No Pain, No Gain

<b>[Negozio]</b>

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  1. ~ Marcø
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    Interruzione Inaspettate







    Quando ascoltai il giudizio del mio maestro tornai con i piedi per terra. La sua espressione mi ricordò mio nonno, perennemente deluso da ciò che vedeva. Mi sentii colpevole: non ci avevo messo tutto il mio impegno, avrei dovuto lavorare di più. Annuivo, ascoltando le parole di Hakuseki e cercando di fissare nella mia memoria i passaggi più importanti. Al suo occhio attento non era sfuggita la disomogeneità del mio disegno, probabilmente questo dipendeva dalla quantità di inchiostro iniettato per puntura. Inoltre, anche se la figura poteva sembrare disegnata correttamente, avrei dovuto predire come si sarebbe trasformata mentre la pelle guariva.
    Dopo aver considerato questi fattori, fui completamente d'accordo con il mio ospite. Quel lavoro era un obbrobrio e meritava di essere cancellato, cosa a cui pensò il signor Mozumi con un semplice contatto. Già, quei rotoli avevano salvato davvero la pelle di qualche poveraccio.
    Sciolsi un po' il collo e le spalle, mentre ci apprestavamo a fare colazione. Era stata una nottata piuttosto pesante ed ero sicuro che non sarebbe stata che la prima di una lunga serie: pratica, pratica e ancora pratica, fino a raggiungere la perfezione. Quando Hakuseki mi riprese, facendo leva sulla mia sicurezza e sulla fretta nel bruciare le tappe non potei che fare ammenda.

    « Chiedo scusa, oggi riproverò con più impegno! »


    Fu una colazione umile, del pane con un po' di marmellata, ma mi tirò su. Fu quindi in quel momento, che chiesi al tatuatore del suo inchiostro speciale. Hakuseki dimostrò immediatamente di voler cambiare argomento, alzandosi e dicendomi che il "Jigoku" non faceva per me, era un affare che riguardava solo lui. Annuii, non avrei insistito: ne avremmo riparlato quando sarebbe stato pronto. Mi mostrò invece delle carte, con dei disegni, prevalentemente geometrici, di varie difficoltà. Avrei cominciato con figure dalle linee dritte, come quadrati rombi e stelle, per poi passare a forme composte anche da linee curve, in particolare cuori e cerchi. Tutto questo dopo una piccola pausa: avevo due ore e ne avrei approfittato per riposare. Mi distesi sul letto, addormentandomi velocemente.
    Hakuseki mi svegliò, per dirmi che era ora di iniziare. Quel poco sonno mi aveva rilassato un pochino, ero pronto a dare il meglio di me stesso. Mi sedetti, impugnando nuovamente gli attrezzi del mestiere e osservando i rotoli davanti a me. Cominciai dai quadrati, come il mio maestro aveva detto. Il movimento sembrava più naturale del giorno precedente e il risultato era decisamente migliore, ma ancora non sufficiente. Cercai di ricordarmi su cosa mi aveva ripreso l'esperto tatuatore, per rimediare ai miei errori.
    Prestai particolarmente attenzione a quanto inchiostro facevo penetrare nella pelle ad ogni puntura, regolando bene questo rapporto e il numero di iniezioni avrei dovuto migliorare l'omogeneità del colore. Per evitare di sbagliare la quantità di inchiostro aumentai il numero di volte in cui immergevo il pennello nell'inchiostro: avere una tintura sempre ben liquida mi aiutava ad usarne sempre la stessa dose. Disegnare un buon angolo non fu facile, rischiavo di sforare le dimensioni del lato, quindi rallentai per prestare maggiore attenzione a dove infilavo l'ago. Quando fui soddisfatto, proseguii ad un ritmo sostenuto, fino ad arrivare all'angolo seguente. Rallentare per i particolare, non ci vedevo niente di sbagliato e sembrava funzionare. Dopo aver concluso il primo quadrato, notai di non aver rispettato esattamente la simmetria. Guardai Hakuseki, scuoteva la testa. Cancellò il mio disegnò con un semplice tocco.
