La Principessa e il Traditore

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La Principessa e il Traditore
    Maledici la tua debolezza



    II


    Lui non sapeva chi fosse quella ragazza. Nemmeno io, in effetti, l’avevo mai vista. Ma la sua figura non lasciava dubbi. Il modo in cui muoveva il corpo, chinato da uno schiacciante dolore, il modo in cui era immobile nel fissare le tombe dinanzi a se, tutte così stranamente uguali tra loro, mi sembrava famigliare. Non ero stato chinato anch’io da quel dolore straziante? Quanto avevo pianto sulla tomba vuota di Yui? Quanto alla fine avevo pregato sulle tombe delle vittime degli uomini uccisi da Yashimata in quell’assurdo attacco?
    Yui, quelle persone, erano tutti morti perché io non ero stato in grado di proteggerli. Per quanto avessi cercato di diventare forte, non era mai stato abbastanza. Ogni volta che succedeva, il mio stesso essere veniva distrutto e ogni volta, dovevo ricostruirmi da capo.
    Ma si imparava a sopportare quel dolore. La mia anima non era andata così in pezzi dopo l’attentato. Avevo cercato di fare il possibile, avevo fallito ma avevo retto il colpo. Forse perché, egoisticamente, sapevo che non c’era nessuno di me caro tra le numerose vittime dell’attentato di Yashimata, ma non ritenevo di essere quel tipo di persona. Ero conscio della sofferenza e delle speranze degli altri. Le sentivo come mie. Il loro dolore era il mio dolore.
    Ero cresciuto, forse.
    L’esperienza di Yui mi aveva insegnato a restare in piedi. E Ayame e le mie bambine mi avevano dato la forza necessaria per farlo. Lanciai allora uno sguardo alla tomba dei miei genitori, vago, come per ricordare ciò che avevo chiesto loro poco prima.
    Di darmi la forza, perché altrimenti la mia non sarebbe bastata. Poi un urlo squarciò il silenzio che era stato interrotto solamente da cupi mormorii delle due ragazze, ai quali non avevo dato ascolto. Ed era una dichiarazione di colpa così limpida e sincera che mi colpì.
    Da quelle semplici parole riuscii a dedurre parte di ciò che era accaduto. Non tutto. Ma quelle non erano le parole di un’assassina ma piuttosto di una persona che non riusciva a smettere di considerarsi tale. Chiusi gli occhi per un istante, rievocando il volto lontano di Yui dinanzi agli occhi. La sua sofferenza prima, i suoi sorrisi poi e il momento della sua morte, proprio davanti ai miei occhi, a dimostrazione dell’umana incapacità di accumulare abbastanza potere da poter proteggere tutto e tutti.
    Per quanti anni mi ero incolpato? Del resto, era colpa mia si l’avevano rapita. Era colpa mia se l’avevano uccisa. Di chi altri sennò?
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    Voglio parlarle dissi al mio amico allora, con tono basso. Avevo il cappuccio in testa, il chakra soppresso e nemmeno la mia faccia era più quella di una volta. Quanti tra loro avrebbero potuto collegarmi al ragazzino fuggito da Konoha anni fa? Così discesi il sentiero dal piccolo rilievo sul qual riposavano le ossa dei miei genitori, lasciando la foto sulla tomba di mia madre. Ben presto gocce di pioggia fredde iniziarono a cadere dalle pesanti nuvole che avevano ricoperto il cielo, bagnando il mondo, nutrendo gli alberi e le piante che crescevano laddove noi vivi avevamo sepolto i nostri morti.
    Camminai tra le tombe che pian piano venivano lucidate dall’acqua, camminai verso quella ragazza che continuava a disperarsi.
    Perché?
    Cosa avevo da dirle? Che me ne importava di una perfetta sconosciuta che stava sul selciato di un cimitero a disperarsi per delle morti per le quali si sentiva responsabile? Perché sentivo quasi una innaturale necessità di dirle di smetterla di sentirci così, perché la colpa in realtà non era sua?
    E di chi era?
    Camminai dinanzi alle piccole tombe che scoprii essere di bambini. Nati in giorni diversi, in mesi diversi, in anni diversi ma non troppo lontani ma morti tutti, inesorabilmente lo stesso giorno. Capii allora di trovarmi dinanzi ad una strage. Una strage di povere anime innocenti.
    Mi fermai alle spalle della ragazza piega al suolo dal dolore, che ancora urlava la sua colpevolezza, restando silenziosamente a guardarla mentre affondava le sue mani negli steli spinosi di rose bianche, che ben presto finirono all’aria, allontanate da un dolore che la sola commemorazione non era in grado di smorzare.
    Cosa, allora?
    Afferrai una rosa che la ragazza aveva spinto fin dietro di me con il suo gesto rabbioso. Un movimento rapido e preciso, che non mi risparmiò un piccolo buco sul pollice della mano destra. Presi lo stelo come meglio potevo tra le dita e superai la giovane, inginocchiandomi davanti a lei.
    Non dovresti gettare via dei fiori così belli dissi allora, posando la rosa immacolata davanti a lei. Era saggio per me parlare con qualcuno a Konoha che non fosse Drake? Possibile che mi odiassero tutti senza che mi conoscessero? Solo per le azioni di un altro me, senza che avessi fatto del male a qualcuno? No. Dubitavo che a Konoha esistesse gente del genere in ogni angolo.
    Non sei riuscita a salvarli, vero? dissi con voce triste, guardando però la file di tombe bianche dinanzi a me Ti capisco. dissi abbassando appena lo sguardo. Il volto di Yui tornò a balenare davanti ai miei occhi So cosa si prova a fissare le tombe delle persone morte per un nostro errore, che siano sconosciuti oppure… deglutii, mentre un doloroso groppo in gola mi bloccava le parole Non importa chi altro dissi a bassa voce Non sempre siamo in grado di salvare chi è in pericolo. Non sempre possiamo proteggere le persone a noi care, o il nostro stesso villaggio. Si può fallire, ma quando si fallisce, allora ci ritroviamo a piangere su tombe di persone troppo giovani per averne una mi alzai in piedi e strinsi un pugno.
    Perché ero arrabbiato?

