Hunter Games

Free privata Asgharel-Arashi

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    ~Un'improba caccia~


    Quella era una delle tante giornate che trascorrevano a konoha. Nulla di particolare sembrava essere accaduto e nulla sembrava dover accadere.
    Quel giorno però qualcosa di diverso c'era, anche se mai nessuno avrebeb immaginato qualcosa di tanto particolare. Per cominciare, quella mattina Atasuke era libero da impegni, erano passati giorni dall'ultimo salto programmato, quasi come se ne avesse saltato qualcuno di mezzo. Quel giorno in particolare Atasuke aveva avuto una malsana idea, o almeno così la definivano i suoi vicini di casa. Quel giorno aveva invitato Shizuka a casa sua per passare in sua compagnia parte della giornata, in parte per ringrazirla ancora per aver risposto alla sua richiesta di aiuto come sensei tempo addietro per un corso "particolare", in parte semplicemente per passare una bella giornata anche a rischio di finire ulteriormente nei guai con qualche vicino che ancora non apprezzava la presenza di Shizuka nel territorio del clan.

    [...]


    Atasuke nell'attesa dell'arrivo di shizuka, ben convinto che ella alla fine venisse, non perse tempo e si diede alla preparazione di un semplice aperitivo, nulla di particolarmente complicato o elaborato, tuttavia non meno apprezzabile.
    Quando ella fosse arrivata certamente lo avrebbe trovato ancora intento a preparare alla caccia di un qualche ingrediente utile a rifinire la sua creazione culinaria.

    Egli l'avrebbe attesa vestito comodo, indossando il suo kimono nero dalle bordature bianche rifinite con una lieve fantasia a petali in bianco avorio mentre sulla schiena svettava il ricamo dello stemma Uchiha, chiaro ed inconfondibile.
    Al suo arrivo la salutò gentilmente con un inchino ed un sorriso compiaciuto invitandola ad entrare e a seguirlo nella sala panoramica al piano superiore.

    «Bentornata nella mia umile casa, sono lieto che tu abbia accettato il mio invito... Spero che non ci siano stati problemi lungo il viaggio fin qui, so che alcuni elementi del clan ancora non vedono troppo bene la tua presenza qui, anzi... Ma spero che presto cambino anche loro idea»


    Il suo tono era gentile, ma allo stesso tempo quasi formale mentre il suo passo lento guidava i due verso le scale e quindi al piano superiore.

    «Immagino comunque che vorrai sapere perchè ti ho invitata fin qui... Bene, formalmente è perchè ancora dovevo ringraziarti per quel favore in accademia, quando ti affibbiai a quel team "particolare" con la ragazza che si era cavata gli occhi... e questo spiega i modi formali usati fino ad ora»


    Giunsero davanti ai due divanetti singoli posti vicino alla vetrata per l'occasione ed a circa 45 gradi rispetto al tavolino con gli stuzzichini già impiattati e le fece cenno di accomodarsi su una delle due poltroncine, per poi sedersi anche lui a sua volta porgendole un bicchiere di vino bianco leggermente frizzante.

    «Un sorso di vino ti va?»


    Poi, che ella accettasse o meno, avrebbe quindi preso il suo bicchiere e dopo averne bevuto appena un sorso riprese a parlare.

    «Ma in realtà il vero motivo è che oggi ho la giornata libera e non mi veniva in mente persona migliore con cui passarla»


    Il suo sguardo era chiaramente lieto e compiaciuto della presenza della giovane, mentre un sorriso ampio gli si disegnava in volto. Quella giornata era partita bene ed in quel momento non vedeva come potesse finire male.


    OT - Ok, diamo il via a questa giocata! :riot: Ok, come al solito mi scuso per il pessimo post, ma quando si tratta di fare il post di avvio sono davvero pessimo XD In compenso recupererò più avanti con gli altri! :riot: - /OT
     
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    M A R R I A G E ?
    Happy is the man who finds a true friend,
    and far happier is he who finds that true friend in his wife.

    Shizuka Kobayashi's ... future life!?




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    « Dove hai detto che vai, Shizuka? »

    « Da Atasuke, Okasama! »


    « Atasuke... »

    « ...Uchiha-san, Heiko-dono »


    « Oh... quell'Uchiha, eh? E dimmi perché non ricordo, vi conoscete da molto tempo, cara...? »

    « Mmh... ormai ci frequentiamo da quasi sei mesi e mezzo se non sbaglio »


    « VI FREQUENTATE? »
    « VI FREQUENTATE? »



    Silenzio.

    « Nel senso che siamo amici, ci frequentiamo per questioni amministrative e accademiche, lui è molto impegnato a livello burocratico, io lo aiuto se me lo chiede »

    Silenzio.

    « Sul serio, non c'è nient'altro »

    Silenzio.

    « ...Lo giuro sui nostri antenati e tutti gli Dei che per avermi costretta in questa situazione è evidente mi hanno in odio e disprezzo particolare »

    Ma era ormai troppo tardi.

    « RITSUKO-CHAN PRENDI QUELL'ALTRO KIMONO! QUELLO DI SETA COLOR AVORIO!
    MAYUKO!? MAYUKO!?! PER L'AMOR DEL CIELO, RAGAZZA MIA, VAI IMMEDIATAMENTE NELLE SALE DELLA RICCHEZZA E PRENDI I MIEI PIU' BEI GIOIELLI!
    … TOSHIRO!?!? TOSHIROOOO!!! POSSIBILE CHE TU NON CI SIA MAI QUANDO HO BISOGNO DI TE!? »


    Era una fresca giornata di tardiva primavera quella che si respirava fuori dalle porte scorrevoli di carta di riso semi aperte di un'enorme magione in puro stile tradizionale Giapponese: Il sole, con i suoi raggi timidi e spesso ostacolati da grigie nuvole passeggere, solleticava di tanto in tanto l'atmosfera presente, inducendo la prospera vegetazione dei giardini caratteristici di quella magnifica dimora a brillare sotto la sua annoiata luce, mentre il cinguettio sbarazzino dei pettirossi paffuti che lì abitavano, cercavano speranzosamente di celare le grida concitate ed emozionate di diverse donne le quali, intente ad entrare e uscire da una stanza in particolare di quell'enorme villa e oberate di oggetti sempre diversi, sembravano essere sul punto di dar inizio ad una festa in grande stile.

