No Pain, No Gain

<b>[Negozio]</b>

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  1. ~ Marcø
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    La Prova Finale







    Hakuseki cominciò immediatamente a spiegarmi il Simbolo del Fisico, in modo piuttosto ottimistico: pensava che avrei imparato molto velocemente quel fuuinjutsu utilizzato anche da dei banalissimi studenti. Mi rassicurai, non sembrava niente di complicato, avrei imparato in fretta. L'unico modo per essere sicuri che avrebbe funzionato, sarebbe stato quello di provarlo io stesso, quindi mi conveniva far subito un buon disegno, non sarebbe stato carino sbagliare proprio sulla mia di pelle.
    Il sigillo consisteva in un simbolo, composto in parte da ideogrammi, attraversato da due saette che decoravano la circonferenza. Quello, ovviamente, era un tocco in stile Yotsuki, ma poteva anche essere rappresentato con il motivo del Fuoco o dell'Acqua. Mi mostrò quindi come disegnarlo ed infine irrorarlo di chakra, completando l'opera.
    Iniziai a fare pratica con il disegno, scegliendo ovviamente il motivo del Fulmine. Oltre a risultarmi naturale, lo trovavo appagante: raffigurare quell'elemento a cui ero così legato era come rappresentare la mia stessa vita in qualcosa che sarebbe rimasto per sempre. Un segno indelebile nella storia, cosa potevo volere di più?
    Ovviamente, per far sì che un tatuaggio come quello funzionasse anche come fuuinjutsu, avevo bisogno di tracciarlo con un inchiostro speciale e non con la normale tinta usata dalla maggior parte dei tatuatori. Avevo bisogno di Hitashi, l'inchiostro imbevuto di chakra, ma ancora non sapevo come crearlo. Hakuseki, da buon maestro, fu subito pronto a sopperire a questa mia carenza, cominciando la spiegazione. Le componenti fondamentali erano il tempo e un contenitore in legno conduttore di chakra, che mi avrebbe fornito lui. Una volta posizionato l'inchiostro nel contenitore, insieme ad una striscia di carta reattiva, non avrei dovuto far altro che impastare chakra in esso in modo continuo, per circa quattro ore. Un bel dispendio di energia e anche un momento di vulnerabilità: utilizzare in altro modo l'energia alla base del mondo dei ninja, avrebbe significato mandare a monte tutti gli sforzi fatti in quel momento. Sfortunatamente, era anche importante vivere esperienze significative durante il processo di creazione, in modo da ottenere un inchiostro di buona qualità.
    Dunque, secondo il suggerimento dell'anziano tatuatore, sarei uscito per fare una passeggiata, sicuro che nelle vie otesi avrei trovato qualcosa di straordinario. Si poteva definire "straordinario" ciò che ad Oto era banale? Ricordavo di aver visto un uomo con una gallina al posto della testa correre nel bel mezzo del mercato da piccolo, ma nessuno si stupì troppo: nel villaggio del Suono, quella era l'ordinaria routine.
    Dopo aver guardato l'orologio, salutai Hakuseki suggerendogli di riposarsi, in mia assenza. Ero fuori da quella casa, con il cilindro contenente l'inchiostro legato tramite un laccio alla mano destra e pronto a qualcosa che potesse stupirmi. Decisi si seguire un percorso a spirale che mi avrebbe lentamente portato al centro dal villaggio, se poi avessi avuto ancora tempo mi sarei inventato qualcos'altro, quindi mi incamminai. La temperatura era piacevole, un punto a mio favore. Se avesse fatto freddo quanto la notte passata, difficilmente avrei trovato qualcosa di più emozionante di un po' di brina sull'erba. Mi sfrecciarono accanto dei bambini, rincorrendosi l'un l'altro. Strinsi il cilindro, pronto ad ogni cosa: le baby-gang di Oto potevano essere perfino più pericolose di quegli idioti delle Asce.

    « Attenti, bimbi! »