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    Quando arrivi a non riuscire a salvare nemmeno tuo figlio, capisci quanto sei inutile perché Yui, quando venne uccisa, era incinta Vorresti solo stare tutto il giorno davanti alle loro tombe, sperando che possano resuscitare, che tu possa chiedere loro scusa… ma non succederà mai. Ma se non capisci davvero come stanno le cose, allora non potrai mai riuscire ad allontanarti da questo cimitero posai una mano sulla tomba bagnata dalla pioggia che stava rapidamente rendendo fradici i miei vestiti Ma la colpa… di chi è? È dell’uomo che ha ucciso, rapito o altro? O di chi avrebbe dovuto proteggere senza riuscirci?
    Me l’ero chiesto sempre.
    Di chi era la colpa?
    Mia dissi all’inizio. Ero io a dover proteggere Yui. Era per colpa mia che lei era stata rapita. Era per colpa della mia debolezza che lei, alla fine, era stata uccisa.
    Di loro, dissi poi. Perché se non avessero iniziato tutto non saremmo mai arrivato a quel punto. Non avevo chiesto io di essere stato trascinato nel loro covo per salvarla, del resto. Ero stato costretto dalla loro malvagità.
    Ma alla fine, la colpa era sia mia che di loro. In realtà, il più grande colpevole a cui si può imputare una disgrazia è…
    La tua debolezza, ecco qual è la tua colpa. Maledicila, incolpala e soprattutto… sconfiggila
    Perché le anime dei morti non tornano indietro e tutto ciò che rimane di loro sono ossa, una tomba dove piangerli e la stessa debolezza che ha portato alla loro morte.
    Quindi mi voltai, sotto la pioggia, per raggiungere nuovamente Drake. Non potevo certamente metterlo nei guai facendomi vedere da mezzo villaggio, del resto.

     
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