    Al centro della stanza, con lo sguardo vitreo e perso nel vuoto, vi era una giovane ragazza la quale, in piedi su di uno sgabello in legno, con le braccia aperte come fosse immaginariamente crocifissa, si lasciava tirare, toccare e strattonare da mille mani femminili sempre diverse intente a provarle abiti, gioielli e fermagli per capelli progressivamente più costosi, appariscenti e umanamente bellissimi.
    Con ogni probabilità la crocifissione non era solo frutto di una perversa fantasia.

    « Shizuka, sarai così bella oggi che Atasuke Uchiha-sama... »
    « ...riderà di me fino a quando avrà fiato in gola? »
    « ...si innamorerà perdutamente, credimi figlia mia »


    Per un attimo sul volto della kunoichi serpeggiò una nota dolente di sconvolta disperazione, rappresentazione reale di una verità che stava lentamente prendendo spazio nella sua mente: Sua madre era diventata pazza.
    […] Ultimamente, per un motivo che alla giovane (e piangente) Shizuka Kobayashi era ignoto, Heiko Uchiha aveva infatti perduto il senno della ragione, poiché erano più le volte che la meravigliosa matrona si alzava alla mattina parlandole di matrimonio, figli e famiglia, di quante ormai fossero quelle in cui le chiedeva come andassero i suoi allenamenti al Clan Uchiha... Il che -calcolando che negli ultimi tre anni e mezzo ella non aveva fatto assolutamente nient'altro che non fosse stato il torturarla con nozioni riguardanti la vita del mondo Shinobi- se non appariva terribilmente agghiacciante sembrava quantomeno molto strano.
    Dopo l'attentato a Konoha di qualche mese addietro, che aveva visto la giovane Kunoichi dei Kobayashi la protagonista indiscussa del salvataggio in solitaria del suo Villaggio infatti, Heiko Uchiha aveva improvvisamente smesso di torturare la figlia propinandole allenamenti sempre più terribili e socialmente criminosi, preferendo piuttosto dedicarsi con essa allo sfogliare riviste di arredamento casalingo o, peggio ancora, vagliare i mille bigliettini di Omiai Kekkon che avevano improvvisamente ricominciato ad affollare la magione Kobayashi, dopo aver smesso di arrivare tre anni e mezzo prima, in concomitanza all'annuncio della giovane erede di voler divenire una Shinobi... un altro dettaglio, quello, piuttosto preoccupante,perché di matrimoni organizzati con giovani e ricchi rampolli, la bella Principessa non ne voleva a quanto pare sapere assolutamente niente (come si intuiva nel vederla scappare dalla finestra a tutta velocità, gettandosi sgraziatamente tra gli alberi che arricchivano il suo villaggio natio, ogni qualvolta l'argomento veniva intavolato).
    Insomma, in poche parole, Heiko Uchiha, colei che era stata la più potente Jonin del suo Clan natale e attualmente considerata la donna più affascinante di tutto il Villaggio della Foglia, aveva perduto la ragione... oppure era in piena crisi di mezza età, desiderosa com'era di divenire nonna al più presto.

