[Gioco] Spore, Parte II

Grado B

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    La prigione e la piccola falla






    La mummia rispose nella maniera più triste, col tono peggiore che Raizen avesse mai sentito: quello della disperazione. Nonostante il Colosso fosse felice di essere ancora vivo qualcosa venne incrinato nel sentire quelle parole così disperate, pregò che la depressione avesse preso la meglio su quel individuo facendolo farneticare.

    Ei, ei! Tranquillo!

    Disse con tono calmo, quasi a compatirlo.

    Ora siamo in due almeno, no?

    “Bella merda” si sarebbe detto tra se e se in un’altra situazione, consolare il prossimo non era di certo la sua dote innata più sviluppata, anzi, dovendola paragonare a qualcosa di ugualmente sviluppato ed evoluto sarebbe stato lecito citare del caviale di storione immerso nel brodo primordiale.
    Pregò anche per questo.


    Immagino tu sia qui dentro da parecchio tempo

    Cercò di avviare un qualsiasi tipo di discorso, dovevano riuscire a mettersi sullo stesso livello per condividere qualcosa, e se la mummia era li da più tempo sicuramente qualcosa in più la sapeva, per cui doveva riuscire a fargli condividere qualcosa.

    Ma non preoccuparti, ora ci sono io, in qualche modo riuscir…!

    Sei qui da tre giorni ed è più il tempo che hai passato fuori che dentro.
    Sei entrato rotto, sei tornato rabberciato e da li in poi ti hanno bendato, spero tu stia bene.
    Ma di noi sei sicuramente l’ultimo, sono anni che ci raccolgono, veniamo allevati qui… spesso sento le loro voci.


    Venne interrotto dalla voce lapidaria della mummia. Ora erano sullo stesso livello.

    …Tutte le loro voci…

    Ora era ben più in basso.

    Saremmo… non lo so quanti, ma spero fosse un sogno

    Ah… un sogno cosa?

    Ruppe nuovamente il silenzio che si era formato da quando la mummia si era presa la testa tra le mani, questa volta con un tono molto più vicino a quello della mummia di quanto non volesse.

    Il corridoio continuava, come una spirale che saliva verso l’alto, lunghissima, forse siamo nel mezzo, forse nel fondo, ma c’erano molte altre gabbie… ma ero sedato, era un sogno… non è così?!? NON E’ COSI’ ?!?

    A quel punto non sapeva da dove iniziare, sperava solo che tra le parole di quell’uomo ci fosse la realtà che faceva comodo a lui, in primis che la sorveglianza fosse meno stretta.

    Come ti chiami?

    Fu l’unica cosa che gli uscì di bocca, dopotutto erano compagni da quel momento, presentarsi era il minimo.

    Mitsuo.

    Fu l’unica cosa che rispose il mucchio di bende.

    Prima che questa spazzatura che ci ha imprigionato mi rapisse, Mitsuo, sarei evaso da qui in poco tempo.
    Ma purtroppo al momento mi reggo a stento in piedi, e ciò che mi rendeva ancor più forte mi è al momento inutilizzabile.
    Per farla breve, prima ero forte, ora no.
    Mi è rimasta solo una cosa.


    E con le dita tamburellò sulle tempie.

    Ho quest’unico vantaggio, ma non posso sfruttarlo, io non conosco, ma tu si.
    Io posso pensare, ma tu devi ricordare.


    Il giovane, o il vecchio, ammutolì mentre annuiva con la testa, ma lo faceva quasi per istinto, segnalava d’aver compreso, e il suo viso diceva che da ricordare c’era ben poco.

    Non mi hai detto come ti chiami, ragazzone.

    Forse era più vecchio di lui.

    Raizen, mi chiamo Raizen.

    L’uomo annuì e sospirò, il Colosso intanto provava a vedere cosa di funzionante aveva nel corpo, la risposta parve essere soddisfacente, inoltre pochi punti tiravano, voleva dire che c’erano poche cicatrici.