    Iniziai nuovamente, conscio del mio errore. Mi ero dimenticato di tenere bene a mente il disegno completo, sbagliando due angoli. Il secondo quadrato che disegnai mi soddisfò pienamente e secondo Hakuseki era "migliore del precedente", non disse che dovevo ancora migliorare ma lo capii subito. Continuai con qualche altro quadrato, di dimensioni diverse, prima di passare ai rombi. Non vi fu una differenza poi così grande, riuscii a disegnare il primo rombo quasi perfettamente. Quasi. Il colore non era perfettamente omogeneo, ma il mio maestro sembrò reputare sufficiente anche quel risultato. Proseguii, con dei nuovi rombi, impegnandomi nell'usare sempre la stessa quantità di inchiostro. Tante punture con il giusto inchiostro, era questa la formula del tatuaggio perfetto.
    Non finii di disegnare la prima stella che mi resi conto di quanto stessi sbagliano. Feci cancellare il disegno al tatuatore, per riniziare dai quadrati. Tre quadrati, tre rombi e poi di nuovo la stella. Immaginai dove avrei dovuto infilare l'ago, concentrandomi al massimo nel mantenere il ritmo dell'ago. Quanto lavoro c'era dietro tatuaggi articolati come draghi che ricoprivano schiene intere? Quanto impegno?
    Lo avrei scoperto solo continuando ad esercitarmi. Finalmente conclusi la serie di stelle, simmetricamente impeccabili. Distesi il braccio destro un paio di volte, prima di passare ai cuori: la vera sfida. Disegnare due metà uguali era quasi impossibile, ma ero pronto a dare tutto me stesso per non deludere il mio sensei. Continuai per quasi un'ora, senza riuscire ad arrivare al passo successivo, quei cuori erano maledettamente difficili. Ogni volta però, mi impegnavo come se fosse la prima, senza mai darmi per sconfitto. Avevo tutta la vita per perfezionare la tecnica, non mi sarei mai arreso.
    Riuscii finalmente a disegnare diversi cuori, simmetrici e dalla tinta uniforme, appagando me stesso e Hakuseki, che si complimentò per il risultato ottenuto. Quando pensai però alla figura a cui toccava adesso quasi mi spaventai: i cerchi non ammettevano il minimo errore, un solo punto fuori dalla circonferenza avrebbe compromesso l'intera figura. Dovevo disegnare qualcosa di simmetricamente perfetto, la presi come una sfida. Infilzai l'ago, dando il via ad una nuova opera. Un buco alla volta, una puntura dopo l'altra composi una circonferenza formata da un'infinità di iniezioni di inchiostro. Fu un lavoro metodico, usai tutta la mia pazienza per procedere lentamente ma evitando errori. Non dovevo bruciare le tappe, era questo il punto fondamentale. Mi concentrai al massimo delle mie potenzialità, non avrei sbagliato una penetrazione.
    Quando conclusi il cerchio mi girai verso Hakuseki, che mostrò il suo assenso con un cenno della testa. Mi scappò un sorriso, mentre cercavo di ritrovare la concentrazione necessaria ad un nuovo cerchio. Non me la presi quando notai che il secondo cerchio non era perfetto come il primo, avevo cercato di strafare e sapevo quale sarebbe stata la conseguenza.
    Mi trovai nuovamente a disegnare le linee dritte che componevano quadrati, rombi e stelle fino a tornare ai cuori. Mi sembrò più facile disegnarli in modo simmetrico, senza però prenderli alla leggera: sapevo che il minimo errore sarebbe stato punito immediatamente. Ogni successo mi invogliava ad andare avanti con impegno sempre maggiore, fino a quando, diverse ore dopo aver iniziato, non conclusi tutta la sequenza, senza mai sbagliare.