    « E dimmi, ti piace questo ragazzo? » Domandò improvvisamente proprio la famosa matrona, alternando tra le mani due fermagli per Obi perfettamente identici tra loro, se non per una sfumatura di rosa più pronunciata su un petalo rispetto all'altro.
    Socchiudendo gli occhi e valutando rapidamente tutte le possibili risposte che avrebbe potuto dare, Shizuka Kobayashi si prese un attimo prima di parlare. Doveva stare attenta, era in territorio nemico, ogni sua parola poteva essere usata contro di lei.
    Deglutì rumorosamente.
    « … Apprezzo il suo operato come Shinobi, ecco » Azzardò, con voce tremante.
    « Dunque ti piace la sua autorità maschile... tipico di un uomo Uchiha il farsi notare per la bravura e la mascolinità » Affermò con orgoglio Heiko, mentre di fronte a lei la figlia impallidiva pericolosamente.
    « Non ho detto questo... » Gemette infatti lei, sgranando la bocca.
    « Non negare i tuoi sentimenti, figlia mia »
    « Ma quali sentimenti!? »
    Sbottò.
    « I tuoi »
    « I miei!? »
    « Si, i suoi »
    Intervenne prontamente Ritsuko Aoki che, piantando in terra un piede, tirò con uno strattone deciso l'obi di pura seta rosea della sua padrona, inducendola così a mangiarsi un soffio d'aria, presa di sorpresa come fu.
    « I MIEI!? » Insistette però lei, allibita, non riuscendo a credere alla follia vigente in quel momento.
    « No, i miei » Obiettò improvvisamente Toshiro Kobayashi che era appena entrato nella stanza, accompagnato da un computo Mamoru Aoki, il quale si limitò solo ad inchinarsi in direzione delle due donne Kobayashi senza (saggiamente) voler intromettersi nella conversazione.
    « I tuoi?! » Gemette allora Shizuka, girandosi verso il padre.
    « I tuoi? » Domandò Heiko Uchiha, perplessa, nel reclinare leggermente la testa di lato mentre i suoi profondi occhi corvini scivolavano sul marito, ovviamente all'oscuro di tutta la conversazione, ma abbastanza pazzo da volervi comunque partecipare.
    « Esatto i miei, e anche quelli di Mamoru » Esclamò infatti il Capoclan, mettendosi a braccia conserte con sguardo tronfio di soddisfazione.
    « Me ne tiro fuori... » Mormorò però a bassa voce il braccio destro dell'uomo, compiendo un passo indietro e guardando di sottecchi una sconvolta Shizuka Kobayashi, che dopo essersi presa un momento di pausa, iniziò confusamente a urlare.
    « OTOU-SAMA MA COSA C'ENTRI TU!? »
    « Già... cosa c'entri Toshiro? »
    Fece subito eco alla figlia la matrona Uchiha.
    « Io c'entro sempre... e anche Hajime Nara... » Borbottò l'uomo, seriamente.
    « … Ma chi, il Capoclan dei Nara? » Domandò improvvisamente Mihoko Kobayashi, nonna materna della Principessa del Clan, che entrò nella stanza, accompagnata dal marito, nel seguire il caos che stava stordendo tutta la magione.
    « Esatto » Rispose Toshiro, grattandosi il pizzetto ben curato « Quel vecchio volpone mi ha vinto altri 5,000 Ryo a Go... »
    « CINQUEMILA RYO!? SCREANZATO DI UN MARITO! »
    Abbaiò immediatamente Heiko Uchiha, balzando in piedi con sguardo furibondo, per poi indicare con disperazione una ormai cianotica Shizuka, compressa in un kimono tanto stretto da cominciare a farle diventare le dita delle mani viola (com'era tradizione, del resto agli uomini piacciono le donne minute) « CON TUTTI QUEI SOLDI AVREI POTUTO COMPRARE LE TENDE DI SETA FINE DI ISHI PER IL CORREDO NUZIALE DI TUA FIGLIA! »
    « C-c-corredo nuziale...? »
    Gemette disperata la chiamata in causa, guardando con occhi vitrei la madre « Ma se non sono nemmeno fidanzata! »
    « PRESTO LO SARAI! »
    Sentenziò Heiko Uchiha, piantando un piede a terra e mettendosi a braccia conserte com'era solita fare quando aveva ormai deciso su un argomento. Evidentemente sapeva predire anche il futuro.
    « Oh oh!! E con chi!? CHI!? » Strillacchiò tutto felice Toshiro Kobayashi, prendendo a zampettare su due piedi con emozione « DIVENTERO' NONNO! »
    « ANCHE TU ORA!? »
    Ululò Shizuka, involontariamente portandosi le mani al ventre ancora piatto... grazie agli Dei.
    « Sarà sicuramente un maschio » E questa volta a parlare era Masamune Uchiha, il quale per qualche folle motivo si trovava seduto, accanto alla moglie, in un angolo della stanza. Il momento in cui era entrato, ovviamente, non si sapeva... com'era ovvio per due Jonin di così alto rango com'erano stati i due anziani « Ogni primogenito del nostro ramo familiare è sempre stato un maschio... » Aggiunse, annuendo gravemente mentre, al suo fianco, la moglie faceva altrettanto.
    « Avrei preferito una bimba da poter coccolare e viziare... » Sussurrò subito con aria sognante Mihoko Kobayashi, portandosi una mano al volto.
    « Già... da piccole le femminucce sono così graziose... » Acconsentì Heiko Uchiha, sorridendo con dolcezza (quasi) materna.
    « Insegnerò a lui, o a lei, non importa, come si tesse un nastro di seta tanto per cominciare » Annunciò Toshiro Kobayashi, guardando con sguardo lungimirante un punto indefinito dello spazio « Diventerà l'orgoglio di questo clan! »
    « Che meravigliosa idea! »
    « Non vedo l'ora! »
    « Mayuko? La sala delle melodie è ancora sgombra, vero? »
    « Affaccia sul roseto giapponese, sarebbe perfetta una stanza lì »
    « Si sarebbe... »

    « VI E' DATO DI VOLTA IL CERVELLO!??! »



    Abbaiò improvvisamente la Kunoichi che, scendendo di scatto dallo sgabello, cominciò a strillare così forte che per un attimo tutti i presenti si limitarono a guardarla con sconvolgimento, quasi fosse posseduta dal demonio.

    « VOI SIETE PAZZI! ME NE VADO! MORITE TUTTI! »



    Urlò con una ferocia inaudita, e benché fosse compressa in un kimono completo, la giovane ragazza riuscì non solo ad uscire dalla stanza nella quale si trovava tirando alla porta di riso che la intralciava un pugno talmente forte da abbatterla, ma persino ad attraversare in meno di dieci minuti la distanza che separava il Clan Kobayashi da quello Uchiha con un passo militare che ben poco si abbinava allo splendore con cui appariva: Vestita di un meraviglioso kimono di seta color avorio, arricchito da fantasie di gigli del medesimo colore ma tessuti con tecnica diversa da quella prevalente, la Principessa dei Kobayashi, i cui lunghissimi capelli castani ricadevano lungo le sue spalle, solleticando l'obi rosa pallido che le risaltava il colorito acceso del viso leggermente truccato, appariva realmente come la più bella delle bambole di porcellana... e se non fosse stato per quel suo sguardo gravido di sentimenti contrastanti, con ogni probabilità molte più persone di quelle che si fermavano a guardarla, aprendole la strada, avrebbero esistato sul suo splendore.
    Già. Molte altre... Forse, persino Atasuke Uchiha si sarebbe fermato quando, aprendo la porta della sua dimora, si sarebbe ritrovato davanti quella mononoke dagli occhi lucidi che, lentamente, avrebbe invitato ad entrare, accompagnandola al piano superiore, lì dove era stato disposto il più bel rinfresco che la stessa Principessa avesse mai veduto... e non per l'abbondanza o l'ostentazione di cui questo godeva, ma per l'evidente affetto con cui tutto era stato disposto con precisione e minuzia.
    Per un attimo le mancò l'aria.
    « Mi vuoi sposare? » Domandò improvvisamente Shizuka Kobayashi, girandosi di scatto verso il suo interlocutore « Hai per caso intenzione di avere da me un figlio? Possibilmente il primo maschio, il secondo femmina... anzi, perché no, un paio di gemelli e non se ne parla più » E così dicendo i suoi occhi si riempirono insensatamente e follemente di lacrime « Sarà necessario discutere a lungo se il loro cognome sarà Kobayashi o Uchiha, in teoria dovrebbero prendere quello più influente, ma temo che i due Clan siano gerarchicamente alla pari sulle scale sociali nelle quali si trovano, quindi non saprei onestamente cosa si potrebbe fare a riguardo » E poi, improvvisamente, la mente della kunoichi si appannò. Tutto si fece scuro. Il tempo precipitò all'indietro.
    Fuochi d'artificio. Lanterne di riso. Profumo di takoyaki bollenti...
    … E Masayuki Hasegawa, sorridente, che le tendeva una di quelle sue grandi mani in grado di stringerla con semplicità quasi colpevole.
    Masayuki Hasegawa... il suo Masayuki Hasegawa... il suo...