    Sono brave queste bestie, ci conoscono, e studiandoci apprendono sempre di più, e credimi, ne sanno a sufficienza da rimetterti apposto quella gomma da masticare che avevi al posto della faccia, sono esperti.
    Onestamente non so da quanto sono qui, non credo da tanto, dormo quando ne ho necessità e mi nutro quando ho fame con una disgustosa poltiglia che mi passano tra le sbarre.
    Questa è la cella, cinque pareti e la sesta sono sbarre il corridoio non so come sia fatto, non riesco a contare neanche le celle, le luci si accendono a intermittenza, non so quale sia il ciclo totale ma per disorientarci accendono una cella per volta e la luce basta a stento per una.
    Quando qui si spegnerà la luce se ne accenderà un’altra e così via, non so quanto duri l’intero ciclo.
    So solo che rimane accesa per tre ore.
    È l’unico dato certo che ho, per misurare il tempo non posso che basarmi sui battiti del cuore.
    Ed è troppo lungo pensare di contare le altre celle, non riuscirei a stare sveglio dopo la seconda.
    Il sonno è l’unica cosa che mi protegge dalla pazzia.


    Poche informazioni per il Colosso, e scarse deduzioni avrebbe dovuto aspettare.
    Tuttavia in quell’ambiente mancava qualcosa, una cosa comune a delle prigioni simili, in cui gli uomini sono ammassati: la lordura.
    Le celle non erano immacolate, ma non puzzavano, e di fatto neanche lui o Mitsuo puzzavano.


    Mitsuo, come mai non sento puzzo?

    Chiese quasi illuminato.

    Pft… hanno paura che crepiamo, una volta ho visto passare un tipo febbricitante, al tempo il puzzo c’era eccome, ma al suo fianco gli abomini non ne parevano molto felici, pareva bestemmiassero riguardo un infezione.

    Il Colosso annuì.

    Capisco, dopotutto se ci usano come cavie lordarci negli escrementi è un rischio troppo grande, quel poveraccio deve essersi beccato una setticemia.

    Mitsuo non reagì, insensibile alla deduzione del Colosso.

    Non pensarci, nessuno viene a pulire, che io sappia almeno.
    Quando la cella è sporca la porta si apre idem quella accanto, o cambi cella o resti nella merda.
    Non so quando puliscano la cella, probabilmente quando i precedenti occupanti dormono.


    Grave era lo sguardo di Raizen in quel momento, la prima possibilità di fuga era già sfumata.

    Quindi monitorano la nostra vita biologica, ci danno luce e pasti secondo i loro orari.
    Hanno eliminato ogni imprevisto.
    Se vi hanno tenuto qui a lungo è probabile che abbiano fatto di tutto per controllare i vostri ritmi.


    Mitsuo sorrise, malinconicamente.

    Solo quello?

    Disse mentre scioglieva le bende delle mani per mostrarle insieme ai polsi. Potevano contarsi pochi anni in quelle mani, ma molte sofferenze, non era certamente giovane come Raizen, ma era magro come uno stecco.

    Da quando sono qui sono diminuito di 10 chili.

    Ammise sconfortato.

    Non che prima fossi un titano come te, ma non ero sicuramente il ritratto di una scopa.

    Ben poco sapeva di cosa avesse potuto ridurre così quel uomo, ma sicuramente non era malato, a quanto pareva gli abomini non volevano malattie, quindi da cosa poteva dipendere?

    Hai mai tolto le bende?

    Chiese distrattamente, sperando poco nella risposta.

    No, non occorre le cambiano ad ogni uscita, probabilmente dopo l’operazione, non le ho mai viste sporche e toglierle probabilmente significherebbe un infezione… anche se è un incubo… non ho il coraggio…

    Raizen affilò lo sguardo, come se fosse in cerca di afferrare un pensiero.

    Mostrami la pancia.

    Mitsuo eseguì l’ordine e rimosse le bende, timidamente, paurosamente, forse lui stesso temeva ciò che le bende nascondevano.
    Ben presto fu in grado di mostrare il ventre al Colosso e insieme ad esso una serie di cicatrici, piccoli fori.


    Mpf!
    Ti hanno privato di un pezzo di intestino, credo.
    In questo modo riescono a controllare la durata della digestione, c’è un effetto collaterale certo, ma è sicuro che non muori, e sette metri di gioco sono sufficienti a gestirsi un intera prigione.


    Controllavano ogni singolo orario dei prigionieri, forse sapevano nel dettaglio anche quanti respiri facevano al secondo.

