La Principessa e il Traditore

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    O N T H E V E R G E O F R U I N:
    There will always be something to ruin our lives, it all depends on what or which finds us first. We are always ripe and ready to be taken.

    Shizuka Kobayashi's abyss




    divisore





    “Sai Shizuka... al mondo esistono davvero tante persone e tutte quante loro pensano, amano e soffrono nel loro personalissimo modo.
    Ti capiterà spesso di trovarti di fronte a qualcuno di cui non comprendi i sentimenti, o che sarà tanto più simile a te da credere di sentir parlare il tuo cuore... in quei momenti però, chiunque sia la persona che dinnanzi a te si erige e qualunque siano le sue parole, ti prego di avere fiducia in lei poiché questo, un giorno, potrà davvero essere utile a qualcuno.
    Sai, dubitare è semplice... è così facile ritirare la mano anziché porgerla... ma credere negli altri, sorridere laddove non si riesce a farlo, questa è la vera sfida! Questo è il vero raggiungimento!
    Diventa una persona che è in grado di accogliere anche chi non conosce, Shizuka.
    Impara ad amare gli altri, bambina mia...”



    Quello che si trovava di fronte a lei in quel momento era un alto ragazzo dai capelli biondi e dei bellissimi occhi verdi intrisi di un dolore radicato, profondo e antico, che in quel momento conferiva lui molti più anni di quelli che probabilmente aveva.
    Il suo volto, perfetto nei suoi lineamenti delicati tipici di una bellezza senza dubbio incantevole, parevano esser stati induriti nel tempo dalle crudezze e dall'amarezza di una vita forse non troppo generosa, ma nonostante tutto non abbastanza crudele da aver cancellato un fascino di fronte al quale la Principessa di Konoha -bloccata per una mano e impossibilitata perciò a muoversi- non poté che ammutolire.
    […] Non aveva mai visto quella persona prima di allora... chi era? Uno straniero? Un cittadino comune?
    Guardando la grande mano di lui che, delicata, stringeva la sua propria, la kunoichi si rese conto inevitabilmente che no... non era un cittadino, non era possibile. Una velocità come quella dimostrata non era propria di chi non era mai stato avvezzo ad un livello elevato delle arti del combattimento.
    Il distacco tra lei e quel tipo, infatti, era ampio. Forse -pensò con impotente rassegnazione- troppo per essere quantificato.
    Tacque, e non oppose dunque resistenza al tentativo dell'uomo di farle abbassare il braccio, un gesto al quale invece si arrese docilmente, conscia che anche se avesse tentato di reagire non sarebbe riuscita a far altro che rendersi nuovamente ridicola.
    Ridicola come, ormai, si sentiva ogni giorno.
    Ridicola come quella volta...
    … Lei, la Principessa fallita.

    “Scusami se hai pensato che ti stessi dando della debole, a dire il vero, io parlavo di me stesso”



    Non rispose, preferendo piuttosto rimanere in silenzio, ferma ad appena pochi passi da quell'estraneo di fronte a quale sembrava a malapena una bambina... un ironico paragone quello -si rese conto abbassando lo sguardo nel sorridere amaramente divertita- perché mai come in quel momento si era sentita realmente così debole e piccola.

    “Non mi perdonerò mai per ciò che ho fatto, ma questo mi ha consentito di andare avanti e ricominciare a vivere. Perché se nonostante tutto vivi, non sprecare la seconda occasione che il destino ha voluto riservarti.”



    Quelle parole si infransero sul suo viso con una brutalità tale che lei, rialzando di scatto i suoi occhi in quelli altrettanto verdi del suo interlocutore, non poté che schiudere la bocca in un'espressione che in quell'istante, e prima che lei potesse anche solo pensare di impedirlo, espresse... il terrore. L'angoscia. La paura. Lo smarrimento.
    La richiesta disperata di aiuto.

    Già, perché si era persa quella bambina dal visetto di bambola. Era così evidente.
    Si era persa e ancora, per quanto stesse correndo cercando di individuare il debole bagliore del suo cuore pulsante nell'oscurità in cui era sprofondata, non si era ancora ritrovata.
    E non sapeva dove andare. Non sapeva con chi avanzare.
    Non sapeva cosa fare.