    “Non abbiamo più sue notizie, mi dispiace...
    L'accademia lo considera morto nei continenti gelidi del Nord. Era un rischio possibile, lo stesso Shinobi firmò i visti al momento della partenza...
    Mi dispiace, sul serio...”



    … E Shizuka Kobayashi scoppiò a piangere.
    Non voleva innamorarsi. Non voleva sposarsi. Non voleva diventare madre.
    Desiderava solo vivere per sempre a Konoha, proteggere i suoi concittadini e la pace del continente, e poco importava se questo denotasse la sua immaturità come donna... lei aveva già avuto il suo amore, e questo era morto. Morto. Per sempre.
    Come potevano i suoi parenti parlare di matrimonio davanti a lei con tanta leggerezza? Come potevano insultare la memoria dell'uomo che amava? Come potevano insinuare che un legame forte com'era quello di Shizuka e Atasuke potesse anche solo scadere in qualcosa di sporco com'era il contatto fisico?
    ... Come potevano?
    « E adesso ti ordino di abbracciarmi, dirmi che va tutto bene e aggiungere che non ci sono problemi se dopo così tanto tempo che non ci vediamo, dopo che tu hai preparato tutta questa meraviglia, io ti piombo in casa e scoppio a piangere proponendoti cose folli » Ordinò perentoria la kunoichi « Te lo ordino, forza... » Piagnucolò, e così dicendo tese le braccia speranzosamente in avanti.

    […] Atasuke era per lei un po' un porto sicuro.
    Sapeva che lui l'avrebbe sempre accettata, a dispetto di tutto. Che l'avrebbe rassicurata, le avrebbe sorriso, e le avrebbe detto "Va tutto bene, adesso calmati" ...
    … lui che l'aveva salvata dal giogo del suo destino, aprendole i cancelli della vita senza chiederle niente in cambio se non un sorriso.
    Questo era Atasuke Uchiha per lei... e chiunque avesse mai osato metter bocca sul suo legame, sarebbe morto. Punto e basta.
    Così aveva deciso Shizuka, e rinomatamente quando una donna Kobayashi decideva qualcosa, poco altro poteva fare il fato se non ubbidire.


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    ~Proposta di matrimonio? WTF?~


    Shizuka da sempre, o almeno da quando la conosceva, aveva un aspetto invidiabile, degli abiti splendidi e curati nei minimi dettagli, tuttavia in quell'occasione in particolare Atasuke rimase piacevolmente colpito e sorpreso dall'eleganza dell'abito che aveva scelto per l'occasione e da come questo le mettesse in risalto la bellezza.
    Come da programma la invitò ad entrare e la accompagnò al piano superiore, tutto filò come aveva sperato ed in un certo qual senso preparato per quella particolare occasione, tuttavia un qualcosa ruppe quella serie di eventi, quei gesti quasi studiati, quella calma e quella tranquillità apparente che c'era stata fino a quel momento.

    "Mi vuoi sposare?"


    Poche semplici parole, dirette, quasi impossibili da non comprendere, tuttavia Atasuke subito non comprese e per poco non si strozzò con la sorsata di vino che aveva appena iniziato a degustare.
    Certo, forse in un altro ambito, in un altro momento quella domanda non avrebbe provocato una reazione simile, anzi, sarebbe apparsa più che giusta e normale, anche da una estroversa come shizuka, tuttavia in quel momento Atasuke proprio non si aspettava una esternazione simile.
    Non ebbe tempo di balbettare nulla che ella rincarò la dose con altre esternazioni a dir poco inaspettate ed inaspettabili.

    "Hai per caso intenzione di avere da me un figlio? Possibilmente il primo maschio, il secondo femmina... anzi, perché no, un paio di gemelli e non se ne parla più"


    Gli occhi di lei si riempiono di lacrime ed Atasuke oltre allo stupore iniziò a provare una sorta di compassione, come se in un qualche modo stesse iniziando a capire dagli occhi di lei quello che stava capitando e ciò che disperatamente ella stava cercando di dire, seppure in un modo così assurdo ed incomprensibile.

    "Sarà necessario discutere a lungo se il loro cognome sarà Kobayashi o Uchiha, in teoria dovrebbero prendere quello più influente, ma temo che i due Clan siano gerarchicamente alla pari sulle scale sociali nelle quali si trovano, quindi non saprei onestamente cosa si potrebbe fare a riguardo"


    Atasuke non poteva leggere la mente della ragazza o almeno non voleva farlo in quel momento, quindi non poteva sapere che cosa ella stesse effettivamente pensando, tuttavia comprese che qualcosa la tormentava, qualcosa le stava facendo male dall'interno, qualcosa le faceva dolere il cuore. La osservò con sguardo dolce mentre ella persa nei suoi pensieri lacrimava abbondantemente.
    Quando parve riaversi riprese il suo discorso con il suo solito stentato tono di comando, che in quel caso le risultò più come un piagniucolio che un vero ordine.

    "E adesso ti ordino di abbracciarmi, dirmi che va tutto bene e aggiungere che non ci sono problemi se dopo così tanto tempo che non ci vediamo, dopo che tu hai preparato tutta questa meraviglia, io ti piombo in casa e scoppio a piangere proponendoti cose folli ... Te lo ordino, forza..."