    Dubitavo che uno scossone al mio cilindro avrebbe avuto un effetto negativo, anzi, forse mescolare un po' l'inchiostro poteva solo migliorare il risultato, ma era meglio non rischiare. Avvicinai a me il cilindretto nel quale continuavo ad impastare chakra, mentre mi resi conto di essere tornato nel quartiere malfamato dove si trovava anche la casetta di Hakuseki. Non passai davanti a quell'edificio, ma riconobbi alcune delle vie ed ebbi la conferma finale quando vidi il ragazzo dai capelli rossi che avevo pestato nell'umile casetta del mio maestro. Non mi avvicinai a lui, non cercavo rogne, ed ero certo che lui avrebbe fatto lo stesso, le aveva già prese una volta. Notai però che impugnava un manganello e che stava parlando ad una donna. L'atteggiamento che stava tenendo, aperta minaccia, era perfetto per condurre un'estorsione e altrettanto perfetto per farmi intendere le sue intenzioni. La lezione che gli avevo dato non era bastata, eh?
    Pensavo di affiancare semplicemente la donna, sarebbe bastato per fargli capire che non era il caso di importunarla, finché non vidi un ragazzino, fino a quel momento coperto alla mia vista dalla prospettiva, apparire fra i due. Il suo atto da piccolo eroe fu interrotto da un violento calcio. La donna si gettò immediatamente sul bambino, urlando che non aveva soldi, mentre cercava di consolare il bambino. Sentii qualcosa crescere dentro e rividi le immagini del ragazzo che minacciava Hakuseki. Quell'idiota non aveva scrupoli, probabilmente pensava che la sua forza bastasse a spadroneggiare dove voleva, in nome della sua banda. Avrei cancellato ogni sua convinzione. Mi trovavo dietro allo stronzetto ed elaborai velocemente una strategia che mio nonno avrebbe approvato per la sua spettacolarità, dopo avermi mostrato quanto sarebbe stata inefficace contro un vero ninja. Non importava, volevo solo che se qualcuno avesse visto avrebbe raccontato l'accaduto, facendo perdere credibilità alle Asce.
    Avevo già iniziato a correre, quando la donna assunse un'espressione di terrore. No, ragazzo, qualsiasi cosa tu abbia detto, ha solo peggiorato la tua situazione. Afferrai un coltello dalla mia sacca e lo lanciai, facendolo passare ad un pelo dall'orecchio del bastardo. Lo vidi irrigidirsi, per poi cercare chi avesse osato. Avevo calcolato perfettamente il tempo, non avrebbe visto niente più di un piede, ma sarebbe stato già troppo tardi.
    Avevo saltato a circa un metro e mezzo di distanza dal mio bersaglio, per poi esibirmi un calcio volante degno dei maggiori esperti di arti marziali, che impattò sulla faccia del bastardo esattamente come avevo progettato. Sì, stavi avendo solo quello che meritavi. Lo colpii con forza, buttandolo per terra ed atterrando su di lui. Misi un ginocchio sulla sua gola, mentre il naso gli iniziava a sanguinare. Stava diventando un abitudine, lo avrebbe ricordato. Tossì, cercando di divincolarsi. Mi avvinai al suo orecchio, trattenendomi dall'uccidere quello stronzo davanti ad un bambino.

    « Se ti rivedo minacciare qualcuno, non mi fermerò. Il coltello che ti ho fatto passare accanto all'orecchio lo userò per tagliarti le palle, così vedremo se penserai ancora di essere un vero uomo. Poi inizierò a spaccarti le dita, una ad una, come hai fatto a quel povero tatuatore. Proverò su di te ogni tecnica di tortura che mi verrà in mente, finchè non chiederai pietà. Quindi, ti sgozzerò, come una maiale. Hai capito? NON HO SENTITO! »


    Ignorai le sue lacrime, mentre lo ascoltavo gorgogliare dei "sì" sufficientemente convinti. Spostai quindi il ginocchio dalla sua gola, solo per colpirlo con un sinistro alla tempia, lasciandolo per terra, svenuto. Avrebbe scoperto cosa significa non poter reagire, essere alla mercé di qualcuno. Mi alzai, dopo aver raccolto il manganello che il ragazzo aveva lasciato cadere. Mi avvinai al bambino, e lo guardai dritto negli occhi. Aveva smesso di piangere, ma aveva paura a parlare. Sì, lo avevo salvato, ma stringevo ancora il manganello in mano. Glielo porsi, sorridendo.

    « Allenati ragazzino, diventa un bravo ninja e proteggi tua madre. Tornerò a farti visita, se quel ragazzo si farà rivedere dimmelo, gli darò l'ultima lezione »


