La Principessa e il Traditore

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    C E M E T E R Y:
    What we have done for ourselves alone dies with us;
    what we have done for others and the world remains and is immortal.

    Shizuka Kobayashi's guilt




    divisore





    « Ojou-sama...? »

    shizukacimitero2



    Una giovane donna dai capelli a caschetto rossi, vestita di un Hakama scuro color del fumo, si abbassò lentamente sul terreno arido di una distesa picchiettata di lapidi di marmo e roccia -lì dove il colore del cielo si proiettava opaco sulla vastità del nulla, divorando quei pochi bagliori di luce che un luogo del genere era in grado di rispecchiare- e dopo aver esitato per un breve istante, allungò delicatamente una mano verso una figura posta a poca distanza da lei...
    … la quale, accartocciata su stessa, sembrava star andando in pezzi come uno specchio gettato nel vuoto di una caduta senza rimedio.
    Dall'altra parte, nessuna risposta.
    « Ojou-sama è da ancor prima dell'alba che siamo qui... » Mormorò la giovane donna dagli occhi cerulei, i quali, consci dello spettacolo di cui erano testimoni, non poterono far altro che abbassarsi, colmi dello strazio tipico di chi osserva la persona amata andare in mille pezzi senza possibilità di esser ricreata « ...suggerisco di andare a casa, mangiare qualcosa e fare un bagno caldo per riposarci » Propose, ma ancora una volta nessuna risposta « Mia signora...? » Tentò nuovamente a chiamare un'addolorata Ritsuko Aoki, la cui affusolata mano infine si adagiò su una piccola spalla ricurva, andando così a scuotere l'involucro senza vita di una minuta figura avvolta in uno splendido kimono di pura seta nera, il cui sobrio obi d'argento pareva esser l'unico punto di luce di una scena colma dell'oscurità del lutto « ...Mia signora, temo che inizierà a piovere a breve, ripeto che dovremmo andar--- … »
    « No »
    Una voce flebile, femminile, delicata ma decisa.
    « Ma, Ojou-sam-- »

    « Loro si bagnano »


    Silenzio.

    « Loro si bagnano, se piove »

    Silenzio.

    « I bambini » Puntualizzò la voce, gentilmente, come se non fosse ben conscia di ciò che stava dicendo « I bambini si bagnano, se piove »

    Silenzio.
    Profondi occhi blu che si abbassano, per poi chiudersi tremanti.
    Una mano che si ritira, stringendosi nello stritolare il vento.
    Un bocca che si apre. Si chiude. Si riapre nel silenzio, si richiude nell'impotenza.

    « Ojou-sama... » Sussurrò infine, debolmente, Ritsuko Aoki, dopo diversi tentativi falliti, riducendo poi le labbra ad una fessura impercettibile, quasi tentasse così di impedire alla sua stessa voce di scappare fuori, rivelando ciò che, forse, non era necessario ribadire ancora, per l'ennesima volta...
    « …Loro sono morti »