    Egli attese appena alcuni attimi prima di muoversi a sua volta, prima con il suo sguardo ancora più dolce, poi con un sorriso e poi con le sue parole.

    «Shizuka... Mia cara... Lo sai meglio di me... Non hai bisogno di darmi questo tipo di ordini...»


    Poggiò quindi il bicchiere sul tavolo ed accettò l'abbraccio di cui lei tanto necessitava. La strinse a se con forza e decisione in modo da darle un senso di protezione e sicurezza, ma senza mai perdere la dolcezza e la morbidezza del gesto.
    Le sue mani le fregarono dolcemente la schiena come a massaggiarla per tranquillizzarla, poi portò la destra in alto, fino a carezzarle dolcemente i capelli e poi la nuca come a stringerla a se con tenera dolcezza.

    «Stai tranquilla... non hai nulla da temere... va tutto bene, va tutto bene...»


    Le baciò con dolcezza il capo per poi poggiarvisi sopra il capo poche a chiuderla ancora di più in quell'abbraccio protettivo mentre sul petto iniziava a sentire il calore del volto di lei che a sua volta lo stringeva.

    «Non so perchè mi hai fatto quelle domande prima, ma non ti preoccupare, non è un problema... anzi...»


    Le fece quindi una lieve pressione per allontanarla appena da se in modo che ella potesse guardarlo in faccia mentre parlava.

    «Sai... In verità... Ecco...»


    Per la prima volta forse ella lo avrebbe visto arrossire in volto e di certo per la prima volta lo avrebbe udito balbettare leggermente.

    «In verità non avevo ancora mai pensato al matrimonio e men che meno a dei figli, tuttavia... è innegabile che... Io in effetti senta un qualcosa verso di te, qualcosa che va ben oltre l'amicizia... Shizuka... io... Io credo di amarti... »


    In quell'istante egli le aveva detto tutto, tuttavia, per quanto tutto fosse durato appena un istante a lui parvero quasi passare ore, giorni, mesi, anni, secoli. Gli sembrò di caricarsi di un peso sempre maggiore, ogni secondo che passava, come se in qualche modo quelle parole fossero state una sorta di macigno gigantesco che si ingrandiva ad ogni lettera, tuttavia, quando ebbe finito di parlare, tutto quel peso, tutto quello stress parve svanire nel nulla. Si sentiva stranamente libero, si sentiva stranamente leggero, si sentiva stranamente felice, anche se in cuor suo temeva che quelle sue parole potevano portare a conseguenze disastose, specialmente se lei non la pensava come lui...


    OT - E dopo questo ho imparato che lasciare tutto in mano al PG può nuocere gravemente alla salute... ho paura di cosa possa capitare se lo lascio a briglie sciolte °_° - /OT
     
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    R E J E C T I O N ... ?!
    A soft refusal is not always taken, but a rude one is immediately believed.

    Shizuka Kobayashi's fear




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    Shizuka Kobayashi era la Principessa ereditaria del più potente Clan non Shinobi di tutte le Terre del Fuoco, quello da cui traeva il nome e per la cui prosperità, sin da piccola, aveva condotto una vita di solitudine e isolamento, proprio come la tradizione Giapponese si aspettava da una splendida Hime-sama come lo era lei.
    In verità non si poteva dire che la sua infanzia fosse stata segnata dalla tristezza, poiché lei, unica figlia femmina di un padre che aveva deciso di renderla erede della sua dinastia, era stata coccolata e grandemente amata dai suoi genitori, i suoi nonni e la sua servitù tutta. Era dunque cresciuta tra sete pregiate, doni provenienti da prestigiosi Clan e ricchi Daimyo, e aveva ricevuto la migliore educazione che si poteva desiderare, imparando a tessere, cucinare, recitare, ballare, intrattenere... mentre, di parallelo, le veniva insegnato ad andare a cavallo, a fare di conti, a scrivere e leggere la poesia della grande letteratura, e a gestire un'attività alle cui dipendenze servivano centinaia e centinaia di persone; questo perché la Capoclan dei Kobayashi doveva essere una donna non solo elegante e bellissima, ma anche scaltra, intelligente e un'invidiabile mercante, una dote che lei aveva imparato a maturare dai suoi tre anni quando, come tradizione voleva, iniziò a seguire suo padre lungo i viaggi mercantili entro le Terre Conosciute.
    Si poteva dunque dire che tutta la vita di Shizuka Kobayashi fosse stata impostata e fortemente voluta dalla sua famiglia, un dettaglio a cui lei, bambina senza radici né amici, si era da tempo arresa... almeno fino a quando, ribellandosi a tutto ciò in cui aveva sempre creduto, aveva intrapreso la via dello Shinobi e aveva cominciato a decidere da sola ciò che desiderava.
    Al tempo non poteva immaginare che la sua famiglia, dopo un periodo di rifiuto iniziale, avrebbe accettato il suo volere, sostenendola nelle sue scelte e nelle sue ambizioni pur con la promessa di un suo costante impegno anche nei confronti del suo Clan natio, una scoperta, quella, che se da un lato le attribuì la felicità tipica di chi ha lungamente combattuto per raggiungere un traguardo, da un altro lato non poté fare a meno di spaventarla: Ora tutto dipendeva da lei, cosa avrebbe fatto da quel momento in poi?
    La risposta era stata immediata: Avrebbe iniziato con il “conquistare” degli amici, un qualcosa che aveva sempre desiderato avere, ma che non era mai riuscita ad avvicinare a causa della sua infanzia nomade e del suo titolo nobiliare, che allontanava da lei i suoi coetanei in modo quasi spiazzante... e poi? E poi si sarebbe impegnata negli allenamenti, e sarebbe divenuta la più potente Kunoichi di Konoha, esattamente come fu sua madre prima di lei!
    In poche parole Shizuka decise di dividere la sua vita in due sfere: Amicizia e Allenamento.
    Al tempo, poco più che una bambina, non valutò la variabile del tempo che da adolescente paffuta e con la voce a fischietto l'avrebbe portata a diventare una donna formosa e desiderata, potenzialmente in età da matrimonio. Semplicemente non aveva preso in considerazione che qualcosa del genere potesse accadere... ma chi, a lei?! … Figurarsi dunque se, nella sua sconfinata immaturità sentimentale, avrebbe mai potuto pensare di cadere anche lei nella trappola dei sentimenti, innamorandosi di niente di meno che del suo stesso allievo! Cose dell'altro mondo! Se qualcuno le avesse predetto il futuro descrivendole ciò a cui sarebbe andata incontro, con ogni probabilmente lei, orgogliosa Principessa che aveva fatto della sua indipendenza la punta di diamante della sua indomabile personalità, si sarebbe messa a ridere.
    Shizuka Kobayashi e il concetto di “amore” erano dunque sempre stati molto lontani, e nessuno sapeva se il motivo di quella incapacità a condividere con altri la sua vita risiedesse nel suo passato di solitudine o semplicemente nella sua latente e silenziosa insicurezza, che l'aveva resa schiava delle sue stesse paure e fragilità, imponendole la convinzione di non essere degna di nessuno, di dover rimanere sola, di dover affrontare il suo destino senza trascinare con sé nessun altro...
    A prescindere da quale fosse la ragione, la Principessa dei Kobayashi non riusciva realmente a vedere nessuno come un potenziale compagno, e abituata a vivere in mezzo agli uomini delle carovane di famiglia, aveva per altro sviluppato una preoccupante tendenza al contatto fisico e all'assenza di pudicizia che facevano a pugni con il suo titolo di Principessa ma, più in generale, con la normale condotta di una ragazza della sua età.
    Questo, insomma, fu principalmente il motivo per cui l'abbraccio che la kunoichi chiese all'amico, non rappresentò ai suoi occhi niente di più che un gesto di genuino affetto tra due coetanei.
    Non aveva mai pensato ad Atasuke come al suo fidanzato, né tantomeno come ad un potenziale marito, ma vedeva in lui, piuttosto, una persona insostituibile in cui poteva trovare riparo ogni qualvolta le acque del suo animo risultavano troppo scure per essere tollerate, questo perché nessuno era mai riuscito a tranquillizzarla come, al contrario, riusciva lui.
    Atasuke e Shizuka viaggiavano su binari di perfetta sintonia, compensandosi a vicenda ed equilibrandosi reciprocamente laddove il carattere imponente di lei risultava troppo spinoso per l'indole riflessiva e gentile di lui. I due, che insieme ne avevano passate di tutti i colori sin dal giorno in cui si erano incontrati (in un modo troppo paradossale persino per i gusti del fato beffardo che tracciava le loro vite), erano stati pressoché inseparabili per tutti i mesi antecedenti a quel momento, e certo -si rese conto solo in quel momento la Principessa- una condizione come quella aveva sicuramente avuto di che ben stuzzicare i pettegolezzi di villaggio e, in modo molto più semplice e diretto, soprattutto i sentimenti del suo compagno...
    … però... però...