    I ringraziamenti della madre, che mi abbracciò e baciò più volte, furono seguiti da un the e un paio di biscotti che non riuscii a rifiutare. Tutto ciò mi fece ricordare cosa significava avere una famiglia. Era passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno mi aveva abbracciato e, anche se da buon ninja riuscivo a nascondere i miei sentimenti, non potei rimanere colpito. Fu un effetto strano, che scaldò il mio cuore solitario. Riuscii a non arrossire, mentre rassicuravo la donna. Avrei fatto in modo che non la avrebbero mai più disturbata. Avrei sgominato personalmente quella banda, in pochi giorni mi avevano già dimostrato di non meritare di esistere.
    Iniziai ad allontanarmi, mentre qualcun altro si avvicinava alla giovane madre per chiedere informazioni. Vidi diversi uomini dallo sguardo infuocato fissare il ragazzo disteso per terra. Difficilmente gli sarebbe tornata voglia di riavvicinarsi a quel quartiere, sempre che ne fosse uscito.
    Passai quindi per il quartiere dei Piaceri, che conoscevo di fama, ma che non avevo mai frequentato. Quasi tutti in realtà dicono così, ma non sono in molti che possono dire di non essere mai entrati in uno di quegli edifici ed io ero fra quelli. Sinceramente, darsi alla pazza gioia con alcool e prostitute mi sembrava una vera e propria dimostrazione di debolezze, soprattutto da parte di un ninja. Uscii, con una strana espressione, da una parte ero quasi felice, perchè riuscivo a distinguermi dalla massa, dall'altra sconcertato per la quantità di persone che in pieno giorno popolavano quel quartiere e per la loro condizione.
    Prima ancora di completare il giro più esterno del villaggio, successe qualcosa di quasi altrettanto emozionante. All'improvviso, vidi apparire una squadra di ninja correre su tetti e muri degli edifici che mi circondavano, niente di preoccupante, solo qualcuno che aveva fretta pensai. Poi li vidi lanciare diversi shuriken, contro altri ninja. Stavo per correre in aiuto di una delle due squadre, pensando che il villaggio fosse sotto attacco, quando notai le strane traiettorie delle armi e gli effetti quasi inesistenti. Era una semplice simulazione, con armi non affilate. Forse meglio così, non potevo impastare chakra e avrei dovuto buttare via quell'inchiostro per aiutare contro un eventuale attacco. Scossi la testa e continuai a camminare, ma un kunai mi tagliò la strada, seguito da uno shinobi che mi atterrò davanti per recuperarlo. Iniziai a protestare, mentre i miei occhi svolsero una veloce quanto attenta analisi. Feci subito caso al tatuaggio che circondava uno dei suoi bracci, un serpente nero, molto simile a quello che il Jigoku aveva formato su Hakuseki. Immediatamente dopo notai l'arma legata dietro le reni: un ascia. Un'arma inusuale per un ninja.
    Ripartì senza degnarmi di uno sguardo. Ascia? Tatuaggi? Cazzo, poteva essere una coincidenza, ma meglio assicurarsene. Partii immediatamente dopo di lui, sicuro di riuscire a stargli dietro. Era veloce, ma non quanto me. In ogni caso, era meglio non farsi notare: non potevo arrampicarmi sui muri, sarebbe bastato salire e sparire una volta raggiunti i tetti, per disfarsi di me. Fortunatamente, l'attenzione del ragazzo era diretta verso gli altri ninja con cui si stava esercitando, quindi, quella che cercavo di far sembrare una semplice corsetta d'allenamento, tranne nei momenti in cui nessuno mi guardava e potevo scattare, non attirò molta attenzione.
    Fu solamente dopo qualche minuto che pensai di dovermi nascondere dietro gli angoli, per non suscitare qualche sospetto. Si muovevano rapidamente, vedere che qualcuno riusciva a stargli dietro avrebbe potuto farmi smascherare.
    Da un momento all'altro si fermarono, sui tetti di due edifici opposti di una piazza non molto grande, per bersagliarsi di armi. Afferrai un lenzuolo scuro steso sopra la mia testa, per poi avvolgermelo addosso, senza lasciar scoperto neanche un dito o un capello. Attraversai la piazza facendo finta di essere impaurito e lanciando qualche urletto femminile. Solo dopo aver raggiunto l'edificio sul quale si trovava il ragazzo con l'ascia lasciai il lenzuolo su una finestra, cominciando ad arrampicarmi facendo affidamento solo sui miei muscoli. Una volta raggiunta la cima, sbirciai i ninja facendo sbucare solo la parte alta della testa, fino agli occhi. Si erano fermati per riposarsi un attimo, quindi le due squadre si mescolarono, per poi ripartire. Scesi il più velocemente possibile, mentre il ragazzo tatuato passava saltando sopra la mia testa. Lo avrei perso, avevano deciso di rimanere sui tetti. Provai a seguire le strade che andavano nella direzione che il ninja aveva preso, ma non ci volle molto prima di rendermi conto di aver fallito l'inseguimento. Avevo perso il mio obiettivo e non avrei potuto indagare sulle Asce.