    E furono solamente tre parole. Gravose. Pesanti...
    … ma che, sole, bastarono a ridare il movimento a quella figura finora rimasta immobile, la quale, alzando improvvisamente il volto verso il cielo -portando così alla fioca luce di quella pessima giornata un volto da bambola tradizionale dai profondi occhi verdi e dalle rubiconde labbra di ciliegia- parve quasi stupita di quella sentenza. Di quel gong di verità che sembrò arrivare alla sua mente addirittura per errore.
    Alzando dunque le sopracciglia verso l'alto così da assumere la più sincera espressione di stupore mai veduta al graziato Villaggio della Foglia, Shizuka Kobayashi -la più famosa Principessa delle Terre del Fuoco- reclinò leggermente la testa verso destra, lasciando così che i suoi lunghissimi e setosi capelli castani, lasciati liberi di danzare nel vento, le scivolassero sul viso, oscurandolo per un attimo.
    « Oh! » Esclamò però lei, stupita e noncurante « E' così, dunque » Disse, semplicemente... mentre accanto a lei la sua fedele compagna di una vita -la sua migliore amica dai tempi in cui entrambe, coetanee bambine, non sapevano nemmeno come indossare i geta smaltati da danzatrice- si portava entrambe le mani al volto, cercando così di trattenere le lacrime « Sono davvero morti, allora? » Domandò comunque educatamente la Principessa, senza distogliere lo sguardo da chissà cosa, lassù in un cielo plumbeo privo di speranza.
    Lo domandò... per la millesima volta.
    « Si, mia signora... » Sussurrò con voce rotta Ritsuko Aoki, passandosi le dita tremanti sul viso nel tentativo di impedire alla propria disperazione di palesarsi su quel volto che venne offerto alla propria interlocutrice il più sereno e stabile possibile « Sono morti » Ripeté, cupamente.
    « E' colpa mia » Intervenne rapidamente la bella Principessina, come se non aspettasse altro di dire quelle parole, e lo fece in modo talmente soave che non pareva star ponendo una domanda... ma emanare una sentenza. Una sentenza di morte.
    « No » Rispose però la distrutta domestica, ignorando quante volte avesse ripetuto quell'unica parola nell'arco della settimana precedente, e così dicendo scosse la testa, cercando a quel punto di prendere nelle proprie una delle mani di quella fragile ragazza dallo sguardo smarrito, la quale, mai prima d'allora, era sembrata così adulta... lei con quel suo kimono da cerimonia nuovo il cui odore ancora tradiva l'alta sartoria che l'aveva confezionato di gran carriera secondo le indicazioni sbrigative di una silente Heiko Uchiha, la quale, dieci giorni prima, non aveva potuto far altro che constatare che di Kimono da funerale, sua figlia non ne possedeva neanche uno... niente di cui stupirsi, del resto la tristemente celebre Shizuka Kobayashi di lutti non ne aveva mai subiti.
    Nessuna delle persone da lei conosciute era mai morta.
    Nessuna delle persone che attorno a lei vivevano e sorridevano, era mai defunta.
    Nessuno.
    « Non è colpa Vostra, mia signora... nessuno avrebbe potuto anche solo immagin--- »

    « L'ho fatta esplodere io quella bomba, Ritsuko »


    Nessuno era mai morto... per colpa sua.
    Nessuno.

    « IO non sono stata in grado di disinnescarla, presa com'ero dall'incapacità di controllarmi, di ragionare razionalmente nell'unico stramaledetto momento in cui avrei dovuto farlo »

    Una voce che riprende improvvisamente il controllo dei propri sentimenti, proprio come un fulmine nell'oscurità che preannuncia il tifone.
    Una mano che si ritrae, tremante.
    Un volto perfetto che si contrae in un'espressione colma di rabbia. Odio. Astio.

    Orrore.

    « Che un Uchiha pazzo e traditore abbia deciso di tornare nel proprio villaggio d'origine per farlo saltare in aria, può anche andare oltre le mie responsabilità... » Sibilò la kunoichi, alzandosi a quel punto di scatto da terra, quasi inciampando sui bassi e severi geta argentati da lei indossati mentre, di fronte a lei, smarrita da quel comportamento mai fino ad allora tenuto, Ritsuko Aoki si alzava assieme alla propria padrona, cui rivolse uno sguardo impaurito « … Ma che io, scelta da chissà quale divertente gioco del fato per fermare l'accaduto non vi sia riuscita perché “non ero capace di pensare lucidamente” ...come fa a non essere colpa mia!? » Insistette, e stavolta la voce si fece alta, si fece iraconda... si fece disperata « SMETTETELA DI DIRE CHE NON E' COLPA MIA » Urlò Shizuka Kobayashi con tutto il fiato che aveva in corpo, prima di girarsi di scatto alla sua sinistra, allungando così un braccio ad indicare una lunga distesa ordinata di austere lapidi bianche, colme di fiori e grotteschi balocchi inumiditi dalla pioggia dei giorni passati « DITELO A LORO CHE NON E' COLPA MIA » Strillò, portandosi poi le mani alla testa come a voler trattenersi dal crollare in pezzi in quello stesso istante « DITELO ALLE LORO MADRI, DITELO AI LORO PADRI, AI LORO FRATELLI... DITE LORO CHE NON E' COLPA MIA! » E la voce, si incrinò « DITE LORO CHE L'UNICA PERSONA CHE POTEVA SALVARE I LORO FIGLI HA FALLITO PERCHE' ERA TROPPO PRESA A GIOCARE A FARE LA PAZZA ASSIEME AD UN ALTRO PAZZO... E VEDIAMO COSA DIRANNO » E a quel punto, la ragazza si voltò disperata attorno a sé, prima a destra e poi a sinistra, ruotando su stessa quasi impazzita, come fosse in qualche modo alla spasmodica ricerca di una via di fuga, di una scappatoia che la conducesse alla fine di quell'incubo dal quale non si era mai svegliata...
    ...ma tutto ciò che trovò di fronte a sé, inerte ai suoi piedi, fu il grosso bouquet di rose bianche che aveva comprato quella stessa mattina dal grande fioraio di Konoha, il quale glielo aveva porto tenendo gli occhi bassi, proprio come faceva ogni straziante giorno quando lei, puntualmente all'alba, si presentava di fronte al vecchio bancone di legno consunto dell'oberato locale, ordinando sempre la stessa cosa: Sessanta rose bianche, tutte ben confezionate in carta d'avorio, unite insieme da un nastro di seta viola.
    Di bouquet, in quel luogo, ce n'erano ormai dieci.