    “Io in effetti sento un qualcosa verso di te, qualcosa che va ben oltre l'amicizia...”

    … Perché?

    "Shizuka... io... Io credo di amarti...”

    ...Perché?



    Si rese conto che il suo corpo si era completamente irrigidito quando la mano con cui aveva continuato a tenere puerilmente il lembo dell'abito dell'interlocutore durante quei momenti trovò difficoltà a muoversi per allontanarsi, in un gesto quasi disgustato, e ritrarsi verso il suo fianco di appartenenza.
    Immobile nel punto in cui era stata dolcemente sospinta dallo Shinobi degli Uchiha, Shizuka Kobayashi sentì improvvisamente tutto il sangue del suo corpo defluire pericolosamente verso i piedi per cedere il posto ad un pallore che poco aveva da che spartire con la reazione felice e gaia che forse il suo compagno si aspettava. A dire la verità, la ragazza sembrava essere sul punto di svenire.

    ...Perché? Ma soprattutto: Da quando?
    Da quando era che lui si era... ma, poi, com'era possibile...?

    Improvvisamente sentì il suo cuore mancare un colpo.
    Impallidì ulteriormente.

    ...Lui non sapeva niente di lei. Niente.
    Gli aveva sempre tenuto nascosto tutto, lo aveva sempre trattato come un tesoro prezioso e amato che non doveva essere contaminato dalle ferite purulente della sua vita, che fossero il tradimento di suo fratello, la sua colpa segreta per l'attacco di Kurotempi, ma soprattutto per la sua stessa maledizione che ogni giorno di più le dilaniava l'animo, divorandone la purezza a bocconi sempre più grandi e ingordi.
    Non sapeva niente di lei... ma come avrebbe potuto?
    Adorava Atasuke. Da quando lo aveva conosciuto aveva addirittura creduto che molto del dolore provocato dalle disgrazie che si erano abbattute su di lei in rapida successione, dalla morte di Masayuki all'attacco terroristico a Konoha, potesse svanire. Lo adorava talmente tanto che aveva cercato di dare di se stessa un'immagine stereotipata e ideale che lui potesse apprezzare e non allontanare.
    Aveva avuto paura di perderlo, benché in una parte nascosta del suo cuore sapesse che le persone buone e gentili come lui non rifiutavano nessuno quasi per principio... ma allora lui si era avvicinato a lei per pietà? Ne aveva commiserazione? Oppure semplicemente lei era spaventata di poter rompere qualcosa di così bianco e candido?
    Ogni giorno che passava si sentiva progressivamente sprofondare sempre di più nell'oscurità del suo destino, e per quanto avesse ormai imparato a trasformare la sua maledizione nel motore primo della sua determinazione a proteggere il Villaggio della Foglia e la Pace del Continente, non poteva negare di sentirsi spesso impaurita, smarrita, sola...
    … Atasuke invece l'aveva accettata senza domandarle niente del suo passato, aveva accolto le sue insicurezze con un sorriso e lei, per tutta risposta, si era lasciata coccolare, egoisticamente credendo di non fare del male a nessuno.