    Ormai, giovane anima smarrita, cominciava a diventare stanca...

    shizukamorte



    « Ho paura »
    Le parole le uscirono di bocca deboli, sussurrate a malapena, e così oneste, così candide nella loro pura sincerità da sembrar quasi una supplica.
    “Credimi” Sembravano dire, gemendo disperate “Credimi, ti prego”
    « Ho paura da morire » Singhiozzò la bella Principessa del Villaggio della Foglia, trattenendosi dal lasciar che i grandi lacrimoni che gonfiavano i suoi occhi le cadessero a rigarle il viso « Ho paura di morire » Ammise, stringendo le mani a pugno « Esplodevano davanti ai miei occhi... ero ricoperta del loro sangue... » E non erano solamente bambini quelli che riempivano i suoi incubi, ma anche giovani uomini senza identità di cui aveva faticosamente appreso il nome solo il giorno in cui si era presentata al loro funerale, lì dove si era inchinata di fronte alle vedove, agli orfani e ai parenti dilaniati dal dolore fino a quando la schiena non aveva cominciato a dolerle... perché si era inchinata diverse volte in quei giorni di pioggia che avevano assistito alla silenziosa sfilata delle tombe di cui si era resa complice e colpevole.
    Si era inchinata, poi, tornata a casa, aveva ricominciato a lavarsi. A lavarsi per l'ennesima volta.
    E si lavava con ispidi crini irsuti la giovane Principessa del Villaggio della Foglia, sfregandosi il corpo nudo e tremante di disperazione con la rabbia feroce tipica della follia, cercando così di cancellare quelle macchie di sangue che continuava a vedersi addosso e di cui ancora sentiva l'odore, il sapore...
    La sua pelle, graffiata e lacera in più punti, era dunque divenuta l'espressione più vivida del suo dolore. Un dolore che lei sapeva l'avrebbe marchiata a vita...
    … perché per quanto continuava a lavarsi, le sue braccia rimanevano intrise di rosso. I suoi capelli puzzavano ancora di morte. Le sue labbra erano ancora acremente incrostate di scarlatto.
    Era rossa.
    Era completamente ricoperta.

    “Non conosco modi per smettere di stare così, ma posso raccontarti ciò che è successo e forse, capire che può esserti d’aiuto”



    La voce dell'uomo giunse da un luogo remoto di quella realtà che sperava di aver abbandonato per sempre, inducendola così ad alzare faticosamente lo sguardo su di lui, che osservò a lungo senza dire una parola...
    […] … Era così triste...
    Il viso di lui, in qualche modo, le ricordava il proprio, e il tono della sua voce, vibrante come le corde di un violino non accordato, riusciva ad arrivare al suo cuore come quelle di nessun altro prima di quel momento...
    “Sorridi, ti prego” Avrebbe voluto dirgli se solo la sua voce fosse riuscita ad uscire dalle sue labbra esitanti “Non essere triste, tutto andrà meglio” … ma al contrario, invece di parlare, si limitò a tacere.
    Poteva rispecchiarsi negli occhi di colui che di fronte a lei sostava nell'attesa e lei, scrutando laddove nessun altro avrebbe mai guardato, rivide l'immagine di una se stessa distrutta, sporca di fango e lacrime, e piegata da un dolore che, si rese conto quasi con stupore, era probabilmente molto più abissale di quello che aveva pensato...
    Si era ridotta ad essere l'ombra di se stessa, una figura di cui in passato avrebbe sicuramente avuto pietà poiché lei, giovane indomita e indistruttibile che di una sconfitta sapeva sempre fare una vittoria, non aveva mai sofferto come in quel momento. Mai.
    Nemmeno il tradimento di suo fratello era riuscito a piegarla a quel modo. Nemmeno la scoperta della maledizione che avrebbe contaminato tutta la sua vita era riuscita ad annichilirla come in quel momento. Nemmeno le rivelazioni sul suo passato costruito a tavolino l'avevano sconvolta talmente tanto.
    Rimase immobile, tentata dalla possibilità di mettersi a ridere della se stessa patetica che era divenuta, ma poi, quasi risvegliandosi da un torpore egoistico che non le era mai stato proprio, comprese che non avrebbe mai potuto capire quelle cose vedendo l'immagine di se stessa riflessa in quegli occhi... se questi non fossero stati, paradossalmente, più lucidi dei suoi.

    L'uomo che si trovava di fronte -capì dunque- era distrutto. Lo era, forse, quanto lei.
    Oppure, in un qualche modo che superficialmente aveva ritenuto impossibile, lo era addirittura di più.

    « Parlami » Sussurrò improvvisamente in quel momento, in una reazione quasi inconscia, per poi guardare il ragazzo che di fronte a lei chiudeva gli occhi, sospirando prima di mettersi difficoltosamente a ricordare, parlare, raccontare...
    … di una ragazza di nome Yui e di un amore corrisposto e profondo, protagonista di una vita che dall'imprevisto aveva creato la gioia e dall'errore la felicità.
    Del male che l'uomo era capace di creare e che spesso, per quanto si cerchi di impedirlo, regnava sulla gentilezza.
    Della morte scura come la notte e della rinascita opaca dopo la perdita.
    Della fiducia che, anche stavolta, si rendeva compositrice del cammino in cui chi aveva creduto in lei poteva pretendere di avanzare...
    … e poi della forza di continuare, di non arrendersi, di non finire.
    Della capacità di vivere laddove la morte si presenta come l'unica fuga.