    « E adesso? »


    Continuai passando a figure più complesse e irregolari, quali piante e foglie, sotto l'attento occhio dell'anziano tatuatore. Come un avvoltoio, da dietro di me, osservava le mie creazioni pronto a cancellare il tutto con il semplice passaggio della mano. Ricopiai tutto il giorno i disegni che Hakuseki mi mostrava, perfezionando sempre di più la tecnica. Confrontai il disegno che stavo facendo con il ricordo che avevo del rovo disegnato sul secondo rotolo: vi era una differenza abissale, come fra il disegno di un bambino e quello di un adulto. E io volevo diventare un pittore, un artista della pelle.
    Fu solo dopo aver fatto sufficientemente esperienza con lo stile vegetale che passammo a quello successivo, ben più interessante: il motivo a zig-zag, la base per quello elettrico. Ma prima, il signor Mozumi mi portò un piccolo spuntino composto da pane e formaggio, per rifocillarmi. Mi godei la piccola pausa, rilassando i muscoli e sciogliendo spalle e collo. Ricominciai, con lo stesso impegno di prima. Intendevo dimostrare tutto il mio talento, rendendo Hakuseki soddisfatto del suo allievo e, magari, ricordandogli mio padre.
    Fu a forza di ripetere quel motivo, cancellato molte volte dalla mano del mio maestro, che iniziai a capire lo schema che nascondeva. Seppur caotico, all'apparenza, vi era un ordine, un rapporto preciso, che i segmenti seguivano, mostrandosi nell'insieme armoniosi. Esprimevano potenza, erano adatti agli Yotsuki come me e mio padre. Pensando proprio a lui, riuscii ad andare avanti tutta la notte, prendendo ogni errore come una possibilità di fare più pratica. Alla fine sarebbe stato inutile disegnare perfettamente alla prima: poteva essere fortuna, che non avrei avuto quando sarebbe toccato ad una persona ricevere l'ago, invece che ad un rotolo.
    Hakuseki mi preparò alla giornata seguente, dicendomi che mi sarei esercitato nel rappresentare fuoco e fiamme. Intendeva procedere un elemento alla volta? Fu un'idea ispiratrice, un motivo per ogni elemento, stilizzandolo ma rendendo bene l'idea. Acqua, fuoco, vento, elettricità e terra, più ovviamente i due elementi che formavano il tao: oscurità e luce. L'essenza di tutto ciò che potevamo vedere, la base di ogni cosa. Già, l'oscurità. Quando il mio sguardo viaggiò fino alla finestra mi accorsi che era già scesa la notte. Il tatuatore sembrò notare la distrazione, ma invece di riprendermi, mi offrì un altro spuntino, a base di biscotti.
    Dopo il rapido break, ricominciai il mio esercizio. Avevo riempito più e più volte quei rotoli ormai, raggiungendo un livello nettamente superiore a quello delle opere del giorno precedente: il mio tratto sembrava essersi trasformato, diventando più sicuro, omogeneo e preciso. Mi stavo avvicinando sempre di più all'obiettivo che mi ero prefissato per quei primi giorni. Mentre invece, il mio progetto a lungo termine, era quello di continuare ad esercitarsi sempre, per non perdere mai le capacità che stavo acquisendo.
    Nel silenzio della casa, come un tuono durante una notte serena, proruppe il rumore di un vetro che si rompeva. Io e l'anziano tatuatore scattammo in piedi immediatamente. Lasciai l'opera a metà, ripromettendomi che qualcuno avrebbe pagato per quell'interruzione. Hakuseki si affacciò al piano di sotto, chiedendo cosa stava succedendo e venendo ripagato con un oggetto cilindrico da cui usciva del fumo. Seguì una nuova richiesta del famoso inchiostro speciale, quindi erano ancora loro! Perchè usare un fumogeno? Per non farsi riconoscere basta un passamontagna, avevano bisogno di un vantaggio strategico. Mi circondai immediatamente con uno strato di elettricità, preparandomi così allo scontro.

    « Hakuseki stai attento! »


    Almeno due persone salirono le scale, coperte dal fumo, circondandoci. Grazie ad i miei riflessi, potenziati da quell'elettricità che circondava il mio corpo, appena sentii qualcosa sfiorare il mio busto cercai di bloccare le minacce, riducendo al minimo i danni. Il vigliacco che mi attaccò alle spalle mi procurò un bel taglio sul fianco [Ferita Quasi leggera], che avrebbe avuto un'entità sicuramente maggiore se non fosse stato per la protezione offerta dal chakra che mi ricopriva, mentre invece quello che mi accoltellò frontalmente fu meno fortunato: riuscii a schivare maggiormente il suo affondo, subendo meno danni [Ferita Mezza leggera].
    I miei avversari sembravano vederci bene, nonostante il fumo, probabilmente erano dotati di visori oppure di capacità sensoriali sviluppate. Niente che mi spaventava, sia ben chiaro, sapevo esattamente come replicare. Con il braccio sinistro cercai di stringere il braccio avversario, facendo leva sul gomito. Se il mio avversario non avesse ritirato immediatamente l'arto, se lo sarebbe ritrovato stretto fra il mio busto e il mio avambraccio, che spingeva con forza verso l'alto, aiutato da una piccola quantità di chakra [Forza: 450 + 50 = 500; Velocità: 425; rivestire pot. 5]. Se le mie previsione fossero state giuste, sarei riuscito ad infliggerli un bel colpo all'articolazione, neutralizzandogli il gomito. Quindi mi sarei girato di scatto, con il braccio disteso all'altezza del mio sterno: avrei tentato un colpo alla cieca, rivolto all'assalitore che aveva colpito alle spalle [Forza: 450; Velocità: 425; rivestire pot. 5]. Non ero sicuro che sarei riuscito a mandarlo ko con quell'unico colpo, magari aiutato da un colpo di fortuna, ma non era quello il mio scopo.
    Sperando di aver almeno allontanato i miei due avversari, sarei scattato verso la finestra aprendola immediatamente. In quel modo almeno una parte del fumo sarebbe uscita e avrei avuto una veloce via d'uscita. Se infatti avessero provato a far uscire con la forza Hakuseki dalla porta principale, mentre qualcun'altro mi tratteneva, mi sarei potuto buttare, tre metri non erano eccessivi per un ninja bel allenato come me.



    Ferite: 1 Leggera (braccio sx), Quasi Leggera (fianco destro), Mezza Leggera (fianco sinistro).
    Vitalità residua: 13.75/16

    Chakra utilizzato: Basso (attivazione ts), Mezzobasso (potenziamento)
    Chakra residuo = 25,5/30
     
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29 replies since 7/11/2012, 20:28   595 views
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