    Si sbagliava.
    Lui si era innamorato di lei, e questo era già di per sé un danno, perché lei rompeva le persone che amava... proprio come aveva rotto Masayuki, che aveva incoraggiato a cercare la verità sulla sua famiglia.
    Se non lo avesse mai incontrato lui avrebbe ignorato l'identità di suo padre e quella di sua madre, non avrebbe mai scoperto nulla, e forse, ancora, sarebbe vivo.
    Sarebbe con lei.

    Per un attimo temette di vomitare.

    « Io amo solamente me stessa, invece » Disse improvvisamente la kunoichi, con voce talmente tremante che fu costretta a ricominciare la frase per ben tre volte. Era tanto pallida che dava l'impressione di cadere da un momento all'altro, ma i suoi occhi verdi, febbricitanti di un'ansia che superava per qualche motivo di gran lunga quella che poteva provocare una dichiarazione d'amore inaspettata, sembravano traboccare di parole non dette « Quando sono venuta qui oggi parlando di matrimonio e figli, ero sicura che tu capissi la sottile ironia che nascondevano le mie parole » Mormorò la ragazza, riuscendo dopo un lungo attimo di silenzio a domare la propria voce, che ritrovò l'equilibrio e, in qualche modo, anche una debole forma di sarcasmo « Non so come sia possibile che tu abbia maturato un simile sentimento nei miei confronti, quando agli effetti non hai mai saputo niente di me e della mia vita, ma se in qualche modo ti ho provocato false illusioni ti prego di scusarmi » Continuava a impallidire « Io sono sposata alla protezione di Konoha, e così sarà per sempre, non ho posto per nessun'altra causa nel mio cuore » Continuò a dire la kunoichi, ma per un attimo le sue gambe tremarono e lei, con gli occhi che andavano progressivamente facendosi sempre più vuoti, barcollò « Non intendo amare nessun altro » Si lasciò subito dopo sfuggire, mentre sulle sue labbra andava a pronunciarsi il sapore acre del nome del suo primo amore... colui che aveva forse indirettamente assassinato, che aveva perduto, ma soprattutto, che le era stato strappato troppo presto da qualcuno che la odiava abbastanza da infliggerle una serie continua di disperazioni come quelle che costellavano il suo passato e il suo presente.
    Ritrovando l'equilibrio sulle sue stesse gambe, Shizuka cominciò a compiere dei cauti passi all'indietro. Il kimono che indossava e che le era stato vestito tanto stretto da impedirle di respirare stava cominciando a farla sentire in gabbia. Improvvisamente ebbe paura, una paura folle.
    Era in trappola.
    « Io non sono innamorata di te, Atasuke! » Strillò la ragazza, quasi con rabbia, e per un attimo sentì le lacrime farle dolere il naso « Perché? » Gemette poi, mentre il groppo alla gola si faceva sempre più forte, l'aria continuava pericolosamente a mancare, e le sue gambe ripresero, traditrici, a tremare « ...SPERAVO CHE ALMENO TU NON MI AVRESTI TRADITO MAI » Diceva cose senza senso « SPORCO TRADITORE! » Sembrava pazza.
    Indietreggiò ancora, fino a quando la sua schiena non sbatté contro il muro alle sue spalle...
    ... che pietà, lei che era la più famosa Principessa delle Terre del Fuoco si era ridotta in quello stato semplicemente perché...
    ...già, perché?

    Silenzio.

    « TI ROMPERO' »



    Ah... ecco perché. Era sempre quella la ragione.
    Lei non era sposata alla protezione di Konoha...
    … lei era sposata alla Maledizione dell'Odio che il suo sangue Uchiha le aveva inflitto.
    Ecco perché sua madre sembrava ossessionata dal trovarle un compagno. Ecco perché suo padre sembrava coccolarla più del dovuto. Ecco perché i permessi speciali. I sorrisi di Ritsuko.
    Era tutto iniziato da dopo l'attacco terroristico contro il Villaggio di cui lei era stata la protagonista... era per colpa della sua maledizione che Konoha era stata distrutta, che c'erano stati tutti quei morti, le rovine, la banca centrale svuotata...
    … non le rimaneva più tempo, forse? Era spacciata?
    Doveva sposarsi? Fare un figlio?
    La dinastia, i Kobayashi, avrebbe dovuto... un erede...
    … i suoi occhi, doveva bruciarli... il suo corpo... i nemici...
    … le lapidi... i soldi...
    ...e lei...

    … e lei rompeva tutto ciò che gravitava attorno a lei, e che amava. Aveva sempre rotto tutto.
    Sempre...

    … poi le gambe cedettero e lei precipitò a terra, sbattendo sul pavimento, svenuta.
    L'ultima umiliazione in un quadro già abbastanza vergognoso.

    A prescindere da come sarebbero andate le cose, il suo legame con Atasuke Uchiha si era appena spezzato.


    divisore




     
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  5. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Una Reazione Inaspettata~


