugno diretto al viso di Jeral che, pervaso dall'ardore selvaggio della lotta, non si sottrasse minimamente all'impatto, limitandosi a rinforzare i muscoli del collo per proteggere la colonna vertebrale.

    L'impatto fu a dir poco stucchevole. Spossato dalle ferite, con ancora l'energia del fulmine che gli percorreva il corpo, Jeral perse di vista il nemico. Fece involontariamente qualche passo indietro per mantenere l'equilibrio, mentre la vista gli si annebbiava e tutto iniziava a girare. Diavolo, pensò. Che avversario. Fece appena in tempo a percepire un'immagine dell'altro che cadeva a terra, poi cadde a sua volta a terra con pesantezza, provocando un rumore secco a contatto con la nuda roccia. Quando perse i sensi, il suo volto era ancora contorto in un ghigno feroce.


    Precipitò nell'oscurità. Sapeva di avere perso i sensi, eppure era in sé. Il suo primo pensiero fu che quella oscurità non lo spaventava. Tutto il contrario. Si sentiva a casa. Avvolto in un caldo abbraccio, come se quello fosse l'ambiente della sua nascita. Poi, lentamente, tutto iniziò a cambiare. Una figura si palesò. Una figura canuta, con voraci occhi di tenebra che lo fissavano da lontano. La sua ira fu istantanea, ma non poté fare nulla. La figura continuò a guardarlo beffarda, sostituita poi da quattro diverse e minacciose sagome. Durò pochi secondi. Le figure sparirono nell'oscurità come erano venute, lasciando spazio solamente all'acuto grido di dolore che ogni nervo del suo martoriato corpo riprese ad inviargli. Un dolore che non lasciava spazio a molto altro, se non al desiderio di andare oltre, tornare alla vita e portare a termine la sua cerca. L'immortalità, considerò Jeral lottando contro il dolore, poteva essere anche una lama a doppio taglio. Per quanto lo riguardava, però, il sacrificio richiestogli era infinitesimale rispetto all'enorme dono che aveva ricevuto da chissà quale entità, magari persino sé stesso nella sua precedente forma. Perché sì, Jeral questo credeva. Questo pensava. Questo sentiva. Era un Avatar, un dio in forma mortale, sceso in questa realtà per portare a termine il suo compito. Poi chissà. Forse avrebbe ricordato altro. Forse sarebbe tornato a casa. In ogni caso, sarebbe stato libero.

    Una sensazione di umido gli arrivò dalle labbra mentre era ancora perso nelle sue ponderazioni sul futuro. Aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti l'uomo che rispondeva al nome di Benkei, il nukenin a capo della banda di ninja che lo aveva trovato poco dopo il suo scontro con la ragazza di Kusa. Era ricoperto di bende e parlava in maniera diversa. A Jeral parve evidente che lo scontro di poco prima doveva aver convinto l'uomo della statura dell'Immortale. Scrocchiò la spalla destra ed afferrò la fiasca che l'altro gli porgerva, fissando i suoi occhi color oceano in quelli scuri di lui. Era vero anche l'opposto: Jeral non avrebbe mai immaginato che esistessero umani in grado di osteggiarlo, nemmeno nella sua attuale forma incompleta, figurarsi pareggiare contro di lui. Un testamento di potenza non trascurabile.

    « Grazie. Anche tu sei un bastardo coriaceo. »

    Prese un sorso del liquido verdognolo all'interno della fiaschetta, che gli pervase la gola con una piacevole sensazione di calore.



    « Ho ucciso quella donna perché mi ha attaccato, chiaro e semplice. Una creatura dotata di una bellezza particolare, ma poco assennata: non ha desistito dalla sua furia per la morte dei compagni nemmeno dopo la inequivocabile dimostrazione della sua inferiorità a me. Così è morta. Eri legato a lei? »

    Un altro sorso.

    « Ma dimmi dell'uomo dagli occhi cangianti, questo Yoshitsune. E già che ci sei, spiegami come sei venuto in contatto con il secondo potere di cui hai fatto mostra prima. Come avrai capito, quell'entità cercava di usarti contro di me. »

    Gli lanciò indietro la fiaschetta, restituendogliela in modo che potesse bere anche lui. Glissò volontariamente sulla domanda riguardante la sua provenienza. Principalmente per due motivi: non ne era certo nemmeno lui, e non voleva svelare le sue carte prima di sapere in maniera più chiara chi aveva di fronte.

    « Ah, » aggiunse, « uno dei tuoi uomini è piuttosto malconcio. Colpa mia. », disse, non suonando per nulla dispiaciuto. In tutto questo, i suoi occhi di ghiaccio non si staccarono per un momento da quelli del nukenin.

    OFF GAME

    Iniziamo il terzo livello, shall we? :zxc:

    Chiacchiere chiarificatrici con Benkei. Che succederà? A te la palla.

    Edit: Cinquemillesimo post *___*



    Edited by Boreanz - 7/5/2013, 01:51
     
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