    Ogni secondo che passava la mia voglia di distruggere quell'insulsa banda aumentava, però ammisi che mi stavano fornendo una buona scarica di emozioni. Presi l'inseguimento come l'unico degli allenamenti fisici che avevo fatto in quei giorni, quindi non fu tutto sprecato, almeno avrei mantenuto la mia forma tonica. Il nonno mi avrebbe ripreso comunque, al suo occhio attento non sarebbe sfuggita quella settimana priva di esercizi. Sarebbe finita al solito modo: mi avrebbe invitato a dimostrare in modo pratico, cioè combattendo con lui, di aver mantenuto la forma, così da potermi battere l'ennesima volta. Il risultato non era diverso nei periodi in cui mi allenavo ininterrottamente, però andava bene così. In ogni scontro con il vecchietto mi sembrava di trovarmi contro un avversario diverso, tanti erano gli stili che conosceva ed adottava contro di me. Un maestro di cui andare fiero, come Hakuseki.
    Mi guardai intorno, per inseguire quel ninja tatuato avevo deviato dal percorso a spirale, avvicinandomi molto velocemente al centro del villaggio. Era anche vero che erano passate quasi tre ore da quando ero uscito, se non di più. Decisi quindi di dirigermi verso la casa di Hakuseki, quella dalle parti del quartiere Yakushi, ovviamente, passando per le vie più affollate che conoscevo. Nonostante questo, la parte emozionante della passeggiata sembrava essere finita. Ero un po' sconcertato, in realtà. Che non bastassero quelle esperienze per un buon Hitashi? Avevo continuato a impastare chakra tutto il tempo, ma non potevo sapere se sarebbe bastato a creare un inchiostro di buona qualità.
    Con quei pensieri per la testa mi avvicinai alla zona dove si trovava la casetta, percependo un cattivo odore. Non pensavo ci fosse una conceria da quelle parti. Fu proprio quando girai l'angolo che mi resi conto di quale fosse l'origine del fetore. Vidi la residenza di Hakuseki circondata dal fumo, ma non erano scarti di combustione, l'odore era ben peggiore e il fumo sembrava colorato. Allungai il passo, mentre notavo molte persone vomitare in preda a malori. Ad un certo punto, sentii l'odore penetrarmi nei polmoni e riempirmi la gola, quindi delle contrazioni, come se stessi per... Per...
    Vomitai, appoggiandomi al muro, mentre il mio pensiero corse subito all'inchiostro. Non dovevo smettere di impastare, neanche per un secondo. Vomitai nuovamente. Però era davvero disgustoso, quel fumo verdastro era un veleno di qualche tipo, probabilmente frutto del ragazzo che lavorava in cantina. Ennesimo conato di vomito. Un esperimento andato male? Mi allontanai, per far smettere i conati e respirare un po' di aria pulita. L'edificio e per circa trenta metri intorno erano impraticabili, come fare? Intanto vidi una decina di persone che con armi poco convenzionali, quali forconi e torce, minacciavano un ragazzo che cercava di scusarsi. Non capii cosa stava dicendo, ma almeno sapevo chi era il creatore di quella nube di fumo. Mm, poteva essere molto utile in altre situazioni, anche se in quel momento era un ostacolo fra me e il mio maestro. Iniziai a fare respiri profondi, immagazzinando più ossigeno possibile, quindi camminai a passo svelto fino alle scale che portavano al piano di Hakuseki, ignorando gli sguardi dei presenti e cercando di memorizzare la faccia dello scienziato. Sperai soltanto di non riniziare a vomitare una volta entrato in casa.
    Dopo aver chiuso la porta dietro di me, buttai fuori l'aria dal naso, sperando così di ripulirlo. Azzardai un paio di respiri, sentivo ancora il cattivo odore, ma riuscii a tenere il contenuto del mio stomaco al suo posto. Forse avrei dovuto insistere di più nel rifiutare quel the... Cercai l'anziano tatuatore sperando di non trovarlo nella stessa situazione delle persone fuori dall'edificio.