    Controllano tutto, e tutti sono nel tuo stato, depressi e abbattuti… lasciarmi addormentato per questo lungo periodo sarà a loro svantaggio, probabilmente da sveglio anche io sarei nelle vostre condizioni.
    L’unico modo che abbiamo di fuggire è vedere come agiscono se li scombussoliamo un po’.


    Non avevano alcun modo di fuggire, nessuno strumento, nessuna routine da spezzare, nessun arnese per scassinare la porta della cella: niente di niente.
    Solo una cosa gli abomini non avevano considerato: il gioco d’azzardo e la passione che il Colosso aveva per le scommesse impossibili.
    Dovevano assolutamente giocare. Gli abomini avevano un unico debole se così si poteva chiamare: la delicatezza del corpo umano e l’interesse scientifico che nutrivano per esso. Se riuscivano a pulire gli escrementi umani nonostante il disprezzo che nutrivano per loro non c’era da mettere in dubbio il valore che avevano per loro. Ovviamente il ragionamento valeva per i prigionieri, non per coloro che venivano scartati o uccisi.


    Mitsuo, quando sei riuscito a vedere le altre celle? E da allora ti è capitato altre volte?
    Vieni qui, bisbigliami all’orecchio la risposta


    Il prigioniero parve lievemente stupito della domanda, quanto dell’ultima richiesta.

    In termini di tempo non saprei dirti quando, ma è iniziato più o meno quattro uscite fa, da allora tendo ad addormentarmi dopo e a svegliarmi prima.

    Non che il Colosso fosse un chirurgo o un medico, ma la sua cultura non era poi così breve come ci si potrebbe aspettare dal suo rozzo aspetto.
    Rispose a Mitsuo sussurrando a sua volta e cercando di coprire il sussurro sfregando i piedi.


    Se ci ascoltano lo faranno con più difficoltà ora, se leggono nel cervello mio il movimento delle gambe darà più di un segnale elettrico, almeno credo che la cosa possa disorientarli, se sono più precisi di così siamo destinati a restare qui per sempre.
    Ma venendo al sodo, tu sei la nostra unica possibilità: sei qui da tanto, vuol dire che gli servi e contemporaneamente hai sviluppato grazie alla permanenza una resistenza all’anestetico, probabilmente ancora non conoscono il problema perché sei tra i più vecchi ad essere qui, dobbiamo sfruttare la loro ignoranza, ma tu dovrai rischiare un po’.


    Il Colosso si fermò per qualche secondo fissandolo dritto negli occhi, probabilmente quelli di Raizen erano i primi occhi umani che vedeva da un pezzo a questa parte e brillavano di una speranza e una voglia di combattere sufficiente ad incendiare persino l’anima umida e unta di Mitsuo.
    Abbassò gli occhi lentamente verso le bende per poi prenderle e strapparne un pezzo.
    Appallottolato corrispondeva all’incirca ad una noce, più o meno cinquanta centimetri di benda.


    Devi mangiarla.
    Questa diventerà un’ occlusione intestinale, prima diarrea poi sarà un po’ peggio, ma gli abomini ti salveranno.
    Intanto mostrami dove ti somministrano l’anestesia, metteremo li qualche strato di benda in più cercando di deviare l’ago in modo da non farti addormentare troppo presto, in caso di anestesia per via aerea prendi un grosso respiro prima e mentre trattieni il fiato simula la respirazione e poi il sonno.
    Mentre ti trasportano osserva, e arrivato a destinazione riprendi a muoverti in modo che ti somministrino nuovamente l’anestesia, al tuo ritorno sarò qui, in attesa delle tue informazioni, mentre io osserverò da qui cosa accade alla luce delle stanze e del corridoio, ma sopprattutto agli altri prigionieri.


    Se Mitsuo avesse accettato Raizen si sarebbe portato avanti con le bende mentre il suo compagno si preparava al delizioso spuntino.
    Era il suo unico piano, e puntava sulla professionalità e sulla curiosità scientifica degli abomini, aveva paura, paura di non salvarsi.




    /OT ho dato tre giorni di prigionia comatosa mettendo una data a piacere e non sapendo le tempistiche della quest, se devono essere di più o meno leggi quel lasso di tempo come più si confà alla tua idea e comunicamelo in modo che anche io lo sappia OT/
     
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96 replies since 4/11/2012, 04:22   2475 views
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