    shizukacimitero1
    « Ojou-sama... »
    La voce di Ritsuko Aoki sarebbe apparsa un susseguirsi sconnesso di singhiozzi mal celati e mal emessi, e se solo la Principessa di Konoha si fosse degnata di alzare gli occhi sulla figura della sua preziosa confidente, avrebbe potuto vedere il volto di lei dilaniato dal più disperato dei dolori... quello dettato dalla consapevolezza della propria impotenza. Della propria inutilità.
    Nonostante tutto, però, l'erede maledetta non guidò il proprio sguardo in quello dell'amica, preferendo piuttosto rimanere immobile nel punto che si era guadagnata urlando scompostamente, lì dove il rumore del suo respiro affannato si condensava in piccoli fiori di vapore acqueo che scemavano presto nel debole vento presente e che, in quel momento, rappresentavano l'unico rumore esistente...
    … un rumore, però, ch'era destinato a venir presto interrotto.
    Abbassandosi rapidamente verso il suolo, infatti, la più fallita tra le kunoichi afferrò con rabbia il proprio bouquet da terra e, presa da un impeto di ira intrattenibile che neanche le urla disperate di Ritsuko Aoki riuscirono a frenare, iniziò a strappare la carta con ampi gesti delle braccia tremanti, gettando i brandelli di quell'inutile decorazione in aria, fino a quando le sue piccole mani non arrivarono ai gambi di quelle rose che vennero strappate con brutalità dal loro malconcio ricovero.
    « La colpa è mia! » Urlò la straziata ragazza dagli occhi di smeraldo, fissando con astio le tombe bianche severe e giudicatrici che di fronte a lei sostavano stancamente « VI HO UCCISO IO » Strillò, isterica, stringendo le dita attorno alle spine « E' COLPA MIA » Ripeté, disperata...
    … e a quel punto, scoppiò a piangere. Improvvisamente. Ineluttabilmente.

    Piangeva la Principessa bastarda. La Principessa maledetta. La Principessa tempesta.
    La chiamavano in molti modi le persone che la conoscevano o che di lei avevano solamente sentito parlare da terzi, ma in quel momento, ironicamente, nessuno di quei titoli sembrava essere idoneo a rappresentare la figura di quella donna distrutta, la quale, piangendo e piangendo, bagnò il proprio volto delle torturate lacrime del rimorso, conferendosi l'aspetto di uno spirito in pena senza consolazione e senza futuro... lei che era la più grande tra le peccatrici, e ormai, la più dichiarata delle assassine.

    E così, gettando i fiori al vento, lasciando che questi precipitassero scompostamente al suolo, sotto la nevicata di carta immacolata che ancora danzava nel vento, Shizuka Kobayashi si portò entrambe le mani insanguinate al volto, alzando la testa verso il cielo gravido di pioggia, piangendo ancora e ancora come mai fino a quel momento aveva fatto... sicura che, quella volta, avrebbe terminato le proprie lacrime.


    Quella volta, le avrebbe realmente finite.


    divisore




     
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