    « Hakuseki? Oh...»


    Il mio ospite stava tranquillamente seduto, come se niente fosse. Accennai a ciò che stava succedendo lì fuori e domandai come facesse a stare bene, ottenendo come risposta un semplice "sono abituato a odori ben peggiori". Rabbrividii, solo al ripensare a ciò che avevo sentito. Scossi la testa, per ricacciare un conato.
    Fu dunque il momento di un'altra spiegazione. Avrei dovuto compiere su me stesso il tatuaggio, un'operazione piuttosto difficile in realtà, ma Hakuseki asserì che ci avrebbe pensato lui. Scoprii il polpaccio destro, abbastanza largo da ospitare il tatuaggio senza doverlo rimpicciolire. Annuii, diretto verso il maestro che, con quello che chiamò un intervento di chirurgia medianica, asportò la pelle dalla gamba e la appoggiò sul piano dove avrei operato. Non potevo allontanarmi era consigliabile evitare di guardare la parte scoperta. Non lo avrei fatto, in fondo avevo già vomitato abbastanza quel giorno.
    In ogni caso, avrei sentito dolore come se la pelle fosse stata attaccata e non mi era permesso sbagliare, quindi dovevo concentrarmi. L'esperienza appena passata non mi sarebbe stata d'aiuto, avevo ancora un cattivo retrogusto in bocca, ma sapevo di potercela fare. Non era la prima volta che impugnavo un ago e il fatto che stavolta questo conducesse il chakra, cambiava poco. Appoggiai il cilindro contente l'inchiostro davanti a me ed afferrai gli attrezzi del mestiere. L'arte aveva inizio.
    Iniziai ad impastare nell'ago, bagnai il pennello nell'inchiostro e riportai alla mente il simbolo che stavo per disegnare. Sapevo esattamente dove avrei dovuto fare ogni puntura e quante volte infilzare l'ago nello stesso punto. Iniziai dall'alto, spingendo l'ago nella pelle. Sentivo ogni puntura, ogni singola penetrazione dell'ago e pensai all'insegna del negozio. Senza alcun sacrificio, non avrei ottenuto nessun risultato e, come aveva detto Hakuseki, il dolore era la moneta di scambio accettata più facilmente.
    Non c'era solo il dolore a rendere difficile la mia opera, ma la diversa tonalità della pelle. Mi ero allenato su pelle chiara, dove si poteva vedere chiaramente l'inchiostro, invece la mia era ben più scura e la tinta non si vedeva bene dopo la prima puntura, ma solo dopo averne compiute un paio. Non che l'effetto fosse peggiore, anzi, rimasi colpito: mi piaceva. Non solo tatuare, mi piaceva come stava diventando quel mio pezzo di pelle, mi piaceva lavorare su me stesso. Capii come mai mio padre si fosse innamorato di quell'arte, trasformandola in un lavoro, o forse in un passatempo con il quale arrotondare le entrate. Lo ringraziai mentalmente per avermi fatto ereditare le sue proprietà.
    Dopo aver completato metà del tatuaggio, mi fermai, per riposarmi. Non potevo permettermi neanche un errore e fino a quel momento era filato tutto liscio. Meglio non essere impazienti e sciogliersi un po', prima di proseguire. Appoggiai ago e pennello e rilassai la muscolature, prendendomi anche una pausa dalle continue punture. Chissà, magari se avessi imparato e portato avanti anche quel tipo di arte medica sarei riuscito ad operare su me stesso senza provare alcun dolore. Una bella prospettiva.
    Riniziai dopo appena tre minuti, non volevo che l'inchiostro rimanesse fermo per troppo tempo. Ero a buon punto e stavo facendo un ottimo lavoro, ma non mi lasciai distrarre, rimasi concentrato fino all'ultima iniezioni di inchiostro. Non ci volle molto a concludere il tatuaggio, ormai avevo fatto abbastanza pratica da completare un lavoro così semplice velocemente e in modo impeccabile. Avevo usato una quantità di chakra non indifferente per creare l'Hitashi e infine utilizzarlo per quel tatuaggio, nel quale adesso avrei dovuto impastare nuovamente, come Hakuseki mi aveva detto, e iniziavo ad essere stanco, ma ero alla fine di quel primo lavoro. Dovevo solo provarlo.
    Chiesi al maestro di sistemare il lembo di pelle, quindi osservai il mio lavoro. Magnifico, ero fiero della mia opera. Impastai una minuscola quantità di chakra, percependo immediatamente i muscoli potenziarsi in modo più duraturo del normale. L'effetto non scomparve immediatamente, ma durò leggermente di più: con la stessa quantità di energia avrei potuto rinforzare la stessa area per il doppio del tempo. Sorrisi, rendendomi conto di aver completato correttamente quel fuuinjutsu. Ero un tatuatore a tutti gli effetti. Cercai lo sguardo del mio maestro.

    « Grazie Hakuseki, non potrò mai ringraziarti abbastanza. Avrò ancora bisogno del tuo aiuto, conosci molte cose che mi interessa sapere e voglio ripagarti per i tuoi servigi nei confronti della mia famiglia. Vuoi venire a vivere a Villa Yotsuki? »






    CITAZIONE
    Grazie per la bella e divertente giocata Febh, per ulteriori sviluppi stai sicuro che ti contatterò :riot:
    Buon post di conclusione e grazie ancora!
     
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29 replies since 7/11/2012, 20:28   595 views
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