    Le parlò di tutto questo l'uomo dal volto fragile e il cuore forse gentile forse annebbiato.
    Parlò di tutto questo a lei, che non era niente di più di una carcassa marcita nella sua stessa disperazione.
    A lei che aveva desiderato morire per poter smettere di star male.
    A lei che non aveva fatto altro che commiserarsi, allontanando chiunque le si affiancasse cercando di capirla e amarla nonostante l'errore e la colpevolezza.

    A lei...

    A lei...



    A lei...



    shizukamani
    Poi, fu solamente un attimo.
    Shizuka Kobayashi si alzò in punta di piedi, cercando così di azzerare disperatamente la distanza d'altezza che la separava da quell'uomo attorno al cui collo avrebbe poi tentato di intrecciare le sue braccia, in modo da poterlo stringere a sé con delicata forza qualora le fosse stato permesso.
    E lo avrebbe legato a se stessa, tenendolo stretto al petto come si poteva tenere un bambino spaurito bisognoso di essere cullato dalla comprensione della gentilezza.
    Lo avrebbe abbracciato con dolcezza, sprofondando poi il suo visetto nel collo fermo di lui, e solo a quel punto, con una voce delicata e tremante, gli avrebbe sussurrato un debole: « Grazie... » a cui, dopo una lunga esitazione, la Principessa avrebbe accompagnato un debole cenno di assenso con la testa.
    « Grazie di avermi detto tutto questo... » Avrebbe ripetuto, continuando a tenere stretta a se quella persona di cui non conosceva la storia e l'identità « ...va tutto bene adesso, non è colpa tua » Sussurrò, senza stare evidentemente poi troppo a pensare di quale reazione avrebbe potuto suscitare con quelle parole che non erano mai state chieste o desiderate e che, probabilmente, l'avrebbero resa ridicola e indesiderata ancora una volta, procurandole un allontanamento crudo e amaro che però lei...
    … lei aveva preventivato. Aveva immaginato.
    Sapeva che questo, suo malgrado, sarebbe potuto succedere.
    Nel momento stesso in cui si era slanciata per stringere a sé quell'uomo aveva capito che avrebbe potuto venir cacciata, disprezzata, ferita come mai in quel momento in cui la corazza che proteggeva il suo cuore era in frantumi...
    Nonostante tutto però....
    … però lui stava male e lei, lei che non aveva nessun pregio se non quello di riuscire a credere nel prossimo e di voler aiutare quel prossimo a cui guardava sempre con gentilezza, desiderava che lui sapesse che non era colpa sua e che, in verità, era davvero un uomo eccezionale.
    Voleva che sapesse che una persona come lui aveva fatto l'impossibile e che non vi erano colpe che gravavano sul suo animo.
    Voleva che sapesse che, per quanto irrazionale e folle tutto questo potesse sembrare, lei gli era vicina.

    Lei gli era, insensatamente e senza dubbio scioccamente, vicina.

    « Hai amato dell'amore più puro e anche adesso, dopo tanti anni, stai facendo tutto ciò che puoi fare: Vivere al massimo delle tue capacità, riscoprendo la gioia dell'amore e del sorridere nonostante le avversità... » Sorrise dolcemente nel dire quelle parole « ...Yui-sama è di sicuro felice, poiché sono sicura che la gioia delle persone che ci lasciano è quella di poter vedere chi hanno amato continuare ad avanzare senza arrendersi mai » E in quel momento, suo malgrado, si chiese se lei stesse facendo questo oppure si fosse fermata quel giorno d'autunno, rifiutandosi di continuare a camminare « Hai ragione tu... » ...l'aveva sempre avuta, probabilmente, sin da quando avevano cominciato a discutere « ...Non possiamo cancellare ciò che abbiamo fatto, ma possiamo fare in modo di attutire la nostra colpa » Esitò, chiudendo gli occhi « Non sei solo » Mormorò, rendendosi conto che per quanto avesse voluto ingannarsi dicendo il contrario, nemmeno lei lo era « La tua vita ne è la prova... è la rappresentazione del tuo cuore gentile in grado di amare » Sussurrò « Non hai niente di cui incolparti ancora » Mormorò, esitando « Penso che ormai... tu possa essere libero »

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    "Non scordare:
    noi camminiamo sopra l'inferno,
    guardando i fiori."

    Issa




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