    Per certi versi Atasuke con le sue parole aveva compreso di aver raggiunto un limite, di aver toccato forse il fondo e per certi versi si era anche "preparato" ad una pessima reazione, tuttavia ciò che vide ed udì non riusciva proprio a capirlo, ad interpretarlo a fondo, o forse semplicemente mai si sarebbe aspettato una simile reazione, un simile crollo.
    Tutto d'un tratto ella iniziò a sbiancare, divenendo di un innaturale pallore, chiaro segno di una qualche forma di malessere, anche se era chiaro che non si trattasse di un vero e proprio malessere, o almeno non di tipo medico. Le sue frasi sembravano quasi sconnesse tra loro, un persistente balbettio interrompeva le sue parole. Ella cercava come suo solito di apparire dura, distaccata, come a dire che non le importava nulla di quei discorsi e che era solo ed esclusivamente stato lui lo sciocco a male interpretare quelle parole, cercando quindi di muovere una delle sue infondate critiche. Sfortunatamente per lei non le riuscì o perlomeno Atasuke aveva intuito che quella non era la verità. Quella reazione tanto assurda e tanto violenta non era assolutamente consona a ciò che ella andava dicendo, o perlomeno non donava credibilità.
    Il fiume di parole scorse letteralmente come un fiume in piena, investendo Atasuke che, sbigottito, rimase senza fiato e senza nulla da dire, come se in qualche modo ella fosse riuscita a farlo cadere in una sorta di genjustu in grado di provocare mutismo nell'individuo colpito.
    Nella sua mente decine di frasi partivano in risposta, decine di risposte si delineavano precise a rispondere alle accuse di lei ma nulla era in grado di uscire dalla sua bocca, come se una sorta di blocco in gola otturasse la via di uscita di quelle parole che finivano quindi per strozzarglisi in gola.
    Poi, d'un lampo ella dopo essere indietreggiata svenne cadendo al suolo.
    Più d'istinto protettivo che altro egli scattò rapido afferrandola ancora mentre cadeva alleggerendole la caduta e stringendola a se come per proteggerla mentre una frase gli rimbombava nella testa.

    °TI ROMPERO'°


    Null'altro pareva essere rimasto nella sua mente, nessun'altro suono se non quello della tremolante voce di Shizuka che ripeteva, come un disco rotto, quella frase, quella semplice ed allo stesso tempo complessa frase.
    Rimase un istante a fissare il volto di lei quasi con rabbia mentre senza sensi ella rimaneva accasciata sulle sue ginocchia, poi comprese e l'alone di rabbia svanì come in un soffio.
    Un tenero sorriso si dipinse sulle sue labbra mentre i suoi neri occhi la guardavano con dolcezza. La sua mano destra si levò carezzandole il viso e scostandole una ciocca di capelli che nella foga del momento era sfuggita alla capigliatura finendole sul viso.
    Poi, come un sussurro egli rispose alle sue parole con dolcezza. Non sapeva che cosa aveva provocato quella reazione ma sapeva come scoprirlo ed ancora una volta poteva cercare di aiutarla a superare un ostacolo.

    «Non sono così facile da rompere... Ormai dovresti saperlo... E poi... Come potresti rompermi tu che mi hai aggiustato? Tu che mi avevi salvato da me stesso?»


    Parole che sapeva bene ella probabilmente neppure aveva udito. La sollevò quindi con la sua consueta delicatezza e la portò al divano più vicino dove la mise distesa in modo che potesse riaversi il più comodamente possibile. Sapeva che ella non stava bene, era ormai chiaro, ma voleva e doveva ancora capire perchè, quale fosse la causa di quel male, nella speranza che non fosse proprio lui la causa principale.
    La lasciò sola per appena pochi istanti per prepararle dell'acqua zuccherata, poi si accostò al lei sedendosi a sua volta sul divano nell'attesa che riaprisse gli occhi stando bene attento ai suoi segni vitali.
    [Abilità] Certo, non vi era probabilmente un rischio medico immediato, ma preferiva averne una maggior certezza...

    [...]


    Quando ella si riebbe e finalmente riaprì gli occhi, Atasuke era seduto accanto a lei. Le stava tenendo la mano con la sinistra mentre la sua mano destra era poggiata sulla sua fronte come a saggiarne la temperatura e compiendo lenti e dolci movimenti rotatori come ad accarezzarla.
    Il suo sguardo era dolce ed il suo sorriso altrettanto, anche se quel volto in vero celava dietro di se una piccola insidia, un insidia che Atasuke voleva e doveva sfruttare per il bene di entrambi.
    [Tecnica]
    Quando i loro sguardi si incrociarono non accadde nulla di visibilmente particolare, anche se nella mente di Shizuka qualcosa stava accadendo per la seconda volta. Atasuke si era nuovamente inserito nei suoi pensieri ed ancora simulandone la voce stava ponendo dei quesiti alla Shizuka interiore, l'unica che volente o nolente sapeva e poteva dargli delle risposte.

    °Perchè? ... Perchè è accaduto tutto questo? Perchè mi sono agitata così tanto alle sue parole? A che diavolo stavo pensando? Perchè gli ho detto quelle cose? Fatto quelle domande? Perchè ho così paura di romperlo?°


    Semplici domande, perfettamente in linea con lo stato di confusione successivo ad uno svenimento, semplici domande a cui shizuka avrebbe probabilmente risposto inconsciamente, semplici domande grazie alle quali Atasuke intendeva reperire semplici informazioni sulla causa di quella estrema reazione.
    Come al loro primo incontro non intendeva minimamente nuocerle, ma voleva solo aiutarla, ma proprio come allora anche in quel frangente non poteva permettersi il rischio di chiederle quelle informazioni apertamente, sia perchè difficilmente ella gli avrebbe risposto, ma soprattutto non voleva rischiare di incrinare ulteriormente il loro rapporto con domande che certamente a quel punto avrebbero scatenato la sua ira...

    Qualunque fossero state le informazioni ricevute Atasuke le avrebbe poi lasciato un po di spazio in modo da lasciarla riprendere, offrendole quindi il bicchiere di acqua e zucchero che aveva preparato.

    «Tieni... è acqua zuccherata... ti darà una mano per riprenderti... poco fa mi hai fatto prendere un bello spavento... per poco non sbattevi la testa...»


    Mantenne le distanze per evitare un'ulteriore scatto da parte di lei in modo da non rimetterla sotto pesante pressione, poi riprese con il medesimo tono calmo, pacato e dolce come il miele.

    «Perdonami per prima... Non so cosa mi sia preso... io... Io non volevo farti stare male... non pensavo che avresti reagito in quel modo... non avevo capito che... Scusami... Ti va di raccontarmi che cosa ti preoccupa?»


    Il suo tono era dispiaciuto e Shizuka lo avrebbe compreso senza problema alcuno. Ora stava però a lei fidarsi ancora di lui e raccontargli spontaneamente ciò che era successo.
     
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